domenica 13 giugno 2010

Una virtù vacillante (Mishima Yukio)

Una donna virtuosa. Lo era sempre stata. Setsuko Fujii aveva sempre vissuto nella virtù, ligia ai doveri coniugali, avvolta nella tua tediosa e ripetitiva vita di ogni giorno senza fare obiezioni. E lo aveva fatto con l’orgoglio di chi affronta la vita con spirito di sacrificio, giorno dopo giorno.
Sestuko Fujii è la protagonista del romanzo scritto nel 1957 da Mishima Yukio, autore scomparso a 45 anni dopo essersi inflitto il seppuko, il suicidio rituale dei Samurai.
Io ho letto un’edizione recente, nella collana ET Scrittori Einaudi. Il prezzo di copertina è di 10,00 euro ma io, per fortuna, l’ho preso in prestito in biblioteca.
Dico per fortuna perché questo romanzo non mi è per niente piaciuto.

La storia è estremamente semplice e a dire il vero poco originale. La storia di un adulterio, un tradimento, una travolgente passione vissuta fuori dal matrimonio. Comunque la si voglia chiamare, la nostra Setsuko taglia definitivamente i ponti con la sua vita virtuosa per concedersi ad una passione carnale vissuta al di fuori del matrimonio. Una passione che nasce, raggiunge l’apice e lascia segni profondi fino all’inevitabile separazione ed al ritorno alla vita di sempre.
Tutto qui. Non ho trovato niente di così straordinario come viene indicato in copertina: “Un romanzo straordinario per la forza e la capacità di analisi dell’animo femminile”. Mha… da donna devo dire che l’analisi che ne viene fuori non mi è per niente piaciuta.

Ma andiamo con ordine.
Intanto non mi è piaciuto il titolo. Io l’avrei concepito diversamente perché, dopo aver letto il romanzo, ci si rende conto che non si tratta affatto di virtù vacillante ma a me sembra che si sia andati oltre il “vacillare”. Un titolo che comunque mi suona male.
Bella la copertina. Questo lo ammetto. Ma non basta a reggere le sorti del romanzo una bella immagine di una giovane donna ritratta senza veli, per quanto affascinante ed intrigante possa essere.
Non basta a rendere la lettura scorrevole. Lo stile utilizzato vuole essere ricercato ma l’uso di termini inusuali o comunque “eleganti” contribuisce solo a rendere meno scorrevoli i periodi e a render la lettura ferraginosa. A dire il vero, perdonatemi la cattiveria, ho pensato che non avendo molto da dire l’autore abbia voluto sfoggiare un linguaggio di un certo tipo per far dimenticare la pochezza della storia di fondo.

Un esempio?
La necessità di avere come unico oggetto sensuale Tsuchiya era ormai implicita in lei.
Eppure, più lo amava in modo esclusivo e condizionato dalla sua identità, più si accresceva l’importanza della sua funzione carnale in quanto archetipo universale della virilità, più diventava un essere anonimo
.
Tutto questo giro di parole era necessario? Tutto questo per dire che – pur dicendo di amarlo – lo considerava come un mero oggetto di soddisfazione sessuale? Questo ho capito, ma a fatica. E la lettura non è affatto scorrevole, farcita com’è di frasi di questo tipo.

In 134 pagine, strutturata in venti capitoli piuttosto brevi, viene narrato un periodo idilliaco vissuto dalla protagonista che, vivendo un matrimonio oramai diventato abitudinario, avendo accanto un marito perennemente dedito al lavoro e più attento ai rapporti professionali che a quelli personali con sua moglie, si dà inizialmente all’immaginazione. Vive di fantasie romantiche ed erotiche che non fanno male a nessuno perché celate a tutti gli altri tranne che a lei. Ma il passaggio dalla “teoria fantasiosa” alla pratica sarà breve.
Inizierà a frequentare un giovane le cui labbra l’avevano sfiorata da ragazzina e ben presto dal rapporto platonico ed immaginario con lui si passerà ad un’ardente pratica.
Tutto qui. Niente di più.

Setsuko viene descritta come una donna stretta nella morsa delle contraddizioni: la ragione o la passione, lo spirito o il corpo, l’abbandono o la razionalità…
Al di là della storia di fondo, quella dell’adulterio, che può piacere oppure no, quello che a me non è piaciuto è stata la personalità di quella donna, dipinta con a volte con i toni del grigio… Voglio dire che il bisogno di cercare altrove le attenzioni che il marito non le concede più (o che lei da suo marito rifiuta) è spesso rappresentato come un ulteriore sacrificio, come se lei stessa si sacrificasse alla voluttà altrui per sedare la sua sete incontrollabile di un contatto carnale e passionale. Viene spesso descritta come una donna che finge nei momenti intimi (pure con l’amante…) e fa discorsi che secondo me non stanno ne’ in cielo ne’ in terra.
Ok, è un romanzo scritto alla fine degli anni ’50 e si parla di una cultura che conosco poco, ma – e faccio solo un esempio per non svelare troppo della trama nel caso in cui qualcuno pensasse di leggere un romanzo così – il continuo riferimento al “sacrificio”, quasi come se Setsuko si immolasse ogni volta non si sa per che o per chi mi ha dato un gran fastidio.
SPOILER (evidenzia per leggere... viene svelata una parte della trama)
Restare incinta del proprio marito quando si è appena iniziato a frequentare un altro uomo (senza avervi avuto – ancora – alcun rapporto intimo) e abortire perché, dice, dare un figlio a suo marito avendo una relazione con un altro uomo vorrebbe dire tradirlo due volte… per cui è meglio abortire… Bhè, non vedo perché il sacrificio debba essere un bambino mai nato… e non sarà nemmeno l’unico visto che di aborti ne subirà anche altri, sempre intesi come sacrificio (facile sacrificarsi quando si toglie la vita agli altri…)… bhè, sarà pure parte di quella cultura ma io non l’ho proprio digerito.
FINE SPOILER
Non mi dilungo oltre per concludere sconsigliando la lettura di questo libro che mi ha lasciata con l’amaro in bocca.
Rispetto agli ultimi libri che ho letto le pagine non erano nemmeno molte ma devo dire che la lettura non è stata affatto scorrevole.
***
Una virtù vacillante
Mishima Yukio
Et Einaudi
134 pag.
10.00 euro

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