mercoledì 31 marzo 2021

La signora dei funerali (M. Wickham)

Il suo obiettivo è chiaro: entrare nella vita di ricchi vedovi, conquistarli, spennarli e abbandonarli. In soldoni è questa la storia di Fleur Daxeny donna molto bella e di gran fascino pronta a tutto per arrivare al risultato che si è posta.

 
Donna senza scrupoli, vera professionista dell'imbroglio con i fiocchi. E nessuno se ne accorge fino a che lei non è lontana. Di solito.

Tutto quello che programma le riesce anche bene e ogni volta è pronta a voltare pagina senza troppi rimpianti. 

Fleur è un personaggio con il quale si rischia di entrare in conflitto fin da subito. Per me è stato così. Mi sono detta fin dalle prime pagine che fosse poco credibile come personaggio, che fossero troppo esagerati i suoi comportamenti, troppo facile che non venga mai scoperta da nessuno... poi, durante la lettura, mi sono resa conto che di truffatori in giro ce ne sono tanti e tanti sono anche donne. Se ne sentono dalle cronache quotidiane reali, perché non dovrebbe essere credibile un personaggio di un romanzo che si comportasse in quel modo? 

Ecco, dunque, che l'iniziale conflitto si è trasformato in un senso di disagio davanti ad una donna che possa comportarsi in quel modo. La sua capacità di conquistare non solo un uomo ma un'intera famiglia, in un momento così delicato come quello che segue alla perdita di una moglie, di una sorella, di una madre ben presto si rivela come un toccasana per tutti con la consapevolezza, da parte del lettore, che è tutto destinato a finire. Il vedovo di turno rinasce a nuova vita ed anche coloro che gli stanno attorno e che si rendono conto che esiste un presente con Fleur ma che un passato, senza di lei, è come se non fosse mai esistito. O, comunque, non è stato ciò che ognuno di loro ha creduto.

In una commedia degli equivoci, del detto non detto, dell'apparire a tutti i costi diversi da come non si è realmente ma anche nella quale il denaro domina su tutto, si toccano tematiche importanti come la mancanza di dialogo, l'importanza dei rapporti interpersonali che non si limitino alla partita di golf o all'aperitivo di sera, a quanto conti l'apparenza e cosa voglia dire, davvero, essere felice. 

Pensavo di avere tra le mani una storia leggera, che mi avrebbe anche fatto sorridere invece mi ha fatto prima innervosire, poi riflettere. Ho incontrato personaggi profondamente soli, la stessa Fleur lo è. Mi sono innervosita per alcuni comportamenti, ho gioito per delle piccole, grandi conquiste, ho odiato alcuni personaggi troppo superficiali per essere inseriti in un certo contesto e ho provato tanta, tanta tenerezza per i due adolescenti che compaiono improvvisamente l'uno nella vita dell'altro come se fosse una reciproca medicina.

Una è Zara, la figlia di Fleur. A soli 13 anni porta sulle spalle un vissuto che non ha niente a che fare con la spensieratezza della sua età ed è molto più matura di ciò che si potrebbe pensare. E' una ragazzina sola che non ha mai conosciuto suo padre e del quale non sa nemmeno il nome (per scelta della madre) e che è stata iscritta a 5 anni nelle migliori scuole che, però, l'hanno vista lontana anche dall'unico affetto rimastole, quello di sua madre. Magra, molto magra, troppo magra e perfettamente consapevole di avere una madre che fa quello che fa per una precisa scelta, Zara porta anch'essa un'aria di novità in una famiglia che già deve molto a sua madre in fatto di cambiamenti.

E poi Anthony. Adolescente di poco più grande di Zara, è figlio del vedovo di turno. Profondamente solo anche lui pur vivendo in una famiglia che non lesina attenzioni nei suoi confronti. Eppure... 

Sono tutte queste esistenze che si incrociano e che, seppur destinare a fare i conti con una grandissima delusione (fatta eccezione per Fleur che va dritta verso il suo obiettivo) potrebbero subire una decisa virata verso una direzione inaspettata.

Lieto fine? Mha... dipende dai punti di vista.
Ps: magari il nome dell'autrice, su due piedi, non dice molto ma se dicessi Sophie Kinsella renderei l'idea dello stile del racconto?
***
La signora dei funerali
Madeleine Wickham
Mondadori editore
285 pagine
9.50 copertina rigida, 7.79 copertina flessibile, 6.99 Kindle

martedì 30 marzo 2021

L'amore che mi porta a te (C. Bruni)

Il romance non è un genere che amo. O meglio, leggo volentieri storie d'amore, ogni tanto, ma non quando sono superficiali, melense e che si basano esclusivamente (o quasi) su descrizioni di incontri intimi tra i protagonisti. 

Con L'amore che mi porta a te - primo volume della serie Le distanze dell'amore) mi sono trovata tra le mani una storia d'amore, è vero, ma anche una storia di paura, di sofferenza, di coraggio, di speranza. Vengono descritte scene intime ma in modo discreto e al momento giusto, peraltro con una scrittura scorrevole, ricca di dettagli dal punto di vista descrittivo e non banale.

Non ho problemi ad ammettere che si tratta di un romance di cui leggerei volentieri il seguito anche se la storia dei protagonisti può essere considerata autoconclusiva anche leggendo questo solo volume.

Quella raccontata è la storia di due anime tormentate che si incontrano. Accade tutto molto velocemente, a dire il vero: questa è la prima cosa che ho pensato. Come se fosse una favola destinata ad avere per forza un lieto fine, per come impostata. Mi è sembrato tutto troppo bello e troppo semplice per essere interessante, all'inizio. Poi, però, mi sono ricreduta perché sia Juliette che Damian - i due protagonisti principali - hanno una storia da raccontare che travalica il loro presente. Portano entrambi il peso di storie passate che, però, li hanno segnati profondamente sia dal punto di vista psicologico che fisico e  per entrambi non sono ancora capitoli definitivamente chiusi. 

Entrambi hanno subito delle violenze suppur in modi e per motivi differenti. E se, da una parte, lei è sempre vissuta nell'ombra di una famiglia che ha fatto di tutto per ridurre ai minimi termini la sua esistenza, dall'altra lui è stato vittima di un rapimento e di violenza inferta anche da una persona a lui vicina, molto vicina, che mai avrebbe immaginato potesse arrivare a tanto. Fin dall'inizio si comprende questa situazione sia a carico di lui che di lei ma solo strada facendo ne vengono svelati i dettagli e questo tiene alta l'attenzione del lettore anche oltre la mera storia d'amore. Questa cosa mi è piaciuta. I personaggi sono ben resi, con le loro caratteristiche, i loro punti di forza e le loro fragilità. 

In alcuni punti devo ammettere di aver ritrovato la stessa fretta che avevo notato all'inizio (come quando entra in scena Irene, una vecchia amica per Damian ma con delle mire ben precise su di lui) ed anche in questo caso mi è sembrato tutto troppo semplice ma ci può stare. 

Damian ha due fratelli con i quali divide la proprietà e la gestione del Paradise Resort di Miami e pian piano emergono anche dettagli della loro storia che, se non ho capito male, saranno poi ripresi nel volume successivo.

Ho trovato molto dolce il percorso di avvicinamento dei due protagonisti che vedono cadere, pian piano, le barriere che avevano innalzato contro il resto del mondo e l'uno trova giovamento nella presenza e nelle attenzioni dell'altro. Una favola... l'ho pensato davvero e come tale l'ho letto per cui non sono andata troppo per il sottile.. Ed anche se Juliette tutto può essere definita meno che una ragazza fortunata visto ciò che le ha riservato la vita, nell'incontrare Damian riscatta tutta la sofferenza che ha vissuto fino a pochi attimi prima dall'essere ritrovata, coperta di sangue e di lividi, nella stalla del resort che pian piano diventerà la sua casa.

Non manca qualche colpo di scena e, onestamente, sono curiosa di leggere il successivo. Difficilmente mi accade con un romance. Non è un libro perfetto, veloce e poco approfondito in alcuni punti, con rapide svolte in situazioni che nella realtà seguono, di solito, percorsi molto più complessi, ma godibile, 
leggibile e... che lascia addosso la curiosità per il prosieguo.

