martedì 31 luglio 2018

Favola splatter (B. e F. Tosco)

Sapevo che non sarebbe stato nelle mie corde, lo sapevo già dal titolo.
Favola Splatter. Splatter: aggettivo. Di fumetto, film o altro genere di spettacolo (in questo caso, libro)  che ostenta violenza e si compiace di scene truculente.
No. Non fa per me.
Eppure, volendo sperimentare generi nuovi, non mi sono sottratta alla lettura soprattutto tenendo conto che mi sarebbe stata utile per la  Visual Challenge in quanto in copertina compare un uccello, utile per questo mese di gara a cui arrivo davvero sul filo di lana!

Un uccello - un falco per la precisione - che presta i suoi occhi per raccontare ciò che vede in una Milano impazzita, che ha letteralmente perso il controllo. 

Tutto ha inizio con un silos, deposito di tonnellate di sostanze stupefacenti, che viene colpito e semi distrutto da una gru che cade. Si alza il vento che disperde tali sostanze in una Milano che sembra quasi che non vedesse l'ora di avere una valida scusa per far emergere gli istinti più violenti e fino a quel momento tenuti sotto controllo. E' una Milano del futuro (nemmeno troppo lontano visto che è proiettata 15 anni in avanti rispetto ad oggi) quella che perde la testa e diventa teatro di gesti folli, uccisioni indiscriminate, violenze gratuite e spettacolari, degne di una favola splatter che si rispetti. Spuntano armi da ogni dove: da sotto ai letti, dalle cantine, dai cassetti... armi più o meno convenzionali ma pur sempre capaci di togliere la vita o, se non altro, arrivarci vicino vicino a toglierla.
In questa Milano impazzita, dove non ci si può fidare più nemmeno di una vecchietta in pantofole, c'è chi sfrutta il web alimentando ancora di più la pazzia collettiva: con l'hashtag #MilanoFiesta circolano immagini di cadaveri spiaccicati per terra, ti teste sfondate, di arti spappolati. E, nemmeno a dirlo, tutto ciò piace tanto che i mi piace si moltiplicano a vista d'occhio fino a creare un vero e propri circolo di persone pronte a scendere in strada per rivendicare il proprio turno, la propria dose di violenza. 
Il falco, che tutto vede dall'altro, tiene sotto controllo anche un ragazzino russo di origini, orfano ma non troppo, che risponde al nome di Vladi. Con lui Lola, un'adolescente che si allontana dai genitori per partecipare ad una registrazione televisiva e dei cui genitori non si sapà più nulla fino alla fine del libro (irraggiungibili, volatilizzati... e poi lei perde il cellulare, punto e fine). Con loro il comandante dei Carabinieri Diego De Leo che non riesce ad arginare la pazzia collettiva e la violenza dilagante ma che cerca di fare comunque la cosa più giusta scortando i due giovani verso l'auspicata salvezza.

Tanti, tantissimi i personaggi che i tre incontrano, volenti o nolenti. Tutti accomunati da un'infelice sorte in quanto vittime o protagonisti (e non so quale sia la cosa peggiore) di quella violenza che le sostanze stupefacenti hanno alimentato ma che, questo è quello che viene da pensare, stesse covando sotto la cenere già da parecchio tale è la facilità con cui certi gesti vengono compiuti. 

Violenza gratuita, spettacolare, attuata con una facilità da far accapponare la pelle. No no, questa favola non fa per me.
Me lo sono detta fino all'ultima pagina quasi sbuffando perchè indispettita da situazioni che non mi hanno fatto ridere, non mi sono sembrate ironiche ma solo assurde.
Salvo poi... salvo poi arrivare ai saluti finali e comprendere che 
I personaggi del romanzo sono frutto di fantasia, e ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente causale, esclusi questi signori
ed inizia un elenco che fa capire al lettore come la realtà possa essere, a volte, più tremenda di una favola splatter, di un romanzo in cui l'autore - gli autori in questo caso - hanno volutamente calcato la mano ma che non hanno, a ben guardare, inventato del tutto.

E' lì, a pagina 254/255, a libro concluso, che ho riletto l'intera vicenda da una diversa prospettiva comprendendo le intenzioni degli autori e ribaltando completamente il mio giudizio.

Le favole splatter non fanno per me, resto di questa idea perché non amo il genere e ritengo di non essere proprio su quella lunghezza d'onda, ma sono poi così favole? In questo caso, per lo meno...
Me lo sono chiesta davvero!

lunedì 30 luglio 2018

Colpa delle stelle (J. Green)

Hazel e Augustus sono due adolescenti accomunati da un simile destino: sono malati, hanno una gran sofferenza alle spalle, nel passato ma anche nel loro presente. E pur nella consapevolezza di come ogni giorno vissuto sia un giorno conquistato, non smettono di sperare e, soprattutto, scelgono di non negarsi l'uno all'altra nonostante la folle paura di perdersi presto, troppo presto. 

Nel libro Colpa delle stelle l'autore, John Green, propone una storia d'amore tra due adolescenti che si trovano ad affrontare la prova più grande che un essere umano può trovarsi davanti: la malattia, lo spettro della morte.

