martedì 30 novembre 2021

La sentenza della polvere (A Bongiorni)

Ho avuto questo libro con uno scambio ed è rimasto per un bel po' di tempo ad aspettare che arrivasse il suo momento. L'ho lasciato decantare per bene per poi accorgermi di avere tra le mani un noir ben costruito, ben scritto, con un sacco di intrecci che secondo il mio parere sono ben riusciti anche se in alcuni punti ho pensato che magari si stesse un po' esagerando.

 Ho scoperto una Milano violenta, molto violenta, quasi irriconoscibile per chi, come me, è abituato a pensare alla Milano bene, ai monumenti, alla capitale mondiale della moda e del design.

Quella che racconta Alessandro Bongiorni è una Milano oscura, dove è la violenza a fare da padrona legata ad un traffico consistente di droga, a metodi alquanto ortodossi per ottenere informazioni, ad ambienti malfamati, ad un giro di prostituzione non indifferente ma anche ad un ambiente politico luccicante e insospettabile al punto tale da non essere credibile.

Il vice commissario Carrera lavora proprio qui: nella questura di una Milano che ama, in ambienti che presentano una faccia oscura, è vero, ma che hanno quel piglio amorevole e quel calore che solo con una passeggiata in solitaria si riescono a percepire. Quando un giovane viene ritrovato cadavere per overdose sembra tutto nella norma, cose che capitano in quei posti. Ma nel momento in cui ci si rende conto che quel giovane è il figlio del commissario Fenisi che era tossico da tempo ma stava seguendo un percorso di disintossicazione, la situazione prende una piega diversa. 

Carrera si trova ben presto ad indagare nel torbido, partendo da una morte che non sembra poi così chiara come si può pensare. Viene così a conoscenza di un giro d'affari a molti zeri legato alla droga pesante. Eroina: la guerra è a tutto campo contro il traffico d'eroina che, a quanto pare, si consuma quotidianamente - e in modo piuttosto indisturbato - in quella Milano che sembra avere davvero una doppia faccia. Il tentativo di seguire le indagini in sordina, senza attirare troppe attenzioni viene meno quando un giornalista in cerca dello scoop, Sandro Chiodi, inizia a curiosare ma anche quando un politico che ambisce ad un seggio in Europa decide di fare della guerra all'eroina il suo cavallo di battaglia. Tutte variabili, queste, che si intersecano tra loro e che coinvolgeranno, in un modo o nell'altro, Carrera.

La strada appare tutta in salita e l'indagine avrà molti risvolti che rendono la storia ricca ed intricata senza mai, però, diventare pesante. 

L'unica grande difficoltà che ho incontrato, nella primissima parte del romanzo, è stata quella di districarmi con i nomi. L'autore non fa delle chiare presentazioni dei personaggi al lettore: Rodolfo, Rudi, Carrera... ci ho messo un po' a capire che  si trattava della stessa persona: vice ispettore Rodolfo Carrera, Rudi per gli amici. Una volta viene chiamato in un modo, una volta in un altro e sulle prime ho fatto davvero fatica perchè come per lui lo stesso discorso vale per altri personaggi.

Piano piano, però, il quadro si chiarisce e si comprendono legami, amicizia, rapporti interrotti, storie passati, amori precedenti, ambizioni attuali, rimpianti e rimorsi oltre al tanto dolore che la violenza porta inevitabilmente con sé.

Carrera è un vice ispettore molto particolare: è un uomo tormentato (e in alcuni punti mi ha fatto pensare all'Harry Hole di Nesbø) pronto a tutto pur di arrivare al suo obiettivo ma ha anche un cuore grande.

Non mancano colpi di scena e... mi sento di consigliare questa storia a chi ama l'alta tensione e non si scandalizza davanti a metodi non troppo convenzionali ma anceh davanti a scelte discutibili sotto certi punti di vista.

Bel libro, ritmo molto alto, ben scritto, consigliato a chi ama il genere.
***
La sentenza della polvere
Alessandro Bongiorni
Piemme edizioni
571 pagine
17.50 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle

lunedì 29 novembre 2021

Il maialino di Natale (Jk. Rowling)

Scritto per giovani lettori, Il maialino di Natale è un libro che ho letto anche io in questi giorni.

Solitamente non vado dietro alle ultimissime uscite. Anzi, quando sento molto parlare di un libro a ridosso dell'uscita solitamente me ne tengo alla larga.

Ho fatto un'eccezione principalmente perché per una challenge di lettura che si conclude a dicembre avrei dovuto leggere un libro ambientato a Natale e questo maialino è arrivato a casa mia come dono inaspettato per mano di una mia amica che lo ha pensato come coccola per me ma anche come lettura adatta ai miei ragazzi. Una sorta di regalo collettivo!

I libri per ragazzi non mi dispiacciono.

Li leggo sempre volentieri soprattutto quando ho voglia di qualche cosa di accogliente, che mi riscaldi il cuore. Spesso i libri per ragazzi lo sono. Il maialino della Rowling non fa eccezione: è il protagonista, assieme al piccolo Jack, di una storia perfetta per il periodo di Natale e che punta l'attenzione su tanti aspetti importanti che, dietro la narrazione fantastica, emergono con chiarezza. 

