domenica 30 ottobre 2022

La ragazza con le parole in tasca (A. Dalton)

Andrea ha lasciato qualche cosa in sospeso alla fine del primo anno di college (la più prestigiosa scuola di giornalismo al mondo) quando i corsi sono terminati e, felice per aver superato ogni esame, è tornata da suo padre. Un sospeso risponde al nome di Joker. 

In questo secondo volume della storia di Andrea Doyle l'autrice lascia maggiore spazio alle questioni di cuore di una giovane che sembra fare sempre la cosa sbagliata al momento giusto: il momento giusto per rovinare tutto. Quello che al primo anno è stato un avvicinamento cauto tra i due ragazzi, ora vorrebbe essere un ritrovamento più deciso ma... le cose si complicano con l'arrivo di un nuovo ragazzo al college che, senza rendersene conto, crea tensione tra i due.

Zen è il suo nome: un ragazzo di gran fascino ma, soprattutto, molto bravo e stimato da tutti gli insegnanti. Zen è molto simile a lei: condivide le sue stesse passioni, è tenace, preparatissimo ed ha un obiettivo ben preciso in mente. Come lei, vuole entrare a far parte del mondo del giornalismo ed ha le idee molto chiare: giornalismo impegnato, quello stesso che gli ha permesso, con un reportage, di vincere un prestigioso premio che gli ha permesso di entrare direttamente al secondo anno del college.

Quella che emerge, sopra tutto, è la forza dell'amicizia: quella che era nata nell'anno precedente senza che Andrea ci sperasse più di tanto si è consolidata al punto tale da diventare un punto fermo nell'esistenza di quella ragazza che di amici ne ha sempre avuti troppo pochi. Ora sa che può contare su amici che corrono quando necessario, tacciono quando necessario, ascoltano sempre e non risparmiano rimproveri quando serve. La forza di questo racconto sta proprio qui: nel dare ampio spazio all'amicizia anche quando tutto sembra perduto. 
Per Andrea arriva il momento di fare delle scelte importanti. Dolorose, anche. Ma necessarie. Commette degli errori, dettati dal suo orgoglio principalmente, ma saprà imparare da loro e dimostrare, in questo modo, maggiore maturità.
 
Marilyn, anche in questo secondo capitolo, è il personaggio di maggiore impatto, secondo il mio parere ed anche Zen, il nuovo arrivato, conquista un posto ben preciso nella storia ed anche al cospetto del lettore. 
 
E una menzione a parte la meritano i ragazzini dell'asilo in cui Andrea lavora come insegnante d'inglese: la loro storia fa riflettere e la loro esuberanza e spontaneità strappano qualche sorriso.
Promosso anche questo secondo volume. E sono ancora più curiosa di sapere come la storia vada a finire...
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La ragazza con le parole in tasca
Anna Dalton
Garzanti editore
368 pagine
13.00 euro copertina flessibile, 17.00 euro copertina rigida, 9.99 Kindle

L'apprendista geniale (A. Dalton)

Andrea ha un sogno da realizzare: diventare una famosa giornalista. 

Sulle orme di sua madre, quella madre che l'ha lasciata da bambina ma che è sempre accanto a lei, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà, grazie ad un biglietto che le scrisse anni prima: "Scrivere, scrivere, scrivere". Questa la raccomandazione che le fece quando, ancora bambina, Andrea le aveva chiesto di poter lavorare con lei, come giornalista. Ancora troppo piccola, aveva ben accolto la promessa della madre: cresci, studia, scrivi e poi potremo lavorare insieme.

Il destino, però, ha scritto una storia diversa per Andrea che ora, grazie ad una borsa di studio, sta per varcare la soglia di un prestigioso college che forma giornalisti ma accoglie solo i migliori. In una Venezia che coccola i suoi ospiti, Andrea sa di essere sola come, a dire il vero, è sempre stata anche quando - da bambina - la chiamavano secchiona e mangiava sempre sola in mensa. Non si aspetta niente di diverso qui, anni dopo. 

Eppure...  quando apre le porte della più prestigiosa scuola di giornalismo al mondo accanto all'impegno che le è richiesto inizia un nuovo capitolo della sua vita dove sarà l'amicizia di alcuni compagni che formano una squadra piuttosto bizzarra. 

Marilyn è il personaggio che ho amato di più in assoluto: sempre in nero, con orecchini, pearcing e borchie addosso, affronta la vita di petto anche se - lo si scoprirà piano piano - sotto quella scorza da duro si nasconde una ragazza dal cuore grande ed anche fragile... 

Uno (si chiama proprio così), il suo compagno di stanza, è un ragazzo che avrei tanto voluto avere anche io come amico: attento, sensibile, affettuoso, capace di ascoltare e di comprendere anche e soprattutto i silenzi. Alle belle signorine preferisce ragazzi muscolosi ed è un vero latin lover: ciò non gli impedisce di essere un amico caro.

Andre, con il suo respiratore per l'asma, è il terzo del gruppo: ama silenziosamente Marilyn ed ha tutte le carte in regola per completare il terzetto.

Poi c'è lui: Joker. Bello, con un ciuffo di capelli verdi che nasconde metà del suo viso, è il primo ad accogliere realmente Andrea e da quel momento in lei succede qualche cosa a cui non riesce a dare un nome preciso ma che, giorno dopo giorno, crescerà silenziosamente in lei. Joker è un ragazzo misterioso, ombroso, che trasmette una malinconia capace di toccare il cuore: nasconde un segreto che non è disposto a svelare proprio come lei, Andrea, non ha intenzione di parlare dalla morte di sua madre.

Come in ogni scuola che si rispetti, non mancano elementi di disturbo: Barbie, ricca e ambiziosa, vede subito in Andrea una rivale che ha conquistato il suo posto nel prestigioso college grazie ad un curriculum di tutto rispetto. Lab ella bionda sa che l'ultima arrivata è la sua vera antagonista, quella che le potrebbe soffiare da sotto il naso la possibilità, dopo il terzo anno, di lavorare in un prestigioso giornale. E si comporta di conseguenza, rendendole la vita difficile.

Finalmente ho avuto tra le mani un libro che parla di giovani e che può essere letto anche dai più giovani: l'autrice non scade mai nel banale soprattutto quando le situazioni potrebbero lasciarlo pensare. Penso a scene di sesso che non ci sono anche se si creano momenti nei quali se si fosse voluto calcare la mano lo si avrebbe potuto fare senza problemi.

Questo mi permette di aggiungere un punto in più ad una lettura piacevole, con personaggi ben delineati, dalle personalità ben definite e capaci di incarnare pregi (più pregi, devo dire) e difetti di giovani che sono alle prese con la loro prima vera esperienza di autonomia, al college.

Scrittura delicata quando serve, ironica quando serve con Marilyn superlativa! 

