domenica 30 gennaio 2022

Tutto chiede salvezza (D. Mencarelli)

La malinconia è la sua compagna di vita e la sua dannazione. Eh già, perché Daniele si fa prendere dalla malinconia molto spesso e sente di dover superare questo stato di cose per tentativi, cercando ogni volta qualche cosa che l'aiuti a venirne fuori. Perché sente che la malinconia non è una buona compagna di vita: a lei si accompagna un dolore che gli scava l'anima e lui cerca ogni modo possibile per venirne fuori.

Nel momento in cui questo suo tentativo sfocia in un eccesso inaccettabile, scatta per lui un TSO, un trattamento sanitario obbligatorio che lo porta dritto in una struttura ospedaliera destinata a malati di mente. La sua non sarà una destinazione definitiva ma solo un breve periodo della sua vita - che saranno mai sette giorni! - ma questa permanenza lo segnerà nel profondo.

 

 Daniele si trova a condividere questa sua esperienza con degli sconosciuti che ben presto non saranno più tali.

Gianluca sente di essere una donna in un corpo di un uomo con due diverse personalità che si alternano.

Madonnina, questo il suo soprannome, è un automa: invoca continuamente la Madonna - da qui il suo nome - probabilmente nel tentativo di chiedere misericordia per chissà quali peccati.

Alessando è in uno stato catatonico: da un giorno all'altro ha perso il soffio vitale che permette ad ognuno di alzarsi la mattina, muoversi, vivere... Un corpo vuoto, questo sembra su quel letto, con uno sguardo fisso in un punto non meglio definito. E nessuno sa perché gli sia capitato ciò che gli è capitato.

Mario faceva il maestro di mestiere e appara come una persona tranquilla, pronta ad ascoltare e a dare consigli. Sembra del tutto fuori posto ma sono anni che entra ed esce in strutture come quella.

Giorgio ha un dolore grande che lo consuma rendendolo docile come un bambino troppo cresciuto ma, a momenti, aggressivo come un gigante pronto a spazzare via tutto ciò che trova lungo il suo cammino.

Sono diversi l'uno dall'altro ma Daniele sente che tutti, un po', gli somigliano. Tutti portano scritto sulla pelle il male di vivere, ognuno a modo suo, ognuno in modi diversi.

Quello che prova sulla sua pelle, in quella struttura, lo segnerà perché si rende conto che ci sono esistenze che vanno comprese, ascoltate ma in quel posto sembra che tutti vogliano dominarle senza nemmeno dare loro troppa attenzione. 

Loro non vogliono curare, ma depurare, purgare, invece dovrebbero saper dividere la follia buona, costruttiva, da quella cattiva e distruttiva.

Loro non sono altro che i medici e gli infermieri di quel posto che, loro malgrado, si trovano nello stesso girone infernale dei pazienti seppur in una diversa posizione. 

Bastava talmente poco.
Bastava ascoltare, guardare negli occhi, concedere.
Una volta, una sola volta.
Invece non lo hanno fatto.
Perché per loro non eravamo degni di essere ascoltati.
Perché i matti, i malati, vanno curati, mentre le parole, il dialogo, è merce riservata ai sani.
Quando si parla di malattia mentale, cosa vuol dire essere sani? Come si valuta la pazzia, quel modo di essere sopra le righe che spesso viene considerato troppo in fretta un problema? Chi merita di essere ascoltato e chi, invece, va solo dominato. Perché, poi?

Mencarelli accende i riflettori con delicatezza ed intensità sul mondo delle malattie mentali e tocca l'anima di ogni lettore. Daniele, così come i suoi compagni di stanza, lasciano il segno. Emozionano. Fanno venire voglia di catapultarsi in quella stanza per chiedere e donare loro un abbraccio prima di qualsiasi altra cosa. Quelle anime fragili, perché tali le considero, non vanno forse protette anziché soffocate?

Per Daniele è un'esperienza indimenticabile. Un mondo a parte che diventerà per sempre parte del suo mondo perché i tagli di Giorgio non si dimenticano così come non si dimenticano le invocazioni di Madonnina, i silenzi di Alessandro, le unghie laccate di Gianluca, lo sguardo benevolo di Mario. 

Il libro che ho avuto tra le mani è stato doloroso, di un dolore sottile e latente che non esplode con forza per ogni piccolo episodio ma che domina l'intero racconto assumendo toni differenti ma sempre vividi e profondi. Lo stile di Mencarelli è efficace, l'uso del dialetto romano rende i personaggi ancora più umani di quanto non lo siano già. 

Credo di non esagerare nel dire che si tratta di una lettura necessaria, se non altro per riflettere su situazioni che troppo spesso, e con troppa leggerezza, siamo portati a licenziare come pazzia.

Chi non lo è, ognuno a modo suo, un po' fuori di testa? Sia chiaro, nessuno viene maltrattato (vorrei precisarlo perché si potrebbe pensare che sia questo il problema), ma... leggetelo. Capirete e non resterete indifferenti.

Ps. l'autore racconta la sua esperienza, vissuta quando aveva vent'anni, nell'estate del 1994.
Non chiamatelo solo romanzo.

***
Tutto chiede salvezza
Daniele Mencarelli
Mondadori editore
204 pagine
14.00 euro copertina flessibile, 19.00 euro copertira rigida, 9.99 Kindle

L'età straniera (M. Mender)

L'età straniera non è un libro semplice. Non perché la trama sia difficile o intricata... tutt'altro. La trama di per sé è piuttosto lineare. Forse è lo stile di scrittura a complicare le cose, riflesso di una personalità complessa e in cerca del suo equilibrio che si addice, però, perfettamente al personaggio che l'autrice ha inteso rendere al lettore.

Leo vive con sua madre Margherita ed il nuovo compagno di lei, arrivato dopo la morte di suo padre. Su di loro pesa l'assenza di quel padre che è venuto a mancare, scomparso tra le onde del mare. 

Florin è un ragazzino rumeno senza una effettiva famiglia alle spalle e per vivere si prostituisce. 

Nel momento in cui la madre di Leo decide di aiutare questo ragazzino ed ospitarlo in casa con loro per Leo gli equilibri fino ad ora raggiunti cambiano.

Quella quiete raggiunta nella sua solitudine viene spazzata via dalla semplice presenza di quella figura silenziosa che, a dirla tutta, non dà alcun fastidio se non fosse per l'aver invaso con la sua persona i suoi spazi, aver cambiato la routine delle sue giornate, aver reclamato in un modo o nell'altro le attenzioni di sua madre.