***
L'amore che mi porta a te
Carmen Bruni
Amazon Publishing
315 pagine
9.99 euro copertina flessibile, Kindle Unlimited

Lachesis (F. Zaninoni)

Lavorare in un ospedale psichiatrico ed avere a che fare con pazienti letteralmente fuori di testa credo richieda un gran self control e tanta calma oltre ad un'adeguata preparazione dal punto di vista professionale. 

Se, poi, un dottore - una dottoressa nel nostro caso - ha un passato che torna a bussare alla porta della sua coscienza e un maniaco spunta alle sue costole, la situazione si complica. 

Nel libro Lachesis, letto in collaborazione con Thrillernord, Cassie White lavora al Greenlife General Hospital ed ha a che fare quotidianamente, assieme al suo staff, con persone con disturbi mentali. 

Dal giorno in cui viene ricoverata una nuova paziente che mostra palesemente di soffrire di Disturbo Dissociativo dell'Identità (DDI) la sua vita cambia e non in meglio. Da quel giorno qualcuno tenta di portare a galla un passato di cui Cassie vorrebbe tanto liberarsi ma che ancora allunga la sua ombra sulla sua coscienza. Ha perso un fratello e sente il peso della colpa. A tutto ciò si sommano concrete minacce di morte messe in atto da una mente malata che rischia di far impazzire anche lei, proprio come capita ai suoi pazienti. 

Rischia di perdere la testa, Cassie. E non solo dal punto di vista fisico visto che viene minacciata di morte in modo molto concreto, ma anche il suo equilibrio psicologico si dimostra, ogni giorno di più, più fragile che mai. Rischia di non essere creduta, di essere considerata lei stessa una pazza e, soprattutto, rischia di non avere più punti di riferimento visto che quella mente malata che la tortura psicologicamente riesce a seminare elementi che la fanno dubitare di tutto e di tutti.

Sa che la persona che la minaccia conosce il suo passato visto che emergono alcuni elementi che solo poche persone potrebbero conoscere. Sa anche che è una persona molto vicina al suo ambiente di lavoro per via delle situazioni che vengono a crearsi. Quello che non sa, fino in fondo, è di chi davvero fidarsi e chi, invece, si sta prendendo gioco di lei. 

Nel disegno di quella mente malata finiranno anche delle persone che pagano per colpe che non hanno. E il peso di quelle morti, di quelle violenze si riflette un giorno dopo l'altro nell'equilibrio mentale della dottoressa White.

La scrittura è molto incalzante. L'autrice conosce l'ambiente di cui parla o, per lo meno, rende molto bene scenari ed ambientazioni mediche. La scrittura è scorrevole e l'evoluzione degli eventi segue un ritmo molto alto tanto che, ad un certo punto, mi sono chiesta come si potesse arrivare ad una conclusione nelle poche pagine che mi restavano da leggere.

In effetti sul finale ho riscontrato qualche elemento che mi ha fatto un po' storcere il naso ma questo non pesa più di tanto sul piatto della bilancia che porterebbe a non consigliare un libro così. Anzi, lo consiglio a chi ama i thriller psicologici, a chi ama il ritmo ed il medical thriller.

Un aspetto che ho molto apprezzato è il fatto che l'autrice non abbia calcato la mano su un possibile risvolto romance della situazione lasciando spazio esclusivamente al thriller senza distrazioni. Quella della "deviazione romance"  è una possibilità che avrebbe potuto concretizzarsi senza troppa fatica visto che ce ne sarebbero state le condizioni: ho apprezzato la scelta dell'autrice, sotto questo aspetto. 

Ad un certo punto ho creduto di essermi fatta un'idea precisa di quale fosse la mano omicida ma l'intricata situazione mi impediva di avere elementi reali che deponessero a favore di tale idea. Non avevo elementi perchè... sbagliavo! Ed il finale mi ha comunque sorpresa anche se, ad esempio, avrei dato un po' più di credibilità alla dottoressa senza farla somigliare troppo ad un Rambo al femminile in una determinata circostanza... ma va bene così.

Quella di Federica Zainoni è una penna da tenere d'occhio, promette proprio bene se continua su questo filone.
Parere mio, ovviamente.
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Lachesis
Federica Zaninoni
Kimerik editore
306 pagine
19.00 euro copertina flessibile - 6.29 Kindle

lunedì 29 marzo 2021

Volevo essere una gatta morta (C. Moscardelli)

Volevo essere una gatta morta è il libro d'esordio di Chiara Moscardelli. Un'autrice che ho avuto il piacere di conoscere e di apprezzare, di grande simpatia e persona empatica all'ennesima potenza. 

Chiara è una trentenne che racconta, non senza ironia, le vicende che l'hanno convinta ad aver sbagliato qualche cosa nei suoi atteggiamenti, nel suo modo di essere e di relazionarsi con il mondo. E' una ragazza un po' impacciata, la classica "capitano tutte a me", perennemente alla ricerca di un uomo che non arriva e con amici che fanno squadra con lei senza lesinare i loro consigli e le loro irriverenti considerazioni.

Il suo è uno status che non è lontano da tante ragazze che si sentono inadeguate in un mondo in cui è la bellezza che conta, è l'appeal, l'aspetto e l'atteggiamento. Il classico atteggiamento da gatta morta. Ciò che lei non è e che non riesce ad essere nemmeno sforzandosi.

Ecco, dunque, che il lettore si trova a sorridere delle sue disavventure anche quando, a dire il vero, ci sarebbe poco da ridere, soprattutto secondo il suo punto di vista.

Lo stile della Moscardelli è scorrevole e diretto, per una lettura di intrattenimento che avevo già apprezzato nella prima avventura di Teresa Papavero ma che, in questo libro di esordio, appare molto autobiografico. E' Chiara la protagonista e, suo malgrado, la sua esistenza è piena di situazioni imbarazzanti che contribuiscono a renderla sempre più impacciata e sempre più lontana dalla gatta morta di turno. Su tutto spicca l'amicizia che è arrivata quasi in modo inaspettato ma che non la molla. La sua ristretta cerchia d'amici è anch'essa pittoresca e, nel complesso, viene dipinto un quadro di normalità ai limiti della commedia quotidiana. Chiara sa che sui suoi amici può contare, sempre. Sugli uomini, invece, intesi come compagni di vita o, più semplicemente, compagni d'una notte qualche dubbio ce l'ha, e a motivo.

Sono arrivata un po' tardi a leggere questo libro ma evidentemente era questo il momento giusto: avevo bisogno di un po' di leggerezza, di prendermi una pausa da tematiche più impegnative (non che il disagio di una giovane donna single a trent'anni non possa essere impegnativo, non dico questo, ma lo stile di scrittura ha reso tutto molto scorrevole, anche nei momenti in cui ci si sarebbe potuti benissimo lasciare andare alla disperazione) e questo libro che era nel mio Kindle da un po' era lì a farmi l'occhiolino. Il libro giusto nel momento giusto.
***
Volevo essere una gatta morta
Chiara Moscardelli
Giunti Editore
224 pagine
8.90 euro copertina flessibile - Kindle Unlimited

domenica 28 marzo 2021

Adesso che sei qui (M. Veladiano)

Un tema delicato quello toccato da Mariapia Veladiano nel libro Adesso che sei qui

E' il signore tedesco, quello che risponde al nome di "Signor Alzheimer" che fa irruzione nella vita delle protagoniste prima in punta di piedi, poi in maniera sempre più dirompente. E' un ospite che nessuno ha invitato, che nessuno ha voluto, ma con il quale è necessario fare i conti. Un giorno dopo l'altro.

Parlo al plurale - nella vita delle protagoniste - non perché a manifestare i sintomi di questa terribile malattia siano più persone ma perché, di fatto, la vita cambia per più persone con l'arrivo di questo ospite così particolare.