Leggerò anche il seguito (anche se devo ammettere che il titolo non mi è piaciuto affatto).
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L'apprendista geniale
Anna Dalton
Garzanti editore
272 pagine
12.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle

Teresa Papavero e lo scheletro nell'intercapedine (C. Moscardelli)

Teresa Papavero me l'immagino un po' con il fisico di Olivia di Braccio di Ferro a prescindere dalla descrizioni che Chiara Moscardelli ne fa. Non so come mai ma l'ho fissata in mente con quell'aspetto: una spilungona secca secca ma so bene che la mia idea non è affatto verosimile con l'idea di lei che ha l'autrice. Con questo non voglio dire che le descrizioni dei personaggi da parte della penna dell'autrice non siano efficaci. No no, sono io che preferisco immaginarla così: probabilmente per via del suo modo di comportarsi, per il suo nome - non so - o per la nonchalance con cui affronta situazioni più grandi di lei.

In questo secondo volume della serie la giovane Papavero è alle prese con lavori di ristrutturazione del suo B&B ed è proprio durante le operazioni necessarie per ridargli nuova vita che spunta uno scheletro da un'intercapedine. Simpaticissimi gli amici di lei che con la loro cadenza (Strangolagalli è una località realmente esistente in provincia di Frosinone) strappano più di un sorriso.

Il mistero che Teresa si trova ad avere per le mani è tutt'altro che semplice e rimanda ad una difficile realtà che, dietro alla leggerezza di alcuni passaggi, fa riflettere.

Non è una storia che fa sorridere più di tanto (quando c'è di mezzo uno scheletro vuol dire che c'è stato un cadavere per cui non sarebbe comunque niente di divertente... ma stavolta le circostanze portano in una direzione ben precisa) nonostante la leggerezza che caratterizza lo stile della Moscardelli e devo anche ammettere che stavolta la nostra Teresa si trova oggettivamente in una situazione di pericolo nella quale si infila per seguire le tracce che le si palesano sotto gli occhi.

Più che nel volume precedente assume un ruolo importante suo padre ed anche l'aspetto sentimentale che la riguarda ma le attenzioni del lettore - le mie nello specifico - restano concentrate sul caso. E va ricordato che lei non è un commissario, un ispettore o altro. Niente di più di una donna curiosa, capace di tenere a mente dettagli che ad altri abitualmente sfuggono e sempre pronta a fare la sua parte per arrivare alla verità tanto più in questo caso visto che il suo coinvolgimento emotivo è molto profondo. 

Ps: non lasciamoci depistare dalla copertina un po' frou frou.
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Teresa Papavero e lo scheletro nell'intercapedine
Chiara Moscardelli
Giunti editore
288 pagine
16 euro copertina flessibile, Kindle Unlimited

Itaca per sempre (L. Malerba)

 

Mio caro Ulisse, pensavi forse che dopo aver allungato a dismisura il viaggio per il ritorno verso casa, dopo la guerra di Troia, avresti trovato una Penelope tranquilla, serena e accomodante che ti avrebbe accolto a braccia aperte senza battere ciglio?

Anche se la letteratura ci ha consegnato un finale di questo tipo senza soffermarsi troppo sulle sensazioni che quella donna deve aver provato nel trovarsi davanti agli occhi un vecchio straccione che diceva di essere il suo bel marito Ulisse, Malerba ci offre un punto di vista differente e si prende qualche libertà.

Se Omero ci ha raccontato che, dopo una prima comprensibile incredulità, Penelope ha aperto il cuore ad Odisseo gettandogli le braccia al collo davanti a prove che solo lui avrebbe potuto presentare, Malerba non è dello stesso avviso. 

In Itaca per sempre Penelope riconosce subito il suo uomo ma il suo orgoglio di donna ferita, lasciata sola per tanti anni e, chissà, anche tradita non le concede cedimenti: fino alla fine non manifesta segni che facciano pensare ad Ulisse, così come a Telemaco e agli altri, di aver riconosciuto suo marito. Donna orgogliosa e tenace, Penelope è ferita ed ha intenzione di vendicarsi di quell'uomo che, oltre ad averla
lasciata sola per così tanto tempo per una guerra che, lo sanno tutti, era terminata 10 anni prima, dimostra di non fidarsi di lei nel momento del ritorno quando le nasconde la sua identità e trama anche alle sue spalle per dare corso ad una strage di coloro che si erano nel frattempo appropriati della sua dimora ed ambivano alla mano di sua moglie. Un atto di coraggio, per lui. Un atto di violenza inaccettabile tra le mura della sua dimora, per lei. Altro motivo per accrescere la sua acredine. 

Ulisse, da parte sua, sembra fare la figura del fesso: ha mentito per salvarsi la pelle più e più volte ma la menzogna con la quale si è presentato al cospetto della sua donna le sta per costare cara. Non riesce a carpire l'atteggiamento di quella donna che aveva immaginato sottomessa, piegata dal dolore e pronta ad accoglierlo a braccia aperte come se nulla di tutto ciò che l'ha raggiunta (notizie di rapporti di un certo tipo con donne incontrate durante il viaggio di ritorno comprese) non l'avessero scalfita. Invece...

Tale è la sua delusione che fa una scelta della quale Omero non fa cenno... ma che non posso dire per non togliere il gusto della lettura a chi volesse conoscere - e lo consiglio - il punto di vista di Penelope che, di fatto, si alterna a quello di Ulisse. I paragrafi alternano i pensieri e le azioni dell'uno ai pensieri e alle azioni dell'altra tanto da permettere al lettore di immedesimarsi sia con lui che con lei.

Inutile dire che io sia stata dalla parte di lei fino alla fine, anche se...  

Non posso palesare ulteriormente i miei dubbi, rispetto troppo i lettori per togliere loro il gusto della lettura. Aggiungo solo che i pensieri di lui, le sue continue elucubrazioni, mi hanno un tantino innervosita ad un certo punto, convincendomi ancora di più a tifare per lei!

Il libro è arrivato tra le mie mani grazie all'insegnante di italiano di mio figlio che lo ha suggerito come lettura mensile. L'ho cercato per lui in biblioteca e non sono riuscita a resistere.
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Itaca per sempre
Luigi Malerba
Oscar Mondadori editore
196 pagine
9.50 copertina flessibile

sabato 29 ottobre 2022

Acqua di sole. La saga dei Fiorenza e dei Gentile (B. R. Cataldi)

Bianca Rita Cataldi è un'autrice di cui non avevo mai sentito parlare prima di avere tra le mani Acqua di sole. Ed è stata una bella scoperta perchè scrive bene, è capace di emozionare e di donare ai lettori personaggi che incantano per un sacco di buoni motivi.

