giovedì 5 gennaio 2017

Le finestre di fronte (G. Simenon)

Le finestre di fronte è il primo libro in assoluto di Simenon che leggo. So che ha dato vita alla figura del commissario Maigret ma non ho letto altro di suo. 
E devo dire che sono rimasta un po' interdetta davanti a questa lettura.

Il titolo originale del libro, pubblicato nel 1933 è Les Gens d'en face e con una traduzione più calzante al titolo originale è stato tradotto come Quelli di fronte nella traduzione di Egidio Bianchetti in una accolta edita da Mondadori nel 1934. Per Adelphi, con la traduzione di Paola Zallio Messori, è diventato Le finestre di fronte pubblicato nel 1985.
Dicevo di essere rimasta interdetta.
Quella narrata è una storia d'amore. Una storia molto particolare tra un uomo ed una donna.
Adil bey è il protagonista: è il nuovo console turco di stanza (il suo predecessore, così scoprirà, era stato avvelenato) nella città di Batuni che si trova sul Mar Nero. Siamo nell'Unione Sovietica del 1920 ed il nuovo console turco si trova in mezzo a gente che vive in estrema povertà in contrasto con l'ostentata ricchezza della repubblica sovietica di Adjiara. 
Com'è normale che sia, Adil bey si trova a frequentare ambienti diplomatici e tenta di capire la burocrazia del posto: si trova a sbrigare pratiche per le quali ha assoluto bisogno della sua segretaria Sonia innanzitutto per i limiti imposti dalla lingua. 
Sonia è una figura a dir poco gelida: inflessibile, fredda, sembra non cambiare mai espressione anche quando la situazione lo richiederebbe. Tra i due si crea un rapporto che non è semplice definire: ben presto lui la inviterà a raggiungerlo di sera ed il loro diventerà un rapporto carnale, non solo professionale. Quella di Adil Bey diventa una vera e propria ossessione anche se il tarlo del dubbio inizia a consumarlo in particolare dopo la fucilazione di un suo connazionale che aveva ricevuto il giorno prima, in presenza di Sonia, e che gli aveva riferito di certi traffici...
Il dubbio lo consuma: che ruolo ha Sonia nell'ambito del sistema? E' una spia? Anche il suo concedersi fa parte di un piano? Il suo predecessore è stato davvero avvelenato? Ed il suo senso crescente di spossatezza non sarà mica il segnale che anche per lui è stata scritta la stessa sorte di chi lo ha preceduto? E' stato avvelenato per mano di Sonia?
Non appena riesce a dare una risposta a questo interrogativo la sua ossessione per Sonia diventa qualche cosa di più. E progetta di scappare con lei.
Questa, in soldoni, la storia narrata.

Ciò che emerge, fin dalle prime pagine, è una profonda sensazione di angoscia.
Quell'angoscia che la prima Russia staliniana trasmette agli occhi di uno straniero e, grazie all'abilità dello scrittore, che arriva chiaramente al lettore. Rende vivo il pesonaggio di Adil bey tramettendo le sue sensazioni così contrastanti, così violente, così ossessive...
Il controllo poliziesco messo in atto in modo ossessivo, la perenne paura che si respira nell'aria, la povertà dilagante, la continua sensazione di essere controllati, spiati sono situazioni e sensazioni che arrivano al lettore con tutta la loro violenza. A me, almeno, sono arrivate fin troppo chiaramente, tanto da lasciare in secondo piano la storia tra Adil bey e Sonia.
Quell'angoscia che arriva dalle descrizioni di una città, quella che ospita il console turco, grigia, fredda, inospitale, spigolosa, pronta a farlo sentire fuori posto anche negli ambienti del consolato, anche accanto ai suoi colleghi consoli italiani e persiani. 
Una città che vive in modo strano, il cui cuore pulsante sembra perdere continuamente un battito. Una città in cui sembra che nulla possa avvenire alla luce del sole, dove tutto deve essere fatto con discrezione se non di nascosto.
Per lui la città era qualcosa di vivo, una persona che si era rifiutata di accoglierlo, o meglio che lo aveva ignorato, lo aveva lasciato vagare per le strade, tutto solo, come un cane rognoso.
Il titolo è dovuto a ciò che vede, Adil bey, ogni volta che si affaccia dalla finestra: una finestra senza tende da cui è semplice essere spiato ma dalla quale è altrettanto semplice spiare visto che la casa di fronte è così vicina che sembra di avvertire i respiri del fratello di Sonia (che vi abita) e di sua moglie se non di Sonia stessa che vive con loro.

Quella sensazione di angoscia che fa da leit motif a tutto il libro non mi ha abbandonata mai, nemmeno all'ultima parola.
Credo che l'autore abbia ben trasmesso le caratteristiche di quell'epoca ma ho trovato la storia un tantino fuori tempo. Troppo veloce in alcuni passaggi, troppo lenta in altri.
Non è un libro che rileggerei, ad essere sincera. 
E non posso neanche dire che mi sia particolarmente piaciuto. Probabilmente è un mio limite visto che non amo romanzi troppo legati a particolari periodi storici, con riferimenti così netti alla situazione storico-politica del tempo. 

Con questo libro artecipo alla gara di lettura The Hunting Word Challenge.
 
Nel titolo compare la parola FINESTRE e si vedono delle FINESTRE raffigurate in copertina.

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