Jack è molto legato al suo maialino di pezza (io avevo un pupazzetto che ho tenuto accanto a me per taaaaanto tempo per cui mi sono sentita molto vicina a quel bambino) ma per una serie di circostanze lo perde. Jack è disperato ma non sa che nel giorno della vigilia di Natale tutto può succedere. Quando si trova per le mani un pupazzetto nuovo, un Maialino di Natale come "rimpiazzo" del suo Lino la prima reazione che ha è quella di scagliarlo via lontano da sé.

Reazione comprensibile. Poi, però, quel maialino diventerà - volente o nolente - un suo alleato in una ricerca forsennata in un mondo in cui vanno a finire tutte le cose perdute. Jack non è perduto e, soprattutto, non è una cosa: come potrà arrivare in quel mondo? Chi troverà e cosa succederà? Riuscirà a ritrovare il suo amato Lino?

Durante il suo cammino Jack imparerà il valore dell'amicizia, del sacrificio, della perdita, della speranza. 

Senza dilungarmi troppo sulla trama posso dire di aver pensato immediatamente a mia figlia: lei è molto attaccata alle sue cose, le dispiace buttare via ciò che non usa e se avesse spazio conserverebbe di tutto. Ho immaginato la sua reazione nel conoscere le sensazioni provate dagli oggetti smarriti, che nessuno cerca più o quelli di cui ci si è volontariamente liberati perché sono queste sensazioni che emergono ed arrivano al lettore.

Lo stile è molto semplice, scorrevole e capace di far volare la fantasia però - non so se la mia sarà una delle poche voci fuori dal coro - in alcuni punti mi sono un tantino annoiata. Mi aspettavo qualcosina di più soprattutto dopo aver letto e amato Harry Potter. Forse gli autori famosi pagano pegno per i successi precedenti, non so, e magari dovrei liberarmi dalla zavorra legata a quel famosissimi personaggio. Storia carina, con riferimenti ad argomenti importanti ma ne ho letti di più belli, di libri per ragazzi. 

Ps. molto carine le illustrazioni. Credo che per i lettori più giovani sia perfetto. Magari per un lettore più maturo un po' meno, soprattutto se si aspetta qualche cosa che sia all'altezza dei precedenti lavori dell'autrice.
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Il maialino di Natale
JK. Rowling
Salani Editore
320 pagine
17.95 euro copertina rigida, 10.99 Kindle

mercoledì 24 novembre 2021

Il killer della neve (R. Greenwood)

La vendetta è un piatto che si consuma freddo. Quanto freddo, però?
Possono passare anche cinquant’anni prima che la voglia di vendetta venga soddisfatta?
Ed è davvero vendetta, questa, o con il passare del tempo diventa qualche cosa di diverso?

Me lo sono chiesta leggendo il libro Il Killer della neve, in collaborazione con Thrillernord, nel quale una mano assassina colpisce in concomitanza con le nevicate che rendono l’ambiente soave, ma solo in apparenza. Non è un caso se quella mano agisce proprio con la neve. Ad essere difficile da capire è, invece, se davvero quella mano possa aver lasciato correre cinquant’anni prima di tornare a colpire e cosa abbia determinato questa scelta.

Il detective Barton e la sua squadra non riescono a venire a capo di ciò che sta accadendo loro attorno. Non riescono a mettere insieme i pezzi di quel puzzle che non combaciano affatto. O, almeno, questa è la sensazione che se ne ha. Eppure sono tanti i segnali che potrebbero portare il detective verso una precisa direzione, tanti i dettagli che gli sfuggono o che gli dicono qualcosa ma non riesce a capire bene cosa sia.

Devo ammettere che per gran parte del libro ho avuto la sensazione che Barton e la mano assassina si trovassero su piani destinati a non incontrarsi mai pur essendo sostanzialmente molto vicini, più di quanto si potesse pensare.

Non manca il colpo di scena, questo va detto, ma va anche detto che nel complesso le indagini mi sono sembrate rese in modo tale da dare l’impressione che si girasse continuamente in tondo.

Posta qualche pecca del punto di vista dell’evoluzione della storia, però, devo dire che le vicende mi hanno fatto riflettere molto e non è cosa così usuale in un thriller dove l’obiettivo, in genere, non è certo quello di far riflettere più di tanto.

Innanzitutto i pregiudizi, o i facili giudizi… quanto incidono nelle scelte di ognuno? Siano essere scelte positive che negative (in questo caso sono piuttosto negative e definitive). La convinzione che una persona resti per sempre ancorata al suo passato, agli errori commessi in passato, quanto influenza la capacità di giudizio di ognuno nei confronti dell’altro?

E poi la vendetta. Il “piatto che va gustato freddo”, la voglia di riscatto. Non è vero che il passare del tempo cura le ferite, anche le più profonde. Ce ne sono, di ferite, che non smettono mai di sanguinare e per arrestare il flusso costante di dolore che provocano richiedono scelte drastiche, anche a distanza di tempo.

