mercoledì 30 giugno 2021

Mancherai all'infinito (M. Ollerongis)

Libro arrivato in casa mia su richiesta di mia figlia che, se non ho capito male, segue l'autore su Instagram. Non scrive male, Mattia Ollerongis. Solo che la storia non mi è sembrata affatto originale e a tratti anche un po' ridondante.

Triste, una storia triste che è collegata ad un addio, al trovarsi e al perdersi nel periodo più delicato della propria vita, quando si vive il primo amore.

 
La storia è quella di Mattia e Anita. Ma non solo quella...

Il loro è un grande amore giovanile che si è alimentato in fretta e che si è nutrito, giorno dopo giorno, di tante reciproche attenzioni che hanno anche cambiato Mattia, lasciando in lui un segno profondo. Poi arriva il distacco, la separazione, l'allontanamento e la sofferenza. 

La narrazioni si snoda su due piani temporali: oggi Mattia parla in prima persona e racconta il vuoto che gli è rimasto dentro così come racconta la voglia di ritrovare quella ragazza di cui sente ancora la presenza nonostante non si vedano da un po'. Non riesce a digerire l'allontanamento improvviso che ha subito e non riesce a darsi pace. Chiude le porte a tutto e a tutti, non ha entusiasmo, non riesce a guardare verso un futuro che gli sembra vuoto senza di lei.

Nel raccontare la storia con Anita si va indietro nel tempo e la narrazione è in terza persona. Viene raccontata una storia fresca, spontanea, intensa, fatta di piccoli gesti che hanno lasciato, però, cicatrici profonde nel momento in cui quel "noi" è venuto a mancare.

Si parla d'amore ma anche di amicizia. Di chi c'è anche quando viene messo da parte da un sentimento più intenso ed improvviso, travolgente. Di chi si allontana ma c'è anche nella distanza...

Tra le pagine si trovano tante frasi ad effetto ma quella che mi è rimasta appiccicata addosso è stata una profonda tristezza. Anche se il finale risolleva il morale aprendo le porte alla speranza, per gran parte del libro ho sentito una tristezza latente (e vista la storia non poteva essere altrimenti, a dire il vero) di cui onestamente in questo momento non avevo proprio bisogno.

Magari non era il momento giusto. Magari non era il libro per me. 

Dico sempre che quando un libro emoziona ha raggiunto il suo obiettivo e la tristezza è pur sempre una sensazione, un'emozione... però ora dovrò cercare per forza qualche cosa di più allegro perché ho l'impressione di essere rimasta con le ruote a terra giunta all'ultima pagina.
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Mancherai all'infinito
Mattia Ollerongis
Sperling & Kupfer
212 pagine
15.90 euro copertina rigida, 9.90 copertinta flessibile, Kindle unlimited

Il ritratto di Dorian Gray (O. Wilde)

Non amo rileggere più volte lo stesso libro ma per Il ritratto di Dorian Gray ho fatto un'eccezione. Letto qualche anno fa in una vecchia edizione della collana 2000 lire (ve la ricordate?) una nuova edizione è tornata a casa mia come consiglio di lettura dell'insegnante di italiano di mia figlia, in seconda liceo. L'ho riletto in concomitanza con lei ma lo dico subito: l'edizione Newton & Compton che abbiamo avuto per le mani, nella graziosa collana I MiniMammut mi ha fatto impazzire per via di caratteri piccoli piccoli. Se non l'avessi già letto credo che avrei fatto una fatica doppia.

Dorian è un personaggio che mi è rimasto appiccicato addosso. 

Comparve nella narrativa inglese dell'epoca, nella prima edizione in assoluto, nel 1890.  Nel 1905 arrivò in Italia: pur essendo un personaggio datato l'ho trovato molto moderno. Un uomo dalla psicologia molto attuale.

Nell'epoca dei ritocchini, dei social in cui si postano foto modificate, come non può essere attuale la figura di un giovane che desidera restare giovane per sempre? Come non ritrovare figure attuali in colui che cerca di cancellare i segni del tempo?

Chi non vorrebbe vestire i panni del bellissimo Dorian Gray e avere la sua stessa fortuna? Ma è davvero una fortuna quella di non invecchiare fisicamente mentre gli anni passano inesorabilmente? E quanto bisogna pagare in cambio?

Dorian è bello. Molto. Prende coscienza della sua bellezza quando un artista suo amico, Basil, lo ritrae in un dipinto molto fedele alla realtà. Si tratta di un ritratto tanto fedele alla realtà da togliere il fiato ed emozionare chi lo guarda. Lo stesso Dorian resta senza fiato, quasi sconvolto.

Ben presto il giovane realizza anche quanto, prima o poi, sarà triste vedere il suo bellissimo volto dipinto e dover poi fare i conti con quello che, di riflesso, gli mostrerà lo specchio con il passare degli anni. Come sarebbe bello se potesse avvenire il contrario. Se il volto dipinto invecchiasse e lui, in vita, restasse sempre giovane! 

Detto fatto, il suo desiderio si realizza ma il dipinto non rappresenterà il passare degli anni sul volto ritratto quanto il decadere della sua anima. Giorno dopo giorno, peccato dopo peccato, quel viso dipinto sulla tela cambierà. In peggio. Nel momento in cui Dorian se ne rende conto, nasconde il quadro alla sua vista e a quella di chiunque altro ma ciò non basta per dimenticare la sua esistenza.

Più Dorian terrà comportamenti corrotti, più il ritratto manifesterà la bruttezza della sua anima fino a diventare mostruoso. Segno, questo, di quanto i comportamenti del ragazzo siano, negli anni, deplorevoli.

Grande influenza su Dorian Gray avrà un amico che ha in comune con Basil: Lord Henry Wotton che, con le sue massime sulla vita e sul comportamento quotidiano, lo induce indirettamente a vivere un'esistenza dissoluta. Basil tenterà di far tornare la ragione in quel giovane che è stato la sua massima ispirazione artistica ma pagherà questo suo tentativo a caro prezzo. 

Siamo nel 1800 e quello che viene proposto ne Il ritratto di Dorian Gray è il racconto di un'epoca, con la sua mentalità borghese, i suoi eccessi, le sue apparenze. Emerge il contrasto tra estetica e moralità: bellezza a tutti i costi? Anche se il prezzo da pagare diventa alto, altissimo? E quanto può durare tutto ciò?

Non ho alcuna intenzione di esprimere una qualsivoglia critica letteraria su uno dei classici della letteratura inglese, non me ne sento all'altezza. Mi limito ad esprimere il mio parare di lettrice che ha preso in mano questo libro negli anni duemila quando il mito della bellezza è oramai diventato all'ordine del giorno e più che di patti con il diavolo si firmano assegni ai chirurghi estetici!
 
La storia di Dorian Grey è la storia di un giovane che, secondo il mio punto di vista, non ha una personalità ben definita e che si fa profondamente influenzare da Lord Henry che, con i suoi discorsi sulla vita e sul piacere, lo inducono a cambiare modo di fare rinnegando il suo modo di essere un ragazzo bello dentro e fuori, quello che posa per Basil all'inizio della storia. Quel ragazzo non c'è più, rimpiazzato da un narcisista corrotto ogni giorno di più da vizi di ogni genere (la cui descrizione minuziosa viene risparmiata al lettore lasciandogli, però, tutte le indicazioni necessarie per farsi un'idea) molto più di quanto lo stesso Lord Henry possa immaginare e fino a perdere del tutto la ragione, arrivando a macchiarsi di un atroce delitto. Un delitto del quale, a dire il vero, non sembra nemmeno prendere coscienza più di tanto sentendosi quasi autorizzato a compiere quell'insano gesto!

Devo ammettere che accade tutto molto velocemente: appena Dorian conosce Henry sembra che il tempo acceleri e che l'amicizia tra i due subisca un'impennata fin da subito. 
Un po' inverosimile, secondo me, l'influenza così totale che Henry esercita sul ragazzo. 
Secondo il mio parere è proprio quest'ultimo il vero protagonista, colui che determina il susseguirsi degli eventi pur non avendo un ruolo in essi che non vada oltre l'enunciazione di un suo pensiero. Dorian più che altro subisce le situazioni, incapace com'è di avere una sua opinione e con la vista annebbiata dal desiderio di preservare la sua bellezza esteriore ad ogni costo.

