venerdì 24 aprile 2020

Un segreto non è per sempre (A. Gazzola)

Seconda avventura di Alice Allevi. Lo dico subito: trama molto arzigogolata (la stessa autrice lo ammette in coda dal libro così come ammette che questo è il libro a cui è maggiormente affezionata) e Alice più detective che medico legale.
Ho apprezzato l'attenzione nel mettere a punto una trama così strutturata, ho apprezzato l'abilità dell'autrice di mettere in piedi una storia di questo tipo ma io Alice, per quel poco che la conosco, la preferisco con il camice bianco, quando si perde i cadaveri lungo i corridoi o quando fa cadere teschi preziosissimi...

Questa volta la storia prende le mosse da una richiesta di interdizione per un anziano scrittore. Alice viene immediatamente coinvolta dal commissario Calligaris che l'aveva lasciata, in chiusura del libro precedente, con una proposta ben precisa: aiutarlo nei casi che si in futuro fossero arrivati alla sua attenzione, soprattutto per via del suo spirito d'osservazione, per la sua testardaggine, per la sua attenzione ai particolari ed anche per il suo buon cuore. Caratteristica, questa, che a volte penalizza i professionisti nella loro attività quotidiana ma che, nel caso di Alice, l'aiuta nel non volersi fermare alle apparenze e voler arrivare a fare di tutto affinchè emerga la verità dei fatti.

Konrad Azais è il personaggio da cui tutto ha inizio. 
E' un anziano molto singolare, un artista (e come tutti gli artisti che si rispettino è un po' strano ed ha anche una passato un po' burrascoso) burbero ed eccentrico nei confronti del quale i figli intendono chiedere l'interdizione. Nella relativa perizia Calligaris coinvolge Alice che da questo momento in avanti si vedrà alle prese con un sospetto caso di suicidio visto che proprio Azais viene trovato morto, probabilmente suicida... ma non troppo.

Da legami familiari molto particolari, equilibri filiali estremamente delicati, vecchi amori, nuove passioni, piccole prove disseminata in giro, un testamento capace di indispettire qualcuno, una lettera d'addio alquanto sospetta, Alice si troverà a fare l'investigatrice più di quanto non faccia il medico legale.
Il punto, secondo il me, è tutto qui.
Brava, intuitiva, tenace, testarda, intelligente come ha già dimostrato di essere, ma l'ho vista completamente fuori da quello che dovrebbe essere il suo ambiente: l'Istituto di Medicina Legale.
Claudio Conforti, il suo insegnante, ha un ruolo marginale in questa storia così come tutto l'ambiente accademico. 
Anche la sua vita personale passa in secondo piano in questo secondo libro con un ex amore lontano, sempre più lontano, pensieri sempre meno chiari, desideri ancor meno chiari. 

Alice è presa, presissima dalle indagini e quando non è fisicamente con Calligaris è con lui mentalmente visto che non riesce a staccarsi dal caso. Anche stavolta, infatti, quando il cadavere arriva sul tavolo di marmo dell'Istituto per l'autopsia, Alice è già coinvolta visto che conosce la vittima e lo sarà sempre di più proprio per via del suo ruolo esterno all'Istituto stesso.

La preferisco nelle vesti di medico legale/investigatrice per caso e non il contrario. Ma è una mia opinione che nulla toglie alla struttura delle storia, allo spessore dei personaggi e tutto il resto.
La famiglia Azais, anzi, ha molto da raccontare. Molto più di quanto si possa pensare all'inizio.

Un altro aspetto che mi ha un po' disturbata (l'avevo già notato nel precedente libro ma credevo che fosse un caso...) è il continuo riferimento a marchi (negozi d'abbigliamento, prodotti di vario tipo) che nulla danno alla narrazione, non la arricchiscono se non in termini di pubblicità. Se si parla di un vestito particolarmente fantasioso non credo che sia necessario dire da quale catena d'abbigliamento realmente esistente arrivi. Magari sono io ad essere pignola ma ho letto parecchia pubblicità tra le righe.

A parte questi rilievi la storia pur essendo un tantino macchinosa si segue bene, lo stile è scorrevole e credo che andrò avanti con la serie, sperando di ritrovare Alice con un bisturi in mano e, magari, con Arthur accanto (questo è un mio desiderio, più che altro!).
***
Un segreto non è per sempre 
Alessia Gazzola
415 pagine
TEA editori
8.99 formato Kindle - 10.00 euro copertina rigida - 4.75 copertina flessibile

giovedì 23 aprile 2020

I tre porcellini (Paolo Valentino)

In questa giornata dedicata alle lettura - cade oggi la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d'Autore - mi cimento in una recensione un po' particolare, di una lettura per bambini, consigliata dai 6 anni in avanti.

Si tratta de I tre porcellini. Chi non la conosce?

Ce la raccontavano i nostri nonni e ci mettevano paura quando simulavano la voce del lupo cattivo, e poi quel soffio potente che sembrava voler portar via i capelli dalla nostra testa!

Chi non ha tremato assieme a quelle piccole creaturine rosa (Timmy, Tommy e Pommy nell'edizione  che ho avuto tra le mani io ma che ricordavo come Timmy, Tommy e Jimmy) che vengono indirizzate dalla mamma ad andarsene di casa - e qui si apre un mondo... oggi i nostri ragazzi sono ancora a casa a 35 anni!!! - per affrontare da soli la vita? 

Eppure, loro se ne vanno sorridendo dopo un iniziale momento di sorpresa, contenti di iniziare un'esistenza autonoma - poi, diciamocelo... chi li manterrà a questi porcellini? Cosa faranno nella loro vita?  - e si trovano subito alle prese con il primo problema: dove vivere?

Decidono di costruirsi una casa ed ognuno lo fa in base al loro modo di essere, alla propria personalità. 
Pommy (ma che brutto nome!) prende la strada più sbrigativa: decide di usare la paglia che gli viene regalata da un contadino.
Tommy usa il legno e si costruisce una casetta un pochino più stabile di quella del fratello.
Timmy, il più saggio di tutti, costruisce una casetta di mattoni, bella solida e con tanto di camino. Anzi, costruisce una villetta con tanto di terrazzo.
Tutti e tre vengono messi alla prova dall'attacco di lupo cattivo e, inutile dirlo, soffia sulla paglia, brucia la legna ma nulla può contro i mattoni, contro la casa nella quale, dopo varie vicissitudini, Timmy ospita in sicurezza i suoi fratelli. Anche questa casa ha un punto debole, però, individuato dal lupo che, però, grazie all'astuzia dei tre fratellini viene messo in fuga.

Devo ammettere che da piccola era una delle storie che più spesso mi veniva raccontata, con tanto di vocine. E l'ho raccontata anche io ai miei figli che gonfiavano le guance per soffiare e soffiare e soffiare... Ricordo bene che puntualmente - io non so se ero altrettanto sveglia all'epoca del racconto da parte dei miei nonni! - mi venivano fatte un sacco di domande:  
Ma i porcellini non devono andare a scuola? 
Come fanno a far tenere in piedi una casa di paglia? 
Dove trovano i chiodi per fissare le assi di legno? 
E i mattoni, come fanno ad arrivare fino al tetto per costruire una bella villetta di mattoni? 

