lunedì 27 maggio 2019

L'amore che ho dentro (S. Di Sciullo)

Ho appena terminato di leggere L'amore che ho dentro, un romanzo M&M che ha per protagonisti Mario e Claudio. Due uomini che si incontrano e le cui vite si agganciano l'una all'altra quasi senza accorgersene per vivere una storia d'amore intensa, delicata, romantica.

Devo ammettere che non è un genere che amo e che ho letto questo libro per completare gli obiettivi della challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse a cui sto partecipando. In precedenza mi sono imbattuta, sempre nell'ambito della challenge, in altri libri di questo genere e devo ammettere di esserne uscita un po' disgustata. 

Non certo per via del fatto che i due protagonisti della storia d'amore fossero due uomini - non è questo il punto - quanto per le descrizioni eccessive delle scene di sesso che ho trovato tra le pagine. Mi avrebbero disgustata anche se i protagonisti fossero stati un uomo e una donna. Opinione personale, ovviamente. Magari a qualche lettore è proprio questo che piace. Non è il mio caso.

E qui va il primo punto a favore di questo libro: in questa storia non si arriva mai a tanto. Vengono narrati anche momenti di sensualità e di sesso tra i due protagonisti ma in modo delicato e lasciando che il lettore interpreti la situazione in base alla sua sensibilità. Ho detto più volte che non serve dipingere scene erotiche estreme o con eccessivi particolari per rendere l'idea di quanto possano essere legate due persone, di quanto possa essere forte il desiderio a livello fisico tra i due, di dove possa arrivare la passione carnale. 
Serena Di Sciullo è brava in questo: nel rendere il desidero, la totalità del dono reciproco a livello fisico senza mai esagerare. 

Altro punto a favore del libro: è molto scorrevole e si legge bene.
Anche se... i nomi dei protagonisti, secondo il mio parere, vengono ripetuti troppe volte. Mario e Claudio, Claudio e Mario, Mario, Claudio, Claudio, Mario... in certi paragrafi mi è sembrato davvero che la narrazione ne risultasse appesantita però, si sa, sono una lettrice pignola per cui...
Anche se... purtroppo mi sono imbattuta in parecchi errori che - mi auguro - siano stati corretti per la versione cartacea.
Si parla di post-it rosa.
"Vero(nica) gli ha trovati nella mia borsa"
 le sue labbra calda sul collo

godendosi un'esplosioni di sapori in contrasto

 dove si trovassero la maggior parte delle cose
 ....
Sono pignola, ok... però...

Nel merito della trama, devo dire che la loro storia è una specie di favola romantica nella quale si incontrano due diverse sensibilità, due uomini che erano in attesa del rispettivo principe azzurro nonostante i precedenti (di uno dei due... perchè di Claudio si conosce davvero poco circa il suo passato) e che viene tutto narrato come se fosse davvero tutto molto semplice. 

Mario ha tre figli: due gemelli maschi di dieci anni ed una bambina più piccola. Un matrimoni fallito alle spalle, un giornale da dirigere, una vita da far funzionare come padre e come uomo di successo. Non c'è spazio per l'amore perchè deve stare attento a non dare un'altra delusione ai ragazzi (ed anche a se stesso) dopo i precedenti con la loro madre e deve salvaguardare i delicati equilibri che ha costruito non senza fatica. E' un padre single, è un lavoratore, è un uomo attento a far funzionare tutto al meglio. Sul lavoro è anche un tantino freddo e distaccato.

Non lo è, però, con Claudio. E' uno stagista nel suo giornale e ben presto tra i due scoppia un'attrazione alla quale fanno fatica a resistere. 

Viene descritto tutto come molto semplice, soprattutto il fatto che i bambini accettino senza battere ciglio che il loro padre abbia accanto un uomo e non una donna. Lo ripeto, non ho alcun pregiudizio in merito a storie omosessuali, ma sarebbe davvero una favola se ragazzini così piccoli (ed uno anche un po' problematico) fossero davvero maturi al punto tale da accettare una nuova persona nella loro vita con tanta facilità e maturità. Mi auguro che anche nella vita possa essere così per quelle persone che vogliono rifarsi una vita pur avendo dei figli a carico ma non so se davvero è tutto così rose e fiori. Consideriamola una speranza, un augurio, un auspicio che possa realizzarsi davvero. 
E' descritto tutto come molto facile: sia l'arrivo di Claudio nella vita di quella famiglia che aveva raggiunto il suo equilibrio ma anche il discorso dell'accettare l'omosessualità che, come si vedrà andando avanti, non riguarda solo Mario e Claudio.

Migliore rispetto agli altri dello stesso genere che ho letto fino ad ora, è un storia un po' scontata che non mi ha fatto innamorare ma, se non altro, mi ha addolcito un paio di giornate con una favola rosa un pochino sdolcinata ma che può essere adatta per chi abbia voglia di sognare.

Ps: ho apprezzato la copertina. Spesso, in libri di questo genere, vengono usate immagini di uomini palestrati mezzi nudi in atteggiamenti stuzzicanti. Stavolta no - anche se Claudio, in particolare, con il fisico che si ritrova (almeno secondo l'idea che mi sono fatta dalla descrizione dell'autrice) non avrebbe nulla da invidiare a quei tipi super palestrati e tartarugati... invece no! La copertina è romantica, delicata... ho apprezzato la scelta.
***
L'amore che ho dentro
Serena Di Sciullo
Independently published
330 pagine
Kindle Unlimited

venerdì 24 maggio 2019

Alice nel paese delle meraviglie (L. Carrol) - Venerdì del libro

Ho letto il libro di Lewis Carrol Alice nel paese delle meravigle 153 anni dopo la sua prima stesura. Credo che, insieme a David Copperfield, sia uno dei classici più risalenti nel tempo che io abbia mai letto. Ho trovato un'edizione del 1991 che è decisamente più scorrevole del testo originale - a cui ho avuto modo di dare velocemente un'occhiata in un'edizione ancora più vecchia di quella che ho letto io, trovata in biblioteca - e l'ho usato come libro cuscinetto...
I libri cuscinetto, in casa mia, sono quelli che lascio di solito in bagno e che prendo tra le mani quando ho del tempo da passare in quel posto. Ce n'è sempre uno sulla mensola e in questo periodo è stato quello che narrava le vicende di Alice. E' un libro che si legge in fretta ma che io non ho letto in pochissimi giorni proprio perchè ammetto di non avergli dedicato moltissimo tempo e, soprattutto, continuità.

