venerdì 30 novembre 2018

Il tailleur grigio (A. Camilleri) - Venerdì del libro

Mi aspettavo Montalbano che uscisse da un momento all'altro ed iniziasse ad indagare. 
E invece no. 
Camilleri mi ha ingannata con quell'uso così disinvolto del dialetto che oramai abbino inevitabilmente proprio alla serie di Montalbano. Ovviamente sapevo che non si trattava di un libro di quella serie ma l'uso del dialetto nella narrazione mi ha riportata inevitabilmente al commissario.
Un dialetto che poi dialetto non è ma che, così almeno la considero io, è la lingua di Camilleri, quella che usa per raccontare in modo efficace le storie che nascono dalla sua penna.

Nel libro Il tailleur grigio Camilleri racconta una storia come tante: un uomo di successo, impiegato di banca, va in pensione. Uomo ricco, con una bella moglie, una bella casa...
Ed ora? Come occupare il tempo? Come dire al corpo ed alla mente che la routine ora cambierà del tutto? Come saranno quelle giornate che in precedenza erano sempre piene e che sembravano non finire mai?

La trama non riserva particolari sorprese ma è il modo in cui Camilleri racconta la storia a renderla unica e piacevole. 
Da un lato c'è l'uso di una lingua così particolare che rende la narrazione unica. A me piace. All'inizio, con i primi libri di questo autore avuti tra le mani, mi sono trovata un po' spiazzata ma ora mi trovo perfettamente a mio agio. 
Dall'altro c'è la capacità di Camilleri di descrivere le persone. 
Perché è qui, secondo me, che si trova il punto forte si questo libro.
Lui è un uomo che improvvisamente si sente smarrito e perde pian piano tutte le sue sicurezze. La prima è proprio quella che riguarda sua moglie. 
Adele: donna bellissima, appassionata, seducente, elegantissima e con i suoi rituali quotidiani che comprendono anche - lui se ne rende conto - delle... distrazioni. 

Sta qui l'abilità dell'autore: rende alla perfezione lo smarrimento di un uomo che vede crollare tutte le sue certezze ed anche se non si lascia abbattere più di tanto, soprattutto dal lato sentimentale, accade qualche cosa che lo stravolge....
Lei è una donna che cambia atteggiamento nei confronti di suo marito, strada facendo. Io ammetto di non aver creduto affatto alla sua sincerità. Mi è sembrata falsa fino alla fine. Tanto falsa lei quanto accondiscendete ed accomodante lui.

Camilleri mi piace. Mi piace il suo modo di proporre personaggi così reali e concreti anche quando Montalbano non c'è!

Con questa lettura partecipo al Venerdì del libro di oggi ed alla Visual Challenge visto che in copertina compare un bracciale al polso della donna che si vede di spalle, bracciale utile per questo penultimo mese di gara.

martedì 27 novembre 2018

Fai piano quando torni (S. Truzzi)

Margherita è una ragazza bella, ricca ma infelice che finisce in ospedale a seguito di un incidente stradale. Sta vivendo un periodo difficile della sua vita: è stata lasciata dal suo grande amore, Francesco, e non riesce a dare più un senso alla sua esistenza senza di lui.
Anna è una signora anziana che si trova nel letto d'ospedale accanto al suo per via di una caduta che le ha provocato la frattura del femore: è una donna nata da una famiglia umile ma che ha saputo guardare con fiducia al futuro, ha lavorato sodo e si è guadagnata quella stabilità economica che ora le permette di essere un'anziana benestante che, però, non ha dimenticato le sue origini.

In quella stanza d'ospedale si incontrano due vite diametralmente opposte sia per via dell'appartenenza a due diverse generazioni che per il vissuto di ognuna. 
In quella stanza d'ospedale nasce un'improbabile ma solida amicizia che cambierà entrambe, in meglio.
Anna ha tanta voglia di vivere ed ha un amore segreto che l'aiuta, da oltre cinquant'anni, a guardare con fiducia al futuro. E' un amore epistolare quello che la lega a Nicola, un giovanotto conosciuto tanti anni prima ed amato fin da subito ma non gradito alla sua famiglia perché meridionale. Le loro vite si sono separate ma invariato resta l'amore che li ha legati e li lega ancora, pur essendo così lontani.