Per finire, nessuno può dire veramente di conoscere del tutto le persone che ha accanto. Dietro ad un sorriso, ad un paio d’occhiali da miope, ad un bastone per correggere una zoppia può esserciqualche cosa di diverso da ciò che si può pensare. Barton lo scoprirà dopo un bel po’ dall’avvio delle indagini ma alla fine ci arriva.

Posti alcuni errori nel testo (che mi auguro vengano superati nella versione cartacea visto che ho letto l’ebook), la fatica maggiore è stata quella di non poter dare una mano a Barton tutte le volte in cui ho avuto la sensazione che avesse bisogno di un aiutino.

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Il killer della neve
Ross Greenwood
Newton&Compton
352 pagine
9.90 euro copertina rigida - 4.99 Kindle

venerdì 19 novembre 2021

Cani perduti senza collare (G. Cesbron)

Siamo nell'immediato dopoguerra quando una generazione di giovanissimi si trova alle prese con una realtà fatta di abbandoni ma anche di speranza, quella di una vita migliore.

Se sul loro cammino incontrano qualcuno che non si omologa al modo di fare di chi è più interessato al sistema che non alle persone, le porte della speranza appaiono pronte a lasciar passare un raggio di luce.

Lamy, giudice dei minori, ha a che fare quotidianamente con vite difficili, situazioni spesso disperate, ragazzini abbandonati, orfani, delinquenti che vedono pendere sulla loro testa una decisione che arriva dall'alto e che, spesso, arriva proprio da lui.

Una famiglia in affido? Un istituto di correzione? Un ambiente lavorativo? Un sanatorio? Una comunità? Il giudice non è incline ad applicare fredde regole, a fare calcoli, valutazioni impersonali ma guarda a quei ragazzi illuminato dalla fede e cerca, in loro, il germe della bontà. Guarda a quei ragazzi con umanità, quella che spesso nelle aule dei tribunali, soprattutto all'epoca, mancava. 

Lamy cerca di guardare il loro cuore, di ascoltare i suoi battiti e di guardare le persone prima che i fascicoli o le relazioni e lo fa con generosità di spirito quasi come se ognuno di quei ragazzini potesse essere suo figlio. Il suo è uno sguardo amorevole che cerca di andare oltre il sistema e le sue scelte mirano alla salvezza, non alla condanna, qualunque siano le colpe compiute da quei visi acerbi, da quelle mani curiose, da quegli occhi brillanti. Sono ragazzini. Prima di tutto ragazzini. Il titolo ben si addice, riprendendo una definizione che arriva dalle pagine del libro e che li rappresenta appieno. Quei cani perduti senza collare sono ragazzini in cerca di un loro posto nel mondo, vogliosi di mordere la vita senza avere, però gli strumenti giusti per farlo. Ecco, perché, perduti senza collare... perché questa mancanza di strumenti provoca il loro smarrimento in un mondo che non fa loro sconti.

 Fanno il male ma sognano il bene!

Trovo che sia uno dei passaggi più commoventi e più toccanti di un libro in cui un singolo uomo incarna tutto l'amore e tutta la comprensione che l'intera società dovrebbe riservare a quei cani perduti. La società, invece, li mette ai margini e tende a farceli restare. Molti i passaggi nei quali, tra le righe, emerge lo spirito cristiano che guida il giudice a portare avanti una battaglia (credo che la si possa considerare come tale) per guardare questi ragazzini con occhi diversi, con gli occhi dell'amore. Non è semplice da accettare un comportamento come il suo per chi, attorno a lui, è abituato a fredde valutazioni che non tengono affatto conto delle persone ma solo dei casi

Tra i personaggi più significativi segnalo Robert Alain che è continuamente alla ricerca della sua libertà e Marco. Mentre Robert Alain non ha una famiglia, Marco ce l'ha ma è come se così non fosse. Questi ragazzi incontrano persone che li guardano prima di tutto con amore e la loro strada inizia a seguire un percorso particolare, fatto di dignità e di speranza.

Non è un romanzo semplice da leggere, secondo il mio parere. Sono sincera. E non lo è sia per i temi trattati - che assumono le sfumature di una potente provocazione nei confronti di un sistema in cui si pensa più agli equilibri che non alle persone - ma anche per lo stile utilizzato. Dialoghi a tratti difficili da comprendere ma anche una narrazione serrata e non propriamente scorrevole richiedono una lettura attenta ed una certa apertura mentale, scevra da ogni pregiudizio.

...quando un ragazzo ruba una bicicletta, che cosa importa alla società?
La sorte della bicicletta?
O quella del ragazzo?

Bhè, trovo che le parole di Lamy lascino dei segni profondi anche in noi lettori contemporanei perché se è vero come è vero che il romanzo è stato scritto nella sua prima edizione nel 1995, è altrettanto vero che le sue riflessioni sono tristemente attuali anche oggi. Non siamo più nel dopoguerra ma di cani perduti senza collare, in giro per le nostre città, trovo che ce ne siano ancora tanti, anche se somigliano poco a quelli di Cesrbon ma pur sempre cani perduti sono. 

E il sistema che fa?  Che cosa fa la società? 

Riflettiamo.
***
Cani perduti senza collare
Gilbert Cesbron
Bur Rizzoli (collana I libri dello spirito cristiano)
315 pagine
9.80 euro copertina flessibile

giovedì 18 novembre 2021

Donnafugata (Costanza DiQuattro)

 Mi sono commossa. Arrivata all'ultima pagina mi sono commossa.

