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lunedì 27 marzo 2023

Una lettera coi codini (C. Antonini)

Messico, 1914. Guerra Civile. Il papà di Johanna ingegnere ferroviario americano che lavora a Città del Messico, per difendere sua figlia dai pericoli legati al momento storico che stanno vivendo, la allontana spedendola oltre la frontiere come se fosse una lettera.

Una lettera, esatto, con tanto di francobollo e destinatario che altri non sarebbe se non sua madre che, per motivi di salute, era già fuori dal territorio messicano da qualche tempo.

La ragazzina, dodici anni appena, si trova stipata in un vagone postale assieme ad altre lettere e pacchi: ad un'iniziale paura, più che comprensibile, si sostituirà ben presto il coraggio di chi si troverà a vivere un'avventura che mai avrebbe potuto immaginare. 

Da Città del Messico fino a El Paso: questo il percorso che il treno sta affrontando e la promessa di suo padre è quella di raggiungere lei e la madre (che l'attende a destinazione) appena sarà possibile. 

Ma... c'è un ma. E non è solo il fatto che il controllore e il suo aiutante si accorgono di quella strana lettera quanto l'arrivo a bordo di un manipolo di guerriglieri al seguito di tal Pancho Villa intenti a scortare un anziano americano, il giornalista Ambrose Bierce. Una figura che resta marginale per gran parte del libro... ma che riserva qualche sorpesa.

Ha inizio un'avventura che, farcita di una buona dose si fantasia, vedrà la ragazzina affrontare pericoli e situazioni  più grandi di lei: dimostrerà coraggio, intuizione ed anche un pizzico d'incoscienza che, in certi momenti, è più che utile. 

L'avventura la porterà a conoscere persone che diventeranno più di compagni di viaggio: scoprirà l'amicizia ma anche i valori legati alla rivoluzione, lo spirito di sacrificio, l'impegno sociale... concetti importanti che onestamente in alcuni passaggi avrei approfondito (ad esempio avrei speso qualche parola in più per far capire da quale tipo di pericolo scappa la ragazzina...) senza ovviamente rendere la narrazione pesante con riferimento politici.

L'autore riesce a catturare l'attenzione del lettore che si affeziona ai personaggi: a quella ragazzina, in particolare, ma anche agli altri, ognuno dei quali è importante ai fini dell'evolvere della storia. 

É un libro che consiglio a giovani lettori che vogliano vivere un'avventura ma che siano anche disposti ad aprire la propria mente rispetto a vicende storiche che, seppur non approfondite, sono comunque una parte importane del racconto.

Non mi aspettavo una storia di questo tipo: ho preso questo libro in prestito in biblioteca perchè, avendo intenzione di regalarlo alla figlia di una mia amica, volevo capire se fosse adatto a lei oppure no.  

Lo consiglio vivamente e non solo a giovani lettori: storia godibile anche per un lettore più maturo che non abbia pregiudizi nei confronti di storie pensate per ragazzi.
***
Una lettera coi codini
Christian Antonini
Giunti editore
pag. 292
8.90 euro copertina flessibile, Kindle Unlimited, Audiolibro

giovedì 22 dicembre 2022

Lo schiaccianoci. Un racconto di Natale (E.T.A. Hoffmann)

 

Letto da bambina e lasciato in un angolino, nello scegliere le letture da proporre ai bambini a scuola mi sono ritrovata tra le mani Lo schiaccianoci in un piccolo formato dalla copertina blu in un'edizione piuttosto recente, del 2022.

La storia dello schiaccianoci, lo devo ammettere, non mi è mai piaciuta: ho voluto rileggerla con una nuova maturità, dopo tanti anni dalla prima volta e devo dire che la mia opinione non è cambiata di molto.

Si tratta di un libro per bambini  ma non è questo che mi ha disturbata. Assolutamente. Mi capita spesso di leggere libri per giovani lettori e non me ne vergogno pur essendo un tantino fuori quota.

Siamo alla vigilia di Natale: Marie Stahlbaum è una bambina curiosa e piena di meraviglia. Quando riceve in dono dal padrino uno schiaccianoci di legno dalle sembianze umane, se ne innamora subito. Non è bello, tutt'altro. Ha un aspetto molto particolare ma a lei piace. Non sa, Marie, che con lui vivrà un sacco di avventure. Almeno non lo sa nel momento in cui lo ha preso per la prima volta tra le mani.

Realtà o sogno, pura fantasia o vere immagini di vita? Marie vive intensamente le tante avventure che la porteranno a conoscere meglio quello schiaccianoci che si scoprirà essere un principe coraggioso e dai grandi sentimenti. 

