lunedì 31 agosto 2020

Le ricette di Pepe Carvalho (M. V. Montalban)

Pepe Carvalho, all'anagrafe José Carvalho Tourón, è un personaggio immaginario nato dalla penna e dalla fantasia di Manuel Vazquez Montalban. Dopo aver lavorato come investigatore privato per la Cia si dedica ad un'attività tutta sua, come investigatore privato. Ha una particolare passione per la buona cucina ed il libro Le ricette di Pepe Carvalho è una sorta di omaggio al personaggio e ai piatti che vengono citati nei vari romanzi e racconti che lo hanno per protagonista.

Non è un libro di ricette. No. Non ci si può limitare a dire questo. 

Perchè se è vero come è vero che vengono spiegate ai lettori le modalità operative per portare un certo cibo a tavola, è anche vero che si tratta di un libro di racconti, tratti da altrettante storie che l'autore ha pubblicato nel tempo e che hanno Carvalho come protagonista, abbinati ad altrettante ricette. 

L'autore decide, così, di omaggiare il personaggio che lascia un vero e proprio patrimonio culinario ed umano tra le pagine dei suoi libri. Tra il crudo e il cotto sceglie sempre il cotto, tra il dolce e il salato sceglie sempre il salato. La sua cultura culinaria è molto eclettica, le sue origini popolari influenzano molto le sue scelte.

Non è una lettura facile per chi non conosce le sue avventure. Vengono proposti dei racconti o degli estratti di storie narrate in singoli volumi dall'autore e, a margine di ogni racconto, viene proposta la ricetta abbinata in modo molto discorsivo, come se il lettore stesse facendo una chiacchierata con il nostro Pepe.

Alla fine della lettura, oltre che una gran fame - vabbè, l'ho detto - ho conservato in me l'idea che i racconti proposti abbiano scandito la vita di Carvalho e, con essi, le relative pietanze.

L'abbinamento tra il racconto e la pietanza non è casuale nel senso che in ogni racconto tale pietanza è effettivamente citata. In questo libro Carvalho non si limita a citare i cibi ma fornisce dettagli al lettore su come prepararli nella realtà. E' come se l'autore volesse dare ad ognuno la possibilità di entrare ancora di più nel racconto permettendo al lettore di assaporare le stesse pietanze che i protagonisti dei racconti stanno assaporando. Un modo per immedesimarsi ancora di più nella storia. Lo sarebbe ancora di più se, preparando una delle pietanze proposte la si offrisse ad un ospite in abbinamento alla lettura del racconto abbinato che si snoda nell'ambiente in cui Carvalho è abituato a muoversi.  

Come tutte le raccolte di racconti, non c'è un nesso tra l'uno e l'altro che non vada rinvenuto nel personaggio protagonista.

Io non amo particolarmente i racconti e devo dire che stavolta mi sono trovata davanti a qualche cosa di spiazzante, originale, particolare. Un invito ad approfondire tutte le storie che hanno Carvalho come protagonista per conoscerlo meglio ma anche un invito ad ampliare le proprie conoscenze culinarie non solo grazie ai precisi ingredienti forniti ma ai procedimenti arricchiti da riflessioni che in nessun ricettario al mondo si possono trovare.

Provate... e fatemi sapere cosa ne pensano i commensali oltre che gli uditori che vi ascolteranno leggere i passi del libro abbinati al piatto servito. Idea senza dubbio originale!

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Le ricette di Pepe Carvalho
Manuel Vazquez Montalban
Feltrinelli editore
336 pagine
edizione del 1994 riportante il prezzo di copertina di 23.000 lire

Legend (Marie Lu)


Mi spiace che sia finito e non vedo l'ora di continuare la serie. Non mi capita spesso ma con Legend è stato così. Avevo conosciuto l'autrice tempo fa con la lettura di Warcross e stavolta mi è piaciuta ancora di più. Ha imbastito una storia capace di catturare il lettore che voglia farsi prendere la mano da un distopico per ragazzi - così è stato pensato - che riesce ad essere coinvolgente senza esagerazioni (leggiamo un distopico, per cui bisogna essere consapevoli di ciò che si ha tra le mani) con una narrazione efficace, personaggi ben strutturati ed una storia che cattura.