Cambia la vita di Camilla, è lei che fa i conti con lui in modo diretto. E' una signora anziana che inizia a manifestare i sintomi di una malattia che la porterà ad essere meno autonoma, a non ricordare cose e persone, a vivere momenti di smarrimento fino ad avere movimenti impacciati, difficili ogni giorno di poi. Una malattia che la porterà a vivere in un altro mondo dove i ricordi sono a volte confusi ma le emozioni no, quelle sono sempre nitide.

Cambia la vita di Andreina: è la nipote di Camilla ma è stata una figlia per lei e per suo zio. Terza figlia femmina di una madre che, dopo la seconda gravidanza, ha iniziato a manifestare qualche insofferenza di troppo dal punto di vista mentale, Andreina è stata affida a zia Camilla che, con il suo amato marito, non ha avuto figli. Il legame che si è consolidato tra loro, giorno dopo giorno, è un legame che va oltre ciò che dice l'anagrafe, oltre i cognomi o le effettive discendenze. Camilla ha amato Andreina di un amore intenso, purissimo, unico e lei l'ha sempre considerata sua mamma, pur sapendo che la sua mamma biologica era un'altra. Ora, rimasta sola dopo aver perso il suo compagno di vita, Camilla ha il signore tedesco a farle compagnia e bisogna correre ai ripari. Perché inizia a vestirsi con il cappotto in piena estate, non ricorda dove mette le cose, non abbina in nomi giusti ai volti che le si parano davanti. Andreina sa che deve starle accanto, proprio come la zia Camilla è stata accanto a lei durante la sua crescita. Ed è l'unica della famiglia, Andreina, ad essere convinta che la zia possa vivere la sua nuova condizione senza perdere la sua dignità e, soprattutto, nel suo ambiente. Non una struttura come tutti gli altri vorrebbero ma la sua casa (che per fortuna di tutti è una grande casa, con spazi anche esterni che agevolano l'accudimento). Questo, ovviamente, impone delle scelte...

Con una scrittura intensa e lieve allo stesso tempo, l'autrice racconta la malattia lasciando sempre aperta la porta della speranza, ma parla anche di un intenso rapporto d'amore che travalica i legami di qualunque tipo. Parla anche di vite abitualmente lasciate ai margini perchè le persone che interagiscono con Camilla e con Andreina (le persone che aiutano Andreina ad assistere sua zia) sono vite fragili che, a ben guardare, la società avrebbe lasciato ai margini e traggono vantaggio - mi sia concesso il termine - dal contatto con quella donna così elegante, così dignitosa ma, in certi momenti, così smarrita. 

Il racconto di Andreina è un racconto che non cede mai il passo alla disperazione anche quando le circostanze potrebbero deporre in quella direzione. E mi si conceda, la zia Camilla è una donna fortunata nell'avere accanto una nipote come quella che la vita ha posto lungo il suo cammino: Andreina ha una visione ben precisa della malattia e si comporta fuori dai canoni permettendole di vivere la sua nuova condizione in modo, per quanto possibile, sereno.

E' un tema delicato e so bene che le cose non sempre vanno così come sono raccontate ma quel che è certo è che il messaggio che l'autrice lancia è chiaro: la malattia può essere affrontata preservando la dignità della persona che va considerata sempre come tale, prima che malata. E può vivere la sua condizione senza doversi necessariamente annullare.

E' un libro intenso che mi ha toccata in profondità. Un pugno nello stomaco - per come quel signore tedesco faccia irruzione nelle vite altrui portando via ogni giorno un pezzettino di un'esistenza che sembra oramai lontanissima - ma anche una carezza per l'anima.
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Adesso che sei qui
Mariapia Veladiano
Guanda editore
272 pagine
18.00 euro copertina rigida - 9.99 Kindle

sabato 27 marzo 2021

Il mistero della pittrice ribelle (C. Montani)

Un esordio scoppiettante quello di Chiara Montani che, con Il mistero della pittrice ribelle, porta il lettore nella Firenze del Rinascimento, tra le sue bellezze e i suoi misteri.

Lo fa offrendo una storia di fantasia che prende le mosse, però, da vicende storiche ed artistiche reali. 

Lo fa in modo accattivante, dimostrando di aver approfondito adeguatamente aspetti molto particolari che riguardano le vicende dell'epoca e, soprattutto, mettendo sul piatto della bilancia una storia ricca, ricchissima non solo di riferimenti artistici e personaggi di spessore ma anche di un ritmo narrativo davvero meritevole. 

Due le figure attorno alle quali si snoda il romanzo, una più affascinante dell'altra.

Il personaggio maschile - magnetico, misterioso, intelligente, di grande talento - risponde al nome di Piero della Francesca e le opere a cui si fa riferimento sono opere reali, frutto della sua maestria, della sua abilità, della sua arte. Una su tutte: La flagellazione di Cristo.

Il personaggio femminile è quello di Lavinia: una giovane donna curiosa, coraggiosa, di un'intelligenza vivace e capace di trasmettere emozioni forti a chi legge la sua storia.

E poi Firenze: siamo nel 1458. Una Firenze in cui potere, ambizioni, intrighi e violenze vanno a braccetto. Una Firenze in cui la giustizia assume toni piuttosto foschi anche per via delle tecniche di tortura usate per portare i sospettati a confessioni che in tanti modi si possono definire meno che volontarie. È una Firenze in cui si aggira indisturbato uno spietato assassino che non si limita ad uccidere ma infligge terribili torture. 

A Firenze vive Lavinia, con lo zio Domenico che l'ha cresciuta dopo la morte di sua madre. Quello stesso zio che vive d'arte e che le trasmette una innata passione per le forme, le ombre, i colori, i pennelli. Lavinia, però, è una donna e sa bene che il suo altro non potrà essere se non un sogno perché alle donne l'arte è preclusa. La sua vita prende una direzione ben precisa quando arriva nella bottega di Domenico un personaggio enigmatico: Piero delle Francesca, giunto sul posto in circostanze misteriose. Quando lo zio di Lavinia viene accusato di un terribile delitto e si trova a rischiare la pelle, prende le mosse un'avventura che porterà la ragazza ad indagare in un torbido mondo che è legato a doppio filo a quelle opere d'arte che stanno sullo sfondo dell'intero racconto.

La scrittura di Chiara Montani è precisa, ricca di dettagli soprattutto nelle descrizioni ma non solo: è carica di significato e nei racconti di cui il lettore è reso partecipe si ha l'impressione di vedere delle vere e proprie pennellate di colore dare forma a situazioni ed ambienti. 

Non è un libro da leggere in fretta. Ogni dettaglio va assimilato con calma perché solo in questo modo si riesce a mettere ogni tessera al posto giusto. Devo ringraziare l'autrice per avermi donato non solo una bellissima (seppur terribile) storia ma per avermi indotto ad approfondire, cercare, curiosare nella vita di Piero così come tra le sue opere. Anche stavolta questa esperienza di lettura è stata, per me, un'esperienza di conoscenza e di crescita oltre che di intrattenimento.
Esordio scoppiettante, dicevo all'inizio. Spero che si sia capito il perché.
***
Il mistero della pittrice ribelle
Chiara Montani
Garzanti editore
336 pagine
16.80 euro copertina rigida, 9.99 Kindle

venerdì 26 marzo 2021

La restauratrice di libri (K. Poladjan)

La restauratrice di libri, letto in collaborazione con Thrillernord, non è stato un libro di semplice lettura, per me. Innanzitutto per via dei nomi che ho fatto fatica a memorizzare ed anche per lo stile narrativo usato dall’autrice oltre che dalla storia narrata. Non è un libro che si legge giusto per distrarsi, per riempire il tempo. Va letto con attenzione, questa è l’impressione che ho avuto io, anche per via del tema di cui parla: il genocidio armeno.


Helene Mazavian è una  restauratrice di libri tedesca ma con origini armene da parte di sua madre, Sara. E’ una giovane donna che ama il suo lavoro e che non si è mai preoccupata più di tanto del suo passato pur essendo vissuta accanto ad una donna, sua madre, che non ha mai risparmiato racconti o immagini di ciò che i suoi occhi hanno visto, che le sue orecchie hanno udito all’epoca.