Siamo nell'Ottocento in un luogo - Donnafugata - che si trova poco lontano da Ragusa. Un luogo nel quale il barone Corrado Arezzo De Spucches, cresce e diventa il pilastro. 

Con una tecnica narrativa molto particolare che somma il romanzo storico a capitoli ambientati in periodi storici differenti - tali da portare il lettore avanti e indietro nel tempo - ma anche a pagine di diario l'autrice offre ai lettori un personaggio che, secondo il mio parere, avrebbe molto da raccontare. Molto di più di quanto non racconti già.

In un arco temporale che va dal 23 aprile 1859 al 27 dicembre del 1895, la scelta di condurre il lettore lungo la linea del tempo è una scelta azzeccata. Non usuale, questo va detto, ma secondo me azzeccata perchè nel suo presente Corrado racconta e si racconta riportando alla memoria vicende che ne hanno segnato l'infanzia, l'adolescenza, la gioventù e la maturità facendone l'uomo che è stato e che è oggi. 

Ne emerge un personaggio che domina su tutti gli altri senza mai importi, un uomo che è stato messo alla prova dalla vita ma che ha saputo essere sostegno per coloro che gli sono stati accanto, anche nei momenti più difficili.

La storia d'Italia di quel periodo, che proprio in Sicilia ha posto le sue radici, si somma a quella di un personaggio dall'animo nobile che già da bambino dimostra il suo valore, il suo modo di essere e di pensare, anche quando le convenzioni dell'epoca e quelle legate al suo status sociale avrebbero imposto altro.

La Sicilia è la co-protagonista: l'intercalare dei vari personaggi, le descrizioni, le abitudini di quei posti consegnano al lettore il ritratto di una terra sensuale, viva, calda, che non lascia indifferenti coloro che vi crescono ma anche coloro che si ne venissero adottati o si trovassero a passare per caso.

Ammetto che avrei letto un centinaio di pagine in più per conoscere meglio Corrado: un uomo che cattura, che arriva con forza e tenerezza allo stesso tempo.

Molto bella e significativa la copertina, perfettamente calzante alla storia.
***
Donnafugata
Costanza DiQuattro
Baldini e Castoldi editori
208 pagine
16.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

mercoledì 17 novembre 2021

Le colpe degli altri (C. McBeth)

Un lavoro facile, perfetto per chi si è appena laureato e cerca la sua strada nel mondo.

Questo è quanto che viene proposto a cinque neolaureati nel settore informatico che, menti brillanti e spirito indomito, sono pronti a mettere in gioco le loro conoscenze sotto forma di pirateria etica, per verificare fino a che punto fossero deboli i sistemi informatici di una clientela selezionata. Perché è questo ciò che viene detto loro: rispondendo ad un annuncio di una società informatica molto allettante per chi è fresco di studi e non vede l’ora di darsi da fare, i cinque ragazzi diventano un vero e proprio nucleo di controllo della sicurezza di reti telematiche che, su richiesta dei clienti, vengono messe alla prova. Questo è, per lo meno, quanto credono di fare. E sono convinti di aver avuto una gran fortuna, di certo più di molti altri neo laureati che prima di trovare lavoro – e di trovarne uno adatto al loro corso di studi – vedono passare un bel po’ di tempo dalla laurea.

Ma se la realtà fosse diversa da quella che è stata prospettata loro? Se questo lavoro “etico” nascondesse qualche cosa di diverso, diventasse pericoloso e riservasse delle sorprese dietro l’angolo? Se ci fosse un burattinaio che tira i fili in maniera decisamente diversa e poco onesta?

Libby, Joe, Tess, Asha e Will nel momento in cui vengono inviati in ritiro in un luogo isolato e lontano dal resto del mondo iniziano a capire che qualche cosa non funziona come dovrebbe. Il loro iniziale entusiasmo sfuma di ora in ora e, soprattutto in Joe e Libby, qualche cosa si spezza influenzando non solo il loro umore ma la loro permanenza in seno al gruppo.

Tra segreti e misteri, tra bugie e tanti non detti, il lettore si trova immerso in una lettura in cui niente è come sembra, nessuno è del tutto sincero e tutti possono, potenzialmente, presentare una doppia faccia in modo del tutto inaspettato. Tra macchinazioni più o meno ragionate, tra scelte più o meno ponderate, i protagonisti sembrano sballottati in una storia che in alcuni punti mi è sembrata un po’ farraginosa, frettolosa nei punti in cui, invece, mi sarei aspettata maggior approfondimento. Nessuno può fidarsi degli altri, ognuno può essere potenzialmente un bugiardo, tutti hanno le caratteristiche per poter fregare gli altri: la caccia al cattivo si consuma velocemente, nell’arco di pochi giorni, riservando al lettore anche qualche sorpresa soprattutto sulla parte finale della storia.

