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mercoledì 15 gennaio 2025

A casa prima di sera (R. Sager)

 

Non ho mai amato le storie di fantasmi, le case infestate e tutto il resto. Questo libro, però, mi ha attirata, non ho ben capito perché. E sono contenta di averlo letto.

È un libro che cattura il lettore dalla prima pagina all’ultima. Ben scritto, storia ben strutturata, personaggi ben resi e, nel mio caso, lettori molto bravi. Eh sì, perché ho ascoltato questo libro, non l’ho letto. Doriana Costanzo è bravissima e perfetta per dare alla storia quella suspense che merita. Bravo anche Ivan Olivieri che offre il punto di vista della protagonista, a cui invece dà voce Doriana.

Baneberry Hall è una residenza che, nel tempo ha fatto parlare di sé. Tutti, oramai, la conoscono con l’appellativo di “casa infestata” e Maggie Holt lo sa bene. Perché lei ci ha abitato in quella casa, da bambina, assieme ai suoi genitori. Assieme a suo padre che, poi, è diventato l’autore di un libro nel quale ha raccontato proprio la storia di quella casa: una storia di fantasmi.

Abitarono in quella casa per soli venti giorni poi successe qualcosa che li ha fatti letteralmente scappare: lei, a 25 anni di distanza, non ricorda nulla di autentico che non sia contaminato dal racconto letto tra le pagine del libro scritto da suo padre.

“La casa degli orrori”: quel libro ha rovinato la vita a quella che oggi è una giovane che si ritrova unica proprietaria di quel posto, dopo la morte del padre e l’allontanamento di sua madre che non ne ha voluto più sapere nulla.

Di quella casa non si è mai potuto parlare. Di quel libro non si è mai potuto parlare. Entrambi, però, hanno segnato la vita di Maggie che ora torna tra quelle mura per ristrutturare l’immobile e venderlo ma, prima ancora, per trovare risposte che cerca da sempre.

Tornare in quella casa vuol dire correre dei pericoli: suo padre è stato chiaro sul letto di morte. Ma lei ha bisogno di fare chiarezza e di togliersi di dosso quella patina opaca che il non sapere le ha gettato addosso.

Il suo ritorno sarà tutt’altro che tranquillo tanto che la ragazza inizia a chiedersi dove arrivi la finzione e dove, invece, la verità. Perché in quella casa c’è davvero qualche cosa di strano e succede qualche cosa di terribile.

L’unica cosa che mi sono sentita di criticare è stata la scelta della ragazza di tornare tra quelle mura da sola. Di dormire in quella casa da sola. Di affrontare il silenzio da sola, anche quando ha iniziato a riempirsi di suoni. Di affrontare il buio da sola, anche quando era chiaro che quel buio non voleva dire “vuoto”.

La storia raccontata da suo padre era davvero un’invenzione come lui e suo padre le hanno sempre detto? O c’era – e c’è tuttora – qualcosa di vero?

Ho ascoltato questo libro con la sensazione di essere tesa come una corda di violino. È un racconto davvero efficace ed una storia appassionante che consiglio a tutti di leggere. Anche ai più paurosi. Perché, se è vero che andrò a chiudere bene l’armadio in camera da letto questa sera, è anche vero che ci sono eventi che, prima o poi, arrivano a compimento. Che lo si voglia o no.

Consigliato anche a giovani lettori appassionati di storie di questo tipo.
***
A casa prima di sera
di Riley Sager
pag. 360

venerdì 30 dicembre 2022

Anya e il suo fantasma (V. Brosgol)

 

Non vado forte con le Graphic Novel.

O meglio… li ho sempre chiamati fumetti e mi sono sempre limitata al mio caro, vecchio Topolino. In tempi più moderni i “fumetti” sono diventate storie autoconclusive con la stessa struttura dei romanzi ma con una rappresentazione grafica ben precisa. Non ne ho letti molti, devo dire la verità.
Anzi, credo che Anya e il suo fantasma sia il primo (o il secondo, forse) che leggo quest’anno.
Si tratta di una storia dai toni cupi che ha per protagonista una ragazzina, un’adolescente che presenta tutte le caratteristiche degli adolescenti “veri”. Ha un rapporto conflittuale con il suo corpo, ha origini diverse da quelle degli altri studenti della scuola che frequenta e fa fatica ad integrarsi, non ha molti amici, ha dovuto correggere il suo modo di parlare per nascondere le sue origini, ha avuto delle negative esperienze (ormai lasciate alle spalle) con i bulli della scuola.