Al di là dei contenuti, la mia riflessione di oggi vira in un'altra direzione.
E-book sì, e-book no per i bambini?

Io mi sono convertita tardi, da lettrice matura, all'uso degli e-book e devo dire che sono di una comodità estrema per leggere in qualsiasi condizione (al buio, in macchina senza portarsi dietro troppo peso in borsa...) ma è evidente che viene sacrificata la magia del libro. Lo sfogliare le pagine, vedere crescere sotto le proprie mani una storia da una pagina all'altra, l'odore delle pagine... ammetto di aver fatto fatica all'inizio e di continuare a preferire i libri caratacei ma oramai il Kindle (questo il lettore che uso) è diventato una parte di me e lo porto sempre in borsa.

Per i bambini il discorso cambia. 
Leggere una storia come I tre porcellini in formato e-book secondo me non rende appieno il gusto della lettura. Io, poi, che ho un lettore in bianco e nero... 

I miei figli hanno avuto tanti libri cartacei per le mani, sparsi ovunque in casa, a partire da quelli tattili in avanti. Hanno avuto tra le mani immagini tridimensionali nel caso dei pop up, le bellissime immagini colorate, i libricini da imparare ad amare e rispettare (perchè all'inizio li mettevano anche in bocca e ne abbiamo ancora alcuni con i dentini impressi). 
Emozioni ed esperienze che un e-book non potrà mai dare.

E' vero, tutto ciò che è telematico è il futuro. C'è di mezzo la comodità di avere tanti libri sempre a portata di mano in uno spazio ridotto e anche ad un costo ridotto.
Ma onestamente credo che, soprattutto per i più piccoli, gli e-book siano poco adatti. 
Comodi per modulare le dimensioni dei caratteri, questo è vero. Comodi per andare incontro a chi avesse difficoltà di lettura nel caso di e-book ad alta leggibilità... secondo me, però, resta una lettura più fredda, soprattutto per un bambino.

I tre porcellini, nel caso specifico, seppur raccontati con le immagini (nel mio caso in bianco e nero, dicevo) secondo me sono rimasti più anonimi di quanto non sarebbero stati se letti su cartaceo. Ho sbagliato io a scegliere questo formato e, onestamente, se avessi un giovane lettore dell'età adatta per questo libro, non gli proporrei questo formato.
***
I tre porcellini
Paolo Valentino - a cura di S. Lombardi - illustrazioni di V. Abatzoglu
De Agostini editore
32 pagine
1.99 euro Kindle, 9.90 copertina rigida, 5.90 copertina flessibile

martedì 21 aprile 2020

Hanover House (B. Novak)

I risvolti della sua vita intima sono quelli che hanno catturato meno la mia attenzione. Tutto il resto è stato magnetico. Il secondo libro della serie di Evelyn Talbot, che ha preso avvio con Alaska, mi è piaciuto più del primo. Soprattutto nel finale. 

Evelyn è sempre alle prese con pericolosi serial killer rinchiusi nella struttura che lei stessa ha voluto ed ha contribuito ad aprire: Hanover House
La dottoressa Talbot è sempre più convinta di portare avanti al sua attività pionieristica al servizio del governo federale in una struttura che le permette di studiare le menti perverse degli assassini, conoscerne i meccanismi e le potenziali. 
Il suo obiettivo è sempre lo stesso: combattere per tutte le vittime, soprattutto per quelle che non possono farlo da sole.
Anche lei è stata una vittima anche se il termine sopravvissuta le va stretto: è sfuggita al suo aguzzino, un pericoloso assassino che è ancora a piede libero e del quale teme costantemente il ritorno. 
Con l'arrivo di un nuovo detenuto che risponde al nome di Lyman Bishop, meglio conosciuto come Fabbricante di Zombi, Evelyn si rende subito conto di avere a che fare con una persona intelligente, colta e perfettamente capace di controllare i suoi istinti fino ad insinuare in lei il dubbio che le accuse, peraltro terribili, mosse nei suoi confronti siano infondate e che quel professore, un genetista piuttosto brillante, sia arrivato ad una condanna senza colpe realmente provate.

Evelyn sa bene di trovarsi in un ambiente pericoloso (già le vicende narrate nel precedente capitolo della serie hanno dimostrato che in quanto a sicurezza ad Hanover House ci sarebbe qualcosa da dire) ma, dopo aver allontanato le mele marce, riprende con fiducia il suo lavoro assumendosi anche stavolta qualche rischio di troppo. Si lascia coinvolgere al punto tale di attirare su di se le attenzioni, non certo benevole, di un uomo che si sente usurpato del suo potere...

E Jasper? Il suo aguzzino? E' davvero lontano da lei? Nel momento in cui spuntano nuovi omicidi tanti interrogativi affollano la sua mente e non si può certo dire che quella di Evelyn sia un'esistenza tranquilla.

In questo secondo episodio i ritmi mi sono sembrati ancora più alti di quanto non lo fossero nel primo, soprattutto nella seconda parte. Non ho ben capito il ruolo di un personaggio che sembra voler minacciare gli equilibri di coppia che Evelyn ha raggiunto con il suo compagno, il sergente Amarok e devo dire che è il personaggio da cui mi sarei aspettata qualche sopresa che, però, non è arrivata.

La sorpresa arriva sul finale e l'ho apprezzata anche se devo dire che la superficialità con cui il sistema si relaziona con personaggi pericolosi è davvero inquietante, forse ancor più della trama.
Non dico altro perchè rischierei di spoilerare qualcosa di importante.

Posso dire che per Evelyn la strada è ancora tutta in salita. 
Anche dal punto di vista personale la vedo ancora lontana dal raggiungimento di quella serenità che, secondo me, merita. Certo è che l'ombra del suo aguzzino, sempre presente, più o meno vicina alla sua esistenza reale, minaccia costantemente il suo modo di relazionarsi con gli altri: con la sua famiglia, con le sue ex amiche del liceo, con il suo stesso compagno. 
Una minaccia costante.

Stile scorrevole, descrizioni efficaci, finale sorprendente e che ha dell'incredibile. Ma non poteva essere altrimenti vista l'ambientazione, le situazioni e, soprattutto, la necessità di concludere la storia con il terzo libro della serie.

A me è piaciuto. Non sono una lettrice troppo esigente? Magari è così. Fatto sta che in questo periodo ho fatto fatica a staccarmi dalle pagine e l'ho letto in brevissimo tempo. A breve il terzo volume. Non credo di poterne fare a meno, a questo punto.
***
Hanover House
Brenda Novak
Giunti Editore
428 pagine
18.47 euro copertina flessibile - kindle Unlimited

domenica 19 aprile 2020

La Piccola Farmacia Letteraria (E. Molini)

I libri possono aiutare a guarire le ferite dell'anima? 
Possono aiutare a riconquistare la fiducia perduta?
A riconciliarsi con il mondo? 
A riprendersi dopo la fine di un amore? 

Se lo chiedessimo a Blu, la titolare della Piccola Farmacia Letteraria, la sua risposta sarebbe sicuramente sì!