Su questa storia fantastica è stato scritto di tutto e di più per cui io mi limiterò a poche osservazioni.
Innanzitutto Carrol dimostra un'inventiva straordinaria, riuscendo a giocare abilmente con le parole e con le immagini in modo giocoso.
L'autore si è divertito così tanto - almeno credo - da decidere di dare un seguito alle avventure di Alice con Attraverso lo specchio.

Non credo che sia necessario raccontare la trama che accenno appena: la piccola Alice si trova, all'improvviso, in un mondo fantastico e vive avventure straordinarie. Incontra il Bianconiglio, un Topino molto speciale, si trova  a gustare un particolarissimo thè con il Cappellaio Matto e con la Lepre Marzolina ed i suoi amici che si spartono allegramente la merenda, con una Regina che minaccia di tagliare la testa a tutti, con una Lucertolina alla quale viene affidato un compito ignobile, con dei Porcellini d'India che vengono messi a tacere all'interno di un sacco. 

L'autore gioca con la fantasia e riuscendo ad osservare la realtà, per mezzo dei suoi personaggi, con quell'innocenza e quel candore che sono propri dei bambini. 

Alice è una bambina curiosa, come i bambini di oggi - purtroppo - spesso non riescono ad essere. Pone un sacco di domande anche quando capisce  che sarebbe meglio tacere, scruta la realtà che la circonda (o, per lo meno, quella che lei considera essere tale) con immensa meraviglia.
Carrol propone un lungo viaggio con la fantasia che incuriosisce e diverte e fa anche pensare.

Ad esempio mi preme sottolineare un aspetto in merito alla figura della Regina. Al cospetto di Alice e del lettore compare una Regina che tiranneggia tutti (a parole) e che minaccia di tagliare teste a destra e a manca. E' lei che comanda, pensa il lettore, salvo poi imbattersi in un Re che la lascia palesemente fare ma poi, dopo che lei ha condannato a morte tutti, si volta verso il gruppetto degli sfortunati personaggi e sussurra loro "...siete perdonati". Un po' come dire, lasciatela parlare e minacciare, tanto alla fine chi decide sono io.
Significativo, no?

Indubbiamente le trasposizioni cinematografiche - a partire da quella della Disney fino ad arrivare alla versione diretta da Tim Burton - mi hanno influenzata un po' nel tentativo di immaginare i personaggi. Come non dare al cappellaio matto il volto di Johnny Depp? Di solito evito di guardare i film tratti dai libri prima di averli letti ma in questo caso è stato inevitabile visto che sono praticamente cresciuta con le immagini della Disney.
A parte questo dettaglio, mi ha fatto piacere tornare bambina per qualche ora così come sono contenta di aver recuperato una lettura che - lo ammetto - mi mancava.

Con questo libro partecipo alla challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro di autore morto e sono in tempo per segnalare le avventure di Alice per il Venerdì del libro di oggi.
***
Alice nel paese delle meraviglie
Lewis Carrol
Casa editrice Sei
166 pagine
prezzo di copertina L. 12.000 (ovviamente intendo l'edizione che ho letto io. In commercio ci sono tantissime edizioni delle avventure di Alice di diversi prezzi e formati)

giovedì 23 maggio 2019

Eleanor & Park. Per una volta nella vita (R. Rowell)

Ero completamente fuori strada quando ho iniziato a leggere la storia di Eleanor & Park nel libro Per una volta nella vita.
Eh sì, perchè ho letto il retro copertina dove ho trovato scritto: 2... tu sei un vampiro e io no. 
Ecco, un'altra lettura con i vampiri che, sicuramente, non sarà nelle mie corde. Questo ho pensato. Non sono andata a leggere la sinossi, ne' recensioni... niente. Era un libro utile per una challenge a cui sto partecipando e tanto mi è bastato per iniziare la lettura.
Una pagina, dieci pagine, venti pagine, trenta pagine... di vampiri nemmeno l'ombra e la storia non c'azzeccava niente con i vampiri (come la copertina, d'altronde).... poi ho capito!

Quella di Eleanor & Park è una storia difficile.
Sono due adolescenti che si avvicinano l'uno all'altra con circospezione. 
Sono entrambi strani
Così li definiscono i compagni di classe. 
Ma qual è il parametro secondo il quale la società decide chi è strano e chi non lo è?
Basta un certo taglio di capelli per esserlo? 
Basta essere un ragazzo e non amare il football? 
O basta amare un certo tipo di musica?
Lei è arrivata da poco, ha una scompigliata chioma rossa che non la fa passare inosservata così come non la fanno passare inosservata la sua mole ed il suo modo di vestire.
Lui ha i tratti asiatici della madre e cerca sempre di starsene a posto suo, in silenzio, in compagnia della sua musica e dei suoi fumetti. 

I due ragazzi si avvicinano l'uno all'altra senza rendersene quasi conto ma tanto da diventare l'uno l'ossigeno dell'altra.

E' una storia difficile in particolare perchè è difficile la vita di lei, Eleanor. 
Non sono tanto i bulli che la prendono costantemente di mira a lasciare i segni più profondi.
A quello si è abituata e lascia correre. 
Le ferite più profonde arrivano da una situazione familiare che non sembra affatto volersi appianare. Sua madre vive, assieme ai suoi fratelli, a casa del nuovo marito che, tempo prima, l'ha cacciata di casa. Eleanor torna ma sa che lui la odia e che aspetta un passo farlo per fargliela pagare. Che sia l'affetto dimostrato da un ragazzo la goccia che possa far traboccare il vaso? O c'è dell'altro? 