Ma quello che sembra essere un semplice giocattolo è in realtà un oggetto magico animato di vita propria: un eroe coraggioso che difenderà Marie dal malvagio Re dei topi, con sette teste e sette corone, e la condurrà al cospetto della Principessa Pirlipat, nel Regno delle Bambole, tra pastorelli e soldatini d'argento, cestini di zucchero e canditi. Pubblicata nel 1816 e diventata un celebre balletto di Caikovskij, la fiaba dello Schiaccianoci continua ancora oggi a far sognare bambini e adulti di tutto il mondo.

 Pubblicata nel 1816 la storia non risparmia scene piuttosto cupe ed anche violente (diciamolo una volta per tutte!!!) che da bambina mi avranno di certo inquietata... 

Ho provato a pensare quale potesse essere la reazione dei bambini se decidessi di leggere loro questa storia... ho pensato alla classica lettura della buona notte, abitudine che avevamo sempre in casa quando i miei figli erano più piccini. Ebbene, non sarebbe per niente una lettura della buona notte secondo il mio parere. Va tenuto conto che è una storia d'altri tempi, scritta parecchi anni fa questo è vero. Ma ciò non toglie nulla al fatto che sia una storia che non mi piace. Non posso farci niente.

É proposta come tradizionale lettura natalizia ma ancora oggi torno a dire che questa storia non mi piace così come non mi piacciono gli Schiaccianoce che si vedono in giro come addobbi natalizi.
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Lo schiaccianoci. Un racconto di Natale
Ernst T. A. Hoffmann
Giunti Editore
112 pagine
4.90 euro copertina flessibile

venerdì 27 maggio 2022

Benvenuti ad Addamsville. È ora di affrontare i tuoi demoni (F. Zappia)

L’ultimo libro di Francesca Zappia, letto in collaborazione con Thrillernord, è perfetto per chi cerca un’eroina incompresa, vittima dei pregiudizi ma coraggiosa al punto tale da mettere in gioco la sua vita per il bene della sua città e delle persone che ama. È perfetto per chi cerca un’avventura ad alta tensione con una buona dose di fantasia, di mistero, di anime che vagano tra la morte e non morte, di pericoli da tenere lontani da una città che ha una strana, stranissima fama. 

È perfetto anche per chi sia disposto a dare fiducia a giovani protagonisti che si rivelano più in gamba di tanti adulti messi insieme ma anche a chi voglia affrontare un’avventura in cui niente è come sembra, nessuno (o quasi) è chi sembra.

Zora è una ragazzina che fa fatica ad essere compresa e creduta da chi le ha appiccicato un’etichetta addosso soprattutto per via dei trascorsi di alcuni membri della sua famiglia. Vive con sua sorella maggiore e sente il peso dell’assenza di una madre che tutti danno per morta ma che lei sa che non lo è: perché lei vede le anime dei morti e quella di sua madre proprio non c’è. Sente anche il peso delle colpe di un padre che sta scontando la sua pena ma che si tramuta, giorno dopo giorno, in una pena implicita anche per loro due fatta di pregiudizi, di commenti pesanti, diffidenza, rancori. Ma Zora è consapevole di avere un compito ben preciso da portare avanti, un compito che la porterà a liberare la città da presenze pericolose, molto pericolose.

Lungo il suo cammino incontrerà alleati inaspettati, farà scoperte sconvolgenti e, soprattutto, si troverà a lottare con le unghie e con i denti (…mi ha colpita e rende molto bene l’idea l’immagine di questa ragazzina con una pesante accetta in mano, strumento che le è necessario più di ogni altro per portare a termine la sua missione) contro una minaccia della quale sembra di rendersi conto solo lei.

Io non amo particolarmente demoni e fantasmi ma devo dire che in questo contesto sono inseriti in modo molto efficace. La storia di una città “maledetta”, di una ragazzina considerata quasi come la feccia della società… una storia di riscatto, di coraggio.... Storia di fantasia, quella di Zora è un’avventura per ragazzi ben scritta e capace, ne sono convinta, di catturare giovani lettori amanti del brivido ma anche lettori più maturi pronti a dare una possibilità ad una storia di presenze oscure e minacce terrificanti.

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Benvenuti ad Addamsville
Francesca Zappia
Giunti Editore
324 pagine
14.00 euro copertina flessibile, 8.90 Kindle

lunedì 26 aprile 2021

La vita così, all'improvviso (M. Venturino)

La vita così, all'improvviso è un libro arrivato a casa mia sulla scia di un istinto del momento. Non conoscevo l'autore, non avevo letto la trama ma, nello scegliere alcuni libri che avrei avuto gratuitamente con i punti accumulati in libreria mi sono fatta attirare dalla copertina: un bel verde speranza a fare da sfondo ad una giostra. Bello! L'ho preso. E poi anche un bel formato grande, con copertina rigida... Bello davvero, a vedersi.

Devo ammettere, però, che ha aspettato un bel po' prima di essere preso in considerazione, come capita spesso avendo un sacco di libri da leggere in casa.