Ma partiamo dall'inizio. Blu è una giovane donna che è alla ricerca del suo posto nel mondo. Ha lavorato nell'editoria poi in una libreria dove, però, non si sente a suo agio. Condivide il suo appartamento con delle amiche che sono tutta la sua vita e dal momento in cui decide di aprire una sua libreria si trova a fare i conti con bollette da pagare, forniture da pagare ed introiti che non riescono a darle alcuna serenità. Deve trovare il modo per venirne fuori.

Tra vicissitudini personali ed incontri che hanno un certo sapore magico, tra suggerimenti di lettura e disavventure varie, Blu si trova alle prese con vicende che vengono raccontate in modo estremamente semplice e a tratti anche con delle imprecisioni su cui però non voglio soffermarmi (come quando dice di indossare degli zoccoli e subito dopo, qualche riga dopo, di avere le scarpe tutte bagnate).

Posto che la Piccola Farmacia Letteraria esiste davvero e che la titolare è l'autrice, ho considerato il libro come un romanzo di fantasia bello e buono perchè ci sono dei passaggi a dir poco fantastici che non possono certo avere avuto riscontro nella realtà.

La storia, di fondo, è simpatica. L'idea della Farmacia Letteraria non è niente male e credo che preveda anche un gran lavoro sotto alla voglia di consigliare libri in base al problema che si sta vivendo o alla situazione che si intende affrontare. Il racconto, però, mi è sembrato un po' troppo superficiale soprattutto in passaggi importanti che non possono davvero essere così semplici come vengono raccontati. 

Avrei preferito maggior spessore almeno nei personaggi principali, almeno nella protagonista - che non ho ben capito se ci è o ci fa, visto che in alcune situazioni più che sbadata mi è sembrata davvero un persona incapace di rispondere delle sue azioni - e nelle sue coinquiline. Una, in particolare, della quale si introduce una vicenda personale importante ma lo si fa in modo secondo me troppo superficiale...
Credo che se si fosse puntato maggiormente sulla personalità dei personaggi la storia avrebbe ottenuto un altro spessore.

E' una lettura di svago, senza alcuna pretesa e che non mi ha catturata più di tanto. Onestamente non credo che mi resterà molto. Mi sono piaciuti i riferimenti letterari e ho anche letto con piacere i bugiardini che sono stati inseriti alla fine del libro per far capire come funziona la vera farmacia letteraria. Per questo, dicevo sopra, che per una realtà di questo tipo serve anche tanto lavoro altrimenti si rischia di fare delle magre figure soprattutto se si ha a che fare con lettori forti ed esigenti.
Senza infamia e senza lode, carino ma niente di più: questa lettura la archivio così (e probabilmente la ricorderò più che altro per la copertina che non mi è piaciuta per niente).
***
La Piccola Farmacia Letteraria  
Elena Molini
Mondadori
273 pagine
9.99 formato Kindle

venerdì 17 aprile 2020

Non dire cazzo (F. Rimondi)

Se non fosse stato per figlio Numero Due e la sua simpatia avrei chiuso questo libro dopo dieci pagine e millemila sproloqui. 
Mi spiace ma Non dire cazzo non mi è proprio piaciuto. 
Stile che vorrebbe essere divertente ma che io non sono riuscita proprio a considerare tale se non in qualche situazione. 

Tutto troppo.
Tutto troppo amplificato, troppo esagerato, anche forzato a tratti.
E' un libro ironico, una madre un po' fusa (ma chi non lo è? Su questo non posso che convenire), un modo di fare che tende a sdrammatizzare ma non mi sono ritrovata per niente in sintonia con lei. 
Sapevo che sarebbe stata una lettura particolare ed ho deciso di correre il rischio. Lo avevo detto fin da subito, al momento dell'acquisto: quello che mi avrei trovato dentro a questo libro non avrebbe avuto mezze misure. 
E così è stato.
Un racconto così o lo si ama alla follia... o succede quello che è successo a me: non vedevo l'ora di arrivare alla fine.

Sono sincera: mi spiace, sicuramente è un mio limite ed, anzi, invito altre mamme a leggere questo libro per poi confrontarci... ma io non sono riuscita ad apprezzarlo nemmeno cercando di divertirmi un po'. Niente, solo fastidio da quel modo - vogliamo dire originale? -  di farcire ogni discorso.

Le situazioni raccontate sono situazioni molto comuni per chi ha due figli dell'età di Numero Uno e numero Due: il primo, figlio di un primo matrimonio, in apertura ha dieci anni e alla fine ne ha 17. Dieci anni di differenza con Numero Due, nato da un secondo legame. 

Quelle che vengono riportate sono scene di vita quotidiane, situazioni in famiglia, lavoro, scuola - negli episodi relativi al gruppo Whatsapp di classe sì, mi sono divertita - l'attività fisica, la malattia, gli affetti. 

E non è stato tanto il fatto che le varie situazioni vengano raccontate usando molto i dialoghi... ma le modalità seguite nel proporre tali dialoghi che proprio non mi sono piaciute.

Simpatico Numero Due (non me ne voglia Numero Uno) dicevo: il suo modo di parlare mi ha divertita, le scene in pisina divertenti e mi hanno fatto pensare alla nostra esperienza in pisina (ma anche qui tutto sopra le righe). Poi i discorsi... troppo simpatici! E mi hanno fatto ripensare, questi sì, ai miei figli da piccoli che dicevano cose simili....
L'atemporale è fatto di fuoco sennò perchè nel libro della ziungla l'albero si affuoca tutto perchè il temporale lo affuoca?
L'autrice propone, a modo suo, tematiche importanti e questo non mi è certo sfuggito:
prendere coscienza di essere ogni giorno un po' meno figlio dei propri genitori per diventare una stampella, un aiuto, un punto di riferimento;
la malattia che arriva senza bussare e cambia la vita, sconvolge gli equilibri familiari, mette alla prova anche le persone più miti;
il lavoro che deve accordarsi con le esigenze di figli che crescono;
la vita privata che praticamente si avvicina allo zero e si adatta (per forza) alle esigenze dei figli...

Sono situazioni su cui riflettere. 
La parte che, nel complesso, mi è piaciuta di più - a parte le gags della pisina - è quella in cui la protagonista è vicina a suo padre. Ho letto tanta tenerezza tra le righe, nei confronti di un genitore (due, perchè di riflesso il discorso si estende anche alla madre) che mostra tutta la sua fragilità, anche se non vorrebbe.

Mi spiace non aver chiuso il libro ed averlo riposto tra gli altri, in casa, con entusiasmo ma, si sa, il mondo dei lettori è vario, i gusti sono vari, così come vari sono gli stili e le scelte narrative degli autori.
Ed il bello è anche questo, no?
***
Non dire cazzo
Francesca Rimondi
Frassinelli
340 pagine
17.00 euro copertina rigida - 7.99 kindle

giovedì 16 aprile 2020

La malalegna (R. Ventrella)

La copertina mi è subito piaciuta e, a lettura ultimata, posso dire che è anche particolarmente azzeccata per il tipo di racconto che Rosa Ventrella ha voluto consegnare ai lettori.