Lei ha una personalità molto complessa. Fragile ed insicura, è allo stesso tempo forte ed orgogliosa (ne sono la prova le reazioni che ha agli atti di bullismo che subisce da ragazzi e ragazze a scuola). Non possiede molto, sa di vivere in una famiglia che non può avere più di tanto, ma questo non le impedisce di relazionarsi con gli altri con orgoglio e a testa alta.
Nei rapporti interpersonali non è molto brava... perchè la vita l'ha messa parecchie volte alla prova e - secondo il mio parare - non riesce ad essere indulgente nei confronti di nessuno, nemmeno di chi si avvicina a lei con buone intenzioni.

E' il personaggio senza dubbio più complesso.
Ma il personaggio che ho odiato con tutta me stessa è stata la madre di lei: una donna che subisce, quotidianamente, le vessazioni di un marito perennemente ubriaco. Un uomo che lei continuamente difende, con il quale è tollerante ... perchè è mio marito! Inaccettabile.

Lui, alla fine, è un personaggio che si fa odiare in modo automatico fin dall'inizio, anche quando non fa niente... ma la mamma di Eleanor mi ha irritata in modo viscerale, più di quanto non abbia fatto lui!

Quel terrore nel quale costantemente sono costretti a vivere i ragazzi in casa è inaccettabile. L'ho odiata ogni volta che ha chiuso la porta rassicurando che andava tutto bene e ritirandosi in cucina con il viso pieno di lividi. L'ho odiata ogni volta in cui ha chiesto ai suoi figli di fare piano per non disturbare quell'uomo che dovrebbe essere il loro papà.
L'ho odiata ogni volta che ha fatto finta di non vedere il disagio di una figlia, diventata oramai una giovane donna, perennemente chiusa in camera e sempre a disagio in presenza di lui.

Emergono tante problematiche - l'integrazione in un nuovo gruppo, il bullismo, il sentimento tra due adolescenti (che è la cosa più bella di tutto il libro... emozionanti le descrizioni dei loro avvicinamenti, del loro sfiorarsi, della loro reciproca accettazioni, ognuno con i propri difetti ed il propri limiti) ma anche la violenza tra le mura domestiche, l'abbandono della famiglia da parte di uno dei due genitori, l'alcolismo. Un mix di elementi che rende la storia importante, più di quanto non possa essere una semplice storia tra adolescenti.

Lui è un ragazzo speciale. Mi sento di dire solo questo. 
Finale con qualche sorpresa.

E' un bel libro. Sono contenta di averlo letto e sono contenta che i vampiri fossero usati in senso figurato, senza avere nulla a che fare con la trama.
***
Eleanor&Park. Per una volta nella vita
Rainbow Rowell
Piemme Editore
348 pagine
12.00 euro

martedì 21 maggio 2019

Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli (C. Moscardelli)

Era stanca di sentirsi sempre i loro occhi puntati addosso, era stanca di dover dimostrare di valere qualcosa.
Teresa Papavero è il suo nome e nessuno ha mai creduto in lei. Considerata la scema di Strangolagalli, la donna ne ha fin sopra ai capelli di essere considerata come una che non vale niente, una con poco sale in zucca, la figlia di Papavero padre e nulla più. Sente di doversi ribellare a questo stato di cose ma, a ben guardare, c'è proprio bisogno di farlo?
Un fallimento: la sua vita, a quarant'anni, è un fallimento. Nessun buon risultato, nessuna particolare aspirazione, niente di niente. Anche il B&B nel quale ha creduto ed investito assieme alla sua amica Gigia sta dimostrandosi un flop, perfettamente in linea con il resto della sua vita.
Un fallimento anche dal lato personale riducendosi, senza troppo successo, ad incontrare sconosciuti su Tinder e ad incontrarli quasi al buio. 
E' così anche con Paolo: un giovane che, nel corso del primo incontro a casa sua (sua di lui), a Strangolagalli, mentre lei è in bagno, cade giù dal balcone. 
Suicidio. Questo viene detto fin da subito. Un suicidio strano, Teresa che non sente niente, nessuna avvisaglia di un malessere che avrebbe potuto portare il giovane a volare giù e spiaccicarsi a terra. Talmente strano che Teresa inizia subito a pensare che si sia trattato di un omicidio.
Qualcuno dev'essere entrato in casa durante la sua lunga permanenza in bagno e deve aver fatto tutto in silenzio, portando a termine un lavoretto pulito.

Il maresciallo Nicola Lamonica, il primo ad arrivare sul posto, cerca di fare chiarezza sull'accaduto e non è poi così convinto di cosa possa essere accaduto. Le indagini partono a singhiozzo e se a tutto ciò si somma anche la scomparsa di una donna che per una notte ha dormito al B&B di Teresa, una trasmissione televisiva che si catapulta sul posto, un commissario di polizia che va ad indagare sulla vicenda di Paolo, ben si comprende quanto la quiete di un piccolo e tranquillo paesino venga scombussolata dagli eventi.

La scrittura dell'autrice è scorrevole e carica di ironia.
Ho seguito il giallo divertendomi con personaggi surreali, che vivono situazioni altrettanto surreali e con una protagonista che ho avvicinato ad Olivia di Braccio di Ferro nell'aspetto, non so perchè, nonostante una descrizione piuttosto precisa da parte dell'autrice. 
Mi è piaciuto immaginarla come Olivia... 

Non posso definirlo un romanzo indimenticabile però l'ho letto  con piacere facendomi quattro risate e assistendo al riscatto di una donna che, alla fine, dimostra di sapere il fatto suo. Teresa è un personaggio positivo, ci scappa anche una storia d'amore che non si aspettava e credo che ci siano i presupposti anche per un seguito.