June e Day: due mondi diversi, i loro, impegnati su due diversi fronti, l'una da una parte e l'altro dall'altra. Due giovani - molto, troppo giovani forse - che hanno delle grandi responsabilità per le mani e che hanno delle caratteristiche che li rendono speciali, diversi da giovani della loro età.

June è uno dei soldati di punta della Repubblica.

Day è uno dei più famosi criminali che la Repubblica non è ancora riuscita a catturare e punire.

Vivono entrambi in una realtà in cui i bambini vengono selezionati sulla base di una prova a punti, il cui risultato ne decreta il successo o... la morte. Quanto Day si imbatte in Metias, fratello di Day, generale di punta della Repubblica, toccherà a sua sorella June il compito di scovarlo perchè accusato dell'omicidio di quel Metias che, però, Day ricorda di aver solo ferito ad una spalla. Perchè Day non è un criminale. Non uccide. E' capace di rubare, di sabotare, di portare scompiglio tra i soldati della Repubblica ma non è un assassino. Eppure viene cercato come tale e per lui è prevista la pena capitale: una pena esemplare da eseguire davanti al mondo intero, come monito!

In un mondo in cui vige un rigido sistema imposto dalla Repubblica, in cui un morbo misterioso si diffonde ed uccide la popolazione delle fasce più povere, in cui la Repubblica ha il potere di mettere a punto vaccini che altrettanto misteriosamente fanno scomparire quel morbo che, tempo dopo, si presenterà puntualmente con una diversa aggressività e con diverse caratteristiche ma sempre pronto ad uccidere... bhè, o si sta da una parte o dall'altra.

E se questi due mondi si incontrano negli sguardi di un ragazzo e di una ragazza, se ci si rende conto che qualche cosa non torna nelle circostanze che hanno messo quei due giovani l'uno contro l'altra, tante certezze iniziano a vacillare fino a scompigliare del tutto le carte in tavola e minacciare da vicino gli equilibri fino a quel momento mantenuti.

Mi è piaciuto molto il modo in cui l'autrice ha reso i personaggi: forti ma anche fragili a loro modo, un po' sopra le righe visto che entrambi sono giovanissimi (il più famoso criminale del Regime ha appena 15 anni, forse questo ha stonato un po' soprattutto nelle scene di violenza dove davanti agli occhi ho avuto pur sempre dei ragazzi dell'età piò o meno dei miei figli) e la stessa selezione avviene in bambini piccoli (ad appena dieci anni). Sono personaggi che fanno delle scelte importanti, che hanno dei principi forti, che si mettono in discussione nel momento in cui quei principi iniziano a vacillare. 

Accanto a June ci sono anche altri personaggi femminili molto forti: l'autrice non ci sta a far passare in secondo piano le donne, anzi! Mette nelle loro mani grandi poteri e grandi responsabilità, a qualunque sfera sociale appartengono.

Non mancano scene di violenza, con gente che viene uccisa a sangue freddo - nei distopici situazioni di questo tipo non mancano mai - ma devo dare merito all'autrice di non aver calcato troppo la mano su questo aspetto. 

Inoltre l'autrice punta molto sui rapporti tra le persone: un ruolo di prim'ordine hanno i legami tra fratelli (nel caso di entrambi i protagonisti) e mi sono anche commossa in alcuni passaggi...

Spero di avere al più presto l'occasione di leggere il seguito. Eh sì!!!
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Legend
Marie Lu
Piemme Edizioni
262 pagine
6.50 copertina rigida - 6.99 Kindle

sabato 29 agosto 2020

Mary e il mostro. Amore e ribellione. Come Mary Shelley creò Frankenstein (L. Judge)

 
 

 

Secondo la leggenda Frankenstein nacque a seguito di una sfida quando, in una notte di tempesta, un gruppetto di persone raccolte vennero sfidate da Lord Byron, uno dei più grandi poeti romantici dell'epoca, a mettere su carta un racconto del terrore. 

Non è un'invenzione questa circostanza ma, a quanto pare, ad influenzare Mary Wollstonecraft Selley (questo è il nome completo di colei che ha dato vita al Mostro) nella stesura del romanzo furono tante vicende messe insieme, sassolini del cammino di una storia travagliata che hanno, per primi, segnato l'anima della giovane scrittrice.

Ammetto che fino a qualche settimana fa non conoscevo questa autrice e la sua travagliata vita. Quando mi sono recata in biblioteca per chiedere in prestito Frankenstein la bibliotecaria mi ha proposto anche il bellissimo Mary e il mostro: devo darle ragione, è una lettura che merita!