Ora è arrivato il momento giusto e devo dire che fino a metà libro ho pensato che avrei fatto fatica a recensirlo. Mi era sembrato un po' lento, senza un perché. 

Mi sbagliavo e poi di molto.

Un uomo che è sempre vissuto in buona salute, che fa il macellaio di mestiere, si trova da un giorno all'altro, a mettere la sua vita nella mani di un chirurgo e di una equipe di collaboratori che hanno il compito di salvargli la vita da quella che viene definita una "bomba nel torace": un aneurisma dell'aorta ascendente di sei centimetri che se non fosse stato per le insistenze di sua moglie, probabilmente non avrebbe mai saputo di avere fino a che non sarebbe stato troppo tardi. Una storia come tante, una vita che potrebbe essere salvata da un'operazione chirurgica o forse no. Come avviene ogni giorno.

Il suo nome è Sergio Gandini, delle famose macellerie che portano il suo nome, e chi si aspetta di leggere la sua storia sbaglia di grosso. Sergio non è il protagonista della storia. O, almeno, non l'unico.

Quella narrata da Venturino è una storia che è il frutto della sommatoria di tante esistenze che, pur condividendo quotidianamente il mondo del lavoro, si scoprono lontane, quasi indifferenti l'una all'altra.

È la storia di Federico, il professor Federico de Alessandri il pilastro dell'ospedale in cui lavora, il chirurgo a cui spetta il compito di operare Gandini. Federico è un uomo ambizioso, anche un tantino arrogante ma sempre presente ed instancabile sul lavoro pur non brillando in simpatia. Ha un figlio piccolo, nato dal suo secondo matrimonio con una donna molto più giovane di lui ed ha dei progetti per il futuro anche se l'età, lo sa bene, non è dalla sua parte.
Ma è anche la storia di Claudio Improta (giovane assistente del professore), Ettore Rossi (medico anestesista esperto e piuttosto solitario), Stefania Aloisio (strumentista), membri della sua equipe senza i quali probabilmente il famoso chirurgo non sarebbe ciò che è. Ognuno sa il fatto suo davanti al tavolo operatorio ed il successo di ogni intervento è frutto di un preciso lavoro di squadra dove non c'è solo l'abilità del chirurgo - anche se è lui che si prende tutti i meriti - ma dove c'è il fondamentale contributo di ognuno. Ed ognuno ha una vita fatta di alti e bassi, di solitudini e disperazione, di amore e passione, di sorrisi e di lacrime che restano, però, fuori dalla sala operatoria, fuori dall'ospedale.
L'autore è stato abile nel proporre i vari personaggi in modo efficace ed anche ciò che mi era sembrato ripetitivo, sulle prime, è invece servizio allo scopo: far affezionare il lettore alla storia di ogni personaggio, seppur narrata in pochi capitoli, ognuno dei quali porta il nome del protagonista. Questo, almeno, è ciò che è capitato a me. Avrei voluto abbracciare Stefania prima di tutti gli altri ma anche Ettore che sono, secondo me, i personaggi meglio riusciti. Meglio ancora di quanto non lo sia il chirurgo, primadonna con il bisturi. Meglio ancora di quanto non lo sia il paziente che, a ben guardare, per la gran parte del libro resta in secondo piano.
Nel momento in cui sono arrivata al colpo di scena ho avuto bisogno di chiudere un momento il libro e riflettere su come la vita arrivi e se ne vada così, all'improvviso, senza far suonare troppi campanelli d'allarme o, in alcuni casi, ne faccia suonare solo alcuni, in modo più o meno forte. Accade quando la vita se ne va ma anche quando arriva.
Il capitolo finale è stata un'altra sorpresa sommatasi al colpo di scena ma non posso dire il perché, toglierei il gusto della lettura.
Ho fatto bene a farmi attirare da quella giostra in copertina: una giostra che rappresenta bene la vita... In un momento si è in alto, che più in alto non si può ma nel momento successivo si scende verso il basso con una velocità inimmaginabile e non si è poi così certi se il giro sia finito o se si abbia, ancora, la possibilità di risalire.
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La vita così all'improvviso
Marco Venturino
Giunti
324 pagine
18.00 euro copertina rigida, Kindle Unlimited

lunedì 29 marzo 2021

Volevo essere una gatta morta (C. Moscardelli)

Volevo essere una gatta morta è il libro d'esordio di Chiara Moscardelli. Un'autrice che ho avuto il piacere di conoscere e di apprezzare, di grande simpatia e persona empatica all'ennesima potenza. 

Chiara è una trentenne che racconta, non senza ironia, le vicende che l'hanno convinta ad aver sbagliato qualche cosa nei suoi atteggiamenti, nel suo modo di essere e di relazionarsi con il mondo. E' una ragazza un po' impacciata, la classica "capitano tutte a me", perennemente alla ricerca di un uomo che non arriva e con amici che fanno squadra con lei senza lesinare i loro consigli e le loro irriverenti considerazioni.