La storia di Anna mi è piaciuta molto di più di quella di Margherita che, onestamente, mi è risultata subito antipatica. Dai modi rudi, il suo atteggiamento chiuso e indisponente non mi è piaciuto affatto.
Grande lezione di vita, invece, quella di Anna che si trova ad avere a che fare con una ragazza molto antipatica - così lei stessa la definisce ed è d'accordo con me - ma che le fa pena.
Così dice di lei a Nicola, in una delle lettere che gli ha scritto dall'ospedale.
 Penso che le andrebbero bene due scapaccioni, ma siccome non glieli posso dare provo a parlarle un po'. E' una bella ragazza e ha una mamma buona che le vuole bene, ha il lavoro e secondo me anche tanti soldi. Devo scoprire cos'è che ha che non va. Chissà se quello che non sono riuscita a fare con Raffaella riesco a farlo con questa qui.
Raffaella è l'unica figlia di Anna. Una ragazza praticamente assente dalla vita di quella donna che ha tanto amore da dare e con la quale non ha mai avuto un vero rapporto affettivo, tanto si è manifestata distante fin da ragazzina.

Non posso considerarlo come un romanzo indimenticabile sia per la storia - che dalla metà in avanti è piuttosto scontata - che per lo stile di scrittura che è molto semplice e a tratti sembra uscito dalla penna di una ragazzina. Ciò lo rende leggibile, è vero ma avrei preferito qualche cosa di più articolato.

Nonostante ciò ammetto di avere letto senza intoppi le avventure di queste due donne e cercavo anche un colpo di scena che, però, non è arrivato. Non è una lettura pretenziosa, scorre senza problemi ma lascia un po' di amaro in bocca.
Però - c'è un però - è anche vero che la protagonista è una donna anziana che non ha un alto livello culturale per cui le parti che la riguardano, soprattutto le lettere che fanno da apertura ad ogni capitolo, rendono molto bene: è come se pensassi a mia nonna che si mettesse a scrivere una lettera con la sua istruzione da seconda elementare di 80 anni fa... Questo non giustifica, comunque, alcuni passaggi su altre parti narrative che ho trovato piuttosto semplici.
Probabilmente, anzi sicuramente, si tratta di una precisa scelta stilistica che non riesco a comprendere.
Limite mio.

Credo proprio che mi rimarrà nel cuore la storia di Anna e Nicola: quell'amore forte ma lontano, quelle vite separate da chilometri e chilometri ma vicine come non mai, quelle esistenze parallele per scelte di vita differenti che, per causa di forza maggiore, li hanno portati l'una lontano dall'altro.
Un amore mai vissuto per l'incapacità, o l'impossibilità (all'epoca era così) di far valere i propri sentimenti e ribellarsi ad una famiglia che non ci ha pensato due volte ad alzare dei muri senza pensare alla felicità e al futuro di quella ragazzina che ora, da donna matura, non teme più niente e nessuno, tantomeno un amore a distanza. Credo di poter dire che non si tratta di una storia improbabile, tutt'altro. Ha un gusto un po' rétro per via del rapporto epistolare oramai antiquato come metodo di comunicazione ma due persone anziane che si tengono in contatto così, nell'epoca degli sms e dei videomessaggi, sono molto romantiche. E poi le lettere hanno sempre il loro fascino, l'emozione dell'attesa, la foga nell'aprire quei sigilli e nell'avere tra le mani la carta che l'amato o l'amata ha vergato di suo pugno! Romantico, d'altri tempi ma romantico!
E' Anna il mio personaggio preferito, oramai si è capito: non si cura del giudizio altrui, acuta nelle sue osservazioni anche quando sembra dire cose sciocche, divertente nella sua semplicità, romantica, intraprendente, coraggiosa, innamorata... Un personaggio che mi è piaciuto molto, fin dalle primissime pagine quando la sua testa spuntava da sotto al lenzuolo del letto d'ospedale con dei bei bigodini in bella mostra.

Una nonnina sui generis che domina su tutti gli altri personaggi, anche soprattutto sulla stessa Margherita che, secondo me, con il suo modo di essere e il suo carattere passa decisamente in secondo piano.