I protagonisti sono consapevoli della loro situazione devo dire che questa loro consapevolezza, quel modo di parlare della loro condizione e del loro futuro, in alcuni passaggi mi è sembrato un po' artefatto, molto costruito e poco verosimile.

L'argomento che l'autore affronta è molto delicato: il cancro che colpisce ragazzini, giovani uomini e giovani donne alle prese con una grandissima prova. Così come affronta la morte in età giovanile. La morte di qualcuno provoca sempre un dolore grande, un vuoto incolmabile. Ma quando ad andarsene è un giovane, giovanissimo, allora il dolore raddoppia.

I due si conoscono ad un gruppo di supporto frequentato da tutte persone, molto giovani, colpite dal cancro. Il loro rapporto cresce di giorno in giorno con la consapevolezza che potrebbe essere - o meglio, che sarà -  a termine. A breve termine. Forse brevissimo.
E' proprio questa consapevolezza che sta alla base dell'intera storia,
I due si innamorano quasi a dispetto della loro volontà (di lei, a dire il vero) di non volersi innamorare per non dare un dolore all'altro nel momento dell'inevitabile distacco.

E' una storia triste, ma come potrebbe non esserlo, visti i temi trattati? Anche se i due protagonisti sono forti, sono maturi - pure troppo, secondo il mio parere - e capaci di sfidare i loro stessi limiti per il raggiungimento di un obiettivo agognato, mi è rimasta addosso una profonda tristezza che, probabilmente, anche con un finale diverso sarebbe stata inevitabile.

Tra i personaggi il più simpatico è Isaac. Anche lui provato nel fisico in maniera definitiva, è stato il meno costruito, secondo me, il più spontaneo di tutti. Questa è l'impressione che ho avuto.
Molto particolare il personaggio di Van Houten, scrittore del libro preferito di Hazel che lo diventerà anche di Augustus e che i ragazzi rintracceranno e raggiungeranno per conoscere il finale della storia che resta sospesa nel libro. Una figura particolare, irriverente ma profondamente segnata da un dolore, simbolo di come ognuno reagisca in modo diverso ad una perdita, ad un dolore profondo come può essere la morte di una persona cara.

Onestamente, dopo aver sentito tanto parlare di questo libro, mi aspettavo qualche cosa di più. Forse l'ho letto con troppe aspettative e non sono riuscita ad entrare in sintonia con i personaggi. Non so. Certo è che non è un libro che rileggerei e che mi ha lasciato addosso una profonda tristezza. Forse non era il momento giusto... non so dire.
Non voglio sfatare il mito del grande successo letterario - dal libro è stato anche tratto un film che ha fatto impennare le richieste di prestito di questo titolo nelle biblioteche della mia zona - ma non è entrato nelle mie corde e spero di leggere qualche cosa di più allegro scritto da un autore che, comunque, mi piace come scrive ed anche per i temi che tratta.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Diche colore sei? in quanto titolo consigliato per lo spicchio azzurro e partecipo anche alla Visual Challenge in quanto in copertina compare una mano, utile per questo periodo di gara.

mercoledì 25 luglio 2018

Un altro giorno ancora (B. Marconero)

Non ho ancora capito se sia il caso di prendere a schiaffi una ragazza come Elly o se abbracciarla forte e trasmetterle un po' di quel calore che, evidentemente, le è mancato per via di quegli scherzi che la vita le ha fatto, provandola nel profondo.
Non so... se me la trovassi davanti cosa farei. Di certo le direi che la invidio un po' per aver trovato un ragazzo come Andrea

Elly - Elisa all'anagrafe - è l'unica donna di una famiglia ridotta ai minimi termini. Lei e i suoi fratelli sono orfani di entrambi i genitori ed è il più grande di essi, Dante, ad aver fatto da padre a tutti dopo la loro perdita.
Elisa è una tipa tosta, una di quelle che se la sanno cavare, che affrontano la vita di petto, mettendo i paletti dove necessario e senza volersi affezionare a nessuno per non doversi trovare a fare nuovamente i conti con una sofferenza che non è disposta a sopportare. Per questo, nessun legame, nessun coinvolgimento, niente di niente. Sesso, quello sì, perchè ha scoperto che è un buon antidoto contro il dolore. Ma nulla di più.
Ha una passione: i cavalli. E' brava, ci sa fare sia nel montarli che in tutto il lavoro preparatorio che una scuderia richiede ed è proprio per via di questa passione che arriva una nuova sofferenza quando il cavallo che  stava per acquistare, e per il quale stava mettendo da parte un certo gruzzoletto, le viene soffiato da sotto il naso da un acquirente più facoltoso. Ecco, dunque, che il sogno di avere Sparkle tutto per se, quel cavallo con cui è cresciuta e con il quale si trova in perfetta sintonia, svanisce in un momento.

E' una sua vecchia conoscenza a rompere l'incantesimo e risponde al nome di Andrea Serpieri: bello, ricco, tutto d'un pezzo, elegante, galante e insopportabile!

Le strade di Elisa ed Andrea si incrociano - o, meglio, tornano ad incrociarsi visto che si conoscono da quando erano bambini - non certo sotto i migliori auspici e tra i due giovani sono scintille. Nel libro Un altro giorno ancora - il primo che leggo di Bianca Marconero ma non certo l'ultimo - viene raccontato un rapporto tempestoso tra due giovani che si attraggono ma, in un modo o nell'altro, si respingono.