Personaggi che ho amato meno? Senza ombra di dubbio quella del padre di lei. Blasonato psichiatra, Giovan Battista Papavero, è un uomo che ha alimentato antipatia in me fin da subito soprattutto alla luce dell'atteggiamento che ha sempre tenuto e che continua a tenere nei confronti di sua figlia.

Teresa, pur essendo un personaggio sopra le righe, svela al lettore un passato che l'ha segnata: la scomparsa della madre, un rapporto tutt'altro che tranquillo con suo padre, un amore che l'ha abbandonata senza nemmeno un perchè... Tutto ciò ha alimentato un profondo affetto per lei, da parte mia. Sono troppo sentimentale? Magari sì, ma quella simpatica quarantenne, un po' strana - ma chi l'ha detto poi che bisogna essere tutti omologati e sulla stessa linea d'onda? - e senza dubbio intraprendente (quando vuole?) ha dimostrato qualcosa a tutti.
Una volta tanto!

Un libro adatto per staccare un po' da trame più impegnate, da romanzi più pesanti.
Con questa lettura partecipo alla challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto titolo che contiene la parola MALEDIZIONE.
***
Teresa Papavero e la maledizione di Stangolagalli
Chiara Moscardelli
Giunti Editore
320 pagine
Kindle Unlimited

domenica 19 maggio 2019

Pulvis et umbra (A. Manzini)

Mi sono lasciata prendere la mano, in questo periodo. Rocco Schiavone ha catalizzato le mie attenzioni e sto recuperando le sue avventure.

In Pulvis et umbra, utile per la Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro pubblicato nel 2017, non ho trovato le stesse emozioni del precedente e, lo ammetto, fino a metà lettura ho anche trovato un ritmo più lento, meno appassionante, diverso dai precedenti.
 
Dalla metà in poi - poco più avanti della metà, a dire il vero - ho trovato quell'accelerazione che mi aspettavo ed ho nuovamente incontrato il Manzini che conoscevo: il Manzini che offre ai lettori personaggi imperfetti con le loro storie personali cariche di ombre (Schiavone in testa), quel Manzini che offre emozioni, che tiene il lettore sul filo del rasoio. 

Dopo aver fatto un tuffo nel passato del vicequestore meno convenzionale del mondo, in questa avventura il lettore si trova davanti un Rocco Schiavone che torna a fare da spola tra Aosta e Roma (dove si reca sempre in via ufficiosa per delle questioni in sospeso da un po' di tempo) e che continua a vivere il suo tormento personale. I conti non sono chiusi, i fantasmi del passato tornano a bussare alla sua porta. Il dolore di ciò che avrebbe potuto essere ma che si è interrotto per quella che considera una sua colpa è sempre vivo. 

Le indagini si snodano tra le due città (e questa non è una novità per chi segue le sue avventure): ad Aosta viene trovato il cadavere di un trans che, ben presto, arriverà ad una forzata soluzione che non soddisfa nessuno se non coloro che stanno ai piani più alti; a Roma quello di un uomo che ha in tasca un bigliettino con il numero di telefono di Schiavone. E' qui che tornano ad aprirsi le ferite. In entrambi i casi il vicequestore si trova coinvolto in prima persona.

La parte più dolorosa - oltre alla sofferenza costante del vicequestore che aleggia in ogni pagina e non lo lascia mai, così come non lascia il lettore - è legata al suo amico Sebastiano, secondo il mio parere, anche se non è l'unica. 
E' un dolore grande quello che si trova a vivere Rocco, per un ipotetico tradimento che spezza il legame tra i due. Ho avuto l'impressione di avvertire l'impotenza di un uomo che non riesce a farsi ascoltare, ho sentito frantumarsi la fiducia che Sebastiano aveva in lui come uno specchio rotto in mille pezzi, ho sentito il dolore di Rocco nell'incassare quei colpi sferrati dal suo amico che, più che un dolore fisico, gli hanno lasciato addosso una profonda sofferenza nell'anima.

Ho avuto davanti agli occhi un uomo che ha la sensazione di star perdendo tutto, pian piano, come se fosse colpito da una malattia che gli corrode l'esistenza e la frantuma, un pezzetto dopo l'altro.
E l'ho anche ammirato, Rocco. Un uomo molto provato a livello personale ma che non getta la spugna. Un uomo che vuole arrivare fino in fondo e che non ci sta a subire in silenzio, che non abbassa la testa solo perchè così sarebbe meglio per tutti.
Non è un vicequestore come tutti gli altri, questo oramai chi segue le sue vicende lo sa. Ed è anche disposto a chiudere un occhio su certi suoi comportamenti, proprio come fece Marina anni prima, proprio come credo che Marina - se fosse ancora in vita - sarebbe disposta a fare una volta ancora. 

Il personaggio che più mi ha incuriosita, in questo libro, è quello di Caterina. Inevitabile che fosse così: Manzini permette al lettore di affacciarsi sulla vita di una collega di Schiavone che fino a questo momento era rimasta nell'ombra.
Ed il lettore diventa partecipe di un'esistenza tormentata, difficile e che non si aspettava. Un'esistenza che ha visto porre al primo posto sempre il dovere prima del piacere.... Per me è stata una sorpresa.
Una sorpresa, secondo il mio parere, non solo il passato ma anche il ruolo di Caterina nell'intera vicenda. Personaggio fragile anche lei, secondo me, più di quanto non avrei mai immaginato.