Il suo è uno status che non è lontano da tante ragazze che si sentono inadeguate in un mondo in cui è la bellezza che conta, è l'appeal, l'aspetto e l'atteggiamento. Il classico atteggiamento da gatta morta. Ciò che lei non è e che non riesce ad essere nemmeno sforzandosi.

Ecco, dunque, che il lettore si trova a sorridere delle sue disavventure anche quando, a dire il vero, ci sarebbe poco da ridere, soprattutto secondo il suo punto di vista.

Lo stile della Moscardelli è scorrevole e diretto, per una lettura di intrattenimento che avevo già apprezzato nella prima avventura di Teresa Papavero ma che, in questo libro di esordio, appare molto autobiografico. E' Chiara la protagonista e, suo malgrado, la sua esistenza è piena di situazioni imbarazzanti che contribuiscono a renderla sempre più impacciata e sempre più lontana dalla gatta morta di turno. Su tutto spicca l'amicizia che è arrivata quasi in modo inaspettato ma che non la molla. La sua ristretta cerchia d'amici è anch'essa pittoresca e, nel complesso, viene dipinto un quadro di normalità ai limiti della commedia quotidiana. Chiara sa che sui suoi amici può contare, sempre. Sugli uomini, invece, intesi come compagni di vita o, più semplicemente, compagni d'una notte qualche dubbio ce l'ha, e a motivo.

Sono arrivata un po' tardi a leggere questo libro ma evidentemente era questo il momento giusto: avevo bisogno di un po' di leggerezza, di prendermi una pausa da tematiche più impegnative (non che il disagio di una giovane donna single a trent'anni non possa essere impegnativo, non dico questo, ma lo stile di scrittura ha reso tutto molto scorrevole, anche nei momenti in cui ci si sarebbe potuti benissimo lasciare andare alla disperazione) e questo libro che era nel mio Kindle da un po' era lì a farmi l'occhiolino. Il libro giusto nel momento giusto.
***
Volevo essere una gatta morta
Chiara Moscardelli
Giunti Editore
224 pagine
8.90 euro copertina flessibile - Kindle Unlimited

martedì 16 marzo 2021

Tutte le volte che ho pianto (C. Fiorello)

Tutte le volte che ho pianto l'ho fatto per amore.

Flora è la protagonista di un romanzo che, devo essere sincera, mi ha trasmesso una profonda tristezza sommata a tante altre emozioni. 

E' una donna che è convinta di aver trovato il suo equilibrio: tradita più volte dal marito Antonio, sposato da giovane e dal quale ha avuto una figlia - Bianca - ha scelto di tenersi alla larga dagli uomini. Ha sua figlia, ha l'anziana madre a cui pensare ed un bar da tirare avanti. Uomini, in questo contesto, non sono contemplati perché portano solo guai, non meritano fiducia... La verità è che Flora non intende darsi una seconda possibilità come donna e a lei sta bene così: nel limbo di un matrimonio finito ma di un sentimento che non è del tutto scomparso verso un uomo che, dice, non è stata capace di tenersi stretto. Ma che, allo stesso tempo, non sente di poter perdonare.

Nella prima parte del libro ho conosciuto una Flora rassegnata, senza prospettive che non vadano oltre la routine quotidiana, senza interessi che travalichino la quotidianità già impegnativa di suo per una donna sola. 

Ed ho anche cercato di capirla: non è semplice dimenticare un uomo con il quale si sono condivisi tanti anni di vita, che si è sempre creduto potesse essere l'uomo della vita, il padre ideale per i propri figli ma, allo stesso tempo, non è semplice perdonarlo per le tante scappatelle che si è concesso durante il matrimonio. 

Ho cercato di darle ragione quando l'ho sentita ripetere più volte che gli uomini andassero tenuti alla larga ma... non ce l'ho fatta a stare dalla sua parte. La Flora della prima parte del libro mi ha irritata, non mi è piaciuta perché sempre più schiacciata sotto il peso dei ricordi, delle responsabilità e di quella sorta di rassegnazione che ho letto tra le righe. Pronta a darsi tante colpe, troppe secondo me.

Lungi da me il pensiero di giudicare chi, dopo una grande delusione, sceglie di chiudere tutte le porte che ha attorno e allontanare ogni tentativo di contatto da parte di chi intendesse fare capolino in quell'esistenza segnata dal dolore. Così come chi si sia trovato a fare i conti con perdite dolorose che non posso nemmeno immaginare... Non intendo giudicare nessuno. Non posso negare, però, che la Flora che ho amato di più è quella della  parte centrale del libro: una Flora che decide di darsi una possibilità, che non allontana lo spiraglio di quella felicità che ogni donna merita. Una scelta non semplice, non lo metto in dubbio e nemmeno priva di ostacoli che, puntuali, si presentano puntuali alla sua porta.

