domenica 29 settembre 2019

Il principe di Praga (D. L. Anne)

Ho letto Il principe di Praga in una giornata, notte compresa. Complice un gran raffreddore che mi ha costretta ad una notte insonne, ed anche un Kindle che mi permette di leggere anche di notte senza disturbare più di tanto, la lettura iniziata ieri mattina è arrivata al termine alle prime ore di oggi. Il raffreddore è ancora lì, anzi, non accenna a diminuire, sono anche un tantino insonnolita ma in compenso ho vissuto una notte bollente in compagnia di Daniel e Lara. O di Daniel e Kaila, dipende dai punti di vista.
Eh sì, perchè la storia - in merito alla quale farò qualche osservazione da qui a breve - vede Daniel alle prese con una donna che però, di fatto, si presenta con un nome ma all'anagrafe ne ha un altro.

Daniel Kellner è un uomo ricco e realizzato dal punto di vista lavorativo. Un po' meno dal punto di vista personale. 
Pensa solo a se stesso e non si fa alcuno scrupolo nello stringere un accordo con un uomo che - all'inizio non si comprende come mai ma lo si capirà strada facendo - gli offre sua figlia in moglie. I due promessi sposi non si conoscono e Kaila, figlia di quell'uomo, è una specie di merce di scambio tra i due uomini, sacrificata in un matrimonio combinato che, ai tempi d'oggi, mi è del tutto inimmaginabile soprattutto nella società descritta dall'autrice nel libro.
Ovviamente Kaila non ne vuole sapere e cerca di chiarirsi con suo padre: ha bisogno di tempo, però, e Daniel da parte sua preme per conoscerla organizzandole un soggiorno in casa sua.

Lara è la migliore amica di Kaila.
Entrambe studiano giornalismo, colore di capelli molto simile, fisico molto somigliante: non è difficile per lei chiedere all'amica di aiutarla con uno scambio di persona. Lara accetta di prendere il posto di Kaila al cospetto del suo promesso sposo allo scopo di rendersi odiosa, tanto da indurlo a ripensarci ed aiutare così l'amica a raggiungere l'obiettivo di mandare a monte, in un modo o nell'altro, il matrimonio.

Questa è la storia. E io dico: ma tu, Lara, che accetti di andare in casa di uno sconosciuto, di un tipo la cui fama di duro, scontroso, egocentrico ed abituato ad avere tutto ciò che desidera, lo precede, cosa ti aspetti?
Daniel la considera di sua proprietà in virtù dell'accordo con il padre ed agisce di conseguenza. 
E alla fine a lei pure piace!

Storia scontata, finale più che prevedibile, personaggi (tutti... dal padre di Kaila a lei stessa, che offre la sua amica in pasto ad un uomo con cui lei non vuole avere niente a che fare... la stessa Lara, sciocca ragazzina che per scelta si infila in una situazione insostenibile, Daniel che pensa di essere un maschio alfa dominatore e a cui tutto è dovuto) che mi hanno innervosita e avrei preso volentieri a schiaffi! 

L'unica nota positiva, non posso negarlo, è la scrittura dell'autrice: scrive in modo efficace, scorrevole, appassionante e la si legge volentieri. Poi, però, ci si scontra con i contenuti e il giudizio, purtroppo, per quanto mi riguarda non è positivo. Non è una storia che fa per me: la violenza, i soprusi, le bugie dimenticati da un momento all'altro tra le lenzuola con scene di sesso descritte nei minimi particolari... 
L'idea di donna che viene trasmessa non mi piace, non è nelle mie corde. 
L'idea di un uomo che pensa di avere il mondo in mano, il suo modo di concepire il rapporto con una donna - già a partire dall'accordo di base con il padre di Kaila - non mi piace proprio.