Allontanamento, isolamento, perdita, morte, sofferenza: tante le variabili che hanno influenzato una giovane che ha trovato nella storia del Mostro il modo per trasmettere la sua inquietudine. L'urgenza di dare vita ad una creatura senza nome - perchè tale è il Mostro per lei - diventa quasi come l'unico modo di combattere contro tutto ciò che ha trovato lungo il suo cammino.

Il libro di Lita Judge è una piccola meraviglia. Il testo, scritto in prima persona, trasuda emozioni amplificate dalle bellissime illustrazioni che l'accompagnano. L'amore, la speranza, l'illusione, la delusione, la sofferenza, la paura... si avverto a fior di pelle e le parole rendono alla perfezione la figura di una giovane donna che ha sfidato le convenzioni del tempo e le tante limitazioni imposte alle donne. Una penna così giovane, vissuta peraltro all'ombra di suo marito, ha trasformato tutta la sua sofferenza in un personaggio che è diventato ben presto un'icona della fantascienza e dell'horror. 

Ma ciò che colpisce non è tanto la sua capacità di imporsi nel mondo della letteratura - cosa di cui la giovane Mary non si è quasi nemmeno accorta - quando le tappe di un'esistenza vissuta completamente nell'ombra (rinnegata dalla famiglia per via di un amore clandestino con un uomo sposato, la forzata convivenza con la moglie di lui in attesa di un figlio, l'umore di un uomo psicologicamente provato, il grigiore degli stenti, le difficoltà quotidiane, la perdita di giovani vite....) e che trasuda sofferenza. 

Il giovane poeta Percy Bysshe Shelley entra nella sua vita come una folgore che le abbia attraversato l'anima. Reduce da un'infanzia difficile, con equilibri familiari delicati, la giovane Mary vede cambiare, all'improvviso, tutta la sua esistenza. Decide di cogliere un'opportunità: quella di aspirare ad una vita diversa, potenzialmente capace di soddisfare le sue aspettative sia dal punto di vista intellettuale che materiale ed umano. Shelley è riconosciuto oggi come uno dei maggiori poeti del romanticismo ma, all'epoca, le sue opere vennero respinte da gran parte di coloro a cui si rivolse, tacciato di blasfemia. Il riconoscimento del valore della sua opera avvenne grazie agli infaticabili sforzi di Mary, tanto da diventare l'idolo dei giovani poeti dell'epoca.

Mary è una giovane donna che non teme di fare le sue scelte. Difende il suo amore pur sapendo che non è quello a cui ogni donna vorrebbe aspirare. Si infila in una relazione che ogni persona moderna definirebbe estremamente dannosa ma va detto che, all'epoca, le relazioni violente e gli abusi erano all'ordine del giorno ma riesce a diventare lei stessa traino dell'esistenza di quel compagno che, in più occasioni, per via dei continui rifiuti, arriva sull'orlo della disperazione più assoluta. 

Le ragazze dovevano essere gentili e obbedire alle regole. Le ragazze dovevano essere silenziose e ingoiare punizioni e dolore. 

La bandirono dalla società perchè amava un uomo sposato. Gli amici la oltraggiarono. Il padre la cacciò di casa.

Ma lei non si nascose. Non si lasciò zittire. Lottò contro la crudeltà della natura umana. Scrivendo.

E' una donna capace di andare oltre le convenzioni. Una donna che soffre ma con dignità. Subisce gravi perdite ma trova il modo per andare avanti e trova nel Mostro lo sfogo a tante sue paure. E non si nasconde, mai, nemmeno nei momenti più difficili.

La Creatura le è sopravvissuta e continua a vivere ogni volta che qualcuno racconta la sua storia. 

Bel libro, con tanto di approfondimenti nelle pagine  finali che mi hanno permesso di conoscere meglio i personaggi (realmente esistiti) con dovizia di particolari.

Bellissima opera.  Storia dolorosa. Triste. Ma anche carica di speranza...

