lunedì 30 aprile 2018

Credimi sto mentendo (M. E. Summer)

Con Credimi sto mentendo ho pensato, nel leggere il titolo, che la didascalia Il miglior thriller di esordio dell'anno fosse uno scherzo. 

Come avrebbe potuto essere tale un libro con un titolo di questo genere, suvvia!!!

Mi ha fatto pensare a un romanzetto rosa di quelli che poi vengono prodotti in serie con titoli simili l'uno all'altro tanto per dare continuità alle storie. 

Invece, suspense e tensione ci sono. Su questo non ci sono dubbi. Nulla di paragonabile ai grandi thriller, però!

Quello che manca è un minimo di credibilità per una storia che fa acqua in parecchi punti. La struttura di fondo può essere anche interessante ma nei dettagli, che poi sono elementi fondamentali della storia, ho fatto fatica a considerare tutto ciò credibile.

Su tutto e su tutti, la protagonista: è una truffatrice, figlia d'arte, che ha sedici anni. Sedici anni eppure nelle more del racconto questa ragazzina - che si vanta di aver messo in piedi la sua prima truffa a 10 anni - fa cose che faccio fatica ad attribuire ad una persona della sua età. E’ un personaggio originale, senza ombra di dubbio. E’ abituata a cavarsela da sola, a non fidarsi di nessuno tranne che del suo amico Sam senza il quale si sentirebbe persa. Peccato che anche Sam sia poco più che adolescente ed anche se insieme fanno cose da 007 navigati, poi il pensiero torna a loro due sui banchi di scuola e tutto il castello di carte crolla miseramente. Almeno per me è stato così.

Julep Dupree ha ereditato il mestiere del padre: praticare l'arte del raggiro. Riesce a farla sotto al naso a tutti con la complicità di Sam, il suo migliore amico. 

Ne combina di tutti i colori riuscendo anche a frequentare una scuola con un nome falso (il suo vero nome, da quel che dice, lo sanno solo lei, suo padre e sua madre che, tra l'altro, li ha abbandonati da tempo) e a procurarsi lavoretti extra che le permettono di racimolare un bel gruzzoletto, mettendo a frutto la sua abilità. 
Nel giorno in cui rientra a casa e non trova più suo padre, la sua vita prende una piega tutta nuova. Non può rivolgersi alla polizia perché sarebbe la fine per lei ed anche per suo padre, visto il loro mestiere. E non può contare altro che su se stessa, su Sam e sull'improvviso interesse ed appoggio di Tyler, il ragazzo più ambito della scuola. 

Inizia qui una caccia al tesoro che la porterà a contatto con criminali con la C maiuscola, con armi da fuoco, con bombe, attentati, sequestri di persona e chi più ne ha più ne metta.
Se la protagonista non fosse un'adolescente sarebbe tutto molto più credibile. Purtroppo, però, davanti a situazioni così grandi e ad un'abilità che mi sembra troppo sproporzionata se messa nelle mani di una ragazzina non ce l'ho fatta ad evitare di sorridere. Non perché le varie situazioni fossero divertenti ma perché, una riga dopo l'altra, mi aspettavo che si sparasse sempre qualche cosa di più grosso!

La lettura scorre, non dico il contrario (anche se mi sono imbattuta in alcuni errori, nel compresso però trascurabili) ma mi è sembrato davvero esagerato vendere questo libro con toni tanto entusiastici... è del tutto imparagonabile a grandi thriller che sono davvero tali.

Nella parte finale il ritmo aumenta, si sono dei colpi di scena che, però, non bastano a far dimenticare tutto il resto.
Mi ha incuriosita molto la figura della madre di Julep: una figura assente ma rispetto alla quale emergono elementi che permettono di alimentare un minimo di curiosità sulla sua vera indole. Un personaggio che, seppur assente, torna spesso in ballo, più di quanto si possa pensare e che secondo il mio modesto parere è il gancio che potrebbe permettere di proseguire la storia in un altro libro. La storia è autoconclusiva ma resta la porta aperta per un seguito.
Seguito che, al momento, proprio non mi sentirei di leggere, sono sincera. 
Sul comodino mi aspetta un thriller vero e da domattina intendo dedicargli tutto il mio tempo libero.

Con questa lettura partecipo alla Challenge From Reader to Reader 2.0.

Inoltre partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto titolo adatto per lo spicchio giallo, obiettivo n. 2 (autrice straniera).

