23 maggio 1982: è la data che è stata scritta a penna sulla prima pagina del libro Piccole Donne di Louise M. Alcott nel giorno in cui mi è stato donato. Era il giorno della mia prima comunione ed ho conservato gelosamente questo dono che ho consumato durante la mia adolescenza, avendolo letto e riletto.
Nello sfogliarlo ora, a distanza di tanti anni, all'odore della carta
impolverata (l'ho lasciato a casa di mia madre, assieme a tanti altri
libri di parecchi anni fa), le emozioni di allora emergono con
chiarezza. Il mio primo romanzo importante, la storia di quattro sorelle
che mi ha fatto sognare, commuovere, preoccupare... E "Piccole Donne
Crescono", che pure ho letto, non ha avuto lo stesso impatto emotivo
sulla ragazzina che ero.
A distanza di tempo mi sono chiesta... chissà se le ragazzine di oggi apprezzano ancora letture così! Vorrei proporlo per questo Venerdì del libro di HomeMadeMamma anche se si tratta di una lettura classica e nota a tutti. Per me fu il primo romanzo importante, che mi ha fatto sognare. Lo ricordo chiaramente, così come ricordo quella copertina con un ritratto di quattro ragazzine tanto diverse l'una dall'altra per carattere ed aspirazioni ma tutte legate da quell'amore che solo in una famiglia unita si può avere.
* Meg, Margaret, la maggiore delle quattro, ha sedici anni. Ha dei lunghi capelli biondi, occhioni dolci, mani bianche ed eleganti di cui si sente un po' orgogliosa.
* Jo, Josephine, quindici anni, alta e bruna, dagli occhi vivacissimi e l'espressione risoluta, è scattante come un puledro. La sua bellezza sono i lunghi e morbide capelli scuri che di solito porta raccolti in una reticella affinché non le diano fastidio. Non ha ambizioni nel vestire e il suo modo di fare si addice più ad un monello che non ad una signorinella.
* Beth, Elizabeth, ha tredici anni. Il suo volto delicato e luminoso esprime un'infinita dolcezza, è sempre tranquilla. Suo padre l'ha soprannominata "Piccola Tranquillità" ed è un soprannome che le calza a pennello. Solo con le persone che le ispirano affetto Beth esce dal suo mondo di timidezza in cui vive come isolata.
* Amy, dodici anni, ha l'aspetto di una bambolina dagli occhi azzurri e il volto regolare. I capelli le cadono sulle spalle e il suo modo di fare è quello di una piccola, dignitosa, dama.
Io mi sono sempre sentita un po' Jo. Era il personaggio che più mi piaceva ed al quale mi sentivo più vicina. Quella voglia di rendersi utile ma quel limite dettato dal fatto di essere una ragazza... Quella sua tenacia nell'affrontare la vita. Le sue prime paure e i suoi primi sentimenti... Ancora oggi, se dovessi scegliere, direi che è lei, Jo, la ragazza a cui mi sento più vicina.
Accanto alle quattro ragazze viene narrata la presenza di altri personaggi, come la loro mamma o la loro zia, ma la storia gratvita tutta attorno alle loro vicende e alle loro personalità.
Il libro si apre con un Natale di guerra le quattro sorelle March sono tristi perché il padre non è con loro, come ogni anni, a festeggiare quell'attesissima ricorrenza. E' al fronte.
E' la Guerra di Secessione (la Guerra Civile Americana) che ha strappato il signor March alla sua famiglia. Un conflitto terribile che divise il Paese per quattro lunghi anni. E' facile immaginare le sensazioni provate dalle giovani figliole davanti ad una così terribile realtà, sapendo il padre al fronte, in pericolo, lontano da casa ma mai lontano dal loro cuore.
Ma non sarà solo la guerra a rendere difficili le cose per la famiglia March. Anche la malattia sopravviene, improvvisa. Beth ha la scarlattina.