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Mary e il Mostro. Amore e ribellione. Come Mary Shelley creò Frankenstein
Lita Judge
Edizioni Il Castoro
312 pagine
15.50 euro copertina flessibile

venerdì 28 agosto 2020

Tre. Una storia vera di violenza e rinascita (A. Panciroli – L. Spohr) - Venerdì del libro

Quella raccontata da Alberto Panciroli e Lorna Spohr è una storia vera. E’ la storia, conosciuta grazie ad una collaborazione con Thrillernord, di una donna ma ne racchiude tante altre che potrebbero essere uguali alla sua: la storia di una donna che ha sognato una vita serena accanto ad un uomo che l’amasse ma che si è trovata a fare i conti con un uomo violento come mai avrebbe potuto pensare.

Nel momento in cui Nalin incontra quell’uomo gentile, incrocia i suoi occhi con quello sguardo carico di sentimento, immagina che sia arrivato il momento di prendere una decisione che le cambierà la vita. E sarà proprio così, lei non può immaginare quanto.

Perché la scelta di scappare con quell’uomo per sposarlo non le cambia la vita solo perché la vede andare via dal suo villaggio (e non scendo in considerazioni legate alla sua cultura di appartenenza e alle modalità con cui le famiglie affrontano il discorso matrimonio) e dalla sua famiglia per affrontare una vita da donna sposata, in una famiglia tutta sua ma, soprattutto, perché poco tempo dopo il fatidico “sì” sarà la violenza a cambiarle la vita.

Quella che si troverà a subire ogni giorno da quell’uomo che tanto gentile le era sembrato tempo prima e che ha la capacità di trasformarsi in un mostro tra le mura di casa, quando decide di scaricare su di lei tutta la sua rabbia.

E’ una storia che nessuno vorrebbe raccontare ma che, purtroppo, è più comune di quel che si possa pensare.

La storia di Nalin viene raccontata in modo semplice e lineare da due operatori che la donna ha incontrato nel suo cammino quando ha deciso di dire basta e di farsi aiutare. Due operatori che non hanno certo velleità di romanzieri ma che fanno da tramite tra la voce di Nalin e il mondo, affinchè si conosca la sua storia e possa essere d’aiuto per tante altre donne nella sua stessa situazione.

La prima cosa che ho pensato è che il libro è finito troppo in fretta. Non perché avessi voluto conoscere maggiori dettagli dell’agonia vissuta dalla protagonista, non è questo il punto, ma proprio perché la rapidità con cui il libro finisce sembra lasciare qualche cosa di incompiuto nel lettore, come se non fosse sufficientemente strutturato. Come se non ci fosse molto altro da dire oltre alla rapida descrizione dei tre periodi: la speranza di una vita migliore, la violenza, la sopravvivenza.

Ma forse è solo la coscienza di ognuno che viene messa a nudo davanti a situazioni di questo tipo tanto in fretta quanto in modo profondo.

Perché se è vero come è vero che quanto scritto somiglia più ad un racconto breve che non ad una storia meglio strutturata è anche vero che non servono troppi fronzoli per trasmettere il messaggio che si legge chiaramente: non è più possibile che vengano perpetrate violenze di quel tipo tra le mura di quello che dovrebbe essere un sicuro focolare domestico. La violenza va sempre condannata, è vero, ma qui stiamo parlando di un contesto specifico quello che, per antonomasia, dovrebbe essere il più sicuro e protetto: la famiglia.

E non si può più pensare che una donna continui a considerarsi responsabile dei gesti violenti di un uomo perché

“…magari me lo sono meritato perché ho parlato a sproposito, mi sono mossa a sproposito, l’ho provocato”...

Non è semplice, soprattutto quando ci sono anche dei figli… ma è necessario. Ogni uomo violento va denunciato, allontanato, isolato e le sue scuse, le sue suppliche, i suoi “…non lo farò più” debbono cadere nel nulla. Ogni donna va aiutata a venire fuori da situazioni di questo tipo. 

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Tre. Una storia vera di violenza e rinascita
Alberto Panciroli – Lorena Spohr
Bookabook
136 pagine
11.00 euro copertina flessibile - Kindle Unlimited

mercoledì 26 agosto 2020

Ci proteggerà la neve (R. Sepetys)

Ho iniziato a leggere il libro Ci proteggerà la neve senza sapere nulla della trama. Quando ho capito - e non ci è voluto molto - che si trattava di una storia ambientata durante la seconda guerra mondiale ho sbuffato un po'... Dal momento che era arrivato tra le mie mani, però, l'avrei letto comunque, pur avendo l'impressione che sarebbe stata una storia simile a molte altre, di cui si intuisce con facilità la fine, nella quale si sa già chi vince e chi perde proprio come scritto nei libri di storia.

