venerdì 29 agosto 2014

Racconti di Natale (C. Dickens) - Venerdì del libro

Qualche tempo fa ho avuto modo di parlare di una raccolta di libri che venivano venduti in abbinamento con un quotidiano locale e a quell'epoca - era nel mese di maggio - non avevo ancora letto nessuno di quei volumi.
Ad inizio agosto ho preso tra le mani il volume numero 9, i Racconti di Natale di Dickens. Lo so, li ho letti decisamente fuori stagione ma è stato un piacere farlo. Ecco dunque, che propongo questo volume per il Venerdì del libro di oggi

Come accennavo in occasione del post precedente, sono dei volumi impegnativi nel senso che sono solo testi senza immagini di nessun genere se non sulla copertina (in ogni caso non sono le classiche illustrazioni che ci si aspetta in un libro per bambini), i caratteri sono piccini e fitti fitti come tutti i libri "da grandi".
In effetti, pur essendo una collana di fiabe e favole, non è per niente adatta a bambini piccoli.

Il volume che ho letto io raccoglie cinque romanzi brevi di Dickens che si aprono con il più famoso in assoluto, Un canto di Natale. Seguono Le campane, Il grillo del focolare, La battaglia della vita, Il patto col fantasma.

Scritti tra il 1843 e il 1848, sono i Cinque libri di Natale, racconti che portano i segni della loro epoca e contrappongono la celebrazione dello spirito cristiano che attua quella che si usa chiamare la solidarietà cristiana ad una realtà dolorosa e degradata. Tanti sono i particolari che lasciano ben intendere situazioni di povertà, vite vissute di stenti senza che questo, però, alimenti compassione nel lettore ma comprensione e rispetto. Dickens nei sui racconti traccia una mappa precisa del malessere, segnala con chiarezza l'altra faccia del mito del progresso che, a quell'epoca, è già in atto.
In quasi tutti i suoi brevi romanzi Dickens prendere spunto dalla realtà del tempo e ne traccia, con le parole, un ritratto molto verosimile.  

Un canto di Natale (1843) narra la storia del signor Scrooge che si trova a vivere con gli spiriti del Natale passato, presente e futuro. E' un raccolto molto noto e, lo ammetto, l'unico del volume che mi era familiare. Degli altri non avevo mai sentito parlare. La storia è molto nota: un uomo che odia il Natale, egoista ed insensibile viene raggiunto da tre spiri ti che gli fanno vedere (ovviamente senza che possa direttamente cambiare il corso delle cose) i Natali passati, quello presente e quelli che verranno. La cosa lo colpisce a tal punto che decidere di cambiare vita.

Ne Le campane (1844) Dickens parla di un poveretto che, per tirare avanti, consegna al posta da una zona all'altra della città. Toby Veck è il suo nome ma tutti lo conoscono come Trotty, nomignolo che gli è stato affibbiato per via della sua andatura. Si troverà a vivere una surreale esperienza che, solo alla fine, si renderà conto essere stato un brutto sogno.

Il grillo del focolare (1845). Anche in questo caso il protagonista è un uomo perbene, semplice ed onesto che ospita in casa sua, oltre ai membri della sua famiglia, un misterioso ospite. Si tratta di una sorta di favola domestica, una favola che parla d'amore, di rapporti interpersonali, di situazioni che sfociano in un scelte dettate dal buonsenso e dal buon cuore...

La battaglia della vita (1846) ha come protagonista del dottor Jeddler ed è ambientato in un paesaggio inglese di campagna. Jaddler è un filosofo che considera il mondo come un grande scherzo. Ma le vicende di cui si trova ad essere protagonista, in modo diretto o indiretto, sono tutt'altro che uno scherzo. Anche in questo caso si tratta di storie di rapporti familiari, di amori... 

Il patto col fantasma (1848). Il chimico  Redlaw riesce ad ottenere dal suo fantasma un regalo inimmaginabile: la possibilità di dimenticare il suo passato e farlo dimenticare a tutti quelli che incontra nel proprio cammino. Gli sembra un potere davvero fantastico ma solo usandolo, in particolare per le persone che incontra, si rende conto che gli effetti che provoca non sono affatto piacevoli soprattutto perchè vengono cancellati ricordi ed emozioni. Riuscirà a trovare un rimedio? Anche in questo caso di parla di povertà, di persone pure di cuore, di buoni sentimenti...

Sono delle storie molto toccanti. Dickens usa una tecnica narrativa che lo rende protagonista in prima persona assieme ai suoi personaggi. Il narratore parla spesso in prima persona ed interviene per fare delle considerazioni personali davvero efficaci.

I periodi sono a volto piuttosto lunghi ed articolati e il suo modo di parlare risente del peso degli anni ma senza che questo renda i racconti poco gradevoli. Tutt'altro. Ammetto di essermi anche commossa in più passaggi... Ci ho messo un bel po' di tempo a leggere tutti e non è stata una lettura veloce ma ne è valsa la pena. Io ho letto la raccolta ma credo che si trovino in giro i singoli racconti. Meritano, secondo me.

giovedì 28 agosto 2014

Nuovi arrivi#8

Durante il periodo estivo ho cercato con tutta me  stessa di evitare di fare nuovi acquisti in fatto di libri visto il lungo elenco di quelli che ho in attesa di essere letti, tutti in attesa sulla mensolina dei libri da leggere. E mi sono impegnata, credetemi... fino ad un certo punto. Eh si, perchè durante le vacanze ho avuto modo di girare in alcune librerie di grandi città e... potevo forse uscire a mani vuote?
Lo stesso discorso vale per i miei bimbi... Devo dire che l'ometto di casa impegnato com'era a giocare ha pensato poco alle letture... La principessa di casa, invece, mi ha letteralmente trascinata dentro ad ogni libreria che incontravamo. Ne abbiamo incontrata anche una molto particolare, una libreria esoterica all'interno della quale è voluta entrare a tutti costi e che l'ha lasciata un po' spiazzata per la tipologia di libri presenti, sicuramente non a sua misura.
 
Alla fine, nel preparare la valigia per tornare a casa ci siamo ritrovate con alcuni libri nuovi anche se ci eravamo ripromesse di non farlo.