Sono coetanei, Florin e Leo. Sono entrambi soli. Perché se anche è vero che Leo una famiglia ce l'ha, si sente solo, fiaccato dal peso di sensi di colpa ed inquietudini proprie di quell'età.

L'io narrante è quello di Leo: voce pungente, ironica, acida a tratti, fin troppo distaccata e critica per nascondere, secondo il mio parere, quel subbuglio interiore che si agita nel suo profondo. Perchè che lo voglia ammettere oppure no, quel ragazzino che è piombato in casa sulla scia dello spirito di crocerossina di sua madre non gli è affatto indifferente come vorrebbe. Ed anche se è scontroso nei suoi confronti, antipatico a tratti, ho letto in Leo un cambiamento, dall'inizio del libro alla fine, soprattutto quando si rende conto che non è Florin il male del mondo. 

Il male del mondo è altrove e, spesso, è ben celato sotto una parvenza di rispettabilità.

Leo non è un personaggio che posso ricordare come simpatico. No, non lo è affatto. Vive un momento particolare della sua vita, però, questo gli va riconosciuto come attenuante perché ho avuto l'impressione che tirasse fuori le unghie a mo' di difesa preventiva per mostrare poi, sul finale, quella sensibilità che è 
rimasta celata, per tutto il tempo, sotto il tentativo di prendere le distanze da Florin, il corpo estraneo.

Stile particolare, dicevo, un po' disturbante ma che, a ben guardare, rende bene la rabbia che può provare un adolescente che si trova  a vivere una situazione di questo tipo.

Personalmente è un libro che non rileggerei.
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L'età straniera
Marina Mander
Marsilio Editore
206 pagine
16.00 euro copertina flessibile, 9.90 Kindle

sabato 29 gennaio 2022

Il mio nome è Nessuno. Il giuramento (V. M. Manfredi)

Valerio Massimo Manfredi è un autore che mi ha fatto ricredere sul genere storico. L'ho già detto più volte. Storie di personaggi storici importanti mi hanno sempre spaventata (perchè ammetto di non aver mai amato la storia) ma quando decisi di leggere Il romanzo di Alessandro grazie alla penna di questo autore mi sono davvero ricreduta. 

 

 Con la storia di Ulisse, o meglio, di Odysseo, ho avuto la conferma di quanto sia la penna a fare la differenza. Manfredi mi ha fatto conoscere un Odysseo che non conoscevo essendomi sempre limitata alle sue tradizionali avventure e a ciò che ci hanno insegnato a scuola. 

Nel primo volume della trilogia Il mio nome è Nessuno ho conosciuto un bambino che dimostra subito di che pasta è fatto. Nella prima parte del libro il ragazzino si contende il ruolo di protagonista con suo padre, quel Laerte che conoscevo solo di rimando ma che la cui figura mi è ora molto più chiara. Il Re di Itaca dimostra di avere una gran fiducia nel figlio, si relaziona con lui quasi come ad un pari e questo non è scontato da parte di un sovrano. Molto interessante anche la figura del nonno di lui, quell'uomo-lupo che spaventa tutti ma che il ragazzino stima e rispetta avendo avuto al suo cospetto una positiva esperienza di caccia. 

Odysseo cresce e diventa uomo. Devo dire che in questa parte ho perso la cognizione del tempo e non sono riuscita a dare un'età a quello che consideravo un ragazzino ma che cresce, matura come uomo e non solo. Probabilmente sono io ad aver letto con distrazione, non dico di no, ma se mi si chiedesse che età abbia Odysseo nel momento in cui presenta ai suoi la sua sposa non saprei dirlo. In questa seconda parte del libro arriva la maturità anche dal punto di vista dipolomatico per il ragazzo che, pur non sentendosi pronto per un ruolo di rilievo, si trova a fare i conti con una nuova vita per lui: quella del Re. E subito dovrà affrontare importanti prove. L'autore è molto efficace nel rendere i suoi personaggi a tratti vividi. Odysseo emerge per la sua diplomazia ma anche per la sua umiltà così come suo padre, che assume un ruolo di secondo piano, continua ad essere il perno della sua esistenza.  Si affaccia il personaggio di Elena che sarà determinante (con Paride e Menelao) per il futuro non solo dei rispettivi popoli ma anche di Odysseo stesso.

Arriva il momento della prova: la guerra. La diplomazia non basta a scongiurare quella che sarà una guerra lunga e sanguinosa, dovuta al rapimento di Elena, moglie di Menelao, da parte di Paride. Rapimento: emergono forti dubbi in merito a tale aspetto visto che si sostiene, da più parti, che Elene abbia seguito di propria volontà Paride abbandonando suo marito senza forzature. La guerra tra Troiani ed Achei che seguirà al fallimento del tentativo di accordo diplomatico tra i due popoli vedrà partecipi molti re (compreso Odysseo) alcuni dei quali periranno sul campo. Di questa guerra io ho sempre saputo molto poco visto che ciò che mi è stato insegnato e trasmesso è sempre stato limitato all'epilogo, con il cavallo di legno. Devo dire che è stato interessante conoscere aspetti che mi mancavano anche se mi sono interrogata a lungo sulle modalità seguite: a nessuno è passato minimamente per il cervello di sentire la versione di Elena considerandola come un oggetto da rivendicare, di appartenenza del marito. E' vero, nel momento in cui lei ha scelto il suo sposo tutti gli altri hanno sottoscritto un accordo affinchè tale unione venisse difesa ad ogni costo, ma il fatto che Elena, la bellissima Elena, non venga tenuta in debito conto se non come "merce di scambio" rende l'idea di quale fosse la considerazione delle donne all'epoca, decisamente fuori moda oggi. Ammetto, però, che io ragioni da donna moderna!!! Odysseo, che è la voce narrante, ammette che la guerra di Troia è la prima vera guerra che si trova ad affrontare visto che fino a quel momento si è sempre esercitato nella caccia o con i suoi istiutori: ora, invece, è arrivato il momento di togliere la vita ad altri uomini e questa cosa non gli piace, pur essendovi costretto dalle circostanze.

La parte finale del libro si dilunga sulla guerra fino ad arrivare all'episodio che tutti noi conosciamo: quello del cavallo di Troia. Le descrizioni delle varie battaglie mi hanno restituito un Ulisse cambiato rispetto all'inizio della guerra quando per lui era quasi un sacrificio personale dover uccidere un uomo e non un animale. Ora è diventato tutto così normale che sembra essere davanti ad una macchina da guerra. Non dico che non provi sentimenti, non è così. Ma è diventato la norma l'atteggiamento che gli chiede la guerra senza troppe sottigliezze soprattutto considerati i tanti anni in cui non ha fatto altro che uccidere. 

