venerdì 18 giugno 2010

Sorrisi dal mistero (Alberto Bevilacqua)

Ho trovato il libro Sorrisi dal mistero tra vecchie riviste che avevo conservato in un cassetto dimenticato. Un'edizione de I miti Mondadori del 2000 anche se il romanzo è precedente, pubblicato se non erro nel 1999.

Lo avevo riposto nel cassetto senza leggerlo perchè, a dire il vero, non si tratta di un autore che mi abbia mai interessato più di tanto. Visto che avevo appena terminato la lettura di un altro libro, mi sono sentita attratta da quella copertina che, a ben guardare, nell'edizione I miti Mondadori è diversa da quella del libro del 1998. Un'immagine d'impatto - quella proposta in copertina - che ben incarna l'eros, la tematica che è, da sempre, l'ispirazione più profonda di un autore italiano che, avendo vissuto, suo malgrado, in ambienti in cui l'erotismo si respirava nell'aria, trasmette con i suoi scritti ciò che ha imparato, vissuto, provato durante l'arco della sua vita.
E' il primo libro di questo autore che mi capita di leggere (ma non il primo che egli abbia scritto) e non so dire se alcuni riferimenti ad un libro precedente, I sensi incantati, per essere capiti appieno richiedano la lettura di tale libro. Fatto sta che io non lo conoscevo nemmeno di nome per cui mi è sembrata una forzatura quella di richiamare - non credo ce ne fosse bisogno - per forza quell'opera precedente. Tra l'altro si legge una specie di auto-celebrazione che mi ha un po' disturbata.

Sorrisi dal mistero.
Si tratta di un racconto in persona. E' Alberto Bevilacqua che parla della sua vita. Dei suoi amici, dei suoi amori. Lo fa in modo non troppo ordinato, a dire il vero. Questa l'impressione che ne ho avuto io.
Lui, uno degli acrobati della vita: un gruppo di amici molto particolari, ognuno con le sue peculiarità, con i propri modi di fare, abitudini e necessità. Tutti accomunati da un'amicizia funambolica, quella che accomuna persone che sono pronte a fare acrobazie nella loro vita.
Quelli di cui parla Bevilacqua sono amici che già dal loro soprannome rendono l'idea di dare vita ad una "banda" un po' speciale.
La Pasionaria, Fiodor, Zamora, Rondine e Pepper. E c'è lui. Il narratore. Colui che narra l'incontro con una giovane donna misteriosa, dal passato misterioso e sconosciuto anche a lei stessa, dal presente sconvolgente, sbandato, fuori da ogni canone di normalità, apparentemente senza futuro. Stori di vita che vengono narrate a tratti, quasi come delle pennellate di colore calate su una tela bianca che si compone, pian piano, di forme prive di contorni definiti. Ogni pesonaggio ha una personalità che viene tratteggiata, secondo me, tanto da lasciar intendere senza andare troppo in profondità.

Amina. Così l'autore chiama quella giovane che pian piano rivelerà tutta la sua sofferenza, quella sensazione di vuoto e di rifiuto che una vita ai margini le hanno lasciato addosso.
Pian piano tra i due nascerà un legame molto forte, un legame fatto di rispetto, di affetto, di protezione paterna per una giovane che ha bisogno di essere guidata verso la felicità. E verso la verità. Quella verità a lei sconosciuta che solo dopo un viaggio - fisico e spirituale - verso il suo io le verrà svelato con tutta la sua tenerezza e profondità.
Laura è il suo vero nome.
Una ragazza perduta, in balia del sesso concesso a chi capita, della droga, della violenza. Tutte facce della stessa, vuota, esistenza.
L'autore aiuta questa ragazza nel suo cammino verso la vita e lo fa con affetto, tenerezza, rispetto.
Dal suo viaggio arriveranno, all'autore, lettere scritte di suo pugno, segno tangibile della sua "purificazione" e "redezione". Lettere intense, profonde, a volte anche confuse...
Il rapporto tra i due non mancherà di avere un risvolto passionale (ho sempre immagina Bevilacqua come un autore molto passionale nei suo scritti... pur non avendo mai letto nulla di suo) che sarà quasi come l'evoluzione naturale di ciò che, durante il racconto, viene narrato come un contatto-non contatto, un tacito accordo sul non avvicinarsi troppo e non superare quel limite che si è stabilito tra i due e che non riduce quel rapporto ad essere uno dei tanti.
L'intero libro ha un unico perno: il mistero. Il mistero della vita quotidiana, quello celato dietro una storia folle, una passione, un legame. Il continuo rimando al termine "mistero" mi ha un po' indispettita, quasi come se si volesse per forza richiamare quel leit motif anche quando apparentemente si stava parlando d'altro.
E poi la narrazione, delicata e appassionata, è vero. Ma a tratti un po' confusa, come se si volessero lasciare sul piatto tessere di un mosaico che il lettore deve comporre da sé.