Nel giorno del mio compleanno mi sono regalata Gli effetti secondari dei sogni mentre Donne con gli occhi grandi l'avevo comprato un paio di giorni prima di partire. Per mia figlia, invece, ho preso l'intera collezione di quattro volumi della serie The never Girls (quattro ragazzine come te nel mondo fatato di Trilli). Credo che ad attirarla sia stata la particolarità delle copertine rigide e gli ambienti fatati che vengono evocati anche a brillantini ed immagini ad hoc. All'interno i testi si alternano con delle illustrazioni in bianco e nero e se non ho capito male si tratta di libri editi quest'anno... nuovi nuovi, insomma.
Qualcuno conosce questa nuova collana? Per me è una novità assoluta ma da come vengono presentate le storie credo proprio che alla nostra lettrice possano piacere. Magari a tempo debito potrò essere più precisa in merito.
Non ha ancora iniziato a leggerne nemmeno uno: purtroppo ha preso il mio stesso brutto vizio... quello di comprare (ovviamente con la mia complicità) anche se ha diversi libri nuovi ancora in attesa di essere letti. Ecco, dunque, che anche lo spazio che ho dedicato ai suoi libri in libreria inizia ad avere qualche volume di troppo... ancora da leggere. Comunque non mi lamento: mia figlia ama leggere ed alterna libri che ha in casa con prestiti in biblioteca...
Per ora è tutto... mi riprometto ancora una volta di stoppare gli acquisti per smaltire i libri che abbiamo in casa... per quanto resisteremo?

Ps. dimenticavo... abbiamo anche portato un souvenir per la nonna che ama le testimonianze di fede... ha letto tanti libri del genere... Abbiamo comprato quello di Al Bano e pare che abbia molto gradito.

mercoledì 27 agosto 2014

Mago Merlino e la Spada della Luce (M.P. Osborne)

Dopo aver letto un libro che mi ha particolarmente toccata, nel corso dell'estate mi sono concessa anche una piccola puasa leggera leggera. Mi sono lasciata incuriosire da uno dei libri della serie La magica casa sull'albero che mia figlia ha messo in valigia, da leggere durante il nostro soggiorno in Emilia Romagna... Si tratta di Mago Merlino e la Spada della Luce
L'ho preso tra le mani in un momento di relax: avevo appena terminato di leggere il mio libro ed ero sprovvista di qualche cosa da leggere. Così, visto che in borsa c'era questo volumetto, ho iniziato a sbirciare e... alla fine l'ho letto tutto.
Rispetto ad altri della stessa collana si tratta di un'edizione speciale, con copertina rigid. La struttura è la stessa di tutti gli altri libri: Alex ed Annie sono due fratelli che, ogni volta che si trovano all'interno nella magica casa sull'albero, vivono delle strabilianti avventure. Questa volta hanno avuto un particolare incarico da Mago Merlino: ritrovare la Spada della Luce altrimenti sarebbe stata la fine.
I due fratelli hanno accettato l'incarico senza paura (o quasi) e nella loro avventura hanno incontrato diversi personaggi alquanto singolari. Trattandosi di un libro per ragazzi è scritto molto bene ed in modo molto scorrevole: ovviamente un adulto che lo volesse leggere dovrebbe necessariamente tenere conto di ciò.

Si tratta di una collana interessante, adatta per le prime letture "impegnative" che non siano quelle delle letture di base con poche pagine e caratteri enormi. 

A mia figlia questa collana è piaciuta talmente tanto che in occasione di una tappa in libreria ha chiesto alla libraia se ne avesse in vendita: ci è stato detto che si tratta di una collana vecchia che oramai va ad esaurimento e che è piuttosto sorpassata... Ci siamo consolate pensando che in biblioteca si trovano parecchi volumi e per curiosità sono andata a sbirciare on line: ho visto che nei siti più importanti di vendita di libri li si trova. Noi per ora abbiamo deciso di setacciare le biblioteche in cerca di tutti i volumi disponibili... poi vedremo...

In vacanza ha portato con se anche Un giorno con i pirati e vederla stesa al sole con il libro in mano, dopo qualche tuffo in piscina, mi ha fatto davvero piacere... Ovviamente è stata lei a fare tutto da sola: non si tratta di una lettura imposta dalle insegnanti, non si tratta di un libro proposto da me... Bella soddisfazione per una mamma che, come me, ama la lettura ed ha sempre fatto del tutto per trasmettere tale amore anche ai suoi figli. Anche l'ometto di casa ha portato in vacanza un libro ma... era talmente impegnato con il calcetto, i gonfiabili, i tuffi e il calciobalilla che come si metteva a leggere si addormentava!
Quasi dimenticavo: ho molto apprezzato anche l'appendice del libro che propone degli approfondimenti tematici collegati alla storia. In questo caso si tratta di mitologia marina ma sono anche presenti dei suggerimenti per realizzare degli abiti di carnevale a tema ed anche qualche ricettina ad hoc!

domenica 24 agosto 2014

La sorella (Sàndor Marài)

Appena ho iniziato a leggere il libro La sorella, di Sàndor Marài (mi scuso per l'accento sbagliato ma non riesco a fare altrimenti) non sono riuscita ad inquadrare di che tipo di lettura si trattasse. L'autore parlava di un soggiorno natalizio non troppo riuscito, di personaggi piuttosto eterogenei che si sono ritrovati nello stesso posto a vivere un'esperienza molto particolare... ma di qualche cosa che richiamasse il titolo - La sorella - nemmeno l'ombra. Non riuscivo proprio a capire dove volesse arrivare, cosa volesse raccontare, chi fosse il protagonista del libro.
Poi, la svolta.

Non è quella del soggiorno natalizio la storia. Quello è solo il prologo, solo la "rincorsa" che precede il salto, quello che porta al racconto "vero". 