Devo ammettere che le parti che mi sono piaciute meno sono proprio quelle che descrivono gli scontri anche se ogni battaglia è diversa dall'altra, ci sono perdite importanti in termini di nomi ma anche in fatto di quantità visto che viene descritta la morte di tante, tantissime persone. 

Probabilmente dai libri di scuola non si riesce ad avere contezza del massacro che può essere una guerra. E poi resta sempre aperto il discorso delle donne considerate come bottino, come premio... ancora una volta mi rendo conto di essere fortunata ad essere nata dove sono nata e in questo periodo storico che, con tutti i suoi mali, non è in un periodo di guerra. Con Ulisse parliamo di un personaggio della mitologia greca, è vero, non di una persona realmente esistita ma il ritratto di un'epoca storica ben precisa, con i suoi usi e le sue contraddizioni, che emerge dal suo mito credo che rispecchi la realtà che è stata.

Sono curiosa di continuare a leggere anche il volume successivo quando - così dovrebbe essere - entreremo nel vivo delle avventure di Ulisse che tutti noi conosciamo.
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Il mio nome è Nessuno. Il giuramento
Valerio Massimo Manfredi
Mondadori editore
353 pagine
12.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle

venerdì 28 gennaio 2022

Aristotele e Dante scoprono i segreti dell'universo (B. Alire Sáenz)

La storia in sé non mi è dispiaciuta ma non ho apprezzato lo stile. Tanti dialoghi brevi, brevissimi... il modo di dialogare con dei botta e risposta che a tratti lascia interdetto il lettore quando avrebbe, invece, bisogno di sapere qualche cosa di più. Ecco, questo mi è piaciuto poco in un libro che affronta anche efficacemente il tema dell'omosessualità e del diverso modo di fare i conti con ciò da parte dei due protagonisti. 

Aristotele Mendoza e Dante Quintana: sono loro i protagonisti che, con le rispettive famiglie, vivono a El Paso dopo essere emigrati dal Messico. 

Aristotele ama la solitudine e vive nel silenzio, in una famiglia che sembra aver fatto proprio dei silenzi la parola d'ordine. Silenzio per non riaprire vecchie ferite, silenzio per non lasciarsi andare alle emozioni, silenzio per rispettare il silenzio dell'altro: sono diversi i motivi per i quali è il non dire a farla da padrone in casa Mendoza. Ed anche se Aristotele soffre di tutto ciò, anche se vorrebbe fare tante domande ai suoi genitori soprattutto sull'esperienza in Vietnam del padre e su quel fratello che nessuno nomina più perchè in carcere, è stare in silenzio ciò che sa fare. Ed è quello che fa.

Dante ha un carattere diametralmente opposto: espansivo e solare, trova in Dante un amico vero e ben presto gli manifesterà i suoi sentimenti che vanno oltre l'amicizia. A Dante piace baciare i ragazzi e non l'ha mai detto ai suoi ma a Dante sì. Lo ha detto a quel ragazzo nei confronti del quale sente un sentimento profondo ma verso il quale nutre, in primis, un profondo rispetto. Dante non ricambia i suoi sentimenti perché a lui baciare i ragazzi non piace. E Dante lo rispetta pur essendo sempre trasparente  con lui.

Ciò che più mi è piaciuto di tutto il racconto è quella delicatezza che Dante manifesta nei confronti di quel ragazzo che sente di mare più di sé stesso. E mi è piaciuto il ruolo della famiglia di Ari: due genitori che, pur avendo fatto del non dire il proprio modo di vivere, conoscono bene il loro ragazzo e lo aiutano a trovare sé stesso.
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Aristotele e Dante scoprono i segreti dell'universo
Benjamin Alire Sáenz
Mondadori editore
360 pagine
19.00 euro copertina rigida, 9.99 Kindle

giovedì 27 gennaio 2022

La stazione (J. De Michelis)

 


La stazione è, da sempre, considerata un crocevia d’esistenze.

Chi parte per un domani migliore, chi torna dopo un periodo difficile, chi aspetta un amore da troppo tempo lontano, chi è pronto a dare un taglio netto con il passato, chi sbuffa perché avrebbe voluto dormire un’ora in più, chi è in ritardo e non vede l’ora di essere altrove… tutte esistenze che si incrociano e si sfiorano su quei binari, in quelle sale d’attesa, alla fila in biglietteria. A volte, capita, gli sguardi restano persi nel vuoto dell’indifferenza più totale. Altre volte, invece, c’è tempo per un sorriso, per una gentilezza, per un saluto anche ad uno sconosciuto.

La stazione è anche luogo di viaggi per eccellenza. Come quello di un gruppo di ultras che incenerisce tutto ciò che incontra lungo il cammino o come quello di Sonia che si lascia alle spalle un passato difficile ed è su quel vagone per guardare con fiducia ad un futuro tutto nuovo.

O come quello di Cardo, alias Riccardo Mezzanotte, che in quella stazione è arrivato per punizione, in forza alla Polizia Ferroviaria dopo un passato turbolento. Il suo è un viaggio all’inferno: se pensava che il suo incarico alla Polfer sarebbe stato noioso si sbagliava di grosso e ne ha una prova, giorno dopo giorno, quando si trova a tu per tu con il ventre nascosto di quel luogo. Un posto angusto, misterioso, buio dove, invece, brulicano esistenze di cui non sapeva nulla. Sono rifiuti della società? Oppure no? Sarà lì che ha trovato il suo habitat naturale il male? E di che entità può essere, questo male?

Il viaggio, infine, può essere come quello di Laura che sente in modo particolarmente intenso le emozioni altrui tanto da stare male ogni volta che quel dono, dal quale sua nonna l’ha aiutata a schermarsi, prende il sopravvento. Un viaggio in esistenze difficili, in vite sull’orlo del baratro ma anche nei ricordi di un passato che è ancora vivo tra le pareti di quel posto che resta sconosciuto ai più.

La storia narrata dall’autore in oltre 800 pagine è adrenalinica e ricca, ricchissima di informazioni che sono tutte come dei tasselli, più o meno grandi, di un grande puzzle che va a comporre non una ma tante avventure concatenate, tutte ad alta tensione, dove anche il sovrannaturale fa la sua parte, oltre che le intuizioni e le abilità umane necessarie per arrivare a capo di casi difficili.

