L'isola delle farfalle è uno di quei libri che mi sono stati
regalati a Natale in occasione di uno scambio di libri che ho lanciato tra
amici.
A ben pensare è l'ultimo – di quel pacchetto di libri ricevuto in dono –
che ho letto.
A sei mesi da Natale, finalmente l'ho preso in mano e mi ha
tenuto compagnia in questi giorni.
Sapevo, dalla presentazione che avevo letto, che si trattava
di una storia romantica con ambientazione d'altri tempi e fino a qualche
settimana fa sentivo che non era il momento giusto per lasciarmi andare al
romanticismo, presa com'ero da gialli, thriller e così via discorrendo. Poi il
momento giusto è arrivato.
Devo ammettere che all'inizio mi è sembrato un libro un po'
lento, quasi come se la storia girasse a vuoto. Poi ho iniziato ad entrare nel
personaggio e ad appassionarmi alla lettura.
Diciamolo subito: non è uno di quei romanzi che metterei
nella lista degli “indimenticabili” ma sicuramente tra le letture piacevoli.
La storia viene narrata su due piani temporali che si
distanziano di 120 anni l'uno dall'altro.
Diana è la protagonista di oggi che si trova ad indagare su
un segreto di famiglia della cui esistenza viene a conoscenza quando la sua
unica antenata vivente, la zia Emmely, è sul letto di morte.
A lei, quale ultima discendente della famiglia, viene
affidato il compito di scoprire il segreto fino ad allora conservato dalla zia.
Dovrà mettere insieme degli indizi – questo mi ha fatto un po' sorridere...
perché mi è sembrato un tantino assurdo che la zia Emmely affidasse indizi ad
un maggiordomo (al quale il segreto era stato rivelato) e che a lui spettasse
mettere a disposizione di Diana gli indizi nell'ordine giusto per poter
arrivare alla fine del percorso. Una sorta di caccia al tesoro che,
onestamente, mi ha lasciata un po' perplessa.
A parte questo...
L'altra protagonista è Grace, la bis-bis nonna di Diana, che
è la vera protagonista del libro almeno secondo me.
Mentre Diana va avanti con le sue ricerche (e pure con la
sua vita), nel capitolo successivo si torna a 120 anni prima svelando, di
fatto, ciò che Diana è sul punto di scoprire.
Il segreto di famiglia è legato a Grace ma ovviamente non ho
alcuna intenzione di svelarlo.
Posso dire che Grace ha una sorella che si chiama Vittoria,
che con suo padre Hanry e con sua madre Claudia si trovano ad essere eredi di
una piantagione di té, a seguito della morte dello zio Richard, fratello di
Hanry.
Per mettere bene a fuoco i legami di sangue tra i vari
personaggi ammetto di aver preso carta e penna... ho fatto il classico schemino,
giusto per avere chiarezza fin da subito....
Accanto a loro ruotano altri personaggi importanti che
avranno un ruolo fondamentale nei vari passaggi della storia.
Mentre Diana cerca di dare un senso ai vari indizi che trova
mettendoli nel giusto ordine, viene raccontata la sua storia che, se devo
essere onesta, non mi ha presa più di tanto e mi è sembrata un tantino scontata
negli sviluppi e nell'epilogo. Molto di più mi ha coinvolta la figura di Grace,
complice anche il fatto che fosse vissuta in un'epoca ed in un'isola molto
particolari, alla fine del 1800.
Discendente di buona famiglia, è lei l'erede predestinata
della piantagione che suo zio ha lasciato a suo padre. Ma Diana scopre che non
lo diventerà mai in quanto diseredata da suo padre.
Come mai?
Cosa può essere successo per arrivare a tanto?
E' attorno a tale interrogativo che si snoda quel segreto
che viene svelato – secondo il mio parere in modo un tantino frettoloso – alla
fine del libro.
Ero cerca che la fine sarebbe stata un po' rapida... dalla
mole di pagine lette e da quella che mi restava da leggere mi ero chiesta come
si potesse avere uno sviluppo dell'intricata situazione in così poche pagine...
Così è stato. Finale veloce e, per fortuna, con interessanti
sorprese.
La storia di Diana è tantino scontata, meno quella di Grace
che, nonostante il finale frettoloso, mi è piaciuta.
In conclusione, romanzo piacevole, non “indimenticabile” ma
gradevole da leggere. Probabilmente perché letto nel periodo giusto.
Ps. nella prima parte del
libro c'è un particolare che mi è piaciuto poco. Il fatto di riportare spesso,
molto spesso, i pensieri di Diana (perché all'inizio è quasi esclusivamente di
lei che si parla) scrivendo la frase come se fosse un dialogo ma precisando poi
“...pensò Diana”... “si disse Diana”... “...considerò tra sé” mi ha un po'
infastidita. Ecco, sono la solita pignola... ma che ci posso fare?
Cercando in rete ho anche trovato la copertina originale... Diversa da quella italiana, ancora più romantica, piena di rosa... Sulle prime ho pensato che mi piacesse di più di quella che ho avuto tra le mani io... ma ora che ho finito di leggere il libro penso l'esatto contrario.
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