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lunedì 30 giugno 2014

Il canto delle farfalle (V. Marcati)

Non avevo mai letto, prima di avere tra le mani Il canto delle farfalle, un multilibro

Un libro che non è come tanti altri ma che è costituito da più libri, ciascuno con la propria copertina ed il proprio indice, raccolti in un unico dorso sul quale sono riportati i titoli e le numerazioni corrispondenti ad ognuno di essi.

Per farla breve, il Multilibro La Scuola è formato da diversi elementi, ognuno dei quali è un libro a se stante. I vari elementi si possono distanziare aprendo le varie parti verso l'esterno predisponendo, in questo modo, il dorso alla divisione delle varie parti. Basta usare un taglierino per separare quelli che inizialmente erano tre libri in uno... Si possono così avere più volumi distinti, ognuno con la propria copertina.

Ebbene, Il canto delle farfalle è un multilibro: sul fondo del libro c'è una seconda copertina con altre pagine che danno vita ad un fascicolo che potrebbe essere staccato con il taglierino come detto sopra: non è un secondo libro ma materiale didattico di approfondimento. Nella parte finale sono proposte delle schede con esercizi da effettuare per approfondire e meglio capire il testo narrativo. Ne ho dedotto che si tratta di un libro per ragazzi proposto anche come strumento didattico.
Non avevo mai avuto tra le mani un libro così ed ammetto che, oltre alla particolarità dovuta alla parte didattica, è davvero un bel libro. 
Lo consiglio senza riserve. Pur essendo pensato per giovani lettori è piaciuto molto anche ad una lettrice non più giovanissima come me.


L'autrice, Viviana Marcati, racconta la storia di un gruppo di bambini, di cuginetti di diverse età, che crescono in una famiglia allargata, in particolare con la presenza saggia e costante dei nonni. In un giorno come tanti altri arriva una nuova cuginetta, figlia di uno zio di cui nessuno conosceva l'esistenza. Ute, questo il suo nome, è una bambina molto speciale. Non parla non perchè sia nata senza la parola ma perchè ha deciso di non comunicare verbalmente con gli altri ma di chiudersi in un mondo tutto suo e comunicare in altro modo. Mentre i grandi pensano che la bambina sia diversa ed irrecuperabile, da chiudere in istituto, i bambini comprendono subito che le cose non stanno così. Ute è una bambina molto intelligente e dalle grandi capacità ed il suo non è un silenzio casuale... 
Anna, la voce narranti, è la cugina più grande, quella che prenderà maggiormente a cuore la sorte della nuova cuginetta.

L'autrice ha la capacità di narrare le avventure dei bambini, di quelle famiglie, in modo delicato, poetico ed intenso: il racconto viene proposto in prima persona da Anna che vede con i suoi occhi tutto ciò che accade intorno a se e alla sua famiglia dandosi delle risposte alle quali gli adulti non pensano nemmeno lontanamente. Tra lei ed Anna nascerà un rapporto speciale, fatto di piccoli ma importanti gesti fino ad arrivare alla svolta finale.

E' un libro positivo che propone la diversità non come ostacolo ad una vita serena ma come caratteristica per esprimere la propria personalità in modo tanto intenso quanto singolare. I bambini, come sempre, dimostrano una sensibilità di gran lunga maggiore di quella degli adulti e l'epilogo positivo è quanto di più bello ci si potesse aspettare da una storia così. 

Il libro mi è piaciuto: scritto molto bene, per i termini che possono risultare difficili ai lettori più giovani viene proposto un glossario che agevola la lettura. Brava l'autrice che usa delle vere e proprie pennellate di colore dove il colore sono le parole... Dipinge situazioni che sembrano prendere vita davanti agli occhi del lettore... Io, almeno, ho avuto questa sensazione. Il volume è curato da Gabriella D'Anna e sono stata positivamente sorpresa dall'insieme.
Anche questa volta, oramai è un classico, quando ho preso questo libro in biblioteca mi è stato fatto notare che si trattava di una lettura per ragazzi. Ho risposto con un sorriso ed ho detto che era proprio quello che cercavo!