La voce narrante è quella di Teresa che racconta la storia della sua famiglia, racconta del suo rapporto con sua sorella, del suo rapporto con la sua terra (nel cuore della Puglia) e racconta un periodo storico rimasto scritto sulla pelle di tutti coloro che l'hanno vissuto: la seconda guerra mondiale.
Quella guerra che ha segnato la vita di tante famiglie, che ha portato via mariti, fratelli, figli, amanti e che ha restituito perdite, dolore, povertà.
Un periodo storico narrato senza appesantire il lettore ma trasmettendogli tutta l'angoscia che una famiglia di braccianti, come quella di Teresa e Angelina, può aver vissuto e tutto il peso della diversità tra chi viveva di stenti e chi, invece, aveva il potere di decidere su tutto e su tutti, dall'alto della propria posizione.
E' anche il contrasto, quello che separa nettamente le classi sociali l'una dall'altra, il protagonista di questa storia, dall'inizio alla fine.

Ma, su tutto, la protagonista è la malalegna: il chiacchiericcio, la maldicenza che avverte ovunque, che striscia sotto le porte, tra i vicoli, tra le comari, quella che si appiccica addosso e fa fatica ad andarsene via.
Quella malalegna che accompagna la famiglia di Teresa quando sua madre, rimasta sola con le sue due figlie per via di un marito rubato dalla guerra, ha dovuto fare una scelta per poter portare un tozzo di pane in più sulla loro tavola.
Quella stessa che, più avanti, si appiccicherà addosso ad Angelina, per via di un sogno che la porterà ad allontanarsi dalla sua famiglia in modo definitivo.

L'autrice struttura la narrazione su due piani temporali ed affida a Teresa - la taciturna, l'incompresa, la più schiva tra le due sorelle, la spettatrice - il compito di rammentare, oggi, i tempi che furono e che hanno segnato irrimediabilmente il destino di un'intera famiglia.

Suo nonno Armando aveva il dono della narrazione, sua nonna Assunta quello della saggezza contadina, suo padre aveva il dono del silenzio e sua madre quello della bellezza, trasmesso poi anche a sua sorella Angelina. Entrambe dannate dalla bellezza: questo è quello che traspare dal racconto, come se fosse una condanna avere un bel corpo, un volto incantevole, movenze sensuali e modi aggraziati. E lei, Teresa? Lei non ce l'aveva un dono? Ha passato gran parte della sua infanzia a chiederselo, Teresa, restando a guardare tutti gli altri come se fosse una spettatrice, chiedendosi se e quando sarebbe mai diventata la protagonista di una vita che avverte come chiusa tra quattro mura. Mura figurate, non tanto quelle della loro casa, quanto quelle di un'esistenza limitata, perchè così deve andare: un'esistenza che Teresa accetta ma che ad Angelina va stretta.

Tra i personaggi che vengono nominati avrei tanto voluto conoscere Armando: lui che con le parole ci sapeva fare, che ammaliava tutti con le sue storie, è un personaggio che vorrei incontrare davvero. Non avrà certo studiato, Armando: a quell'epoca quella della narrazione era una dote non una conoscenza acquisita. Quella dote che, pur non rendendosene conto, Teresa eredita da lui dal momento in cui decidere di raccontare la storia sua e dei suoi cari. 

E' un racconto commovente, scritto in uno stile particolare che usa anche il dialetto e che non mi è dispiaciuto affatto. E' uno stile ricercanto, che non risparmia l'uso di termini ricercati (ho notato più volte l'utilizzo, ad esempio, del termine dagherrotipo che mi ha tre volte colpita, in tre diverse fasi del racconto, diventando quasi ridondante tanto era particolare).  E mi è piaciuto. Mi sono emozionata, mi sono sentita in sintonia con Teresa, ho letto tanto sentimento in tutte quelle frasi non dette tra lei e sua sorella, tra lei e sua madre, tra lei e suo padre. Un non detto che non è mai un vuoto, anzi! 
Mi è piaciuta quella complicità fatta di sguardi tra i vari personaggi, quei gesti lievi, quelle movenze accennate che lasciano spazio alla fantasia. 
Bel libro.

***
La malalegna
Rosa Ventrella
272 pagine
Mondadori Editore
18.00 euro copertina rigida - 9.99 Kindle

martedì 14 aprile 2020

L'allieva (A. Gazzola)

Era da tempo che mi ripromettevo di leggere L'allieva di Alessia Gazzola ed è arrivato il momento.
Una serie, quella che ha per protagonista Alice Allevi, di cui ho sentito tanto parlare e che mi incuriosiva da un po'. Sono arrivata un tantino in ritardo rispetto all'uscita del libro che ha dato avvio alla serie ma i libri non hanno scadenza, giusto?

Mi sono così ritrovata alle prese con un personaggio che ho trovato decisamente originale: una specializzanda in medicina legale che è un tantino sbadatella ma che ama il suo lavoro ed ha delle doti che in pochi sono disposti ad ammettere o, addirittura, ad intravedere dietro la sua goffaggine.

Il suo lavoro quotidiano la mette davanti a cadaveri di ogni età e nell'istituto in cui lavora non gode della stima dei suoi superiori che non la considerano proprio tagliata per questo mestiere. Ma lei non molla. Riconosce i suoi limiti, sa di essere un po' pasticciona e, a dire il vero, si sottovaluta un bel po'. Ma non molla.

Sa che deve restare distaccata dai casi che le capitano letteralmente sotto le mani, è una delle primissime regole del suo lavoro quella di non lasciarsi coinvolgere ma nel momento in cui sul tavolo delle autopsie vede il cadavere di una giovane che ha avuto modo di conoscere giusto il giorno prima, mantenere le distanze e non lasciarsi coinvolgere è proprio difficile.

Giulia, la giovane morta, non è una vera e propria conoscente di Alice: l'ha conosciuta in un negozio dove le ha dato qualche consiglio per un acquisto e l'ha subito colpita per via della sua bellezza ma anche per una conversazione telefonica un po' concitata a cui ha assistito.

Non riesce proprio a restare indifferente e, tra un'amica e l'altra, tra un pasticcio e l'altro, Alice si trova non solo a cercare di capire cosa il cadavere dice dal punto di vista autoptico ma anche a cercare di fare chiarezza su cosa possa essere successo. Non è certo il suo compito, ma la sua curiosità, il suo spirito d'osservazione e la sua ricerca della verità hanno la meglio. Tutto ciò la porterà a contatto con equilibri familiari precari, con una situazione psicologica altrettanto precaria non solo per quanto riguarda la vittima. La porterà a correre dei rischi in prima persona, a commettere dei reati per la causa ed anche a rischiare di essere radiata dal suo ordine professionale. 

Il racconto legato al cadavere di Giulia si somma, per scelta dell'autrice, a vicende personali che scorrono in parallelo. Amicizie e questioni di cuore che alleggeriscono l'aspetto misterioso della storia e danno ad Alice un presente che spesso, nei racconti gialli, viene sacrificato. Il giallo si somma al romanzo rosa e devo dire che l'equilibrio è piuttosto piacevole.

La narrazione scorre senza problemi, i tanti termini specifici che dimostrano una particolare conoscenza dell'ambiente lavorativo di Alice da parte dell'autrice non rendono difficile la comprensione. Anzi, è gradevole avere a che fare con chi sa cosa scrive e sa esattamente dare quel tocco di professionalità alla dottoressa Allevi. Perchè, che lo voglia o no, distrazione o non distrazione, tale è Alice.