Non avrebbe mai immaginato che il suo nuovo lavoro, a Erevan – capitale dell’Armenia – avrebbe portato con se molto di più di un’attività di restauro.

Il suo compito è quello di restaurare e portare a nuova luce antichi manoscritti deteriorati e imparare le tecniche della legatoria armena. Tra il materiale che arriva nelle sue mani c’è un evangeliario del XVIII secolo che riporta nel colophon  la lista di tutti coloro che lo hanno custodito, fino ad arrivare, nel 1915, tra le mani di una famiglia che vive sulla costa del Mar Nero.

Durante il suo lavoro si imbatte in una frase molto particolare: «Hrant non si sveglia, aiutami, fallo svegliare» . Una frase che le rimane impressa e che avvia, per il lettore, una nuova storia, su un diverso piano temporale. Si arriva al 1915 con una storia che riporta alla memoria coloro che hanno posseduto per ultimi quel prezioso oggetto: Hrant e Anahid sono due fratelli – lei è la maggiore dei due e se ne sente responsabile – che si trovano ad affrontare la fuga verso la costa dopo che i soldati turchi hanno ucciso i loro genitori. Soli, smarriti, con un futuro oscuro davanti, i due ragazzini sembrano emergere dalle pagine dal libro con tutta la sofferenza che la loro situazione comporta. La loro è la storia di un popolo…

E mentre l’autrice racconta la loro storia, torna a raccontare di Helene che si trova quasi a vivere una vita parallela in quel posto che non le appartiene ma che non le è poi così estraneo come ha sempre pensato. Grazie ad una foto che sua madre le ha messo tra le mani, con dei nomi, un luogo ed una data sul retro, la ragazza si metterà sulle tracce di antenati d’Armenia. Inizialmente con una certa indifferenza poi sempre più presa, Helene si troverà a fare una ricerca appassionata anche per capire la storia di quei due bambini in fuga. Nella sua ricerca la giovane donna porterà a galla ricordi dimenticati, situazioni negate, quasi sepolte e legate al genocidio armeno che, fino a quel momento, le era quasi indifferente.

Le difficoltà che ho incontrato sono probabilmente dovute alla scarsa conoscenza, da parte mia, delle vicende narrate. E lo stile dell’autrice mi è sembrato a tratti frettoloso, freddo, come se desse molto per scontato. In altri punti, invece, ho trovato tra le righe tanto dolore.

Più che la storia di Helene – della quale ho fatto fatica a comprendere appieno la personalità – ho seguito con maggiore interesse la storia di Hrant e Anahid. Ho sofferto con loro, sono entrata in confidenza con un pezzo di storia che mi sfuggiva. Ed è stato violento, doloroso…  triste. 

Non è un libro per tutti, sono sincera. Per chi ha sete di conoscenza e non si lascia abbattere da uno stile particolare è più che consigliato. Per chi si aspetta un romanzo scorrevole, che scivola via in poche ore, meglio di no.
***
La restauratrice di libri
Katerina Poladjan
Sem editore
224 pagine

mercoledì 24 marzo 2021

Dimmi che non può finire (S. Sparaco)

Dimmi che non può finire è un libro arrivato a casa mia per iniziativa di mia figlia che ha sentito la necessità di leggerlo e mi ha chiesto di comprarlo per lei. Mi sono chiesta come mai avesse scelto una storia di questo tipo e, a lettura ultimata, credo di aver capito perché.

In questo periodo della sua vita, in un'adolescenza vissuta in molto molto singolare per via della situazione emergenziale che tutti noi stiamo vivendo, mi chiede spesso letture che tocchino tematiche a lei care come il senso di solitudine, il disagio di non sapere ancora bene quale sia il suo posto del mondo, l'amore che inizia a sbocciare, quel senso di inadeguatezza che si vive alla sua età..

Quella di Amanda è la storia di una giovane donna che cerca di sfuggire alla sofferenza evitando di arrivare al momento in cui determinati eventi, potenzialmente dolorosi, dovrebbero verificarsi. Sono i numeri a guidarla: si relaziona nei confronti delle persone che incontra e si muove nelle situazioni che si trova a vivere in base ai numeri la cui combinazione dà delle indicazioni ben precise. E' una donna che gioca perennemente in difesa: cerca di fare di tutto per non piacere agli altri in modo tale che nessun tipo di rapporto potesse iniziare (di amicizia, d'amore, d'affetto) e, di conseguenza, non potesse mai finire. Perché è la fine di ogni situazione che la spaventa. Il suo è un meccanismo di difesa che la porta a vivere una vera e propria nevrosi che la limita, per sua scelta.

Questa situazione non è casuale ed il lettore lo scopre leggendo: è un abbandono che le pesa ancora oggi ed è per evitare ulteriori abbandoni, ulteriori occasioni di vedere scritta la parola fine a qualche cosa di bello che la inducono a scappare. Preferisce non creare le condizioni per cadere e soffrire. 

Amanda ha delle ferite profonde che le segnano l'animo e quella che si è creata attorno è una gabbia che le permette di fuggire dalle sofferenze, a modo suo.

Si tratta di un romanzo dai risvolti psicologici non indifferenti. Io ammetto di non aver provato alcuna empatia per Amanda: mi è sembrata fin dall'inizio una persona molto strana e con la quale fosse impossibile creare un qualsivoglia rapporto. E credo che l'autrice abbia colpito nel segno per aver reso alla perfezione questa tipologia di personaggio.

Quando incontra Samuele e suo padre Davide per Amanda qualche cosa cambia. Ci sono delle solitudini che si incontrano e si riconoscono ma non solo. 

Samuele è il personaggio che ho amato più di tutti: un bambino orfano di madre, profondamente solo e invisibile, come lui stesso si sente, sia agli occhi di un padre che si è trovato troppo presto a vestire i panni di padre e per di più vedovo ma anche agli occhi dei tutti coloro che gli gravitano attorno sia a scuola che nel resto della famiglia. Anche lui chiuso in una gabbia di protezione in cui, fino a questo momento, nessuno è stato capace (o ha voluto?) di entrare.

Lo scossone legato alla presenza di Samuele e Davide nella sua vita la porterà a fare una scelta: abbattere quella gabbia e, nonostante i numeri, affrontare il futuro con serenità, capiti ciò che capiti. Ce la farà?

Pur non essendo entrata in sintonia con la protagonista (e pur non essendo riuscita a dare una identità psicologica ben precisa a Davide) devo dire che la lettura non mi è dispiaciuta affatto.
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Dimmi che non può finire
Simona Sparaco
Einaudi Editore
312 pagine
18.00 euro copertina flessibile - 9.99 euro Kindle

martedì 23 marzo 2021

Io sono una famiglia (L. Chester Brown)

Io sono una famiglia è la storia di una vita.

Arianna racconta la sua storia e, di riflesso, quella di coloro che gli sono gravitati attorno. E' una donna che è alla ricerca di un suo equilibrio. Una donna che porta sulle sue spalle il peso di una vita difficile, resa difficile dalla malattia mentale di una madre che non ha mai trasmesso affetto o amore ai suoi figli ma che, a sua volta, non ne ha mai ricevuto. Come può trattare gli altri con amore chi l'amore non lo ha mai incontrato? E come può relazionarsi con dolcezza agli altri chi la dolcezza non l'ha mai letta nei gesti, nelle voci, nei modi di fare di chi aveva accanto.

Ecco, dunque, che Arianna si trova a raccogliere i frutti di una lunga vita fatta di severità, di imposizioni, di rigidità da parte di una madre, Ada, che è palesemente malata ma che nessuno sembra voler riconoscere come tale. Lungi da me l'intenzione di giudicare ma credo che stia proprio qui il problema: l'idea di nascondere la vera indole di una donna che, al cospetto di altre persone sa essere docile e moderata ma che, con suo marito e i suoi figli, si trasforma. Da questa situazione Ada ha tratto la sua forza, sempre più consapevole (io così l'ho vista) di poter tenere sotto scatto suo marito e i suoi figli con il suo carattere forte, con le sue prese di posizione, con la sua rigidità e franchezza che sempre più spesso si sono trasformate in offese, mancanza di rispetto, mancanza di amore. Non è stato per amore che si è sposata così come non è stato per amore che ha dato alla luce i suoi figli. Ed anche se attorno a lei, alla Ada adulta, avrebbe potuto trovare tutto l'amore del mondo, non è stata capace di riconoscerlo, di apprezzarlo, di farsi riscaldare l'animo.