Con questa lettura - che mi mette direttamente tra le mani il volume successivo per chiudere alcuni conti che restano non saldati - partecipo anche alla Challenge de Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro il cui titolo inizia con la lettera P.
***
Pulvis et umbra
Antonio Manzini
Sellerio editore Palermo
403 pagine
15.00 euro

venerdì 10 maggio 2019

7 - 7 - 2007 (A. Manzini) - Venerdì del libro

Il più intimo, il più doloroso, il più straziante capitolo delle avventure di Rocco Schiavone è sintetizzato nelle pagine di 7 - 7 - 2007. Una data che non dimenticherò, quasi come fosse un mio anniversario. Ce l'ho impressa nella mente. Ero così abituata ad un Rocco Schiavone nostalgico, solo, scontroso, scostante e malinconico che averlo davanti agli occhi felice ed appagato assieme alla sua Marina mi ha davvero emozionata.
Rocco Schiavone, il vicequestore che è stato distaccato ad Aosta dopo una sporca faccenda che lo ha avuto protagonista nella sua Roma, è alle prese con un delitto che lo ha toccato da vicino. Lo abbiamo lasciato, nel capitolo precedente, ancora alle prese con la ricerca del colpevole della morte di Agnese, la compagna del suo amico Sebastiano, che era ospite a casa sua ed è stata trovata morta (al posto suo) nel suo letto. 
Nel ricostruire l'intera questione e nel cercare di risalire al colpevole siamo arrivati ad una svolta: è ora di sapere chi può avercela con Rocco, tanto da andarlo a cercare in casa per ucciderlo, e perchè. Lui non ha affatto voglia di fare un tuffo nel passato, di svelare alcuni dolorosi trascorsi, ma si rende conto che è arrivato il momento di vuotare il sacco. Per le indagini, certo. Ma anche per se stesso. 

Ecco, dunque, che Rocco Schiavone inizia a raccontare una storia che lo vede assieme alla sua donna, in servizio nella sua Roma, accanto ai suoi amici di sempre. 

E' un racconto doloroso ed il lettore sa fin dall'inizio perchè ne conosce il finale. Il lettore sa che Marina è morta. Un libro dopo l'altro il lettore ha messo insieme tanti indizi che lo hanno portato ad avere un quadro più preciso di cosa potesse essere accaduto ed ora arrivano i dettagli.

Due giovani vengono trovati morti in circostanze differenti ma con evidenti legami. E' in queste circostanze, nel risalire al colpevole o ai colpevoli, che Rocco si imbatte in colui che sarà poi la causa del dolore più grande della sua vita. E saranno proprio gli strascichi di questa situazione che lo porteranno, anni dopo, ad avere a che fare con un assassino che lo vuole far fuori per vendetta.
Perchè la vendetta non ha scadenza. Su questo non ci sono dubbi.

In questo libro la vicenda delle morti attorno alle quali si sta indagando per me è passata in secondo piano. Anche se - questo va detto - gran parte del racconto è legato (ovviamente) alle indagini, quello che mi ha maggiormente colpita è stato il rapporto tra Rocco e Marina. Aspettavo il momento per saperne di più, dopo aver letto gli altri volumi, e sono stata accontentata. 

E' Marina il personaggio che ha catalizzato le mie attenzioni. Quella donna che tanto mi ha affascinata, negli altri volumi, per la sua assenza, questa volta mi ha proprio stregata con la sua preseenza. L'ho anche immaginata fisicamente, ho avuto la sensazione di avvertire la sua delusione, la sua amarezza nel conoscere un lato del suo uomo che non conosceva o che, a ben pensare, fino a quel momento aveva tollerato senza porsi troppe domande. Vivono una crisi di coppia e questo, lo ammetto, non l'avrei mai immaginato. E proprio per questo il loro ritrovarsi ha avuto un sapore ancora più amaro perchè sapevo che non sarebbe durata.

Schiavone avrà pure i suoi modi, sarà anche scontroso, poco gentile a volte, poco avvezzo a stare in compagnia... ma la vita non gli ha fatto sconti, a partire dai luoghi in cui è nato e, via via, fino alle tante prove che gli ha messo lungo il cammino. 
E' un vicequestore fuori dai canoni ma a me piace così. E gli voglio pure bene, guarda un po'!
Bel libro. 
Scrittura scorrevole e chiara (mai avuto dubbi su Manzini), efficace come sempre. 
Personaggi resi alla perfezione. 

Molto ben strutturata anche la parte che riguarda Sebastiano (l'orso, quello lento e rabbioso, rancoroso e peloso), Brizio (il levriero afgano, bello, con tutti i capelli in tesa, leale, fedele, stronzo come pochi) e Furio (il ghepardo, rapido, sempre attento, vigile e generoso) che non sono certo stinchi di santo ma sono, su questo c'è da scommetterci, amici veri. Un pezzo della sua famiglia, ecco cosa sono: amici che Marina aveva accettato senza troppa convinzione e che pian piano aveva imparato ad amare, predisponendosi a chiudere un occhio, quando necessario.

Secondo il mio parere il rapporto d'amicizia di cui si parla è di fondamentale importanza per comprendere meglio alcuni aspetti della vita di Rocco e alcune sue scelte.

Propongo questo libro come lettura libera per la Challenge Dalle tre Ciambelle e vado subito alla ricerca del volume successivo. Lo propongo anche per il Venerdì del libro di oggi. 
Rocco Schiavone dà dipendenza. Sapevatelo!
***
7 - 7 - 2007
Antonio Manzini
Sellerio editore Palermo
367 pagine
14.00 euro

mercoledì 8 maggio 2019

Deliziosa tentazione. Un’avventura d’amore e desiderio con la babysitter (J. Rossi)

Mila è una giovane - di età non meglio definita - che lavora al bar di un locale in cui si balla la lap dance. Suo fratello Julian è in un letto d'ospedale tenuto in vita dalle macchine a seguito di un brutto incidente stradale e visto che la degenza è costosa, molto costosa, Mila decide di guadagnare qualcosina in più ballando la lap dance nel locale in cui lavora.
La prima sera di esibizione entra per caso (ed è la sua prima volta, dice) un ricchissimo signore di un'età non meglio definita che la vede ballare mezza nuda e un po' impacciata: resta folgorato, decide che deve essere sua e solo sua, farà del tutto per averla e sente che di lei si può fidare tanto da andarla a cercare, il giorno dopo, per affidarle un lavoro come babysitter per sua figlia. Una figlia che adora e che è contesa con sua moglie, una donna molto particolare ed un po' fuori di testa, dalla quale sta divorziando. Avrà il divorzio, però, solo se fino al momento dell'apposizione dell'ultima firma non avrà storie con altre donne. E fino a quel punto problemi non ne ha avuti, dice. Con Mila la situazione si complica...