È una trama ben costruita, con elementi del passato che si incastrano alla perfezione a tutto il resto dando conto innanzitutto di personalità complesse – in primis quella di Cardo e Laura – ma anche di storie che catturano.

La mole del libro (letto in collaborazione con Thrillernord) non è indifferente ma se questo può rappresentare un ostacolo materiale, con un tomo che non si può agevolmente pensare di portare in giro in borsa, non offre assolutamente una storia pesante o ridondante. Tutt’altro. Ho avuto l’impressione che anche quegli episodi apparentemente slegati dal resto (penso al viaggio dei tifosi che apre il libri) nel complesso erano tessere importanti dell’insieme, dando un senso – anche dopo parecchie pagine – a sviluppi inaspettati o a dettagli non trascurabili. Leggendo le avventure di Cardo ho avuto ogni volta l’impressione di essere arrivata alla fine della storia con ancora troppe pagine da leggere per rendermi conto, puntualmente, che la storia era tutt’altro che finita.

Molto ben delineato il rapporto di Cardo con il suo defunto padre, cardine fondamentale di tutta la storia anche quando si può avere l’impressione che non sia così. La parte sovrannaturale non ci stona per niente, anzi… quella sensazione che sia tutto troppo difficile da credere pian piano svanisce.Un romanzo dove niente è di troppo e dove ogni esistenza è importante, anche quella considerata più infima ed insignificante per i più.
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La stazione
Jacopo De Michelis
Giunti Editore
876 pagine

19.00 copertina flessibile, 12.99 Kindle

martedì 25 gennaio 2022

Il bosco di là (L. Marone)

Una novella: così lo stesso autore, Lorenzo Marone, intervistato all'interno della rassegna Pordenonelegge ha definito la sua ultima fatica letteraria. Un lavoro diverso dal suo solito ma che riprende un po' il personaggio protagonista del libro precedente ne La donna degli alberi.

In questa novella Marone dimostra di non avere difficoltà ad allontanarsi dalla sua comfort zone ed è abile nel dare intensità ad un racconto di poche pagine che, però, consegna ai lettori un personaggio di grande spessore. 

É una storia dolorosa e magica allo stesso tempo così come lo è Matteuccia, la protagonista: una donna che serba un grande dolore ma che ha una dote speciale, quella di parlare con la natura che la circonda e rapportarsi con lei come sua pari. Non con gli uomini, no. Con loro non parla. E proprio per questo viene considerata diversa, un po' matta. A confermare quest'ultima sua caratteristica sarebbe proprio il fatto che riesce a percepire ciò che a tutti gli altri resta indifferente. La sua è una magia che arriva proprio dal dolore che le ha forgiato l'anima e che l'ha seguita per tutta la sua esistenza. 

Ora che è anziana, dopo aver convissuto per tanto tempo in solitudine con il suo dolore in compagnia solamente di alberi ed animali, è il momento di affrontarlo e liberarsene, per quanto possibile. 

Marone riesce a tenere alta l'attenzione del lettore su un personaggio che colpisce sia nel presente (il presente di Matteuccia è il 2005) che nel passato (quel 1943 nel quale si arroccano i suoi ricordi di bambina). Una donna dalla personalità credibile, una persona strana agli occhi degli altri, una donna fondamentalmente sola se si pensa alla solitudine umana ma ricca di compagnia se si pensa al suo rapporto con la natura che la circonda.

Il suo grande dolore l'ha indotta ad affinare la sua sensibilità nei confronti degli altri esseri viventi: parla con le piante, si intende con gli animali, con chi regola gli eventi atmosferici che, spesso, arrivano anche in suo aiuto. La sua è una dimensione magica che fa pensare alla favola ma che è un invito a cambiare il modo di vivere la propria vita e di trasformare l'indifferenza per la natura (che purtroppo è molto comune nella società odierna) in un rapporto più stretto, più intimo, salvifico. 

In questa novella Marone inserisce riferimenti storici ben precisi: Matteuccia è stata una delle tante donne che hanno lottato, in tempo di guerra, facendo la staffetta partigiana. Lo ha fatto per stare vicina a suo padre, è vero, ma anche spinta dalla volontà di rendersi utile nella lotta contro il nemico. A questo periodo storico sono legati ricordi tragici, violenti, che l'hanno segnata nell'anima. Un dolore grande, profondo che ha portato con sé per tanti anni tacendo al mondo la sua sofferenza che, non per questo, ne è risultata meno grande. 

Sulle prime mi sono trovata un po' spiazzata nel leggere questo racconto. Ho fatto fatica a trovare una dimensione temporale e a dare concretezza al racconto, mi sono trovata davanti ad un autore diverso da quello che mi aspettavo. Poi andando avanti ho capito e mi sono anche commossa davanti a questo personaggio al cospetto del quale mi sono sentita piccola piccola. E mi sono convinta, una volta di più, della necessità di ascoltare anche il silenzio degli altri che credo sia sempre pieno di tante parole, anche quando non viene espresso.

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Il bosco di là
Lorenzo Marone
Aboca Edizioni
136 pagine
16.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

domenica 23 gennaio 2022

Accade (V. Gaio)

Ormai è prassi consolidata che i libri che mia figlia mi chiede di comprare per lei passino anche per le mie mani. Un po' per curiosità, un po' anche per capire se sono effettivamente adatti a lettrici della sua età.

 

Questa volta con Accade è stata più la curiosità di capire cosa ci potesse essere scritto in quel librino piccolo piccolo ispirato, com'è chiaro dalla copertina, al tema dell'amore.

Ebbene, ho trovato delle brevi, brevissime storie nelle quali è l'amore a fare da liet motif ma con parecchi luoghi comuni e pensieri che, sono sincera, non mi hanno lasciato niente.

I protagonisti hanno negli occhi e nel cuore sentimenti profondi e la perdita segna ognuno in modo diverso ma devo dire che non sono riuscita a capire dove volessero arrivare quelle piccole storie che non consegnano al lettore alcun personaggio di spessore (in storie di due paginette l'una sarebbe stato davvero difficile) e tantomeno emozioni. Per me è stato così.

Non basta inserire la parola amore o sentimento o emozione all'interno di un testo per toccare le corde del cuore di un lettore.

Mi sono sembrati più che altro appunti veloci, pensieri che si scrivono sul diario durante l'anno scolastico lavorando anche di fantasia o, magari, raccontando la storia di qualcuno che si conosce o che ispira la propria immaginazione ma nulla di più. 

Le considerazioni finali, l'invito ad amare prima di tutto noi stessi perchè è da lì che arriva la forza di guardare avanti mi sono sembrate davvero scontate.