L'autore - che, lo ammetto, mi era sconosciuto prima di avere questo libro tra le mani - narra la storia di un musicista del quale non svela il nome ma che identifica con una lettera. Z  è un famoso pianista che si trova, all'improvviso, a fare i conti con una misteriosa malattia che lo prova profondamente nell'animo, nel fisico e nella mente. Marài dà voce alla sua malattia, al suo dolore. Un compito non facile perchè non è semplice trasmettere in un lettore tutto ciò che una persona che soffre si trova a patire. Marài riesce a colpire nel segno. Almeno con me.
Da cosa l'ho capito? Bhè, ci che ho letto si è insinuato dentro di me tanto da spuntare tra i miei pensieri nei momenti più impensati: mi sembrava di rivivere, seppur in modo distaccato, quelle situazioni che Marài descriveva soprattutto in relazione a persone di mia conoscenza che hanno sofferto molto per via di malattie che, purtroppo, non hanno avuto lo stesso epilogo che, invece, è stato riservato a Z. L'autore ha avuto la capacità di scombussolarmi un bel po'. 
Che tipo di malattia fosse, quella di Z, non l'ho proprio capito. Anche perchè nessuno gli dà un nome nemmeno dietro a precise sollecitazioni del pazienze. Quello che è certo è che si tratta di una malattia che lo riduce ad un automa e che lo lascia alla balìa di un dolore che solo lontanamente posso immaginare di quale intensità sia. 
L'autore lascia che sia proprio Z a raccontare e a raccontarsi: Z parla della sua malattia ma anche di un amore da cui si è trovato a scappare. Un amore molto strano e che, ad un certo punto, collega a doppio filo con la malattia che lo ha ridotto in un letto di ospedale. Anche lei, la sua amata, non ha un nome ma un'iniziale: E. Sarà l'amore per E che lo aiuterà a venir fuori dalla sua situazione di malato. O, meglio, nella sua mente sarà E a salvarlo. In realtà non è proprio così perchè ha delle presenze femminili attorno ma sono presenze di altro tipo. 
Ad accudirlo ci sono quattro suore e sarà proprio da una di queste che arriverà la scossa nel momento in cui Z sembra aver perso la voglia di lottare per la vita.

All'inizio, come accennavo, mi è sembrato un libro lento e confusionario... Poi è iniziato a scorrere... in alcuni punti mi è sembrato un po' ripetitivo ma, a ben pensare, la situazione che veniva raccontata richiedeva che si insistesse su alcuni aspetti per essere efficace. 

Arrivata all'ultima pagine ammetto di aver tirato un sospiro di sollievo perchè, pur avendo letto il libro in vacanza, pensare ad una persona che soffre a quel modo mi aveva un po' angosciata... Non è stata una classica lettura da ombrellone, leggera e spensierata... quello no. Però è stata una lettura che mi ha toccata e che, ne sono certa, non dimenticherò.
Ps. ero a poco più della metà mentre i miei figli si divertivano in un parco divertimenti: per i grandi c'erano delle sdraio all'ombra ed ho approfittato molto volentieri per leggere!

giovedì 14 agosto 2014

Buona estate... e buone letture

Anche se le condizioni meteo sono ancora molto variabili e questa estate è davvero pazzerella è arrivato il momento di godersi un po' di riposo. Abbiamo messo in valigia, tra le altre cose, anche delle interessanti letture: chissà se avremo tempo di dedicarci a loro? Sicuramente qualche oretta per leggere sotto l'ombrellone o in terrazzo in una tranquilla sera di dolce far niente la troveremo.

Colgo l'occasione per augurare un buon ferragosto e... a rileggerci dopo le ferie... Una decina di giorni... e saremo di nuovo qui.

Buona, buonissima estate e... buone letture!

lunedì 11 agosto 2014

La ragazza con l'orecchino di perla (T. Chevalier)

Quando mi hanno registrato il prestito mi avevano detto, con fare alquanto curioso, che non avrei potuto portarlo al mare (il bibliotecario si preoccupava che lo sgualcissi, lo rovinassi... credo) ma è stato proprio in un bellissimo fine settimana di mare che l'ho letto con crescente interesse.


De La ragazza con l'orecchino di perla si è parlato parecchio tempo  fa ma io, come al solito, non seguo molto la moda del momento in fatto di letture ed è arrivato tra le mani in occasione dell'ultima tappa in biblioteca.

Fin dalle prime pagine mi hanno rapita le descrizioni e lei, Griet
Griet è una ragazzina che, per aiutare la famiglia in un momento di difficoltà dovuto ad un incidente accorso al padre, va a servizio a casa Veermer. Siamo nel XVII secolo e la ragazzina prenderà servizio a casa del celebre Johannes Veermer: un pittore di gran fama che ha bisogno di una serva che, in particolare, pulisca il suo atelier "...senza toccare nulla".
Griet, grazie alla sua precisione, riuscirà a pulire la stanza creativa rimettendo sempre tutto al proprio posto ma riuscirà a fare molto di più. Senza volerlo e, soprattutto, senza rendersene conto, porterà scompiglio in una famiglia che, prima di quel momento, non ha mai avuto problemi con le serve che si sono succeduto nel tempo. Eppure lei di problemi non vuole assolutamente crearne. Anzi, è una serva devota e precisa che apprende immediatamente quale sia il suo ruolo, cosa può e cosa non può fare, cosa deve e cosa non deve fare. Impara subito chi comanda in casa e quali siano i ruoli di ognuno in una famiglia numerosa e apparentemente benestante. 
Il romanzo parla della famiglia, del pittore, del suo modo di creare e del suo carattere taciturno. E' la storia di un quadro - in origine La ragazza col turbante - che prende vita come un segreto in una casa in cui quegli occhi, quel volto, quelle labbra lasceranno un segno per sempre. Si tratta di una ricostruzione fantasiosa dell'autrice visto che non è dato sapere a chi appartenenza quel volto che è stato ritratto da Veermer con tanta intensità ed enigmaticità.
Tra i due nasce un legame speciale, fatto di sguardi, di parole dette e non dette, di sospiri... Un legame che nessuno dei due pare alimentare in alcun modo e che, eppure, li lega a doppio nodo, ogni giorno di più. Mai una parola fuori posto, mai un gesto sconsiderato eppure tra i due accadrà qualche cosa di sconveniente per l'epoca in cui sono vissuti e che li porterà a doverne pagare le conseguenze. 
Trovo che sia un romanzo molto delicato ed intenso allo stesso tempo. Non mi interessa più di tanto il contesto storico: non sono i riferimenti storici, gli approfondimenti dell'epoca che mi interessano: mi sono appassionata alla storia e mi sono immedesimata in quella ragazzina in più passaggi... Ho sentito il batticuore tanto quanto lei, mi è sembrato di sentire gli stessi passi che lei sentiva nella stanza, di vedere la luce che le illuminava o le metteva in ombra il viso. 