Letto in collaborazione con Thrillernord, non posso dire che sia indimenticabile, su questo voglio essere sincera. Un thriller che ha dei repentini sviluppi e improvvisi cambi di prospettiva ma che, comunque, si
lascia leggere.
***
Le colpe degli altri
Colette BcBeth
Piemme editore
414 pagine
19.50 euro copertina rigida - 9.99 Kindle

martedì 16 novembre 2021

Nel mare ci sono i coccodrilli (F. Geda)

 Ne sono sempre più convinta: siamo fortunati ad essere nati dove siamo nati e nell'epoca in cui ci troviamo!

Il riferimento storico non è il caso di questo libro, perché comunque il protagonista era un bambino all'epoca dell'attentato alle torri gemelle per cui siamo, di fatto, ai tempi nostri. Il riferimento al luogo, però, mi ha convinta una volta di più.

Quella che l'autore racconta è la storia di Enaiatollah Akbari, un bambino che ha dovuto affrontare prove troppo grandi per la sua età e che nessuno, nemmeno da adulto, dovrebbe essere chiamato ad affrontare. Eppure... 

Il protagonista è un bambino di 10 anni di etnìa Hazara che vive in Afghanistan nel villaggio di Nava da dove è costretto a fuggire a causa delle persecuzioni dei talebani. Da un giorno all'altro si trova solo, consapevole che sua madre lo ha abbandonato non perché non lo amasse, ma proprio per via dell'amore che provava per lui. Gli ha voluto dare un'opportunità, la possibilità di vivere nella paura - questo è vero - ma andando verso uno spiraglio di luce che solo allontanandosi dalla sua terra avrebbe potuto incontrare.

La voce narrante è la sua: è un bambino come potrebbe essere uno dei nostri figli, dei nostri nipoti che, però, non devono fare i conti con viaggi in clandestinità, con pistole puntate contro, con le notti all'addiaccio, i viaggi della speranza stipati sul doppiofondo di un camion o con i lunghissimi viaggi a piedi con le scarpe sfondate e le dita viola. Non devono fare i conti con la fame costante, con il freddo che arriva alle ossa, con la morte dei loro compagni di viaggio periti di stenti, di inedia, di malattia lungo il cammino.

Sembra tutto così esagerato, quello che racconta Enaiatollah, così impossibile da restare fuori ogni possibile verità. Eppure... 

Eppure racconta la sua storia e lo fa senza romanzare nulla, senza fare sconti ma cambiando giusto qualche nome - così viene detto chiaramente nelle primissime pagine - quando la narrazione lo ha reso necessario. In altre occasioni, invece, quando il bambino ha incontrato persone gentili, i nomi sono rimasti, omaggio alla bontà d'animo di chi non ha puntato il dito ma ha spalancato le porte dell'amore.

Il suo è un viaggio lunghissimo,  dalla sua nascita in Afghanistan fino al suo arrivo in Italia.

Alla fine del racconto - è sua la voce narrante ma le informazioni sono state raccolte dall'autore in una lunga intervista (e lui stesso viene chiamato in causa dal ragazzino che gli si rivolge in modo diretto) - Enaiatollah ha 21 anni e i suoi occhi hanno visto tanto, troppo. Avevano già visto troppo da bambino, fino a che non è riuscito a trovare quell'equilibrio e quella stabilità che, purtroppo, non a tutti coloro che hanno vissuto la sua stessa esperienza sono stati riservati.

Uno dei passaggi più belli e che mi ha riempito il cuore è stato il riferimento a due persone italiane che si sono dimostrate gentili nei suoi confronti, senza chiedere niente in cambio: "...se tutti gli italiani sono così - dice il ragazzino - allora sarà bellissimo vivere qui". Non ricordo se sia proprio questa la frase precisa ma il senso è questo, e mi ha riempito il cuore. Mi piace pensare che sia davvero così, anche se la cronaca, anche non troppo lontana da noi, ci dice qualche cosa di diverso.

ps. il libro è arrivato a casa mia su indicazione dell'insegnante di italiano di mio figlio di prima liceo, come lettura mensile. L'ho letto molto volentieri anche io e, anche se non potendo ignorare la presenza di alcuni termini per noi incomprensibili, l'ho trovato molto adatto per ragazzini della sua età (così come, ne sono certa, è una lettura adatta anche a lettori adulti).
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Nel mare ci sono i coccodrilli
Fabio Geda
Baldini&Castoldi
151 pagine
12.00 euro copertina flessibile - 6.99 Kindle

lunedì 15 novembre 2021

The Inheritance Games (J. L. Barnes)

Credo che se non fosse stato per una challenge di lettura a cui sto partecipando (anzi, due) non avrei mai preso in considerazione questo libro. Enigmi, misteri... troppo complicato!!! Non avevo voglia di una storia che richiedesse troppa concentrazione. Per fortuna mi sono lasciata andare alla curiosità ed ho deciso di dargli un'opportunità.

 
Credo di aver fatto bene. Mi ci voleva una storia così, in questo momento.

Mi sono trovata tra le mani una storia intricata, che procede passo passo con misteri, indovinelli, enigmi che io, onestamente, non sarei stata in grado di risolvere visto che non sono molto abile e, soprattutto, ho bisogno del mio tempo per venirne fuori. Per questo devo ammettere di non essere stata troppo a riflettere sulle varie prove che i protagonisti si trovano ad affrontare perchè se avessi cercato di risolvere io i vari quesiti avrei finito a leggere il libro tra due anni!