Storia assurda, personaggi assurdi, situazioni assurde per un libro che ho letto per la alla  Challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro valutato con meno di tre stelline su Amazon.
Che mi potevo aspettare? Niente di meglio di ciò che ho trovato.

Nell'arco di un mese lei che si dichiara vergine passa dall'essere una barista acqua e sapone ad essere una ballerina di lap dance fino a diventare babysitter/amante di un uomo straricco che non fa nessuna fatica a darle le chiavi di una delle due Lamborghini parcheggiate in garage. Non fa fatica ad affidarle, completamente alla cieca e solo sull'istinto che probabilmente gli arriva dalla zona del cavallo dei pantaloni, la sua unica figlia. Ma non finisce qui. Nell'arco di un mese saranno riservate altra sorprese che non posso svelare per non spoilerare la trama anche se ho una gran tentazione di farlo!

Una fatica la fa, però, Julian (questo il suo nome): non riesce a tenere a bada i suoi istinti pur sependo che cedere potrebbe voler dire perdere sua figlia.
Lui è uno spocchioso (potrei avere tutte le donne che voglio! Ora le faccio vedere che vuol dire stare con un uomo vero! Di sicuro non avrà mai provato le sensazioni che solo io le faccio provare...), superficiale (ne è prova il modo con cui fa la scelta di far entrare quella giovane sconosciuta nella vita sua e di sua figlia) ma riesce anche ad essere tenero (con sua figlia soprattutto), appassionato (e su questo aprirò una parentesi bella grande) e pronto a fare tutto ciò che è nelle sue possibilità per difendere le persone che ama.

Dopo nemmeno un'ora da quando conosce la figlia di Julian la piccina la chiama mammina e non vuole più staccarsi da lei.  Lei, Mila... non sono proprio riuscita ad inquadrarla. Va a vivere a casa di un uomo che non conosce, i suoi genitori non sanno niente di tutto ciò, sostiene di essere l'unica che si dà da fare per tenere in vita suo fratello ma poi, alla fine, sono i genitori che decidono di staccare la spina. 
Anche qui, finale assurdo che più assurdo non si può ma non dico altro!
Apprezzabile il legame fraterno che emerge, apprezzabile il suo impegno per guadagnare le cifre stratosferiche che improvvisamente servono per tenere in vita Julian ma la situazione generale non è credibile per niente. Irritante, direi!

Assurde anche le scene di sesso con descrizioni minuziose, per gli amanti del genere porno è la lettura giusta, ma del tutto fuori luogo nel contesto di una storia che vuole anche essere tragica (vedi il ragazzo in ospedale, vedi la bambina contesa tra padre e madre) e profonda.
Chiedo scusa ma certe cose non le reggo!!! Vorrei spoilerare... vorrei, ma non posso ;-)

Se anche volessi chiudere un occhio sulle scene di sesso, ma la trama? Il finale? Nell'arco di un mese succede di tutto, fino al miracolo finale su più fronti. 
La figura della moglie di lui non è migliore: lotta con le unghie e con i denti per avere l'affido esclusivo di sua figlia pur non amandola (e lo dichiara) solo per far dispetto al suo ex marito e spillargli più soldi. E' così attenta a comportarsi bene per avere l'affido esclusivo che finisce per aggredire Mila, rapire (o quasi) sua figlia e presentarsi all'udienza dal giudice in condizioni che mi hanno fatto davvero dire "...ma no, dai, non è possibile". Talmente attenda da rovinarsi con le sue stesse mani.

Ho apprezzato solo una cosa: nella presentazione su Amazon - dove l'ho scaricato con l'abbonamento Kindle Unlimited - è inserita la dicitura 
Questo è un romanzo romantico di 44.000 parole adatto per chi ha più di 18 anni che contiene scene esplicite. 
Almeno questo.
Per il resto: fermate questa donna, questa autrice intendo! E correggete gli errori, suvvia! Già la trama non si regge, i personaggi non si reggono, il finale non si regge... pure gli errori!!!

Ho cercato di contenermi nel mio giudizio perché, davvero, la tentazione di raccontare riga per riga e demolirla, parola per parola, è stata davvero grande. 

Ah, un ultimo appunto: l'erotismo è altra cosa!!!
***
Deliziosa tentazione. Un'avventura d'amore e desiderio con la babysitter
Josefina Rossi
240 pagine
Kindle Unlimited

domenica 5 maggio 2019

L'esercito dei 14 bambini (E. Laybourne)

Se all'improvviso una catastrofe naturale si abbattesse sul Colorado ed a ciò si sommasse la dispersione di sostanze chimiche nell'atmosfera che, piano piano, sono destinate a portare all'estinzione il genere umano ed un gruppetto di ragazzini - quattordici studenti di diverse età ma non più che adolescenti - restassero intrappolati all'interno di un supermercato, cosa potrebbe succedere? 

Riuscirebbero ad organizzarsi, a superare la paura, a dare un ordine a questa nuova quotidianità e a guardare verso un possibile futuro? 

E' ciò che accade nel libro L'esercito dei 14 bambini, un'avventura spaventosa ed inimmaginabile che 14 ragazzini si trovano a vivere lontani dalle loro famiglie, dalle loro certezze, dalle loro sicurezze quotidiane per un periodo di tempo non ben definito. 
Il loro autobus, l'autobus sul quale stavano viaggiando per andare a scuola, è stato colpito da meteoriti giganti che hanno provocato disastro e morte. Riescono, grazie all'intraprendenza della signorina Wooly, una donna autista di un altro autobus, a ripararsi all'interno di un supermercato dove hanno tutto l'occorrente per sopravvivere ma dove non vige nessuna regola precostituita ed il rischio è che si possa arrivare all'anarchia visto che l'autista se n'è andata a cercare aiuto e loro, ragazzi e ragazze di diverse età ma tutti giovanissimi, si trovano da soli ad affrontare una situazione lontana anni luce dalla loro quotidianità.