Una storia di guerra, di morte, di vincitori e sconfitti. Come tutti i libri di questo tipo. E' vero. Ma ho trovato, accanto a vicende storiche realmente accadute, storie personali di chi si è trovato ad affrontare e vivere una così terribile esperienza con altre persone portando il proprio bagaglio di segreti, di paure, di sofferenza, di disperazione ma anche di speranza.

Ci proteggerà la neve. Un titolo al plurale. Perchè il libro è strutturato al plurale. L'autrice propone diversi punti di vista, dà voce a diversi personaggi che raccontano le vicende che stanno vivendo gli uni accanti agli altri ma raccontano, allo stesso tempo, le loro singole storie. E lo fa in modo delicato e allo stesso tempo efficace, senza calcare la mano sulle brutture di una guerra che, pure, viene trasmessa al lettore in tutta la sua tragicità ma senza arrivare mai sopra le righe

Emilia è una ragazzina polacca che porta un segreto nel cuore. E non solo. E' una ragazzina innamorata allontanata dalla propria famiglia per amore, vive nel ricordo dell'amore di un padre che ha rinunciato a lei - il suo bene più grande - per proteggerla e darle un futuro.

Il poeta delle calzature faceva il calzolaio di mestiere: è convinto che le scarpe raccontino delle storie e riesce ogni volta a dimostrare che è così. E' un uomo anziano forte come un ragazzino e pronto a fare la sua parte, sempre e comunque.

Johana è pratica di medicina e questo le fornirà un'opportunità. Ma è lei che intende offrire opportunità agli altri mettendosi a disposizione per aiutare quante più persone possibile. Civili, donne, bambini ma anche soldati... e non importa da quale parte siano. 

Il bambino smarrito non ha più una famiglia. Tutti morti. E' solo ma ha trovato una nuova famiglia in quegli sconosciuti che lo hanno preso sotto la propria ala protettrice.

Un soldato. Florian. Un giovane misterioso che ha una missione da portare a termine. Sensibile ma con dei segreti che gli pesano ogni minuto di più. 

Persone diverse per provenienza, per sesso, per età, per origine, per le storie che si portano cucite addosso: eppure sono insieme. Formano un gruppo alquanto singolare ma affrontano insieme le difficoltà sempre crescenti che la guerra pone loro davanti.

Poi c'è lui: un marinaio un po' sciocco incapace di comprendere davvero il suo ruolo e anche, a dire il vero, ciò che gli sta succedendo attorno. 

Sono personaggi che si infilano nelle pieghe della storia e che diventano il cuore pulsante di un pezzo di storia che, probabilmente, non è poi così noto come altri episodi: è la sorte di una nave, quella che è considerata da tutti la nave della salvezza, nella quale polacchi, lituani e prussiani si trovano fianco a fianco per poter assicurarsi un posto verso un futuro, lontano dalla guerra e dai suoi orrori.

Sarà davvero la nave della salvezza per Johana, per Florian, Emilia e tutti gli altri? Io non conoscevo la storia di questa nave... e mi ha colpita nel profondo.

Ogni personaggio mi ha toccata le corde del cuore a modo suo. C'è chi lo ha fatto per la sua ingenuità, chi per il suo coraggio, chi per la sua tenacia, chi per la sua speranza. Ognuno ha qualche cosa da dire fino alla fine. Ognuno racconta un pezzetto di se, fino alla fine.

Mi è piaciuto lo stile dell'autrice. Uno stile fluido ma non banale che è stato il frutto di un'approfondita indagine. E mi ha fatto riflettere. 

No, non è la solita storia di guerra. Purtroppo la guerra è sempre la stessa ma in questo caso sono venuta a conoscenza di vicende che mi erano sfuggite (non ho mai amato la storia...) ma mi è anche sembrato di incontrare gli occhi di quei personaggi, di stringere le mani con quelle dita gelide, di sentire i passi di quegli stivali tirati a lucido, di ascoltare il peso dei passi dei soldati sul pontile e di sentire il grido d'aiuto di tutti coloro che, in un modo o nell'altro, hanno sacrificato qualche cosa per quella guerra che in pochi hanno compreso.

Bel libro (non posso dire bella storia perchè è una storia dolorosa). 

Lo consiglio anche a giovani lettori.