Con questa lettura partecipo alla Visual Challenge visto che in copertina compare una poltrona - utile per questa fase di gioco - ed alla  Challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 ciambelle in quanto libro il cui titolo inizia per F.

lunedì 26 novembre 2018

Il giro di boa (A. Camilleri)

E' soprattutto l'umanità di Salvo Montalbano che mi ha colpita, più di quanto non l'avesse fatto già in passato, nel libro Il giro di boa

Il commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri mi ha sempre catturata per la sua umanità ma stavolta più del solito. Questa volta ha a che fare con un bambino e con un profondo senso di colpa che non l'abbandona fino alla fine. 
Umanità che arriva al lettore anche dalla sua voglia di lasciare il suo ruolo in modo definitivo: vuole rassegnare le dimissioni. E' stanco, deluso, non si vede rappresentato da alcune situazioni che si stanno verificando accanto a lui e che coinvolgono suoi superiori. 

E' indignato e vuole dire basta.

Ma l'incontro con quegli occhi scuri, con quello sguardo supplichevole, con quelle mani che sembrano non volere lasciare le sue lo segneranno profondamente dandogli la forza di continuare a fare il suo mestiere se non altro per cercare quella giustizia che, se lo augura, possa alleggerire il peso che ha sul cuore e sulla coscienza. 

L'umanità di Montalbano - il suo essere uomo prima che commissario, prima che eroe, prima che personaggio pubblico - arriva anche dal suo appetito. E' una sua caratteristica l'immagine di un uomo a tavola, con porzioni abbondanti sia che a preparare il pasto sia Adelina, la donna tuttofare che lo accudisce così come quando se ne va in trattoria. E' umano anche lo smarrimento che prova quando il suo ristoratore di fiducia si mette a riposo, con il timore di non trovare più niente e nessuno che sia capace di soddisfare il suo palato. 

Questa volta il commissario è alle prese con due casi che sembrano non essere tali. Morte accidentale (annegamento) ed incidente stradale: ma i conti non tornano e Montalbano non si tira indietro soprattutto tenendo conto di un suo coinvolgimento personale del quale, a ben guardare, avrebbe fatto volentieri a meno.

Lo stile di Camilleri è coinvolgente nonostante il dialetto usato - anche questa caratteristica dei racconti d Montalbano - e che non mi infastidisce affatto. Anzi, in più passaggi mi sono ritrovata con un gran sorriso sulle labbra ad immaginare scene esilaranti pur nella tragicità della situazione. 
I personaggi ricorrenti nelle storie di Montalbano non si smentiscono mai, Catarella in primis, che con il suo linguaggio, il suo modo di essere un bambino in un corpo d'un uomo, è il collaborare più divertente del commissario. 

Un piccolo appunto meritano le figure femminili: Livia, l'amore della vita di Salvo Montalbano, resta in secondo piano e non compare in prima persona se non per qualche telefonata. In primissimo piano, invece, Ingrid, la svedese amica di Montalbano (un po' meno di Livia) che oltre ad essere una perenne tentazione per lui sarà anche la chiave di volta nelle indagini che, alla fine, presenteranno più punti di contatto di quanto si potesse pensare.

Lettura piacevole, scorrevole e tanta voglia di continuare a leggere i prossimi libri della serie.
Promosso a pieni voti, come al solito, il formato proposto da Sellerio Editore (la collana è La memoria): maneggevole e comodo da tenere in borsa, è il formato che più mi piace in assoluto tra i tanti che ho avuto tra le mani nel tempo. Credo anche di averlo detto altre volte per cui mi scuso per la ripetizione.

Con questo libro partecipo alla Challenge Di che colore sei? per lo spicchio giallo, obiettivo 1 (libro da cui sia stato tratto un film o una serie).

Ps: quella che ho trovato in biblioteca è un'edizione piuttosto sgualcita per cui ne deduco che sia passato spesso da una mano all'altra. Quando un libro porta i segni del passaggio da un lettore all'altro è buon segno, no?

venerdì 23 novembre 2018

Black Friars. L'Ordine della Spada (V. de Winter) - Venerdì del libro


Partecipando alle Challenge di lettura che da qualche anno a questa parte mi divertono e mi coinvolgono ho scoperto generi diversi da quelli che mi sono più familiari.