Dorian mi ha fatto un po' pena. La sua bellezza perde di valore davanti alla corruzione della sua anima: l'apparenza viene salvaguardata ma non resta altro della sua persona se non una bella immagine esteriore. 
Dorian deve fare i conti con la propria coscienza, prima o poi. 
E la resa dei conti sarà violenta e irreversibile.

Lo stile di scrittura, inutile dirlo, è uno stile d'altri tempi. Wilde scrive in modo affascinante anche se in alcuni punti, secondo il mio parere, si dilunga nel fornire dettagli che non servono, che non arricchiscono la narrazione ma la appesantiscono un po'.
Vorrei sottolineare un aspetto: l'idea che ha Lord Henry delle donne.
Caro figliolo, non c'è donna che sia un genio. Le donne sono un sesso decorativo. Non hanno mai niente da dire, ma lo dicono in maniera deliziosa. Le donne rappresentano il trionfo della materia sull'intelletto, come gli uomini rappresentano il trionfo dell'intelletto sulla morale.
Le donne sono un sesso decorativo? Dai Dorian!!! Così ti rendi antipatico. Lo sai, vero?

Mia figlia ha letto il libro dopo aver visto la trasposizione cinematografica e l'ha letto molto in fretta, probabilmente senza fare troppo caso ai tanti dettagli che dal film non traspaiono. Io l'ho riletto con piacere anche se, come accennavo sopra, ho fatto tanta fatica per via dei caratteri piccoli piccoli. Il formato è grazioso, con copertina rigida ed anche da collezionare ma non quei caratteri così piccoli non mi stimolano affatto a cercare altri titoli di questa collana. Meglio qualche pagina in più con un carattere un pochino più grande che tutta la fatica che ci è voluta per non perdere diottrie.
Segnalo anche la presenza di un interessante profilo dell'autore a cura di James Joyce.
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Il ritratto di Dorian Gray
Oscar Wilde
Newton & Compton editore 
204 pagine
4.90 copertina rigida, Kindle Unlimited

martedì 29 giugno 2021

È come il male (B. Quintini)

Dopo aver visto morire tra le sue braccia una bambino nell'ambito di un'azione non autorizzata, il poliziotto Mathias Novari è perseguitato da un passato che, sotto forma di incubi notturni, non gli dà tregua. Nemmeno al presenza al suo fianco della collega Marina Bruni lo aiuta a cancellare definitivamente ricordi che lo hanno segnato nel profondo.  Quando, all'improvviso, si trova ad avere per le mani le coordinate di un luogo in cui verrà poi trovato un corpo martoriato di un uomo, la tranquillità che cerca va definitivamente in archivio.

 Ciò che lo aspetta lo spiazza e lo minaccia da vicino.

Si apre, infatti, un'avventura (la seconda, visto che gli stessi protagonisti li si ritova anche in un volume precedente) che vedrà il passato tornare a chiedere il conto e a farlo in modo violento attorno ad un uomo che vorrebbe solo un po' di pace ma che si trova minacciato da vicino e, volente o nolente, invischiato in una serie di morti che apparentemente non hanno nulla a che fare con lui.

Dall'Italia dovrà spostarsi a Malaga dove il corpo nazionale di Polizia Spagnola si avvale della collaborazione di un chiaroveggente di professione capace di immedesimarsi nelle vittime di omicidi che stanno di recente sconvolgendo il paese. Una collaborazione che fa fatica a digerire, quella con la Polizia Spagnola: ne sono la prova i rapporti freddi e distaccati con cui vengono mossi i primi passi da entrambe le parti. Ben presto, però, il gioco di squadra avrà la meglio, nonostante tutto.

Trent'anni. Tale il tempo passato da quando una serie di atroci violenze si verificò a danno di ragazzini evasi da un carcere minorile e non solo. Qualcuno ha pagato con la vita, qualcun altro con una condanna ingiusta: in ogni caso giorno dopo giorno emerge una realtà che nessuno mai avrebbe potuto immaginare e che porta a galla violenze di ogni genere fino a quella estrema, la morte.

Messaggi da decifrare, situazioni piuttosto scenografie e montate ad arte a tratti difficili da credere come realizzabili concretamente secondo le modalità indicate ma un ritmo narrativo sempre molto alto, cambiamenti di fronte che lasciano senza fiato, suspense assicurata. Ed anche una riflessione sulla seconda opportunità che spesso viene concessa a chi ha commesso degli errori. Spesso, ma non sempre.

A parte qualche sviluppo un bel po' fantasioso - ma che nel complesso ci può stare - devo segnalare qualche svista, qualche errore nel formato che ho avuto io tra le mani in lettura con il mio Kindle, ma niente che disturbi la lettura più di tanto. Magari nel cartaceo si tratta di dettagli che non sono presenti.

Una lettura che mi ha piacevolmente intrattenuta (per quanto possa dirsi piacevole lo scorrimento di sangue legato a delitti efferati... ma mi riferisco al genere che, comunque, leggo volentieri) e che consiglio a chi, come me, ama storie di questo tipo.

Quintini è un autore interessante, l'ho già detto in occasione della recensione del volume precedente. Mi auguro che scriva altro e che si parli maggiormente di lui e dei suoi lavori. Merita!
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È come il male
Beppe Quintini
Independently published
364 pagine
15.50 euro copertina flessibile - Kindle Unlimited

Ti avrei dato tutto (N. Paolizzi)

Buone le intenzioni e, soprattutto, lo scopo terapeutico (che l'autore stesso dichiara) che può avere la scrittura per chi si trova a vivere un periodo delicato della propria vita.

Gli sviluppi sono, secondo il mio parere, molto affrettati e poco approfonditi soprattutto se si pensa alla tematica che viene affrontata, quella dei disturbi alimentari.

Nicolas Paolizzi racconta un amore adolescenziale, quello tra Nicole e Marco, rispettivamente 15 e 17 anni. Un amore nato grazie ai social per cui una storia molto moderna che si porta dietro le difficoltà legate alle distanze tra due giovani che vorrebbero abbatterle in fretta ma che devono, comunque, fare i conti con la realtà.

È una storia d'amore che nasce in fretta e si alimenta ancora più in fretta, proprio come avviene a quell'età quando tutto è amplificato e tutto è rapido, sia l'ascesa che la discesa.

L'autore è molto giovane e credo che debba maturare parecchio prima di poter dare spessore ad un romanzo. I personaggi sono solo tratteggiati e si lascia molto spazio a frasi romantiche, quelle d'effetto che possono essere efficaci on line nei post quotidiani ma che calate in un romanzo, sempre secondo il mio parere, appaiono troppo superficiali se non sono seguite da una trama approfondita e da personaggi ben delineati.

Nicole è una ragazzina che non ha una famiglia alle spalle e già questo basterebbe per mettere tanta carne al fuoco dal punto di vista della sua personalità. Invece l'aspetto dei legami familiari non è affatto approfondito e solo di sfuggita di parla di una madre poco presente e poco attenta e di un padre praticamene assente. Se poi si pensa ai problemi che la ragazzina ha con il cibo, con l'accettazione del suo corpo di materiale per tracciare i contorni di un personaggio ben strutturato ci sarebbero tutti. 

Di Marco viene detto ben poco. Non si capisce molto della sua personalità che non è nemmeno accennata e questo mi dispiace perchè credo che avrebbe delle buone potenzialità per esprimersi. 

È un libro che si legge in fretta, che può piacere alle ragazzine che magari conoscono l'autore per via dei posti sui profili social dove, come accennavo sopra, frasi d'effetto fanno sempre presa soprattutto su chi vive l'età adolescenziale. Però nello strutturare un romanzo credo che serva qualche cosa di più. Quel di più che Nicolas mi auguro acquisisca maturando. Punta molto sui sentimenti quando, secondo me, avrebbe potuto approfondire altro dando un diverso spessore al romanzo.
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Ti avrei dato tutto
Nicolas Paolizzi
Rizzoli editore
165 pagine
15.90 copertina flessibile, 7.99 Kindle

lunedì 28 giugno 2021

Debiti di sangue (S. Rodrìguez Lezaun)

Devo assolutamente leggere il terzo volume! Debiti di sangue, letto in collaborazione con Thrillernord, narra una storia che mi ha saputo catturare e che mi ha lasciata con una curiosità addosso che devo assolutamente soddisfare. Spero presto.

Si tratta del secondo libro che ha per protagonista David Vázquez che - me ne sono resa conto andando avanti con la lettura - ha già avuto molto da dire in un volume precedente.