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Ci proteggerà la neve
Ruta Sepetys
Garzanti Editore
361 pagine
10.90 euro copertina flessibile, 16.90 copertina rigida, 6.99 Kindle

martedì 25 agosto 2020

La nona casa (L. Bardugo)

 
Ce l'ho messa tutta. Ho fatto delle pause di riflessione, l'ho portato con me al mare, l'ho ripreso in mano a casa ma l'idea che mi resta in mente del libro La nona casa è quella di una gran confusione di fondo nella quale non sono stata capace di districarmi.
Sicuramente è un mio limite. 
Probabilmente non l'ho letto nel momento giusto... non so.
Fatto sta che ho fatto una gran fatica a portare a termine la lettura anche quando, arrivata a metà, ho avuto l'impressione di essere finalmente fuori dal tunnel quando ho intravisto maggiore linearità e maggiore chiarezza da un capitolo all'altro.
 
Innanzitutto si tratta di un libro con una copertina d'impatto che farebbe la sua bella figura anche senza sovracopertina.
Però è pesante, proprio dal punto di vista fisico. E' un libro di gran formato, pesante e scomodo da tenere in borsa per chi, come me, è abituato ad avere sempre una lettura al seguito, anche per riempire pochi minuti d'attesa. Non ce l'ho fatta a portarlo in giro con me (considerato il periodo e le ferie al mare...) per cui l'ho dovuto alternare con altre letture fisicamente più leggere e meno ingombranti e forse questo mi ha distratta un po', non so.

So che, a parte il discorso dell'ingombro,  ho fatto fatica ad entrare nella storia: ho fatto fatica a districarmi tra continui salti temporali, personaggi che compaiono e scompaiono, tanti nomi che ho fatto fatica a memorizzare, situazioni non semplici da mettere a fuoco.
Probabilmente è per via del fatto che il genere - un paranormal con tratti thriller e horror - non è propriamente nelle mie corde... o forse non l'ho letto con la dovuta attenzione. Non so.
 
Per tutti questi motivi la mia opinione va presa con le pinze perchè non sono un'esperta del genere e questo influenza il mio giudizio. Che, comunque, resta un'opinione personale.
 
Alex Galaxy Stern è una ragazza un po' strana, decisamente particolare. E' una matricola a Yale ma ha un passato piuttosto oscuro che rende quasi inspiegabile il fatto che le sia stata data una seconda possibilità.
Unica superstite di una strana situazione di morte non ancora risolta, le viene assegnata una borsa di studio per Yale. 
Che si sia trattato di un errore? Omonimia?
Non può essere che una come lei sia stata scelta per un riconoscimento tanto importante. E' lei la prima a farsi qualche domanda in merito.
Non è certo per magnanimità che viene contattata: Alex ha un incarico ben preciso da portare a termine ed è legato alla presenza di una sorta di "sette massoniche" che utilizzano la magia per scopi tutt'altro che benevoli e, grazie a ciò, hanno un gran potere tra le mani.
 
Sarà all'altezza dell'incarico che le viene assegnato? Sarà pericoloso? Riuscirà a far fronte alle tanti insidie che si nascondono dietro una realtà apparentemente simile a tante altre realtà universitarie? 
E le persone che le gravitano attorno... sono davvero quello che sembrano oppure...?
 
Oppure, dico io!
 
Niente è come sembra o come può apparire anche ad uno sguardo attento.
Alex si troverà a fare i conti con poteri oscuri ma anche a dare dimostrazione di avere lei qualche cosa di particolare da mettere sul piatto.
Davanti ad una scomparsa e ad una morte, la ragazza scenderà in campo con decisione e dimostrerà di avere prima di tutto carattere. Ma anche di avere qualche cosa da nascondere.
La storia mi è sembrata molto ingarbugliata, non posso dire di no.
 
Il personaggio di Alex, però, è ben costruito e cattura. Non è una ragazza acqua e sapone, non è una ragazza cattiva ma nemmeno una ragazza buona. Insomma, convivono in lei, in un equilibrio che a volte tende ad incrinarsi, due personalità che danno vita ad un unico, particolarissimo personaggio. E nelle costruzione del personaggio devo dare merito all'autrice di essere stata molto efficace.
Le figure femminili, secondo il mio parere, hanno un ruolo determinante sotto diversi aspetti e questo mi è piaciuto, tanto più nel pensare all'ambiente in cui si muovono.