In un paese bruciato dal sole. L'Australia (B. Bryson)

Ho fatto una gran fatica ad arrivare alla fine del libro di Bill Bryson In un paese bruciato dal sole. L'Australia.
Non perché sia scritto male, non perché sia privo di contenuti e nemmeno perché poco interessante ma, semplicemente, perché non è proprio il mio genere.


L'ho letto molto lentamente. L'ho lasciato e l'ho ripreso. Ho avuto la tentazione di abbandonarlo ma poi mi sono imposta di arrivare fino alla fine. L'ho preso in prestito in biblioteca e, come raramente mi capita, ho dovuto chiedere alla bibliotecaria una proroga sul prestito.

Va detto che non ho letto nessun altro libro di questo autore e che non avevo letto nessuna recensione in merito a questo libro per cui mi sono fidata solo del titolo. 

L’autore conduce il lettore in un viaggio lungo chilometri e chilometri, descrive ciò che vede con entusiasmo ed ironia, proponendo la sua esperienza senza filtri. E’ un racconto genuino, con passaggi decisamente irriverenti e con la capacità di strappare più di un sorriso.

Io, però, non sono riuscita ad apprezzare un libro di questo tipo. Forse perché preferisco storie di altro genere, intrecci, misteri, svolte: qui non ho trovato niente di tutto questo e il mero diario di bordo di un viaggio, seppur scorrevole e ben scritto non è riuscito a catturarmi più di tanto.
Devo dare merito all’autore di aver avuto la capacità di scovare anche dettagli che, probabilmente, ad un occhio meno attento sarebbero sfuggiti ed anche di aver trasmesso la meraviglia e lo stupore che alcuni incontri possono aver alimentato in lui. Però non mi ha catturata.
Il fatto di aver dovuto alternare la lettura con altre e di aver ritardato di parecchio la recensione rispetto a quando ho finito di leggerlo è il segnale di come non sia scoccata la scintilla tra di noi.

Voglio essere onesta: la capacità descrittiva dell'autore e il suo modo di raccontare così diretto e a tratti irriverente sono efficaci. Sembra davvero di avere davanti agli occhi gli scenari che racconta, di vivere le situazioni che lui stesso si trova a vivere in prima persona.
Aver poi inserito dettagli storici o, comunque, informazioni utili per chi volesse fare un viaggio in quella sterminata terra rende il tutto ancora più completo ma nonostante questo io non sono riuscita ad apprezzarne appieno la lettura.

Va anche detto che l'immagine che dipinge l'autore non è affatto quella di una terra brulla ed esclusivamente bruciata dal sole (come peraltro dice il titolo e come peraltro non è da escludere per via delle condizioni climatiche) ma parla di ambienti bellissimi, accattivanti, di persone capaci di accogliere a braccia aperte, che non si tirano indietro davanti allo straniero, che non lesinano calore umano e tutto ciò, sommato alle appassionate descrizioni dell'ambiente che lo accoglie, di passo in passo, crea uno scenario ricco e vario. 

Probabilmente è un mio limite, probabilmente non sono tagliata per letture di questo tipo ed ammetto anche di fare fatica a recensire un libro rispetto al quale non riesco ad avere l'entusiasmo che vorrei.
O, forse, non era il momento di leggere una lettura di questo tipo. 
Fatto sta che se dovessi tornare indietro nel tempo investirei in altro modo il tempo che ho utilizzato per leggere questo libro.

Con questa lettura partecipo alla Challenge From Reader to Reader 2.0.

domenica 29 aprile 2018

Un ragazzo normale (L. Marone)

Un ragazzo normale non è un libro su Giancarlo Siani - giornalista pubblicista de "Il mattino" ucciso dalla camorra sotto la sua abitazione, nel quartiere residenziale del Vomero, il 23 settembre 1985 - ma un libro con Giancarlo Siani. Ed è diverso.


Lorenzo Marone fa questa precisazione nelle note finali al libro ma non credo che ce ne fosse la necessità. Secondo è chiara la scelta che l'autore ha fatto nel proporre questa storia.

Mimì, il giovane protagonista, è un personaggio di fantasia così come lo sono tutti gli altri, escluso Giancarlo. Perché quel giornalista con gli occhiali è davvero vissuto nel quartiere residenziale del Vomero, viaggiava davvero su una Mehari verde e scriveva la verità, quella che è andata a cozzare con gli interessi dei pezzi grossi della camorra, tanto da portarlo alla morte.

Chi si aspetta una biografia di Siani o una storia impostata sulla sua vicenda deve cercare altro. E a me, onestamente, sta bene così.