 Il primo me lo sono persa (haimè!) ma intendo recuperarlo al più presto perché la storia mi ha coinvolta ed ora ho bisogno di conoscere tutti i dettagli di una situazione che, in ogni caso, viene riproposta seppur in sintesi in questo secondo volume e non penalizza affatto il lettore che, come me, avesse iniziato saltando uno step.

L'ispettore è alle prese con un'indagine complessa che si snoda attorno al mondo della finanza e delle banche. La morte di Jorge Viamonte presidente della Banca Ispano-Francese. Una morte a cui ne seguirà un'altra, di una persona molto vicina a Viamonte e legata a doppio filo alla stessa banca. Non un caso, di questo Vázquez è certo. E mentre lui è impegnato, con la sua squadra, a seguire le tracce che si intrecciano con spostamenti di fondi, conti su banche straniere e pratiche bancarie tutt'altro che pulite, su un altro binario va avanti una storia parallela ma anch'essa legata alla figura di Vázquez.

È la storia della sua compagna, Irene Ochoa che si snoda alle sue spalle in maniera disperata con il continuo tentativo di cancellare un passato che vorrebbe archiviare ma che torna, prima in punta di piedi e poi con sempre maggiore violenza, a chiedere il conto. Il suo passato è riassunto in poche pagine ma sufficienti a richiamare quanto accaduto nel primo volume e ad inquadrare alla perfezione il personaggio: una donna tormentata, che lotta quotidianamente per nascondere la sua vera indole e che riesce a trovare pace - ammesso che la si possa considerare tale - nei pochi momenti di intimità con quell'uomo che vorrebbe un futuro accanto a lei ma che è costretta ad ingannare, un giorno dopo l'altro.

Dietro ad ogni bacio, ad ogni abbraccio, ad ogni promessa Irene nasconde un passato terribile che è disposta a tutto pur di cancellare e consegnare all'oblio. Irene sa che per chiudere definitivamente la porta sul suo passato deve fare delle scelte drastiche ed è pronta a farle.

Tra le due storie devo ammettere che quella che mi ha catturata maggiormente è proprio quella che si consuma tra le pareti della casa che Vázquez e la sua donna condividono. L'indagine nel mondo degli investimenti bancari è ben costruita, funzionano gli ingranaggi che vedono come protagonista la squadra di Vázquez ma ciò che mi ha maggiormente tenuta in sospeso sono le vicende che riguardano Irene.

Scrittura fluida, suspense fino all'ultima pagina in una storia, o meglio in una doppia storia, che cattura.

Non è la prima volta che mi capita di leggere un libro di una serie senza partire dall'inizio e devo ammettere di avere una gran curiosità sui trascorsi di Irene e di David per cui intendo recuperare il primo volume, in attesa del terzo, che non intendo perdere.
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Debiti di sangue
Susana Rodríguez Lezaun
Elliot editore
416 pagine
18.50 copertina flessibile, 12.99 Kindle

Voci soffocate (B. Quintini)

Beppe Quintini è un autore nel quale mi sono imbattuta per caso, grazie ad una challenge di lettura che sto seguendo. Cercavo disperatamente un autore il cui cognome iniziasse con la lettera Q e che scrivesse storie di un genere che fosse di mio gradimento e sono arrivata a lui.

 Un thriller, alta tensione, una narrazione scorrevole ricca di dettagli, particolari disseminati ad arte tra un capitolo e l'altro, personaggi originali e storia altrettanto originale: questo mi sono trovata tra le mani e sono davvero contenta di aver fatto la conoscenza di un autore che, secondo il mio modesto parere, merita.

La storia consegna ai lettori quello che ben presto diventa l'ex poliziotto Mathias Novari: durante un'azione per liberare un bambino sequestrato agisce di testa sua per salvare il piccolo che, però, gli viene ucciso tra le braccia, crivellato di colpi dalla banda che lo aveva sequestrato. Una tragedia che non solo gli costa il distintivo ma che lo demolisce a livello umano, schiacciato da una colpa che gli toglie quotidianamente il respiro.

Mathias è bravo. Ha intuito, ha carattere, ha spirito d'iniziativa, è un attento osservatore, è caparbio... è un buon poliziotto a prescindere da quanto accaduto in quella circostanza che per molti non è stata affatto una colpa ma un merito, quello di aver rischiato il tutto per tutto per salvare una vita. Punti di vista che, però, non collimano con il suo.

Quando la provincia di Trento viene sconvolta dalla morte di una coppia di coniugi, straziati con tale violenza e tale perizia da far pensare alla mano di un pazzo, l'aiuto di Novari è necessario per affiancare le indagini che immediatamente vengono avviate dall'agente Marina Bruni e dal suo team che, dopo un'iniziale diffidenza nei confronti dell'ultimo arrivato, si rende conto di avere la fortuna di poter contare su una preziosissima collaborazione. Novari, da parte sua, pur mantenendo un atteggiamento distaccato e sostenuto, è pronto a mettersi a disposizione per portare avanti un'indagine che si presenta ben presto piuttosto complessa. Altri agguati, altra violenza, altri morti, stesso rituale: quel pazzo assassino non fa niente per caso, segue un particolare macabro rituale e sembra avere un obiettivo ben preciso, in mente, non solo quello di uccidere per il gusto di farlo.

Ben presto emergeranno elementi che porteranno ad aprire anche un altro fronte che vedrà coinvolgo un senatore romano pronto a portare scompiglio e a dare altro da pensare a coloro che stanno investigando.

I personaggi sono ben caratterizzati: il tenebroso Novari ha un passato con il quale fare i conti, la bella Marina viene descritta non solo come una brava poliziotta ma come una donna di gran fascino che, pure, ha un passato di violenza che le pesa sulle spalle inducendola a chiudersi a riccio ogni volta che un uomo tenta un approccio con lei.

Due menti acute, due persone caparbie si incontrano e si completano anche quando, per causa di forza maggiore, si trovano a lavorare distanti.

La soluzione del caso sarà tutt'altro che semplice, le vicende piuttosto intricate ma resta anche amarezza per ciò che ha reso quell'uomo ciò che è diventato: uno spietato assassino in cerca di vendetta.

Trovo che Voci soffocate sia anche un titolo azzeccatissimo e mi piace sottolinearlo perché non sempre è così. Spesso il titolo non c'entra niente con il contenuto del libro ma non è questo il caso.

Un esordio davvero scoppiettante che ha un seguito: al termine del libro l'autore (io ho letto la versione in ebook) regala ai lettori le prime pagine dell'avventura successiva che avrà per protagonisti Novari e Bruni. A proposito... chissà che non ci sia anche un risvolto romantico nella loro collaborazione? Sono pur sempre un uomo e una donna, perché  quell'intesa che si è venuta a creare non può trasformarsi in qualche cosa di più di un rapporto di lavoro?
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Voci soffocate
Beppe Quintini
‎Independently published
469 pagine

mercoledì 23 giugno 2021

L'acchiappasogni (S. King)

 

Ho fatto una gran fatica ad arrivare alla fine della letture del libro L’acchiappasogni di King

Non mi sono trovata affatto a mio agio tra extraterrestri, viaggi nella mente, schifezze varie, viaggi a ritroso che si intersecano con un presente confuso e secondo me troppo diluito con pagine e pagine che potevano essere tranquillamente evitate.

I quattro protagonisti - Henry, Jonesy, Pete e Beav – si trovano a vivere un’avventura terrificante (e, mi direte, come potrebbe essere diversamente trattandosi della penna di King?) che offre parecchie situazioni che mi hanno dato il voltastomaco ad attimi di tensione che, secondo il mio parere, sarebbero stati molto più efficaci se più concisi e diretti.

I quattro amici, anche se le loro vite hanno preso direzioni diverse nel tempo, hanno l’abitudine di ritrovarsi per una consueta battuta di caccia nei boschi autunnali del Maine. Stavolta, però, ad aspettarli c’è qualche cosa di diverso dalla selvaggina. Eh già, perché gli animali del bosco si allontanano, docilmente, dai loro luoghi abituali allontanati da presenza strane: nel bosco, infatti, è finita una nave spaziale con degli esseri particolari – i grigi – che hanno alle costole un gruppo di soldati pronti ad attuare un massacro per contenere il problema. Un problema, quello legato alla presenza di questi soggetti extraterrestri, che si sostanzia in una specie di epidemia che dilaga consumando gli esseri umani dall’interno del loro corpo, una volta posseduti da un’entità misteriosa e sovrannaturale.

