lunedì 25 luglio 2016

Le tartarughe tornano sempre (E. G. Napolillo)

L'Isola. Questo luogo a cui l'autore non attribuisce un nome proprio ma che identifica con chiarezza, grazie a tanti dettagli, è il fulcro del racconto.
Una storia d'amore come potrebbero esserne tante altre ma che, a ben guardare, come tante altre non è. Come tante altre non può essere e solo loro due sanno il perchè.
Perchè Giulia e Salvatore non condividono solo un forte sentimento, un'empatia ed una passione che li lega a doppio filo - anima e corpo - ma condividono qualche cosa di più.
Sono legati anche dall'orrore che i loro occhi hanno visto quando quell'Isola si è vista restituire, proprio davanti a loro, il cadavere di un bambino, seguito poi da un altro e un altro ancora.
Un orrore che resta inciso nella loro anima anche quando si allontanano da quel luogo. Anche quando cercano di dare una svolta alla loro vita. Anche quando credono di aver voltato pagine. 
Quell'orrore resta in loro e continua a legare le loro anime anche quando ci sono chilometri e chilometri a separarli, anche quando quell'amore che si è alimentato un'estate dopo l'altra, quando lei passava le vacanze sull'Isola, viene relegato (senza troppo successo) in un angolino del loro cuore.
L'autore, Enzo Gianmaria Napolillo, nel libro Le tartarughe tornano sempre racconta la storia di un amore adolescenziale che si alimenta nonostante la lontananza ma che, alla fine, subisce gli effetti di una lontananza che diventa un problema. Non ci saranno più estati insieme quando i genitori di Giulia decide di vendere la casa che la famiglia possiede sull'Isola e dove, da sempre, la famiglia trascorre le vacanze. Una scelta, questa, dovuta a qualche cosa di più della semplice voglia di trascorrere l'estate altrove. L'Isola sta diventando scomoda. E lasciare Milano per trasferirvisi in estate non equivale più a lasciarsi alle spalle mesi di lavoro per un periodo di tranquillo relax al mare ma sta diventando andare incontro ad un serio problema. Eh si, pechè l'Isola sta diventato testimone silenziosa di continui sbarchi di persone che scappano dalla loro terra per lasciarsi alle spalle la fame, la guerra, la paura e cercare un futuro altrove, tentando di approdare sull'Isola per arrivare poi a vivere una nuova vita. Ma non è questo quello che succede. Gli arrivi di migranti iniziano a moltiplicarsi così come si moltiplicano i cadaveri che galleggiano in acqua. Si moltiplica la presenza di forze dell'ordine su quell'Isola che perde pian piano quelle sue antiche caratteristiche di piccolo paradiso in mezzo al mare. L'Isola di Salvatore sta diventando tutt'altro che un paradiso.

Quando anche loro, Giulia e Salvatore, vengono travolti da una realtà fino a quel momento per loro sconosciuta, le loro vite si allontanano, le loro scelte li portano su binari differenti, il loro amore si appanna o, almeno, questo è quel che sembra. 

Il racconto del legame tra i due ragazzi, da come cresce, si alimenta e si modifica nel tempo viene alternato dall'immagine di barconi che portano povere anime alla deriva. Vite alla deriva, se non alla morte. Un ritratto tristemente attuale di quanto sta accadendo e di come quell'Isola abbia avuto ed abbia la forza di rispondere a ciò che avviene. Gli isolani non restano indifferenti. Salvatore non resta indifferente così come suo padre.

L'autore racconta, così, la storia di due ragazzi indissolubilmente legata a quella dell'Isola e lo fa usando un linguaggio che mi ha positivamente colpita. Mi è piaciuto lo stile, la scelta dei termini, la delicatezza e allo stesso tempo l'efficacia delle descrizioni. E' riuscito a trasmettermi emozioni anche se, a ben guardare, quei due ragazzi ad un certo punto mi hanno fatto un tantino innervosire... Sono stata tentata di dire loro "...ragazzi miei, crescete un po' e mettete i piedi sulla terra, affrontanto ciò che tutto questo porta con se" ma i loro comportamenti mi hanno fatto pensare a ciò che può davvero accadere a due ragazzi messi davanti a situazioni più grandi di loro. Ed anche le loro reazioni, i loro meccanismi di difesa - perchè sono proprio dei precisi meccanismi di difesa che si attivano in loro - ch e mi hanno fatto apprezzare la storia in ogni suo dettaglio.

Un autore che non conoscevo, Napolillo, ma che mi ha positivamente sorpresa tanto che con questo libro ho intenzione di partecipare all'edizione 2016 dell'iniziativa Asino chi non legge.
Si tratta di una maratona di lettura nell'ambito della quale ogni partecipante ha la facoltà di scegliere il libro che vuole: lo scorso anno non è stata una scelta casuale ed anche questa volta vorrei proporre qualche cosa di significativo.

Quest'anno l'argomento scelto dalla rassegna è "Preferisco il rumore del mare": ho pensato a diverse letture su questo tema ed ho scelto alcune pagine piuttosto significative del racconto di Napolillo. 
Spero che nessun altro abbia proposo lo stesso libro. Mi dispiacerebbe dover cambiare titolo.

Con questa lettura partecipo alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Ps. purtroppo la mia pignoleria emerge sempre, non me ne voglia l'autore. Ogni tanto l'uso della punteggiatura mi ha un pochino innervosita anche se, probabilmente, è lo stile dell'autore che ha richiesto delle frasi particolari.
Sente il peso delle pietre ingoiate, delle rinunce, si guarda le dita delle mani e non trova più il filo srotolato da bambino che lo legava a Giulia. Quando lo ha perso?, si chiede, con sgomento, come ha potuto credere che il tempo sarebbe stato infinito e che li avrebbe aspettati?
E poi l'uso del punto dopo le virgolette chiuse, ad esempio. A volte inserito all'interno della frase prima di chiudere le virgolette, a volte dopo, a volte non viene messo per niente perchè la frase si conclude dentro le virgolette con un punto interrogativo... Ancora non sono riuscita a fare pace con l'uso delle virgolette che gli autori fanno, ognuno a suo modo... Probabilmente è un problema mio. Anche la virgola prima che si chiudano le virgolette per non essere più riaperte a me proprio stona... Anche questo probabilmente è un problema mio.
Lasciamo stare le pignolerie.
Il libro mi è piaciuto e ne consiglio la lettura.

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