Accanto ad Arianna e ai suoi due fratelli, per fortuna, c'è Francesco: un padre amorevole che, invece, a differenza di sua moglie è cresciuto nell'amore e nell'armonia, sa essere tenero e dolce perché è così che è stato cresciuto, sa trasmettere fiducia ai propri figli perché è cresciuto nella fiducia reciproca. Un marito paziente e un padre amorevole: tale si dimostra essere Francesco. Ma è anche un uomo che porta sulle sue spalle il grande peso della malattia della moglie, che ne subisce costantemente le angherie, i cambi d'umore, la violenza verbale ma anche fisica perché quando si è malati di mente (la malattia di Ada non viene mai nominata ma il lettore la identifica ben presto in questo modo) le reazioni ad ogni minimo stimolo possono essere inimmaginabili.

Arianna è cresciuta nella certezza di essere una bambina cattiva,  irrispettosa, di essere la causa delle reazioni della madre. Perché è questo che lei le ha trasmesso fin da piccina. Il percorso che la porterà ad assumere la consapevolezza che non era affatto così sarà lungo e difficile ma, grazie anche alla capacità di trarre forza dall'amore che suo padre le ha saputo trasmettere, riuscirà a trovare quell'equilibrio che da sempre le è mancato.

Quella di Arianna è una storia di profonda sofferenza ma anche un messaggio di speranza ed un invito a credere nella forza dell'amore.

Francesco è il personaggio che ho amato di più in assoluto. Anche nella sua silente disperazione - quella dovuta alla consapevolezza di avere accanto una donna diversa da quella che aveva immaginato, una donna che non ama ne' lui ne' i suoi figli - non manca mai di essere gentile, positivo, sorridente. Ho ammirato la sua forza, il suo coraggio. Mi spiace solo che tutto ciò non l'abbia portato a capire che l'unico modo per aiutare la sua famiglia, e sua moglie in primis, fosse quello di avere la fermezza di far curare una donna palesemente malata.

E' una lettura che mi ha catturata e che mi ha indotta a chiedermi se fosse una storia vera oppure un romanzo di pura invenzione. 

Quando ho letto, nella pagina finale, che oggi Arianna divide la sua vita tra Bogliasco, in compagnia della gatta Trilli, il Madagascar dove ha fondato l'orchestra AllegroModerato di Diego Suarez e i vari posti nel mondo in cui rincorre le sue figlie girovaghe ho capito che Arianna (anche se non è questo il suo vero nome) esiste davvero. Non un romanzo, dunque, ma una vita vera. Che merita ancora più rispetto.
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Io sono una famiglia
Liz Chester Brown
240 pagine
10.00 euro copertina flessibile

lunedì 22 marzo 2021

Il bacio d'argento (A. Curtis Klause)

Non amo storie di vampiri ma ci sono cascata di nuovo. Il bacio d'argento è un libro che mi aspetta da tempo, acquistato per curiosità attirata soprattutto dalla dicitura romanzo gotico che ho trovato in copertina.

Non sono molto esperta di romanzi gotici e nemmeno di vampiri. Lo ammetto. 

Però mi piace spaziare con le mie letture ed il gotico è un genere che da tempo ho il desiderio di approfondire per cui eccomi qui a parlarne, a lettura terminata.

Devo dire innanzitutto che è un romanzo molto triste. È triste la protagonista, Zoe, è triste la situazione che sta vivendo con la madre malata terminale di cancro, è triste Simon, il vampiro che incontra, tormentato da un'esistenza-non esistenza e da una dannazione che gli pesa. Non è un personaggio spocchioso ma tormentato. Ed è triste anche tutto il resto, con un'amica che se ne sta andando visto che la famiglia si trasferisce, un padre che è troppo impegnato tra il lavoro e la malattia di sua moglie per pensare a lei.

Nel mettere a fuoco il personaggio di Zoe ho immaginato una giovane profondamente sola ed anche un tantino incosciente nel momento in cui incontra un giovane che mostra subito di avere qualche cosa da nascondere ma che, ben presto, le racconterà tutto della sua vita, della sua lunga esistenza e della sua missione. E non è certo una storia semplice da digerire ma lei non batte ciglio. Finalmente si sente considerata da qualcuno e sembra non dare nessun peso al pericolo e alla morte che quel giovane si porta dietro. Questa sua incoscienza mi ha un po' indispettita, sulle prime, poi mi sono resa conto che, probabilmente, è dovuta al grande vuoto che questa ragazza ha dentro. Un vuoto che Simon sembra poter riempire, in qualche modo.

Le ambientazioni tetre, scure, notturne sono quelle che mi aspettavo e sono piuttosto efficaci ma non mi aspettavo che da metà libro in avanti la narrazione accelerasse a tal punto da farmi pensare che l'epilogo stesse arrivando con eccessiva velocità. Un epilogo, tra l'altro, che non avevo assolutamente immaginato e che mi è sembrato il più giusto per tutti. 

Ho notato che non viene fatto il minimo accenno ad eventuali indagini effettuate per risalire alla mano omicida - perché è di questo che si parla, anche - ed ho avuto come la sensazione che la comunità si rassegnasse, quasi, a quelle sistematiche morti, come se sapesse di essere impotente davanti ad una così chiara manifestazione del male.

Non ho termini di paragone per cui non sono in grado di fare confronti con altri libri di questo genere. Ho letto la serie Black Friars e nient'altro, non credo che basti per mettere a confronto libri che, peraltro, sono stati pubblicati a distanza di oltre venti anni l'uno dall'altro (o meglio, dagli altri, visto che si tratta 
di una serie) per cui si può pensare che il genere sia anche evoluto. 

Lettura piaciuta? Non che mi aspettassi qualche cosa di più, a dire il vero... però l'ho trovata un po' lenta e ripetitiva nella prima parte per poi, come ho accennato, arrivare ad un'accelerazione. 

Se si cerca un libro di questo tipo senza troppe aspettative e se si tiene conto che è stato scritto più di venti anni fa allora andate tranquilli!
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Il bacio d'argento
Annette Curtis Klause
Salani Editore
184 pagine
12.00 euro copertina flessibile

martedì 16 marzo 2021

Tutte le volte che ho pianto (C. Fiorello)

Tutte le volte che ho pianto l'ho fatto per amore.

Flora è la protagonista di un romanzo che, devo essere sincera, mi ha trasmesso una profonda tristezza sommata a tante altre emozioni. 

E' una donna che è convinta di aver trovato il suo equilibrio: tradita più volte dal marito Antonio, sposato da giovane e dal quale ha avuto una figlia - Bianca - ha scelto di tenersi alla larga dagli uomini. Ha sua figlia, ha l'anziana madre a cui pensare ed un bar da tirare avanti. Uomini, in questo contesto, non sono contemplati perché portano solo guai, non meritano fiducia... La verità è che Flora non intende darsi una seconda possibilità come donna e a lei sta bene così: nel limbo di un matrimonio finito ma di un sentimento che non è del tutto scomparso verso un uomo che, dice, non è stata capace di tenersi stretto. Ma che, allo stesso tempo, non sente di poter perdonare.

Nella prima parte del libro ho conosciuto una Flora rassegnata, senza prospettive che non vadano oltre la routine quotidiana, senza interessi che travalichino la quotidianità già impegnativa di suo per una donna sola. 

Ed ho anche cercato di capirla: non è semplice dimenticare un uomo con il quale si sono condivisi tanti anni di vita, che si è sempre creduto potesse essere l'uomo della vita, il padre ideale per i propri figli ma, allo stesso tempo, non è semplice perdonarlo per le tante scappatelle che si è concesso durante il matrimonio. 