Ciò che colpisce leggendo Piccole Donne, tra le altre cose, è anche l'atteggiamento fatalista della famiglia March nei confronti della malattia della piccola Beth. La ragazza si spegne poco a poco sotto gli occhi dei suoi cari che, pur preoccupati e addolorati, sembrano fare poco o nulla per curarla, tranne portarla al mare. In realtà, più che di fatalismo credo che si tratti di una condizione comune a quei tempi: l'impotenza davanti a problemi che, all'epoca, non avevano soluzione. Beth si ammala di scarlattina a tredici anni e muore dieci anno dopo, a ventitré anni. Da sempre, però, viene descritta come cagionevole di salute. La storia di Beth ricalca la storia personale dell'autrice: la sua terzogenita si ammalò di scarlattina a 21 anni e morì due anni dopo. Beth, nel romanzo, muore nel 1856 quando certe grandi scoperte della medicina erano ancora lontanissime.
La vicenda di Beth non è l'unica che arriva dalla vita reale dell'autrice che ha messo su carta diversi episodi che, se non del tutto autobiografici, prendono ispirazioni dalle sue vicende personali e familiari. Come la guerra, ad esempio. Mentre nel suo romanzo racconta che il padre delle ragazza andò al fronte, il padre dell'autrice non partecipò alla guerra ma fu lei stessa a prenderne parte, in qualche modo. Proprio come Jo, nel romanzo, lamenta spesso di non essere un maschio e di non poter fare nulla per la sua famiglia e per il suo Paese al pari dei maschi, anche Louise, a suo modo, esprimeva nella sua vita la stessa frustrazione. Per questo andò volontaria, come infermiera, in un ospedale militare a Woshington tentando di dare il suo contributo. Questa sua esperienza non durò molto perché, delicata com'era, si ammalò subito dopo ma fu un'esperienza molto profonda, tale da fornire all'autrice materiale per dei racconti (non solo per dettagli sulla guerra raccontati in questo romanzo) che parlarono proprio di scene di vita in un ospedale militare.
Senza scendere nei dettagli della trama, la storia che racconta in Piccole Donne è una forma romanzata della storia della sua famiglia, ovviamente rivista e corretta per dare corpo ad un romanzo. Romanzo che venne alla luce con una certa difficoltà visto che da manoscritto quale era, il romanzo venne sottoposto all'approvazione di una commissione di lettura. Thomas Niles, l'editore che già aveva pubblicato altri racconti della Alcott, da tempo aveva chiesto a Louisa di scrivere un romanzo per ragazze, che potesse appassionare un pubblico femminile di lettrici ma lei aveva sempre esitato. Quando si mise all'opera (era il 1868) prendendo spunto dalle vicende della sua famiglia, mise su carta un romanzo che l'editore sulle prime non apprezzò molto. Decise, però, di sottoporlo ad una lettrice speciale, una sua nipotina. Se l'intenzione era quella di dare vita ad un romanzo che piacesse alle ragazze chi meglio di una ragazza avrebbe potuto esprimere un giudizio? Il risultato fu strabiliante: la ragazzina lo lesse tutto d'un fiato e lo restituì all'editore definendolo "...bellissimo". Per averne conferma l'editore lo passò in visione ad un'altra ragazza, poi ad un'altra ancora e il risultato fu sempre lo stesso. Promosso a pieni voti.
Da qui la pubblicazione di "Piccole Donne": fu un tale successo che il passo verso la seconda parte del libro "Piccole Donne Crescono" fu breve ed arrivò nel 1869.
Pur non essendo un romanzo moderno, anzi piuttosto datato, lo stile di scrittura non è per niente arcano. La lettura è gradevole e coinvolgente. Io così lo ricordo. Ricordo anche una certa aurea di tristezza che gravita attorno alla famiglia March che mi mise in apprensione per la sorte delle quattro ragazze. Credo che, da allora, centinaia di migliaia di ragazze abbiano letto questo libro: la mia edizione (Editrice Piccoli) non è certo modernissima ma il libro è ancora nuovo, solo un po' sgualcito sugli angoli della copertina di cartoncino. L'ho conservato con affetto e da un po' è parte integrante della nostra libreria di famiglia. Con la speranza che prima o poi anche la mia bimba voglia lasciarsi emozionare da una storia così anche se so che le ragazzine di oggi tendono a leggere altro. Ma io non dispero!