Alice è un personaggio che ispira simpatia e incontra anche qualcuno che riesce a capire che sotto quell'aspetto impacciato, sotto ai limiti della sua personalità dovuti alla goffaggine e alla distrazione, c'è una persona intelligente, acuta, dal forte spirito d'osservazione e particolarmente tenace. Dimostra sul campo queste sue caratteristiche anche se, a dire il vero, nessuno scommetterebbe su di lei. Nessuno o quasi.

Uno dei personaggi secondari che mi è piaciuto più di tutti è stata la sua coinquilina, Yukino. E' la custode della loro casa, come Alice stessa la definisce, è piccolina di corporatura ed il suo modo di parlare è adorabile. Simpatica nel suo modo di parlare, come se fosse una bambolina.

Una lettura gradevole, senza esagerazioni su scene macabre e senza calcare eccessivamente la mano sulle descrizioni legate alla morte della ragazza, stile gradevole e personaggio che mi ha strappato anche qualche sorriso.
***
L'allieva
Alessia Gazzola
Longanesi editore
384 pagine
12.00 euro copertina flessibile - 9.90 copertina rigida - 3.99 Kindle

domenica 12 aprile 2020

Non chiedermi come sei nata (A. Briganti)

Probabilmente sarà una voce dal coro. A me il libro Non chiedermi come sei nata non è piaciuto.
E non perchè quella dell'infertilità e dell'inseminazione artificiale non sia una tematica importante quanto per il modo in cui l'autrice racconta la storia. La storia vera di una donna e della sofferenza che si è portata cucita addosso dal momento in cui ha scoperto - a seguito di un aborto subito quando nemmeno sapeva di essere incinta - di non riuscire più a procreare. Non in modo naturale, almeno.

La protagonista è una giornalista glamour e atletica, Gioia, legata da tempo ad un fidanzato storico, Uto. Uno uomo psicologicamente fragile fin dal giorno in cui si incontrano ed al quale intende dare un figlio anche se il loro rapporto scricchiola. Soprattutto dopo il primo aborto, la curva del loro rapporto scende a picco. Fanno finta di non accorgersene, di non dare peso ai tanti segnali di freddezza reciproca ma entrambi sanno bene che è così.

I due, per sua stessa ammissione, si sono sempre amati da persone libere e adulte (e quando di dice libere si intende che lui possa fare il cascamorto con chiunque ed anche lei possa andare con l'amico di lui... può capitare) uniti dalla sostanza dei sentimenti (che onestamente ho fatto fatica ad individuare) non da contratti matrimoniali. 

Non intendo giudicare lo stile di vita di Gioia, il suo modo di concepire un rapporto con un fidanzato storico - lei stessa dice, ad un certo punto, che abbiamo tutti due amori, uno che presentiamo al mondo e un altro più forte, che nutriamo in segreto - ma non sono riuscita a provare nessuna empatia con lei nemmeno nei momenti più difficili.

Non intendo nemmeno esprimere un giudizio in merito alla problematica. Solo chi vive situazioni di questo tipo può comprendere appieno, secondo me, quanta sofferenza possa esserci dietro ad esami clinici, ecografie, bombe ormonali e tutto il resto. E' una vicenda che ho vissuto di riflesso, per via di persone a me vicine, ma che so di non comprendere appieno per cui lungi da me il pensiero di qualsivoglia giudizio.

Quello che mi è rimasto addosso dalla lettura, però, è una sensazione di freddezza. 
Ecco, questo è stato il problema. 
Non sono riuscita a provare emozioni e in una storia del genere mi sarei aspettata tutt'altro. 
Forse lo stile diretto... Non so. Mi sarei aspettata un po' di calore, che non ho trovato.
Probabimente è la stessa cosa che è capitata alla protagonista che non riesce a trovare calore nella famiglia (che resta del tutto esclusa dalla vicenda se non per la sorella Scilla che viene di tanto in tanto nominata), nel suo fidanzato storico (sfuggente, non presente quando dovrebbe, quasi un fantasma), nelle amiche (con la sua migliore amica non dice una parola di quel che le sta accadendo ma con suo marito sì, e qui non apro nessuna parentesi perchè mi dilungherei troppo), così come non lo trova in chi dice che sarà sempre presente ma sta per sposare un'altra...
L'autrice ha reso il caos che Gioia ha provato in quella particolare fase della sua vita, il dolore dovuto al fatto di sentirsi difettosa, ma io non sono riuscita ad entrare in sintonia con lei.

Probabilmente non era il momento giusto per leggere questo libro. 
Magari lo rileggerò in un altro momento e mi spiace anche che sia andata così ma tra noi non è scoccata la scintilla che avevo immaginato leggendo la trama. Peccato!

Leggetelo. Così magari potremo confrontarci e potreste aiutarmi a comprendere ciò che non ho compreso di questa storia.
***
Non chiedermi come sei nata
Annarita Briganti
Cairo Editore
200 pagine 
13.00 euro copertina flessibile - 6.99 Kindle

venerdì 10 aprile 2020

New York. Codice rosso (J. Patterson - M. Ledwidge)

E se qualcuno riuscisse a tenere sotto scacco New York?
Se qualcuno riuscisse a mettere in pratica un disegno criminale che potrebbe potenzialmente distruggere la città?
Trama ad alta tensione, sicuramente!
 
E se a concepire una storia di questo tipo fosse una penna come quella di James Patterson ne verrebbe fuori una storia dai toni catastrofici, con dei cattivi da trovare, dei buoni che si alternano nello svolgimento delle indagini ed un buono più buono degli altri, il protagonista. 

Si tratta di personaggio noto agli amanti di Patterson: Mike Bennett che fa un po' il supereroe ma in storie come queste ci può stare.

Io ammetto di conoscere Bennett solo di fama, non ho letto altri libri di Patterson di questa serie e so di aver sbagliato nel non iniziare dal primo. Stavolta, però, si tratta di una lettura scelta per causa di forza maggiore visto che è adatta non per una ma per due challenge di lettura alle quali sto partecipando.
Nonostante ciò, pur non essendo il primo della serie, è un libro che ben si legge e che propone una storia autoconclusiva se non per quel che concerne gli aspetti personali che riguarda la famiglia di Bennett.

Due terribili esplosioni prodotte da bombe tecnologicamente avanzate mettono in allarme la città di New York, colpita duramente e che ancora si lecca le ferite provocate dagli attentati dell'11settembre.

Il detective Michael (Mike) Bennett, insieme alla sua vecchia amica Emily Parker dell'FBI, ha il compito di stanare i colpevoli e di spazzare via la paura che è piombata su New York. Ci sono delle menti sottili dietro a quanto accaduto. Una tragedia che non ha le caratteristiche dell'attentato terroristico quanto quelle di una vera e propria vendetta conto la città da parte di qualcuno che ha obiettivi molto più personali di quello che si possa pensare. 
In una lotta contro il tempo, una New York sotto scacco non è del tutto consapevole di quanto st accadendo, di quanto grande possa essere la minaccia.
Bennett ha intenzione di difendere la sua città e la sua famiglia. Lo fa mettendo mano ad ogni sua risorsa e non teme di mettersi in gioco personalmente per il bene comune.