Nel momento in cui inciampa, nel bosco, e finisce all’interno di un buco nel terreno fa un incontro che mai avrebbe immaginato di fare con il fantasma di una sua coetanea morta parecchi anni prima. I toni cupi del racconto, la presenza di un fantasma, una morte (solo una?) misteriosa fanno di questo racconto un noir che può anche spaventare se messo nelle mani di lettori troppo giovani.
Trovo che sia una lettura adatta ad adolescenti che siano disposti a riflettere sulle tematiche trattate e non solo a lasciarsi intrattenere per qualche ora: l’accettazione di sé, l’integrazione, l’autostima, la solitudine, l’amicizia, la capacità di guardare con oggettività a ciò che ci accade accanto… tanti gli spunti di riflessione.
Emily, questo il nome del fantasma, sulle prime si mostra simpatica e ben predisposta a stare accanto ad Anya nella sua vita di tutti i giorni ma la ragazzina scoprirà, ben presto, che dietro alle apparenze ci può essere una storia che non piace. Qualche cosa di terribile emergerà nel momento in cui la ragazzina inizierà a fare delle indagini sulla morte di Emily, parecchi anni prima.

Il volume è molto gradevole al tatto, piacevole da tenere tra le mani anche se un po' pesantuccio da tenere in borsa (per chi fosse abituato ad avere un libro in borsa come me). Le immagini sono chiare e le illustrazioni rendono appieno, complice anche il nero crescente una pagina dopo l’altra, l’atmosfera del momento.

*** 
Anya e il suo fantasma
Vera Brosgol 
Bao Publishing
224 pagine
16.00 euro copertina rigida 

mercoledì 27 ottobre 2021

Aldilà (A. Morstabilini)

L'esigenza è quella di trovare un luogo adatto, isolandosi dal resto del mondo, per scrivere un racconto dell'orrore. Quando la scelta cade su una casa piuttosto sinistra già nell'aspetto, in luogo isolato e silenzioso, il protagonista - voce narrante - sente di aver trovato il posto giusto. 

 

Qualche cosa lo ha attirato fin da subito anche se non riesce a ben capire di cosa si tratti. 

Prende le mosse dalla necessità di trovare il giusto ambiente in cui dare spazio alla propria fantasia una storia che vedrà il progatonista alle prese con qualche cosa di inaspettato in un luogo che già, da solo, potrebbe essere il protagonista del suo racconto.

Tra personaggi molto singolari, sedute spiritiche, spazi misteriosi ed ai quali l'accesso è interdetto, la curiosità dello scrittore lo porterà ad indagare dimenticandosi quasi il motivo per cui si è recato in quel posto. Il suo racconto riuscirà a prendere vita su quei fogli che si è procurato o sarà la casa la vera protatonista di una storia dell'orrore, con i suoi segreti e i suoi misteri? Cosa hanno da nascondere quei personaggi con i quali lo scrittore entra in contatto? E cos'è che realmente fa paura, tra quelle mura? Il ricordo di ciò che è stato o di ciò che non è stato? La presenza di qualcuno che non se mai andato o l'assenza di chi, di fatto, non c'è stato mai?

L'autore vive in prima persona un'avventura che lo porta lungo strade diverse da quella che aveva intenzione di imboccare all'inizio.

Senza voler nulla togliere al gusto della lettura mi limito ad alcune osservazioni.

La lettura mi è risultata un tantino rallentata dall'uso delle tante virgole e dei tanti incisi. Una scelta stilistica dell'autore rispetto alla quale non indendo sollevare alcuna critica ma che, per come sono abituata io a leggere velocemente, in diverse parti (soprattutto all'inizio) mi ha rallentata.

La trama non mi ha convinta del tutto: di case infestate se ne incontrano tante ma di paura vera, quella che dovrebbe essere collegata ad una storia di fantasmi, ne ho vissuta poca. 

Ciò che ho apprezzato maggiormente sono le descrizioni dei luoghi e l'atmosfera. Poco si conosce della personalità dell'autore ma i luoghi, dal sapore gotico e misterioso, vengono resi alla perfezione con una Pianura Padana resa in modo originale.
***
Aldilà
Andrea Morstabilini
Il Saggiatore editore
299 pagine
20.00 euro copertina rigida, 9.99 Kindle

lunedì 26 luglio 2021

Trilogia di New York (P. Auster)

  

Città di vetro, Fantasmi e La stanza chiusa

Questi i tre romanzi raccolti ne La trilogia di New York di Paul Auster, pubblicati tra il 1985 e il 1987. 