A distanza di tempo mi sono chiesta... chissà se le ragazzine di oggi apprezzano ancora letture così! Vorrei proporlo per questo Venerdì del libro di HomeMadeMamma anche se si tratta di una lettura classica e nota a tutti. Per me fu il primo romanzo importante, che mi ha fatto sognare. Lo ricordo chiaramente, così come ricordo quella copertina con un ritratto di quattro ragazzine tanto diverse l'una dall'altra per carattere ed aspirazioni ma tutte legate da quell'amore che solo in una famiglia unita si può avere.
* Meg, Margaret, la maggiore delle quattro, ha sedici anni. Ha dei lunghi capelli biondi, occhioni dolci, mani bianche ed eleganti di cui si sente un po' orgogliosa.
* Jo, Josephine, quindici anni, alta e bruna, dagli occhi vivacissimi e l'espressione risoluta, è scattante come un puledro. La sua bellezza sono i lunghi e morbide capelli scuri che di solito porta raccolti in una reticella affinché non le diano fastidio. Non ha ambizioni nel vestire e il suo modo di fare si addice più ad un monello che non ad una signorinella.
* Beth, Elizabeth, ha tredici anni. Il suo volto delicato e luminoso esprime un'infinita dolcezza, è sempre tranquilla. Suo padre l'ha soprannominata "Piccola Tranquillità" ed è un soprannome che le calza a pennello. Solo con le persone che le ispirano affetto Beth esce dal suo mondo di timidezza in cui vive come isolata.
* Amy, dodici anni, ha l'aspetto di una bambolina dagli occhi azzurri e il volto regolare. I capelli le cadono sulle spalle e il suo modo di fare è quello di una piccola, dignitosa, dama.
Io mi sono sempre sentita un po' Jo. Era il personaggio che più mi piaceva ed al quale mi sentivo più vicina. Quella voglia di rendersi utile ma quel limite dettato dal fatto di essere una ragazza... Quella sua tenacia nell'affrontare la vita. Le sue prime paure e i suoi primi sentimenti... Ancora oggi, se dovessi scegliere, direi che è lei, Jo, la ragazza a cui mi sento più vicina.
Accanto alle quattro ragazze viene narrata la presenza di altri personaggi, come la loro mamma o la loro zia, ma la storia gratvita tutta attorno alle loro vicende e alle loro personalità.
Il libro si apre con un Natale di guerra le quattro sorelle March sono tristi perché il padre non è con loro, come ogni anni, a festeggiare quell'attesissima ricorrenza. E' al fronte.
E' la Guerra di Secessione (la Guerra Civile Americana) che ha strappato il signor March alla sua famiglia. Un conflitto terribile che divise il Paese per quattro lunghi anni. E' facile immaginare le sensazioni provate dalle giovani figliole davanti ad una così terribile realtà, sapendo il padre al fronte, in pericolo, lontano da casa ma mai lontano dal loro cuore.
Ma non sarà solo la guerra a rendere difficili le cose per la famiglia March. Anche la malattia sopravviene, improvvisa. Beth ha la scarlattina.
Ciò che colpisce leggendo Piccole Donne, tra le altre cose, è anche l'atteggiamento fatalista della famiglia March nei confronti della malattia della piccola Beth. La ragazza si spegne poco a poco sotto gli occhi dei suoi cari che, pur preoccupati e addolorati, sembrano fare poco o nulla per curarla, tranne portarla al mare. In realtà, più che di fatalismo credo che si tratti di una condizione comune a quei tempi: l'impotenza davanti a problemi che, all'epoca, non avevano soluzione. Beth si ammala di scarlattina a tredici anni e muore dieci anno dopo, a ventitré anni. Da sempre, però, viene descritta come cagionevole di salute. La storia di Beth ricalca la storia personale dell'autrice: la sua terzogenita si ammalò di scarlattina a 21 anni e morì due anni dopo. Beth, nel romanzo, muore nel 1856 quando certe grandi scoperte della medicina erano ancora lontanissime.
