Mi piacciono i thriller. Sono letture che mi appassionano e che leggo sempre molto volentieri. Quando, in occasione di una delle ultime tappe in libreria, mi sono trovata davanti agli occhi La lunga notte, di Linda Castillo, mi sono lasciata attrarre dalla copertina e, lo ammetto, dal prezzo stampato su un bollino rosso ben visibile. Pur avendo una pila di libri in attesa di essere letti non sono riuscita a resistere.
Ebbene, si tratta di un thriller ben strutturato che, pur non potendo essere considerato un capolavoro, mi ha tenuta attaccata alle pagine con una certa curiosità. Non conoscevo l'autrice e non sapevo che, prima di questo libro, ne avesse scritto un altro con la stessa protagonista, la poliziotta Kate Burkholder. Non so quale sia la storia narrata nel primo libro ma posso dire che La lunga notte non è un sequel nel senso che è strettamente legato al primo come sviluppo naturale della storia. La situazione che viene raccontata in questo libro è autonoma ed indipendente, almeno questa è l'impressione che ho avuto io.
Leggendo la presentazione del libro precedente è evidente che un legame ci sia e riguarda le origini Amish della donna.
Nel libro La lunga notte si parla di un delitto compiuto a danno di un'intera famiglia Amish e l'autrice insiste parecchio sul fatto che si tratta di una cultura molto particolare, vocata alla vita semplice, con modalità di vita differenti da quelle degli inglesi. E fa anche riferimento al fatto di essere stata appartenente a quella cultura ma di essersene allontanata. Credo nel primo libro questo aspetto venga comunque toccato ma trovo che la lettura di questo libro non richieda necessariamente di aver letto anche l'altro prima.
Posta tale premessa, l'agente Burkholder (chiamiamola Kate per comodità, cognome difficile da scrivere...) si trova ad indagare su un terribile delitto. Sette persone sono state trovate morte in una fattoria Amish: padre, madre e cinque figli.
Non che ci siano delitti meno terribili di altri (un delitto è sempre qualche cosa di terribile) ma in questo caso è stato proprio uno sterminio e, soprattutto per quanto riguarda le due ragazzine di famiglia, sono state perpetrate anche delle tremente torture.
Le indagini vengono svolte in un arco di tempo molto stretto per poter assicurare alla giustizia un assassino senza scrupoli ma sembrano - almeno all'inizio - non portare a qualche strada utile per risalire ad esso... Fino a che... fino a che non ci si renderà conto che uno dei membri di quella famiglia serbava un segreto. Un segreto che contrasta con la cultura Amish e che, probabilmente, è legato a doppio filo con quanto accaduto a tutta la famiglia.
La personalità dei vari personaggi (due in particolare, Kate e Jhon ma anche di una delle vittime, la piccola Mary) emerge con chiarezza e il lettore è reso protagonista di una storia nella storia. Ben fatto.
L'autrice riesce a rendere molto bene le scene e le situazioni narrate grazie a descrizioni molto attente e verosimili. Le ambientanzioni, i dettagli catturano il lettore. Almeno per me è stato così.
Ovviamente è un genere che deve piacere.
Sarò sincera: soprattutto all'inizio, quando viene descritta la scena del delitto, le descrizioni sono piuttosto "crude" ma non fastidiose... non so come dire... rispetto a quello che ho letto sul libro Il principe dei fulmini, dove si mietevano vittime con una facilità assurda, si mozzavano teste e si sbudellavano persone in modo davvero esagerato, in questo caso viene descritto un delitto in modo tale da rendere il lettore partecipe dell'efferatezza di quanto commesso... e la storia parte da lì. E' vero, anche in questo caso si parla di morti... di crimini... ma tutt'altra cosa rispetto a quello a cui mi riferivo nel recensire il libro fantasy di cui parlavo qualche giorno fa.
Mi piacciono i thriller non perchè mi piaccia l'idea di gente ammazzata quando perchè mi piace sentirmi coinvolta in un'indagine e andare alla ricerca di dettagli che l'autore - autrice in questo caso - dissemina tra le pagine in modo apparentemente casuale...
Ho trovato alcune ripetizioni, soprattutto nel descrivere la cultura Amish continuamente tirata in ballo ma tutto sommato posso dire che la lettura mi abbia coinvolta al punto giusto... Sono anche rimasta in piedi a notte fonda per cercare di capire come andasse a finire... e non mi capita con tutti i libri che passano per le mie mani.
Durante la narrazione vengono usati parecchi termini "tecnici", che hanno a che fare con le indagini, i distretti di polizia e giù di lì. Spesso sono anche delle sigle: ho molto apprezzato il fatto che l'autrice non abbia dato per scontato che il lettore potesse sapere cosa si intende per BCI o CODIS... subito dopo aver usato una sigla o un termine poco chiaro ne spiega il significato facendo capire alla perfezione di cosa si tratta. Brava. Non sempre è così. Spesso gli autori danno per scontate molte cose che, invece, nella realtà, tanto contate non sono.
Segnalo un dettaglio: dopo la dedica iniziale (l'autrice dedica il libro a suo marito), nella pagina successiva compare una frase di Benjamin Franklin che ho collegato alla storia solo dopo aver finito di leggerla... sulle prime non avevo proprio capito come mai fosse lì.
"Tre persone possono tenere un segreto, se due di loro sono morte".
Non dico di più.
Sembra il tipo di libro che piacerebbe a mio marito e che anche io non disdegno affatto....magari lo regalo per la festa del papà e poi me lo leggo...grazie del consiglio!!!
RispondiEliminaInteressa anche me...lo cercherò. .
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