Per questo venerdì del libro, cosa che non avrei mai immaginato di fare, propongo una lettura cha parla di vampiri, redivivi, immortali… Personaggi che mai e poi mai avrei immaginato di apprezzare in storie lontane mille miglia dai miei gusti. Eppure…
 
Eppure con Black Frairs. L’ordine della Spada di Virginia de Winter è arrivata, puntuale, l’eccezione. Credo che non diventerà una regola perché resto dell’idea che si tratti di un genere lontano dai miei gusti ma la lettura mi ha coinvolta ed appassionata.

Prima di tutto: la figura femminile.
Eloise Weiss è una studentessa della Societas di Medicina abituata ad avere a che fare con arti da ricucire, cadaveri da analizzare... Alla vigilia di Ognissanti, notte nella quale tutti gli esseri malvagi che abitualmente vivono nell’ombra si preparano ad uscire dai cancelli e a vagare per la città, viene aggredita perchè scambiata per una vampira. Vedendo la morte davanti ai suoi occhi non può fare altro che chiedere aiuto in un sospiro: tanto basta per chiamare a se Ashton Blackmore, redivivo riportato in vita dopo 16 anni di riposo da quello che diventa un ordine, più che una richiesta. 

Inizia così una storia che si snoda in 676 pagine dominate dall’oscurità – questa è la sensazione che ho avuto, come se fosse sempre notte – ma ben tratteggiata da un’autrice che ha la capacità di donare al lettore descrizioni accurate, fin troppo in alcuni punti.
L’autrice guida il lettore in un mondo fatto di contrasti: da una parte i ritmi della scuola dall’altra quelli dettati dall’ordine dei Frati Neri, custodi del Presidio. Si tratta di un luogo fisico che racchiude e trattiene tutti gli esseri malvagi che, come da tradizione, escono per la notte di Ognissanti. 

Con questi esseri Eloise si trova a che fare più di quanto vorrebbe visto che possiede un dono: è capace di capire chi ha bisogno di un esorcista ma riesce a fare – questo lo scoprirà strada facendo – anche qualche cosa in più. Il suo dono la avvicina ad Asthon Blackmore che si mette alla ricerca della spada dell’ordine nonché dell’ultimo discendente della sua famiglia.

Eloise ed Asthon: tra loro si crea un legame fatto di complicità, di tenerezza e protezione reciproca, fatto di piccoli gesti e grandi emozioni che non sconfinano mai in qualche cosa di carnale. Lui è bellissimo, perfetto, reso tale dalla sua indole di non morto e lo sono anche tutti gli altri della sua famiglia, nelle sue stesse condizioni. Questo aspetto emerge con forza: la perfezione dei lineamenti, del fisico, dei modi di questi esseri che si cibano di sangue… Non avendo letto altro in fatto di vampiri mi chiedo: tutti i vampiri in generale sono così belli, intensi, affascinanti? Bho.. fatto sta che quell’Asthon lì mi piacerebbe conoscerlo!

Ma sulla strada di Eloise c’è anche Axel Vandemberg, secondo figlio della famiglia regnante di Aldenor che  ama da sempre Eloise, fin da quando l’ha avuta tra le braccia da bambino, appena nata. Teme per lei e non gradisce le sue particolari frequentazioni ma, soprattutto, fa fatica a negare i suoi sentimenti…

Devo ammettere che ciò che ho apprezzato di più è stato il tocco delicato che l’autrice dona alla narrazione soprattutto quando si tratta di sentimenti: corpi che si sfiorano, occhi che si accarezzano, voci roche che trasmettono sentimenti intensi. Il tutto senza mai scendere nel volgare. Emozioni. Trasmette emozioni e fa battere i cuori.

E poi le descrizioni: dettagliate, molto dettagliate, sia per quanto riguarda gli ambienti che gli abiti, sia nell’aspetto fisico dei personaggi che nelle situazioni. Un pregio, senza dubbio. Una capacità indiscussa dell’autrice. A volte, però, ha esagerato un po’ allungando troppo paragrafi che avrebbero reso comunque anche senza.

Questa cosa mi ha pesato un po’ sul finale: non vedevo l’ora di arrivare all’ultima pagina e avrei gradito maggiore velocità in quel ritmo che, invece, è andato avanti uguale a se stesso fino alla fine.