Ciò che più mi ha colpito di tutto il racconto è stata la mancanza di un dialogo diretto, chiaro, cristallino che avrebbe evitato un sacco di equivoci. Ma se ci fosse stato tutto ciò non ci sarebbe stato il libro per cui va bene così. Capita. Caspita se capita. Capita fin troppo spesso di non parlare con qualcuno credendo di aver capito, di aver interpretato certi segnali, di averne compreso i messaggi mentre, a ben guardare, è tutto molto più semplice di quanto non si possa immaginare. La vita è piena zeppa di incomprensioni, di equivoci... Per questo la storia di Andrea ed Elisa è una storia credibile. Come credibile è il dolore che Elisa si porta addosso, scritto su quei tatuaggi che sfoggia con orgoglio, nascosto nel profondo della sua anima, mascherato da un aspetto duro e menefreghista.

Alcuni suoi atteggiamenti mi hanno irritata, devo ammetterlo, e proprio questo ha reso interessante la lettura. Sarebbe stato tutto troppo facile e troppo bello per essere vero se non ci fossero stati degli ostacoli lungo il cammino.
Certo è che Serpieri sembra un sogno di ragazzo. Bello, attento, premuroso, ricco (e vabbè... ci sta pure questo), di successo... Ha anche lui i suoi lati oscuri (passatemi il termine) che lo rendono, però, ancora più interessante.
Non può mica essere davvero perfetto, no?
Questo sì che non sarebbe stato credibile.
Dalle descrizioni che l'autrice propone - e devo dire che sono davvero efficaci - sembrano due persone incompatibili tra loro per un sacco di motivi ma sono una convinta sostenitrice di come non ci si debba far ingannare dall'apparenza e di quanto persone apparentemente tanto diverse tra loro abbiano, invece, molto da darsi reciprocamente per cui la coppia è promossa. Certo, il percorso che seguono è un po' tortuoso ma il finale mi piace ed è giusto così. 

Ho trovato la storia prevedibile in alcuni passaggi (si capisce al volo chi è la ragazza che Andrea ha nel cuore fin da quando era bambina) ma comunque molto gradevole. Ben scritta, con il bellissimo scenario del mondo dei cavalli che dona un tocco in più all'ambientazione e con un particolare ruolo assegnato ai rapporti familiari, in particolare per quanto riguarda i fratelli di Elly. E' davvero bello ciò che traspare, l'attenzione che hanno quei fratelli l'uno per l'altro, il loro modo di tenersi in contatto, la libertà con cui si parlano, si accettano, si sostengono.
Tra i vari personaggi collaterali ho provato molta compassione per Anna: una ragazzina che punta molto in alto... troppo in altoe che mi ha davvero fatto un pochino pena per le illusioni che si è fatta.
E vorrei conoscere Dante, il fratello maggiore di Elly. Eh sì... mi piacerebbe davvero conoscerlo, offrirgli un caffè ed una stretta di mano. Ed anche dargli una pacca sulla spalla complimentandomi per il modo con cui ha aiutato i suoi fratelli a crescere visto che il suo è stato un ruolo fondamentale.

Con questo libro partecipo alla Challenge Diche colore sei? in quanto titolo consigliato e partecipo anche alla VisualChallenge in quanto in copertina compare una mano, utile per questo periodo di gara.

Un'ultima nota: è il primo libro che leggo con il mio nuovo Kindle e devo dire che è stata una esperienza oltre ogni aspettativa. Da convinta sostenitrice del cartaceo sempre e comunque, fino a qualche giorno fa ho letto e-book da un talbet che, seppur comodo all'epoca del suo arrivo, ora era diventato ingombrante, pesante, scomodo.
Problema risolto nel momento in cui mi è stato regalato un leggerissimo e comodissimo Kindle...
E' stata una positiva esperienza di lettura! L'ho letteralmente divorato, questo libro, soprattutto di sera quando il piccoletto di casa non voleva lasciarmi andare perchè in preda ai brutti sogni (dice sempre così) ed aveva bisogno della presenza della mamma per addormentarsi.
"Tu però leggi" mi dice ogni volta, visto che vuole essere sicuro che io sia vigile accanto a lui. Potevo forse non raccogliere l'invito??!!!??

sabato 21 luglio 2018

Il mare dove non si tocca (F. Genovesi)

La voce narrante è quella di un bambino, Fabio. Un bambino che ha sei anni all'inizio della storia e che è alla vigilia della terza media alla fine. Un bambino che vive in una famiglia numerosa e molto particolare dove, oltre ad un padre ed una madre, è accerchiato da una decina di nonni. O di zii che dir si voglia perchè su questo non c'è molta chiarezza. Sono tutti fratelli di suo nonno, hanno tutti nomi che iniziano con la A e sono tutti colpiti da una maledizione: arrivati ai quarant'anni senza una essersi sposati sono destinati a diventare pazzi. E la pazzia che ognuno di essi manifesta è diversa da quella degli altri ma è pur sempre pazzia. Non per loro, però. Le rispettive stranezze sono la normalità. 

E' una scoperta, quella maledizione, che Fabio fa per caso e che lo destabilizza: si rende conto, ben presto, di essere anche lui candidato alla stessa sorte...