Griet è mossa non solo dalla consapevolezza del suo ruolo di serva ma anche da un profondo amore per l'arte. Io suo padrone vede in lei, fin dal primo momento in cui incontra il suo sguardo, una sensibilità fuori dal comune. Vede nel modo in cui allinea le verdure mentre prepara la zuppa, nella cucina di casa sua, molto più di una serva. Vede in lei un'alleata silenziosa ed attente, la custode di un segreto...

L'ho trovato sensuale ed anche misterioso: qual è la linea di confine tra l'interesse per l'arte e quella, senza dubbio più carnale, per una giovane serva?

E' una lettura che consiglio senza riserve. Se ci si aspetta un romanzo storico, con tanto di dettagli approfonditi di un'epoca allora meglio evitare. Se ci si aspetta una storia coinvolgente ed emozionante... allora si, lo consiglio.

Ps: terminata la lettura ho voluto conoscere meglio Veermer, la sua arte, le sue opere e mi sono documentata a dovere... grazie al libro, altrimenti - probabilmente - sarebbe restato uno sconosciuto per me.
***
La ragazza con l'orecchino di perla
Tracy Chevalier
Neri Pozza Editore
14.50 euro

venerdì 8 agosto 2014

Il regalo (Danielle Steel) - Venerdì del libro


Prima di leggere Il regalo conoscevo Danielle Steel solo di fama. Da più parti mi era capitato di leggere che fosse l'autrice dei record, con milioni di copie dei propri libri vendute in tutto il mondo. Lunghissimo l'elenco dei suoi romanzi e, di questi, Il regalo è il primo che mi è capitato tra le mani. 

Forse ho iniziato con quello sbagliato visto che non mi è piaciuto più di tanto. O meglio, ben scritto, scorrevole, il romanzo ha evidenziato alcune lacune ai miei occhi che, nel complesso, hanno inciso negativamente sulla mia valutazione finale di quanto letto.

La storia, in estrema sintesi: Annie è una bambina di poco più di cinque anni che improvvisamente viene a mancare. La sua famiglia, una normale famiglia degli anni '50 del Midwest - padre, madre ed un fratello maggiore, cade nella disperazione. I rapporti tra i tre si raffreddano al punto tale da diventare quasi indifferenti l'uno all'altra. Improvvisamente nella loro vita arriva una presenza, quella di una ragazza che aspetta un bambino, si è allontanata dalla sua famiglia per questo - cacciata via dal padre - e questa presenza influenzerà la vita di tutti e tre. Positivamente.

La traccia è quella di un libro da ombrellone. Niente di più. E non ci sarebbe niente di male sia perché siamo nel periodo giusto sia perché a me piace spaziare tra i generi e non disdegno letture di questo tipo. Dopo aver letto di morti misteriose qualche cosa di leggero ci poteva stare.

Allora qual è il problema? 
Non mi permetterei mai di giudicare la reazione di una famiglia alla perdita di un bambino. Mai. 
Ma nella storia ci sono alcuni aspetti un po' "forzati". Senza dilungarmi troppo, mi limito a sottolinearne uno collegato alla gravidanza della ragazza e a ciò che poi accade a suo figlio.
Lei ha sedici anni, viene cacciata da casa da un padre severo ed inflessibile che le permetterà di rientrare solo dopo essersi "sbarazzata" del frutto del peccato.
Intanto il fatto che la ragazzina sia rimasta incinta la prima volta che ha fatto sesso e perso la verginità mi ha fatto un po' sorridere. Può capitare, ci mancherebbe, ma mi è sembrato che l'autrice volesse sbrigarsi alla svelta a portare avanti la trama del suo libro: Maribeth, questo è il nome della ragazzina, è stata educata con rigidità in famiglia e la prima volta che esce per un ballo va a finire a letto (in macchina) con il belloccio di turno che, guarda un po', dopo due settimane si sposa con la sua fidanzata di sempre. 
Maribeth incontra Tommy, il fratello di Annie, e tra i due scocca la classica scintilla che li porterà a legarsi di un amore profondo e puro.  Sono giovanissimi - entrambi sedicenni - eppure vivono un amore maturo e su questo l'autrice insiste parecchio.
Maribeth non vuole tenere suo figlio e vuole darlo in adozione: qui si apre una parentesi delicata.
Io non so quali leggi regolassero all'epoca l'adozione in quella zona ma mi è sembrato assurdo che una coppia potesse scegliere in quattro e quattr'otto di adottare un bambino, prenderselo, portarselo a casa, chiamare un legale e sbrigare il tutto in un paio di giorni. Funzionava così in quegli anni? Mha... Mi è sembrato un altro aspetto un tantino sbrigativo. Mi verrebbe da dire che si è trattato di un romanzo fugace, che l'autrice ha voluto sviluppare in fretta senza troppe preoccupazioni.
L'ho trovato anche ripetitivo: decine di volte si ripetono discorsi inerenti la volontà di Tommy di sposare Maribeth e la maturità di lei che non accetta per non indurre entrambi a commettere un errore.
Si insiste sul fatto che la ragazza voglia "dare via" suo figlio perchè non si sente in grado di garantirgli un futuro, perchè vuole avere lei un futuro, perchè con un'altra famiglia starebbe meglio... Su questo avrei mooooolto da dire ma anche in questo caso non mi permetto di scendere nei dettagli di situazioni che vanno vissute per poter essere giudicate anche se, ovviamente, ho un'idea tutta mia in merito.

Mi limito a dire che, pur avendone apprezzato le intenzioni e la delicatezza con cui è stato fatto passare il concetto, io non credo proprio che si possa considerare un bambino come un "regalo" da mettere sotto l'albero di Natale... perchè alla fine è questo che capita nel libro... questa cosa mi ha fatto storcere un po' il naso, seppur motivata da buone intenzioni.