Nelle primissime pagine del volume viene proposta una piantina del supermercato con su indicati i vari reparti che vengono di volta in volta nominati e questo aiuta il lettore a meglio capire gli spostamenti interni al locale e ciò che può accadere.

 La storia ha un ritmo incalzante: non solo i ragazzi devono trovare il modo per salvarsi la pelle ma si trovano anche ad avere a che fare con persone che vanno a bussare all'ingresso del supermercato e tentano di entrare con intenzioni non semplici da definire. Purtroppo il gas che si è diffuso nell'atmosfera provoca diverse reazioni nelle persone a seconda del gruppo sanguigno. C'è chi non ha reazioni ma c'è chi impazzisce, chi diventa violento, chi ha eccessi di paranoia... Non solo i ragazzi devono evitare di far entrare aria infetta all'interno del supermercato ma devono anche stabilire se fidarsi o meno di coloro che tentano di avere un po' di sollievo tra le mura di quel locale.
Usciranno mai da quel posto? La situazione si stabilizzerà? A quale prezzo riusciranno a riconquistarsi un futuro?
E' un genere catastrofico-fantascientifico che mette un gruppo di giovanissimi davanti a situazioni estreme. Inutile dire che i 14 ragazzini vestiranno i panni di piccoli eroi: seppur con le loro debolezze, le loro paure, le incertezze che bambini e ragazzini possono avere davanti a necessità quotidiane di cui di solito sono altri ad occuparsi, dimostrano di essere capaci di affrontare la situazione anche quando hanno a che fare con momenti di vero terrore.
Si tratta del primo libro di una trilogia per cui bisogna attendere il resto per capire che fine faranno questi ragazzini.

Quello che ho notato è che fin da subito ognuno si ritaglia un ruolo e nemmeno i più piccoli restano in secondo piano. Sono tutti protagonisti del loro presente e tutti temono in egual misura per il loro futuro anche se, è evidente, i più grandi lo fanno con una diversa maturità.
Interessante la modalità scelta per venire fuori dalla necessità di nominare un capo: si va al voto ed in questo frangente dimostrano di essere tutti molto maturi. Saranno pure stressati dalla situazione ma capiscono bene che bisogna nominare un capo... e gli altri devono accettarlo come tale.
La lettura è scorrevole e all'inizio sembra quasi divertente una situazione in cui si ha tutto a portata di mano, si può mangiare quel che si vuole, senza genitori che dettano le regole, senza scuola, niente di niente... poi però il caos inizia a regnare sovrano e bisogna cercare un modo per creare ordine soprattutto dopo che anche un terremoto ci mette lo zampino.
Secondo me è tutto un tantino amplificato, soprattutto i comportamenti dei ragazzini sono sopra le righe ma la tipologia di romanzo credo richieda proprio che ciò accada: comportamenti straordinari per affrontare situazioni straordinarie.
Una lettura scorrevole, se si ama il genere o se si ha voglia di conoscere qualche cosa di nuovo (per me è stato così), che però lascia il lettore in sospeso com'è giusto che sia in una trilogia.
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L'esercito dei bambini
Emmy Laybourne 
Newton Compton Editori
307 pagine
9.90 euro

sabato 4 maggio 2019

Anestesia fatale (T. Gerritsen)

Per la prima volta in assoluto mi sono trovata alle prese con una storia ambientata in un ospedale. Un giallo, a dire il vero, che si mischia però anche con il rosa (un po' troppo, secondo il mio parere) e che prende le mosse dalla morte di una donna a seguito degli effetti mortali di una anestesia.

Innanzitutto consiglio di non leggere un libro di questo tipo a tutti coloro che fossero in procinto di subire un'operazione e che fossero un tantino ansiosi visto che la paziente (anche lei facente parte del personale dell'ospedale) se ne va in un batter d'occhio per quello che viene fatto passare come un errore umano.
Ad errare sarebbe stata l'anestesista, Kate Chesne, che non sarebbe stata attenta come avrebbe dovuto. 

Tutto al condizionale, però, perché lei è convinta di non aver commesso nessun errore, di aver letto tutte le cartelle cliniche, tutti i referti precedenti, tutto di tutto e nulla avrebbe potuto andare storto se non fosse stato per l'attuazione di un oscuro disegno di morte consumato proprio nell'ambiente ospedaliero da una mano misteriosa.

Questo è ciò che Kate intende far capire a coloro che, invece, in fretta e furia sono pronti a chiudere il caso con un suo allontanamento volontario dall'ospedale e conseguente perdita del suo lavoro scendendo a patti con la famiglia della vittima affinché non si crei uno scandalo che possa investire l'intero, rispettabilissimo, ospedale.

Kate, però, non ci sta. E quando incontro l'avvocato della famiglia della vittima, il bel David Ransom che intende chiudere il tutto al più presto, la situazione si complica. 
Eh sì, perché a lui viene instillato il dubbio di un possibile disegno criminoso che nulla avrebbe a che fare con le responsabilità di lei, e a lei, impegnata a difendere la sua onorabile professionalità, ben presto cade l'occhio su un gran bel pezzo di figliolo che la attrae come da tempo non si sentiva attratta da nessuno.
Ecco che al giallo si somma il rosa. Un rosa un tantino scontato, oserei dire: i due si attraggono, portano entrambi addosso il peso di un passato che ancora bussa alla loro porta carico del rispettivo dolore, si lasciano andare anche se sanno che non dovrebbero. 
Il giallo, invece, mi sembra ben costruito con un finale a sorpresa.