L'autrice scrive bene, non lo nego, ma la trama secondo il mio parere lascia molto a desiderare ed il finale, super scontato, non smentisce questa mia idea. O, per lo meno, non è una storia nelle mie corde: magari può piacere a chi ama i romance spinti, le situazioni estreme... Non so. Il mio è e resta un parere personale: veloce da leggere ma, me lo auguro, altrettanto veloce da dimenticare. Comunque va dato merito all'autrice di avermi saputa tenere attaccata alle pagine, se non altro per capire fino a che punto sarebbero arrivati quei due.
***
Il principe di Praga
Dora L. Lane
285 pagine
Kindle Unlimited

venerdì 27 settembre 2019

Ti rubo la vita (C. Leone) - Venerdì del libro

Sono tre donne le protagoniste del libro Ti rubo la vita di Cinzia Leone. Un libro che ho fatto inaspettatamente fatica a trovare in libreria e che ho dovuto ordinare aspettando con una certa impazienza che il mio telefono squillasse e mi comunicassero il suo arrivo. 
Ci ha messo una settimana ad arrivare ed è stata una sofferenza.
Non so come mai. Forse perchè sentivo che si sarebbe trattato di una lettura importante.
Forse perchè, a pelle, avvertivo le emozioni che mi si sarebbero poi cucite addosso.
O semplicemente perchè essendo un libro piuttosto consistente con più di seicento pagine temevo di restare intrappolata nella lettura per troppo tempo e di stancarmi strada facendo (con i libri molto lunghi, se la storia non mi prende, rischio di annoiarmi e di leggere moooolto lentamente allungando l'agonia).

Fatto sta che quando ho iniziato a leggere le prime pagine ho subito capito che l'attesa, l'impazienza erano state ripagate appieno. Non solo non mi sono affatto stancata ma ho fatto fatica a staccarmi da quelle pagine, costretta a farlo dalla necessità di riposare gli occhi e mettere in fila i pensieri.

Mi hanno ripagata le storie di tre donne diverse - una  musulmana, un'ebrea italiana vissuta negli anni Trenta e una donna dei tempi attuali - tutte accomunate da una vita in qualche modo "rubata". 
Mai titolo fu più azzeccato!

Mi ha ripagata la storia di Miriam: una donna a cui è stato chiesto/imposto di rinunciare alla propria identità, alle proprie radici, alla propria esistenza. Un'altra famiglia, un'altra donna accanto ad un uomo che oramai non era più capace di riconoscere come colui che l'aveva fatta innamorare. Un peso troppo grande da sopportare, un sacrificio troppo estremo quello che le viene chiesto.

Mi ha ripagata Giuditta: il personaggio che ho amato più di tutti. Più di tutte le protagoniste ma, in generale, più dei tanti personaggi che entrano in ballo nell'arco di tutto il Novecento (tale è lo spazio temporale che percorre l'autrice). Una donna coraggiosa, Giuditta: mi è sembrato di perdermi nello scintillio dei suoi occhi pieni d'orgoglio, mi è sembrato di avvertire la sua stessa paura, ho sentito io per prima i fremiti dell'amore per quell'uomo su cui non avrebbe dovuto posare i suoi occhi. Giuditta è il personaggio più longevo delle storie narrate: compare bambina con un futuro incerto davanti ai suoi occhi ed è ancora lì, nelle pieghe delle pagine, anziana e con una storia alle spalle.  
Giuditta è il personaggio che ho amato fino alla fine. Una donna di carattere, capace di affrontare le insidie della vita a testa alta e senza rinnegare se stessa. Una donna che ha segnato le esistenze di coloro che le sono vissuti accanto, in un modo o nell'altro e che ha abituato i suoi cari alla libertà.

E poi Esther. Anche la sua, di storia, ha ripagato la mia attesa in un modo ancora più intenso degli altri perchè dall'epilogo inaspettato.
Ammetto di essermi chiesta, ad un certo punto, che tipo di legame ci potesse essere tra le tre donne che davano il nome ad altrettante sezioni del libro e mi sono scoperta impaziente di capire quale fosse quel legame.