Siamo nella Bari degli anni Cinquanta quando le differenze sociali sono molto nette. Quelle stesse che segnano la lontananza tra le famiglie Gentile e Fiorenza: contadini che commerciano in fiori, i primi, ricchi profumieri i secondi. Quando, però, le esistenze per un motivo o per un altro, si incrociano, quando ci sono animi sensibili a ricordare che, alla fine, una vita modesta ma felice può essere di gran lunga migliore di una vita in ricchiezza ma dove i rapporti personali sono freddi e distanti, allora le cose possono prendere una piega inaspettata.

Ed è proprio così che Michele, il giovane Gentile che ama studiare e che si distingue da quasi tutti gli altri della famiglia per curiosità e tenacia (quasi tutti... perchè la zia Enrica avrebbe qualcosa da dire in merito...) spezza quelle convenzioni sociali che lo vorrebbero a testa bassa nei campi. Non si vergogna delle sue radici contadine, tutt'altro, ma aspira a qualche cosa di più. Ragazzino capace e caparbio, conquisterà le simpatie di Claudio Fiorenza, il grande profumiere che dai Gentile si reca una volta l'anno per fare acquisti. Da qui il suo percorso personale subisce una svolta decisa grazie anche a due giovani Fiorenza - Teresa figlia di Claudio e sua cugina Vittoria - che, a loro volta, subiranno l'influenza positiva di quel ragazzino.

Uno dei personaggi che mi ha maggiormente emozionato è stato proprio Claudio: mi è sembrato di vedere i suoi occhi brillare nello stringere la mano di quel ragazzino, mi è sembrato di sentire il battito del cuore accelerato quando il suo sguardo si è trovato ad incontrare, proprio in casa Gentile, un vecchio amore. Ma rischio di fare un torto a tutti gli altri perchè, lo devo ammettere, ognuno mi ha emozionato a suo modo. 

Mi ha emozionata il padre di Claudio con la sua consapevolezza di non essere più l'uomo che è stato e di avere bisogno degli altri.

Mi ha emozionata Betta, sorella di Claudio, che ha fatto di quella che tutti gli altri hanno dipinto come "pazzia" il suo biglietto verso la libertà.

Mi ha emozionata Vittoria che con il suo carattere così particolare ha saputo nascondere una grande sofferenza e fragilità. 

E poi Michele. Come non amare quel ragazzino di sette anni che è alla ricerca del suo posto nel mondo, che impara dai suoi fallimenti, che non si scoraggia anche nei momenti più neri e che riesce a portare la forza contadina che contraddistingue la sua famiglia in un ambiente in cui troppo facile sarebbe stato perdersi e gettare la spugna. Per questo conquista Claudio che decide di dargli una possibilità, ma conquista anche il lettore.

Tanti i personaggi citati tra i quali nei primi capitoli ho temuto di perdermi. Non è stato così: all'inizio grazie agli alberi genealogici delle due famiglie proposti in apertura del libro ma, piano piano, grazie alla chiarezza espositiva che, secondo il mio parere, è una caratteristica dell'autrice che si somma alla delicatezza della sua penna capace di mettere il cuore tra le righe.

Mentre leggevo le vicende dei Fiorenza e dei Gentile mi sono detta che, a ben guardare, ogni famiglia avrebbe una storia da raccontare e sarebbe bello fissare in un romanzo i ricordi che, altrimenti, andrebbero perduti. Una storia normale, magari, ma che una buona penna ed un cuore grande saprebbero sicuramente rendere unica perchè ogni famiglia, ogni legame sono unici a loro modo. Unici e speciali.

Leggerò il seguito, senza ombra di dubbio.
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Acqua di sole. La saga dei Fiorenza e dei Gentile
Bianca Rita Cataldi
Harper Collins editore
384 pagine
10.00 euro copertina flessibile, 16.00 euro copertina rigida, Kindle Unlimited

giovedì 27 ottobre 2022

Il metodo della fenice. La terza indagine del commissario Casabona (A. Fusco)

 

Terza indagine del commissario Tommaso Casabona

Indagine molto particolare, a dire il vero, che prende avvio con il rinvenimento del cadavere di una donna nuda ed in parte carbonizzata, in una discarica abusiva sotto ad un ponte.

Un’indagine al termine della quale Casabona e, con lui, il lettore, si renderanno conto che niente è come sembra. Eh sì, perché quello che sembra un caso semplice, fin troppo, da risolvere, con il presunto omicida della donna a sua volta trovato cadavere all’interno della sua auto, in fondo al lago, prenderà ben presto i toni di un mistero bello e buono. Casabona se ne rende conto ben presto: molte le situazioni strane che emergono agli occhi del commissario e della sua squadra. Quando, poi, iniziano ad emergere collegamenti con la morte di un’altra donna, risalente ad anni prima, la situazione si complica.

Nelle more dell’indagine emergeranno elementi  che mai Casabona avrebbe voluto avere tra le mani soprattutto quando tutto sembra condurre tra le pareti di un luogo che avrebbe dovuto essere educativo, contrariamente a ciò che invece sembra essere.

Ciò che mi è subito piaciuto di questo romanzo è stato il modo con il quale l’autore sembra voler prendere per mano il lettore, anche il più profano, lungo i meccanismi delle indagini fornendo spiegazioni minuziose e precise, passo dopo passo. Le cose si complicano nel momento in cui si arriva alla soluzione del caso con dei legami che, in alcuni passaggi, ho avuto l’impressione di far fatica a seguire.

Interessanti le evoluzioni della storia personale di Casabona (anche stavolta, come in precedenza, emergono dettagli della sua situazione familiare in particolare in relazione a sua mogli) ed anche di altri personaggi secondari che si imparano a conoscere sempre più, pian piano. Questa caratteristica, dare spazio alle storie personali dei personaggi (siano essi principali che secondari) è un elemento che accomuna soprattutto le serie nelle quali si tende – secondo il mio parere – più a fidelizzare il lettore che non a stupirlo con la trama.

Il finale è piuttosto amaro. Non che si possa ambire ad un finale dolce quando ci sono di mezzo dei morti, non è questo il discorso. Il fatto è che un finale così Casabona non l’avrebbe mai immaginato e, stavolta più che mai, la soluzione del caso o, per lo meno, la convinzione di essere vicini alla soluzione, lascia l’amaro in bocca, a lui per primo.

Lettura piacevole, per chi ama il genere ed i personaggi seriali.
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Il metodo della fenice. La terza indagine del commissario Casabona
Antonio Fusco
Giunti editore
224 pagine
9.90 euro copertina flessibile, Kindle Unlimited

martedì 25 ottobre 2022

Nudo maschile in arancione e giallo (A. Fullin)

 

Protagoniste della storia sono la pittura e storie d’amore non necessariamente convenzionali: una tra un uomo e una donna, una tra due donne ,una tra due uomini). Prende le mosse da una pittrice post – impressionista che parte con dipingere frutta e verdura per arrivare al nudo maschile. I corpi maschili le forniscono la giusta ispirazione . Il periodo storico da cui ci parte è quello degli anni dieci in Polonia ed i personaggi che si rincorrono sono molti e variopinti.