Non dico altro di una trama che ben si presta per una sceneggiatura di un film catastrofico, con palazzi che crollano, auto che esplodono, armi a volontà e una minaccia ancora più grande che pesa sulla testa di tutti. Nel leggere il racconto ho avuto l'impressione che le scene di un film scorressero davanti ai miei occhi. Non so dire se questo sia un pregio o un difetto del libro perchè, se da una parte l'autore tiene alto il ritmo del racconto, dall'altro ho avuto l'impressione che avvenga tutto troppo velocemente per la complessità dell'attacco e per le tante variabili che scendo in campo in circostanze come quella prospettata

Onestamente credo che una struttura narrativa come quella proposta avrebbe potuto dare vita ad uno sviluppo maggiore e non consumarsi così in fretta. Ad esempio, mi è mancato un qualsivoglia approfondimento dell'aspetto della vita personale di Bennett. Si parla di dieci ragazzini lasciati a casa con un nonno ed un baby sitter che, seppur in gamba, è pur sempre arrivato giusto qualche giorno prima dell'attacco. Ebbene, si racconta di questa carovana di persone nel pieno dell'evacuazione di una New York che sa essere caotica già in condizioni normali, figuriamoci in situazioni d'emergenza come questa.  L'autore, secondo il mio parere, dà poco spazio a questo aspetto. Come se la cavano tutti questi ragazzini? Giusto un accenno... ma io avrei preferito che ci dicesse qualche cosa di più senza togliere importanza alla storia principale, agli attentati e alle indagini.

I personaggi non sono molto approfonditi dal punto di vista psicologico ma questo probabilmente è un mio limite, dovuto al fatto che non ho iniziato la serie dal principio. Si dà molto più rilievo alle vicende che non ai personaggi anche se, secondo me, Bennett merita.
Un po' supereroe - dicevo sopra - perchè in effetti quando si mette a correre dopo il trattamento subito ad un certo punto della storia mi è sembrato proprio un supereroe ma in storie come questa, si sa, i supereroi non mancano mai!
Scorrevole, di veloce lettura (forse troppo).
***
New York. Codice Rosso
James Patterson - Michael Ledwidge 
Longanesi editore
304 pagine
8.99 Kindle

giovedì 9 aprile 2020

Tehran Girl (M. Mohebali)

Ho avuto occasione di leggere il libro Tehran Girl nell'ambito della collaborazione in corso con Thrillernord e devo dire che è stata un'esperienza di lettura particolare.

Elham, la protagonista, non rappresenta, di certo, l’immagine della donna Iraniana che ci arriva da quella cultura. Ha trentatré anni e non incarna affatto il prototipo della donna sottomessa.
Di mestiere fa la segretaria ma la storia ruota tutta attorno ad una realtà in sui si sente stretta: la donna porta addosso il peso di un passato che torna quotidianamente a bussare alla sua porta, ha bisogno di risposte per trovare quella pace che - nonostante i comportamenti sopra le righe - in realtà le manca. Ha bisogno di ritrovare suo padre che è lontano da 25 anni e che non ha più voluto sapere nulla della sua famiglia.

Io ammetto di non aver mai approfondito la cultura mediorientale e ammetto che la figura di Elham mi ha decisamente spiazzata. Dai ragionamenti ai comportamenti, dal modo di apparire al carattere: la protagonista ribalta l’idea di donna  iraniana che avevo in mente.
Ed anche la sua storia mi ha presa in contropiede: tanti, tantissimi i personaggi che compaiono in modo più o meno determinante con tanti, tantissimi nomi che ho fatto fatica a memorizzare. Comportamenti sopra le righe, a partire dalla sgommata con l’auto fino al calcio tra le gambe sferrato ad un bestione grande e grosso. Situazioni che ho fatto fatica a mettere in fila anche per via della scelta fatta dall’autrice di  continui salti temporali che, secondo il mio parere, non hanno agevolato la lettura.
Probabilmente è un mio limite, probabilmente non ero pronta per una lettura di questo tipo ma non posso negare di aver fatto fatica ad arrivare alla fine.
Ciò che più mi ha incuriosita tra le tante vicende narrate è stato il rapporto di Elham con suo padre: lui che se n’è andato 25 anni prima e che solo ora lei apprende essere ancora vivo. Lo rintraccia con estrema facilità ma il risultato di questo riavvicinamento è diverso da quanto la ragazza aveva sperato. Sono loro ad essere diversi e quel vuoto lungo 25 anni non è colmabile in modo altrettanto semplice.

L’aspetto più toccante dell’intera vicenda è il senso di colpa che la protagonista si porta addosso fin da quando era bambina: è convinta di essere stata lei la causa della rovina della sua famiglia ma si rende conto di essere stata tradita. Qualcuno ha tradito lei e la sua famiglia in un periodo di instabilità politica ed ora, a distanza di anni, ha intenzione di capire chi possa essere stato anche se questo non potrà certo restituirle gli anni perduti.

E’ una missione, la sua, che però ho avuto l’impressione si sia persa tra una situazione e l’altra. Non è un racconto lineare. E’ a tratti claustrofobico.
I due obiettivi – trovare suo padre e capire chi all’epoca la tradì – mi sono sembrati due enunciati rimasti appesi a penzoloni su personaggi, vite e storie che hanno portato altrove il lettore.

E’ una storia che consiglio a chi voglia conoscere un personaggio che rappresenta l’inquietudine di una generazione che cerca il suo spazio al di sopra delle convenzioni di un luogo e di un tempo che gli vanno decisamente stretti. Una letture per chi voglia conoscere uno stile narrativo particolare e non abbia paura, a sua volta, di far parte di un esperimento letterario, secondo me, non adatto a tutti.
***
Tehran Girl 
Mahsa Mohebali
Bompiani editore
240 pagine
17.00 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle

martedì 7 aprile 2020

La collezionista di meraviglie (V. Cebeni)

Ci sono storie che mi capita di leggere e dimenticare in fretta. Lettura piacevole, storia accattivante, personaggi ben delineati ma poi, dopo qualche tempo, mi accorgo di averle pressoché dimenticate.
Ci sono anche storie che non mi lasciano niente e che hanno il sapore di una gran perdita di tempo (purtroppo capita).

Poi ci sono storie che sembra quasi vogliano toccarmi nell'anima. 
Quelle che sento strisciare sottopelle con emozioni reali, concrete, vive. 
Quelle che mi svegliano la notte perché vedo immagini e situazioni lette poco prima, qualche minuto prima della buonanotte. 
Quelle che mi catturano a tal punto da non vedere l'ora di riprendere le fila del discorso per tornare ad essere quel personaggio, a vivere quelle emozioni, a soffrire o gioire con intensità. 
Con quei personaggi che mi sembra di aver conosciuto o che vorrei tanto aver conosciuto per condividere un percorso, un'emozione, una paura, una gioia con loro.
Con quelle ambientazioni che mi sembra di vedere scorrere sotto gli occhi.
Con quei piccoli rumori, con quei suoni armonici che mi volto a cercare all'improvviso mentre i miei occhi scorrono tra le righe e i miei sensi sembrano avvertire davvero.