La protagonista di questa storia è una famiglia molto ricca. Una famiglia che vede sconvolgere tutti i suoi equilibri (dati per scontati) quando, alla morte del decano di famiglia, viene aperto un testamento che lascia tutti di stucco. Non a bocca asciutta, perché ognuno dei personaggi che compaiono hanno la loro fetta di torta. Una fettina, però... non possono certo fare l'abbuffata che avevano da sempre immaginato. Perché il nonno lascia tutto... ad un'anonima ragazzina che sembra non avere niente a che fare con quella famiglia, addirittura senza un tetto sulla testa, con modi tutt'altro che aristocratici ed abituata a vivere alla giornata. Una ragazzina che non c'entra niente con loro, con i membri della famiglia beffata.

Avery Grambs, questo è il suo nome, si trova improvvisamente catapultata in un mondo che non le appartiene e che le è sempre stato lontano anni luce: un mondo fatto di enormi proprietà, grandi responsabilità, lussi sfrenati, spese a tanti zeri. Si trova ad ereditare tutta la fortuna di un uomo che non ha mai conosciuto, un uomo che ha preferito privare la sua famiglia di quell'eredità creando una situazione alquanto imbarazzante. Ma chi è questa ragazza? Ha circuito il nonno? Ha con lui misteriosi legami di sangue? Oppure sarà stata scelta casualmente, per gioco? Nemmeno lei è in grado di darsi una risposta. Sa solo che quell'uomo non è mai entrato a far parte della sua vita. O, almeno, questo è quello che pensa...

Per avere la sua eredità del vecchio  Hawthorne, Avery dovrà però vivere per un anno nella sua immensa tenuta assieme alla sua famiglia. In particolare, si troverà ad avere a che fare con quattro ragazzi che sono più o meno suoi coetanei, i quattro nipoti del de cuius nonché giovani di grande carisma, ognuno a modo suo. Quattro caratteri diversi oltre che quattro fisicità che vengono trasmesse alla perfezione dall'autrice che non si risparmia in particolari nelle descrizioni, senza essere mai ripetitiva.

Avery si trova a giocare una partita più grande di lei. E si rende conto ben presto che si tratta di un gioco pericoloso, soprattutto perché assume consapevolezza di trovarsi in un posto e tra persone carichi di segreti, di misteri e di ambizioni che potrebbero avere la meglio su tutto, anche sulla sua stessa persona. Ci sono di mezzo un sacco di soldi... chi non farebbe di tutto, ma proprio di tutto, per vedere riconosciuti dei diritti che ha sempre considerato propri?

Chissà, però, che non sia anche lei una pedina di un gioco perverso messo a punto alle sue spalle? Dove vogliono portarla tutti quegli enigmi, dove vuole arrivare (o dove può arrivare) quel gioco? 

In un raccolto che non risparmia sorprese e colpi di scena, il lettore si trova a vivere un'avventura fantastica assieme alla protagonista - alla famiglia così come ad Avery perché sono entrambe protagoniste seppur in due posizioni opposte l'una all'altra - a tratti anche un tantino inverosimile ma che ci sta alla perfezione.

Sulle prime ho dovuto prendere appunti per non confondere i quattro fratelli. Presa confidanza con la storia, però, la lettura è proseguita speditamente e... bisognerà leggere il secondo volume per sapere come va a finire essendo il primo di una serie. Sono curiosa e lo cercherò... non posso mica rimanere in sospeso in questo modo?

Lo consiglio a chi vuole divertirsi un po' ed anche mettersi alla prova con una storia di fantasia, un po'
troppo a tratti, ma gradevole e coinvolgente.
***
The Inheritance Games
Jennipher Lynn Barnes
Sperling&Kupfer
387 pagine
17.90 copertina rigida - 9.90 Kindle

lunedì 8 novembre 2021

La figlia della libertà (L. Di Fulvio)

Credo che sia la prima volta in assoluto in cui ho la sensazione di non essere capace di rendere giustizia al libro che ho appena terminato di leggere.

La figlia della libertà è un libro duro, che colpisce allo stomaco per ciò che racconta e che, purtroppo, non è poi così lontano dalla realtà. 

È un libro che parla del passato - la storia si apre nel 1912 - ma che ha un forte richiamo a tematiche di grande attualità come l'immigrazione, la prostituzione, la povertà, la mafia, la corruzione.

Ma è anche un libro che apre le porte alla speranza, quella che riesce a fare capolino anche in mezzo a tanta  violenza, a tanta ingiustizia, a tanta voluta cecità. 

 Tre sono i protagonisti attorno ai quali gravitano, poi, tanti personaggi secondari ma ognuno, a suo modo, fondamentale. 