Si chiama Vanessa Borowski la nostra artista che, rimasta vedova da giovane e con il piccolo Mattia a carico, vuole fare dell’arte la sua vita. Per questo sceglie la città  di Wrocaw (nella Slesia) come sua destinazione, nel momento in cui i Russi saranno impegnati ad occupare Varsaia. È nella sua nuova città che incontra un carosello di personaggi.

Tra riferimenti storici (non troppo approfonditi, devo dire) relativi a paesi che conosco molto poco e con continui appigli a movimenti artistici dell’epoca ma anche a riferimenti cinematografici dell’epoca nonché delle fotografia, l’autore propone le vicende di personaggi che sono alternativamente tragici ed esilaranti.

Vengono narrate conquiste e perdite, scelte di vita dettate dalla passione ed altre dall’indifferenza il tutto in un vortice di emozioni legate a doppio filo al mondo dell’arte: e, si sa, quando si ha a che fare  con un artista, nulla scorre via in modo lineare. Figuriamoci se si ha a che fare con più di uno.

Lettura particolare, fuori dai miei canoni e che, onestamente, non mi ha lasciato molto. Non c’è un personaggio che mi abbia trasmesso emozioni particolari e credo che sarà una di quelle che verrà rimossa all’istante dalla mia memoria. La copertina, però, mi resterà in mente e mi farà pensare a qualche cosa di diverso da quello che tra le pagine di questo libro ho trovato.

Una curiosità proprio sulla copertina e sul titolo… Ho aspettato, pagina dopo pagina, di capire da dove arrivasse quella vasca da bagno rosa… non ricordo se fosse proprio rosa ma c’è in uno degli episodi forse più simpatici. Ed il titolo… un richiamo all’amore dell’artista per il nudo maschile e per i colori. Io l’ho interpretato così.

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Nudo maschile in giallo e arancione
Alessandro Fullin
Manni editore
160 pagine
15.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle 

lunedì 24 ottobre 2022

La testimonianza (S. Turow)

La testimonianza è il decimo volume della serie Kindle County di Scott Turow, serie legal thriller nella quale – e questo volume non fa eccezione – le dettagliate descrizioni del processo penale diventano parte determinante della storia. 

Da quel che ne so io sono tutti libri autoconclusivi anche se la presenza di personaggi già comparsi in volumi precedenti fa da collante. Io ammetto di non essermi curata dal fatto che fosse una serie oppure no. Cercavo un libro con titolo grigio di un genere che potesse piacermi (ecco a cosa serve partecipare alle challange di lettura, a spaziare in ogni dove per cercare le letture giuste) e non ci ho riflettuto più di tanto.

Iniziamo dalla trama anche se, lo dico subito, è talmente intricata e strutturata che non è possibile dire molto di più di ciò che si trova in presentazione del libro.

Il protagonista è un ex magistrato che ha superato la soglia dei 50, che si è lasciato alle spalle un matrimonio e il suo paese d'origine. Bill ten Boom è in un momento dalla sua vita nel quale si sente di passaggio tra un passato ormai archiviato ed un futuro tutto da scrivere. Nel momento in cui viene incaricato di partecipare al processo alla Corte penale internazionale per un crimine di guerra risalente ad undici anni prima in ex Jugoslavia, accetta senza porsi troppi interrogativi.

Si renderà conto piuttosto in fretta, però, che la situazione è piuttosto complicata e che niente è come sembra. Se aveva solo lontanamente immaginato di trascorrere i suoi anni della maturità in modo tranquillo, stazionando magari in una piccola casetta in riva al mare ben presto realizza di essersi infilato in una situazione più grande di lui: undici anni prima 400 rom che  vivevano in un campo per rifugiati in Bosnia sono improvvisamente scomparsi senza lasciare traccia. Un'uccisione di massa. A questo si pensa soprattutto alla luce della testimonianza dell'unico superstite che risponde al nome di Fercko Rinci che, supportato dal suo affascinante avvocato Esma Czarni, sono i punti di riferimento di un'indagine che, però, mostrerà parecchi punti d'ombra e si rivelerà più pericolosa del previsto.

In un continuo spostamento tra Whasington e diverse città della Serbia, Boom si troverà ad avere a che fare con organizzazioni criminali senza scrupoli, a segreti, tradimenti, verità e false verità, ad apparenze ben lontane dalla realtà e si troverà a vivere anche momenti di pericolo che mai avrebbe immaginato di dover affrontare.

Chi dice la verità? Cosa c'è sotto quel caso? Chi protegge chi? C'è davvero un colpevole? Se sì, sarà mai trovato e verrà mai fatta giustizia?

Fino alla fine sono interrogativi che si rincorrono tra vicende descritte in maniera quasi maniacale soprattutto per quanto riguarda i dettagli giudiziari ma anche in merito al contesto storico-politico che non è poi così lontano da noi.

Tutto molto incalzante, alto ritmo narrativo che, secondo il mio parere, perde colpi nel momento in cui l'autore si lascia andare a scene di sesso che, onestamente, avrebbero reso l'idea anche se solo accennate soprattutto nel contesto in cui si svolgono e nell'ambito di quella che è la narrazione principale. Credo che il coinvolgimento emotivo e fisico del protagonista si potesse rendere in modo credibile anche senza aggiungere paragrafi "rosa".

Dal tribunale dell'Aia ai villaggi e alle città della Serbia, agli incontri segreti a Washington, Boom deve districarsi tra sospetti, organizzazioni criminali, alleanze e tradimenti di tutti coloro che sono coinvolti in questo caso dai contorni sconcertanti. Tutto con descrizioni molto dettagliate sia delle procedure che dei villaggi, dei personaggi così come delle situazioni. Alcune parti secondo il mio parere avrebbero tranquillamente potuto essere alleggerite ma nel complesso tutto ci sta.

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La testimonianza
Scott Turow
Mondadori editore
453 pagine
22.00 euro copertira rigida, 7.90 copertina flessibile, 6.49 Kindle

sabato 22 ottobre 2022

Ah l'amore l'amore (A. Manzini)

 

Mi è mancato, Rocco Schiavone. 

Quel suo modo di accusare il colpo ogni volta che risolve un caso, le canne fumate sulle scale, i discorsi a senso unico con la sua Marina che ormai l'ha lasciato da un po'. E mi sono mancati anche tutti gli altri della Squadra dai più dinamici ai più imbambolati perché, si sa, in una squadra ci può stare di tutto. Infine, mi è mancato il gioco di squadra che Schiavone è in grado di mettere in atto ogni volta.