Non posso che complimentarmi con l'autrice non solo per il suo impeccabile stile narrativo, capace di ammaliare il lettore anche nei passaggi meno semplici - si parla di culture, religioni, tradizioni diverse, in epoche diverse - ma anche per aver saputo imbastire storie con maestria, creare legami con nodi stretti ed indelebili ma, a volte, anche con nodi più sottili ed impercettibili ma pur sempre presenti.

Mi ha piacevolmente sorpresa trovare parte della storia ambientata nelle Marche, la mia regione. Una bella, bellissima sorpresa. Ed un punto in più per un libro che mi è piaciuto molto e che consiglio caldamente, suggerendolo anche per il Venerdì del libro di oggi.

Singolare anche l'epilogo. Inaspettato ed originale.

Ps. molto bella (secondo il mio parere) anche la copertina.
***
Ti rubo la vita
Cinzia Leone
Mondadori Editore
613 pagine
20.00 euro

domenica 22 settembre 2019

La piccola casa sul lago (K. Hewitt)

A volte ci sia avvicina ad alcune letture con grosse aspettative e si collezionano amare delusioni.
Altre volte, invece, si inizia una lettura con la certezza che non sarà niente di che, per poi arrivare alla fine del libro con le emozioni in subbuglio.
E' quanto mi è capitato con La piccola casa sul lago di Kate Hewitt. Non mi aspettavo nulla, un romanzetto leggero che mi permettesse di evadere un po. Invece...
Invece sono stata travolta dalle emozioni ed ho realizzato che, pur non essendo uno stile impegnativo e particolarmente ricercato, quello delle Hewitt è stato un modo per far riflettere su situazioni che toccano da vicino ogni donna, ogni madre in particolare.

Tessa e Rebecca sono due donne completamente differenti l'una dall'altra. 
Un po' goffa la prima, elegante e sicura di se' la seconda.
In affitto in una casette che lascia molto a desiderare la prima, ospite di una piccola reggia la seconda.
Una vita mediocre, la prima, una vita fatta di agi e di comodità la seconda.

Due donne, due madri, agli antipodi l'una dall'altra che, nel corso dell'estate appena iniziata, scoprono di vivere l'una a due passi dall'altra. Le loro vite si incontrano, si scontrano, si intrecciano, si influenzano l'una con l'altra tanto la portare a situazioni inimmaginabili nel giorno del loro primo incontro.

Entrambe cercano di apparire felici: Tessa con i suoi due figli vorrebbe tanto essere una donna diversa, avere una vita diversa e Rebecca sembra arrivare proprio al momento giusto. E' un esempio da seguire per Tessa, per colei che si lascia abbagliare dai riflessi che sembra emanare quella vulcanica ed elegante bionda.
Rebecca ha una vita piena, pienissima. Tante le attività a cui si dedica assieme ai suoi tre figli: vede in Tessa quella spontaneità e quella genuinità che mancano nella sua vita.
Le due donne si scelgono ed ognuna cerca di avere dall'altra - anche se inconsapevolmente - ciò che le manca.

Ma è davvero tutto così scintillante come sembra a casa di Rebecca? E' davvero una donna forte, vulcanica, sempre piena di idee e di proposte allettante? E' davvero così bella la vita agiata di chi non ha mai niente da chiedere perchè ha o può avere tutto?
E Tessa? La sua esistenza è davvero così piatta e così scialba come sembra? 

Entrambe le donne sono in vacanza senza i rispettivi mariti ed entrambe si troveranno ad affrontare delle prove che mai avrebbero potuto immaginare.

L'autrice ha l'abilità di tenere il lettore attaccato alle pagine e di lasciarlo con quella sensazione di incompletezza ogni volta che smette di leggere. E' abile nel trasmettere quanto possano essere pericolosi i silenzi, quanto possano insinuarsi in profondità i traumi in un bambino, quanto possa essere sola una madre anche se ha tante persone attorno. 
La solitudine, la necessità di smettere di fuggire dai ricordo, il bisogno di un rapporto autentico con le persone che si amano e, soprattutto, la fragilità dell'essere madre... sono tutti aspetti che l'autrice tocca con maestria delineando personaggi che, secondo me, vengono resi alla perfezione.