Detto questo, sono arrivata a fatica a metà lettura, lottando con la voglia di lasciare perdere. Dall'altra parte la parte di me che confida sempre in un capovolgimento di fronte ha avuto la meglio e sono andata avanti: devo ammettere che la storia si chiarisce un pochino dopo la metà ma non troppo, almeno per me. E la parte che ho apprezzato più di tutte in assoluto è stato il finale.
Un finale aperto, peraltro, che se scrive la parola fine su una delle vicende proposte ne lascia aperta un'altra piuttosto interessante, ottimo viatico per il volume successivo.

Io non so se me la sentirò di leggere il seguito, sono onesta. Pur non avendo capito appieno tutti i dettagli della storia che mi vorticano ancora in mente con una certa confusione sono rimasta con una certa curiosità addosso in relazione ad un personaggio di cui avrei voluto sapere di più fin dall'inizio della storia. Anche in questo l'autrice è stata brava: nel dare un motivo al lettore per aspettare il seguito. Se solo avesse reso la storia un po' più alla portata di tutti, e non solo di cultori del genere, sarebbe stato meglio.
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La nona casa
Leigh Bardugo
Mondadori Editore
420 pagine
19.90 euro copertina rigida 
9.99 Kindle

giovedì 20 agosto 2020

La bambina dimenticata dal tempo (S. Dowd)

Ho preso in prestito il libro La bambina dimenticata senza averlo cercato.

Mi ha attirata la copertina quando sono arrivata in biblioteca per restituire un prestito. Non avevo bisogno di un altro libro da leggere, vista la pila di libri che ho in attesa, ma quella copertina mi ha attirata ed eccomi qui, a parlarne.

L'ho trovato nella sezione libri per ragazzi e non sono andata nemmeno a guardare la trama. L'ho preso in prestito e basta. Senza aspettarmi niente in particolare, tra l'altro.

In 320 pagine vengono raccontate storie che si intrecciano tra loro. Storie di un passato oramai lontano, storie di un presente in cui si lotta per i propri diritti, in cui si soffre per le scelte altrui, in cui si prendono decisioni capaci di segnare vite.

Fergus McCann è un diciottenne impegnato con gli studi che lo porteranno a realizzare il suo sogno di diventare medico. Vive nell'Irlanda del Nord scossa da disordini interni e segnata da proteste che portano tanti detenuti sull'orlo della morte. Tra questi Joe, suo fratello, che aderisce ad uno sciopero della fame che ne minaccia la vita.

Dal momento in cui Fergus trova, assieme allo zio Tally, un cadavere perfettamente conservato nel tempo in mezzo alla torba che stavano rubando, la sua vita cambia. E' una bambina. Così sembra. E Fergus inizia a fare dei sogni che la riguardano, come se fossero delle diapositive della vera vita di quella bambina d'altri tempi. 

Tanti pensieri iniziano ad affollarsi nella mente di quel ragazzo che somma la preoccupazione per la vita di suo fratello a quella per i disordini in corso, di cui in qualche modo si sente partecipe anche in prima persona. Poi c'è lei, Mel. Una bambina vissuta quando? Uccisa? Sacrificata? 

Nelle pieghe del racconto vengono narrate vicende storiche che hanno segnato realmente la storia dell'Irlanda - nel 1981 diversi membri dell'IRA intrapresero, in un carcere di Long Kesh, uno sciopero della fame nel tentativo di persuadere le autorità britanniche a concedere loro lo status di Categoria Speciale come prigionieri politici. Dieci uomini digiunarono realmente fino alla morte - ma anche storie di diversità, di amore, di rapporti interpersonali e di delicati equilibri minacciati alle fondamenta.

La storia di Fergus e quella di Mel (questo il nome della bambina che lo stesso Fergus le attribuisce dopo la prima visione avuta nottetempo) si alternano offrendo al lettore spunti di riflessione. 

La parte che viene sviluppata maggiormente è quella legata alle vicende di Fergus: io avrei preferito maggiore approfondimento alle vicende di Mel, invece. Questo mi aveva fatto pensare la copertina: che quel viso, quegli occhi avessero avuto uno spazio predominante nella storia dove, invece, predominano le vicende che riguardano Fergus e la sua famiglia.

E' un libro scorrevole malgrado i delicati temi toccati. Mi ha fatto molto  riflettere sul tema della diversità, di come in ogni epoca il diverso fosse (e sia ancora) al centro di dinamiche che non hanno fondamento. 