A parte ciò, la lettura mi è piaciuta e ringrazio le organizzatrici della Challenge Di che colore sei? che me ne hanno dato l'occasione: ho immaginato quegli abiti descritti con tanta perizia, mi è sembrato di sentir frusciare i mantelli, di sentire gli spostamenti d’aria, di vivere in quegli ambienti dallo stile gotico... Bello!

venerdì 16 novembre 2018

Il mago di Oz (F. Baum) - Venerdì del libro

Sì, lo so... la mia proposta per il Venerdì del libro di oggi non è originale, non è niente di nuovo, è un libro che tutti hanno sicuramente letto, gran classico della letteratura per ragazzi.
Io, però, non l'avevo ancora letto fino a qualche giorno fa quando l'ho preso in prestito in biblioteca.
A dire il vero non conoscevo nemmeno a grandi linee la storia. Sapevo quali fossero i personaggi per sentito dire ma della storia, zero!
Meglio tardi che mai, dirà qualcuno.
Ed in effetti è proprio così. Meglio tardi che mai!

Leggendo l'edizione Classici Tascabili Giunti Junior de Il mago di Oz che ho trovato in biblioteca ho conosciuto il mondo di Dorothy. O, meglio, ho conosciuto il nuovo mondo di Dorothy visto che la ragazzina se ne stava tranquilla con i suoi zii nel Kansas prima di partire, suo malgrado, per un fantastico viaggio che la porterà a conoscere personaggi molto singolari e a vivere avventure inimmaginabili.

Per via di una particolarissima situazione, la nostra protagonista si trova in un mondo lontano da casa, dove tutto è diverso dal solito ambiente che era abituata a vedere. Incontra dei personaggi che diventeranno in fretta suoi amici e con i quali condividerà un'entusiasmante avventura.
Innanzitutto Dorothy si trova in un nuovo mondo assieme al suo cagnolino Toto. E fin qui, niente di strano.
Le stranezze arrivano quando si imbatte in un Boscaiolo di Latta, in uno Spaventapasseri e in un Leone.

Tutti sono accomunati da una missione: trovare il Mago di Oz, l'unico che potrà aiutarli. Dorothy vuole tornare a casa dai suoi zii, il Boscaiolo è alla ricerca di un cuore, quel cuore che dice di non avere più, lo Spaventapasseri cerca un cervello, quello che dice di non avere in zucca. E il Leone? Bhè, lui è alla ricerca di quel coraggio che sostiene di non avere.

I lettori fanno un viaggio fantastico, avventuroso e allo stesso tempo semplice, non eccessivamente artificioso come spesso sono i libri di avventura più moderni.

Dorothy è una ragazzina adorabile. Delicata, tenera, rispettosa, sempre pronta a vedere il lato positivo di ciò che accade. Si sottovaluta un pochino ma credo che ciò faccia parte del suo carattere cristallino. 

Il mago di Oz riserverà qualche sorpresa ai nostri avventurieri ed anche ai lettori. 

E' una lettura che consiglio a giovani lettori e non solo. Lo stile è scorrevole, le descrizioni precise e non troppo costruite, sufficienti per rendere l'idea con precisione e con i giusti colori di ciò che accade.  
L'autore tocca tematiche importanti come l'amicizia - quella che lega Dorothy ai suoi compagni di avventura - come il credere in sé stessi.
E' questo l'aspetto più importante della storia, secondo me. 

E' proprio vero che il Boscaiolo di Latta non ha un cuore, o è forse lui che crede di averlo perduto? 
E' proprio vero che il Leone non è coraggioso, o è forse che non crede nelle sue capacità?
E' proprio vero che lo Spaventapasseri non ha un cervello, o è forse che sottovaluta un po' la sua capacità di ragionamento?

Un insegnamento per tutti, quello che arriva dalle pagine del libro, e non solo per i più giovani. 
Una iniezione di fiducia, anche se arriva da un libro per ragazzi oramai datato, non è mai troppa!

Con questa lettura partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto libro per ragazzi da cui è stato tratto un film ma anche alla Visual Challenge visto che in copertina Dorothy indossa un bracciale, utile per questo periodo di gara.