Una narrazione poco lineare, a tratti. Musicale, delicata ma a volte poco lineare. Questo è ciò che mi ha maggiormente spiazzata nella lettura di questo libro. Probabilmente è stato il pedaggio che ho dovuto pagare - questo mio smarrimento - per la mia iniziazione alle opere letterarie di un Bevilacqua che non conoscevo, se non di nome e di fama.
E' come se venissero narrate storie e fatti fine a loro stessi... come quanto l'autore parla delle donne avute in passato. Trovo che non fosse proprio necessario un riferimento del genere. O, probabilmente, sono io che non sono riscita a capire appieno l'opportunità di una narrazione di questo genere.
Come dei flash back, delle immagini sparse che galleggiano sopra ad una storia che in se è piuttosto semplice. Vite che si incontrano, che fanno parte di un unico quadro che in alcuni momenti stena a prendere forma.
E forse, in alcuni passaggi del romanzo, è stata proprio l'immagine dell'autore - così come lo conosco io dalla tv - mi ha ancor più spiazzata perché ho fatto fatica a vedere quel volto, quelle mani, quella voce in determinate circostanze narrate.

La storia mi è sembrata un po' troppo inverosimile. Una ragazza che entra nella vita di un uomo senza un perchè ma in modo tanto intenso e tanto forte da farsi guidare verso un viaggio che intraprende senza meta, da sola, senza pensieri per ciò che si lasciava alle spalle (che, a dire il vero, da come viene descritto dall'autore non era poi granchè) e che si fa redimere da questo viaggio. Un viaggio interiore più che fisico che la porta a maturare nuove sensibilità verso se stessa ed il mondo che la circonda, un nuovo modo di essere e di relazionarsi con la vita.
Non dico altro in merito alla trama perchè altrimenti non c'è gusto nella lettura di chi non l'avesse già letto, questo libro. C'è un altro episodio che mi sembra piuttosto inverosimile, legato al passato di lei che diventerà poi il suo presente. Più che altro è il ruolo che avrà il protagonista in merito a questa storia. Anche qui trovo che l'autore si sia voluto attribuire un ruolo un po' forzato ed esagerato ma lascio a chi volesse addentrarsi in questa lettura il "piacere" di scoprire il perchè.

Le 230 pagine in cui si struttura il libro non hanno richiesto un lungo periodo di lettura ma solo perché non ho voluto soffermarmi a capire, per bene, alcuni passaggi, quelli che mi hanno maggiormente spiazzata perché palese richiamo a qualche cosa che non riuscivo ad afferrare per bene.

Una lettura che non mi ha convinta del tutto. Mi ha aiutata a conoscere un autore di cui ancora non avevo letto nulla ma non è una lettura che mi ha particolarmente colpita. Magari è un mio limite, non so. Però non riesco a consigliarlo a cuor leggero perchè chi seguisse il mio consiglio potrebbe restare con quell'amaro in bocca con cui sono rimasta io.
***
Sorrisi dal mistero
Alberto Bevilacqua
I miti Mondadori
230 pagine

Nessun commento:

Posta un commento