Ho cercato di darle ragione quando l'ho sentita ripetere più volte che gli uomini andassero tenuti alla larga ma... non ce l'ho fatta a stare dalla sua parte. La Flora della prima parte del libro mi ha irritata, non mi è piaciuta perché sempre più schiacciata sotto il peso dei ricordi, delle responsabilità e di quella sorta di rassegnazione che ho letto tra le righe. Pronta a darsi tante colpe, troppe secondo me.

Lungi da me il pensiero di giudicare chi, dopo una grande delusione, sceglie di chiudere tutte le porte che ha attorno e allontanare ogni tentativo di contatto da parte di chi intendesse fare capolino in quell'esistenza segnata dal dolore. Così come chi si sia trovato a fare i conti con perdite dolorose che non posso nemmeno immaginare... Non intendo giudicare nessuno. Non posso negare, però, che la Flora che ho amato di più è quella della  parte centrale del libro: una Flora che decide di darsi una possibilità, che non allontana lo spiraglio di quella felicità che ogni donna merita. Una scelta non semplice, non lo metto in dubbio e nemmeno priva di ostacoli che, puntuali, si presentano puntuali alla sua porta.

Dopo tante elucubrazioni mentali, tanti interrogativi rimasti senza risposta la protagonista cambia da una pagina all'altra: questo suo percorso di maturazione e consapevolezza passa per altre dolorose situazioni che, ad un certo punto, mi hanno fatto davvero pensare a quanto possa essere sfortunata quella donna. 

A ben guardare, però, non è lei la persona sfortunata perché lei c'è, ha un presente, ha una figlia, una madre, un lavoro... cosa che per altre persone che le sono state accanto non è possibile dire. Non è la sua l'esistenza sfortunata e di questo mi sono augurata che si rendesse conto, prima o poi. Ed è qualcosa su cui ho riflettuto molto anche io, guardando alla mia vita.

Non voglio svelare altro, nemmeno dire se questa consapevolezza arriva. Mi limito a dire che la sua storia potrebbe essere quella di tante altre donne.

Ho pensato a mia madre che ha perso sua sorella maggiore quando era un'adolescente. Ho pensato a mia nonna che ha perso la sua primogenita ed ha convissuto con questo dolore, in silenzio, per tanti anni. Ho pensato a mio nonno venuto a mancare troppo presto. E mi sono emozionata quando questi ricordi, grazie alle vicende di Flora, mi sono tornati alla mente. Mi sono anche chiesta come mia madre o mia nonna abbiano elaborato quel dolore così grande e mi sono resa conto di non averne mai parlato con loro. Con mia nonna, ormai, non posso più farlo ma con mia madre, se vorrà, sì. Ed è merito di Flora se ho avuto questi pensieri. E' merito dell'autrice che mi ha messo tra le mani una storia così. Una storia d'amore, di dolore, di passione, di tradimento, di legami indissolubili ma anche di legami da creare.

Chiudo prendendo in prestito le parole di una donna anziana che Flora incontra nel suo cammino ma alla quale non riesce a dare un nome.

...quando si scende all'inferno, poi si diventa più forti. Nessun dolore è mai inutile.
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Tutte le volte che ho pianto
Catena Fiorello
Giunti editore
272 pagine
18.00 euro copertina rigida - 9.99 Kindle

domenica 14 marzo 2021

Le ragazze morte sono facili. Sono quelle vive a creare problemi! (T. Garey)

 La tragedia della vita non è che finisce troppo presto, è che aspettiamo troppo tempo per viverla

Sta tutto qui il senso del libro Le ragazze morte sono facili. Sono quelle vive a creare problemi! che ho ricevuto tempo fa come premio per aver vinto una challenge. Ho aspettato un po' per leggerlo, devo ammetterlo, ma era arrivato il suo momento e l'ho letto con piacere. Cercavo un po' di leggerezza, sono sincera, una lettura senza troppo impegno e che fosse di mero intrattenimento. E l'ho trovato!

Anche se è codificato come libro horror, di horror non ho trovato niente che andasse oltre qualche rito vudù, anime di qualche morto cha fanno capolino nella vita della protagonista e qualche bara da riportare alla luce ma senza che ciò sia proposto al lettore con una narrazione che possa mettere paura o creare tensione. 

Tutto molto leggero, infarcito anche di momenti rosa che nel contesto non ci stanno poi così male e con personaggi che strappano qualche sorriso di tanto in tanto.

Nicki Styx è una giovane che vive una singolare esperienza di pre-morte. Arriva sul punto di morire ma non è ancora la sua ora per cui, dopo aver visto la Luce, torna tra i vivi. Qualche cosa è cambiato in lei, però: riesce a vedere le persone morte. 

Salvare anime perdute non è mai rientrato nella mai lista di cose da fare. Voglio solo lavorare nel mio negozio e condurre una vita normale.
Ecco come si sente Nicki, lo dice lei stessa. Non si è certo andata a cercare nient'altro che non fosse una tranquilla vita tra il suo negozio, i ragazzi e i suoi amici invece si trova in una situazione alquanto particolare.

The sixth sense docet. Il principio è lo stesso: la ragazza vede persone morte che le chiedono aiuto a portare a termine delle missioni che permetterebbe loro di eclissarsi in pace. Una trama non del tutto originale se non fosse per la piega che prende la situazione...

Accanto a Nicki gravitano personaggi piuttosto bizzarri. Tra tutti, Evan - collega di lavoro gay, felicemente fidanzato con l'uomo dei suoi sogni - con il quale la ragazza gestisce un negozio di abiti vintage me anche Joe, un dottore che la avvicina con la scusa di studiare il suo caso ma che diventerà qualche cosa di più.

Devo dire che i personaggi non sono molto approfonditi dal punto di vista psicologico. Mi sarebbe piacito conoscere meglio la protagonista così come Evan e tutti gli altri ma per la tipologia di lettura va bene così. Non so ben definirne il genere. Ho pensato ad un fantasy (perché di fantasia ve n'è molto) mixato a descrizioni che vorrebbero essere horror ma che horror non sono... Una lettura senza alcuna pretesa che, dopo tanta fantasia, porta a qualche cosa di molto concreto: la vita va vissuta appieno senza perdite di tempo, senza rinviare, senza posticipare. Perché il tempo, da un momento all'altro, potrebbe non esserci più concesso...
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Le ragazze morto sono facili. Sono quelle vive a crerare problemi
Terri Garey
DelosBooks
273 pagine
14.90 euro copertina flessibile

venerdì 12 marzo 2021

I piaceri intimi del cioccolato (F. & G. Park)

Niente di erotico. Anche se il titolo fa pensare a piaceri di un certo tipo, quelli legati al cioccolato sono piaceri per il palato e piaceri per l'anima. Sono i piaceri legati al negozio di cioccolato Chocolate Chocolate delle due autrici perché sono loro le protagoniste (ed il negozio esiste davvero) di una storia che è la loro storia.

Fances e Ginger si raccontano. Raccontano la loro impresa iniziata quasi dal nulla dopo essere rimaste orfane di padre, con accanto una mamma cresciuta in una famiglia di un certo livello e pronta, dopo aver archiviato quella vita, a fare la sua parte seppur in sordina. E' lei la terza socia dell'avventura che porterà Frances e Ginger a realizzare un sogno tra alti e bassi, tra avventure e disavventure che avranno nomi e cognomi ben precisi. Prima tra tutte, quella con un costruttore che si assume l'impegno di preparare a dovere il loro negozio per l'inaugurazione. 

Ma le difficoltà non mettono paura alle due ragazze che, armate di buona volontà, dei loro sorrisi, di spirito imprenditoriale e profondo amore per il cioccolato riescono a mettere in piedi e far crescere, nel tempo, quello che diventerà un vero e proprio punto di ritrovo per appassionati di cioccolato e golosi di ogni età.