Non è mai troppo tardi per leggere un bel libro. Lo dico da sempre, e credo di averne le prove!!!

giovedì 15 novembre 2018

Tre donne. Una storia d'amore e disamore (D. Maraini)

Mi sono innamorata della copertina e del ricordo che avevo di un precedente libro letto di Dacia Maraini e che porto nel cuore.
Non ero andata in biblioteca in cerca di questo libro ma non sono riuscita ad evitare di portarlo a casa dopo averlo avuto tra le mani. Sembrerà scontato ma... è stato lui a trovare me.

All'attrazione che si è creata tra noi, però, non è corrisposta la stessa sensazione per la storia che mi è piaciuta solo in parte. 

La Maraini propone la storia di tre donne: una ragazzina di sedici anni, sua madre e la sua nonna sessantenne che vivono insieme senza alcun uomo in casa.
Lo stile narrativo è quello epistolare. 

La più giovane, Lori, tiene un diario ed attraverso quelle pagine fa conoscere al lettore la sua inquietudine, il suo modo un po' sconsiderato di essere un'adolescente che non considera la madre come un punto di riferimento e che considera la nonna un po' svitata.

Maria, la mamma di Lori, scrive lunghe ed appassionate lettere d'amore al suo François: un uomo che vive lontano ma che ricambia il suo sentimento. Per guadagnarsi da vivere fa la traduttrice e vive di libri, di parole. Una svampita, così la considerano sia sua figlia che sua madre. Una svampita che, però, cerca di farsi in quattro per essere utile in casa tanto che le altre due donne non si occupano altro che di loro stesse lasciando alla svampita i mestieri di casa oltre che il suo lavoro.

Gasuina è la più anziana. E' ancora una bella donna, ha dei trascorsi da attrice, ama la vita e l'amore. Non si tira indietro quando c'è da flirtare con qualche bell'uomo e non se ne vergogna. E' una donna che ancora piace, che ci può fare? Lei non tiene un diario e non scrive lettere ma affida i suoi pensieri ad un registratore.

La vita delle tre donne scorre sempre uguale, ogni giorno uguale all'altro.
Tra le tre il rapporto più diretto è quello tra nonna e nipote. Maria resta una figura quasi marginale, confinata nella sua storia d'amore in punta di china, storia d'altri tempi e che - agli occhi di sua figlia - puzza di muffa!

Gesuina e Lori parlano, si conoscono profondamente, conoscono l'una i segreti dell'altra mentre Maria sembra quasi vivere in un mondo tutto suo ma non per sua volontà. E' come se il mondo attorno a lei andasse avanti mentre la sua vita resta appesa a lettere e traduzioni. Poco sa di sua figlia e, a dire il vero, ciò che accade tra una lettera ed una registrazione a tratti ha dell'assurdo.

La figura che meno mi è piaciuta è stata quella di Lori: ok, è un'adolescente con tutto ciò che la sua età si porta dietro ma il suo modo di fare è irritante, il modo in cui parla di sua madre mi ha ferita, quasi come se la compatisse ma senza mai sforzarsi di avere un contatto con lei. 

Quella che mi è piaciuta di più, invece, è senza dubbio la nonna Gesuina. Quel suo modo di affrontare la vita con leggerezza ma anche di caricarsi di responsabilità quando necessario, quella sua spensieratezza nell'approcciarsi con l'altro sesso mi sono proprio piaciuti.

Ho trovato alcuni atteggiamenti molto superficiali da parte di tutte e tre le donne ma poi, a ben pensare, nella vita di ogni giorno quante volte capita di comportarsi in un certo modo senza pensare troppo alle conseguenze?

Non è una storia che mi ha catturata, lo dicevo in apertura. Però ha alimentato in me delle sensazioni (anche l'irritazione che ha provocato in me il comportamento di Lori è una sensazione, un'emozione, giusto?) e questo vuol dire che non è del tutto da bocciare. 

E poi... posso essere sincera fino alla fine? Una figlia come Lori non la auguro a nessuno!