Ciò che mi ha maggiormente interessato, se proprio vogliamo salvare qualcosa, è il viaggio a ritroso che i quattro amici si trovano a fare e che li vede legati alla figura di un ragazzino affetto dalla sindrome di down (Duddits) che, anni prima, minacciato da un gruppo di bulli, trovò proprio in Henry, Jonesy, Pete e Beav degli amici che non lo avrebbero più abbandonato. Un ragazzino speciale con particolari poteri che ha trasferito anche a loro e che avrà un ruolo importante anche ora che i quattro amici sono lontani. Li sente, sente la loro presenza, sente la loro vita ma anche la loro morte, ha delle visioni, cerca di aiutarli … e non posso dire altro in merito.

L’umanità si è sempre interrogata su come possa essere un potenziale contatto con esseri provenienti da altri mondi e quello che racconta King è a dir poco terrificante.

Ma erano davvero intenzionati a sterminare il genere umano o gli extraterrestri erano solo curiosi di conoscere e avere un contatto con gli umani? Gli stessi protagonisti se lo chiedono, sul finale...

E in cosa si sarebbe concretizzato questo contatto? In un’invasione fisica vera e propria, passando per i corpi degli umani così come stava succedendo in quel bosco? King traccia i contorni di una situazione alquanto violenta e utilizza una chiave narrativa particolare proponendo un viaggio della mente e nella mente oltre a vicende fisiche ben precise. Un viaggio che porta a galla tanti ricordi, che comprende visioni del futuro ma anche una lotta mentale con Mr. Gray, un alieno che non ho ben capito se fosse realmente esistente o se fosse invece un’entità incorporea, a capo dell’invasione. Tra dialoghi presenti e passati, tra scambi mentali più o meno intensi, veri e propri scontri fisici e scelte drastiche sono arrivata alla fine con un gran senso di sollievo. Perché proprio non ne potevo più e ammetto di essere stata tentata di mollare in più punti.

Non sono sicuramente stata capace di rendere appieno la storia con queste mie parole e chiedo venia, ma proprio mi ha spiazzata e confusa per cui non potrei dire di più di quanto non abbia detto. Non sono una grande conoscitrice di King e non mi permetto di dare giudizi su ciò che non conosco ma questo libro non mi ha proprio presa. Mi spiace ma per me è stato un netto no. 

Ps. non mancano riferimenti ad altri suoi libri ma anche all'incidente stradale che ha avuto lui stesso per protagonista nella realtà. Se penso che questo è il libro scritto dopo tale incidente e che ha segnato il ritorno di King posso essere un po' clemente... ma resta il fatto che non sia stata una lettura nelle mie corde. Magari elogiata da altri lettori, ma per me è stato così.
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L'acchiappasogni
Stephen King
Sperling & Kupfer
677 pagine
10.50 euro

lunedì 21 giugno 2021

Quando tornerò (M. Balzano)

Sono tre i punti di vista di cui si avvale l'autore nel raccontare la storia di una scelta, quella che accomuna le tante donne dell'Est che decidono di lasciare la loro famiglia per cercare lavoro altrove. 

 Quell'altrove che, per Daniela, è l'Italia.

Quell'altrove fatto, però, di abbandoni, di sensi di colpa ma anche di quell'orgoglio che la porta a tirare avanti a testa bassa nella convinzione di aver fatto una scelta inevitabile per il bene della sua famiglia.

Quale famiglia, però, non se lo chiede più di tanto perché è convinta che ciò che ha lasciato quella mattina in cui ha deciso di andarsene sarebbe stata lì, ad aspettare. Così non è. Perché se è vero come è vero che quella donna ha deciso di lasciare tutto per colmare una mancanza cronica di lavoro nella sua terra, è anche vero che il vuoto lo ha lasciato in quella casa in cui i legami familiari si vanno sfilacciando giorno dopo giorno. Ed è una magra consolazione l'idea che questa scelta possa voler dire un ipotetico benessere futuro.

Quali sarebbero i legami familiari da salvaguardare? Se lo chiede Manuel, figlio minore di Daniela: un adolescente che si trova all'improvviso a fare i conti con il vuoto assoluto. Prima sua madre decide di andarsene senza nemmeno salutare poi, a ruota, anche quel padre che sulle prime si era messo di buona lena ad aggiustare casa per creare le condizioni di una bella vita al ritorno di lei decide di fare un'altra strada, lontano dai suoi figli. Motivi di lavoro anche nel suo caso, con un abbandono - quello della sua donna - che gli brucia sulla pelle.

Manuel cresce con i nonni e una sorella, Angelica, che si sente ancorata a quel ragazzo in virtù di una scelta che non è stata la sua. Altri hanno scelto per lei. Altri hanno deciso che fosse una ragazza forte (ha otto anni più di suo fratello) e che sapesse badare a se' stessa e a quell'adolescente che inizia ad essere privo di punti di riferimento ma pieno di rancore per chi ha deciso, di punto in bianco, che fosse meglio allontanarsi da lui, da loro, per fare fortuna altrove. E quell'amore che lo lega a lui da sempre diventa, giorno dopo giorno, un cappio al collo che si stringe sempre più fino a toglierle il respiro.

Quale fortuna, poi? Quella che si misura con le felpe griffate che arrivano puntuali dall'Italia? O quella di una donna che racimola soldi in modo più o meno regolare e che nasconde ai suoi figli la sofferenza che la attanaglia nel vivere in uno stanzino minuscolo, accudire anziani non autosufficienti o bambini problematici? Qual è la fortuna? Con quale metro si misura e, soprattutto, a quale prezzo? 

La storia di Daniela è la storia di tante donne che, come lei, lasciano la loro vita, la loro famiglia, i loro affetti per cercare quella fortuna che sempre più spesso tarda ad arrivare. Una storia fatta di lavori che le donne italiane non vogliono fare, fatta di momenti di smarrimento, di nottate passate al freddo su un materasso della Caritas quando si perde un posto per aver commesso un errore e sono poche le prospettive di trovarne un altro. Una storia fatta di una non-vita per coloro che, pur sapendo di avere un matrimonio finito alle spalle e oltre i confini, fanno fatica ad approcciarsi agli altri con leggerezza perché quella leggerezza l'hanno persa quando hanno scelto di andare via. 

Il punto di vista di Daniela si scontra con quello dei suoi figli che vedono altro. Vedono l'abbandono, la solitudine, il rifiuto, l'imposizione di un'assenza, di una scelta non condivisa ma calata dall'alto. Sentono il peso delle cose non dette, vedono stanze vuote ad accoglierli la sera, insoddisfazioni latenti per la mancanza di quel legame familiare che si è oramai spezzato. Non basta la buona volontà di Angelica o l'arte di arrangiarsi di Manuel: la vita mette loro davanti prove difficili che lo diventano ancor di più alla luce della mancanza di coloro che avrebbero dovuto fare loro da giuda.

Sarà un brutto incidente di Manuel a riportare Daniela a casa e a farle compiere un viaggio nei ricordi che la portano a riflettere, a fare valutazioni che magari in precedenza non ha mai fatto e a fare i conti con ciò che è rimasto tra quelle quattro mura e che non si può più chiamare famiglia.

L'autore offre tanti spunti di riflessione ed ognuno dei tre punti di vista rappresenta una fotografia messa bene a fuoco di una situazione immortalata da angolazioni diverse. Sono inviti a riflettere su ciò che vuol dire fare scelte di questo tipo e un invito, così ho voluto leggerlo, a pensare prima di giudicare.

Sul finale ho avuto la sensazione che mancasse qualche cosa. Mi sarebbe piaciuto leggere qualche pagina in più ma a ben pensare è giusto così, con la possibilità di immaginare un futuro per quella che 
tempo prima era stata una famiglia.
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Quando tornerò
Marco Balzano
Einaudi Editore
208 pagine
18.50 euro copertina rigida - 9.99 Kindle

domenica 20 giugno 2021

Falli soffrire 2.0. Gli uomini preferiscono le stronze - versione aggiornata (Sherry Argov)

Quando questo libro mi è stato proposto per uno scambio l'ho guardato con sufficienza e senza il minimo interesse. Poi ci ho ripensato, considerando che potesse essere una lettura divertente o, se non altro, un modo per staccare la spina tra un romanzo più impegnato e l'altro.