Ho letto alcune pagine ad alta voce, in presenza di mia figlia che, incuriosita, mi ha chiesto la trama del libro... Finita la lettura le ho detto che tra un po' potrebbe leggerlo anche lei... Mi ha detto di tenerglielo da parte: dovrò restituirlo in biblioteca ma ne terrò ben in mente il titolo per quando arriverà il suo turno!
***
Il canto delle farfalle
Viviana Marcati
Editrice La Scuola 
euro 10.30

venerdì 2 maggio 2014

Il bambino della Casa numero 10 (A. Philps - J. Lahutsky) - Venerdì del libro

Per questo Venerdì del libro propongo un libro che non è per bambini ma che parla di bambini. Un libro che parla di bambini abbandonati negli orfanotrofi della Russia degli anni '90. Il protagonista è Vanja: un bimbo dichiarato irrecuperabile alla luce di una delle tante diagnosi frettolose che all'epoca venivano fatte in strutture di quel tipo e che vive segregato una struttura nella quale la dignità umana non ha spazio. I bambini sono trattati in modo disumano, soggetti a vere e proprie violenze fisiche e psicologiche, in una struttura che per loro è l'unica casa conosciuta, una struttura dove il personale di servizio ha il ferreo divieto di avere contatti umani con i bambini. 
Vanja all'età di sei anni finisce in un manicomio per adulti pur essendo un bambino intelligente, spigliato, sveglio e capace di dare molto. Viene anche sedato oltre che trascurato sotto tutti i punti di vista e la sua sorte è segnata. Ma Vanja è un bambino dalle mille risorse: riesce a mandare un messaggio di aiuto ad una donna in visita nella struttura e da quel momento si innesca un meccanismo che tenterà di portare il bambino fuori da quell'inferno. Vanja, come tutti i bambini della struttura peraltro, ha solo bisogno di essere trattato in modo umano, come qualsiasi altro bambino. Ha bisogno dell'affetto di una famiglia, degli stimoli che arrivano da una vita serena: segregato in una struttura in cui vive in un lettino con le sbarre, lasciato tra i suoi stessi escrementi all'interno del manicomio, senza parlare mai con nessuno e costretto a subire l'indifferenza del personale, la sua non è una condizione umana... 

Questo è, in sintesi, lo scenario davanti al quale mi sono trovata nel leggere il libro Il bambino della Casa numero 10. La Casa numero 10 è la struttura che lo ha ospitato e lui è uno dei tanti bambini abbandonati nella Russia di quegli anni.

Non si tratta di un romanzo ma di una storia vera. Uno degli autori è lui, John Lahutsky (Vanja nella sua Russia, John nella sua terra d'adozione) e dedica il libro ai bambini che non ce l'hanno fatta e che, mi par di capire che siano stati tanti.

Nella prefazione, a firma dello stesso protagonista, John dice:
Ciò di cui sono stato testimone nei luoghi della mia detenzione è visto attraverso i miei occhi, tuttavia gran parte della storia è narrata da due persone che mi sono molto care: Vika, una giovane donna russa che ha dedicato mesi e mesi della sua vita nel tentativo di salvarmi, e Sarah, cui non ho dato pace finchè non è riuscita a darmi la possibilità di sfuggire ad un sistema assassino.
In effetti la narrazione vede alternarsi più voci, una serie di testimonianze che si sommano, si accavallano in modo estremamente ordinato e preciso, con dettagli capaci di far rabbrividire.

Ho letto il libro con una certa lentezza perchè non è stato facile accettare che quanto veniva raccontato potesse essere realmente accaduto. Tra una pagina e l'altra sono anche stata tentata di cercare in rete qualche informazione in più sugli orfanotrofi russi, sulla condizione dei bambini abbandonati dalle madri, sulle adozioni internazionali e sui meccanismi che si possono innescare per mettere i bastoni tra le ruote a chi volesse salvare uno di quei bambini condannati alla detenzione a vita in un lettino con sbarre di ferro. Non è una lettura pesante ma dolorosa.