Nel libro Il mare dove non si tocca l'autore propone la storia di un bambino che trasmette con spontaneità e con ingenuità attimi di vita che fanno sorridere il lettore ma anche riflettere e commuovere. A me, per lo meno, questo è capitato: ho sorriso per le tante situazioni eccentriche e divertenti in cui il ragazzino si è trovato negli anni ma mi sono anche commossa in più passaggi ed ho riflettuto in altri. Ho riflettuto sul concetto di diversità, su cosa voglia dire essere normale o pazzo, sul rapporto tra padre e figlio, sulla malattia, sull'adolescenza. Una riflessione, la mia, guidata da un ragazzino che potrebbe essere un coetaneo dei miei figli e che mi ha fatto tanta tenerezza.

Fabio è l'unico bambino della famiglia e frequenta più gli adulti dei suoi coetanei. Non è proprio abituato a stare con i bambini e le bambine: i suoi zii, o i suoi nonni che dir si voglia, gli insegnano la vita. A modo loro, ovviamente! Tra tutti questi uomini, le due figure femminili restano in secondo piano: quella della mamma e della nonna che, per guadagnarsi da vivere, puliscono le case degli altri. 
Suo padre è un uomo taciturno ma bravissimo ad aggiustare le cose. Improvvisamente, però, sarà necessario trovare qualcuno che aggiusti lui e la situazione in casa Mancini cambia.
A non cambiare, comunque, sono le stranezze degli altri uomini di casa.

In questo nuovo contesto Fabio assume un ruolo importante: accanto a suo padre, che ha bisogno di lui, ma anche nella società con dei coetanei con i quali si trova a relazionarsi non senza difficoltà sentendosi in più occasioni inadeguato. 
Nella sua vita farà ingresso anche una positiva novità che risponde al nome di Martina e che gli permetterà di aprirsi a sentimenti nuovi, mai provati.

Fabio è un ragazzino che si fa amare. Appare ingenuo, più degli altri. Ma a ben guardare è un ragazzino molto intelligente; accanto ad un cuore grande ha anche una grande sensibilità ed un grande dono: quello di una famiglia speciale che altri non hanno e che, se ne rende conto quasi senza accorgersene, va bene così com'è, nonostante le tante contraddizioni che esprime.

Molti dei racconti di Fabio mi hanno toccata. 
Come quello dell'amore tra suo nonno e sua nonna, il loro allontanamento ed il loro ritrovarsi dopo la guerra. 
O come la storia dello zio Aldo: la storia di un amore mai narrato, sconosciuto a tutti ma che lo fa ancora oggi commuovere ed emozionare. 
Per non parlare della figura di suo padre e del modo in cui Fabio affronta la realtà: si dimostra molto più maturo della sua età oltre che profondamente legato a quell'uomo che, pur parlando poco, è sempre stato il punto di riferimento della famiglia.
Molto bella, a mio avviso, la figura del nonno: è un nonno assente nella vita del ragazzino visto che è morto quando era piccino ma è viva grazie ai tanti ricordi e racconti che si sono tramandati da una persona all'altra.
Ho molto apprezzato la capacità di trasmettere emozioni che l'autore dimostra.

Il libro è scorrevole e quel modo di narrare la quotidianità sua e dei suoi familiari che Fabio mostra al lettore è piacevole.

Con questa lettura partecipo  alla Challenge Diche colore sei? in quanto titolo adatto per lo spicchio azzurro, autore italiano.

giovedì 19 luglio 2018

Harry Potter e l'Ordine della Fenice (J. K. Rowling)

La lettura del quinto volume è stata una sfida con me stessa - vista la mole di pagine  da leggere in un numero ridotto di giorni - ma anche un gran piacere. Harry Potter cattura anche lettori non più giovanissimi ed io ne sono la prova.  Lo è stato con i volumi precedenti e lo è ora, con Harry Potter e l'Ordine della Fenice.

Questa volta ho trovato un Harry Potter più nervoso del solito e particolarmente sotto pressione. Non che in precedenza non lo sia stato (sotto pressione, intendo) ma stavolta ancor di più ed in modo molto diretto.

L'ambientazione è sempre quella della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, i personaggi sono sempre gli stessi e le attività che impegnano i ragazzi sono sempre quelle ma non mancano delle novità. Nuovi personaggi, nuove sfide, nuove difficoltà, nuove consapevolezze.

La storia si apre con un Harry Potter additato da tutti - non dai suoi amici più fedeli, però - in quanto continua a sostenere che il famigerato Tu-sai-chi, colui di cui nessuno vuole pronunciare il nome, è tornaro. Voldemort - lui non ha paura di chiamarlo per nome - è tornato più violento che mai, ha anche commesso un altro omicidio sotto gli occhi del nostro maghetto che, da testimone, non viene creduto da nessuno. Non lo credono a scuola ma non lo credono neanche ai piani alti del Ministero della Magia.
Lui non ha paura nel sostenere la sua verità anche se questo vuol dire essere preso di mira, punito, deriso, considerato pazzo. 

Harry ha quindici anni. Non è più un bambino. E' sempre stato molto maturo per la sua età ed ora, nel pieno dell'adolescenza, dimostra di essere cresciuto ma anche di avere delle debolezze, delle insicurezze, manifesta delle ingenuità che gli costeranno care.