La vicenda di Beth non è l'unica che arriva dalla vita reale dell'autrice che ha messo su carta diversi episodi che, se non del tutto autobiografici, prendono ispirazioni dalle sue vicende personali e familiari. Come la guerra, ad esempio. Mentre nel suo romanzo racconta che il padre delle ragazza andò al fronte, il padre dell'autrice non partecipò alla guerra ma fu lei stessa a prenderne parte, in qualche modo. Proprio come Jo, nel romanzo, lamenta spesso di non essere un maschio e di non poter fare nulla per la sua famiglia e per il suo Paese al pari dei maschi, anche Louise, a suo modo, esprimeva nella sua vita la stessa frustrazione. Per questo andò volontaria, come infermiera, in un ospedale militare a Woshington tentando di dare il suo contributo. Questa sua esperienza non durò molto perché, delicata com'era, si ammalò subito dopo ma fu un'esperienza molto profonda, tale da fornire all'autrice materiale per dei racconti (non solo per dettagli sulla guerra raccontati in questo romanzo) che parlarono proprio di scene di vita in un ospedale militare.
Senza scendere nei dettagli della trama, la storia che racconta in Piccole Donne è una forma romanzata della storia della sua famiglia, ovviamente rivista e corretta per dare corpo ad un romanzo. Romanzo che venne alla luce con una certa difficoltà visto che da manoscritto quale era, il romanzo venne sottoposto all'approvazione di una commissione di lettura. Thomas Niles, l'editore che già aveva pubblicato altri racconti della Alcott, da tempo aveva chiesto a Louisa di scrivere un romanzo per ragazze, che potesse appassionare un pubblico femminile di lettrici ma lei aveva sempre esitato. Quando si mise all'opera (era il 1868) prendendo spunto dalle vicende della sua famiglia, mise su carta un romanzo che l'editore sulle prime non apprezzò molto. Decise, però, di sottoporlo ad una lettrice speciale, una sua nipotina. Se l'intenzione era quella di dare vita ad un romanzo che piacesse alle ragazze chi meglio di una ragazza avrebbe potuto esprimere un giudizio? Il risultato fu strabiliante: la ragazzina lo lesse tutto d'un fiato e lo restituì all'editore definendolo "...bellissimo". Per averne conferma l'editore lo passò in visione ad un'altra ragazza, poi ad un'altra ancora e il risultato fu sempre lo stesso. Promosso a pieni voti.
Da qui la pubblicazione di "Piccole Donne": fu un tale successo che il passo verso la seconda parte del libro "Piccole Donne Crescono" fu breve ed arrivò nel 1869.
Pur non essendo un romanzo moderno, anzi piuttosto datato, lo stile di scrittura non è per niente arcano. La lettura è gradevole e coinvolgente. Io così lo ricordo. Ricordo anche una certa aurea di tristezza che gravita attorno alla famiglia March che mi mise in apprensione per la sorte delle quattro ragazze. Credo che, da allora, centinaia di migliaia di ragazze abbiano letto questo libro: la mia edizione (Editrice Piccoli) non è certo modernissima ma il libro è ancora nuovo, solo un po' sgualcito sugli angoli della copertina di cartoncino. L'ho conservato con affetto e da un po' è parte integrante della nostra libreria di famiglia. Con la speranza che prima o poi anche la mia bimba voglia lasciarsi emozionare da una storia così anche se so che le ragazzine di oggi tendono a leggere altro. Ma io non dispero!
Nel libro che è stato regalato a me - e che conservo in ottime condizioni, sono presenti anche "Piccole donne crescono" e "Piccoli uomini".
***Piccole donne (Piccole donne crescono - Piccoli uomini)
L.M. Alcott
Editrice Piccoli
Ciao, anch'io mi immedesivamo molto in Jo ;)
RispondiEliminaGrazie al tuo post però ho scoperto tutta la storia che c'è "dietro" a questo libro: molto interessante!
Quando ero una ragazzina ho adorato questo libro...il solo pensiero mi suscita nostalgia!
RispondiEliminasai che non l'ho mai letto? però non mi perdevo una puntata del cartone da piccola e la mia preferita era jo
RispondiEliminaOddio questo libro!! Lo adoro!!! Mi piace da morire... è stato uno dei primi libri che ho letto... bellissimo! Ciao e buon weekend
RispondiEliminaIl mio invece porta la data natale 1978...ma quanto sono vecchia??
RispondiEliminaComunque anche mia figlia 14enne lo ha avuto tra le mani e, qualche anno fa lo ha letto, le è piaciuto così tanto che ha letto tutto il seguito, è un classico, ma sempre attuale, pur raccontando di tempi ormai un pò lontani!
ciao loredana
L'ho adorato! E l'ho letto alla stessa età. Caspita chissà dove è finito.... Ho recuperato e portato con me molti libri, ma non quello... ciao!