Ho sofferto nel nel leggere la storia di Vanja ed ho ammirato l'istinto vitale di quel bambino che, ad un certo punto della sua vita, era stato ridotto ad un fantoccio. 
Era questa la logica mostruosa dell'assistenza pediatrica sovietica. I comunisti avevano esautorato la famiglia, decretando che era lo stato a doversi prendere cura dei bambini destinati a non diventare forza lavoro; il che, di fatto, voleva dire segregarli e nasconderli agli occhi della società, privandoli di qualsiasi contatto con la famiglia, dell'istruzione e delle cure mediche. L'avvento del capitalismo aveva poi permesso a pochi privilegiati di fuggire all'estero. Se c'era la possibilità che un bambino potesse essere "esportato" e che un'agenzia specializzata in adozioni internazionali ci guadagnasse su, si provvedeva a curare il piccolo in ospedali che altrimenti gli sarebbero stati preclusi. A quel punto i dottori russi facevano del loro meglio per trasformare "merce scadente" in un prodotto di qualità esportabile.
Ciò che ho pensato è stato come fosse possibile che i trattamenti riservati a quei bambini non fossero denunciati come vere e proprie violenze... La mia è stata la stessa reazione che, credo, avrebbe avuto chiunque non conoscesse i meccanismi in atto in Russia in quell'epoca.
Mentre osservavo le membra scheletriche di quell'emaciato bimbo di sei anni, cercavo di immaginare come avrebbe reagito un estraneo che non fosse al corrente del funzionamento dell'assistenza sanitaria fornita dalla Russia all'infanzia abbandonata. L'ipotetico estraneo si sarebbe stupito di constatare che nessuno degli esperti, seduti attorno al tavolo da tè, prendeva il telefono e chiamava la polizia per denunciare un grave caso di maltrattamento ai danni di un minore. Al contrario, tutti i presenti sapevano benissimo che il modo in cui Vanja era stato trattato veniva considerato accettabile dallo stato e assolutamente legale. Negli istituti gestiti dallo stato la colpa delle proprie deplorevoli condizioni era sempre del bambino: era colpa sua se era malato o idiota. Non solo: secondo il punto di vista ufficiale, le istituzioni non sbagliavano mai. In compenso, tutti noi avevamo un'opinione diametralmente opposta: era il sistema a ridurre il bambino intelligente a un invalido scheletrico.
La mia reazione è stata proprio quella dell'estraneo a cui si fa riferimento a pag.182 del libro ed ho reagito così solo leggendo la storia di Vanja, figuriamoci se fossi stata testimone diretta delle sue condizioni come lo sono state Vika e Sarah.

Un ultimo stralcio e poi credo che non serva dire altro:
Sarah era sconvolta: "Quello che accade in questi orfanotrofi è criminale. Accolgono i bambini prematuri e li trasformano in storpi. Invece di incoraggiarli a camminare impediscono loro di muoversi. Li confinano nei lettini o in girelli legati al box, dove restano immobili con le gambe ripiegate sotto il corpo".
Nel leggere i tanti ostacoli che si sono presenti ed il lungo lasso di tempo che è stato necessario per strappare Vanja a quella terrificante struttura ammetto di essermi innervosita, indignata, intristita, commossa... ma alla fine l'epilogo fa riapparire un barlume di fiducia... Vanja ce l'ha fatta, ma quanti sono stati i bambini che, invece, non sono mai usciti da strutture come la Casa numero 10 se non in una bara?

E' un libro che consiglio di leggere per riflettere... e per apprezzare ancora di più la vita. Più di quanto ognuno non faccia già.

L'ho comprato in occasione di una vendita di libri a peso per 2,55 euro e si tratta di una toccante testimonianza che non risparmia dettagli così come non si risparmia di dispensare emozioni.
E' uno di quei libri che, senza dubbio, non dimenticherò.

http://www.libri-stefania.blogspot.it/p/il-maggio-dei-libri.html

martedì 31 maggio 2011

Io, Nojoud, dieci anni, divorziata (Nojoud Ali)

Un'altra storia di bambini. Questa volta al femminile visto che si tratta di bambine. Una bambina, in particolare - Nojoud - che incarna però il prototipo di "sposa bambina" che è, purtroppo, molto comune in determinate zone del mondo.
E' la storia (rigorosamente vera) narrata nel libro che mi è stato inviato nell'ambito dell'iniziativa Libri Vagabondi di Ely.

Ha dieci anni ma non è una bambina come tutte le altre. Nojoud è una bambina obbligata a diventare una donna contro la sua volontà. Data in sposa ad un uomo di venti anni più vecchio di lei si trova a dover affrontare tutto ciò che il matrimonio comporta, comprese le violenze - perché è di ciò che si tratta - perpetrate da quello che lei chiama "il mostro", suo marito, ogni volta che vuole.Lei, piccina, delicata, strappata alla scuola ed ai giochi spensierati che si fanno a dieci anni, trova però la forza di ribellarsi e di rivolgersi a qualcuno che possa aiutarla. Trova il coraggio di cercare un tribunale per chiedere di essere aiutata ad ottenere il divorzio. Purtroppo non si tratta di un romanzo ma di una storia tristemente vera e tristemente comune. Nojoud è una bambina dello Yemen dove la pratica delle "spose bambine" non è affatto una novità. Anzi, piuttosto è la regola. O quasi.