L'unica cosa che mi è piaciuta sono le pagine bianche, finali, dove il lettore viene invitato a scrivere la propria storia... un invito ad aggiungere la propria storia d'amore a quella degli altri.

Nulla da dire in merito al prodotto editoriale che mi è sembrato curato e gradevole tra le mani ma le storie che vi sono inserite non mi hanno coinvolta. Non ci ho trovano niente di originale. Probabilmente è un mio limite... magari lo rileggerò in un momento più favorevole.

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Accade
Vittoria Gaio
Berica Editrice
88pagine
12.00 euro, 6.50 kindle

sabato 22 gennaio 2022

Agata De Gotici e il fantasma del topo (C. Riddell)

Non capisco il perché del titolo, in questa storia. Mi aspettavo che quel topolino fantasma fosse il fulcro del racconto invece compare (diciamo compare, ma essendo un fantasma nemmeno compare in modo chiaro) ma la vicenda va in tutt'altra direzione.


Io l'avrei intitolato Agata De Gotici e il Club della Soffitta... avrebbe avuto più senso ma, ovviamente, si tratta di un'osservazione del tutto personale. 

Però tant'è. Accanto ad Agata, che vive in un enorme palazzo con suo padre e personale di servizio di diversa foggia e fattezze, non è il topolino il protagonista ma una serie di personaggi che la ragazzina ha avuto sempre attorno ma dei quali non si è mai accorta. Si tratta del personale di servizio, principalmente, oltre che a due giovani ospiti che rappresentano, nel complesso, una squadra affiatata e sprezzante del pericolo.

Eh già, perché la ragazzina si troverà ad affrontare una situazione potenzialmente pericolosa tra le mura del palazzo di suo padre con l'aiuto di personaggi bizzarri ma di gran cuore. 

Si tratta di un libro per ragazzi che si presenta molto bene e ammetto che quando l'ho comprato per mia figlia mi sono lasciata attirare dalla copertina rigida e nera con decori argento, pagine viola e quel pizzico di mistero che ho avvertito prendendo il volume tra le mani. Se non ho capito male Agata è la protagonista di una serie ma non mi sono curata, all'epoca, di iniziare dal principio. Volevo solo proporre a mia figlia una lettura fuori dalla sua comfort zone ma... credo che non l'abbia mai letto così ho voluto togliermi io la curiosità di capire di cosa stessimo parlando.

Agata è una ragazzina dolce e delicata, intelligente e coraggiosa. Trovo che sia un esempio positivo per giovani lettori anche se, a dirla tutta, non è poi del tutto ubbidiente. Sfido io, però, ad essere ubbidiente quando qualcuno pianifica la tua vita già dalla scelta dei vestiti che devi indossare ogni mattina!

Insomma, la vita a palazzo non è poi così rose e fiori come si può pensare e le avventure non mancano anche quando tutto sembra ben pianificato nei minimi dettagli. Questa avventura lo dimostra. Avventura che può mettere paura ai giovani lettori? Ma no... li coinvolge nelle varie peripezie con personaggi bizzarri, questo si, ma non c'è niente di terrificante se non le ambientazioni un po' dark che vengono proposte ma nulla più.

Interessanti le note che vengono proposte di tanto in tanto per fornire spiegazioni, più o meno fantasiose, a termini e situazioni che arricchiscono la storia. Sono delle note a piè di pagina scritte dal piede amputato di un famoso scrittore che perse il suddetto piede nella battaglia di Baden-Baden-Wurtenmberg-Baden ed è proprio un piede mozzato l'immagine che le identifica!

Consigliato per giovani lettori che vogliano vivere avventure ambientate in un palazzo spettrale ma nel quale si snodano personaggi divertenti seppur bizzarri, ai quali non manca di certo il coraggio.
***
Agata De Gotici e il fantasma del topo
Chris Riddell
Il Castoro
219 pagine
14.50 copertina rigida

giovedì 20 gennaio 2022

Red. Trilogia delle gemme vol. 1 (K. Gier)

Nessuno l’ha preparata per questo ma Gwendolyn Shepherd, un’adolescente come tante altre, studentessa all’esclusiva scuola Saint Lennox dei tempi nostri ha la capacità di viaggiare nel tempo.

Non è una caratteristica nuova alla sua famiglia, questa, visto che quello che viene definito “il gene” che permette tale particolarità si tramanda di generazione in generazione. Ciò permette, dunque, di preparare il potenziale erede in maniera adeguata ma in questo caso c’è stato un errore. Tutti pensavano che fosse sua cugina Charlotte la predestinata, in attesa dei primi segni di tale dono ma… non è così.

Gwendolyn fa anche fatica a convincere tutti gli altri dell’errore e di essere lei ad aver ereditato il gene; allo stesso tempo è del tutto impreparata a gestire questa situazione, non ha nessuno strumento a sua disposizione che non sia la compagnia di Gideon de Villers, suo compagno di viaggio. Bello e affascinante, il ragazzo le sarà accanto nei suoi viaggi e nella sua missione. Eh sì, perché Gwendolyn scoprirà di essere la dodicesima di 12 viaggiatori nel tempo, appartenuti a diverse epoche e di dove portare a termine una missione ben precisa che non svelo per non spoilerare più di tanto.

Basti dire che la storia è scorrevole ed a tratti divertente, Gwendolyn si fa voler bene, un po’ impacciata  com’è, ed anche se non è una lettura particolarmente impegnata credo di poter dire che il primo volume della trilogia – perché questo è – apre le porte su un’affascinante possibilità, quella dei viaggi nel tempo, che non possiamo negare abbia catturato l’attenzione di molti nel corso degli anni.

 

É una storia di fantasia ben strutturata che fa quasi venir voglia di accompagnare i due ragazzi a spasso nel tempo.

La stessa concezione temporale è particolare visto che il tempo scorre in modo diverso nel presente e nel passato... insomma, bisogna immergersi nella lettura per entrare per bene nel meccanismo della storia i cui ingranaggi, secondo il mio parere, girano nel verso giusto per chi è alla ricerca di un fantasy d'intrattenimento in cui non manca un pizzico di mistero, una buona dose di avventura e di coraggio ma anche la freschezza degli amori adolescenziali che, tra i vari protagonisti, non mancano. Non c'è da aspettarsi un capolavoro, sia chiaro, ma un fantasy gradevole.