Lo avevo lasciato su un letto d'ospedale con una pallottola in corpo. Lo ritrovo con un rene in meno ma vivo, sempre su quel letto d'ospedale, raggiunto dalla notizia della morte di un uomo piuttosto facoltoso durante un'operazione chirurgica. Un errore umano, così dicono, dello staff del dottore che aveva i ferri tra le mani: uno scambio di sacca con sangue non compatibile a quello dal paziente. Errore umano, inchiesta medica all'orizzonte, colpe alla malasanità. 

Ma qualche cosa non torna e Rocco Schiavone inizia a sentire puzza di bruciato tanto da iniziare ad indagare dall'interno anche se, formalmente, indagini in corso non ce ne sono perché il caso è in chiuso con un frettoloso errore medico.  

L'indagine è piuttosto sui generis ma parlando di quel Rocco Schiavone non mi meraviglia più di tanto. Tenace, pronto a mettersi in gioco quando è convinto che giustizia non sia stata fatta, abbiamo per le mani indagini che gravitano attorno all'ambiente medico ma che fanno portano lontano.

Ad arricchire l'indagine, che in alcuni non è poi così dinamica ma rischia di accartocciarsi su se stessa - ci sono le vicende personali della squadra. Antonio che si deve districare in una situazione sentimentale piuttosto intricata, ha un ampio spazio in questa storia e, onestamente, il modo in cui la vicenda per lui si evolve mi è anche sembrata un po' troppo frettolosa ed anche eccessivamente "a buon mercato". Tra i personaggi secondari è quello che cattura maggiormente l'attenzione del lettore.

E poi c'è anche la svolta finale sulla pistola che ha sparato il colpo che è costato un rene a Rocco. Anche se arriva sul finale, è una notizia tutt'altro che indolore per Rocco e per la squadra. 

Lettura piacevole anche se la storia mi è sembrata un po' convalescente, come il protagonista appena operato. Ma mi sta bene così. Non sarebbe stata credibile maggiore azione con Rocco in quelle condizioni.
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Ah l'amore l'amore
Antonio Manzini
335 pagine
Sellerio Editore
15.00 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle

venerdì 21 ottobre 2022

La stanza delle mele (M. Righetto)

Quello delle Dolomiti bellunesi è un ambiente che non conosco se non per il poco che ho studiato sui libri di geografia, da ragazzina. Nel leggere il libro La stanza delle mele mi sono trovata immersa in descrizioni che mi hanno permesso di riempire la mia lacuna lasciando lavorare l'immaginazione.

Perché le descrizioni degli ambienti, così come delle situazioni, sono a dir poco efficaci anche quando alcuni termini mi sono sembrati lontani da me, alcuni cognomi in particolare con suoni molto strani per le mie orecchie (a partire dal protagonista, quel bambino di 11 anni che risponde al nome di Giacomo Nef e che vive in una piccola frazione di Livinallongo del Col di Lana, località di cui non sapevo nemmeno l'esistenza).  

 

Siamo nell'estate del 1954 e Giacomo vive con i nonni assieme ai due fratelli maggiori dopo aver perso i genitori. La vita è dura, per lui più che per gli altri. Il nonno è convinto che sia il figlio di un amore clandestino di sua nuora: tanto basta per avere un comportamento estremamente rigido con quel bambino che, con i suoi capelli biondi ed i suoi occhi vispi, ispira tenerezza fin dalle primissime pagine. Oramai Giacomo sa che la stanza delle mele è il luogo in cui sistematicamente verrà chiuso in punizione e quell'ambiente diventa, volente o nolente, il suo piccolo regno, il suo laboratorio, il luogo del suo cuore.

A sconvolgere ancora di più la vita del ragazzino sarà il ritrovamento, in una notte in cui infuria il temporale, del cadavere di un uomo appeso al ramo di un albero del Bosch Negher dove il nonno lo aveva mandato a cercare una roncola. Una scena che non lo abbandonerà mai e che, tra varie vicissitudini, lo accompagnerà fino a 40 anni dopo...

Nella seconda parte del libro, quella della maturità, ha inizio una nuova storia che si intreccia con quella di quel ragazzino chiuso spesso nella stanza delle mele ed il mistero di allora scivola tra le dita dell'uomo che Giacomo è diventato.

Rispetto alla prima ho provato emozioni differenti ma sempre intense. Se nella prima parte è stata la tenerezza che mi ha trasmesso Giacomo a farmi venire voglia di entrare nel libro per fermare quel nonno così burbero e duro, per stringere in un abbraccio quel ragazzino, nella seconda le emozioni sono state differenti ma comunque trasmesse da un personaggio reso alla perfezione (non posso dire di più, non sarebbe corretto nei confronti dei lettori... ho detto già troppo). 

La storia mi ha emozionata, credo di non aver letto storie così ben rese dal punto di vista descrittivo sia degli ambienti che della psicologia dei personaggi e devo ammettere di non aver letto altro di un autore che è stata una piacevole scoperta e che cercherò di recuperare prossimamente.

Il personaggio che mi è piaciuto più di tutti in assoluto è quello di quell'anziana solitaria considerata da tutti una strega, la strega di Rovei. Personaggio suggestivo, capace di catalizzare l'attenzione del lettore (per lo meno la mia) fin dalla sua prima apparizione. E poi le leggende, i misteri del bosco, i suoi spettri ma anche la sua magia: trovo che il bosco sia anch'esso un personaggio fondamentale - concedetemelo - di una storia che altrove non avrebbe potuto essere la stessa.
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La stanza delle mele
Matteo Righetto
Feltrinelli editore
240 pagine
18.00 euro copertina flessibile, 11.99 Kindle

giovedì 20 ottobre 2022

Flashback (C. Comencini)

 
 Che cosa può accadere se si soffre di amnesie transitorie? 

Lo sa bene l’autrice del libro Flashback, che ha vissuto questa esperienza in diversi momenti della sua vita: ha dimenticato chi fosse per vivere altre vite, quelle di personaggi che l’hanno travolta, portandola nel loro mondo e inducendola a scoprire che anche la sua, di esistenza, potesse in qualche modo avere un legame con loro. Se non altro in termini di paragone o di riflessione, mettendo a confronto esperienze di quelle donne con le sue nel momento in cui l’amnesia è passata ed ha lasciato spazio alle considerazioni…

Eloisa, Sofia, Elda, Sheila: quattro donne vissute in epoche storiche diverse, ognuna immersa in una società che le accartoccia in situazioni particolari, in convenzioni dure a morire, coraggiosa a suo modo, ognuna capace di trasmettere qualcosa alla protagonista che, nel narrare le loro storie, quelle che le affollano la mente nei momenti di amnesia, riflette anche sulla sua, di vita. E lo fa con riferimenti ad amori, equilibri familiari, lavorativi, emozioni che rendono al lettore l’immagine di una donna che non teme di mettersi in discussione e che intenerisce nei momenti in cui non riconosce suo figlio e nemmeno se stessa…

Per fortuna sono amnesie brevi. Con loro, però, arrivano esperienze intense nel momento in cui emergono quelle storie che porteranno il lettore a spasso nel tempo con figure di donne che non si dimenticano. A ben guardare sono donne come ce ne potrebbero essere tante, ma ognuna pronta a lasciare un segno più o meno profondo.