Calzava a pennello per una challenge di lettura che sto seguendo e me lo sono portato al mare.

Bhè, di spunti di riflessione accanto ai quali mettere un post it ne ho trovati tanti.

Per scrivere questo libro l'autrice ammette di aver fatto delle interviste e molte ricerche che le hanno permesso di raccogliere la testimonianza di uomini e donne: grazie a loro ha stilato un lista di cento regole di seduzione chiamate leggi del fascino che danno vita ad una sorta di guida alle relazioni di coppia rivolta alle donne troppo premurose, alle classiche brave ragazze.

L'appellativo stronze non è usato in senso dispregiativo. L'autrice lo chiarisce fin dall'inizio e lo spiega, poi, una pagina dopo l'altra. La stronza è una donna gentile ma forte dotata di una particolare energia sotterranea, una donna che non rinuncia alla propria vita e che non darà mai la caccia ad un uomo lasciando intendere di essere disperata. Si tratta di una donna che tiene prima di tutto a se stessa, che ha quel sangue freddo necessario per rimanere calma anche quando è sotto pressione, che non si concede senza limiti per la sola necessità di avere un uomo. La stronza si ama ed ha una straordinaria capacità di pensare con la sua testa, non vive secondo gli standard imposti da altri ma secondo i propri, trovando poi la chiave per arrivare ad un buon equilibrio con il partner. Si tratta di una donna che ha la presenza di spirito per fare ciò che è meglio per se stessa e mantiene un atteggiamento che ribadisce di non aver bisogno di essere lì, ma di aver scelto di esserci.

Una stronza è una stronza - dice ad un certo punto l'autrice - perché non è disposta a buttarsi via.

Si tratta di un libro che aiuta le donne ad imparare le regole di un gioco che richiede molta autostima e un pizzico di sfrontatezza. Servili e sottomesse: non sono queste le caratteristiche che piacciono agli uomini nella donna che vorrebbero avere accanto. Magari possono piacere sulle prime ma ben presto la relazione - questo emerge dalle tante interviste effettuate dall'autrice - l'uomo si annoia e la relazione si appiattisce.

Grazie anche a delle tabelle e a degli esempi molto chiari l'autrice mette a confronto due tipologie di donne - le stronze e le brave ragazze -  e aiuta a comprendere quali comportamenti sono sbagliati e quali, invece, portano verso la giusta direzione.

Io credo che non si possa fare un discorso valido in assoluto per tutte allo stesso modo ma mi sono trovata d'accordo su tante delle considerazioni fatte. 

In sintesi il messaggio che lancia l'autrice è chiaro: 

(...) invece che cercare di soddisfare lui in tutto e per tutto, impegnatevi ad appagare voi stesse... perché alla fine solo così riuscirete davvero a compiacerlo.

In alcuni passaggi ho trovato la lettura un po' ripetitiva ma comunque mi è sembrato utile ripassare alcune lezioncine di autostima che, spesso si perde per strada quando si muovono i primi passi nel creare le basi per una relazione solida (ed anche, a dire il vero, durante una relazione consolidata).
***
Falli soffrire 2.0. Gli uomini preferiscono le stronze
Sherry Argov
Piemme
316 pagine
17.00 euro copertina flessibile

venerdì 18 giugno 2021

Thornhill (P. Smy)

Quella copertina scura mi ha attirata senza che io potessi resistere. In occasione dell'ultima visita in biblioteca, dove mi ero recata per restituire due libri, l'occhio mi è caduto su questo libro di oltre 500 pagine, dall'aspetto un tantino inquietante ma altrettanto interessante.

Mi sono trovata tra le mani un piccolo capolavoro nel quale l'autrice racconta la storia usando parole ed immagini in modo tale che le une siano il completamento delle altre, con figure che vanno lette, non solo osservate con distrazione, perché hanno molto da dire.

 La storia viene narrata, o meglio le storie vengono narrate, su due diversi piani temporali. 

Quella di Mary risale al 1982 mentre quella di Ella al 2017. Mary è confinata a Thornhill, un orfanotrofio femminile che sta per chiudere. Anni dopo Ella si trasferisce con suo padre vicino a quell'edificio così scuro e misterioso. Sono due ragazzine sole, di una diversa solitudine ma pur sempre sole. Sola è Mary che si chiude sempre più in se stessa e che pur avendo persone attorno non ha alcun legame e alcun rapporto con gli altri. Sola è Ella che si trova a fare i conti con una nuova casa, una nuova città ed un padre troppo impegnato con il lavoro per affrontare le novità assieme a lei.

La storia di Mary viene raccontata in prima persona grazie alle pagine del suo diario: la ragazzina racconta dei gesti di bullismo dei quale è quotidianamente vittima, della sua impossibilità di parlare con qualcuno di ciò che le accade, della paura che l'attanaglia, della pace che prova nello stare da sola in cameretta a costruire le sue bambole.

La storia di Ella viene raccontata con l'uso di immagini di grande effetto, con pagine di diario che finiscono tra le sue mani, articoli di giornale che vengono riportati con dovizia di particolari. Ella capisce che qualche cosa di terribile deve essere successo tra quelle mura così sinistre ma nessuno sa dirle che cosa. Poi si imbatte in quel diario e comprende tutta la solitudine e tutta la paura che quella ragazzina deve aver provato anni prima proprio tra quelle mura. 

Ancora una volta ho trovato una piccola perla in biblioteca ed ho provato sensazioni contrastanti nel leggere la storia di quelle due ragazzine. Mary mi ha toccata il cuore. Più di quanto non abbia fatto Ella che, secondo il mio parare, resta in secondo piano rispetto alla protagonista assoluta che è colei che affida a carta e penna le sue memorie affinché qualcuno, prima o poi, venga a conoscenza di tutto ciò che lei non è stata capace di raccontare.

Thornhill racconta una storia buia, inquietante a tratti. L'autrice ha la capacità di trasmettere tutta l'inquietudine che Mary prima ed Ella poi vivono sulla loro pelle. Mary, soprattutto, entra nel cuore del lettore. Con me, per lo meno, così è stato. 

Il libro è piuttosto voluminoso ed anche pesante: un cartonato che però fa la sua bella figura anche esteticamente anche se, c'è da ammetterlo, non è certo adatto per essere tenuto in borsa e per essere letto mentre si fa la fila alla posta. 

L'ambientazione evoca storie di fantasmi, di giardini e di quei chiaroscuri che segnano l'adolescenza di due ragazzine diverse tra loro ma molto più simili di quanto non si possa immaginare.

L'uso del bianco e nero è di grande effetto. Anche l'uso di una pagina nera per separare un capitolo dall'altro ha uno scopo ben preciso e contribuisce a rendere il tutto ancor più inquietante di quanto non riescano a trasmettere le sole parole.

L'età di lettura indicata e suggerita è dai dieci anni ma io credo che sia più adatta dall'età dell'adolescenza in avanti. Si tratta di una storia che va letta oltre le righe, con illustrazioni che vanno necessariamente trasformate in parole perché hanno molto da dire e non sono un mero accessorio del testo. Una storia che inquieta ma rattrista, anche. Una storia che porta all'attenzione la solitudine degli adolescenti in una fase così delicata della loro vita e la necessità di dare loro ascolto, prima che un tetto sopra la testa o uno scatolone con tante cose da utilizzare in cameretta. 

Mi è rimasta impressa una riflessione di Mary che non può lasciare indifferenti:

Sono circondata da adulti a scuola e a Thronhill, ma nessuno di loro riesce davvero a capire cosa sta succedendo. Non vogliono sapere. Mi chiedo perché. Che  cosa impedisce a un adulto di sedersi e dire: "Come ti vanno le cose?" oppure "Va tutto bene?". Ho il sospetto che abbiano paura di ricevere una vera risposta, e allora sarebbero costretti a fare qualcosa, resterebbero coinvolti. O forse semplicemente non riescono a immaginare niente di spiacevole o di grave. Forse non vogliono pensare che alle persone che conoscono possa succedere qualche cosa di orribile.

***
Thornhill
Pam Smy
Uovonero editore
533 pagine
18.50 euro copertina rigida (cartonato)

giovedì 17 giugno 2021

Una nuova vita. La saga dei Fontamara (V. Cebeni)

 

Siamo a Cuba, negli anni Trenta. 

