venerdì 23 marzo 2018

Niente è come te (S. Rattaro) - Venerdì del libro

Quanti ce ne sono, in giro per il mondo, di genitori che sono costretti a stare lontano dai loro figli per volontà di quella persona con cui quei figli li hanno concepiti e che, a suo tempo, aveva promesso amore eterno, in salute e malattia, finchè morte non ci separi eccetera eccetera?
 
Tanti.

Alcuni diventano casi noti ed arrivano alla cronaca, vanno in tv, parlano sui giornali. Altri - molti di più - combattono in silenzio spesso senza riuscire a trovare le armi giuste per far valere i loro diritti.

Questo è il tema che viene toccato da Sara Rattaro nel libro Niente é come te e, come racconta lei stessa nelle note finali, si tratta di una storia vera che non è stato semplice narrare. Come non è semplice leggere da parte del lettore che avverte il dolore, la sofferenza, l'impotenza che attanagliano coloro che sono, loro malgrado, i protagonisti.

Margherita è la bambina contesa: strappata al padre italiano da una madre straniera che, di punto in bianco, decide di tornare nel suo paese e di darle un nuovo padre senza venire incontro al padre vero se non in sporadiche occasioni. Ovviamente, per il resto del tempo, lui viene descritto come un uomo incapace di fare il padre e, soprattutto, come un padre che non ha voluto sua figlia.  Una descrizione che, uscita dalla bocca della mamma e arrivata continuamente alle orecchie di una bambina, viene data come acquisita da quelle piccole orecchie e da quel cuoricino smarrito. 

Nel momento in cui a quella mamma succede qualche cosa di terribile che non le permette più di occuparsi di Margherita, scattano dei meccanismi che fanno tornare in gioco quel padre che, di fatto, i panni del padre non se li sente più addosso da tempo da quando, molti anni prima, quella bambina ha smesso di stringere la sua manina attorno alla sua. E' una magra consolazione, per lui. L'unico modo di esercitare il proprio diritto di padre viene garantito nel momento in cui non è più in gioco la madre che lo aveva tagliato fuori... però guarda avanti, nonostante l'amarezza, perchè la felicità di riavere sua figlia è cento volte più grande della delusione.

Francesco è il padre di Margherita. Entrambi hanno sofferto, entrambi ancora soffrono anche dopo che si sono ritrovati. Lui soffre per una figlia che stenta a riconoscere, una figlia della quale ha perso i più bei momenti di crescita, per quell'adolescente che a malapena le parla e che fa fatica a riconoscerlo come padre soprattutto perchè è cresciuta con la certezza di essere stata da lui rifiutata.
Francesco ora ha un'altra donna accanto ma non ha voluto altri figli perchè sarebbe stato come tradire Margherita. Una scelta, questa, che se a lui è sembrata giusta e naturale ha, di fatto, sacrificato le legittime aspettative di Enrica, la sua nuova compagna, quella donna che ha rappresentato una spalla su cui piangere ma che ora è sull'orlo di un crollo emotivo.
La colpa non è certo di Margherita con la quale, tra l'altro, instaura fin da subito un bel rapporto. Il punto è un altro e la sofferenza arriva da lontano.

Margherita, da parte sua, è una ragazzina fragile. Soffre per la perdita di sua madre che non ha mai visto come un mostro ma come una donna amorevole e protettiva. E' un'adolescente sola, incapace di dominare le sue emozioni e pronta a farsi del male pur di dare tregua a quei lupi che le consumano l'anima. 

Questa lettura mi ha trasmesso una profonda tristezza, dall'inizio alla fine. Tristezza dovuta al pensiero di tante situazioni come quella di Francesco e Margherita - alcune delle quali, tra l'altro, sono citate tra un capitolo e l'altro - ma anche dovuta a quella fragilità che emerge da ognuno dei protagonisti. Ognuno a modo suo, è vero, ma le fragilità sono tante e si intrecciano l'un l'altra riuscendo a fatica a trovare reciprocamente ristoro. 
Mi ha trasmetto un'immensa tristezza il pensiero di quella bambina, di quanti pensieri possano aver affollato nel tempo la sua mente, di quanti interrogativi senza risposta (o, magari, con risposte non del tutto vere) le siano rimaste appiccicate addosso. 

Sorge spontanea una domanda, peraltro la stessa che si fa continuamente Francesco: cosa ne sarebbe stato di quel padre e quella figlia se il destino non avesse fatto una scelta così drastica, concretizzatasi con la morte prematura della madre? 

Il libro è ben scritto, l'autrice riesce a dar voce alla perfezione al tormento, alla paura, allo smarrimento, alle tante difficoltà che una situazione di questo tipo provoca su più fronti. 
Mi ha anche colpita l'immagine di un padre che si ritrova spesso a piangere. L'autrice dà conto di un uomo che piange spesso, cosa che solitamente nei libri, nelle storie (siano esse di fantasie che storie vere) non è così marcata. Un uomo fragile anche lui ma non per questo sminuito nella dignità.

Propongo questa lettura per il Venerdì del libro di oggi e partecipo alla Visual Challenge in quanto in copertina c'è una tazza, uno degli oggetti utili per questo mese.

Partecipo inoltre alla Challenge From Reader to Reader 2.0 ringraziando per il consiglio. Ora, però, cercherò una lettura un po' più spensierata ;-)

Da ultimo, ma non per importanza, partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto titolo suggerito per lo spicchio verde.
 

1 commento:

  1. Un argomento difficile, triste e lacerante. Purtroppo conosco da vicino una storia simile ed anche se la signora in questione non è sparita con i figli, il timore che un giorno possa farlo è sempre nell'aria. Sono storie tristi, per i genitori e per i figli coinvolti. Lo leggerò sicuramente.

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