Dopo tante elucubrazioni mentali, tanti interrogativi rimasti senza risposta la protagonista cambia da una pagina all'altra: questo suo percorso di maturazione e consapevolezza passa per altre dolorose situazioni che, ad un certo punto, mi hanno fatto davvero pensare a quanto possa essere sfortunata quella donna. 

A ben guardare, però, non è lei la persona sfortunata perché lei c'è, ha un presente, ha una figlia, una madre, un lavoro... cosa che per altre persone che le sono state accanto non è possibile dire. Non è la sua l'esistenza sfortunata e di questo mi sono augurata che si rendesse conto, prima o poi. Ed è qualcosa su cui ho riflettuto molto anche io, guardando alla mia vita.

Non voglio svelare altro, nemmeno dire se questa consapevolezza arriva. Mi limito a dire che la sua storia potrebbe essere quella di tante altre donne.

Ho pensato a mia madre che ha perso sua sorella maggiore quando era un'adolescente. Ho pensato a mia nonna che ha perso la sua primogenita ed ha convissuto con questo dolore, in silenzio, per tanti anni. Ho pensato a mio nonno venuto a mancare troppo presto. E mi sono emozionata quando questi ricordi, grazie alle vicende di Flora, mi sono tornati alla mente. Mi sono anche chiesta come mia madre o mia nonna abbiano elaborato quel dolore così grande e mi sono resa conto di non averne mai parlato con loro. Con mia nonna, ormai, non posso più farlo ma con mia madre, se vorrà, sì. Ed è merito di Flora se ho avuto questi pensieri. E' merito dell'autrice che mi ha messo tra le mani una storia così. Una storia d'amore, di dolore, di passione, di tradimento, di legami indissolubili ma anche di legami da creare.

Chiudo prendendo in prestito le parole di una donna anziana che Flora incontra nel suo cammino ma alla quale non riesce a dare un nome.

...quando si scende all'inferno, poi si diventa più forti. Nessun dolore è mai inutile.
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Tutte le volte che ho pianto
Catena Fiorello
Giunti editore
272 pagine
18.00 euro copertina rigida - 9.99 Kindle

domenica 31 gennaio 2021

Le basi proprio della grammatica (M. Trinci)

Avere dubbi è sempre meglio che avere certezze. (M. Trinci)

Io di dubbi ogni tanto ne ho e non me ne vergogno affatto. Anzi. Con l'aiuto e la simpatia di Manolo Trinici ho imparato che fare pace con la grammatica è una gran bella cosa, tanto più in un periodo storico in cui si scrive in ogni dove.

Quando mi sono iscritta a ragioneria, qualche annetto fa, non avevo certo immaginato che le parole avrebbero avuto un ruolo fondamentale nella mia vita visto che studiavo per guadagnarmi da vivere con i numeri. Quando ho iniziato a vivere di parole (da giornalista prima e nel mio attuale ruolo nell'ufficio comunicazione del sindaco della mia città) ho anche iniziato a fare sempre più attenzione alla grammatica. Non intendo in senso eccessivo, no. Le imprecisioni, la superficialità, però, hanno iniziato ad infastidirmi. Negli articoli di giornale la fretta, spesso, la fa da padrona e lo so bene. Questo, però, non ha mai rappresentato un'attenuante per me. Tra il giornalismo e l'ufficio in cui ora lavoro si è poi inserito il blog assieme a social che impongono la scrittura: si può essere credibili se si è disattenti e non si rispettano le regole nel proporre i propri pensieri? Non credo proprio. 

Non ho mai ritenuto di conoscere a fondo la grammatica italiana ma le basi, quelle sì! Eppure ogni tanto un dubbio mi assale e con il libro di Manolo Trinci ho trovato pagine che mi danno sicurezza e che tengo qui accanto a me, ogni giorno. 

L'autore aiuta a fare pace con la grammatica, propone "Un manuale di legittima difesa dagli errori grammaticali". Accenti, apostrofi, spazi, elisioni e tanto altro: concetti che spesso si danno per scontati ma che, a volte, nella pratica sono usati in modo non corretto. 

Le basi proprio della grammatica aiuta a non preoccuparsi nello scrivere e ad amare la grammatica, senza temere gli errori che ci possono stare ma che è bene correggere. 

Grazie a spiegazioni chiare e semplici, ad esempi efficaci, l'autore conduce il lettore in un viaggio che appare scontato, sulle prime, ma che si rivela ben presto prezioso. Questo, almeno, è stato per me. Nella parte finale del libro sono raccolti suggerimenti per scrivere serenamente sia fuori che dentro il web, suggerimenti veloci ed anche un elenco di libri e siti internet utili per farsi una cultura in fatto di grammatica (senza troppi affanni, aggiungo io).