Con questo libro partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto uscito nel 2017 (spicchio verde) ma anche alla Visual Challenge visto che ha in copertina una chiave, elemento utile per questo periodo di gara.

martedì 13 novembre 2018

L'età dello Tsunami. Come sopravvivere ad un figlio pre-adolescente (A. Pellai - B. Tamborini)


La copertina ben rende: un groviglio di linee che, secondo il mio parere, richiama un groviglio di emozioni, di pensieri, di idee ma anche di paure e fragilità.
E' quello che accade nel periodo della pre-adolescenza ed è l'argomento di cui parlano Alberto Pellai e Barbara Tamborini: coppia nella vita, i due autori hanno portato la propria esperienza e le proprie considerazioni di esperti (medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva lui, psicopedagogista lei) oltre che di genitori di quattro figli.

L'età dello Tsunami: come sopravvivere a un figlio pre-adolescente è un libro che si è rivelato molto utile per una  mamma di due pre-adolescenti (13 e 11 anni) come me.

Dopo aver inquadrato la figura del pre-adolescente (di adolescenti si parla molto ma di coloro che non sono più bambini ma non ancora adolescenti a dire il vero si parla poco) e ne vengono delineati i caratteri. E' una descrizione che calza a pennello ai miei ragazzi e nella quale mi sono trovata al 100%.

Il libro è scritto in modo chiaro, con esempi di situazioni pratiche, di dialoghi tra genitori e figlio/a, reali momenti di vita che sintetizzano ciò che accade in una famiglia come la nostra. 
Secondo il mio parere gli autori non hanno l'ambizione di dare delle formule magiche da applicare in modo rigido per districare quel groviglio di cui parlavo all'inizio ma invitano il lettore (o, farei meglio a dire, i lettori visto che entrambi i genitori sono caldeggiati a leggere il libro) a riflettere su ciò che capita in casa, sulla propria situazione di genitore, sulla propria capacità di ascoltare, di non rispondere alle provocazioni e sulla capacità di aggiustare il tiro dopò aver riflettuto.  

Molto interessante la parte in cui viene proposto un viaggio nella mente del pre-adolescente: vengono fornite informazioni scientifiche (chiare e facilmente comprensibili) su ciò che accade, nell'età della pre-adolescenza, nei nostri figli a livello neuronale, emotivo, psicologico oltre che fisico. Trovo che questo sia un approfondimento molto utile e spesso sottovalutato quando si parla di età difficili.

Non manca il riferimento al ruolo del genitore, ovviamente: mamme e papà sono invitati a riflettere su sé stessi, su proprio modo di essere e di relazionarsi con i propri figli con tanto di test. 

Nessun capitolo è dedicato alle formule magiche o alle regole da applicare in modo rigido per essere all'altezza della situazione: ho molto apprezzato questo aspetto, il non voler dare ricette ma invitare alla riflessione, al confronto tra marito e moglie su un argomento delicato come può essere quello della crescita dei propri figli. 

Vengono proposti anche dei film da vedere insieme e per ognuno è proposta una scheda in cui vengono indicate alcune informazioni utili per mettere a frutto la visione. 

Presenti, nella parte finale del libro, dieci situazioni tipiche, comuni a quell'età, con l'indicazione di alcuni comportamenti scorretti ma anche quelli corretti da tenere di volta in volta. Anche in questo caso non le ho interpretate come ricette da applicare in modo rigido ma come analisi di reazioni giuste o sbagliate. Ulteriori spunti di riflessione.

Secondo il mio parere, ed anche in base alla mia esperienza, il messaggio più difficile da mettere in pratica è quello di riuscire a non rispondere alle provocazioni, a restare calmi davanti ad atteggiamenti a volte anche verbalmente violenti, di far sentire la nostra vicinanza di genitori e la nostra comprensione anche nel momento in cui saremmo più portati ad urlare e magari a far partire un ceffone. Su questo c'è da lavorare.
Ho riflettuto sui miei ragazzi, è vero, ma anche molto su me stessa... Io, ad esempio, a volte alzo la voce come se questo fosse l'unico strumento che ho per far sentire la mia autorità. Devo dire che la riflessione che ho fatto insieme agli autori mi è stata molto utile ed ho iniziato fin da subito a sperimentare qualche cosa di diverso con loro. 

Trovo che sia un libro molto utile per genitori ma anche nonni, perché no, o per quanti abbiano a che fare con ragazzini di questa età per aiutarli a crescere ma, in primis, per crescere con loro senza farsi travolgere dallo Tsunami che è in loro.

Con questa interessante ed utile lettura partecipo alla Challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 ciambelle in quanto libro con la copertina rossa.