Ci sono alcuni passaggi ben assestati per colpire al cuore del lettore, questo va detto.
Secondo lei alcune persone compaiono nella nostra vita per un breve momento solo per lasciarci in dono qualcosa, come Annie... prova la stessa cosa riguardo al suo bambino, sente di doverlo mettere al mondo ma non di dover far parte della sua vita a tutti i costi.
Insomma, per questo Venerdì del libro il mio non è un grande consiglio di lettura, anzi. Non so se tutti i romanzi della Steel sono così ma a me in questo caso è rimasto l'amaro in bocca. L'unica consolazione è che si tratta di un romanzo ben scritto e che l'autrice aveva delle buone, buonissime intenzioni nel proporre l'arrivo di Maribeth in una famiglia che aveva bisogno di una presenza di questo tipo per riprendersi dalla morte di Annie. Credo, però, che l'argomento potesse essere sviluppato meglio ed in modo meno scontato e frettoloso. Non me ne voglia l'autrice.

mercoledì 6 agosto 2014

Teodora e draghetto (N. Costa) - Il suo primo vero libro "da grandi"

L'ometto di casa ha appena finito di leggere il suo primo, vero, libro "da grandi"... L'ha letto tutto da solo - non senza fatica - ed ho letto la sua gioia nei suoi occhi quando è venuto da me dicendo che aveva finito di leggere la storia di Teodora e Draghetto di Nicoletta Costa.
Teodora è un personaggio che conoscevamo già per avere letto - ma in quei casi ero il che lo facevo, come lettura della buonanotte - altre sue storie. Questa volta è stato lui a leggere tutto da solo e lo ha fatto su indicazione dell'insegnante che, tra le altre cose, come compito per le vacanze ha assegnato la lettura di un libro.
A dire il vero le opzioni erano due: un libro più semplice e questo, suggerito a chi si sentisse più sicuro nella lettura. Io ho cercato di evitare di comprare altri libri - ne abbiamo un mare... - ed ho controllato quale dei due potesse essere reperito in biblioteca ed abbiamo trovato la storia di Teodora.

Conosciamo molto bene Nicoletta Costa ed i suoi personaggi: dalla Nuvola Olga a Giulio Coniglio passando per tanti altri personaggi che, seppur minori, sono sempre tanto simpatici. Già alla scuola per l'infanzia i miei bimbi hanno iniziato ad avere familiarità con questi personaggi visto che nel fine settimana venivano prestati loro dei librettini da leggere con mamma è papà e nella maggior parte dei casi i protagonisti erano loro.

Il fatto ritrovare un personaggio a lui noto, come Teodora, è piaciuto al nostro giovanissimo lettore. Ciò che più lo spaventava era il fatto che le pagine fossero tante e che avrebbe dovuto leggerlo tutto da solo. Una sfida importante...
Ha avuto un mese di tempo per leggerlo. Un mese esatto, il tempo del prestito bibliotecario. Un mese scade domani... Ha terminato la lettura un'oretta fa.
Nei libri di questa collana - Le letture, diretta da Orietta Fatucci - i caratteri sono piuttosto grandi per andare incontro alle esigenze dei giovani lettori. Come ho già avuto modo di spiegare in altri post, i libri di questa collana hanno la copertina colorata con colori diversi:
rosso per chi comincia a leggere
verde per chi comincia a leggere ma già si sente bravo
blu per chi legge con facilità
giallo per chi vuole leggere qualcosa di più difficile
arancio per chi ormai legge qualsiasi cosa (o quasi).
Quello dell'ometto di casa è il livello verde. Ha sempre letto sottovoce "...perchè i grandi mica leggono i libri ad alta voce!" e ogni volta che la storia evolveva in un modo o nell'altro mi ha sempre tenuta al corrente dei progressi fino ad arrivare all'epilogo. 

Draghetto incontra Teodora in un momento difficile della sua vita: è scappato di casa perchè ha scoperto di non essere come tutti gli altri draghi perchè non sa sputare fuoco. Chiede aiuto a Teodora che, da brava strega sbadatella qual è, cercherà di aiutarlo con delle pozioni magiche... Un tentativo va a vuoto, il secondo anche... il terzo.... chissà se al terzo tentativo le cose cambiano per draghetto? 
E' una storia simpatica e divertente che, a ben guardare, lancia anche un messaggio (che però credo sia difficile da capire per i più piccoli senza l'aiuto della mamma): anche se si ha qualche cosa di diverso dagli altri si è speciale... e si ha un posto speciale nel mondo.

Carina la storia, carini i personaggi... ma ogni volta che chiedevo a mio figlio di leggere qualche paginetta sbuffava. Eppure ama i libri anche se, fino ad ora, ero sempre io a leggerli... quello che ho notato è che ad indispettirlo è stato il fatto che "dovesse" leggere per forza, perchè ordinato da qualcuno. Ora che l'obbligo è terminato passiamo alla fase 2: ha tanti libri disponibili in casa, spesso ne prendiamo in biblioteca... gli proporrò di leggere qualche cosa a piacere... vediamo la reazione. Non oggi, però! Domani... per oggi può bastare!

martedì 5 agosto 2014

Polvere alla polvere (B. Freeman)

Se l'obiettivo era quello di far conoscere l'autore a chi ancora non aveva avuto occasione di conoscerlo con me è stato centrato in pieno. Non conoscevo Brian Freeman così come non sapevo che il tenente di polizia Jonathan Stride fosse già stato protagonista di altri suoi romanzi. Ora lo so.

Ho comprato il libro Polvere alla polvere attirata dal prezzo - 1.90 euro - ed anche dalla copertina. Non mi sono curata nemmeno di leggere un estratto della trama: mi sono imbattuta in una pila di libri, nuovi di stampa, in libreria e ne ho infilato uno tra gli altri che ero in procinto di pagare. Poi è rimasto lì, tra gli altri libri da leggere che conservo gelosamente in casa fino a che, qualche giorno fa, non ho sentito che era il momento giusto per leggerlo... Un po' di tensione, un po' di mistero... 
Si si, era il momento giusto.
Jonathan Stride è un tenente di polizia che si trova in un territorio in cui non opera in modo diretto: si era recato in un cimitero del Wisconsin per motivi del tutto personali e si è trovato, non volendo, immischiato in una storia di morte, di violenza, di mistero. Proprio davanti ai suoi occhi si è consumato un suicidio. A spararsi alla tempia è stato un suo collega, un agente che poco tempo prima era stato osannato come vero e proprio eroe per aver salvato una donna - poi diventata sua moglie - da una morte certa dopo essere finita in mano di un uomo che l'ha sequestrata e torturata per giorni.
Stride è un testimone oculare del suicidio.
Nulla più. 
Ma la sua indole lo porta a volerci vedere chiaro, a capire qualche cosa di più su quanto accaduto sotto ai suoi occhi ed è così che si trova ad indagare - seppur non in modo ufficiale - ed a venire a conoscenza di segreti che mai nessuno avrebbe voluto riportare alla luce.