Rosetta è una giovane orfana che è pronta a difendere con le unghie e con i denti quel pezzo di terreno che le è rimasto in eredità da coloro che non ci sono più. Vive ad Alcamo, in Sicilia: una terra che non fa sconti, una comunità che ha le sue regole e  dove  una giovane, per di più donna, come lei, fa paura. È una ragazza fiera, dal carattere forte, intelligente e pronta a ribellarsi ad una realtà che non è disposta ad accettare. Una realtà in cui le donne vengono picchiate dagli uomini, in cui non hanno diritti, in cui devono necessariamente piegarsi al volere degli uomini sia dal lato personale che su ogni altro fronte, con le buone o con le cattive. Lotta con coraggio fino a che l'unico modo per fare qualcosa affinché le cose possano cambiare è quella di imbarcarsi su una nave che la porti lontano, verso il Nuovo Mondo.

Rocco è figlio di un mafioso morto da uomo d'onore ed il suo futuro è scritto nel sangue che gli scorre nelle vene. Lui, però, non vuole seguire il suo esempio ed è pronto a ribellarsi al sistema che lo ha protetto, fin da ragazzino, proprio perché figlio di un uomo morto con onore per difendere un capo mafia. Rocco è un ragazzo coraggioso, di belle speranze, convinto di poterla fare franca contro un sistema che molto più forte e radicato di quanto lui stesso non possa immaginare. Le radici della mafia di Mondello (Palermo) sono profonde e difficili da intaccare: se ne renderà conto sulla sua stessa pelle fino a doversene andare da quella terra che gli va stretta. Fa una promessa, però, sulla tomba di suo padre: quella che non sarà mai un uomo d'onore, mai un mafioso come lui. Una promessa difficile da mantenere, però, quando si rende conto, arrivato sul suolo del Nuovo Mondo, che certi meccanismi sono uguali in ogni posto e in ogni suolo.

Raechel vive nell'Impero Russo ed è poco più di una bambina. Un corpo da bambina ma idee grandi, più grandi di lei: è pronta per fare il grande salto, per lasciare la sua terra ed inseguire il sogno di una vita migliore. Suo padre non è d'accordo perché è troppo piccola ma nel momento in cui viene a mancare in modo violento le sue ultime parole sono per lei, la luce dei suoi occhi. "Parti" le dice e lei farà di tutto per poter realizzare quel sogno che stava per esserle strappato dalle mani. 

Ma la realtà è ben più dura di quanto i tre  giovani potessero immaginare. Le ingiustizie che si trovano là fuori sono tante e tali che in più d'una occasione avranno il timore di aver perso ogni possibilità.

La storia ruota attorno alla condizione degli immigrati, di coloro che lasciano la loro terra per cercare un modo migliore. In particolare, viene narrata senza sconti la sorte delle donne: nel Nuovo Mondo, in quella Buenos Aires che potrebbe essere un luogo da sogno per chi la guardasse dall'esterno, opera la Sociedad Israelita de Socorros Mutuos Varsovia (e non è affatto un'invenzione ai fini della narrazione quanto una triste, tristissima realtà) con 2.000 bordelli e 30.000 ragazze sfruttate, drogate, picchiate ed anche uccise oltre che vittime della loro stessa mano, per mettere fine a quello strazio. Un'associazione criminale che allunga i suoi tentacoli nella politica, tra la polizia, negli ambienti sociali ed economici tanto da far girare parecchi soldi ma anche armi e violenza a volontà. Una realtà che ha segnato quell'epoca e, come racconta l'autore in una interessante nota finale, rappresenta una macchia sulla coscienza di cui tutt'ora si evita di parlare.

Eppure tutti sapevano. Tutti vedevano. Tutti si voltavano dall'altra parte per indifferenza, per paura, per tornaconto. Tutti, nessuno escluso, da coloro che pagavano per quelle ragazzine da maltrattare fino quasi alla morte fino a chi, pur non volendo sporcarsi le mani con ambienti del genere, faceva finta che non esistessero. 

In un contesto del genere le vite dei tre protagonisti si intrecciano tra loro e con quelle di tanti personaggi secondari che sono fondamentali ai fini della storia. In alcuni punti ho avuto la sensazione che i protagonisti fossero tanti, tantissimi e stavolta non ho avuto la necessità di prendere nota dei tanti nomi che si alternano perché hanno tutti delle personalità ben definite, dei ruoli tali da lasciarsi identificare immediatamente. Tutti restano sottopelle, come l'inchiostro di un tatuaggio che arriva nel profondo creando un'immagine in superficie - che è quella della storia in generale - ma lasciando segni indelebili anche per le loro storie personali. 

Storia costruita con maestria, descrizioni che non intendono fare sconti soprattutto nelle scene più violente che sono, poi, una fotografia di una realtà di cui per troppo tempo si è fatto finta di non vedere. E ci sta, tutto ci sta alla perfezione mettendo nelle mani del lettore una storia intensa, dolorosa, violenta, profonda e carica di speranza con protagonisti forti, oserei dire potenti dal punto di vista narrativo.  

Non dico niente sui dettagli della trama: è un libro che va letto con attenzione pagina dopo pagina. Basti sapere che in alcuni punti mi si è attorcigliato lo stomaco non solo per le scene di violenza in quanto tali ma per l'umiliazione che ho letto sotto quelle scene, soprattutto a danno di ragazzine spesso più giovani di mia figlia che di anni non ne ha ancora 16. Ma non posso negare di aver provato tanta rabbia per l'atteggiamento dei più così come tanta ammirazione per scelte coraggiose compiute dai protagonisti principali e non solo. Mi sono commossa, ho sorriso, mi sono anche fatta un esame di coscienza perché, come ben dice l'autore nelle sue note finali, troppe volte ci si volta dall'altra parte per non vedere. Sono stata fiera di alcuni personaggi in particolare (e non vanno cercati solo tra i protagonisti) per scelte coraggiose, più o meno grandi. Ho trovato anche tanta umanità laddove non avrei mai immaginato di trovarla e tanto marciume dove, invece, non dovrebbe essere.