Nel raccontare la loro storia le due ragazze parlano, da una parte, di tutto ciò che avviene dietro le quinte quando si decide di intraprendere un cammino imprenditoriale come il loro, ma parlano anche delle persone che sono, di fatto, il loro negozio. Perché tartufi e bonbon nulla sarebbero senza quei volti, quelle mani, quegli occhi che pian piano diventano clienti fissi e che fanno del negozio un punto di riferimento anche per scambiarsi esperienze ed aprire il cuore oltre che per coccolarsi con una pralina. Ecco, dunque, che il lettore impara a conoscere la ragazza che passa ogni venerdì, il tipo silenzioso co

La prima cosa che mi viene da dire è che ho avuto l'impressione di mettere su qualche etto solo con la lettura: sono tante e tali le descrizioni di ogni tipo di cioccolato, dei profumi, delle miscele, delle sensazioni legate ad un cioccolatino addentato che ho proprio avuto quella impressione. Per non dire le tante volte che mi sono alzata ed ho aperto tutti gli sportelli di casa in cerca di qualche cosa di dolce da addentare!

A parte questo (dovuto alla mia già innata golosità, accentuata ancor di più dalle meticolose descrizioni) non posso negare di aver avuto qualche difficoltà nella lettura per via dell'uso della terza persona narrante che poi passa alla prima persona e poi torna alla terza, entra in scena una voce esterna per poi tornare ad essere una delle protagoniste. Una gran confusione da questo punto di vista.

Un esempio (teniamo conto che le protagoniste sono Ginger e Frances).

Ben presto, però, Ginger si trovò di nuovo ad aprire il negozio da sola. Anche il locale sembrava diverso quando noi non eravamo in sintonia. Dopo sei mesi, la storia di Francie con Mr X..... 

Dunque... non è Ginger che narra. Non è Francie che narra... ma allora chi è? Si parla di noi... noi chi? Purtroppo tutta la narrazione è così. Pian piano ci si abitua ma qualche cosa non torna.

Quando Ginger strappò il microfono immaginario a Francie per gettarlo fuori dal finestrino, ridemmo così forte che per poco non finimmo fuori strada.

Premesso che in macchina sono solo loro due, ridemmo a chi si riferisce? Noi chi? Se narri in prima persona devi farlo in prima persona... 

A parte questo, la storia è godibile, non ci sono grossi colpi di scena ma è comunque piacevole leggere le avventure e le disavventure di queste due ragazze, le storie della loro clientela e, in particolare, la storia della loro madre che, onestamente, mi avrebbe fatto piacere approfondire maggiormente. 

Un piccolo appunto sul titolo e sulla copertina: credo che titolo e copertina originali sarebbero stati molto più calzanti di quanto non lo sia l'immagine sulla versione italiana che, seppur gradevole, secondo me fa pensare a qualche cosa di molto più carnale di ciò che, invece, nel libro si legge.

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I piaceri intimi del cioccolato
Frances & Ginger Park
Piemme Voci
318 pagine
9.90 euro copertina rigida

mercoledì 10 marzo 2021

Un amore qualunque e necessario (M. B. Keane)

Può un amore nato da bambini come profonda amicizia sbocciare come legame per la vita? 

Può, questo sentimento, segnare le vite dei protagonisti e legare in maniera indissolubile le loro esistenze anche quando le prove quotidiane sono ben diverse da quelle immaginate? 

Può, soprattutto, una storia d'amore non scadere nello scontato, non assumere quei melensi toni rosa che portano lettori come me a storcere il naso e a passare ad altro?

Mary Beth Kean dimostra che sì, tutto ciò è possibile nel libro Un amore qualunque e necessario. Dimostra anche, però, che non è semplice e tantomeno scontato visto che la vita apre ad ognuno dei protagonisti strade diverse da percorrere ed anche non desiderate, a ben guardare. Strade, soprattutto, non prive di ostacoli. 

I protagonisti sono Kate Gleeson e Peter Stanhope: sono vicini di casa dalla nascita (peraltro avvenuta a sei mesi di distanza l'una dall'altro) e vivono in famiglie che hanno in comune solo il fatto che i rispettivi padri sono dei poliziotti. Più colleghi che amici ma, comunque, vicini di casa. 

Kate ha un'esistenza serena con due sorelle maggiori, una madre premurosa ed un padre attento alle necessità della famiglia oltre che dedito al proprio lavoro.

Peter è figlio unico e porta sulle spalle un peso molto più grande di quello che un bambino, prima, e un ragazzino della sua età poi, dovrebbe portare: sua madre ha dei problemi mentali, manifesta comportamenti anche aggressivi a volte (per lo più verbalmente... all'inizio) ed un padre che ben presto manifesta tutta la sua insofferenza ad affrontare questa situazione. 

Peter trova in Kate la sua forza così come lei trova in Peter la sua sicurezza. E non c'è difficoltà che non possa essere superata quando, poi, entrambi sanno di poter contare l'uno sull'altra. A rompere l'equilibrio raggiunto, però, sopraggiunge un evento tragico che tocca entrambe le famiglie e rompe inevitabilmente i legami portando Peter lontano da Kate. 

Tra le pagine di questo libro ho trovato, prima di tutto, la vita. 

Vita che scorre inesorabile e mette i vari protagonisti davanti a situazioni e scelte che ne fanno emergere il carattere e la personalità. E' questo, secondo me, il punto di forza del romanzo. Oltre alla trama che è stata ben concepita, i personaggi ben delineati fanno la differenza. Con una scrittura scorrevole e mai banale, l'autrice offre al lettore personaggi che restano nel cuore.

Quello che maggiormente mi è rimasto dentro è Peter: troppo abituato a stare al suo posto per non alimentare le reazioni di sua madre, pronto a rimediare in modo paziente alle sue sfuriate, sempre pronto a perdonare e a concedere ogni attenuante ad una donna malata, Peter diventa il classico bravo ragazzo. Troppo bravo, a dire il vero. Tanto che arriva il momento di lasciar esplodere tutto ciò che cova da tempo sotto la cenere. Peter ha una vita difficile, diciamolo. Anche se sorride. Anche se consola. Anche se sostiene. Anche se perdona.

La sua, quella della sua famiglia, quella di Kate e della sua famiglia è una storia d'amore, di allontanamenti e riavvicinamenti, di paura, di vera e propria codardia ma anche di coraggio, di premura, di attenzione, di dolore, di sofferenza, di difficoltà. E' una storia di rabbia e di perdono, farcita di conquiste ed errori. 
Una storia che mi ha fatto riflettere su quale valore ognuno di noi sia disposto a dare alla parola perdono. E alla parola amore.
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Un amore qualunque e necessario
Mary Beth Keane
Mondadori editore
432 pagine 
19.50 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle

martedì 9 marzo 2021

Ciò che nel silenzio non tace (M. Merletti)

Sulle prime il titolo di questo libro non mi suonava bene. Ora, a lettura terminata, dico che è perfetto.
Perfetto per raccontare una storia di silenzi, di segreti, di paura, di incertezza ma anche di speranza e di profondo amore: l'amore di una madre per suo figlio, l'amore di una sorella per un fratellastro mai conosciuto, l'amore di una donna anziana per la famiglia che ha sempre cercato di proteggere con il suo silenzio, l'amore per il prossimo.

Nel romanzo Ciò che nel silenzio non tace l'autrice riesce ad intrecciare in un tessuto narrativo di fantasia fatti storici e situazioni realmente accadute senza che l'uno predomini sull'altro. I tempi passati tornano a vivere nei ricordi di chi, nella nostra epoca, si trova a fare i conti con un passato mai dimenticato e capace di continuare ad allungare la sua ombra su esistenze che hanno sempre cercato di evitare che ciò accadesse. O che di tali ombre sono sempre state all'oscuro.

Così, la storia di un bambino sottratto a morte certa nel braccio femminile "Le Nuove" di Torino, nel 1944, nato dall'amore tra una deportata e il suo compagno, anch'egli finito in carcere, si intreccia con quella di una giovane donna che, alle soglie del 2000, vorrebbe ritrovare un fratellastro di cui non conosceva l'esistenza. Quel bambino, Libero, affidato a braccia caritatevoli da una suora ribelle che ha fatto di tutto per salvare vite, è figlio di sua madre, di quella donna che è sfuggita al carcere ma che ha taciuto per anni quel passato che le è rimaso impresso su un braccio, con lettere e numeri ma ancor più profondamente nell'anima.