Non intervengono commissari, questori, vicequestori. O meglio, intervengono - perché in questi casi le forze dell'ordine devono fare il loro lavoro - ma restano in secondo piano tanto che protagonista assoluta delle vicende legate al mistero della morte della paziente è solo ed unicamente Kate.
L'autrice lascia nelle sue stesse mani il compito di fare chiarezza su una morte misteriosa: è sicura che si tratta di omicidio e non è nemmeno l'unico a dire il vero visto che la faccenda si fa sempre più torbida, violenta e sempre meno chiara. 

Trovo che si sia esagerato un po', però, nel rendere la dolce anestesista una specie di eroina (...si parla di una montagna su cui arrampicarsi... e qui sembra proprio un'eroina senza macchia e senza paura) e che il suo personaggio perda di credibilità verso la fine ma la trama, tutto sommato, è ben costruita con una sorpresa finale che ci sta bene nel contesto.

Lui, David, prometteva bene fin dall'inizio ma resta sempre in secondo piano diventando più il protagonista dell'aspetto rosa della faccenda che non del giallo. Ci può anche stare. Chi lo ha detto che debbano essere sempre gli uomini che arrivano a salvare la donzella in pericolo?
Secondo il mio parere, però, non va considerato come un giallo-giallo... vorrei che questo fosse chiaro. La storia d'amore ha un ruolo importante nella trama e credo che sia giusto che un lettore, che si aspetta un'indagine tout court su un omicidio, lo sappia.
E' un po' come se si fosse voluto rendere un giallo più commerciale, dandolo in pasto anche agli amanti dei romance. 

Niente di che. Scorrevole, si legge in fretta ma credo che altrettanto in fretta si farà dimenticare.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro con mani in copertina ed anche alla  Challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro con uno strumento medico in copertina.
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Anestesia fatale
Tess Gerritsen
Harlequin Mondadori
313 pagine
5.90 euro

giovedì 2 maggio 2019

Era di maggio (A. Manzini)

E' un uomo tormentato, Rocco Schiavone.
Ora più che mai, da quando ha trovato la compagna di un suo caro amico - ospite a casa sua - uccisa nel suo letto. Non era lei, Adele, il bersaglio... ma lei è stata la vittima. E' morta al suo posto e questo non può lasciare indifferente un uomo che si trova a fare i conti con il suo passato, a richiamare alla mente situazioni che potrebbero essere rimaste aperte, vendette ipotizzate, rancori mai veramente  spenti ma solo sopiti. E' un viaggio a ritroso, quello che si trova a fare spesso Rocco Schiavone e che lo porta a ricordare, in Era di maggio, coloro che per mano sua sono finiti a pagare in carcere le loro colpe ma non è semplice arrivare ad un nome, ad un volto.

Questo volume della serie del vicequestore Schiavone è legato a doppio filo al precedente per l'indagine sul rapimento di una giovane di buona famiglia che ancora torna a galla con violenza.

Eh sì, perché Schiavone si trova a fare i conti con la morte di Domenico Cuntrera, un esponente di spicco della 'ndrangheta calabrese, che era finito in carcere proprio a seguito delle indagini portate avanti da lui stesso per il rapimento di Chiara Berguet. Infarto: così viene dichiarata la morte dell'uomo ma le cause naturali non convincono affatto. Parte così un'indagine scomoda che si somma a quella, parallela, che Schiavone porta avanti per conto suo a Roma, per arrivare alla mano che ha premuto il grilletto contro Adele.
Le modalità operative di Schiavone non si smentiscono: usa dei metodi poco ortodossi e si affida molto ai suoi vecchi amici di Roma, questea volta per venire a capo di un vero e proprio enigma legato alla morte della donna di uno di loro.

Ciò che più lo caratterizza, in questo libro, è la sua solitudine. All'inizio Rocco è in depressione, piegato dai sensi di colta, non riesce a reagire e la sua solitudine non lo aiuta. 
E' un uomo solo per scelta, però. Perché di donne attorno ne ha... il problema è che probabilmente  non è ancora pronto ad averne una accanto con la quale condividere i propri pensieri, le proprie paure, la propria fragilità. Perché dietro a quell'immagine di uomo duro, pronto a tutto pur di arrivare al risultato, c'è un uomo fragile. Il suo passatotorna continuamente a bussare alla sua porta e si trova a fare i conti con un vuoto incolmabile - quello lasciato da sua moglie scomparsa in circostanze che vengono finalmente svelate - che lo segnano in profondità.

In questo volume Manzini svela al lettore chi è il colpevole dell'omicidio di Adele fin dalle prime pagine. Il lettore, dunque, sa dove Schiavone deve arrivare e segue con una certa ansia il percorso che lo porterà sulle tracce del colpevole. 
Questa scelta mi è proprio piaciuta. 
E' stato come se il lettore fosse reso partecipe con un ruolo importante, come depositario di una verità fondamentale senza poter dare nessun aiutino al vicequestore. 

Mi ha molto colpita la scelta di Manzini di dare un taglio ad un aspetto particolare della vita di Schiavone: il ricordo di sua moglie. Fino ad ora è stata una presenza-assenza costante. Lei, che lo ha lasciato in tragiche circostanze, non lo ha mai abbandonato perché nel suo intimo Rocco l'ha sempre rivista in casa, le ha sempre parlato come solo chi ha perduto una persona a cui era legato da un amore profondo può fare. Eppure stavolta Marina, questo il suo nome, decide di lasciarlo andare... è un passo doloroso per Schiavone ma anche per il lettore. Devo ammettere che mi sono commossa al pensiero di leggere tra le righe l'assenza di Marina intesa come tale, come vuoto, come mancanza... Sono una sciocca? Forse sì, ma questa cosa non mi ha lasciata indifferente.

Ora sono pronta per andare avanti con le avventure del vicequestore Rocco Schiavone per dare continuità ad una vicenda che resta sospesa ma non dico quale per lo spoilerare il finale ma anche per continuare a seguire un personaggio che mi piace, dalla personalità ben definita e con una sua storia personale che cattura.
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Era di maggio
Antonio Manzini
Sellerio editore Palermo
400 pagine
14.00 euro