Sride è un tipo che mi è piaciuto subito, pur non avendolo mai incontrato prima. Eh si perchè, come ho scoperto poi, è lui il protagonista di precedenti romanzi di Freeman di cui non avevo mai sentito parlare. E sarà anche lui il protagonista del successivo: il romanzo non finisce punto e basta. No, apre la porta su un'altra storia che è poi quella sul romanzo La ragazza di pietra che dovrebbe essere uscito ad aprile.
Lasciando da parte l'operazione promozionale dovuta al piccolo prezzo e al fatto di essere una sorta di apripista per il romanzo successivo, devo dire che non mi è dispiaciuto affatto.

Innanzitutto è ben scritto e non è poca cosa. I fatti vengono narrati in un crescendo di sorprese e colpi di scena che hanno come filo conduttore l'indagine che Stride porta avanti per conto suo senza con questo mettersi in conflitto con le autorità del posto...
Alcune situazioni sono un tantino assurde ma in un romanzo del genere credo che ci possa stare.

Non è il caso di dire altro sulla trama perchè va gustata riga dopo riga: posso dire che l'ho letto in pochissimo tempo - sono meno di 200 pagine ma non è la mole delle pagine che rende la lettura agevole - perchè non vedevo l'ora di conoscere la mossa successiva. Verso la fine ammetto anche di aver avuto un po' paura per quello che stava accadendo ed ammetto anche di essermi guardata intorno, in camera, con fare circospetto... Probabilmente mi sono fatta prendere troppo la mano.

Per chi ama il genere lo consiglio senza riserve. Non so ancora se leggerò il libro successivo... ma se mi capitasse a tiro, perchè no? Magari vado anche a cercare qualcuna delle vecchie avventure di Stride... vedremo...

Ps. La ragazza di pietra è un romanzo a se stante. Polvere alla Polvere inizia e finisce in modo autonomo. Voglio dire che non si tratta di un sequel e che possono essere letti singolarmente... La storia che ho letto io si regge da sola senza necessariamente ricollegarsi a quelle precedenti... e da quel che ho capito dalle prime righe del romanzo successivo, proposte in coda al romanzo che ho letto io, anche per La ragazza di pietra dovrebbe essere così.  
***
Polvere alla polvere
Brian Freeman - tradotto da Alfredo Colitto
Piemme Edizioni
1.90 euro

lunedì 4 agosto 2014

In biblioteca#9 e avventure estive!

Quella di oggi è stata una bella giornata di sole - finalmente - ed essendo andati al mare a pochi minuti di distanza dalla biblioteca in cui avrei dovuto riconsegnare due libri presi in prestito poco meno di un mese fa ho approfittato per... saldare il debito. A dirla tutta avevo in mente anche un paio di libri da prendere in prestito: avevo già controllato on line la disponibilità dei volumi e, salvo un prestito dell'ultimo minuto, ero certa di trovarli.

Così, dopo un pomeriggio di mare, io e i miei figli siamo andata in biblioteca. Era la seconda volta che ci mettevo piede ed ho trovato una persona diversa dalla signora che c'era la volta precedente.

Ho fatto la fila - prima di me c'era una ragazza che cercava, mi è parso evidente, dei testi per una tesi di laurea - ed arrivato il mio turno ho restituito L'uomo che comprò Londra e L'alba di un mondo nuovo.
Il tipo mi ha guardata, ha letto ad alta voce il mio nome, poi mi ha chiesto come mai non avessi restituito il fogliettino che mi avevano dato con i libri: la volta precedente avevano stampato un foglio A4 con indicato il titolo, la collocazione, le sue condizioni (ottime, buone, pessime) ed altre informazioni sul prestito. L'avevano tagliato a metà: metà era rimasta a loro con la mia firma e metà l'avevano data a me. Nelle altre biblioteche del Sistema Interprovinciale non mi hanno mai dato quel foglietto. In una sola mi è successo ma nessuno mi ha chiesto di restituirlo. Se si tratta di un promemoria per me e se l'altra parte del foglio (identico ma con la firma) lo tengono in biblioteca e lo mettono al posto del libro, perchè lo dovrei riconsegnare? Ti riporto il libro, non basta?

Vabbè. Pazientemente ho detto che se le regole erano quelle, visto che l'altra volta non mi erano state ben spiegate, d'ora in avanti riporterò quel fogliettino.

Poi chiedo due libri da prendere in prestito... mentre cerca mi chiede se sono in zona perchè in vacanza ed io rispondo che abito a pochi chilometri, in un comune vicino, e che vado al mare da quelle parti da pendolare. Mi trova i due libri e mentre termina la registrazione mi dice: "... non mi dirà che è venuta fin qui per questi due?". Io sono rimasta interdetta. "Esatto... sono venuta proprio a prendere questi libri (se n'era già dimenticato ma dovevo anche restiuire gli altri due). Di solito mi servo del prestito interbibliotecario ma visto che per il periodo estivo il servizio è sospeso sono venuta direttamente qui".
Il tipo mi fa: "Ma lei lo sa che questi libri non li potrebbe portare al mare?".
Ancora più interdetta di prima... "Sa, io faccio dei prestiti in spiaggia... quelli si che sono libri che può portare al mare, questi non potrebbe". Volevo vedere dove sarebbe arrivato. "Sa, al mare si possono perdere... rovinare". A questo punto mi sono sentita di fare qualche cosa per farlo smettere e l'ho rassicurato. "Io amo le biblioteche ed amo i libri. Li considero preziosi e porto loro rispetto....". Non mi ha fatto nemmeno finire e mi ha interrotta dicendo "...ma che c'entra questo! Al mare possono capitare tante cose".... Mha... e che vorrà dire, poi, che quelli che presta in spiaggia possono essere soggetti ai rischi "del mare" e gli altri no? Non sono tutti libri allo stesso modo?

Ho evitato di ribattere perchè altrimenti l'avremmo fatta lunga.