Eva Morris, rimasta vedova dell'amato marito Fernando Fontamara, si vede minacciata da vicino da una persona potente che arriva dritta dal suo passato. Deve andarsene da quel posto per proteggersi e per proteggere la sua famiglia. La destinazione che ha davanti agli occhi è lontana: Roma, presso suo cognato. Eva e i suoi quattro figli - Gabriel, Diana, Myriam e Clio - sanno di allontanarsi da una terra che ha lasciato un segno profondo nella loro vita e nella loro anima e sanno anche che potrebbe essere per sempre. Non vuole rassegnarsi a ciò sua cognata Lia, partita con loro, ma ben presto la realtà sarà chiara anche per lei. A Cuba probabilmente non torneranno più e dovranno adattarsi ad un'altra vita, un'altra situazione politica che, peraltro, è piuttosto preoccupante, ad un altro modo di fare e di concepire i rapporti interpersonali.

Nonostante un'accoglienza calorosa, i parenti italiani dimostreranno subito insofferenza per la nuova situazione e la convivenza non sarà affatto facile.

Dalla necessità di una convivenza forzata prende le mosse una storia intensa, resa in modo molto efficace dalla penna dell'autrice che sa rendere coinvolgenti anche i momenti apparentemente meno importanti. Scrive bene, Valentina Cebeni, mettendo tanta cura nelle descrizioni fornendo dettagli che contribuiscono a dipingere un'immagine dopo l'altra e a rendere situazioni ed emozioni alla perfezione. La sua penna scorre tra le vite dei protagonisti tracciandone la personalità con delicatezza anche quando emergono stati d'animo tutt'altro che sereni e positivi. Ne viene fuori una storia appassionante che vede le donne dalla famiglia Fontamara in prima linea. Sono loro, le donne, le grandi protagoniste: donne appassionate, capaci di prendere decisioni importanti ma anche fragili, sole, innamorate... Donne che catturano il lettore e lo costringono a vivere le loro stesse emozioni, le loro paure, a gioire per le loro conquiste e a soffrire per le loro perdite.

Tra i personaggi maschili non posso non citare Tommaso, cognato di Eva, che incarna tutta la sofferenza che può portare sulle spalle un uomo che, in quella particolare epoca storica in cui il fascismo inizia a farla da padrone, fa i conti con una sessualità fuori dai canoni e, per questo, allontato da un padre che non ha voluto più saperne di lui. Tommaso è un giovane intelligente, sensibile, attento agli altri ma vive un'esistenza tormentata, tanto più alla luce di un regime che di persone come lui non sa che farsene. Anzi, a dire il vero sa che farsene, a colpi di pugni e manganelli!

E poi Gabriel: il figlio maschio di Eva e Fernando, l'anima poetica, lo spirito romantico della famiglia, incapace di accettare quello che il regime vorrebbe imporre (come tutta la famiglia cubana, a dire il vero, in modo più o meno evidente). 

Anche Giacomo merita di essere citato. Fratello di Tommaso, Lia e del compianto Fernando, mostrerà ben presto la sua faccia e tutta la sua fragilità. Dietro una maschera fatta di arroganza e supponenza emerge una grande fragilità, un'insoddisfazione latente che ne ha segnato i comportamenti fino a farlo arrivare a toccare il fondo mettendo a repentaglio il futuro della sua famiglia e non solo.

Le donne meriterebbero tutte di essere citate, dalla prima all'ultima, dalla più anziana alla più piccina. Ognuna ha un ruolo importante nella storia e per ognuna si assiste ad importanti cambiamenti che trascinano il lettore tra amori, passioni, delusioni, illusioni, scelte drastiche, cadute, discese e risalite.

Tra destini che si intrecciano,  amori e tradimenti, con un passato che torna a pulsare violentemente nelle vene di Eva, tra problemi economici da gestire e legami che tendono a sfilacciarsi inesorabilmente, il ruolo delle donne della famiglia Fontamara sarà fondamentale, su uno sfondo storico sempre più nero. 

La saga dei Fontamara è appassionante e coinvolgente. Più che consigliata.
***
Una nuova vita. La saga dei Fontamara
Valentina Cebeni
Sperling&Kupfer
621 pagine
18.90 euro copertina rigida, 9.90 Kindle

martedì 15 giugno 2021

Benvenuti in casa Esposito. Le avventure tragicomiche di una famiglia camorrista (P. Imperatore)

Proporre in chiave ironica la storia di una famiglia camorrista di Napoli. Questo è ciò che fa Pino Imperatore nell'articolare una storia che ha come protagonista la famiglia Esposito: propone una storia, come lui stesso precisa nelle note finali, che non è sulla camorra ma dentro la camorra.

 Quella che nessuno nomina mai, quella che chi la vive o chi ne avverte intorno a sé la minacciosa presenza non nomina. 

Imperatore grazie alla famiglia Esposito offre un punto di vista diverso, con occhi che guardano dal basso, non dall'alto, un fenomeno che non è affatto un'invenzione.

I membri della famiglia Esposito fanno sorridere ma anche riflettere. Strappano più di un sorriso per il loro modo di fare e per l'uso di quelle inflessioni napoletane che non possono non strappare un sorriso ma lasciano anche addosso al lettore quell'amarezza che arriva dalla consapevolezza di un sistema consolidato che ha le sue regole e i suoi principi, chiari e limpidi anche quando sono resi con una chiave ironica. 

Tonino è un uomo come tanti se ne possono incontrare a Napoli (come per lui, il discorso vale anche per tutti gli altri). E non lo dico io, che non sono mai nemmeno stata in quella bella città, ma lo dice l'autore che invece quella realtà conosce molto bene. Figlio di un boss ucciso anni prima, Tonino cerca di tenere alto l'onore della famiglia ispirandosi proprio a lui. Ma è un pasticcione, una persona che alla fine ha anche buon cuore ma che non ha carattere, non riesce a pensare con la sua testa e a capire cosa è bene e cosa non lo è. Sembra non rendersi conto di ciò che gli accade attorno e, nonostante la buona volontà, calcare le orme di suo padre non gli risulta poi così efficace.

Tutti sanno quale sia il lavoro di Tonino, non tutti (soprattutto dall'interno della famiglia) condividono questa cosa. Anzi, monta anche la contestazione soprattutto da parte di sua figlia che esprime chiaramente il suo punto di vista. E questo mi ha fatto molto riflettere, sorrisi a parte: i figli dei boss o presunti tali ed il loro rapporto con ciò che i loro genitori sono o tentano di essere... E poi il ruolo delle donne in questo che, in modo inaspettato, sbrogliano la matassa (una donna in particolare).

Per me è stata una lettura piacevole ma anche motivo di riflessione su una Napoli che viene dipinta con toni vividi e molto realistici da chi certi meccanismi, per sua stessa ammissione, li conosce da vicino. 

Un modo alternativo (e decisamente ironico) per denunciare un sistema che allarga la sua rete in silenzio, ma non troppo. Perchè saranno pure personaggi impacciati e divertenti ma pur sempre nel sistema sono.
***
Benvenuti in casa Esposito. Le avventure tragicomiche di una famiglia camorrista
Pino Imperatore
Giunti Editore
256 pagine
8.90 copertina flessibile, Kindle Unlimited

venerdì 11 giugno 2021

Gli ultimi giorni dei nostri padri (J. Dicker)

Dopo aver sentito tanto parlare di Dicker e dopo essermi sempre sentita un pesce fuor d'acqua per non aver letto nulla di suo ho voluto fare la sua conoscenza.

 L'ho fatto partendo dall'inizio, dal suo libro d'esordio.

Non mi sono fatta influenzare da niente e da nessuno. Non ho letto recensioni, così come non ho letto opinioni di nessun tipo in merito a Gli ultimi giorni dei nostri padri e mi sono trovata tra le mani una storia di uomini e donne che partivano di casa come ogni altro soldato - siamo all'epoca della Seconda Guerra Mondiale - senza immaginare cosa realmente avrebbero dovuto fare: addestrati per uno scopo ben preciso, per essere paracadutati dietro le linee nemiche, nel cuore di un paese occupato, e combattere i tedeschi dall'interno. Una missione molto delicata, molto particolare, molto pericolosa.