Nelle more del racconto verranno alla luce aspetti molto interessanti. Viene chiarito il ruolo della zia Babbana del maghetto, il perchè la casa degli zii deve comunque essere sempre un riferimento per lui nonostante il trattamento ricevuto. Harry verrà a conoscenza di informazioni importanti sulla sua persona ed anche sul suo rapporto con Voldemort per bocca di un Silente che, questa volta, si defila più del solito, resta ai margini e sembra non voler avere nulla a che fare con Harry. Questo nella prima parte del libro, però, perchè alla fine la figura di Silente sarà fondamentale e quel che accade particolarmente emozionante.

Tra i personaggi ho cordialmente odiato la nuova insegnante Dolores Umbridge. E' la nuova  professoressa di Difesa contro le Arti Oscure, ma il suo è un ruolo che va oltre l'insegnamento visto che ha il compito di poter riferire al Ministro Fudge (lei ha anche l'incarico di sottosegretario anziano del Ministero) tutto ciò che avviene all'interno della scuola. E' un personaggio viscido, odioso, carico di cattiveria secondo il mio punto di vista, pieno di pregiudizi. Il suo potere cresce pian piano all'interno della scuola fino ad arrivarne ai vertici dando così una terrificante prospettiva per il futuro dell'intera scuola. Ha degli obiettivi chiari che nulla hanno a che vedere con il reale insegnamento. L'ho odiata e di lei mi resta in mente la profonda cattiveria. 

Hermione è, invece, uno dei personaggi che maggiormente ho amato. Più del solito. Dimostra di essere una ragazzina matura, equilibrata, capace di controllarsi nonostante le tante pressioni che le arrivano in modo diretto o indiretto. E' un'amica fidata per Harry, un personaggio che è maturato nel tempo e che, ne sono certa, continuerà ad avere un ruolo importante accanto a Potter. 

Ciò che maggiormente mi resterà di questa storia, oltre all'odio per la Umbridge, è il senso di perdita che mi è rimasto addosso alla fine del libro. Harry non è nuovo a situazioni di questo tipo - non a caso ha perso i genitori da piccolo - ma stavolta quella che subisce è una perdita più consapevole visto che è più grande e si rende conto con maggiore maturità di ciò che accade e di cui, però, si sente responsabile.

Mi resterà impressa anche la nuova consapevolezza di Harry nei confronti della figura del padre: un carattere a lui sconosciuto, non così perfetto come è stato sempre descritto.
Per quasi cinque anni il pensiero di suo padre era stato per lui una fonte di conforto e ispirazione. Se qualcuno gli diceva che assomigliava a suo padre, si sentiva avvampare di orgoglio. E ora... quello stesso pensiero lo rendeva infelice. 
Harry, però, imparerà anche ad accettare che si possono commettere degli errori e, non per questo, essere persone da disprezzare. 
Non giudicare tuo padre da quello che hai visto, Harry. Aveva solo 15 anni. Molti si comportano da idioti a 15 anni.
Ho apprezzato la riposta intelligente che il ragazzo dà in questo frangente sostenendo che anche lui, al momento, ha 15 anni ma che non tiene certo comportamenti idioti come quelli che gli sono stati manifestati su suo padre. Ragazzo intelligente, Harry. 
Questa cosa, a dire il vero, resta un po' in sospeso nel senso che non si capisce bene se Harry riesce davvero ad accettare che anche suo padre possa aver avuto degli atteggiamenti poco simpatici da ragazzo ed essere, comunque, l'uomo cha ha sempre adorato pur avendolo perso da piccolo.

Il volume cinque della saga di Harry Potter è particolarmente ricco. Non mancano i personaggi di sempre ma se ne aggiungono di nuovi così come alcuni che in precedenza sono stati relegati in secondo piano assumono ruoli importanti. 

L'amicizia, il gioco di squadra sono sempre elementi fondamentali nelle storie del maghetto e questa volta emerge anche una nota rosa che in passato è sempre mancata. Infondo Harry ora è un adolescente, e questi di cuore non stonano di certo.

Non si può dire di più per non togliere il gusto della lettura. Quello che mi sento di dire, però, è che forse questa volta la permanenza dagli zii Babbani per le vacanze sarà meno tormentata del solito. 
Me lo auguro: diamo un po' di pace a questo ragazzo che ha tanti pensieri per la testa e ancora tante sfide davanti a lui!

Ps. ho letto la versione ebook e parecchi termini sono modificati rispetto alle prime traduzioni. In coda al libro è proposto un glossario dei cambiamenti. Buona cosa.

Dicevo che pe me questa lettura è stata una sfida: è il terzo libro utile per la Challenge Tutti a Hogwarts con le 3 ciambelle nell'ambito della macro-categoria Dissennatori, in quanto libro della serie di Harry Potter. Ebbene, la mole di pagine da leggere (810) ed anche il fatto che fosse il terzo obiettivo per cui avessi a disposizione poco tempo mi hanno fatto vivere una sfida nella sfida. E sono contenta di poter dire di averla vinta essendo riuscita a rispettare i tempi godendomi la storia.
 