All’inizio devo ammettere di aver fatto un po’ fatica ad entrare in sintonia con la narrazione perché il racconto delle vite di quelle donne si alterna, in modo istantaneo, con considerazioni dell’autrice. L’esperienza di Sofia, tanto per citare un esempio che poi si ripete con tutte, viene intervallata da considerazioni personali della protagonista. Ma capito il meccanismo mi sono resa conto di avere tra le mani un romanzo molto originale, ricco di riferimenti storici molto precisi ed attimi di vita attuale che arrivano dal vissuto reale di un’autrice che si mette a nudo ammettendo – a sua volta – una sua fragilità. 
 
Esperimento letterario molto interessante, secondo il mio parere, stile efficace, personaggi che restano nel cuore, autrice compresa.
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Flashback
Cristina Comencini
Feltrinelli editore
272 pagine
18.00 euro copertina flessibile, 11.99 Kindle

mercoledì 19 ottobre 2022

Il rosmarino non capisce l'inverno (M. Bussola)

Non amo i racconti. 

Preferisco storie più strutturate che ho sempre considerato più complete, più coinvolgeti.

Ma ci sono delle eccezioni. Il rosmarino non capisce l'inverno è una di queste perché mi è piaciuto... Bussola propone storie di donne con le loro fragilità, i loro abissi, le loro speranze, le loro aspirazioni, le loro scelte. Ero convinta che si trattasse di tutte storie con un inizio ed una fine (ed ero certa che mi avrebbero fatto lo stesso effetto di tante altre raccolte di  racconti che mi sono passate per le mani in precedenza) invece mi sono accorta, durante la lettura, dell'esistenza di legami tra loro. Legami che in alcuni casi ho fatto fatica ad individuare ma che, in altri, sono stati lampanti. Non me ne sono resa conto subito, a dire il vero. Ed è stata una bella sorpresa il momento in cui si è accesa la lampadina.

Questo filo sottile mi ha positivamente colpita. Non tutte le storie mi hanno emozionata allo stesso modo, con la stessa intensità. Ce ne sono state alcune che mi hanno coinvolta più di altre ma credo che sia giusto così. Credo che sia una questione di empatia, di feeling con i personaggi dei libri che mi passano tra le mani.

Devo anche ammettere che la storia dell'una mi ha aiutato a completare quella dell'altra quando mi sono arrivati elementi o punti di vista che in precedenza mancavano.

Due, in particolare, sono le storie che mi hanno toccata maggiormente: quella di Aika (come l'amica umana di Hallo Spank, proprio lei) e quella di una donna anziana alla quale una terribile malattia ha tolto i ricordi ma della quale non ha intaccato l'anima.

Donne diverse, le protagoniste del libro di Bussola, per età, per estrazione sociale, per abitudini, per ambizioni, per problematiche ma tutte accomunale da quella tenacia che mi viene da paragonare a quella del rosmarino. Accusano il colpo, resistono alle prove della vita, reagiscono. Lo fanno in modo diverso, in modo più o meno istintivo, con maggiore o minore convinzione ma anche se apparentemente sembrano subire le circostanze a ben guardare non è così.

Ciò che mi è piaciuto maggiormente di questo libro è stata la capacità dell'autore di proporre con penna delicata storie importanti, che non sono affatto superficiali e che offrono spunti di riflessione altrettanto importanti. Non ho recensito questo libro subito dopo averne terminata la lettura perché ho voluto lasciare sedimentare per un po' le sensazioni che mi ha trasmesso: tematiche come la perdita, la malattia, il razzismo, la difficoltà di accettare l'altro, le difficoltà nel mondo del lavoro, dei rapporti familiari... c'è davvero tanto su cui riflettere.

Ognuna delle protagoniste dei racconti, a mio modo di vedere, avrebbe potuto essere la protagonista di un libro intero ma qui torniamo alla mia tendenza a preferire storie più strutturate... Con questo non voglio dire che i personaggi non sono stati posti con il giusto spessore: considerando che si tratta di un libro breve e che è una raccolta di racconti la scelta dell'autore è efficace nel rendere e vari personaggi ma onestamente credo che avrebbe avuto ancora molto altro da dire e da trasmettere.

Un piccolo appunto: ho trovato tra le righe tante frasi ad effetto, di quelle che possono far pensare a luoghi comuni piuttosto sfruttati. Devo anche dire, però, che nel contesto delle storie proposte secondo me stanno più che bene e contribuiscono a rendere quelle storie di vita, apparentemente comuni a tante altre, delle storie indimenticabili.

In chiusura non posso esimermi dal fare una piccola critica che mi renderà un po' impopolare: si tratta di un libro molto pubblicizzato in rete, in Instagram in particolare. Questa cosa inizialmente mi ha trasmesso un senso di repulsione assoluto soprattutto a seguito di post pubblicati quasi tutti contemporaneamente all'uscita, spesso senza una riga di commento ma solo come invito a recarsi in libreria. Non sopporto questa cosa scandalosamente promozionale e che, almeno per quanto mi riguarda, mi allontana da titoli pubblicizzati in questo modo. 

Poi l'ho trovato disponibile in una delle biblioteche della mia zona e, spinta soprattutto dalla curiosità di capire se fosse adatto o meno anche a mia figlia, l'ho preso. Se lo trovo adatto anche a lei? Forse in questo momento no, magari più avanti, quando avremo affrontato e risolto alcune questioni strettamente legate - dal punto di vista emotivo - al periodo adolescenziale che sta vivendo perchè, comunque, sono storie che toccano dal punto di vista emotivo e per lei, secondo me, non è il momento.

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Il rosmarino non capisce l'inverno
Matteo Bussola
Einaudi Editore
160 pagine
16.50 euro copertina flessibile, 9.99 euro Kindle

martedì 18 ottobre 2022

Zodiaco street food (H. Zed)

Primo dicembre 1983: viene messa a segno una rapina il cui bottino resterà sepolto in un terreno per diverso tempo. 

Quando, poi, arriva il momento di godere di tale bottino, seppur in parte, per Romeo Marconato incombe una necessità ben precisa: come fare per riportare alla luce l'oro all'epoca rubato e depositare il relativo valore  in un posto sicuro.