Ho provato tanta compassione per Rebecca: una donna che indossa costantemente una maschera ma che è di una fragilità tale da porla costantemente sull'orlo di un burrone.
Ho provato tanta tenerezza per Bob, il figlio di Tessa: quel suo essere un po' sopra le righe, il non riuscire a controllare la propria forza, un bambino che si relaziona con un corpo che inizia ad essere troppo grande per lui.
E poi Zoe: la figlia di Tessa. Sempre sulle difensive, pronta a combattere con le unghie e con i denti per le persone che ama, con quel carattere deciso che la mette in netto contrasto con altre bambine della sua età, dolci e delicate. 
E' un personaggio fondamentale ai fini della storia così come lo è Katherine, la figlia di Tessa. 

Non sto ad elencare tutti i personaggi ma ognuno di loro ha una buona caratterizzazione, viene descritto con minuzia di particolari (avrei evitato di dire ogni volta che l'una o l'altra donna indossa pantaloni stile Capri... l'autrice lo ripete tante, troppe volte, tanto da diventare un elemento ingombrante nel racconto... ma si tratta di un dettaglio) soprattutto dal punto di vista della personalità.

Mi preme riportare un passaggio che, secondo me, è piuttosto significativo su quanto l'autrice sia brava a trasmettere emozioni. E' una delle due donne che fa queste considerazioni ma, per non togliere il piacere della lettura, non dirò quale.
Ho l'impressione di essere fatta di viti e bulloni, e si stanno allentando tutti. Presto, gli ingranaggi che mi tengono insieme salteranno pe terra, rotolando via, e non sarò altro che un mucchio di pezzi rotti e arrugginiti che nessuno, e io meno di tutti, sarà in grado di rimettere insieme.
Le figure maschili restano in secondo piano: il marito dell'una e dell'altra - lontani dalle rispettive famiglie nel periodo estivo - hanno un ruolo nella storia ma in entrambi i casi restano sullo sfondo.

Il finale è sorprendente, inaspettato, doloroso. 
Quella che poteva sembrare una storiella leggera si rivela, fino alle ultime pagine, come qualche cosa di più. In alcuni punti devo ammettere che le vicende precipitano un po' troppo in fretta ma ci può stare, altrimenti il volume avrebbe dovuto avere chissà quante altre pagine. 
Mi sono emozionata, commossa... ed ho anche avuto modo di riflettere su quanto spesso capiti che le cose non dette creino dei muri tra le persone, anche tra quelle che sono più vicine. E di quanto le questioni irrisolte restano tali, anche se si fa del tutto per tentare di dimenticarle fino a che, prima o poi, non tornano a bussare prepotentemente alla porta.

Non posso non rilevare alcuni errori che credo siano dovuti più alla traduzione che ad altro...

Non credo che nessuno ci caschi - secondo me vengono usate due negazioni che non stanno bene assieme nella stessa frase.

Non va per niente bene. Nè niente si sistemerà - stesso discorso... 
Probabilmente è la mia solita pignoleria... ma questo non toglie nulla all'equilibrio complessivo del libro tantomeno alle considerazioni espresse fino ad ora.

Bel libro. Non me lo aspettavo.
***
La piccola casa sul lago
Kate Hewitt
Newton Compton Editori
376 pagine
0.99 euro Kindle Unlimited 
9.90 euro copertina flessibile

giovedì 19 settembre 2019

Gun love (J. Clement)

Io non l'ho capito. Diciamo così.
Il libro Gun Love probabilmente non è per me. Non sono riuscita ad apprezzarlo e mi spiace anche un po' ma ammetto i miei limiti di lettrice e confermo che... non l'ho capito.

