lunedì 2 aprile 2018

Un mese in campagna (J. L. Carr)

Il libro Un mese in campagna è arrivato tra le mie mani per via di una (o meglio, due) challenge di lettura a cui sto partecipando. Non sono riuscita ad apprezzarlo appieno e alla fine, arrivata all'ultima parola dell'ultima pagina, ho fatto un sospiro di sollievo perché mi sono sentita inadeguata ad affrontare una lettura così, che non ho capito appieno. Probabilmente non era il momento giusto e, magari, se dovessi rileggerlo in un altro momento potrebbe andare meglio. Forse mi aspettavo una svolta che, però, tardava ad arrivare. Non so. Sono rimasta un po’ interdetta. 

Non è un brutto libro, sia chiaro. E' solo che non sono riuscita a trovare un minimo di feeling con nessuno dei personaggi e, onestamente, non mi ha lasciato molto.
Vincitore del Guardian Fiction Prize nel 1980, il libro di James Lloyd Carr mi ha permesso di conoscere un autore a me sconosciuto. La storia ha anche ispirato un film di cui, onestamente, non ho mai sentito parlare e che, tantomeno, ho visto.

Il protagonista è un sopravvissuto alla Prima Guerra Mondiale che arriva, nel 1920, in un piccolo paesino della contea dello Yorkshire inglese – Oxgodby – per un restauro. A lui è stato commissionato un lavoro a seguito di un lascito testamentario di una ricca vedova per riportare alla luce un affresco del quattordicesimo secolo, conservato all’interno di una chiesa. Arrivato sul posto, Tom Birkin, questo è il suo nome, si rende conto che non è il solo ad essere stato assoldato per volere di quella vecchia signora: assieme a lui è stato assunto un archeologo con l’incarico di riportare alla luce una tomba che si trova nei pressi della chiesa ed il suo contenuto.

Pian piano, dopo aver occupato la torre campanaria, Tom imparerà a godere del tempo che ha a disposizione e dell’ambiente che lo circonda. Solo, senza occhi addosso, senza dover rendere conto a nessuno se non a chi lo paga per il suo lavoro, si sente libero. Libero in parte, però, mi viene da dire. Reduce di guerra, quelle immagini di violenza gli sono rimaste addosso e fa fatica a liberarsene.
E poi anche sul fatto che sia solo devo dire che non è proprio così. Quello con l’archeologo Moon – persona con la quale si confronta, con cui parla, con cui si trova bene - non sarà l’unico incontro importante per Tom: scoprirà di avere molto in comune con lui, non solo il fatto di essere stati incaricati di riportare alla luce, in quel posto, qualche cosa di vecchio e dimenticato ma arriverà anche qualcun altro a scompigliare le carte in tavola.

La storia è narrata come un lungo ricordo di quello che, per Tom, è stato un periodo favorevole sotto diversi punti di vista: viene scritto parecchi anni dopo il 1920 e il protagonista, narratore in prima persona, sottolinea aspetti di quell’esperienza che, al momento, non gli erano sembrati poi così importanti.
Ciò che più mi è piaciuto di questo breve romanzo sono le descrizioni degli ambienti e ciò che traspare della passione di Tom per l’arte. L’attenzione per i dettagli, i tanti interrogativi che si pone durante il lavoro, la voglia di conoscere ma di farlo senza fretta. Un po’ per terminare il lavoro in modo impeccabile un po’ perché inizia ad avere voglia di prolungare la sua permanenza in quel posto tanto da arrivare a chiedere di restare qualche giorno in più, per ultimare il lavoro, anche dopo essere stato pagato. Da ciò che racconta, Tom non ha nessuno che lo aspetta visto che è stato lasciato da sua moglie (e non è nemmeno la prima volta) anche se sul finale le cose sembrano cambiare. Oxgodby lo ha catturato ed anche la sua gente. I pochi personaggi che compaiono sono tutti importanti per Tom, in un modo o nell’altro.
Interessante il legame che si scopre, verso la fine, tra il lavoro di Tom e di Moon. Un legame che non mi aspettavo e che meraviglia anche il protagonista. 

L’ho letto in e-book – sono presenti anche parecchie note semplici da consultare con un click – e mi riprometto di rileggerlo più avanti, in un momento più favorevole. Solitamente non amo le riletture ma in questo caso sento di averne bisogno, per cercare di raddrizzare il tiro.

Con questa lettura partecipo alla ChallengeFrom Reader to Reader 2.0, come primo libro utile per l’ultimo mese di gara.

Inoltre, partecipo alla Challenge Diche colore sei? in quanto rientrante nello spicchio verde, obiettivo n. 1 (libro che abbia vinto un premio). A dire il vero potrebbe essere utile anche per l’obiettivo n. 2 visto che vi è stato tratto un film.


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