L'ho trovato molto prezioso tanto che l'ho centellinato per tutto il mese di gennaio, andando a cercare le pagine giuste quando mi sono trovata davanti a dei dubbi, inserendo dei post-it nelle pagine più interessanti (che poi si traducono nei miei errori più comuni) e non scherzo quando dico che avere questo saggio qui accanto a me ogni giorno mi tranquillizza. 

E' sorto solo un problemino: i miei figli lo hanno notato e me lo hanno chiesto in prestito. Non ho potuto dire di no... mia figlia se l'è preso e portato in camera sua senza farsi troppo notare. Ne sono contenta, molto contenta... anche se ogni tanto vado in camera sua e me lo riprendo perché mi è necessario.

Ogni tanto ho dubbi e non me ne vergogno. E sono convinta anche io che sia meglio avere dubbi (e cercare il modo di chiarirli) che vivere di certezze.

Se lo consiglio? A tutti indistintamente, senza limiti di età, di professione, di interessi: per tutti noi arriva il momento di esprimersi ed è meglio se lo si fa aiutandosi con gli strumenti giusti, per non avere dubbi e correggersi, se necessario. 

Molto grazioso anche il formato: è piacevole tenerlo tra le mani oltre che utilissimo per tutto il resto.
***
Le basi proprio della grammatica
Manolo Trinci
Bompiani Editore
288 pagine
14.00 euro copertina rigida - 7.99 Kindle

lunedì 25 gennaio 2021

The danish girl (D. Ebershoff)

Quella di Lili è una storia d'amore: l'amore di Greta, quando ancora Lili si chiamava Einar ed era suo marito. E' l'amore di una donna che avverte l'insoddisfazione e la sofferenza di un uomo nato tale per uno scherzo del destino, ma donna nella mente e nell'anima. 

E' l'amore di una moglie che non impedisce a suo marito di esprimere il suo io in modo autentico, che non si scandalizza davanti ad occhi lucidi, a mani che tremano, ad un desiderio di femminilità fino a quel momento inespresso. 

E' l'amore di una moglie che non lascia solo suo marito durante un delicato percorso che lo porterà a diventare in tutto e per tutto la donna che sente di essere.

Ma è anche l'amore di Lili per se stessa. Perché amarsi vuol dire fare anche scelte importanti, definitive a volte. E Lili lo fa.

Greta aiuta Einar a diventare Lili. Lo spinge a cercare la sua identità, a fare di tutto per conquistarla. E lo fa non certo per liberarsi di lui ma perché lo ama profondamente e non può più ignorare quella sofferenza che vestiti da uomo e atteggiamenti da uomo provocano in lui.

Quella di Einar e Greta è una storia complessa. Sono due personalità complesse che si incontrano e condividono una vita di coppia inizialmente uguale a tutte le altre. Per tanto tempo uguale a tutte le altre. Ma come tutte le altre non lo è proprio. 
 
E' una storia dolorosa, io così l'ho avvertita sulla pelle.
Perché realizzare di avere desideri femminili pur essendo un uomo è prima di tutto doloroso poi, quando si raggiunge un certo equilibrio, appagante.
Perché capire di avere avuto accanto una donna imprigionata nel corpo di un uomo è prima di tutto doloroso poi, in un secondo momento arriva la consapevolezza di voler fare di tutto pur di vedere la persona che si ama felice. Anche se questo vuol dire perdere per sempre quella persona.

Ma è anche una storia di coraggio.
Il coraggio di una moglie che fa scelte importanti per aiutare la persona che ama a raggiungere il suo vero equilibrio.
Il coraggio di una donna nata nel corpo sbagliato che lotta per essere chi sente davvero di essere.

Ed è una storia di solitudine.
Quella di Greta, che condivide con pochissime persone i suoi pensieri, le sue preoccupazioni, le sue scelte.
Quella di Einar che realizza di essere infelice pur avendo accanto una moglie che lo ama e con cui si sente in perfetta sintonia.
Quella di Lili che vive momenti di smarrimento prima di realizzare davvero quale sia la strada per la sua felicità.
 
Siamo a Copenaghen con una storia che inizia nel 1925 quando Greta, che fa la pittrice, chiede a suo marito Einar - un uomo minuto, quasi trentacinquenne - di posare per lei vestito da donna per permetterle di terminare un quadro in assenza della modella. Dopo una iniziale ritrosia, Einar scopre di provare piacere nel toccare quelle sete, di sentirsi bene con addosso quei pizzi, di sentirsi diverso con i piedi in quelle scarpette. Ecco che improvvisamente compare Lili: la donna che Einar capisce di essere sempre stato e che ora, per gioco, prende corpo ed ha una identità tutta sua.
Un gioco. Uno scherzo. Una posa temporanea per un quadro. Nulla resta tale, però, quando Greta comprende il turbamento di suo marito e, pian piano, avverte il suo desiderio di esprimere la sua vera personalità. 