Probabilmente sono abituata ad una narrativa più tradizionale.
Io qui mi sono persa e mi sono trovata spesso a dire: "...e allora?".

Pearl è una ragazzina che è vissuta per quattordici anni in una macchina, da quando sua madre - che l'aveva avuta da pochi mesi e l'aveva nascosta al mondo - ha scelto di lasciare la sua famiglia per cercare la sua strada. Una famiglia ricca ma nell'ambito della quale i rapporti si erano logorati al punto tale da indurla a lasciare tutto per una vita di incertezze e di stenti.

Margot, questo il nome della giovane mamma, la sua strada non l'ha mai trovata restando per quattordici anni in un'auto con quella bambina alla quale avrebbe voluto dare tanto.
L'iniziale temporaneità di una soluzione di questo tipo - queste erano le intenzioni di Margot - si è ben presto trasformata nell'unica realtà possibile. Pearl è vissuta in una Mercury del '94 che è stato l'ambiente che l'ha accolta da bambina fino all'età dell'adolescenza. Tutto il suo mondo.
E' piazzata in un campo per roulotte vicino ad una discarica ma le due giovani donne vivono praticamente isolate nel loro mondo relazionandosi esclusivamente con i camperisti che vivono lì con loro: sono personaggi molto particolari che però sono sempre pronti ad aiutare i loro compagni di sventura, qualunque cosa accada. 
Nel momento in cui quel campo diventa un luogo per la vendita di armi illegali - dove a quanto pare tutti sanno ma ognuno si fa i fatti suoi - il piccolo mondo di Pearl cambia improvvisamente e violentemente catapultandola in una realtà alla quale, probabilmente, non è mai stata preparata. 

Ciò che ho maggiormente apprezzato del libro sono state le descrizioni: descrizioni degli ambienti ma anche degli stati d'animo dei personaggi.
Non posso non rilevare un particolare stile di scrittura nel quale abbondano i dialoghi senza mai usare virgolettati. Mai. Nemmeno uno. L'ho trovato originale: non mi ero mai imbattuta in un libro scritto così!

Onestamente non ho ben compreso il senso della storia: è una fotografia di un angolo di mondo, nella zona centrale della Florida, dove il sogno americano è ben lontano, dove si vive di espedienti e il racconto di ciò che avviene è lucido e ricco di dettagli ma non sono riuscita a dare un senso alle vicende.

Non intendo spoilerare per cui mi fermo qui. 
Mi limito a dire che avrei preferito personaggi meglio delineati, mi avrebbe fatto piacere conoscere più a fondo la storia di Margot e della sua famiglia (che credo potesse arricchire il racconto con altre emozioni) ma anche di altri personaggi che, pur essendo fondamentali nella vita di Pearl - come si vedrà nell'ultima parte del libro - vengono proposti in modo fugace e poco approfondito. 

Non voglio tirarla per le lunghe. Credo che si sia ben capito che non è stato un libro con il quale ho trovato quel feeling che immaginavo.
Peccato. Però capita!
***
Gun love 
Jennifer Clement
Bompiani Editore
259 pagine
17.00 euro

lunedì 16 settembre 2019

Felicità per umani (P.Z. Reizin)

Nel leggere le primissime pagine di Felicità per umani ho subito pensato al film War Games: correva l'anno 1983 e si ipotizzava un mondo in cui le macchine iniziassero ad acquistare autonomia al punto tale da sfiorare una guerra mondiale, per loro iniziativa.

Siamo un bel po' di anni dopo e la storia raccontata da Reizin parte dallo stesso presupposto: IA - intelligenze artificiali - create dall'uomo, diventano talmente autonome da riuscire a vagare nella rete ed arrivare addirittura ad interrogarsi su sentimenti, gusti ed emozioni. IA che controllano la vita umana e che ne influenzano l'evoluzione al punto tale da creare situazioni che, senza interferenze di questo tipo, probabilmente non si sarebbero mai verificate.