La collezionista di meraviglie è una di queste. E' una storia che somma un pizzico di magia e suggestione a storie emozionanti, a personaggi difficili da dimenticare.
Avrei tanto voluto conoscere Dafne: quella ragazzina che è cresciuta in un nido d'amore accanto a due nonni che hanno fatto di tutto per non farle sentire la mancanza di quella mamma che troppo presto è stata strappata alla vita.
Avrei voluto conoscere la Dafne cresciuta, che si è lasciata alle spalle quella giovane che amava le storie e i fiori, che leggeva Emily Dickinson bevendo litri di thè all'arancia e cannella. Quella giovane che ad un certo punto ha perso le ali e la cui schiena ne portava le cicatrici, diventata oramai donna. Avrei voluto conoscerla, sì, e magari scambiare con lei un abbraccio silenzioso, di quelli che non hanno bisogno di parole per trasmettere conforto, coraggio, speranza.
Avrei tanto voluto conoscere Levante: quel nonno che ha preso una bambina per mano aiutandola a diventare una giovane donna con dei sani principi e consapevole che la bellezza può celarsi anche dietro a qualcosa che nessuno vuole più. Quel nonno che ha lasciato sola Clelia, sua moglie: una donna che ha saputo trasformare le perdite che la vita le ha imposto in concime prezioso per una vita messa frutto nella memoria di tutti coloro che ha avuto modo di amare. Nel momento in cui Dafne torna da lei, nella loro casa d'infanzia, dopo un periodo di lontananza, Clelia sente che un piccolo tassello della sua vita, e di quella di sua nipote, torna al suo posto.
Avrei tanto voluto conoscere Milan: un uomo imperfetto, ruvido, segnato da un passato che ha relegato nel profondo del suo cuore ed al quale non intende dare alcuno spiraglio. Un uomo che arriva nella vita di Dafne senza un perché o, forse è questo il caso, perché niente succede per caso.

Nel momento in cui Dafne decide di riaprire la bottega di suo nonno, quella in cui gli oggetti dimenticati trovano una nuova vita, qualche cosa cambia in lei. Si rende conto di avere un dono e di riuscire a conoscere le storie che sono celate dietro ognuno di quegli oggetti. A volte sono storie dolorose, a volte sono storie a lieto fine ma, in ogni caso, hanno bisogno di lei per arrivare ad un compimento.
E cosa c'entra Milan in tutto questo? In un crescendo di emozioni, ho conosciuto una donna tenace, coraggiosa, pronta a tutto per avere le risposte che cerca ma anche una donna segnata nel profondo, con una sofferenza interiore che cerca di nascondere dietro ad un sorriso e ad un'instancabile attività ma che, prima o poi, è destinata ad aprirsi un varco nella sua vita.

E' una storia di ricerca, una storia di verità che vengono a galla con forza ma è anche una storia di segreti rimasti conservati sul fondo dell'anima di chi ha tentato di ignorarli senza rendersi conto che, alla fine, anche i segreti hanno bisogno di vedere la luce.

Bello, molto bello. Il libro di Valentina Cebeni - questo libro, perch è il primo che leggo di questa autrice ma sicuramente non l'ultimo - è scritto in punta di penna. Valentina usa le parole con rispetto: è rispettosa della vita dei personaggi e delle loro storie anche quando narra vicende che fanno male. Il suo è un tocco leggero, come se volesse raccontare quelle storie in un battito d'ali. 
La sua capacità di trasmettere emozioni arriva anche dal suo stile. Non sono un critico letterario per cui, probabilmente, non sono capace di usare i termini giusti ma la narrazione mi è sembrata armoniosa, mai smielata, efficace ed intensa, capace di tramettere tenerezza, paura, gioia, disperazione, smarrimento a seconda delle scene raccontate. 

Credo di poter dire che fino ad ora sia uno dei più bei libri letti quest'anno. Di questo genere senza dubbio il più bello! E so che mi resterà nel cuore per un sacco di motivi. 

Lo consiglio caldamente a chi non l'avesse ancora letto e volesse lasciarsi andare alle emozioni in modo autentico ed intenso.
Bello.
Gran bel libro!

Ps. bella e azzeccatissima la copertina, bellissimi i nomi scelti per i personaggi. E' la prima volta che mi trovo a fare questa osservazione ma anche la scelta dei nomi mi ha positivamente colpita.
***
La collezionista di meraviglie
Valentina Cebeni
Garzanti Editore
464 pagine
18.60 euro copertina rigida - 9.99 e-book

venerdì 3 aprile 2020

La storia che volevamo (M. Seals)

Storia scontata e sfruttatissima ma ben scritta.

Lui - Ego - bello e dal fisico imponente, giocatore di football abituato a prendersi tutto dalla vita senza lasciarsi scalfire da nulla, costi quel che costi. Si accende in un momento, ha un carattere facilmente infiammabile e questo non piace a chi avrà il compito di selezionarlo per un futuro di sicuro successo.

Lei - Dawn - delicata, fragile, speciale, con un aspetto etereo che la rende diversa da tutte la altre. Minuta, riflessiva e con una vita che non le ha fatto sconti eppure con degli obiettivi ben precisi in mente. Non ama ripagare la cattiveria con la cattiveria e preferisce starsene al suo posto, meglio se lontano da tutti. 

Si incontrano. La loro vita cambia.

Lui scopre che lei può essere il suo pass verso un futuro fatto di grandissime soddisfazioni: basterà farle credere (e far credere al mondo) di essere una coppia stabile e tenera, fare coppia fissa per un po' e lasciarla andare quando non le servirà più.

Lei accetta fin da subito le condizioni: nessun impegno, nessuna promessa, nessun futuro. Ma crede davvero che quel ragazzo abbia delle qualità e che può fidarsi di lui. Dawn, senza rendersene conto, lo cambia. Lo influenza positivamente, ha il potere di farlo ragionare e di tirare fuori ciò che ha relegato nel profondo del suo animo ripromettendosi di non farlo mai emergere in superficie.

Storia scontata. 
Mi spiace ma non posso non dirlo. 
Pur non essendo amante di questo genere devo dire di essermi imbattuta più volte in un canovaccio narrativo identico a questo (anche nel finale) e già al 30% della lettura era chiaro dove si sarebbe andati a finire.

Nonostante questo, però, devo riconoscere all'autrice la capacità di raccontare la storia di Ego e Dawn caratterizzando i personaggi alla perfezione, e non solo i protagonisti, rendendoli vivi al cospetto del lettore. Avrei voluto prendere a schiaffi quel bestione strafottente più e più volte così come avrei voluto abbracciare quella ragazzina minuta e delicata in diverse occasioni. 

La trama scontata non mi ha reso la lettura pesante. Affatto. 
L'autrice scrive bene, narra le vicende in modo coinvolgente e accattivante, puntando molto sui dettagli sia caratteriali dei personaggi che su quelle sfaccettature che aiutano a delineare ancora meglio le varie personalità anche se si tratta di gesti, di abitudini, di piccole attenzioni.

