venerdì 18 gennaio 2019

Segreta Penelope (A. Giménez-Bartlett) - Venerdì del libro

Quante volte, in occasione del funerale di una persona cara, ci si è ritrovati a pensare alla sua vita, al suo passato, alle sue scelte tendendo a ricordare solo ciò che di bello ha compiuto nel suo cammino? 
Spesso. 
La morte è così. 
Tende a rendere sempre più opachi i contorni degli aspetti negativi della vita di un defunto e a rendere più vividi i ricordi belli, positivi, quelli che aiuteranno chi resta in vita a mantenere vivo un positivo ricordo della persona perduta.

Per Sara, la protagonista-assente del libro Segreta Penelope, non è esattamente così.
Morta suicida, i suoi amici consegnano ai lettori il ricordo di una donna molto particolare, che resterà nella memoria di tutti per la sua eccentricità ma anche per le sue fobie, per le sue scelte sbagliate, per la sua follia che traspariva da comportamenti a lei comuni, per la sua difficoltà a comportarsi in modo normale.

E poi, a ben guardare, cos'è la normalità? Chi può dire cosa sia?

Un'amica - voce narrante a cui non sono riuscita a dare un nome ne' un'identità precisa - racconta di una Sara fuori da ogni convenzione sociale, una donna che amava la vita ed alla quale piaceva il piacere, una donna che non sapeva vivere in modo regolare, organizzato, univoco. Sara era una mente brillante che non si dava la pena di brillare perchè non lo riteneva necessario. Era un'amante insaziabile, allergica ai rapporti amorosi ma pronta a godere del sesso in ogni occasione. 
Una donna libera. 
Una mente libera. 
Un corpo libero. 
Una donna libera che, però, ad un certo punto, perde la sua libertà per scelta. 
Una scelta sbagliata - se ne rendono conto tutti - alla quale è stata guidata proprio da chi l'ha mal consigliata, a chi le ha suggerito una strada senza tener conto del suo vero io, della sua vera indole di donna libera.

Il racconto è affidato ad una voce narrante che nella prima parte del libro mi ha un po' annoiata. Sono sincera. Ad un certo punto mi sono addormentata sul divano. Pensando che ero seduta a leggere nel mezzo del pomeriggio e che non è da me addormentarmi con un libro in mano nemmeno nel cuore della notte, credo che ciò renda bene l'idea. La parte iniziale, quella in cui si racconta della Sara libertina, senza inibizioni a letto, spesso con compagni scelti a caso per una classica botta e via mi è sembrata piuttosto ripetitiva. Credo che si sarebbe resta molto bene l'idea anche senza dilungarsi tanto.

Andando avanti nella lettura, però, ho trovato dei passaggi interessanti come quello in cui la voce narrante si rivolge all'ex marito di Sara, al quale imputa di essere stato troppo tempo accanto a lei e di non averla lasciata libera in tempo utile per permetterle di salvarsi. 

Più di tutti mi ha colpita l'amica-voce narrante che si rivolge alla figlia di Sara. E' un passaggio molto duro, nel quale viene data alla figlia una pesante responsabilità: quella di aver contribuito attivamente e passivamente alla sua rovina. Un passaggio forte, soprattutto se si pensa ai momenti in cui si parla di una bambina che cerca di attirare in ogni modo l'attenzione di una madre che cerca di approfondire la sua conoscenza con un uomo nuovo, un potenziale nuovo padre... Ma è una bambina. Come si può imputare a lei una responsabilità così grande? La si accusa di aver odiato sua madre profondamente ma non è chiaro se ciò si riferisce alla figlia-bambina o alla figlia-adulta (alla morte della madre bambina non lo è più). 
Ad un certo punto, la voce narrante arriva a dire che Sara avrebbe fatto bene a liberarsi di una figlia che le stava rovinando la vita, che avrebbe potuto darla in adozione.

Quello che passa è il concetto dei figli come limiti assoluti per una donna. 
Limiti per la sua esistenza sotto ogni punto di vista.
Eppure Sara scelse di avere un figlio. E' stata l'unica scelta che, secondo me, fece realmente nella sua vita. Evidentemente fu la scelta sbagliata soprattutto se si pensa che - è lei che lo ammette in un dialogo raccontato dalla voce narrante - non ha mai provato amore per quella figlia alla quale la legava, sì, sprito materno ma non amore.

Andata anche in terapia psicoanalitica, Sara aveva acquisito tutti gli strumenti necessari per affrontare il mondo e la sua morte stupì tutti. In apparenza stava bene, si era adattata agli usi sociali e ai nuovi tempi, così diversi dalla sua gioventù. 
Nessuno, però, sapeva esattamente come vivesse, cosa stava accadendo dentro di lei. Il suo comportamento era diventato così normale, così rispettoso delle regole che nessuno si accorse che proprio questo era il segnale di qualche cosa che non andava per il verso giusto. 
Non era lei. 
Era come se stesse tenendo in serbo il meglio per il gran finale. 
Quello che, poi, l'ha portata prematuramente dentro ad una bara.

I capitoli finali riservano una sorpresa anche se - è chiaro - la realtà non cambia: Sara è morta suicida. Lo si sa fin dall'inizio. Quello che non si sa è tutto ciò che l'ha trasformata in una Segreta Penelope piena di sensi di colpa. Piano piano, però, lo si scopre leggendo. 

Per questo consiglio di non lasciarsi impressionare da un avvio piuttosto lento e monotono di un libro che fa anche riflettere sul concetto di normalità, sul rapporto tra madre e figlia, sui legami esistenti tra le persone...

Con questa lettura, che segnalo per il Venerdì del libro di oggi, partecipoalla Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro il cui titolo inizia per S ed anche alla Visual Challenge Upgrade.
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Segreta Penelope
Alicia Giménez-Bartlett
Sellerio Editore
271 pagine
€ 14.00

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