E' quello che succede a Iari e Iaia: due algoritmi che vagano nella rete, spiano vite, si intromettono in un modo o nell'altro per modificare gli eventi. Lo fanno a fin di bene, questo è i loro intento, ma quando subentra una terza IA che viene messa in circolazione dai programmatori allo scopo di riportare ordine, la situazione cambia.

A farne le spese, o comunque, a subire le conseguenze del comportamento di Iari e Iaia, sono due umani in cerca della felicità: Jen e Tom.
Si incontrano - non certo per caso - si innamorano ma vivono una storia molto particolare.

Non è un romanzo rosa punto e basta. Si parla di amore, è vero, ma l'autore offre diversi spunti per riflettere sul rapporto tra uomo e macchine, su dove si potrebbe arrivare e su quanto gli eventi possano sfuggire di mano.

Secondo il mio parere l'autore si dilunga troppo in diverse situazioni rendendo la narrazione più lenta e a tratti noiosa soprattutto nella seconda parte. I personaggi principali, Jen e Tom, sembrano vivere in una bolla di sapone e a tratti ho trovato assurde alcune situazioni. Sono personaggi che restano piatti, che non acquistano spessore nel corso della storia. E il ruolo degli algoritmi ad un certo punto troppo pesante. Credo che l'autore avrebbe perfettamente reso l'idea anche senza calcare troppo la mano. Se penso, poi, a come la situazione si risolve mi domando: non lo si poteva fare prima ed evitare tante complicazioni?


Onestamente mi sarebbe piaciuto approfondire maggiormente l'aspetto che riguarda il rapporto tra Tom e suo figlio. Un ragazzo particolare che sembra quasi comparire per sbaglio in una storia in cui gli viene riservare poco spazio e senza una particolare incisività. Verso la fine ha anche un ruolo importante ma sembra quasi una macchia scura su un foglio bianco più che un personaggio in un certo qual modo determinante ai fini degli sviluppi della storia. Ho avuto questa impressione e mi sarebbe piaciuto che avesse maggiore rilevanza, che venisse approfondito un po' di più come personaggio.

Non è un libro che rileggerei. Lo consiglio a chi fosse alla ricerca di una lettura leggera che offra qualche spunto di riflessione, anche divertente, ma senza troppe aspettative. Sono più di 500 pagine ma non ha niente a che vedere con letture di pari pagine ma decisamente più impegnative e strutturate che ho letto di recente.
***
Felicità per umani
P. Z. Reizin
Rizzoli Editore
506 pagine
20.00 euro

mercoledì 11 settembre 2019

The hunger - Affamati (A. Katsu)

Ho letto il libro The hunger - Affamati senza troppe aspettative.
Immaginavo storie di zombie o di vampiri (magari sarebbe stato diverso, il titolo... assetati?) e mi sono trovata davanti alla rivisitazione di una storia realmente accaduta - l'ho capito leggendo i ringraziamenti finali visto che non avevo letto ne' la trama ne' recensioni prima di prenderlo tra le mani - rispetto alla quale l'autrice si è presa qualche libertà ma nella quale non sono comparsi ne' gli uni ne' gli altri.

Il fatto che si sia voluto in qualche modo romanzare un tragico episodio costato realmente la vita a tante persone non mi ha disturbata più di tanto. L'autrice ha scelto di calcare la mano sull'aspetto più tragico di una spedizione di pionieri nel West realmente esistita nell'inverno a cavallo tra il 1846 ed il 1847: la fame, il freddo, la disperazione, la lotta per la sopravvivenza. 
Ci può stare, alla fine, in un racconto che non vuole essere propriamente un reportage o un racconto storico.