Ecco qui il percorso che fa il protagonista - un ex affiliato della mala del Brenta che ha saputo reinventarsi nel tempo aprendo una catena di furgoni per la vendita di cibo da strada ma che ha mantenuto il modo di fare dei tempi passati - farcito di avventure inaspettate e di situazioni che strappano un sorriso.

O meglio, a strappare un sorriso è lui, con i suoi modi di fare, il suo linguaggio sgrammaticato e i suoi atteggiamenti che, comunque, sono pur sempre atteggiamenti che di divertente hanno ben poco visto che ci si muove sul terreno di reati che si susseguono a volontà.

Romeo si trova ad affrontare situazioni difficili, a partire da quelle familiari nelle quali domina, su tutti, quella con suo figlio: un ragazzino difficile che si svela strada facendo rappresentando l'unico punto fermo attorno al quale ruota l'esistenza attuale del protagonista, dopo un passato fatto di trascuratezza e superficialità. Difficile anche il rapporto con sua moglie: una donna molto particolare che, a ben guardare, si addice parecchio a lui per atteggiamenti e modi di fare ma che non lo ama e rende la situazione in casa piuttosto pesante con dialoghi pesanti, accuse reciproche e molto molto ancora. Poi c'è lei, Larisa: una donna dal carattere di ferro, formata in Germania come spia e pronta a tutto per arrivare ad ottenere i risultati che si è prefissata. L'incontro fortuito con Romeo rappresenta la chiave di volta dell'intera storia.

Poi c'è anche una parentesi legata ad un reality ed anche qui c'è da ridere!

Si tratta di un noir molto particolare, farcito di situazioni esilaranti che, come accennavo sopra, a ben guardare sono piuttosto tragiche. I cadaveri sparsi in giro con una certa nonchalance danno la misura della leggerezza con cui la storia viene resa anche nei momenti più tragici. Sta qui, secondo me, la genialità di una scrittura che punta molto sui dialoghi e sulla psicologia di personaggi alquanto singolari ma molto concreti, tutti, senza distinzioni, nel loro ambito.

Per amanti del genere.
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Zodiaco Street Food
Heman Zed
Neo edizioni
232 pagine
15.00 euro copertina flessibile, 6.99 Kindle

giovedì 13 ottobre 2022

Rabbia (C. Palahniuk)

Di libri strani per le mani me ne sono capitati parecchi, nel corso del tempo, ma con Rabbia, di Chuck  Palahniuk, pur sentendomi sballotta da una parte all’altra, ho sentito l’esigenza di non abbandonare la lettura per cercare di avere in mano tutti i pezzi necessari per cercare di fare chiarezza sulla figura del protagonista.

Premessa: è il primo libro che leggo di questo autore per cui non ne conoscevo lo stile tantomeno il genere proposto. Ricordo di aver avuto questo libro con uno scambio (mi era piaciuta la copertina) e di aver provato uno strano piacere nel tenere il volume tra le mani, dovuto probabilmente all’edizione (molto gradevole) ma anche al fatto che si capiva chiaramente che fosse stato già letto da altri, sfogliato, vissuto. Non so come mai ma questa idea di riuso del volume mi è subito piaciuta.

Ho iniziato a leggerlo senza prima cercare informazioni di sorta. Mi sono trovata a leggere pensieri di persone che, in un modo o nell’altro, hanno avuto a che fare con Buster “Rant” Casey ed ognuno ha fornito il pezzetto di un puzzle che, però, a volte non combaciava del tutto con gli altri.
Sono memorie, perché Rant è morto, ricordi di tempi passati, testimonianze di chi lo ha amato, odiato, sopportato, disprezzato o ammirato in vita. Sono frammenti, però, che sono resi senza un particolare ordine cronologico come se si fossero messi insieme dei ricordi sparsi lasciando al lettore il compito di trovare l’ordine giusto per leggere in modo corretto quella particolarissima storia. Come tutti i ricordi, però, sembrano affiorare alla mente a tratti in modo nitido ma, a tratti, confuso, tanto che lo stesso ricordo ma fornito da due persone diverse non combacia del tutto.

Non è chiaro, dunque, dove arrivi la verità e dove, invece, la fantasia. 

Quello che mi è parso chiaro fin da subito è che il nostro protagonista sia stato decisamente particolare. La sola idea che trovasse eccitazione dal farsi mordere da insetti (il riferimento ad enormi ragni all’inizio mi ha disgustata ma poi… a fronte di tanto altro, mi è sembrata poca cosa) o che provasse piacere nel tenere comportamenti chiaramente pericolosi per se stesso e per la collettività mi ha fatto inquadrare quella esistenza come qualche cosa di leggendario e non del tutto terreno.
In alcuni passaggi ho avuto l’impressione di avere per le mani un libro distopico (ammesso che io riesca a comprenderne appieno i tratti, visto che non sono affatto un’esperta) per via di situazioni a dir poco fantascientifiche, davanti al decadimento di una società nella quale il divertimento massimo dei giovani dell’epoca – che non sono riuscita bene ad inquadrare – fosse quello di dare vita ad una sorta di autoscontro mortale per le vie di una città che sembra fantasma.

Sicuramente è una lettura particolare, che può piacere o non piacere. A me ha incuriosita un bel po’ e mi sono fatta un’idea di chi possa essere stato Buster “Rant” Casey grazie agli elementi che sono riuscita a raccogliere dalle testimonianze lette… devo anche dire, però, che molti racconti mi sono sembrati decisamente di troppo, inutili ai fini dell’identikit del protagonista ma necessari per tinteggiare con i colori giusti il contesto in cui è vissuto.

Particolare. Da leggere solo se si è disposti a lasciarsi spiazzare un po’…
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Rabbia
Chuck Palahniuk
Mondadori Editore
350 pagine
16.00 euro copertina flessibile, 6.99 Kindle

sabato 8 ottobre 2022

Chi dà luce rischia il buio (G. Ciarapica)

Letto in collaborazione con Thrillernord (dove la recensione può anche essere ascoltata), leggendo questo libro mi sono sentita a casa più che mai.

Nel romanzo di Giulia Ciarapica Chi dà luce rischia il buio ho trovato, ancor di più che nel precedente volume, la mia terra. Quella fatta dell’odore della pelle, delle voci degli operai nelle fabbriche, quella che si è ritagliata un posto nella produzione di calzature non senza sacrifici. Ho ritrovato i personaggi che avevo amato nel primo volume e, ancor più stavolta, ho sofferto con loro. Ho amato con loro. Ho pianto con loro ma ho anche rialzato la testa con loro, con coraggio. Come i marchigiani – terra di persone testarde, tenaci e determinate – sono abituati a fare.

L’autrice torna a proporre, seppur romanzata, la storia dei suoi nonni – Valentino e Giuliana – che è, a ben guardare, la storia di un territorio che mi piace considerare il protagonista assoluto del racconto.