Un ragazzo normale è la storia di Mimì, un ragazzino curioso, amante della scienza e dei documentari, amante della lettura e di buon cuore. Un ragazzino pieno di speranza ma che si sente fuori posto in una famiglia come la sua, dove ognuno sembra rassegnato alla propria scialba vita senza ambizioni e senza obietivi che non vadano oltre il vivere l'oggi. Un ragazzino serio, troppo serio per la sua età, nato e cresciuto in una famiglia che è riuscita a vincere le difficoltà grazie a quella leggerezza che, invece, Mimì cerca di combattere con tutte le sue forze ma che, invece, da grande scopre essere il più grande tesoro tra i tanti che la famiglia gli ha lasciato.



La storia si apre con un Mimì oramai adulto che torna nei luoghi della sua infanzia accompagnato da un agente immobiliare per visionare un'abitazione. Quella è la scusa ufficiale. La realtà è la sua voglia di tornare ad afferrare quel passato che in quei luoghi è rimasto scritto con caratteri indelebili. Lì dove ha lasciato il suo cuore e la sua infanzia. Lì dove la sua giovinezza si è spezzata nel giorno in cui il suo amico Giancarlo è stato brutalmente assassinato sotto ai suoi occhi. 

E' nel visionare le varie stanze di quell'appartamento che i ricordi riprendono vita. Ed ecco il racconto di un'infanzia vissuta alla ricerca di un supereroe, di qualcuno che potesse salvare il mondo con le sue azioni. 


Mimì è un ragazzino strano, particolare: parla in modo forbito, divora libri, non ama il calcio e fa fatica ad esprimere i propri sentimenti. E' un ragazzino come tanti che scoprirà, strada facendo, come gli eroi siano davvero in mezzo a noi ma che non vestano mantelli ne' abbiano le ali ai piedi o pugni rotanti. Gli eroi sono persone normali che, però, fanno cose speciali. Ed ognuno può potenzialmente essere un eroe, secondo questa logica.

E' un ragazzino che non sia accontenta della mediocrità, della rassegnazione. Vuole volare alto, dare spazio alla fantasia, ai sogni, alla speranza. Siani, in questo contesto, per lui è un eroe per quello che fa, per come mette a servizio della collettività il suo lavoro di giornalista, pur consapevole di correre dei rischi. Eppure Giancarlo non si sente un eroe ed è ciò che cerca di far capire a Mimì. 

Le cose, Mimì, possono cambiarle solo gli uomini. Il male viene dagli uomini e solo gli uomini possono combatterlo. Più che di eroi, c'è bisogno di gente che ci creda, persone che aspirino a cambiare le cose in meglio. Gli ideali, Mimì, i grandi ideali hanno trasformato il mondo, non i supereroi. Gente normale, come te, come me, che credeva fortemente in qualcosa. Le idee vere, forti, non muoiono mai.
Siani resta un personaggio marginale. E' un amico che Mimì considera un eroe ma che, personalmente, non si considera tale. Ama il suo mestiere ed è convinto che sia importante che il giornalismo permetta alla gente di conoscere la verità, la realtà delle cose per poi poter scegliere. Ho letto parecchi pareri discordanti su questo libro: a me non è dispiaciuto. La scelta di lasciare Siani in secondo piano non mi è dispiaciuta affatto. Una scelta diversa avrebbe dato origine ad un altro tipo di romanzo. 


Ammetto di aver trovato, in diversi passaggi, i discorsi di Mimì un po' forzati. Mi ha anche fatto sorridere, va detto, ma in certi punti mi è sembrato esagerato.
Mi resta difficile pensare che un ragazzino di quell'età - ha dodici anni quando stringe la sua amicizia con Siani - possa esprimersi con un vocabolario così forbito ma poi mi sono detta che il solo fatto che io non conosca ragazzini così  non voglia dire che non ce ne possano essere davvero anche se, in alcuni passaggi, la narrazione soffre un po' di questo uso smodato di termini importanti.


Tra i personaggi che gravitano attorno a Mimì mi è piaciuta la figura del nonno e mi è piaciuto Matthias, il senzatetto a cui Mimì si avvicina fino a diventarne amico. Un personaggio marginale ma importante, un osservatore attento nonostante la sua cecità ed un uomo che ha portato con se una grande perdita dalla sua terra natia. Sono entrambe figure maschili che, a modo loro, sono state vicine a Mimì e l'hanno aiutato a crescere.