Una realtà inconcepibile, dal mio punto di vista. Una realtà che non solo permette agli uomini di decidere per le loro figlie come meglio credono, di disporre delle spose bambine come se fossero delle adulte, ma che - e questo è il mio personalissimo punto di vista - non ha il minimo rispetto per la donna che non viene affatto considerata un essere umano con la propria capacità di scelta, con dei propri diritti.

Nojoud è un esempio di coraggio ma anche di profonda sofferenza: non è facile per lei raccontarla sua storia, anche nei dettagli più intimi, e la sua voce amplificata dall'interessamento di avvocati e giornalisti, ancor più amplificata da articoli di stampa che hanno fatto il giro del mondo, ha permesso di far emergere con forza ciò che le bambini in determinate culture sono costrette a subire senza potersi minimamente opporre. Alle bambole vengono sostituiti i mestieri di casa, alla spensieratezza viene sostituita la sopportazione di continue violenze consumate tra le mura familiari, alla libertà di scelta viene sostituito l'obbligo di fare ciò che una "donna sposata" deve fare. Punto e basta. Anche se la donna sposata in oggetto ha dieci anni. A volte anche meno: Nojoud di anni ne ha dieci ma la realtà dice che spesso vengono date in sposa ad uomini maturi anche bambine di nove anni. E la promessa, che viene fatta dal "marito", di non toccare la bambina fino a che non sarà arrivata nell'età della pubertà, è una mera congettura visto che nella pratica non viene assolutamente rispettata. E se anche fosse - aggiungo io - come si può pensare che una ragazzina, giovanissima (anche se avesse 14 o 15 anni resta sempre molto giovane), senza aver minimamente possibilità di scelta, senza che i sentimenti contino nulla e senza la possibilità di ribellarsi venga ceduta ad un uomo proprio come merce di scambio? Un'assurdità secondo me. Un'abitudine consolidata nello Yemen come in altre parti del mondo.

Leggere questo libro - che è piuttosto breve ma intenso - ha provocato in me indignazione per una situazione che trovo inconcepibile. Ma anche la consapevolezza di essere fortunata ad essere nata in un parte del mondo in cui la cultura è ben altra.

La storia viene narrata con delicatezza, pur in tutta la sua tragicità, in modo semplice e scorrevole. Onestamente avrei preferito un maggiore approfondimento del dibattito in tribunale. Avrei voluto sentire le argomentazioni dell'una e dell'altra parte, il dibattito che se ne sarebbe alimentato ma probabilmente già il solo fatto che una vicenda del genere sia arrivata in un tribunale è già molto.L'epilogo, per lei, è positivo. Lo si capisce già dal titolo. E altre bambine hanno avuto la forza di ribellarsi dopo che la storia di Nojoud ha fatto il giro del mondo. Ma, mi chiedo, quante sono ancora le bambine costrette a subire un trattamento di questo tipo nel mondo? Credo che sia indispensabile una seria riflessione in merito. So che ci sono delle associazioni umanitarie che si battono per tentare di cambiare le cose ma gli ostacoli sono davvero molti. E' una lettura che sconvolge ma che consiglio di affrontare per prendere consapevolezza di un problema rispetto al quale, credo, troppo poco si è detto.

Con l'auspicio che le cose possano cambiare e che negli occhi di tutte le bambine e di tutti i bambini del mondo si possa leggere solo serenità, gioia di vivere e spensieratezza.

mercoledì 16 febbraio 2011

Dove si nascondono i bambini? (Emanuela Nava)