Sono sincera: non sapevo dell'esistenza del SOE - Special Operation Executive - un'organizzazione britannica messa in piedi per addestrare agenti segreti con il compito di collaborare con la resistenza e i gruppi partigiani, disturbare gli invasori nazisti, distruggere strade, boicottare le comunicazioni, distribuire munizioni, esplosivi, armi, per essere paracadutati da aerei britannici e americani su campi segreti individuati nella massima segretezza dagli stessi agenti. Il tutto con la massima copertura, senza contatti con le rispettive famiglie e, dal termine dell'addestramento in poi, andando ognuno per la propria strada.

Da qualche approfondimento che mi sono sentita di fare mi sono resa conto che si tratta di un capitolo di quella storia segreta della Seconda Guerra Mondiale che in pochi raccontano.

Nella prima parte del libro il lettore vive sulla sua pelle l'addestramento dei protagonisti ed impara a conoscerli. Segue le tappe dell'addestramento che viene fatto da ogni candidato (perché poi c'è anche una selezione) per irrobustire il proprio corpo, familiarizzare con l'arte della guerra, imparare la tecnica del lancio con il paracadute, prendere familiarità con le strategie e imparare a fare scelte importanti anche sotto pressione. Dalla seconda in avanti la storia inizia ad aggrovigliarsi con le emozioni, con i sentimenti, con la parte umana di una guerra che poco ha avuto di umano, da qualunque punto di vista la si voglia guardare.

Gli agenti segreti - di diversa età e provenienza, per lo più uomini ma anche donne, persone normalissime diventate però popolo dell'ombra per salvare l'umanità in pericolo - nonostante un addestramento severo, duro e pur avento imparato ad essere pronti a tutti nella parte finale del libro mostrano il loro essere uomini e donne con le proprie fragilità, le proprie tentazioni, il proprio orgoglio. 

La guerra piace, all'inizio. L'idea di fare gli agenti segreti è eccitante, coinvolgente, adrenalinica. Ma da una pagina all'altra, con il passare del tempo e il susseguirsi degli eventi che hanno segnato quell'epoca, l'eccitazione lascia il posto allo smarrimento, il coinvolgimento a gesti meccanici e dovuti, l'adrenalina lascia il posto all'incapacità di riconoscersi dietro quei gesti, quelle scelte, quelle azioni. 

Ho detto più volte di non amare particolarmente i romanzi storici o, comunque, quelli in cui la storia ha un grande ruolo: mi sono ricreduta strada facendo, nel corso del tempo, ma ammetto di non avere un grande senso critico da quel punto di vista per cui non è mia intenzione parlare di ciò che non conosco. Evito, dunque, di dare un giudizio sulla ricostruzione storica delle vicende. Ciò di cui mi sono resa conto è stato, comunque, che il fatto di raccontare la storia di agenti segreti di cui si è sempre saputo molto poco, proprio per via del loro essere segreti, non dev'essere stato facile e per un autore esordire (esordiente era Dicker all'epoca) con un romanzo di questo tipo credo sia stata una scelta coraggiosa. E con una buona riuscita, secondo il mio punto di vista.

Nelle parti più tecniche mi sono trovata più in difficoltà (armi, piani di guerra, azioni) ma ben presto mi sono trovata coinvolta - ed emozionata - accanto a Pal e suo padre, a Laura, a Gros e a tutti gli altri. Mi sono emozionata, eh già! Lo ammetto. 

La storia invita a riflettere su tanti argomenti. La guerra, in primis, e tutto ciò che ha portato compreso quel senso di smarrimento provato dagli agenti segreti quando si rendono conto che, a guerra finita, non hanno un posto nel mondo e non hanno relazioni autentiche al di fuori di quell'esperienza.

Ma mi sono trovata anche a riflettere sull'amicizia, la fedeltà, l'amore di un figlio per suo padre e viceversa, il senso della vita e della morte.

Cercherò altro di questo autore: il suo stile mi piace ed essendo partita dal suo esordio non posso che aspettarmi una crescita stilistica: partendo già da un buon livello, sarà un piacere!
***
Gli ultimi giorni dei nostri padri
Joël Dicker
Bompiani editore
464 pagine
9.90 copertina flessibile, 6.99 Kindle

martedì 8 giugno 2021

Come muoversi tra la folla (C. Bordas)

Ho letto il libro Come muoversi tra la folla piuttosto lentamente. Onestamente credevo che sarebbe stata una lettura più snella ma non è stato affatto così. Non perché la narrazione si stata pesante, perché non abbia gradito lo stile di scrittura o altro. Ho letto lentamente la storia di Dory e della sua famiglia perchè mi chiedevo, continuamente, dove l'autrice volesse arrivare, cosa intendesse trasmettere con precisione. Durante la lettura, probabilmente perché mi aspettavo una svolta eclatante da un momento all'altro, non sono riuscita a darmi una risposta.

 

L'ho fatto a lettura ultimata quando ho avvertito sottopelle una strana sensazione: quel ragazzino, la voce narrante, mi sarebbe mancato. 

Dory (Isidore all'anagrafe, Izzie se lui potesse scegliere come farsi chiamare) è l'ultimo di sei fratelli. Vivono in Francia con la loro madre ed un padre poco presente, impegnato sempre fuori per lavoro. Mentre i suoi fratelli e le sue sorelle s'impegnano per affermarsi facendo forza sui propri talenti (Berenice, Aurore e Leonard hanno bruciato le tappe a scuola e sono alle soglie del dottorato; Jeremie ha una grande passione per la musica; Simone immagina una grande carriera da scrittrice) Dory è convinto di non averne, di talenti. E chi gli sta attorno sembra essere del suo stesso avviso.

Con una semplicità disarmante, con l'ingenuità di un ragazzino, Dory sarà, invece, il punto di riferimento per tutta la famiglia nel momento in cui si troverà ad affrontare una grande tragedia. 

Dory non ha amici fatta eccezione per una ragazzina che non ama la vita e che è sola come lui. Sono due solitudini che si incontrano, due poli opposti che si attraggono però, visto che lei vede sempre il bicchiere mezzo vuoto mentre lui cerca di fare del tutto affinché sia sempre mezzo pieno. 

La loro è un'amicizia che non sembra nemmeno essere tale ma che li avvicinerà ogni giorno di più fino a che un evento doloroso non colpirà anche questa amicizia mettendo ulteriormente alla prova Dory.

La figura di Denise, questo il nome della ragazzina, mi ha toccato il cuore e, da madre, mi ha anche rattristata molto la sua storia. Non viene dato moltissimo spazio alla sua figura e vengono centellinati elementi che la riguardano, ma tanto basta per rendere al lettore un'esistenza difficile, un grande bisogno di attenzione nonostante il suo modo di stare alla larga dagli altri, un disagio che nessuno riesce a comprendere appieno pur essendone a conoscenza. Indifferenza. Questo ho letto tra le righe. Ed è quella che tutti riservano a questa ragazzina fino alla fine. Dory cerca di aiutare la sua amica con i pochi strumenti che ha ed è molto tenero il suo tentativo di farla felice ma mi è sembrato davvero l'unico che abbia realmente fatto qualche cosa per lei.

Altrettanto particolare è il personaggio di Daphné, una nonnina ultracentenaria che, anch'essa nella sua semplicità, invita a riflettere su tanti aspetti della vita anche quando tutti sarebbero portati a pensare che il suo essere ormai anziana voglia dire essere sempre più vicina alla demenza. 

Non ci sono colpi di scena in questa storia ma si alternano tante situazioni che non sono altro che la vita, quella che riserva parecchie sorprese già quando è un vita normale (chi lo decide, poi, cosa sia la normalità?) e che quel ragazzino, considerato meno intelligente dei suoi fratelli, offre al lettore in modo estremamente autentico.

Sta qui il merito dell'autrice: aver reso il protagonista un efficace narratore, molto verosimile e capace di arrivare al lettore in modo talmente disarmante da fargli sentire la sua mancanza appena arriva all'ultima
pagina.

Ps. devo ammettere che la copertina mi ha lasciato addosso una strana sensazione. Tutta quella gente ammucchiata in un posto ristretto! Non sono più abituata a questo pensiero tantomeno a questa visione.
***
Come muoversi tra la folla
Camille Bordas
SEM editore
301 pagine
18.00 euro copertina rigida, 6.99 Kindle

sabato 5 giugno 2021

Come uccidono le brave ragazze (H. Jackson)

Una storia di persone, e delle loro differenti sfumature di disperazione, che si scontrano le une con le altre. 