La storia è narrata dal punto di vista di lui e di lei che si alternano trasmettendo al lettore le tante diversità che ci sono tra coloro che si definiscono più volte il lupo e l'unicorno. Il nero e il bianco. Il caldo e il freddo. Eppure, messi insieme, si completano, si ascoltano, si aprono, concedono l'uno all'altra ciò che mai a nessun altro hanno concesso aprendo anche quelle stanze chiuse a doppia mandata che avevano lasciato nel punto più basso e lontano della loro anima.

Non mi sono piaciuti i discorsi scurrili fin troppo marcati: va bene, l'ambiente dei football sarà pure un ambiente in cui si parla in un certo modo, soprattutto per via dell'alto tasso di testosterone che vi è concentrato, ma i continui e ripetuti riferimenti sessuali mi hanno ben presto stancata e li ho trovati del tutto superflui e ridondanti in particolare nella prima parte. 

Anche le descrizioni dei momenti di intimità tra i due... forse non sono la lettrice tipo per questo genere e il problema è mio ma credo che si sarebbero risparmiate molte delle 400 pagine in cui si snoda la storia se si fossero evitati tanti particolari.

Tornando alla trama, ciò che mi ha intrigato più di tutto è stato il passato di entrambi, quel passato che li ha forgiati e che ha fatto essere Ego quell'uomo che è diventato e Dawn quella giovane donna così riservata che è diventata.

Due sono i personaggi che mi hanno maggiormente colpita. E non sono i protagonisti principali.
Uno è il fratello di lei. Non dico altro perchè svelerei dei dettagli che meriano di essere gustati nelle more della lettura. Un ragazzo provato dalla vita ma che mi è sembrato con il cuore grande, nonostante tutto. L'ho fisicamente immaginato e mi ha incuriosita molto più di quanto non abbia fatto Ego nelle continue descrizioni del suo fisico statuario e delle sue doti a letto. Questo a dimostrazione di quanto i lettori possano essere diversi l'uno dall'altro e di come si lascino interessare da aspetti diversi delle storie che, per questo, non possono piacere a tutti in assoluto (ed è bene che sia così, secondo me!). 
E poi un uomo che mi ha trasmesso forza e tenerezza allo stesso tempo. Un uomo che arriva nella vita di Ego quando si trova davanti alla svolta della sua vita e che mi ha letteralmente rapita pur essendo un personaggio minore. Anche qui non dico altro... non vorrei togliere niente a chi non avesse letto questo libro.

Può un libro dalla trama scontata e che fa storcere il naso anche per altre questioni essere considerato comunque un libro gradevole? 
Posti quelli che per me sono stati dei difetti, devo ammettere che la storia non mi ha annoiata (come avevo previsto all'inizio) e che sono arrivata alla fine con un sorriso stampato sulle labbra.
Ma sì, ogni libro ha i suoi difetti, ma questo non vuol dire che non lo si possa leggere comunque con piacere. Evidentemente i pregi hanno pesato più dei difetti, sulla bilancia del mio gradimento.
***
La storia che volevamo
Marion Seals
Hope Edizioni
481 pagine
preso nell'ambito dell'abbonamento mensile Kindle Unlimited

mercoledì 1 aprile 2020

A mano disarmata (F. Angeli)


Con te c'è tutta l'Italia che rifiuta le mafie e il loro oltraggio, la loro violenza, la loro arroganza. Tutta l'Italia che vuole vivere libera nella dignità e non nella sottomissione.
E' in uno dei messaggi arrivati a Federica Angeli in un momento particolare della sua vita che ho voluto riassumere il senso del suo impegno di giornalista e di donna, contro la mafia.
Nel libro A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scora, la giornalista di Repubblica racconta il percorso che l'ha vista scontarsi con la realtà di Ostia quando ancora nessuno voleva dare un nome a quello che aveva attorno fino ad arrivare a nomi e cognomi ben precisi scritti su mandati di carcerazione, agli atti dei processi, tra l'elenco degli imputati.

Si tratta di un racconto ricco di date, nomi, circostanze, fatti di cronaca ma anche di delusioni, di paura, di sorrisi, di abbracci, di contrasti, di sconfitte e di vittorie che hanno segnato le varie tappe di un percorso che, nel momento in cui è stato stampato il libro, era ancora in corso e che, se non sbaglio, ancora oggi attende qualche sviluppo.

Federica Angeli racconta la sua storia, quella della sua famiglia ma racconta, prima di ogni altra cosa, la storia di un angolo di mondo in cui si è fatta fatica a dare un nome a quanto stava accadendo, si è fatta fatica ad ammettere che certi meccanismi non erano affatto casuali.
Racconta del suo lavoro, della sua tenacia nel voler arrivare fino alla fine in quegli ambienti mafiosi che, all'inizio del suo percorso, nessuno vuole riconoscere - sta proprio qui il punto - come tali. Racconta degli equilibri di una famgilia minacciati da vicino da una situazione che in alcuni momenti è anche sfuggita di mano. Ma racconta anche di tante persone delle quali ha scoperto solo a posteriori di non potersi fidare oltre che dei tanti che si sono stretti a lei fino a creare quel noi che con tanta forza emerge dal racconto.

Non conoscevo Federica.
Non sapevo nulla della sua storia fino a che mia madre non mi ha chiesto di acquistare il suo libro in cui si era imbattuta durante una trasmissione televisiva.
Lei lo ha letto in un batter d'occhio ed ora è finito nelle mie mani.

Tra le quasi 400 pagine del libro Federica Angeli mette nero su bianco il periodo della sua vita che più l'ha fatta soffrire. Un impegno, quello che si è sentita di portare avanti contro la mafia, che le ha cambiato l'esistenza più di quanto lei stessa avrebbe mai potuto immaginare.
Più volte è stata sul punto di crollare ma non ha mai mollato.
Mai. Nemmeno quando erano entrati in gioco meccanismi molto delicati a livello familiare.
Perchè se ha combattuto come ha combattuto, Federica lo ha fatto soprattutto per i suoi figli, per lasciare loro un futuro scevro da giochi di potere, da violenze di ogni tipo, da gente convinta di avere il mondo ai propri piedi.

Non scendo nei dettagli della trama: vorrebbe dire raccontare vicende ricche di nomi e di situazioni che vanno lette con ordine e con attenzione per poter tenere le fila di quanto accaduto.
Un pensiero, però, vorrei esprimerlo: Federica è senza dubbio una donna coraggiosa. Testarda, anche. E i fatti alla fine le hanno dato ragione (anche se il capitolo, da quel che mi risulta, non è definitivamente chiuso).
Con uno stile asciutto dovuto alla sua professione, racconta i fatti in modo coinvolgente trasmettendo appieno tutta la sua inquietudine ma anche la forza che l'ha mossa.
La sua è una testimonianza importante che è ottimamente rappresenta dal titolo del libro, che questa volta è azzeccatissimo.
Ha combattuto la mafia a mano disarmata. Lo ha fatto con la forza della sua penna, delle sue parole e con il suo coraggio. E non è stato per niente facile.
Una storia che merita di essere conosciuta, per guardare al futuro con la speranza che il mondo - grazie anche a persone come lei - possa davvero cambiare!
***
A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scorta
Federica Angeli
Baldini&Castoldi
373 pagine
17.00 euro copertina flessibile, 9.90 kindle