E' un libro consigliato per lettori dai 12 anni in su ma io lo consiglio per lettori di qualche anno più grandi. Non è una semplice storia di intrattenimento e credo che un lettore un pochino più avanti con gli anni possa apprezzare di più la lettura.

Ho apprezzato la presenza di un glossario alla fine del libro e mi spiace solo essermene accorta alla fine, quando oramai le frasi con termini di non semplice comprensione erano andate. Suggerisco a chi prendesse questo libro tra le mani.

***
La bambina dimenticata dal tempo
Siobhan Dowd
Uovonero Edizioni
320 pagine
14.00 euro copertina flessibile

martedì 18 agosto 2020

La figlia dimenticata (A. L. Correa)

Vive a New York da tanto tempo ma è francese d’origine. E’ stata adottata dallo zio materno alla fine della guerra e dei suoi anni precedenti non ricorda nulla.

E’ il passato, però, che viene a bussare alla sua porta raccontandole una storia che la colpisce come un pugno nello stomaco.

Con un viaggio nei ricordi che mai avrebbe immaginato di fare, Elise (la protagonista del libro La figlia dimenticata, letto in collaborazione con Thrillernord) scopre di aver avuto una famiglia diversa da quella che lei ricorda così come una madre che è stata costretta a fare delle scelte dolorose.

Scelte compiute per amore ma che per lei, ora che se ne rende conto, hanno avuto il sapore dell’abbandono. Scopre di essere cresciuta in una famiglia che ha dovuto affrontare le brutture di una guerra che ne ha segnato irrimediabilmente le sorti. 

Il racconto prende le mosse da una storia tristemente vera, quella che riporta all’attenzione il massacro effettuato dall’esercito nazista durante l’occupazione del sud della Francia, in un villaggio chiamato Oradur-Sur-Glane.

Il lettore va alla scoperta di quel passato assieme alla protagonista. Un passato che sembrava sepolto ma che, ora, reclama tutte le attenzioni di una donna che inizia a mettere assieme tasselli di cui non aveva memoria.

L’autore racconta di un villaggio che scompare… racconta il coraggio di una madre che, in un contesto del genere, deve rinunciare a ciò che ha di più caro. Racconta una guerra che ha tolto molto a tutti, che ha strappato figli alle proprie madri ma che ha anche spezzato vite innocenti senza alcun motivo. In questo contesto quella madre ha dovuto fare delle scelte che le hanno strappato l’anima ma che rappresentavano le uniche strade da percorrere per poter aspirare ad un futuro.

Io ammetto di aver avuto un dubbio fino alla fine e cioè quale fosse la figlia dimenticata… la storia propone diverse figure femminili addosso alle quali l’aggettivo di “figlia dimenticata” si cuce alla perfezione.

Si cuce addosso a Viera, destinataria delle curiose lettere che arrivano nelle mani di una Elise ormai anziana.

Si cuce a dosso ad Elise ma anche ad un’altra bambina che, per certi versi, è anche lei dimenticata o, se non altro, messa da parte. Questa, almeno, è la sensazione che ha. E questa cosa mi è piaciuta molto: l’autore è stato abile – almeno io così l’ho percepito – a lasciare qualche sospeso per il lettore che non riesce a sapere tutto e subito. Bello!

L’autore propone un racconto potente ma allo stesso tempo delicato.

Propone una storia di morte ma anche di speranza.  Una storia di distruzione ma anche di rinascita.

Propone, soprattutto, un viaggio nella memoria dimostrando come il passato non possa mai essere cancellato anche quando si ha l’impressione che sia così.

E’ una storia che mi ha commossa e mi ha fatto pensare ai racconti di mio nonno, quelli dei tempi di guerra. Siamo in un’altra nazione ma la guerra è guerra ovunque, così come gli occhi terrorizzati dei bambini sono gli stessi in qualsiasi parte del mondo.

Un unico appunto: avrei tanto voluto sapere qualche cosa di più in merito a Viera.
Ma chissà che l’autore non voglia raccontare la sua storia in un nuovo libro?

Secondo me Viera avrebbe molto da raccontare!

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La figlia dimenticata
Armando Lucas Correa
Casa editrice Nord
384 pagine
17.67 euro copertina rigida - 9.99 Kindle