Se leggerò anche il seguito? Bhè... per sapere come va a finire la storia è d'obbligo. Magari lo farò tra una lettura più impegnativa e l'altro, in modo da poter staccare lasciandomi andare a sana, pura fantasia.
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Red. Trilogia delle gemme vol. 1
Kerstin Gier
Corbaccio editore
329 pagine
12.90 copertina rigida, 12.00 euro copertina flessibile, 5.99 Kindle

mercoledì 19 gennaio 2022

L'inquisito (G. Saviane)

Ve la ricordate la collana 1000 lire dei tascabili economici Newton? Ai più giovani non lo chiedo affatto, non potrebbero. Io me la ricordo bene così come ricordo che comprai, all'epoca, diversi titoli che poi sono rimasti in un angolo senza che nessuno si curasse di loro. A distanza di tanto tempo nel sistemare tra gli scaffali ne ho ritrovati alcuni e, con una tazza di tisana fumante in mano, ho voluto togliermi una curiosità e leggerne uno.

L'inquisito, di Giorgio Saviane, pubblicato nel 1994.

É un libro che non arriva alle cento pagine, a dire il vero, e non è nemmeno di semplice lettura. Non per lo stile di scrittura (ne ho letti di più complicati pur essendo più moderni) ma per il tipo di narrazione scelta, legata al messaggio che l'autore mi è parso volesse trasmettere.

Il protagonista, voce narrante, è un uomo accusato ingiustamente e sul punto di subire un processo per un crimine mai commesso. L'intera storia si snoda su due piani: quello reale, concreto, che vede l'uomo alle prese con delle accuse ben precise e una denuncia scritta nero su bianco e quello psicologico, ben più complicato, a ben guardare. Eh sì, perché il fatto di essere sottoposto ad un processo, per di più essendo innocente, provoca una sofferenza tale al protagonista da renderlo delirante.

Una denuncia è stata sporta per cui gli ingranaggi della giustizia si sono messi in moto. Allo stesso tempo, la sfera psicologica dell'uomo finisce in un vortice di sogni, immaginazione, incertezze, la ricerca di qualche punto fermo.

Ne emerge un racconto che somma il reale all'immaginario che, lo ammetto, ho fatto fatica a seguire come se io stessa fossi finita in un vortice di figure, di forme e di colori che tentava di risucchiarmi. 

L'assoluzione, nel momento in cui arriverà e se arriverà, non toglierà nulla alla sofferenza provocata dal sorgere e dallo svilupparsi della procedura così come nulla toglierà alla sofferenza di tutti coloro che, all'inquisito, stanno attorno: un'assoluzione, qualora arrivasse, cancellerebbe forse la disperazione in cui i familiari sono caduti al momento del nascere delle accuse? Restituirebbe i giorni sereni persi nei meandri di un dubbio che è stato alimentato di giorno in giorno dall'impianto accusatorio? 

L'informazione di garanzia non si porta forse dietro nell'immaginario collettivo una diffidenza che difficilmente potrà cadere, in caso di esito positivo? Il dubbio che viene alimentato sull'integerrimità del protagonista non è forse già una condanna?

E quando l'inquisito arriva a dire "...vorrei essere colpevole per respirare" non dice forse qualche cosa di comprensibile? Ecco, al di là della difficoltà di lettura, della confusione che arriva dall'alternarsi tra il reale e l'immaginario, è su questo che il romanzo invita a riflettere. E non è poi una materia sorpassata, tutt'altro. Se pensiamo ai tanti casi di errore giudiziario che hanno tenuto sotto scacco per anni persone innocenti, portandone alcune nella tomba, appare tutto tristemente attuale.
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L'inquisito
Giorgio Saviane
Tascabili Economici Newton
pag. 84
1000 lire

domenica 16 gennaio 2022

Noi (W. Veltroni)

Quattro generazioni della stessa famiglia si raccontano, in anni differenti. Le loro esistenze si intrecciano inevitabilmente, i ricordi si materializzano, le loro voci si accavallano. 

Giovanni, Andrea, Luca e Nina vivono in epoche diverse la loro adolescenza e quello che ne esce è il quadro di un anni fatti di prove importanti, di scelte, sacrifici, esperienze, errori, successi, ricordi, legami.

Ognuno si porta dietro l'eredità di chi lo ha preceduto, ognuno lascia il segno a modo suo così come l'autore lascia il segno. Eh già, lo devo ammettere. Conoscendo Veltroni sotto una diversa veste, non avendolo mai incontrato come autore lungo il mio cammino di lettrice, devo ammettere di avere preso il suo libro tra le mani senza troppe aspettative ma gli devo riconoscere il merito di avermi sorpresa.

Con la storia della famiglia Noi, perché è quello il cognome che portano i protagonisti, l'autore permette al lettore di fare un viaggio lungo la storia calando i personaggi in vicende realmente accadute (a parte Nina, che merita una citazione a parte vivendo nel 2025) e che hanno lasciato il segno nella storia della nostra Nazione.

La storia di Giovanni, bambino, si svolge nel 1943 e siamo nel mezzo di una guerra che non necessita di molti chiarimenti per rendere l'idea. Quella di Andrea è ambientata nel 1963 quando il ragazzino si trova catapultato nell'Italia del boom, dello sviluppo economico quando i ricordi del ventennio precedente sembrano lontani ma non lo sono affatto per le persone che hanno vissuto quelle vicende sulla loro pelle. Nel 1980 è ambientata, invece, la storia di Luca che vive con occhi di bambino momenti difficili come gli attentati delle Brigate Rosse o il terremoto in Irpinia. Fatti reali, pezzi di storia che l'autore propone in punta di penna senza calcare la mano ma, allo stesso tempo, senza romanzare avvenimenti importanti e tragici per tutti. 

Devo dare merito a Veltroni di aver sapientemente inserito i protagonisti in momenti storici importanti senza rendere nulla sopra le righe, anche le storie d'amore (che essendo una famiglia inevitabilmente caratterizzano la narrazione) non vengono mai tinte di quel rosa eccessivo che in altri generi di romanzo assumono con grande facilità ma assumono i toni delicati di storie destinate a fiorire. Con una scrittura scorrevole ed efficace, somma fatti di cronaca a vite di persone che vivono quei fatti sulla loro pelle o, comunque, molto vicino alle proprie esistenze. 