Partecipo anche alla VisualChallenge in quanto in copertina compare un uccello, utile per la gara in corso.

venerdì 13 luglio 2018

Il Signore delle Mosche (W. Golding)

In biblioteca ho preso in prestito un'edizione speciale del libro Il Signore delle Mosche di William Golding. Si tratta di un volume che fa parte della collana La biblioteca di Repubblica, appunto allegata a vecchie uscite del quotidiano Repubblica.
Un volume agevole, comodo da tenere in borsa e che ho potuto portare con me in spiaggia in questi giorni potendo così leggere una storia che mi ha presa in contropiede.
Non conoscevo questo libro, l'ho letto perchè suggerito nell'ambito della Challenge Di che colore sei? alla quale sto partecipando e l'ho preso in biblioteca senza pensarci troppo. Era disponibile ed ho voluto approfittare.
L'autore racconta la storia di un gruppo di bambini/ragazzini dispersi su un'isola del Pacifico e che si trovano ad affrontare, completamente da soli, la propria sopravvivenza in attesa che qualcuno venga a salvarli.
Vengono raccontate le dinamiche di un gruppo che, ben presto, inizia a soffrire per l'assenza di regole: non ci sono adulti, sono loro stessi che si danno delle regole ma, a ben guardare, il sistema non riesce a reggere fino alla fine. Qualche cosa non funziona e quel gruppo inizialmente affiatato si spacca al punto da far trovare gli uni contro gli altri.

Ciò che più mi è piaciuto del libro sono state le descrizioni sia dei personaggi che delle ambientazioni che l'autore offre. Quanto alla storia, si assiste ad un progressivo sgretolamento di quell'equilibrio che sembra essere raggiunto all'inizio, attorno ad un capo e con delle regole che, inizialmente, vengono rispettate da tutti. Un fuoco da alimentare costantemente, cibo da cercare, rapporti interpersonali da regolare: tutto ruota attorno ad un equilibrio piuttosto precario che, ben presto, viene messo in discussione.

Lasciati a loro stessi, quei bambini e quei ragazzini (ce ne sono di più piccoli ma anche di più grandi, che se non ho capito male arrivato ai 13/14 anni) tornano allo stato selvaggio, per causa di forza maggiore. Onestamente, non avrebbe potuto essere altrimenti.
Già il fatto che bambini di questa età affrontino una situazione del genere come fossero degli adulti mi è sembrata un'esagerazione: penso ai miei figli, vedo i loro occhi pieni di lacrime se solo fanno un brutto sogno o se hanno la sensazione di essersi persi... immagino cosa potrebbe accadere in una situazione del genere.
No, i protagonisti non si comportano come dei bambini - secondo il mio parere - ed affrontano la situazione senza farsi troppe domande e con spirito avventuriero degenerando, però, pian piano, verso comportamenti aggressivi, violenti, sconsiderati.

Il personaggio che più mi è piaciuto è stato Piggy. E' uno dei primi che compare ed ha subito catturato la mia simpatia. Il più equilibrato, il più saggio, il più preso in giro. E' quello che più si è avvicinato, durante la storia, ad un bambinone reale. Gli altri hanno tenuto tutti comportamenti che poco rinvengo in ragazzini di quell'età. E' vero, la situazione è estrema ed estrema è anche la loro reazioni ma a volto l'ho trovata davvero esagerata e fuori dalla norma.

E' un libro che si legge bene perchè ben scritto ed io, onestamente, non mi sento di fare analisi chissà quanto profonde del messaggio che l'autore vorrebbe lanciare. Ho letto la storia di ragazzini che si trovano ad affrontare - a modo loro - la sopravvivenza su un'isola che a me mette paura al solo pensiero. Piccoli supereroi, con i loro pregi ed i loro difetti. Poco bambini, secondo me, nonostante la loro età.

Segnalo questa lettura per il Venerdì del libro di oggi e mi farebbe piacere confrontarmi con chi avesse un'opinione diversa dalla mia in merito.

martedì 10 luglio 2018

Il miniaturista (J. Burton)

Petronella Oortman ha da poco compiuto 18 anni quando arriva ad Amsterdam in qualità di moglie di uno dei mercanti più famosi e rispettati della zona, Johannes Brandt. 
La ragazza viene accolta dalla sorella di lui, Marin, e da due servitori: Otto, un uomo di colore, e Cornelia, una ragazza che sembra avere più o meno la sua stessa età. Johanne è fuori per un viaggio d'affari ma anche al suo ritorno è assente, lontano, tanto che non condivide la camera, tantomeno il letto, con la sua giovanissima moglie. Strano. Molto strano. Non era questa l'accoglienza che si aspettava le neo sposa. Non ha problemi a dare tempo a suo marito ed aspetta con una certa tensione il momento in cui il suo matrimonio sarà onorato. Momento che, però, tarda ad arrivare.
Arriva, invece, una miniatura della casa in cui Nella (questo il suo diminutivo) ora si trova ad abitare: uno stipetto acquistato da suo marito come dono di nozze. Strano, molto strano anche questo.
Quando la ragazza decide di affidarsi alle abili mani di un miniaturista che conosce per via di un'inserzione, per arredare quella che considera una casa di bambola, le stranezze diventano un vero e proprio mistero. Ogni pezzo che le viene consegnato racconta una storia in modo fin troppo fedele alla realtà: è la storia di casa Brandt, sono gli amori, i tradimenti, le ossessioni, le vendette, le passioni che hanno i Brandt come protagonisti.
Il miniaturista è un romanzo che racconta l'Olanda del XVII secolo, dove gli uomini sono considerati gli artefici del mondo ma dove il peccato viene punito con la morte, donna o uomo che sia a commetterlo. Soprattutto un certo tipo di peccato.
E quando è proprio il peccato a diventare motivo di scandalo per l'intera famiglia saranno le donne a prendere le redini della situazione, quelle stesse che la società mette in secondo piano e vorrebbe succubi del potere maschile.
I personaggi femminili sono personaggi molto forti e a loro va la mia simpatia.