RispondiEliminaHo visto più di un film tratto da questo romanzo e mi sono più o meno piaciuti tutti, ma come accade nelle trasposizioni ci sono sempre delle differenze (ma perchè???) con l'originale, dei personaggi in più o in meno, delle vicende inventate di sana pianta o invece cancellate...
RispondiEliminaIl romanzo invece non l'ho mai letto...lacuna grossa, lo so! Ma non escludo affatto di colmarla, perchè in effetti ogni tanto mi torna in mente: grazie per avermelo ricordato anche tu :-)
PS: Ti chiederai forse come so che ci sono dei cambiamenti rispetto all'originale se non ho letto il romanzo...beh, ho letto le recensioni dei film e l'ho scoperto!!
RispondiEliminaE poi anche i film stessi hanno delle differenze tra di loro ;-)
Bellissimo e intramontabile. Ti dico solo che quando giocavo con le Barbie le chiamavo sempre Meg, Jo, Beth ed Amy... Avevo deciso che avrei chiamato così anche mia figlia: per fortuna ne è passata di acqua sotto i ponti...
RispondiEliminaLetti tutti e tre da ragazzina. Vuoi sapere a chi assomigli(av)o .... alla zia March una brontolona, rompiscatole generosa se ricambiata. Va bè non possiamo tutte essere le protagoniste no? Se avessi una figlia femmina glielo consiglierei subito.
RispondiEliminaQuesto libro è legato alla mia giovinezza. Quando l'ho letto ero una ragazzina che aveva appena abbandonato ( con grandi rimpianti) il gioco con le Barbie! Spesso oggi lo propongo alle mie alunne, ma raccoglie pochi consensi.
RispondiEliminaRicordo che la sera prima di addormentarmi mi attardavo a leggere quelle pagine colme di sentimenti e mi immedesimavo nelle protagoniste. Altro che "Grande Fratello"!!!!!
Anche per me è stato il primo romanzo sul serio. Mi è piaciuto da morire. Ho anche visto il film con Elisabeth Taylor tante volte in TV (di solito veniva fuori durante le vacanze di Natale visto che la storia inizia durante il Natale). E ho pianto un sacco con la malattia di Beth. Grazie di cuore: mi hai fatto ricordare belli momenti della mia fanciullezza. Spero che questa settimana riuscirò a fare un post del Guerriero di pace. Buona settimana.
RispondiElimina@ Robin: in effetti ho valorizzato la storia dietro alla storia solo a posteriori... all'epoca mi ero lasciata andare alla sola lettura. ed ora, ad un'analisi più matura, trovo che sia davvero un parallelismo interessante.
RispondiElimina@ cristina: suscita tanta nostalgia anche a me... e soprattutto mi rattrista il pensiero che attualmente le ragazzine sono molto più propense a guardare la tv o a trafficare nella rete piuttosto che farsi emozionare da storie così!
@ supermamma: io invece credo di non aver mai visto il cartone... o forse si, ma non me lo ricordo proprio.
@ Chiaretta: proprio dei bei ricordi!
@ Loredana: macchè vecchia e vecchia... alle date ormai non fa più caso nessuno!!!
@ Cì: io avevo dimenticato di averlo... poi quando è spuntato tra i libri che avevo lasciato da mia madre è stata una gioia... soprattutto perchè l'ho trovato in ottime condizioni a differenza di altri libri che ho avuto da ragazzina.
@ Maris: io ho imparato a non guardare i film dei libri che ho letto e che mi sono piaciuti... ci sono sempre delle dissonanze per cui preferisco che mi restino in mente le sensazioni provocate dalla lettura.
Sunshine: ...Amy non è tanto antico come nome, però.... no?
mammozza: quando ci si immedesima in un personaggio, qualunque esso sia, la lettura lascia sempre qualche cosa in più...
aleramo_76: eh si... altri tempi (purtroppo)
@ L'apprendista: io invece il film credo di non averlo visto o, come dicevo sopra per il cartone animato, se l'ho visto non lo ricordo proprio.
Adoro le piccole donne! Non vedo l'ora di rileggerle!!!
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