Valerio Massimo Manfredi è un autore che mi ha fatto ricredere sul genere storico. L'ho già detto più volte. Storie di personaggi storici importanti mi hanno sempre spaventata (perchè ammetto di non aver mai amato la storia) ma quando decisi di leggere Il romanzo di Alessandro grazie alla penna di questo autore mi sono davvero ricreduta.
Con la storia di Ulisse, o meglio, di Odysseo, ho avuto la conferma di quanto sia la penna a fare la differenza. Manfredi mi ha fatto conoscere un Odysseo che non conoscevo essendomi sempre limitata alle sue tradizionali avventure e a ciò che ci hanno insegnato a scuola.
Nel primo volume della trilogia Il mio nome è Nessuno ho conosciuto un bambino che dimostra subito di che pasta è fatto. Nella prima parte del libro il ragazzino si contende il ruolo di protagonista con suo padre, quel Laerte che conoscevo solo di rimando ma che la cui figura mi è ora molto più chiara. Il Re di Itaca dimostra di avere una gran fiducia nel figlio, si relaziona con lui quasi come ad un pari e questo non è scontato da parte di un sovrano. Molto interessante anche la figura del nonno di lui, quell'uomo-lupo che spaventa tutti ma che il ragazzino stima e rispetta avendo avuto al suo cospetto una positiva esperienza di caccia.
Odysseo cresce e diventa uomo. Devo dire che in questa parte ho perso la cognizione del tempo e non sono riuscita a dare un'età a quello che consideravo un ragazzino ma che cresce, matura come uomo e non solo. Probabilmente sono io ad aver letto con distrazione, non dico di no, ma se mi si chiedesse che età abbia Odysseo nel momento in cui presenta ai suoi la sua sposa non saprei dirlo. In questa seconda parte del libro arriva la maturità anche dal punto di vista dipolomatico per il ragazzo che, pur non sentendosi pronto per un ruolo di rilievo, si trova a fare i conti con una nuova vita per lui: quella del Re. E subito dovrà affrontare importanti prove. L'autore è molto efficace nel rendere i suoi personaggi a tratti vividi. Odysseo emerge per la sua diplomazia ma anche per la sua umiltà così come suo padre, che assume un ruolo di secondo piano, continua ad essere il perno della sua esistenza. Si affaccia il personaggio di Elena che sarà determinante (con Paride e Menelao) per il futuro non solo dei rispettivi popoli ma anche di Odysseo stesso.
Arriva il momento della prova: la guerra. La diplomazia non basta a scongiurare quella che sarà una guerra lunga e sanguinosa, dovuta al rapimento di Elena, moglie di Menelao, da parte di Paride. Rapimento: emergono forti dubbi in merito a tale aspetto visto che si sostiene, da più parti, che Elene abbia seguito di propria volontà Paride abbandonando suo marito senza forzature. La guerra tra Troiani ed Achei che seguirà al fallimento del tentativo di accordo diplomatico tra i due popoli vedrà partecipi molti re (compreso Odysseo) alcuni dei quali periranno sul campo. Di questa guerra io ho sempre saputo molto poco visto che ciò che mi è stato insegnato e trasmesso è sempre stato limitato all'epilogo, con il cavallo di legno. Devo dire che è stato interessante conoscere aspetti che mi mancavano anche se mi sono interrogata a lungo sulle modalità seguite: a nessuno è passato minimamente per il cervello di sentire la versione di Elena considerandola come un oggetto da rivendicare, di appartenenza del marito. E' vero, nel momento in cui lei ha scelto il suo sposo tutti gli altri hanno sottoscritto un accordo affinchè tale unione venisse difesa ad ogni costo, ma il fatto che Elena, la bellissima Elena, non venga tenuta in debito conto se non come "merce di scambio" rende l'idea di quale fosse la considerazione delle donne all'epoca, decisamente fuori moda oggi. Ammetto, però, che io ragioni da donna moderna!!! Odysseo, che è la voce narrante, ammette che la guerra di Troia è la prima vera guerra che si trova ad affrontare visto che fino a quel momento si è sempre esercitato nella caccia o con i suoi istiutori: ora, invece, è arrivato il momento di togliere la vita ad altri uomini e questa cosa non gli piace, pur essendovi costretto dalle circostanze.
La parte finale del libro si dilunga sulla guerra fino ad arrivare all'episodio che tutti noi conosciamo: quello del cavallo di Troia. Le descrizioni delle varie battaglie mi hanno restituito un Ulisse cambiato rispetto all'inizio della guerra quando per lui era quasi un sacrificio personale dover uccidere un uomo e non un animale. Ora è diventato tutto così normale che sembra essere davanti ad una macchina da guerra. Non dico che non provi sentimenti, non è così. Ma è diventato la norma l'atteggiamento che gli chiede la guerra senza troppe sottigliezze soprattutto considerati i tanti anni in cui non ha fatto altro che uccidere.
Devo ammettere che le parti che mi sono piaciute meno sono proprio quelle che descrivono gli scontri anche se ogni battaglia è diversa dall'altra, ci sono perdite importanti in termini di nomi ma anche in fatto di quantità visto che viene descritta la morte di tante, tantissime persone.
Probabilmente dai libri di scuola non si riesce ad avere contezza del massacro che può essere una guerra. E poi resta sempre aperto il discorso delle donne considerate come bottino, come premio... ancora una volta mi rendo conto di essere fortunata ad essere nata dove sono nata e in questo periodo storico che, con tutti i suoi mali, non è in un periodo di guerra. Con Ulisse parliamo di un personaggio della mitologia greca, è vero, non di una persona realmente esistita ma il ritratto di un'epoca storica ben precisa, con i suoi usi e le sue contraddizioni, che emerge dal suo mito credo che rispecchi la realtà che è stata.
Sono curiosa di continuare a leggere anche il volume successivo quando - così dovrebbe essere - entreremo nel vivo delle avventure di Ulisse che tutti noi conosciamo.***
Il mio nome è Nessuno. Il giuramento
Valerio Massimo Manfredi
Mondadori editore
353 pagine
12.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle
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