Ho preso tra le mani questo libro senza sapere cosa aspettarmi. E devo ammettere di essere rimasta spiazzata, soprattutto nei primi due racconti. Anzi, nel secondo ancor più di quanto non lo sia stata con il primo.

Città di vetro. L’autore di romanzi polizieschi Daniel Quinn riceve una telefonata nel cuore della notte e si trova immischiato in un caso che non era destinato a lui. L’interlocutore è alla ricerca di Paul Auster, un detective privato a cui affidare un incarico delicato. Quinn decide di accettare pur nella consapevolezza di non essere la persona giusta. Inizia così un’avventura che a me, onestamente, è sembrata un po’ confusa con persone che sembrano sdoppiarsi, identità che si accavallano, situazioni illusorie, pedinamenti ed indagini che sembrano non portare da nessuna parte.

Fantasmi. Questo secondo breve romanzo della trilogia mi è sembrato ancora più confuso ed irreale. Stavolta ad indagare è Blue, un detective di professione che ben presto finirà per identificarsi nell’uomo su cui sta indagando creando una situazione che sfugge al controllo, per lo meno questa è stata la sensazione che ho avuto io.

La stanza chiusa è il terzo romanzo della trilogia ed è quello che mi ha appassionata di più. Mi è sembrato più lineare, pur nella sua assurdità, e alla fine si scopre anche quel fil rouge che lo lega agli altri due racconti con punti di contatto e similitudini. Il protagonista, di cui non è dato sapere il nome, di fatto perde la sua identità infilandosi nell’esistenza di un altro, vivendo la sua vita e facendo scelte che consolideranno ciò che lui ritiene giusto proteggere sopra tutto: quella vita che ha creato sovrapponendosi alla vita di un altro, costretto a farlo perché chiamato in causa e non certo per la propria volontà.

Su tutto domina una New York nella quale perdersi. Non solo fisicamente – che pure può accadere tra i tanti vicoli e le tante zone – quanto dal punto di vista umano, personale, smarrendo la propria identità, perdendo pezzi della propria anima, lasciandosi sfuggire di mano le rispettive esistenze per abbracciarne altre in modo più o meno rischioso.

Si tratta di tre detective-stories che possono essere lette separatamente in quanto autoconclusive ma che hanno un legame l’una con le altre e lo si scopre, appunto, arrivati al terzo racconto.

In sostanza le tre storie sono una storia sola, ma ognuna rappresenta un mio diverso stadio della consapevolezza di essa.

Se lo consiglio? Bhè... posso dire che non lo rileggerei, questo sì. E lo consiglio a chi voglia sperimentare una lettura particolare e che, magari, sappia apprezzarne lo stile più di quanto non sia riuscita a fare io.
***
Trilogia di New York (Città di vetro, Fantasmi, La stanza chiusa)
Paul Auster
Einaudi Editore
316 pagine
12.50 copertina flessibile, 6.99 Kindle 

domenica 14 marzo 2021

Le ragazze morte sono facili. Sono quelle vive a creare problemi! (T. Garey)

 La tragedia della vita non è che finisce troppo presto, è che aspettiamo troppo tempo per viverla

Sta tutto qui il senso del libro Le ragazze morte sono facili. Sono quelle vive a creare problemi! che ho ricevuto tempo fa come premio per aver vinto una challenge. Ho aspettato un po' per leggerlo, devo ammetterlo, ma era arrivato il suo momento e l'ho letto con piacere. Cercavo un po' di leggerezza, sono sincera, una lettura senza troppo impegno e che fosse di mero intrattenimento. E l'ho trovato!

Anche se è codificato come libro horror, di horror non ho trovato niente che andasse oltre qualche rito vudù, anime di qualche morto cha fanno capolino nella vita della protagonista e qualche bara da riportare alla luce ma senza che ciò sia proposto al lettore con una narrazione che possa mettere paura o creare tensione. 

Tutto molto leggero, infarcito anche di momenti rosa che nel contesto non ci stanno poi così male e con personaggi che strappano qualche sorriso di tanto in tanto.

Nicki Styx è una giovane che vive una singolare esperienza di pre-morte. Arriva sul punto di morire ma non è ancora la sua ora per cui, dopo aver visto la Luce, torna tra i vivi. Qualche cosa è cambiato in lei, però: riesce a vedere le persone morte. 

