venerdì 24 agosto 2018

Diario di un sopravvissuto agli zombie (J. L. Bourne)



Descritto come un romanzo adrenalinico, viaggio emozionante nel mondo degli zombie, realistico, fantastico, Diario di un sopravvissuto agli zombie a me proprio non è piaciuto. Per me è stata una lettura inutile, una vera e propria perdita di tempo. 
Non sono una fan del genere e questo già la dice lunga. 
Spesso, però, avvicinandomi a generi a me poco familiari ho avuto occasione di ricredermi ed ho potuto appassionarmi a storie che mai avrei immaginato di leggere.
Stavolta non è stato così.
La storia mi è sembrata noiosa, ripetitiva, priva di elementi che mi motivassero ad andare avanti una pagina dopo l'altra. In genere non abbandono libri a metà ed è per questo che mi sono trascinata fino alla fine della lettura. Non ho nessuna curiosità di continuare la serie - perché si tratta del primo libro, non autoconclusivo, di una serie - e non m'interessa proprio sapere se e come gli zombie saranno sconfitti.

Dalla lettura emerge una particolare cognizione di causa da parte dell'autore in fatto di armi, dotazioni necessarie per andare in guerra - perché è di questo che si tratta, anche se l'avversario è moltiplicato per mille, diecimila, centomila ed è un morto vivente - così come di strategie che gli arrivano dalla sua reale vita di ufficiale in servizio nella Marina Militare Americana.

La struttura, come ben si capisce, è quella di un diario con tanto di giorni ed orari indicati per rendere l'idea del passare del tempo. La narrazione è piuttosto semplice ed immediata, proprio come avviene quando si scrivono degli appunti anche sull'onda delle emozioni del momento. 

La storia in soldoni: in Cina scoppia una singolare influenza che ben presto si propaga con la massima velocità tanto da ridurre gran parte della popolazione in morti viventi. La malattia si diffonde con il morso di questi morti viventi ma anche nel caso in cui perisse di morte naturale ci si risveglierebbe come non morti pronti a dare la caccia ai sopravvissuti.

Il protagonista è in fuga da uno scenario a dir poco apocalittico, organizza provviste da usare a lungo termine per sopravvivere in un mondo in cui ci sono, oramai, questi esseri che si moltiplicano a vista d'occhio. E' uno dei pochi sopravvissuti e lungo il suo cammino incontrerà qualche altro sopravvissuto che, come lui, tenterà di combattere come meglio potrà contro un'orda di zombie affamati di morte. Qualcuno prenderà familiarità con le armi pur non avendone mai vista una prima di quel momento ma è inevitabile che ciò avvenga, se si vuole salvare la pelle!

Io non l'ho trovato adrenalinico per niente: tutto molto scontato, teste che saltano, toraci squarciati da colpi ravvicinati ma niente di particolarmente coinvolgente. Anzi, come dicevo in apertura, l'ho trovato anche un tantino ripetitivo. 

Il personaggio principale è molto ben organizzato, rispecchia la personalità dell'autore (credo... immagino che sia così visto il suo mestiere, non che lo conosca di persona!) ed ho apprezzato la capacità di non perdere lucidità quando chiunque altro sarebbe andato nel pallone. Per il resto non ho molto da dire. 

Non che ne avessi bisogno ma ho avuto la conferma di quanto poco storie di zombie facciano per me. Se questa è davvero una delle migliori storie di zombie - così ho letto in giro - posso immaginare che effetto mi farebbero le altre! 

Con questo libro partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto titolo suggerito per lo spicchio nero, obiettivo 1 (horror).

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