Vedi che ti restituisco due libri presi in prestito meno di un mese fa: vorrà dire che amo leggere, o no?
Hai capito che mi sono spostata da casa appositamente per venire a prendere dei libri in biblioteca: sarò forse una lettrice occasionale e distratta? Non credo proprio.
Ti dico che amo e rispetto i libri... Lascia perdere... hai sbagliato il tiro...
Se fossi stata una persona poco avvezza a leggere e se fossi capitata lì per caso probabilmente, dopo una scenetta di questo tipo, avrei lasciato stare i prestiti e non ci avrei messo più piede in quel posto!

Invece ho considerato che probabilmente si è trattato di un discorso fatto in buona fede da chi, comunque, in una biblioteca ci lavora... Mi è sembrato un po' Mr Bean... Alla fine mi sono fatta due risate, ho ringraziato e me ne sono andata con i miei due libri sotto al braccio: La ragazza con l'orecchino di perla di Trachy Chevalier e Il Regalo di Danielle Steel.

Che buffa espressione che ha assunto il tipo quando, dopo aver sentito i titoli che chiedevo, mi ha detto, tutto soddisfatto... "Si si... ce l'ho... pure l'altro ce l'ho"... un po' come i numeri della tombola. Ho cercato di dirgli che avevo già controllato la presenza di quei libri on line ma non credo che mi abbia ascoltato.

In un'altra biblioteca, poi, mia figlia ha fatto un bel rifornimento di libri della collana La magica casa sull'albero. Per il momento ne ha letti due e questa volta si è lanciata una grande sfida: tra i tre titoli scelti ce n'è uno particolarmente impegnativo visto che è un libro bello alto.
Sulle prime si è detta "...ce la farò a leggerlo in un mese?". La bibliotecaria l'ha rassicurata dicendo che si può sempre prorogare il prestito ma da come le luccicavano gli occhi mentre lo teneva tra le mani credo proprio che una proroga non sarà necessaria. Vedremo!

domenica 3 agosto 2014

Nessuno può toglierti il sorriso (V. Pitzalis)

Ho letto il libro di Valentina Pitzalis - Nessuno può toglierti il sorriso - in poche ore. Non perchè sia una lettura superficiale e che non meritasse attenzione... tutt'altro. Non so ben spiegare le sensazioni che ho provato durante la lettura ma ci proverò... Nel leggere la prima parte ho provato tanta rabbia ed incredulità. Mi sono detta: "...ma come è possibile che una ragazza intelligente come ritengo sia Valentina non abbia capito che si trovava accanto ad una persona pericolosa, instabile, malata e che prima o poi ne avrebbe fatto le spese?". 

Mi è sembrato così strano che Valentina non fosse riuscita a dare il giusto peso ai tanti segnali che le arrivavano dal suo uomo... In più passaggi mi sono detta: "...ma come si fa a non capire cosa le sta accadendo? Come si fa a non reagire?".

Ma si è trattato di un momento. 

Più andavo avanti con la lettura e più realizzavo che quando si ama una persona incondizionatamente si tende a vedere solo ciò che di positivo c'è in lei. Il resto viene visto come qualche cosa di superabile, di poco importante e di passeggero, di guaribile. E non certo per ingenuità quanto sulla scia di un sentimento puro ed intenso che tende ad offuscare i contorni di ciò che non ci piace nella persona che abbiamo accanto e ad enfatizzare tutto ciò che, invece, amiamo in lei.

Per Valentina è stato proprio così. Per lei come per tante altre donne, giovani o meno giovani, che si trovano ad amare intensamente compagni che hanno dei problemi seri che non possono essere guariti con l'amore. Lo si pensa, è vero, proprio come dice Valentina: si è portati a pensare di poter essere d'aiuto alla persona amata con il proprio amore ma, poi, la realtà è un'altra e ce se ne accorge - spesso - quando è troppo tardi.

Cosa è successo a Valentina? Ha sposato un uomo che amava e che l'amava... l'amava di un amore morboso e malato che lo portava a tenerla chiusa in casa, a farle tagliare i ponti con tutti i suoi amici, conoscenti ed anche parenti. Questa sua indole, però, si è manifestata solo dopo il matrimonio... non prima se non per piccoli sporadici episodi.
Lei lo ha assecondato per un lungo periodo fino a che, dopo una serie di vicissitudini, ha detto basta. A questo punto la situazione è degenerata e si è ritrovata cosparsa di cherosene da parte del suo uomo che le ha dato letteralmente fuoco ed è morto nel compiere questo gesto. Lei è sopravvissuta. O meglio... Valentina, quella che c'era prima di quel giorno, è morta il 17 aprile 2011 e al suo posto c'è un'altra persona... una donna nuova che, seppur sfigurata da quanto le è accaduto, resa disabile da ciò che ha dovuto subire per salvarsi, non ha mai smesso di combattere ed ora grida al mondo intero la sua voglia di vivere cercando di aiutare altre donne a venir fuori da situazioni di coppia malate, insane, che potrebbero arrivare a tragedie simili alla sua. 

Dopo quel giorno Valentina ha dovuto sopportare delle sofferenze indicibili, inimmaginabili... dalla lettura del libro si può arrivare a comprendere solo in parte - credo - la grande sofferenza che ha dovuto sopportare. Sofferenza fisica ma anche psicologica che, però, non l'hanno portata ad abbattersi ma a reagire con forza, coraggio, ironia e, grazie anche all'amore ed al sostegno della sua famiglia e delle persone che ha avuto vicino, anche con la consapevolezza di poter essere d'aiuto a tante donne... Con un nuovo volto, una mano amputata ed il braccio destro soggetto a molteplici operazioni per riaverne la funzionalità, Valentina non è più lei. Ora è Morgana... una donna nuova che ha soppiantato la vecchia Valentina non solo nell'aspetto ma anche nel modo di essere. Oggi è una donna matura, che ha saputo imparare dai propri errori. Sa di averne commessi, di errori, e da loro vuole ripartire per aiutare tante altre donne che si trovano a vivere situazioni simili alla sua.