Salvare anime perdute non è mai rientrato nella mai lista di cose da fare. Voglio solo lavorare nel mio negozio e condurre una vita normale.
Ecco come si sente Nicki, lo dice lei stessa. Non si è certo andata a cercare nient'altro che non fosse una tranquilla vita tra il suo negozio, i ragazzi e i suoi amici invece si trova in una situazione alquanto particolare.

The sixth sense docet. Il principio è lo stesso: la ragazza vede persone morte che le chiedono aiuto a portare a termine delle missioni che permetterebbe loro di eclissarsi in pace. Una trama non del tutto originale se non fosse per la piega che prende la situazione...

Accanto a Nicki gravitano personaggi piuttosto bizzarri. Tra tutti, Evan - collega di lavoro gay, felicemente fidanzato con l'uomo dei suoi sogni - con il quale la ragazza gestisce un negozio di abiti vintage me anche Joe, un dottore che la avvicina con la scusa di studiare il suo caso ma che diventerà qualche cosa di più.

Devo dire che i personaggi non sono molto approfonditi dal punto di vista psicologico. Mi sarebbe piacito conoscere meglio la protagonista così come Evan e tutti gli altri ma per la tipologia di lettura va bene così. Non so ben definirne il genere. Ho pensato ad un fantasy (perché di fantasia ve n'è molto) mixato a descrizioni che vorrebbero essere horror ma che horror non sono... Una lettura senza alcuna pretesa che, dopo tanta fantasia, porta a qualche cosa di molto concreto: la vita va vissuta appieno senza perdite di tempo, senza rinviare, senza posticipare. Perché il tempo, da un momento all'altro, potrebbe non esserci più concesso...
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Le ragazze morto sono facili. Sono quelle vive a crerare problemi
Terri Garey
DelosBooks
273 pagine
14.90 euro copertina flessibile

sabato 30 ottobre 2010

Dolcetto o scherzetto?

I miei bambini non hanno ben capito come mai in questo periodo si parli di zucche, fantasmi, travestimenti, dolcetti e scherzetti. Ricordano solo che lo scorso anno quando alcuni bambini si presentarono alla nostra porta mascherati da mostri per chiedere Dolcetto o scherzetto presero una gran paura! Non tanto per il fatto in se, quanto per la gran confusione che interuppe una tranquilla serata come tutte le altre.
E onestamente ciò che mi piace di questa "festa" (chiamiamola così) è il fatto di vederci occupati in preparativi, lavori manuali ed attività che, seppur non contestualizzate in un'effettiva voglia di partecipare ad una festa che poco ci appartiene e che non sentiamo molto vicina a noi, ci ha offerto - soprattutto quest'anno - ottimi spunti per tenerci occupati.

Dopo aver realizzato un paio di fantasmini con i contenitori degli yogurt da bere (grazie della dritta amiche blogghine!) abbiamo accolto con entusiasmo l'invito di una mia amica e dei suoi due bambini a recarci da loro per un "laboratorio di intaglio zucche" un po' improvvisato ma divertente (forse più per le mamme che non per i bimbi).
Quattro bambini, quattro zucche. Con tutti gli strumenti giusti a portata di mano e con l'aiuto delle rispettive mamme i bimbi hanno svuotato le zucche (il piccino di casa mia a dire il vero si è stancato in fretta!) per poi disegnare occhi, naso e bocca che poi sarebbero stati intagliati.

Ecco le nostre due zucche pronte per far venire i brividi: quella del piccoletto, a destra, è davvero inquietante non solo per via dell'aspetto ma perchè la superficie esterna non è del tutto arancione come quella della sorellina ma con degli spazi verdi che contribuiscono a renderla più spaventosa!

Soddisfatti del lavoro, abbiamo anche fatto una prova generale qualche ora fa, prima che i piccoli si addormentassero. Ecco di seguito il risultato: le nostre zucche spaventose e i due fantasmini che fanno la guardia.

Domani sera provvederemo a sistemare il tutto in terrazzo ed attenderemo di sentire le urla di coloro che moriranno dalla paura passando davanti casa. Certo è, però, che i miei bimbi non hanno tenuto a freno la loro curiosità. "Mamma, ma perchè dobbiamo spaventare le persone con le cose paurose?"... Bella domanda, ragazzi! Io ho risposto, sfoderando un sorriso convinto: "Ma è un gioco, bambini!". Mi hanno guardato con sufficienza come per dire: "... ma che cavolo di gioco è?". Mi sono liberata dall'empasse invitandoli a raggiungere i rispettivi lettini per poi riprendere il discorso domani sera... Vediamo un po' come va!