Lili è un personaggio realmente esistito, la sua è una storia vera seppur romanzata ed ha dato speranza, con le sue scelte ed il suo coraggio, a tante persone che, dopo di lei, hanno lottato per essere ciò che desideravano, ciò che sentivano essere realmente.

E' stata una storia molto coinvolgente. Ben scritta, per un argomento trattato con delicatezza ma in maniera molto calzante: le descrizioni molto efficaci sia per quanto riguarda la personalità dei protagonisti che gli ambienti, gli atteggiamenti, le situazioni. 
Mi è sembrato di poter toccare con mano la vulnerabilità di Lili ma anche la sua forza ed il suo coraggio. In modo molto discreto, mai sopra le righe, ha lottato per l'affermazione della sua personalità, della sua identità. 
Mi è anche sembrato di sentire i battiti del cuore di Greta che non si è trovata a fare delle scelte facili. Anzi, in alcuni punti avrei voluto urlarle dietro di non accelerare le cose, di pensarci bene prima di fare qualunque mossa o di dirle "...perchè lo fai???" ma alla fine l'ho compresa, mi sono sentita molto vicina a lei. Non so se avrei avuto il suo stesso coraggio se mi fossi trovata in una situazione simile.

Mi aspettavo un finale diverso, questo non posso negarlo. Un finale che si potesse considderare tale, anche se si intende come andranno a finire le cose... io ammetto di essere andata a cercare la vera storia di Lili Elbe per scrivere la parola fine dopo quelle ultime righe non scritte nel libro.

Non ho visto il film. Non conoscevo la storia di Lili per cui è stato il libro a trasmettermi tutto ciò che ho potuto apprendere sulla sua vita e sulla sua storia. Ora sono curiosa di vedere il film ed è una delle poche volte che mi capita visto che non amo stare davanti alla tv e solitamente, quando arrivano in tv storie tratte da libri che ho letto, preferisco evitare delusioni.
***
The danish girl
David Ebershoff
Giunti Editore
368 pagine
18.00 euro copertina rigida, 10.00 euro copertina flessibile - 6.99 Kindle

mercoledì 5 agosto 2020

Quello che ancora non sai di me (V. Bramati)

Probabilmente avevo bisogno di una storia così. Una storia leggera ma non banale, che pone l’attenzione su diverse questioni piuttosto serie ma senza essere pesante, che invita a riflettere ma senza angosciare il lettore.

La storia proposta dall’autrice nel libro Quello che ancora non sai di me - che ho letto in virtù della collaborazione con Thrillernord - è quella di persone come ce ne potrebbero essere tante, con storie non molto lontane dalla realtà ma, allo stesso tempo, capaci di far pensare.

Caterina è sulla soglia del matrimonio con il fidanzato storico ma sente il bisogno di un cambiamento. La sua non è una situazione poi così strana: ha tutto a portata di mano per essere felice eppure sente che qualche cosa le manca.

Luca è un avvocato che ha scelto di fare una vita diversa da quella che suo padre avrebbe voluto per lui. Ha deciso di non praticare la professione – se non in modo sporadico – per occuparsi di ragazzi che hanno bisogno di un tetto sulla testa e di un ambiente sicuro. E’ il responsabile di una casa-famiglia i cui ospiti sono adolescenti con un passato (ed anche un presente, in alcuni casi) difficile alle spalle.

Carla è il trait d’union tra i due. E’ una parrucchiera che mi ha fatto pensare a quelle professioniste del mestiere che hanno sempre a che fare con le vite degli altri e che riescono, come nel suo caso, ad allontanare i propri, di pensieri, per accogliere quelli degli altri e a diventare anche amiche delle loro clienti tanto da confermarsi, per loro, come punto di riferimento.

La storia prende avvio dalla scelta di Caterina di trasferirsi al nord e viene narrata dall’autrice proponendo i punti di vista dei tre protagonisti. La stessa vicenda viene raccontata da tutti e tre ed ognuno coglie aspetti diversi, sfuggiti all’altro, dando così una sorta di immagine tridimensionale delle vicende. All’inizio ho avuto l’impressione che la ripetizione di alcune circostanze fosse un po’ noiosa (tanto so come va a finire, mi dicevo) ma poi, andando avanti, mi sono resa conto che sono necessari tutti e tre i punti di vista per avere una visione d’insieme. E se alcuni dettagli vengono ripetuti sono sempre proposti con sfumature diverse.