Quello che mi ha mandata letteralmente nel pallone è stato, invece, il gran numero di personaggi, anche con nomi non semplici da ricordare, e che mi ha davvero messa in confusione. Ad un certo punto ho cercato di tracciare dei legami tra le persone, di fare mente locale su chi fosse l'uno o l'altro ma ci ho rinunciato perchè, oggettivamente, mi sono un tantino persa. La scelta obbligata, a quel punto, era tra due opzioni: andare avanti senza andare troppo per il sottile sui personaggi oppure tornare indietro e rileggere tutto con calma, magari anche prendendo appunti. Ho scelto la prima opzione perchè, soprattutto tenendo conto che si tratta di un genere che non è propriamente nelle mie corde, non mi andava di perdere altro tempo.

Ho cercato di andare avanti cercando di focalizzare l'attenzione su alcuni personaggi, quelli che mi sono sembrati personaggi chiave, per non perdermi del tutto.

Così, ho conosciuto la storia di persone che, nel tentativo di andare verso un futuro migliore, si sono trovate a vivere un'esperienza terribile, devastante, in mezzo alla neve, con provviste scarse, con una minaccia perenne da parte di misteriosi esseri affamati di carne umana.
Non mostri, non zombie, non uomini: una via di mezzo. 

La fame, le forti nevicate e una strana malattia che devasta gli uomini e li trasforma in mostri proprio come la rabbia agisce sui cani rendendoli violenti e assetati di sangue: questi sono gli elementi che caratterizzano la storia che, tutto sommato, pur nelle parti in cui l'autrice ha calcato maggiormente la mano, funziona. Peccato per la confusione dovuta ai tanti personaggi.

Ho individuato, comunque, i due personaggi a mio giudizio più interessanti.
Tamsen Donner: una donna (e il nome non mi ha fatto pensare di certo ad una donna all'inizio) che ha un ruolo dominante in tutta la storia. Anche se viene in qualche modo dipinta come una che non vede l'ora di sgattaiolare fuori dal letto matrimoniale (di un matrimonio voluto non certo per amore) a ben guardare resta accanto alla sua famiglia e a suo marito fino alla fine. Fa di tutto per aiutare la propria famiglia a sopravvivere. 

E poi c'è Stanton: un uomo enigmatico, dal passato burrascoso che, pure, avrà un ruolo importante all'interno del gruppo proprio come Tamsen che, oltre ad essere una madre pronta a difendere le persone che ama, ha anche un dono particolare (se vogliamo chiamarlo così) e sente in modo chiaro ciò che gli altri nemmeno immaginano.

Li ho apprezzati solo verso la fine, nel momento in cui ho conosciuto la loro storia grazie a dei flashback sul loro passato: consiglio di fare attenzione alle date che vengono riportate all'inizio dei capitoli... è importante, per non essere tratti in inganno e arrivare a confondersi anche sulle vicende oltre che sui nomi.

Non è un libro che rileggerei, su questo non ho dubbi. 
Mi ha fatto venire un po' di mal di testa con tutti quei nomi ma è comunque ben scritto. Buone le intenzioni seppur ci sia qualche cosa da migliorare, da semplificare nella trama che, comunque, funziona. Soprattutto perchè, di base, è una storia vera e per questo - a parte qualche aspetto un tantino sopra le righe - piuttosto credibile.
*** 
The hunger. Affamati
Alma Katsu
Newton Compton Editore
379 pagine
Kindle Unlimited

venerdì 6 settembre 2019

La luce sugli oceani (M.L.Stedman) - Venerdì del libro

La luce sugli oceani è uno di quei libri che riservano delle sorprese al lettore. 
Uno di quei libri che magari possono apparire lenti all'inizio ma che, poi, dimostrano che la narrazione non è stata affatto casuale anche quando si poteva pensare il contrario.

Stedman racconta una storia d'amore. 
O meglio, racconta tante storie d'amore che si sommano, si intrecciano, cercano di farsi spazio.