Nella è un personaggio che cresce nell'arco di poco tempo. Non di età - visto che lo spazio temporale del racconto non è poi così ampio - ma dal punto di vista della propria personalità. Arrivata nella nuova abitazione con il timore reverenziale che è proprio di ogni giovane donna che si trova al cospetto della famiglia del potente marito, ben presto si rende conto di aver immaginato qualche cosa di diverso da ciò che la realtà le riserva. 

Da ragazzina sognatrice, pronta a dare un figlio ad un uomo che conosce appena, si trova a vivere da sola in una grande casa - sola, perché pur avendo persone attorno è fondamentalmente sola - che impara a conoscere anche grazie alla misteriosa figura del miniaturista che si insinua, con i suoi minuscoli manufatti, nella sua mente e nella sua anima.

Era convinta di aver sposato un uomo ma si rende conto di aver spostato un mondo intero: argentieri, una cognata, strane conoscenze, una casa in cui si sente persa, un'altra più piccola che la spaventa. All'apparenza le viene offerto molto, ma Nella ha la sensazione che in realtà le venga tolto qualcosa.

Marin è un'altra figura femminile molto forte, che mi è piaciuta ancor più della protagonista: è una donna di polso, colei che è pronta a salvare le apparenze sempre e comunque e senza la quale suo fratello, l'uomo di casa, non prenderebbe alcuna decisione. E' colei che riesce a nascondere realtà tanto importanti quanto scandalose con eleganza ed austerità. E' una figura ambigua a tratti, dalla personalità difficile da definire, enigmatica ma potente. Una donna che sembra non avere bisogno di nessuno anche se, a ben guardare, non è proprio così. 
Johannes è un personaggio importante - uomo sagace, astuto e originale - ma che si defila parecchio rispetto ai personaggi femminili. E' importante per il ruolo che ha nella vicenda - tutto ruota attorno a lui - ma resta in secondo piano rispetto alle donne di casa. Sarà lui la pietra dello scandalo e Nella avrà, all'improvviso, le risposte che cercava.
Molto curiosa la figura del miniaturista. Una figura che, ad un certo punto, si perde nei meandri del racconto delle vicissitudini della famiglia Brandt e che, questo sì, avrei voluto vedere maggiormente sviluppata, più presente, meno in ombra. La sua assenza, il suo essere personaggio schivo e riservato, sempre nell'ombra appunto, è un elemento importante del racconto ma mi aspettavo qualche cosa di diverso da questo abile artigiano. Avrei preferito approfondire maggiormente la sua figura.
E' un bel romanzo, avvincente, particolare, che mi ha catturata anche se la lettura ha richiesto più tempo del previsto. Tante le informazioni che vengono date, tanti i particolari, impossibile andare di fretta tra quelle pagine. In genere se devo scegliere una nuova lettura non prediligo romanzi storici perché temo sempre che siano pesanti, impegnativi. In questo caso la narrazione cattura anche se in alcuni punti ho trovato delle frasi un po' farraginose, magari per via della traduzione, non so. Soprattutto su alcuni dialoghi ho avuto l'impressione che mancasse qualche cosa ma per il resto c'è molto, sia nelle descrizioni che nello svolgimento delle situazioni. Bel libro!
Con questa lettura partecipo alla Challenge Di che colore sei? per lo spicchio verde, obiettivo 1 romanzo storico. Partecipo anche alla Visual Challenge in quanto in copertina compare un uccello ed alla Challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 ciambelle nell'ambito della macro-categoria Dissennatori, libri il cui titolo sia formato da una sola parola.

martedì 3 luglio 2018

Io che amo solo te (L. Bianchini)

I personaggi li conoscevo già avendo letto La cena di Natale di Io che amo solo te
Lo so, ho sbagliato l'ordine di lettura ma era adatto per una vecchia challenge e l'ho letto senza pensarci troppo.

Quei personaggi mi erano piaciuto ma ora, che conosco a fondo le loro storie, posso dire di essermene proprio innamorata.

Luca Bianchini mi ha dato l'occasione di leggere una storia fatta a sua volta di tante storie. Con Io che amo solo te ha messo in mano al lettore un romanzo nel quale chiunque si può rivedere - nell'uno o nell'altro, anche semplicemente in chi sta a guardare - nel quale i personaggi sono intensi, ben delineati, tutti indispensabili per dare corpo ad una vicenda che mi ha toccata. 
Eh sì!
Lettura da ombrellone, ho sentito dire da qualcuno: bhè, per quanto mi riguarda è una lettura che non dimenticherò, per un sacco di buoni motivi. Sarà pure da ombrellone ma non è per niente banale (...ed io l'ho letto proprio al mare!).