Nina merita una citazione a parte: il racconto che la riguarda è più breve degli altri ma il quadro del 2025 che viene dipinto è decisamente molto attuale. Se consideriamo che Noi è stato pubblicato nel 2009, leggere di un'epoca in cui le persone sono controllate in tutto e per tutto, dove la socialità è ridotta ai minimi termini, dove le forze dell'ordine vigilano affinché non si ritrovino più di dieci persone nello stesso posto, dove il ritocchino estetico è all'ordine del giorno e ci si incontra grazie a dei giochi virtuali che permettono di conoscere gente bhé... è decisamente molto attuale! Un mondo, quello che l'autore ha immaginato, che non è poi così lontano dalla realtà dell'epoca in cui Nina, di fatto, vive.

L'intreccio delle esistenze dei vari personaggi (che sono tanti, ma parliamo di quattro generazioni ed è evidente che sia così), che non svelo per non spoilerare, è reso in modo efficace tanto che quel finale che sembra mancare al termine di ogni capitolo per passare al periodo storico successivo viene poi svelato più avanti, quando meno ce lo si aspetta, nelle vicende ambientate anni dopo. 

Libro molto originale, scrittura molto gradevole e rispettosa delle importanti vicende storiche narrate, personaggi credibili e storia che mi ha catturata. Quello che secondo il mio parere resta meno approfondito è il personaggio di Nina di cui si sa davvero poco: l'autore descrive più le caratteristiche del periodo storico che sta vivendo di quanto non descriva la sua personalità e se avesse fatto uno sforzo in più per colmare questa lacuna sarebbe stato un libro perfetto.
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Noi
Walter Veltroni
Rizzoli editore
pag. 347 pagine
7.99 Kindle - 10.50 euro copertina rigida

giovedì 13 gennaio 2022

La signorina Crovato (L. Boccardi)

Luciana è una bambina che impara presto a fare i conti con le difficoltà della vita. 

Vive in un periodo storico particolare, siamo a Venezia nel 1936, e in una famiglia che si trova a vivere diverse vicissitudini in un contesto sociale in continuo cambiamento. 

Si troverà ben presto a fare i conti con quella che sarà definita, da tutti, la disgrazia: un incidente che segnerà la vita di suo padre e di tutta la famiglia, di riflesso, con una madre che è costretta ad arrangiarsi per tirare avanti e lei che vuole fare la sua parte imparando a fare di tutto. 

Si tratta di un romanzo di formazione che racconta la crescita, non solo fisica, della bambina: a segnare la sua infanzia e la sua adolescenza saranno una serie di distacchi, di separazioni che le bruciano sulla pelle come veri e propri abbandoni. Un libro autobiografico che - per ammissione della stessa autrice - è il primo di una trilogia e lo si capisce alla perfezione visto che il finale lascia nel lettore la necessità di sapere altro, di conoscere quale sarà la strada che si spiana davanti a quella bambina.

Luciana si sente sola e ogni volta che riesce a trovare un legame, una sintonia con la realtà familiare con cui entra in contatto, all'improvviso quel legame viene reciso come se non potesse meritare un equilibrio o qualche cosa di simile a quella famiglia che sente di aver perduto.

Ma è davvero così? Luciana ha davvero perduto al sua famiglio o ogni allontanamento è una sorta di protezione dagli effetti che la disgrazia possono provocare anche su di lei? Non è semplice dare una interpretazione di questo tipo a ciò che le accade soprattutto tenendo conto che si tratta di una bambina. E proprio perché è lei la voce narrante la sua storia è raccontata in modo semplice e lineare, anche con quel pizzico di ingenuità che, se fosse mancato, avrebbe reso artefatto un racconto di questo tipo.

Ho molto gradito i capitoli brevi, i titoli esplicativi ed il punto di vista della bambina che cerca di dare un perché a ciò che le accade. Così come ho molto gradito la presentazione che l'autrice fa dei tanti personaggi che entrano in scena con indicazione di parentele e caratteristiche dell'uno o dell'altro. Una presentazione d'obbligo, questa, per non perdersi tra i tanti personaggi che vengono citati. 

Cresce, Luciana, e dimostra di essere in grado di sfruttare al meglio i suoi talenti affrontando prove che non dovrebbero presentarsi ad una bambina così piccola. La sua è un'infanzia rubata me è anche la consapevolezza che ognuno ha un posto ben preciso nel mondo e che nulla accade per caso così come nulla arriva dal cielo. Non un lavoro, non la stabilità economica ma nemmeno un gesto d'affetto, una carezza.

Il libro è un racconto molto personale che arriva dalla stessa autrice-protagonista che, purtroppo, è venuta a mancara ieri: un viaggio nei ricordi della sua famiglia che mi ha fatto pensare alle tante storie analoghe che ognuno dei nostri nonni potrebbe raccontare.

Nelle intenzioni dell'autrice, La Signorina Crovato doveva essere "...il primo libro di una trilogia che va da metà '800 ai suoi 18 anni. Poi dai 19 anni ai 60 anni come ha raccontato in 'Dentro la vita' e infine alla vecchiaia".

Ps. bellissima la copertina, autoritratto dell'autrice del 1934, immagine che ho ritrovato tra le pagine, nelle precise descrizioni offerte con quei due occhioni pronti a mordere la vita pur nelle difficoltà.

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La signorina Crovato
Luciana Boccardi
Fazi Editore
340 pagine
18.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

mercoledì 12 gennaio 2022

La felicità del lupo (P. Cognetti)

 

 É la montagna la protagonista assoluta del libro di Cognetti, La felicità del lupo

Lo è almeno secondo il mio punto di vista perché è lei che, oltre ad offrirsi al lettore grazie alle efficaci ed emozionanti descrizioni, ha un ruolo fondamentale nella storia di tutti i personaggi che compaiono.

Per Fausto è un luogo in cui dare un taglio netto con il passato, con una moglie che oramai non è più tale, con il suo mestiere di scrittore che non lo soddisfa più, con opere nelle quali non si rivede... É linfa vitale per un nuovo capitolo della sua vita dove trovare nuovi compagni d'avventura ma anche dove fare pulizia interiore per aprirsi al futuro. In montagna ha trovato un lavoro come cuoco ed anche la possibilità di una nuova storia: per il momento gli basta.

Per Silvia è la tappa di un percorso di vita che non le è ancora chiaro. Cerca emozioni ad alta quota, ha voglia di esplorare, di conoscere, di ampliare i suoi orizzonti ma è pronta per altro?

Per Babette è un'esperienza lavorativa che potrebbe anche finire, sacrificata sull'altare di un viaggio che la vedrà lasciare tutto per paesi lontani. Sarà un addio definitivo?

Per Santorso è il luogo della sua solitudine, il luogo dell'anima, la pace. Lui che vive in disparte, che ha trovato in Fausto un inaspettato amico ma che è profondamente solo proprio come ognuno di quegli alberi che è chiamato a trovare la sua felicità nel luogo da cui non si può spostare: l'albero perché la natura vuole così, Santorso per scelta. 