Tom è il guardiano del faro. Isabel è sua moglie.
Vivono da soli su un'isola che è diventata il loro mondo e non sentono il bisogno di tornare alla vita precedente, alla terraferma, alla vicinanza con le rispettive famiglie. Manca solo un figlio. Quel figlio che tanto hanno voluto ma che, più d'una volta, è arrivato ma se n'è andato lasciando un grande vuoto soprattutto in lei, in Isabel.

Nel momento in cui vedono avvicinarsi una barca e sentono il flebile vagito di un bambino, o meglio di una bambina, la vita al faro cambia per la coppia.
Isabel non ha dubbi: è un segno del Signore. Colui che toglie e che dà, dopo aver tanto tolto alla giovane coppia ora ha deciso di dare una splendida bambina.
Tom è dibattuto tra l'amore per la moglie, la voglia di famiglia e il senso di responsabilità che lo spinge ad annotare nel registro del faro quanto accaduto. La bambina non era sola nella barca: un uomo, con lei. Un cadavere. Quello di suo padre, pensano Tom e Isabel.
Deducono che la bambina sia sola al mondo e trovano giusto tenerla e farla passare per quel figlio che, dopo altri due in precedenza, è morto appena nato.

A cosa può portare tutto ciò?

La storia non mi è sembrata affatto male fin dall'inizio ma ho subito avuto l'impressione che la narrazione avrebbe tenuto un passo piuttosto lento. Vengono raccontati tanti dettagli - a volte con descrizioni minuziose che nulla sembrano dare alla storia se non allungare l'attesa del lettore che attende una svolta - e questo mi ha un pochino rallentata nella lettura.

Poi, però, arriva la svolta. Arriva l'accelerazione la curiosità per arrivare ad una fine che si fa fatica ad immaginare perchè dolorosa, qualunque essa possa essere.

Eh sì, perchè ad una vita felice grazie all'arrivo, in un modo così inaspettato, di un piccolo angelo con i riccioli biondi, si somma la voce di una coscienza che inizia a bussare alle orecchie ed al cuore di quel guardiano del faro che non ce la fa più a tacere, a vivere la sua felicità sapendo che per essa è stata sacrificata quella di qualcun altro: di un'altra madre.

Ciò che più mi è piaciuto di questo libro è stata l'abilità dell'autrice di far affezionare il lettore ad un personaggio e di farlo arrivare a comprendere le sue ragioni per poi scompigliare le carte e proporne un altro, di personaggio, in maniera altrettanto forte ed incisiva tanto da insinuare qualche dubbio in chi legge, soprattutto quando le ragioni dell'uno sono uguali e contrarie a quelle dell'altro.
Brava, in questo molto brava.

Il lettore arriva ad interrogarsi su fino a che punto ci si possa spingere quando si è mossi dalla convinzione di agire per il bene altrui, dove sia il limite tra la propria felicità e quella degli altri, su cosa sia giusto e cosa non lo sia. Ci si chiede fino a che punto ci si possa spingere nel compiere una scelta d'amore... quanto possa essere giusta una scelta che, comunque, cambia la vita di qualcuno senza che questo qualcuno possa avere voce in capitolo...

E' un libro emozionante, che fa riflettere sulla fragilità umana, sulla ricerca della felicità, sul dolore che la felicità altrui può provocare... Un gran bel libro. Sono contenta di averlo letto anche se, non posso negarlo, non credevo che la lettura sarebbe proceduta con i ritmi che invece ho rispettato. Credevo di ingranare subito la storia e che le pagine sarebbero volate vai in fretta invece non è stato così. E' una storia della quale non ci si può perdere nemmeno un dettaglio per sentirla veramente, per mettersi nei panni di quei personaggi, per sentire il dolore, la sofferenza, la gioia che trapela dalle pagine.

Con questa lettura torno a partecipare, dopo un periodo di assenza, al Venerdì del libro di oggi consigliando caldamente la storia di Tom, di Isabel e della loro bambina.

***
La luce sugli oceani
M.L. Stedman 
Garzanti Editore
360 pagine
9.90 euro