Chiara e Damiano sono alla vigilia delle nozze. Sono due giovani innamorati che, come molti altri, arrivano alle porte del con dei dubbi di un certo peso. 
Lui è pronto a fare ciò che deve fare. Lei ha trovato un ragazzo di buona famiglia che la attrae fisicamente e con il quale c'è un'ottima intesa sessuale. Ma tutto ciò può bastare per pronunciare quel sì con convinzione? 
Se lo chiedono entrambi, ognuno a modo suo, ognuno percorrendo una via diversa (ma poi non così tanto) per darsi una risposta.
Con Chiara e Damiano si legano due famiglie che, però, hanno un'altra storia importante a legarle: è quella tra il padre di lui, Don Mimì, e la madre di lei, Ninella.
Innamorati da sempre, divisi anni prima da questioni d'onore che, proprio alla vigilia del matrimonio dei loro ragazzi, tornano prepotentemente attuali. Un amore grande, di quelli che non si possono dimenticare, che fanno vibrare le corde dell'anima ancora oggi, dopo tanto tempo. 

E' proprio questa storia d'amore mi ha catturata, emozionata e anche commossa. Ho amato il personaggio di Ninella: una donna che ha accettato il rifiuto di lui di portarla all'altare ma che non lo ha mai dimenticato, una donna che comprende a distanza di anni cosa lo ha portato a quel no, una donna nelle cui vene scorre ancora il sangue della passione e di un amore profondo che brucia sotto la cenere.
Eccolo , il mio amore. Si è appesantito, ha messo su pancia e le spalle sono un po' scese. Ma per me non è mai stato più bello di oggi. Standogli vicino, poi, brucia. Lo sentite voi che brucia? Lui vive solo così. Ma lo dovete toccare, altrimenti vi sembrerà un freddo calcolatore. E voi, malgrado tutto quello che avete detto, che avete pensato, non potrete mai sapere ciò che Dio, purtroppo, non ha unito.
E lui? Sa di essere stato un codardo, di non aver lottato per l'unica donna che abbia mai amato davvero e che ama ancora, nonostante tutto.

Ninella è il personaggio che domina su tutti, secondo me. Donna fiera e coraggiosa, bella cinquantenne - così la immagino - che non teme il giudizio altrui nemmeno quando decide di indossare un abito rosso fuoco per il matrimonio della sua primogenita. Donna devota, fedele a quel marito che l'ha lasciata troppo giovane a crescere da sola due bambine, legata ad un uomo oramai spostato ad altra ma da un legame tanto discreto quanto profondo. Un legame sottile come un filo ma resistente come l'acciaio. Tutti in paese sanno quello che c'è stato tra loro, in passato. Ma Ninella e Don Mimì non hanno mai dato motivo di alimentare chiacchiere. L'unico momento in cui i loro occhi si incontravano era quello della messa della domenica, durante la comunione. 
E se anche Ninella non lo guardava direttamente, lui sentiva quegli occhi su di sè, e sperava le che arrivasse l'odore della sua colonia. Quel piccolo rito lo rassicurava, rinnovando una promessa ingiustamente interrotta. Ci sono storie testardamente incapaci di finire, che ti torturano come un male. Quella di Mimì e Ninella era una di quelle: un duetto senza voce e senza futuro. Solo un ricordo, che come sempre amplificava tutto. Ora quel passato era lì, in una chiesa che non li aveva uniti ma che avrebbe unito i loro figli.
Ora il destino scompiglia le carte legando Chiara e Damiano.
Due storie d'amore, quelle narrate, che hanno sullo sfondo una Puglia che vibra. Storie che prendono vita accanto a personaggi a tratti divertenti a tratti profondamente soli, delusi, fragili. E' bravo, Bianchini, a rendere alla perfezione ognuno di loro.

Altro personaggio che mi è particolarmente piaciuto è il fratello di Damiano, Orlando, che incarna il disagio di essere diverso, di non essere accettato per quello che è e che è sempre stato: un ragazzo gay che, per non coprire di vergogna la sua famiglia in un giorno tanto importante, porta un'amica al matrimonio del fratello presentandola come fidanzata. Orlando, però, soffre. E' tormentato da un amore proibito che non può vivere appieno e che lo turberà più del previsto proprio nel giorno del sì di suo fratello.

E poi Franco, lo zio finito in carcere e a causa del quale Ninella si è vista negare l'amore di Don Mimì, per lo scandalo che al suo arresto era conseguito. Un uomo che torna dopo aver pagato e che chiede di essere perdonato.

Ognuno dei personaggi - non solo quelli principali - ha qualche cosa da dire e questo rende il libro, nel complesso, più ricco di quanto le 259 pagine di cui è composto potrebbero far pensare.

Storie d'amore ma anche riavvicinamenti, ritrovamenti... bella storia, ben scritta. 
Devo dire che questo è uno di quei libri che rileggerei. Non essendo una lettrice che ama le riletture, credo che ciò renda perfettamente l'idea di quanto mi sia piaciuto.

Libro che consiglio caldamente a chi abbia voglia di emozionarsi, a chi voglia affezionarsi ai protagonisti tanto da soffrire, amare, gioire con loro.