domenica 5 febbraio 2017

La prima indagine di Montalbano (A. Camilleri)

Ho acquistato il libro La prima indagine di Montalbano ad un mercatino dell'usato nel periodo di Natale più per un legame affettivo con Salvo che per reale necessità. Eh si, Montalbano mi sta simpatico, mi diverte e mi cattura nonostante la difficoltà di comprendere alcune sue affermazioni (sue o dei suoi collaboratori) quando si esprimono in dialetto siciliano.

Questa volta si tratta di una raccolta di tre racconti inediti, mai pubblicati prima da Camilleri, in periodi diversi e con consequenziali l'uno all'altro. Lo si capisce chiaramente sia dallo stile che non è lo stesso che per i protagonisti oltre che, naturalmente, per le storia (in un caso, in particolare).
Caratteristica di questi tre racconti è l'assenza della classica ammazzatina: non c'è il morto. Non sono casi di omicidio quelli a cui lavora Montalbano.
Altra caratteristica che mi è saltata immediatamente agli occhi è un uso maggiore del dialetto anche nella narrazione e non solo nei dialoghi. Questo ha rallentato la lettura perchè non mi è stato facile comprendere tutti i passaggi ed ammetto che in alcuni casi sono andata a naso.
L'uso del dialetto, comunque, pur avendo rappresentato una difficoltà maggiore di quella che mi ero aspettata conoscendo le storie di Montalbano, non mi ha affatto demoralizzata. Tutt'altro. Mi ha divertita tanto che l'altra sera ho letto a voce alta un capitolo assieme ai miei figli, al momento della lettura serale prima di andare a dormire, e si sono divertiti pure loro cercando di capire per bene di cosa di parlasse. Basta familiarizzare un po' e forse, ora che ci penso, l'impatto mi ha un po' spiazzata perchè è da tempo che non leggevo le avventure di Montalbano e ci avevo perso familiarità. Probabilmente è questo.

Nel primo racconto - Sette lunedì - Salvo ha a che fare con un pazzo mitomane che crede di poter resuscitare le due persone che più amava al mondo, sua moglie e sua figlia. Una caso singolare davanti al quale Montalbano non si lascia di certo prendere dallo sconforto.

Nel secondo racconto - che è antecedente a tutti gli altri visto che ha accanto una donna che non è Livia e che parla del suo trasferimento a Vigàta - Montalbano è alle prese con una ragazzina che è stata fermata con una pistola in mano ma che non ha intenzione di dire ne' da chi lo ha avuto ne' che uso intendesse farne. Il commissario dovrà sfoderare le sue migliori doti di persuasione per venire a capo del caso. Questo racconto dà il titolo al libro visto che si tratta de La prima indagine di Montalbano.

Nel terzo - Ritorno alle origini - una bambina scompare per un paio d'ore e dietro a quello che nessuno vuole chiamare tentato rapimento Montalbano vede del torbito. Ed ha proprio ragione.

Il racconto che più mi ha appassionata, dei tre, è stato il secondo. Un caso particolarmente toccante con la figura della ragazza enigmatica all'inizio ma che poi viene svelata con chiarezza. Una ragazza semplice, di una famiglia altrettanto semplice e numerosa, incapace di leggere e di scrivere ma che porta addosso un grande dolore. In questo caso Montalbano ha saputo comprendere ed ha saputo relazionarsi nel modo giusto con la ragazza. Non che in altri casi non si sappia relazionare, non intendo questo. Voglio solo dire che il caso stavolta è molto delicato, l'equilibrio psicologico della ragazza molto fragile ed a Montalbano è richiesto uno sforzo in più, dal lato umano.

E' sempre un uomo di buona forchetta, il commissario, e mi chiedo come faccio a saltare staccionate, ad applicare i suoi metodi d'indagine poco ortodossi che prevedono di entrare di nascosto nelle case dei sospettati con un certo sforzo atletico quando a tavola mangia come un elefante! 
E poi il suo rapporto con le donne. O meglio, il rapporto tra il suo lavoro e le donne. Ha sempre da fare, Montalbano, e spesso preferisce restare a taliare il mare da uno scoglio piuttosto che raggiungere Livia o, nel caso del secondo racconto, Mery. E questo è un elemento ricorrente nelle sue avventure: spesso inventa scuse che, in particolare agli orecchi di Livia sono piuttosto ripetitive.
Possibile che non veniva mai creduto, né quando diceva le verità né quando non la diceva? Forse avrebbe dovuto mettere le parole in un ordine diverso, usarne altre...
 E poi c'è Catarella che è davvero uno spasso...
C'è uno chi voli parlari con lei di pirsona pirsonalmente. Dice accussì che lui devi avere la priorità soluta! Dice che è cosa urgentissimamenti urgenti!
Con questa lettura partecipo alla challenge La ruota delle letture per l'obiettivo libro da cui si stata tratta una serie tv.

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