Ciò che nel silenzio non tace, pur avendo un bambino al centro della vicenda, è una storia di donne.

E' la storia di Teresa, una donna che ha fatto i conti con le conseguenze di scelte non sue e che ha deciso di affidare al silenzio la sua esistenza. Un silenzio rispettoso, discreto ma non per questo meno sofferto. 

E' la storia di Elda, quella giovane donna che si è trovata a vivere l'esperienza del carcere all'epoca della seconda guerra mondiale e che ha affidato al silenzio la sua vita perchè consapevole, una volta uscita da lì, che nessuno avrebbe potuto credere alla testimonianza della violenza che si è consumata tra quelle pareti.

E' la storia di suor Giuseppina De Nuro della congregazione Figlie della Carità. Era lei, all'epoca, la Madre Superiora della sezione femminile del Carcere giudiziario Le Nuove e, con padre Ruggero Cipolla, non si tirò indietro dall'a'assistere i detenuti e confortare i condannati a morte, tentando di rendere meno disumane le condizioni carcerarie imposte dal regime e dalle SS e cercando, in ogni modo possibile, di salvare vite. Anche quelle di quei bambini che, altrimenti, sarebbero andati incontro a morte certa. 

E' la storia di Aila: una giovane donna che viene a conoscenza, per caso, dell'esistenza di un fretallastro che inizia ad essere la sua ossessione, tanto da portarla a fare delle ricerche nella speranza di che cosa? Non sa nemmeno lei di che cosa. Di abbracciarlo? Di rivederlo? Di sapere cosa fa e dove vive per continuare a vivere esistenze distanti l'una dall'altra? Oppure per tentare di instaurare un rapporto a distanza di così tanto tempo? Non lo sa, a dire il vero, ma non si sottrae a ciò che il suo cuore le dice di fare. Cercarlo. E se questo vuol dire scavare nel passato di sua madre e portare a galla quel dolore immenso che lei ha sempre taciuto, è disposta a correre il rischio di vivere, seppur in modo indiretto, la sofferenza che sua madre ha sempre nascosto nel suo intimo.

Sono donne forti, provate da un'esistenza che - seppur in modo differente - le ha messe davanti a scelte importanti, senza avere uomini accanto. 

E' una storia che mi ha toccata anche se devo ammettere che in alcuni passaggi ho fatto fatica a posizionarmi nel periodo storico giusto: l'autrice alterna ricordi a narrazione al presente e bisogna tenere a mente nomi e situazioni per non perdere il filo. Dopo le prime pagine, che servono per entrare nella storia e per capire di cosa stiamo parlando, la difficoltà scompare.

Letto in collaborazione con Thrillernord, lo consiglio.
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Ciò che nel silenzio non tace
Martina Merletti
Einaudi editore
271 pagine
18.00 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle

giovedì 4 marzo 2021

A piedi nudi, a cuore aperto (P. Zannoner)

Un libro importante. Tematiche attuali proposte senza alcuna superficialità con una scrittura non pesante e scorrevole ma, sempre e comunque, argomenti che non possono essere letti se non con la dovuta attenzione.

Sapevo che il libro di Paola Zannoner, A piedi, a cuore aperto, non sarebbe stata una lettura di svago. E non mi sbagliavo affatto.

Lei è Rachele, lui è Taisir. Lei ha quattordici anni, lui poco di più e frequentano la stessa scuola seppur in classi diverse. Il loro incontro, del tutto casuale e fuori dall'ambiente scolastico, darà il via ad una vera e propria avventura alla scoperta l'uno dell'altra. 

Lui è un tipo misterioso, silenzioso, diffidente. Sembra avere dei segreti, difficile da avvicinare, quasi incomprensibile nel suo modo di fare. Arabo palestinese, vive in un quartiere lontano da quello, più borghese, in cui vive Rachele ma questo non impedisce alla ragazza di tentare un contatto, di tentare di creare le condizioni per vivere un sentimento puro come può essere quello che lega due adolescenti. Non un arabo-palestinese ed un'italiana ma Taisir e Rachele, un ragazzo ed una ragazza in cerca di emozioni, di calore, di amore come avviene alla loro età. Questo è ciò che vorrebbe Rachele ed è ciò che cerca di far comprendere a lui ma anche a tutti coloro che le gravitano attorno.

Se, da una parte, la famiglia di Rachele è sempre stata di ampie vedute, con genitori impegnati l'uno sul fronte educativo ed artistico, l'altra sul fronte politico-amministrativo, dall'altra la famiglia di Taisir non può dirsi altrettanto aperta. Ha un passato alle spalle ed anche un presente che appare poco chiaro.

Non mancano le difficoltà fin dall'inizio ma Rachele è tenace e, pur nella consapevolezza di essersi infilata in una situazione per niente facile, cerca di fare di tutto per abbattere quei muri che secondo il suo parare non esistono ma che per la società in cui i ragazzi vivono, invece, sono non solo esistenti ma anche piuttosto solidi. Culture diverse, abitudini diverse, una storia diversa... 

Il percorso che segue principalmente Rachele per cercare di farsi apprezzare semplicemente come una ragazza innamorata, senza etichette o definizioni è un percorso accidentato e nemmeno per Taisir è semplice abbassare quella cortina di diffidenza che, da sempre, lo avvolge. Pur essendo nato in Italia lui è e resta uno straniero, additato con la sua famiglia, controllato dalle forze dell'ordine, guardato di traverso dai compagni a scuola. Sembra non potersi permettere di essere semplicemente un ragazzo di quindici anni come tutti gli altri perché pare avere un'etichetta appiccicata addosso, un'etichetta che lo identifica con forza.

Non è una storia semplice e ammetto che, soprattutto in alcuni dialoghi, i due ragazzi mi sono sembrati piuttosto impostati. Avendo degli adolescenti in casa, conoscendo i loro amici, sentire certi discorsi messi in bocca a ragazzini della loro età mi è sembrato un po' forzato ma non metto in dubbio che ci possano essere davvero dei giovani maturi al punto di discutere in modo serio e con cognizione di causa della situazione palestinese, del razzismo che aleggia un po' ovunque, della voglia di riscatto, del bisogno di essere accettati come persone, senza etichette.

Rachele ha il coraggio di mettersi in gioco in prima persona, ha voglia di conoscere il mondo in cui vive il ragazzo che le piace e si rende conto che ci sono diversi modi di vivere, diametralmente opposti l'uno dall'altra. Si rende conto che non è poi così scontato avere la lavastoviglie in casa o una stanza ad uso esclusivo. Si rende conto che ci sono due mondi che sembrano viaggiare su piani differenti pur convivendo nella stessa città. E non ha paura di approcciarsi a quel mondo che non è il suo rischiando anche di venire additata dai suoi amici, da chi non comprende il suo modo di fare, la sua voglia di conoscere e non di giudicare.

Taisir, da parte sua, è molto più concreto di Rachele e più disilluso ed anche scettico, all'inizio, diffidente.  Mi è sembrato anche antipatico in alcuni frangenti. Ma poi parla (a dire il vero non parla molto)... e io muta!

"Non ti sei accorta della differenza? Tu hai una carta d'identità, io ho dei fogli, perché io non sono un cittadino italiano, anche se sono nato e vivo qui. Non sono né italiano né palestinese, non ho cittadinanza, non ho appartenenza, non ho un bel niente. Sono una specie di detenuto in libertà vigilata, senza aver commesso alcun crimine, o meglio, il crimine è che sono figlio di immigrati palestinesi".
Sulle dinamiche della storia non mi sbilancio perchè va goduta piano piano. Certe scelte vanno capite. Criticate, anche (a me è capitato di farlo) ma bisogna almeno mettersi nella condizione di ascolto. Senza pregiudizi. Senza illusioni ma anche con tanta fiducia in questi ragazzi che sanno stupirci.

Ps. libro per ragazzi ma che io consiglio anche a lettori adulti.
***
A piedi nudi, a cuore aperto
Paola Zannoner
Fanucci Editore
236 pagine
12.50 copertina flessibile