Un territorio che soffre, come avviene un po’ ovunque (siamo alla fine degli anni sessanta, inizi degli anni settanta) per un futuro che cerca di farsi largo con forza anche in periferia, in quella Casette d’Ete che è molto lontana dalle grandi città ma che, come nelle grandi città, inizia a soffrire le conseguenze dei cambiamenti in atto. Primo tra tutti quello relativo al mondo del lavoro con le proteste dei lavoratori che prendono in contropiede i titolari delle aziende e che segnano un’epoca. Ma anche cambiamenti sociali all’interno delle famiglie dove le donne, le più giovani, non si accontentano più della vita di provincia ed iniziano a ribellarsi agli stereotipi che vanno loro sempre più stretti. 

In questo secondo volume l’autrice permette ai suoi personaggi di esporsi, di manifestare le proprie debolezze e fragilità più di quanto non abbia fatto in precedenza. Ammetto di essermi persa in qualche passaggio, in qualche dialogo (ma non certo per l’uso del dialetto che comprendo alla perfezione essendo il mio) ma probabilmente è stato un mio limite dovuto alla voglia di arrivare al più presto alla fine per conoscere l’epilogo di determinate vicende.

È un romanzo di presenze ed assenze, di allontanamenti e avvicinamenti, di gioie e dolori, successi ed insuccessi. È la vita. Ed è, come accennavo all’inizio, la mia terra che si propone con forza e con orgoglio. L’uso del dialetto nei dialoghi – non tutti ma nei più significativi – secondo il mio parere è molto efficace e perfettamente comprensibile. Non sarebbe stato lo stesso romanzo se fosse mancato.

“E famme ‘bboccà, Robè, per piacere. Devo ‘ttaccà la macchina…”.

Quindi non ce semo capiti? Do’ vai? No ‘bbocca gnisciù, ogghi. Mettete qua”. 

Come dialogo tra due dipendenti che affrontano con spirito diverso uno sciopero, uno dei primi organizzati a Casette d’Ete, è molto più efficace così che in italiano perfetto. Non sarebbero reali quei personaggi se non parlassero così, soprattutto nei momenti di maggior tensione. Non saremmo reali, noi marchigiani, se non ci esprimessimo così.
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Chi dà luce rischia il buio
Giulia Ciarapica
Rizzoli editore
384 pagine
19.00 euro copertina flessibile - 10.99 Kindle

giovedì 6 ottobre 2022

Una stella senza luce (A. Basso)

  

Anita Bo mi piace sempre di più. 

E l'ombra di Vani Sarca - personaggio che ho amato alla follia, nato in precedenza dalla penna di Alice Basso, e che ho sempre rischiato di avere in mente nel fare confronti con Anita - si allontana sempre più. Non posso negare di aver fatto confronti con la gosthwriter con la quale mi sono sentita tanto in sintonia in passato ma, allo stesso modo, non posso negare di avere un particolare feeling anche con Anita che, anche se in modo diverso, sento altrettanto vicina a me. 

Prende appunti con attenzione, a volte nasconde il suo acume perché alle donne non è concesso mostrare la propria stoffa soprattutto con determinati interlocutori (siamo nel 1935), è arguta, intelligente e bella, bellissima a quanto pare, il che non guasta anche se non crede affatto che sia questa la caratteristica importante in una donna.

La coppia Anita-Sebastiano - il direttore editoriale della casa editrice per la quale lei lavora come dattilografa - è sempre più consolidata e quel modo di capirsi senza nemmeno parlare, quel rispetto reciproco che traspare da ogni riga, quella complicità che li guida nelle loro deduzioni, è oramai un dato di fatto davanti al quale poco si può fare. La verità, secondo il mio punto di vista, è che si completano più di quanto loro stessi siano disposti ad ammettere.

Sono entrambi rispettosi del loro status (entrambi fidanzati con buoni partiti) ma entrami consapevoli che c'è qualche cosa che non va in quel rapporto, sia per lui che per lei, che tutti oramai danno per scontato.

Questa volta i due investigatori (perché tali sono, seppur sotto traccia visto che non possono assolutamente rischiare di essere scoperti per una serie di ottimi motivi) hanno a che fare con la morte di un famoso regista - Leo Luminari - che in precedenza aveva contattato la casa editrice per la realizzazione di un film che potesse riportare sotto ai riflettori prima di tutto la città di Torino. Una bella, bellissima occasione che, però, sfuma quando l'uomo viene trovato cadavere (palesemente assassinato) in una camera d'albergo. Parte l'indagine ufficiale, che già dalle prime mosse sembra volersi concludere in estrema fretta, ed anche quella parallela che porterà Anita e Sebastiano a frugare nel passato delle vite di quanti gravitano attorno alla figura della vittima oltre che nella sua.

Oltre a ciò, però, Anita e Sebastiano si trovano anche a dovere fare i conti con la propria, di vita: compare il padre di lui ed iniziano anche tanti dubbi in merito ai rapporti "ufficiali" dei due protagonisti. In particolare devo dire che l'arrivo del padre di Sebastiano mi ha fatto riflettere sul rapporto padre-figlio che in precedenza non era mai emerso in modo così chiaro e particolare, anche in funzione al periodo storico in cui la storia è ambientata.

Personaggi resi con quel pizzico di ironia - soprattutto Anita - che non guasta, descrizioni efficaci del periodo storico e degli ambienti ma... ho trovato qualche cosa che mi ha fatto storcere il naso. Non me ne voglia l'autrice ma l'uso di "E però..." ad inizio frase proprio non mi piace. L'incontro di queste due congiunzioni non mi è mai piaciuto e l'autrice lo sfrutta più volte. Inoltre in alcuni punti ho avuto l'impressione che la storia si avvitasse un po' troppo su se stessa in particolare per quanto riguarda il rapporto tra i due personaggi. Entrambi sentono che qualche cosa scricchiola nella loro vita, ma ho avuto la sensazione che mancasse qualche cosa che si da lettrice ho atteso con trepidazione (e non posso dire se invano oppure no, per non togliere il gusto della lettura).

Magari mi aspettavo qualche svolta decisiva da un momento all'altro - che non c'è stata - ma ho letto comunque la storia con piacere e ne esco ancor più convinta che Anita sia una donna che mi piace, con tanti punti al suo pallottoliere...

Consiglio di leggere rigorosamente i volumi in ordine perché, anche se è vero che l'autrice inserisce dei riepiloghi soprattutto per quanto riguarda le dinamiche personali, leggere il terzo volume senza gli altri due vorrebbe dire avere sì tra le mani una storia autoconclusiva per quel che riguarda il caso ma sarebbe come iniziare a guardare una partita di calcio a metà del secondo tempo. Non va bene, secondo me!
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Una stella senza luce
Alice Basso
Garzanti Editore
320 pagine
16.90 copertina flessibile - 9.99 Kindle