Luciana è una bambina che impara presto a fare i conti con le difficoltà della vita.
Vive in un periodo storico particolare, siamo a Venezia nel 1936, e in una famiglia che si trova a vivere diverse vicissitudini in un contesto sociale in continuo cambiamento.
Si troverà ben presto a fare i conti con quella che sarà definita, da tutti, la disgrazia: un incidente che segnerà la vita di suo padre e di tutta la famiglia, di riflesso, con una madre che è costretta ad arrangiarsi per tirare avanti e lei che vuole fare la sua parte imparando a fare di tutto.
Si
tratta di un romanzo di formazione che racconta la crescita, non solo
fisica, della bambina: a segnare la sua infanzia e la sua adolescenza
saranno una serie di distacchi, di separazioni che le bruciano sulla
pelle come veri e propri abbandoni. Un libro autobiografico che - per
ammissione della stessa autrice - è il primo di una trilogia e lo si
capisce alla perfezione visto che il finale lascia nel lettore la
necessità di sapere altro, di conoscere quale sarà la strada che si
spiana davanti a quella bambina.
Luciana si sente sola e ogni volta che riesce a trovare un legame, una sintonia con la realtà familiare con cui entra in contatto, all'improvviso quel legame viene reciso come se non potesse meritare un equilibrio o qualche cosa di simile a quella famiglia che sente di aver perduto.
Ma è davvero così? Luciana ha davvero perduto al sua famiglio o ogni allontanamento è una sorta di protezione dagli effetti che la disgrazia possono provocare anche su di lei? Non è semplice dare una interpretazione di questo tipo a ciò che le accade soprattutto tenendo conto che si tratta di una bambina. E proprio perché è lei la voce narrante la sua storia è raccontata in modo semplice e lineare, anche con quel pizzico di ingenuità che, se fosse mancato, avrebbe reso artefatto un racconto di questo tipo.
Ho molto gradito i capitoli brevi, i titoli esplicativi ed il punto di vista della bambina che cerca di dare un perché a ciò che le accade. Così come ho molto gradito la presentazione che l'autrice fa dei tanti personaggi che entrano in scena con indicazione di parentele e caratteristiche dell'uno o dell'altro. Una presentazione d'obbligo, questa, per non perdersi tra i tanti personaggi che vengono citati.
Cresce, Luciana, e dimostra di essere in grado di sfruttare al meglio i suoi talenti affrontando prove che non dovrebbero presentarsi ad una bambina così piccola. La sua è un'infanzia rubata me è anche la consapevolezza che ognuno ha un posto ben preciso nel mondo e che nulla accade per caso così come nulla arriva dal cielo. Non un lavoro, non la stabilità economica ma nemmeno un gesto d'affetto, una carezza.
Il libro è un racconto molto personale che arriva dalla stessa autrice-protagonista che, purtroppo, è venuta a mancara ieri: un viaggio nei ricordi della sua famiglia che mi ha fatto pensare alle tante storie analoghe che ognuno dei nostri nonni potrebbe raccontare.
Nelle intenzioni dell'autrice, La Signorina Crovato doveva
essere "...il primo libro di una trilogia che va da metà '800 ai
suoi 18 anni. Poi dai 19 anni ai 60 anni come ha raccontato in
'Dentro la vita' e infine alla vecchiaia".
Ps.
bellissima la copertina, autoritratto dell'autrice del 1934, immagine
che ho ritrovato tra le pagine, nelle precise descrizioni offerte con
quei due occhioni pronti a mordere la vita pur nelle difficoltà.
***
La signorina Crovato
Luciana Boccardi
Fazi Editore
340 pagine
18.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle
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