Non credo di aver mai parlato in toni così entusiasmanti di una lettura e non esagero se dico che, per la prima volta, mi sono imbattuta in un libro che terrò con piacere sul mio comodino pronta a rileggerlo, se ne avrò occasione. E io sono una che raramente lo fa!

Bello. Molto. Il più bello che io abbia mai letto e non esagero. Ancora più bello se penso di averlo preso con uno scambio anche con una certa superficialità, senza fare troppa attenzione alla trama. 

Leggetelo, leggiamolo e apriamo gli occhi per imparare a dire, una volta per tutte, che non è giusto. Faccio mio l'invito che fa l'autore nell'ultima pagina ma io aggiungo che il non è giusto dovremmo iniziare a dirlo in tante circostanze quotidiane, a partire dalle più piccole e che possono sembrare insignificanti ma che sono, pur sempre, ingiustizie.
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La figlia della libertà
nella foto edizione Mondolibro - edizione originale Rizzoli
640 pagine
13.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle

mercoledì 3 novembre 2021

Una sirena a settembre (M. De Giovanni)

Devo ammettere che aver visto la serie tv con protagonista Mina Settembre mi ha un po' influenzata nella lettura perché a quei nomi, a quelle persone ho dato un volto ed una fisicità. Dare un volto all'assistente sociale dei Quartieri Spagnoli e al ginecologo che divide con lei gli spazi di lavoro Domenico chiamami Mimmo Gammardella non è stato positivo ai fini della lettura. Credo che me la sarei goduta maggiormente se non avessi avuto in mente quei volti. Per carità, non che siano sgradevoli. Non volevo dire questo ma avrei preferito continuare a dare spazio all'immaginazione per cercare di dare loro un volto sulla base delle descrizioni, a tratti ironiche e scanzonate, che l'autore offre tra le pagine di Una sirena a settembre.

Non sono nuova allo stile di De Giovanni che nella serie di Mina assume una declinazione, secondo il mio parere, meno tragica e più ironica di quanto non avvenga in altre serie che, pure, ho amato. O meglio, la tragicità di alcune situazioni viene resa in modo meno cupo di quanto non venga fatto dall'autore altrove. Ma non siamo qui per fare confronti tra libri diversi...

 Come ho avuto modo di dire nel parlare del primo libro della serie

Mina fa l'assistente sociale nel Rione Sanità di Napoli. Un quartiere difficile, dove si incontrano e si scontrano esistenze complicate, dove anche i muri hanno le orecchie e gli occhi, soprattutto quando le esistenze in ballo sono quelle di famiglie di un certo tipo.

Porta addosso i segni di un matrimonio fallito (è stata lei a scrivere la parola fine) ma anche quelli della presenza di una madre invadente e tutt'altro che amorevole con la quale ora, a matrimonio finito, si trova nuovamente a vivere. Ha tre amiche fidate dalla sua parte, però, e sa che su di loro può sempre contare. E ora c'è anche Mimmo...

Due i casi che arrivano, seppur per strade diverse, sul tavolo di Mina. Da una parte c'è la storia di un bambino che finisce in tv in un servizio-denuncia di uno stato di povertà estrema, dall'altra c'è uno scippo finito male a danno di una signora anziana ora in fin di vita. Situazioni che danno un messaggio diverso da quello che vorrebbero dare e che vanno decifrate per arrivare alla verità. La verità... ciò per cui Mina si spende e ciò per cui fa lo stesso il suo ex marito Claudio (di mestiere magistrato).

Stile scorrevole ma mai banale, indagini che vedono scendere in campo personaggi piuttosto spassosi ed originali accanto a chi ha qualche cosa da raccontare, sia essa una situazione di difficoltà economica o, al contrario, la storia di scelte sbagliate fatte per noia. 

Abbiamo anche per le mani una storia in cui i pregiudizi o, comunque, i giudizi affrettati, sono i protagonisti, in un modo o nell'altro.

L'unica cosa che mi ha disturbato un po' durante la lettura, a parte il discorso dei volti dati ai personaggi principali grazie alla serie tv, sono i continui riferimenti a personaggi del cinema per sottolinare quanto sia bello Domenico chiamami Mimmo. Secondo me se ne poteva fare a meno ma è una valutazione del tutto personale che nulla toglie alla storia. Da leggere, ma andando in ordine con i libri della serie perchè, pur avendo dei passaggi che fanno chiarezza su aspetti approfonditi nei volumi precedenti, credo che andare in ordine sia la cosa migliore da fare per avere tutti gli elementi in mano in modo completo.
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Una sirena a settembre
Maurizio De Giovanni
Einaudi editore
272 pagine
18.50 euro copertina flessibile, 10.99 Kindle