La curiosità dei bambini non ha confini, proprio come la loro fantasia. E l'argomento "nascita" è uno di quelli che più li incuriosisce. Almeno ai miei. Più volte mi hanno chiesto cosa ci fosse nella pancia di quella signora che incontriamo spesso al supermercato, più volte si sono soffermati su libri che avevamo in casa e che parlavano di nascita, con tanto di illustrazioni. Basta pensare al fascino che ha esercitato su di loro il libro "Lo sai come nascono i bambini", soprattutto sulla mia bimba. Ma la curiosità va oltre le spiegazioni che abbiamo dato loro e mi hanno chiesto più volte dove fossero i bambini prima di nascere. Così, quando mi sono imbattuta nel libro "Dove si nascondono i bambini", della Serie Arcobaleno della collana Il Battello a vapore ho pensato che potesse fare al caso nostro.
Si tratta di un libro ricco di immagini piuttosto che di testi e la spiegazione che viene fornita, a differenza dell'altro libro che parla della nascita, fornisce spiegazioni fantasiose che, a dire il vero, hanno convinto poco la mia bambina. L'idea che prima di nascere, per citare un esempio, i bambini si nascondano in Lapponia o nelle uova di cioccolato le ha fatto storcere il naso.
Io ho cercato di trovare una spiegazione plausibile davanti alla sua perplessità dicendole che quanto mamma e papà desiderano avere un bambino, è tanto e tale il loro amore che il pensiero del loro bambino si riflette in tutto ciò che hanno accanto. Ma non si è convinta più di tanto.


A prescindere dalla reazione della mia bimba, che a cinque anni inizia a chiedere spiegazioni plausibili per i suoi interrogativi, il libro è simpatico. Le illustrazioni - di Desideria Guicciardini - propongono spunti che arrivano da altre etnie e questa cosa mi è molto piaciuta. Illustrazioni che ben si sposano con i brevi testi - di Emanuela Nava - che invitano i bambini a fare dei lunghi voli con la fantasia per poi riportare ad un concetto di fondo: un bambino nasce dal cuore di papà e dalla pancia della mamma... Anche se io aggiungerei che i bambini nascono dal cuore di mamma e papà, oltre che dalla pancia della mamma. Mi sembra più... giusto!
***
Dove si nascondono i bambini?
Emanuela Nava
Il battello a vapore - Serie Arcobaleno - PIEMME Junior
6.90 euro

lunedì 31 gennaio 2011

I bambini e le case del mondo (Emma Damon)

Giaceva tra gli altri libri del secondo piano della nostra biblioteca di casa senza che nessuno gli prestasse più di tanta attenzione. Credo che sia arrivato da noi per mano di due nostri amichetti che ci hanno rifornito di un bel po' di libri quando hanno fatto pulizia nella loro cameretta. Ieri sera la mia bimba, nello scegliere il libro da leggere prima di andare a dormire, ha indicato proprio lui: I Bambini e le case del Mondo.
Si tratta di un libro pop-up, con delle parti che si sollevano: finestrelle, porte che si aprono, linguette che si tirano, sezioni che si ruotano. E già solo questo potrebbe bastare per appassionare i miei giovani lettori in erba.
Quando poi abbimo iniziato a leggere la descrizione dei vari tipi di case che esitono nel mondo, dei vari posti in cui vivono gli altri bambini del mondo... bhè, l'attenzione è cresciuta soprattutto perchè hanno appreso molte cose nuove. Il formato pop-up un po' distrae, questo va detto. Ma se si ha la pazienza di attendere che i bimbi soddisfino la loro curiosità toccando, aprendo, ruotando e sfilando, allora l'attenzione torna soprattuto se si riesce a renderli protagonisti della lettura. E si può fare se si ha un po' di fantasia. Perchè se si legge la descrizione di un igloo e si chiede al piccolo lettore di aiutare a mostrare la forma di quel tipo di casa tenendo ben fermo il cartoncino, allora si dà importanza ai fini della lettura anche ciò che inizialmente ai bimbi sembra solo un gioco.

Si tratta di un libro edito da laNuovafrontiera ed oltre alle tante sorprese che abbiamo trovato al suo interno, tra le pagine (c'è anche un letto indiano con le tende - che si possono toccare - per tenere lontane le zanzare!) anche il fondo del libro riservava qualche sorpresa. Intanto abbiamo trovato una scheda su cui scrivere il nome del giovane lettore, il suo luogo di residenza e la tipologia della sua abitazione. E poi abbiamo trovato delle sagome da staccare, ritagliare ed incollare per costruire due diversi tipi di abitazione.

Il palazzo non è stato difficile da assemblare ma ammetto che con la palafitta ci ho messo un po'! Un libro interessante ed educativo che propone, nella stessa collana, anche I bambini del mondo, I bambini e le religioni del mondo, I bambini e i sentimenti, I bambini e la pace. Ne cercherò qualcuno.