Questa è la storia narrata nel libro Come uccidono le brave ragazze che, lo ammetto, appena uscito avevo snobbato senza troppi complimenti. Non perché non mi piacesse il genere, non perché avessi letto qualche cosa di sgradito in merito quanto perché, come spesso mi capita, quando nuove uscite sono eccessivamente sovraesposte non mi attirano affatto. Anzi, al contrario, non le prendo proprio in considerazione se non dopo parecchio tempo, quando non sono più letture di moda.

Mi sono trovata tra le mani una storia originale, scritta in modo originale e capace di coinvolgermi fino agli ultimi colpi di scena.

Siamo nell'aprile del 2012 quando una delle ragazze più popolari della scuola scompare. Andie Bell, questo è il suo nome, viene dichiarata morta ma il suo corpo non è mai stato rinvenuto. Il colpevole è stato individuato in Sal Singh, un compagno di scuola e amico della vittima che, però, non ha potuto difendersi da tale accusa visto che è stato trovato morto, suicida, qualche giorno dopo la scomparsa della ragazza. Considerare Sal colpevole è la soluzione che tutti cercano. Caso chiuso.

Ma Pippa Fitz-Amobi, ora diciassettenne e dodicenne all'epoca della scomparsa, non è affatto convinta che le cose siano andate così e per un progetto scolastico di fine anno sceglie di relazionare proprio in merito al caso della morte di Andie e Sal. La sua non sarà una mera relazione dei fatti così come sono stati fino ad ora dati per consolidati: Pip ha intenzione di portare avanti delle vere e proprie indagini e di fare chiarezza in un caso che, per lei, non è affatto chiuso.

Una ragazzina, una studentessa, può forse arrivare a delle verità che nessuno ha portato a galla? Di quali strumenti dispone? Sicuramente della sua tenacia, della sua testardaggine e della sua intelligenza oltre che della convinzione che qualche cosa non quadra. Il suo lavoro si presenta fin da subito impegnativo: un lavoro che riesce ad affrontare con fiducia grazie anche alla collaborazione di Ravi, fratello di Sal.

Se, come lei crede, Sal non è il colpevole vuol dire che a Little Kilton c'è un assassino che gira indisturbato per i negozi, per le strade... E ben presto Pip si renderà conto che è proprio così visto che le sue indagini fanno luce su situazioni che mai avrebbe immaginato potessero venire a galla. 

Little Kilton mostra di avere dei misteri, degli scheletri nascosti in parecchi armadi e domande irrisolte che a nessuno fa comodo ascoltare. Il progetto che Pip e Ravi portano avanti ben presto metterà la ragazza, i suoi amici e la sua famiglia in pericolo e, a ben guardare, gli esiti delle sue ricerche cambieranno molte vite e non tutte in meglio.

L'originalità che mi è subito balzata agli occhi è stata quella di portare avanti le indagini sollevando un'obiezione dietro l'altra, lavorando su ipotesi, facendo e facendosi un sacco di domande. Per gran parte del libro si ha a che fare con mere congetture ma ben presto iniziano ad arrivare dei punti fermi che porteranno Pip a realizzare quanto pericoloso sia il suo incarico.

Ciò che mi ha un po' fatto storcere il naso sono stati alcuni aspetti secondo me un po' forzati: una diciassettenne che per una ricerca scolastica riesce ad arrivare dove nessuno, forze dell'ordine comprese, ha nemmeno tentato di arrivare, con metodi che lasciano anche un po' a desiderare (tipo fare foto di notte con cellulare a una buona distanza e riuscire ad utilizzarle per ricattare i protagonisti dello scatto che, a quanto pare, si vedevano proprio nitidamente.... io con telefoni ben più moderni di quelli che potevano stare in circolazione qualche anno fa se poco poco ci provo mi trovo tra le mani delle macchie nere e niente più) ma che, nell'insieme, ci possono stare. Si tratta pur sempre di un romanzo di fantasia!

Oltre al caso di cronaca nera emergono anche aspetti che fanno riflettere come la solidità di un rapporto d'amicizia, i tanti segreti che ognuno nasconde in modo più o meno efficace, i misteri che in un ambiente che si ritiene familiare (come può essere una cerchia di amici o un piccolo centro cittadino) si celano dietro ogni angolo.

Inevitabile qualche domanda: cosa si è disposti a fare per difendere la memoria di un ragazzo accusato con troppa facilità e liberarlo da un peso che ancora attanaglia i familiari, anche dopo cinque anni dalla sua morte? Si può dire di conoscere a fondo le persone con le quali si condividono esperienze, avventura, emozioni? Per quanto tempo si può mantenere la maschera che ci si è cuciti addosso? 

Ho letto questo libro con piacere. Terribile storia ma impalcatura del romanzo ben imbastita, fluidità di narrazione, colpi di scena. Lettura promossa.
***
Come uccidono le brave ragazze
Holly Jackson
Rizzoli editore
464 pagine
17.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

venerdì 4 giugno 2021

I ragazzi del Columbus (A. Castagnini)

Io me li ricordo bene gli anni ’80. Ero una ragazzina ma me li ricordo eccome! Così come ricordo mio marito, all’epoca una adolescente (eh sì!!! Me lo sono sposato quel ragazzino!), con i capelli lunghi fino alle spalle, un motorino rumoroso e atteggiamenti da duro su un cuore dolcissimo.

Anni indimenticabili per la mia generazione.

Ed è stato un viaggio a ritroso in quegli anni quello che ho fatto con Marco il Lungo: un ragazzo degli anni ’80 che, con un gruppetto ristretto di amici fidati, è pronto a mordere la vita.

Studia all’università ed ama passare il tempo con i suoi amici nelle discoteche della zona, rimorchiare belle ragazze, perdersi in nuvole di fumo. Quando i suoi occhi incrociano quelli di Giulia scatta una molla che lo legherà a lei in modo indelebile e per le altre non ci sarà più storia.

Tra Bologna e Padova si assiste al tormento di un giovane uomo che fa fatica ad esprimere a parole ciò che prova perché, probabilmente, non è abituato a farlo. Con i suoi amici sono sempre bastati pochi sguardi per comprendersi, è bastata la condivisione delle stesse passioni per consolidare un rapporto che appariva a quel tempo destinato a superare il tempo e lo spazio. Con Giulia c’è intesa, c’è alchimia e per Marco potrebbe essere per sempre.

Ma in un rapporto nato da poco, dove pesa anche la distanza, sono tanti i sassolini lungo il percorso che possono minacciare il cammino verso la felicità. Tra il detto e non detto, tra silenzi e incomprensioni, Marco e Giulia si troveranno a vivere alti e bassi con l’incapacità di gestire qualche cosa che sta diventando sempre più grande.

Marco è preso, molto. E lo resterà per sempre. Anche quando stupidi errori si metteranno tra quei due cuori, quando scelte sbagliate ergeranno muri invalicabili, quando le direzioni sembreranno differenti.

Eppure quel sentimento è talmente forte da resistere al passare del tempo, all’andirivieni di quei treni che avrebbero potuto essere presi insieme, mano nella mano, ma che non li hanno portati propriamente nella stessa direzione.


 Può esistere un sentimento così grande, tanto grande da resistere al tempo?

Se lo domanda spesso, Marco. La risposta arriva (ed è la stessa che darei anche io se venisse posta a me) ma non è la stessa per marco e Giulia.

Non svelo nulla che non sia lo stesso autore a lasciar intendere già dalle prime pagine, in premessa, parla con nostalgia di quell’amore che gli è rimasto cucito addosso.

La lettura è stata piacevole ed è stato altrettanto piacevole ricordare quei tempi ormai andati ma che nessuno di noi, quelli degli anni ’80, dimenticherà mai. Chi di noi non porta nel cuore una Giulia come è accaduto a Marco?
Quella narrata non è solo una storia d'amore. L'autore racconta l'amicizia, racconta quanto sia difficile fare i conti con se stessi prima che con gli altri, racconta di come il tempo sfugga di mano e di quanto sia difficile recuperare il terreno perduto.
Ed è un invito a vivere appieno ogni momento, questo ho letto io tra le righe, anche quando si ha l'impressione di far fatica a respirare, anche quando il dolore butta a terra, anche quando la speranza sembra lontana mille miglia. Perché il tempo non torna indietro e nessuno ci restituisce ciò che abbiamo lasciato cadere, anche con una certa superficialità ed incoscienza, lungo il cammino.
***
I ragazzi del Columbus
Andrea Castagnini
Independently published
220 pagine
14.00 euro copertina flessibile, Kindle Unlimited