Nella prima parte del libro Valentina racconta della sua vita da ragazza innamorata, prima, e da donna sposata (e sempre più innamorata), poi. Racconta di come l'amore del suo uomo nei suoi confronti sia andato via via degenerando in un morboso e malato attaccamento, di come lei abbia tentato di aiutarlo a cambiare. Racconta poi dell'epilogo di un rapporto fatto di alti e bassi, di allontanamenti e riavvicinamenti, fino a quel maledetto giorno.
Da quel momento in avanti il racconto è quello di una persona ridotta quasi in fin di vita che, aiutata da medici e familiari, lotta per la vita. E' un racconto di sofferenza, di piccoli ma grandi progressi, di forza di volontà, di speranza. Poi Valentina racconta delle tante persone che, pur non conoscendola, le sono state vicine. Sono i suoi "angeli": coloro che la seguono nel profilo FB aperto a suo tempo per lei, Un sorriso per Vale. Parla anche di situazioni poco piacevoli legate al suo modo di essere ma lo fa con eleganza e senza rancore...
Ecco un punto fondamentale: rancore... Non prova rancore soprattutto nei confronti dell'uomo che le ha irrimediabilmente cambiato la vita. Non odia il suo carnefice perchè sa che, a modo suo, l'amava... Sa che era a sua volta vittima di un amore malato e che non è riuscito a controllare i suoi gesti.

Io non so, onestamente, se riuscirei a perdonare. Sono sincera: non so se ce la farei. Valentina/Morgana ha sempre preteso che non si facesse passare il suo uomo per un mostro ma per una persona malata, quale era. Anche in occasione di un'apparizione in tv, una condizione che ha imposto prima di accettare è stata proprio questa: non demonizzare quell'uomo ma considerarlo così com'era... una persona malata, legata a lei da un amore malato.

La parte finale è un appello a chi si trova a vivere situazioni analoghe alla sua: è un invito a non tacere, a non voler fare a tutti i costi le "crocerossine" perchè ci sono esperti che possono aiutare mariti o compagni che danno segni di difficoltà nel gestire in modo "sano" un rapporto di coppia. E' un invito a non annientarsi mai per amore dell'altro perchè amare l'altro non è questo... 
Amare non vuol dire annullarsi. Ora lo so e vorrei tanto che tutte le donne ne fossero consapevoli: non sono la tua bambola, ho il mio cervello e devo potermi confrontare con gli altri per arricchire la relazione. Altrimenti si resta isolati e non si cresce. Ci si deve staccare dal "male" e bisogna cercare specialisti che possano aiutare i nostri mariti e compagni, perchè noi non siamo psicologhe o medici e l'amore non basta.
Credo che sia un libro che meriti di essere letto da tutti, non solo da ragazze o donne. Come indicato in copertina, quella di Valentina è una storia d'amore e di violenza. Una lezione di coraggio e di speranza.
***
Nessuno può toglierti il sorriso
Valentina Pitzalis
Mondadori Editore
euro16.00 - disponibile anche in ebook

venerdì 1 agosto 2014

L'uomo che comprò Londra (E. Wallace) - Venerdì del libro

E' indispensabile andare a caccia di nuove uscite per trovare una lettura interessante, intrigante e capace di catturare il lettore? No, non credo proprio. Ultimamente mi sono capitati tra le mani diversi libri piuttosto datati e con L'uomo che comprò Londra ho avuto l'ennesima dimostrazione di come non sia per niente necessario cercare tra tutto ciò che è nuovo e che va di moda perchè lanciato da massicce campagne promozionali. Ed è proprio questa la lettura che vorrei proporre per questo Venerdì del libro. Si è trattato dell'ultimo libro letto nel mese di luglio, prima che si aprisse la parentesi vacanziera.

Quando ho chiesto in biblioteca il libro di Edgar Wallace mi è stato detto con un tono un po' sorpreso: "Signora, si tratta di un giallo!". Sulle prime ero tentata di rispondere "...e allora? Dov'è il problema?" ma ho fatto la gentile e mi sono limitata a dire "...si, lo so".

La prima stesura del romanzo risale al 1915 con il titolo originale The Man Who Bought London ma in Italia è arrivato nel 1931 con il titolo L'uomo che comprò Londra. Ne sono state proposte parecchie ristampe: quella che ho avuto io tra le mani è del 1997, si tratta di un'edizione integrale proposta in 130 pagine ed in copertina è riportato il bollino del prezzo: 1500 lire.

La prima cosa in assoluto che ho notato sono stati i caratteri piuttosto piccoli e mi sono subito detta che probabilmente questo dettaglio avrebbe rappresentato un ostacolo ad una lettura scorrevole visto che spesso mi capita di prendere un libro tra le mani di sera, quando - a fine giornata - sono un tantino stanca. Invece non è stato così perchè gli eventi si susseguono in modo tale da mantenere alta l'attenzione del lettore.

Senza svelare troppo la trama, mi limito a dire che King Kerry è un grande uomo d'affari che mette in atto una serie di operazioni finanziarie tali da mendare a ko la concorrenza. Compra palazzi, negozi, giornali, stabilimenti... da qui l'appellativo di Re di Londra... visto che le sue iniziative sono destinate a cambiare Londra, in un modo o nell'altro. Elsie Marrion è una ragazza che si trova nel posto giusto al momento giusto ed ha anche il viso giusto: diventa la segretaria di Kerry ed avrà un ruolo fondamentale nell'evolversi della storia. Hermann Zeberlieff è un personaggio alquanto strano e misterioso. E' il rivale d'affari di Kerry per eccellenza e non teme di macchiarsi anche di qualche crimine pur di arrivare a raggiungere i suoi obiettivi. Vera è la sua sorellastra ed il loro rapporto è piuttosto strano: fratelli di padre, su entrambi grava un onere molto pesante per poter entrare in possesso della loro parte di eredità. Gordon Bray è uno studente di architettura innamorato perso di Vera e intenzionato a mostrare il suo amore solo quando avrà fatto strada e non dovrà dipendere dalla ricchezza di lei. 
Attorno a loro ruotano altri personaggi che in alcuni punti rischiano di far perdere il filo del racconto ma si tratta di una breve parentesi.

La scrittura è scorrevole e chiara, vengono usati, a volte, dei termini un po' arcaici e desueti ma è del tutto comprensibile, vista l'età del libro. In ogni caso ciò non appesantisce la lettura. Anzi, la rende alquanto originale.

Ho notato alcune espressioni ripetute più volte... Una su tutte mi è rimasta il mente... quel "...misurava la stanza a grandi passi"... un'espressione ripetuta almeno quattro volte. Niente di fastidioso ma che mi è saltato agli occhi.