Ho letto volentieri questo libro e l'ho consigliato anche a mia madre. Lei non ama i romanzi ma le storie vere: non le ho ancora chiesto se le è piaciuto o no ma sono certa che mi dirà che è solo un romanzo, a sottolineare la differenza con le biografie che lei di solito legge. Ecco, appunto. E' solo un romanzo e a me va bene così.

Con Marone partecipo alla Visual Challenge in quanto in copertina compare un bottone, utile per questo mese di gara.
Questo libro mi permette di partecipare anche alla Challenge Di che colore sei? in quanto adatto per lo spicchio azzurro, uscito nel 2018.

Inoltre partecipo alla Challenge From Reader to Reader 2.0, come quinto libro utile per l’ultimo mese di gara.

venerdì 27 aprile 2018

Anna dai capelli rossi (L. M. Montgomery) - Venerdì del libro

Per il Venerdì del libro di oggi suggerisco la lettura di un classico: Anna dai capelli rossi.
Ricordavo vagamente la sua storia dai cartoni animati visti quando ero bambina e devo dire che la lettura del libro è stata molto emozionante.
Anna mi ha emozionata, mi ha fatto sorridere, mi ha toccato le corde del cuore e mi ha fatto pensare come sia il caso di leggere più spesso storie positive, come questa.

Non è una storia per (soli) giovani lettori. E' una storia di amore filiale, di ambizione, di buon cuore, di amicizia che, secondo il mio parere, va letta anche da lettori adulti.

Anna è una bambina che si sente rifiutata dal mondo. E' rimasta orfana da piccina ed è stata spostata da una famiglia all'altra prima di finire in un istituto. Quanto arriva la notizia che due anziani fratelli sono disposti ad adottarla per lei si apre un mondo.
Peccato, però, che Marilla e Mattehw avessero chiesto di poter adottare un ragazzo che avrebbe potuto dare una mano nei lavori dei campi. Un vero peccato! 

Mattehw proprio non riesce a stare in presenza di ragazzine: lo mettono in soggezione, si sente in estrema difficoltà solo se sono nei paraggi.
Marilla non ha mai desiderato avere una femmina: lo ammette con chiarezza ed anche con una certa durezza.
I due fratelli non hanno alcuna esperienza con bambini di qualsiasi età e quando si trovano davanti una bambina filiforme con i capelli rossi e le lentiggini devono prendere una decisione: tenerla o far presente l'errore e rimandarla al mittente?
E' brutto da dire, ma ad un certo punto si parla della bambina come se fosse davvero un pacco indesiderato e Marilla più che Mattehw non ha dubbi: va riportata indietro.

Fin dal loro primo incontro Anna dimostra di essere una bambina molto fantasiosa, capace di infilarsi nei pasticci ma molto dolce, vivace e affettuosa. Non sarà semplice rimandarla indietro: anche il severo cuore di Marilla se ne renderà conto (Mattehw era già convinto di non dover fare marcia indietro).
Così, dalla scelta di Marilla di adottare definitivamente Anna, la vita cambierà per tutti loro: per i due anziani fratelli, per Anna ma anche per tutte le persone che avranno a che fare con lei.

Mi ha fatto sorridere quella bambina sempre pronta a cacciarsi nei guai e a profondersi in teatrali scuse... mi ha fatto sorridere la sua parlantina capace di togliere il fiato a chiunque altro (non a lei). Ma mi ha anche toccato il cuore la sua bontà, l'amore che la lega alla sua nuova famiglia, la sua capacità così naturale e spontanea di cambiare le persone, il suo modo di essere se stessa senza mai temere il giudizio degli altri. 

Mi ha emozionata la reazione dei due fratelli alla presenza di quella ragazzina che, nonostante i numerosi pasticci combinati l'uno dietro l'altro, ha saputo toccare il loro cuore cambiandoli, entrambi, in meglio. 
E' un bel libro: Anna è un inno vivente alla speranza, alla positività, alla fantasia. E' un personaggio positivo capace di contagiare tutti e non può che essere buona cosa. Ammetto anche di essermi commossa in alcuni passaggi, non ne faccio mistero! Lo stile è scorrevole, l'edizione che ho letto io è quella integrale Bur Ragazzi in ottava edizione, anno 2017. Formato comodo, maneggevole e che ho potuto portare con me anche durante le camminate in riva al mare, ritagliandomi un po' di tempo per riprendere fiato e leggere qualche capitolo dopo un po' di moto.

Con questo libro partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto titolo adatto per lo spicchio verde, obiettivo n. 2 (libro da cui sia stato tratto un film).
 
Inoltre, partecipo alla Challenge From Reader to Reader 2.0, come quarto libro utile per l’ultimo mese di gara.