La prima osservazione che ho fatto una volta chiuso il libro è relativa a Caterina: ha dimostrato di essere una donna coraggiosa soprattutto affrontando il suo disagio, il suo stato d’animo senza cercare delle certezze che la potessero sostenere. Riesce a fare un’analisi oggettiva della situazione che sta vivendo e riesce ad affrontarla apertamente. Mi è sembrato tutto molto facile, lo ammetto… non so se nella realtà sia davvero così che funzioni però è pur sempre un romanzo e un minimo di semplificazione dell’evoluzione di determinate situazioni ci può stare.

Ho molto apprezzato lo spirito con cui Luca affronta la quotidianità e l’ho ammirato per questo realizzando che è proprio vero… quando ci si occupa degli altri spesso si mette da parte la propria vita ma non è giusto che sia così!

Lo stile dell’autrice è molto semplice e scorrevole, in alcune espressioni ammetto anche di aver storto il naso perché la perfettina che è in me si sarebbe espressa in altro modo ma io non scrivo libri per cui…

E’ una storia che riserva qualche sorpresa e che è un buon intrattenimento per chi cerca una lettura senza troppi pensieri. E credo che ognuno degli ospiti della casa famiglia avrebbe una storia da raccontare… chissà che in futuro l’autrice non voglia farci un pensierino!

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Quello che ancora non sai di me
Virginia Bramati
Giunti Editore
300 pagine
14.90 copertina flessibile - 9.99 Kindle

sabato 21 marzo 2020

I delitti di Monteverde. La prima indagine di Gerarda Greco (A. Colgada)

Grazie alla collaborazione con Thrillernord ho avuto occasione di leggere I delitti di Monteverde: un libro che avrei voluto leggere in poco tempo - perchè lo si può leggere in poco tempo - ma che in questi giorni di residenza obbligata in casa ho tirato per le lunghe per via della situazione che, tra una cosa e l'altra (lavoro incluso), non mi ha permesso di godermi con serenità le mie letture.

Gerarda Greco è una protagonista molto singolare. Non è un’investigatrice, non è un commissario ma ha un acume ed una capacità di fissare i dettagli che la accomunano sia alla prima che alla seconda figura. Non ama i rapporti umani, Gerarda. E quando è arrivato il momento di starsene per conto suo, chiudere i ponti con il lavoro in casa editrice (dove si è sempre occupata di libri gialli come editor), vivere serenamente nell’appartamento che ha ereditato in un tranquillo condomio… bhè, ecco che le carte si scompigliano.

Gerarda scopre di vivere in un condominio che proprio tranquillo non è e di essere attorniata da un manipolo di vicini alquanto pittoreschi. E quando si imbatte non in uno ma in due morti misteriose, una delle quali risalente ad anni prima, comprende subito che dovrà rinviare a data da destinarsi la sua tranquilla vita da pensionata.

Ciò che più mi ha colpito nel racconto è stato il fatto che non si corre dietro alle indagini come avviene in altri gialli, carichi di tensione e di colpi di scena. Qui il lettore, a me almeno è capitato così, si sente immerso nella vita di un condominio che sembra uguale a tanti altri, con vicini particolari, dalle abitudini particolari, con chi non si fa i fatti propri, con chi si abbraccia sul pianerottolo… E si fa anche quattro risate nel trovare una certa somiglianza con il suo, di vicino, quello strano, o con quella vecchietta dall’aria sospettosa che sta al piano terra.

E poi l’ironia. Gerarda è un personaggio ironico e pungente. Le descrizioni che offre al lettore nel parlare dei suoi vicini sono davvero divertenti e catalizzano l’attenzione. Ho apprezzato molto questo aspetto,  che permette alla storia di uscire dai canoni del giallo tradizionale puntando sulla personalità della protagonista e dando una dimensione particolare a tutti gli altri personaggi, non solo ai fini delle due morti rispetto alle quali si sta indagando.
Perché se è vero come è vero che su quella più recente si sono mosse le forze dell’ordine, con il commissario Laguardia che affida a Gerarda il compito di essere i suoi occhi e le sue orecchie sul posto, è anche vero che l’acume di Gerarda la porta a tornare sulle tracce di un vecchio omicidio mai risolto e finito nel dimenticatoio, del quale le forze dell’ordine non si occupano più da tempo.
E a tal proposito fare qualche domanda in giro, così, giusto per saziare la sua curiosità, a chi può far male?
A nessuno, giusto?
Però magari possono emergere dettagli all’epoca dimenticati… 

E’ un giallo che consiglio a tutti, anche ai più giovani o a chi volesse avvicinarsi a questo genere senza essere catapultato immediatamente in meccanismi contorti o ragionamenti criptici. La storia di Gerarda e delle sue indagini è molto lineare, semplice ma allo stesso tempo intrigante e sottile. Con qualche sorpresa che arriva senza preavviso, in modo naturale ma non per questo meno eclatante.
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I delitti di Monteverde. La prima indagine di Gerarda Gredo 
Adele Colgada
Giunti Editore
228 pagine
16.00 euro copertina flessibile - 9.90 ebook