***

I Bambini e le case del Mondo

Emma Damon

laNuovafrontiera editrice

14.50 euro

martedì 30 novembre 2010

Lo sai come nascono i bambini? (G. Fagerstrom - G Hansson)

La scorsa estate ad una festa di paese i miei bimbi hanno pescato dei numeri di una pesca a sorpresa: la mia bimba ha vinto il libro Lo sai come nascono i bambini?
Io e mio marito ci siamo scambiati un'occhiata complice pensando entrambi che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui la curiosità sua e del suo fratellino avrebbe avuto bisogno di essere soddisfatta per cui abbiamo ben accolto un libro di questo tipo. Utile prima a noi che a loro, a dire il vero.
Si tratta di un libro un po' datato - la prima edizione risale al 1977, la seconda al 1983 - ed è strutturato come un fumetto. Narra con parole semplici ed immagini piuttosto chiare la storia di due fretellini ai quali mamma e papà danno una sorellina. Un avvenimento naturale che segue delle tappe ben precise ed ha anche delle conseguenze ben precise: il tutto viene spiegato in modo molto chiaro e diretto, con delicatezza ma senza raccontare storie di fantasia ai piccoli. Un modo giocoso per impartire concetti di educazione sessuale che in un modo o nell'altro debbono passare - prima o poi - ai nostri figli e che onestamente ho pensato fossero un po' precoci per la mia bimba di cinque anni e per il suo fratellino di tre anni e mezzo.
Così, senza dare troppo peso a questo libro, l'ho sistemato nella nostra biblioteca di casa dove è rimasto per mesi.

L'altro giorno la mia principessina ha chiesto di poter guardare le figure di alcuni libri: li ha voluti scegliere da sola e se li è portati sul lettone dove è rimasta per un bel po' di tempo in silenzio, nella massima tranquillità. Era talmente presa da quello che stava facendo che... mi ero scordata che fosse in casa.
Quando ho visto che era sul mio lettone con dei libri sparsi ovunque ma che aveva tra le mani il libro Sai come nascono i bambini? ho atteso una sua reazione. Era talmente presa e talmente attenta che non ha nemmeno alzato gli occhi per chiedermi "...per piacere, mamma, mi leggi questo libro?". Ed io l'ho fatto. Più volte aveva manifestato una certa curiosità rispetto al pancione di una nostra amica, alla provenienza di quella piccola cuginetta nata da poco e tutto il resto e sentire ciò che leggevo l'ha letteralmente rapita.

Il libro è molto chiaro sia nelle immagini (ovviamente niente di indecente, ci mancherebbe!) che nei termini. Nulla viene proposto in modo "favoleggiante" ma si spiega con esattezza e con tatto cosa succede prima del concepimento di un bambino, durante e dopo. Comprese le gelosie dei fratellini e il ritrovato equilibrio familiare.
La lettura è stata utilissima a noi grandi, inutile dirlo, visto che per primi abbiamo capito come trattare un argomento così importante e delicato soprattutto senza che la mia bimba (il piccoletto ha seguito poco, a dire il vero) vivesse una situazione di disagio o apprendesse dei concetti in modo troppo tecnico e "da grande".
L'ho vista molto attenta alle mie spiegazioni ma soprattutto alle immagini e mi ha chiesto molte spiegazioni su ciò che vedeva, tutto in modo molto sereno e naturale. Ha anche cercato di catturare l'attenzione del fratellino per renderlo partecipe ma lui era molto più propenso al gioco che non all'ascolto per cui alla fine lo ha lasciato stare.

L'immagine che più di tutte l'ha colpita è stata quella in cui si vede la mamma con in grembo il nuovo bimbo appena nato, appoggiato sul suo ventre e con la testa vicino al seno. Un'immagine che l'ha colpita al punto tale da mettere un segnalibro su quella pagine e tanto da chiedermi, qualche giorno dopo, di stendermi sul divano e di tenerla allo stesso modo, accucciata su di me come se fosse appena nata. Mi ha fatto una gran tenerezza!

In questi giorni non perde di vista questo libro. Con discrezione, senza chiedere più di tanto, lo sfoglia con molta attenzione e mi ha detto che è uno dei più preziosi libri che ha.
Una volta tanto ad una pesca non abbiamo vinto cose inutili ma un prezioso libro che probabilmente non avrei nemmeno più trovato in commercio in questa versione che a lei è tanto piaciuta.
***
Lo sai come nascono i bambini?
Grethe Fagerstrom - Gunilla Hansson
Arnoldo Mondadori Editore
Lire 8.000