Sono esistenze che si incrociano in una storia che non riserva grandi colpi di scena ma che è ricca di emozioni, soprattutto quelle che arrivano dalla natura circostante con i suoi segreti, i suoi pericoli, le sue meraviglie.

La parte che mi ha maggiormente emozionata è quella nella quale si racconta di un incidente ad alta quota (non faccio spoiler di nessun tipo): l'autore non riserva moltissimo spazio a questa vicenda che tocca i protagonisti solo di riflesso ma mi sono sentita molto vulnerabile nel leggere quei passaggi visto che è di qualche giorno fa una tragedia che ha toccato la mia comunità proprio per via della morte di un ragazzo che è scivolato lungo un dirupo, sui Sibillini. Si tratta di una vicenda secondaria, nel libro, ma mi ha molto toccata. L'autore riesce a rendere la vicenda senza voler impietosire il lettore, dando conto di come situazioni di questo tipo siano legate alla natura stessa della montagna, ai suoi pericoli, ai suoi silenzi, alla sua vastità. Eppure non lo fa con freddezza e arriva al cuore soprattutto se è già un tantino dilatato per un dolore recente.

Coinvolgenti le descrizioni degli ambienti in cui i protagonisti si muovono e non mi riferisco solo alla montagna. Quando Fausto affronta un viaggio verso Milano emerge chiaramente la differenza di ambientazione che si lascia alle spalle e quella che trova in città. Merito delle descrizioni. 

Una particolarità mi ha colpita ma non mi ha disturbata: Cognetti non usa virgolette di nessun tipo per i dialoghi ma questo non rende né difficile la lettura né confuso il racconto. L'abilità dell'autore sta nel rendere tutto così intimo e familiare da permette al lettore di immedesimarsi nelle situazioni e non serve rimandare a chi dice cosa... lo si comprende e basta.
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La felicità del lupo
Paolo Cognetti
Einaudi Editore
152 pagine
18.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

martedì 11 gennaio 2022

Non dirmi che hai paura (G. Catozzella)

Non dirmi che hai paura è stata una lettura condivisa con mio figlio che, in prima liceo, lo ha letto come compito mensile assegnato dalla professoressa di italiano. 

Dopo Nel mare ci sono i coccodrilli gli è arrivato tra le mani un altro libro importante, dal grande impatto emotivo. Perché la storia di Samia è un storia dolorosa, che trafigge l'anima. Ne abbiamo parlato, a lettura ultimata, e devo dire che è stato un bel momento di confronto.

Quella narrata non è solo la storia di Samia, la protagonista del libro, ma è la storia mi migliaia, milioni di persone che sono scappate da un territorio in guerra con il sogno di conquistare la libertà, una vita dignitosa, un futuro a conclusione di quello che viene chiamato il "viaggio della speranza".

Samia è nata con la guerra. I coprifuoco, le sparatorie, la paura, le limitazioni e gli obblighi sono stati suoi compagni di giochi, in senso figurato, ovviamente. Perché di tutto si può parlare meno che di giochi. I suoi occhi e le sue orecchie hanno visto e sentito da sempre colori, forme e suoni legati alla guerra come se fosse una condizione di normalità.

Samia e Alì: un amico fraterno, un bambino che come lei inizia a sognare una nuova vita dove la libertà possa essere all'ordine del giorno e, soprattutto, lo siano la pace, la serena convivenza tra i popoli. Appartengono a due clan in guerra da anni, Samia e Alì, così come i loro genitori e le loro famiglie. Clan in guerra da prima che loro nascessero per una rivalità che, però, le rispettive famiglie non hanno mai alimentato vivendo sotto lo stesso tetto - affittuari della stessa abitazione - ma soprattutto creando un rapporto d'amicizia e stima reciproca, capaci di andare oltre le rivalità arrivate da chissà dove. 

La famiglia è un elemento importante della storia. Lo è per Samia che è stata incoraggiata ad inseguire i suoi sogni nonostante la consapevolezza che ciò avrebbe potuto essere pericoloso. Lo è per Alì cresciuto senza una madre e costretto a fare i conti con una realtà più grande di lui.

Samia ha un sogno: quello di correre di vincere alle Olimpiadi. Per questo è pronta a lottare, a conquistarsi il diritto di sognare. Ben presto, però, Al Shabaab riesce a radere al suolo la speranza di un intero popolo: all'improvviso tutto quello che era possibile, pur con fatica e sacrificio, diventa impensabile. Improvvisamente il sogno, la speranza e la liberà vengono cancellati con un'unica mossa: vietato ascoltare musica, vietato girare liberamente per le strade, chiusi i cinema, non più abiti dai colori sgargianti, antiche tradizioni cambiate... Il popolo somalo viene completamente sradicato dal suo passato e deve sottostare a nuove regole, sempre più ferree...

Nonostante tutto Samia vuole perseguire il suo sogno e vuole farlo nella sua terra. Ci prova, con tenacia. con la forza di volontà di una guerriera... ma si rende conto che l'unico modo per arrivare alle Olimpiadi del 2012 è quello di lasciare la sua terra. Affronta, seppur a malincuore, quel Viaggio che in tanti hanno fatto... il Viaggio verso la libertà. Viaggio con la lettera maiuscola, non è un errore: non è un semplice viaggio ma è un pezzo che non può essere minimizzata in alcun modo.

Un viaggio terribile, che mi ha rattristata ed anche fatta arrabbiare, mi ha commossa e mia fatta sentire impotente. Ancora di più al pensiero che quella di Samia Yusuf Omar è una storia vera. 

Tristemente vera.

Consiglio a tutti di leggere questo libro, con il cuore gonfio di tristezza e le lacrime agli occhi per lei e per tutti coloro che hanno dovuto affrontare (e, purtroppo, ancora oggi devono affrontare) le sue stesse prove.

Catozzella ha la capacità di rendere vivi i personaggi e consegna al lettore una storia che trabocca di emozioni, non tutte positive, purtroppo. Ho avuto il piacere di conoscerlo e la sua personalità mi ha subito colpita... ho trovato, tra queste pagine, la sua voglia di dare testimonianza ma anche di denunciare, con garbo ma allo stesso tempo con decisione, la realtà. La triste realtà.
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Non dirmi che hai paura
Giuseppe Catozzella
Feltrinelli Editore
236 pagine
15.00 euro copertina flessibile, 6.99 Kindle