mercoledì 30 settembre 2020

In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi (M. De Giovanni)

Sono tante le emozioni che, anche stavolta, Maurizio De Giovanni mi ha trasmesso nel raccontare le paure, le fragilità e le intuizioni del Commissario Ricciardi.

Questa volta Luigi Alfredo Ricciardi è alle prese, nella Napoli degli anni '30, con la morte di uno stimato professionista volato giù dalla finestra dall'ospedale in cui lavorava. Il più grande ginecologo in circolazione, titolare della cattedra all'università, un dottore che insegnava ad altri dottori. Eppure quel suo corpo accartocciato a terra, volato giù dall'ultimo piano, trasmette a Ricciardi parole d'amore. Eh sì, perchè la dannazione che Ricciardi si porta cucita addosso è sempre la stessa, quella che le venne trasmessa da sua madre: sente gli ultimi pensieri dei morti ed è condannato, perchè condanna la considera, a vedere le immagini dei morti sfigurati dopo una coltellata, dopo uno sparo o dopo un incidente con gli ultimi pensieri rammentati all'infinito.

E' una condanna con la quale ha imparato a convivere ma che non vuole imporre ad altri. Per questo ha scelto di non assecondare il suo cuore che lo porterebbe a scegliere una donna al suo fianco, sia essa  quell'Enrica che aspetta un cenno, una iniziativa, qualsiasi cosa le dimostri che il suo non è un cuore che batte a senso unico o quella Livia che, ammirata da tutti, darebbe ogni cosa per qualche sua attenzione.

La vicenda porta Ricciardi e i suoi uomini in un mondo fatto di amori, di ambizioni, di aspettative, di ricchezza ma anche di disperazione, di allontanamenti e riavvicinamenti, di gelosie ed indifferenza. Quello che capita, insomma, nella vita comune, anche se i protagonisti sono professionisti stimati dell'uno o dell'altro settore.

Ciò che più mi ha conquistata, ancora una volta, è la padronanza narrativa di un autore che sa come fidelizzare i suoi lettori tenendoli attaccati alle pagine al termine delle quali non si può non avere voglia di andare alla ricerca dal volume successivo. 

Perchè se è vero come è vero che i casi che passano per le mani del commissario e dei suoi uomini sono autoconclusivi, è anche vero che le vicende personali di Ricciardi così come degli altri personaggi che gli gravitano attorno autoconclusive non lo sono affatto, tanto da motivare la necessità di cercare il volume a seguire.

Io onestamente una svolta nella vita sentimentale del commissario me la sarei aspettata... ma una svolta arriva comunque, in merito ad uno degli affetti più cari: quella tata che risponde al nome di Rosa e che, da sempre, accudisce il signorino come se fosse suo figlio.

Quella di Ricciardi è la storia di una dannazione, è vero, ma anche di una sensibilità particolare che rende il personaggio malinconico, stretto nel suo dolore quotidiano e in quella solitudine che sente sempre più appiccicata alla persona, soprattutto ora che sente di essere sul punto di perdere quell'amore incondizionato di Rosa che non avrebbe più sentito sulla sua pelle e che aveva dato per scontato per troppo tempo. 

Divertenti i passaggi in cui il collaboratore più fedele di Ricciardi - Maione - ha a che fare con Bambinella, il travestito che è il suo informatore più fidato. Divertenti ma anche toccanti perchè, stavolta come non mai, Maione si rende conto di avere accanto soprattutto degli amici prima che colleghi o informatori di sorta. Ed è la stessa cosa di cui dovrebbe rendersi conto Ricciardi: ha la continua sensazione di essere sul punto di restare solo (anche per sua scelta) ma, a ben guardare, solo non è.

Un'ultima osservazione: il silenzio, soprattutto nei confronti delle persone che si hanno vicine e che si amano, nei confronti di chi si vorrebbe proteggere, può essere più dannoso e doloroso di una verità condivisa. Perchè il silenzio alimenta il dubbio, la paura, il timore... e innalza tanti muri che, poi, possono anche essere difficili da abbattere.
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In fondo al cuore. Inferno per il commissario Ricciardi
Maurizio De Giovanni
Einaudi Editore
518 pagine
19.50 euro

lunedì 28 settembre 2020

Il lupo (N. Simoncelli)

Bella sorpresa questo romanzo!

In poche pagine l'autore riesce a proporre una storia che cattura, piena di colpi di scena, ben scritta e ben strutturata. C'è solo da districarsi con alcuni nomi che si somigliano... e io mi sono aiutata con carta e penna, prendendo qualche appunto. E' un'abitudine che ho da tempo, per aiutarmi a non perdere le fila del discorso quando ho a che fare con parecchi personaggi o con personaggi i cui nomi si somigliano.

La storia viene proposta su due piani temporali: nel 1994 un uomo viene a conoscenza di una vicenda consumatasi un secolo prima e che arriva a lui senza che l'avesse minimamente cercata. Si incuriosisce quando, un anno dopo, trova quell'articolo di giornale accartocciato nella tasca del vestito che indossava quel giorno quando un anziano signore gli aveva lasciato una consegna: un articolo di giornale ingiallito e quasi illeggibile in cui si racconta di un uomo morto annegato ma anche il dubbio del peso di accuse mosse nei suoi confronti. Ma il suo anziano nipote, nel consegnare quell'articolo, non ci sta: "...mio nonno non avrebbe mai fatto male ad una mosca... Chi ama la montagna non fa quelle cose". 

Quelle cose altro non erano se non terribili violenze a danno di bambine, poi trovate cadavere nei boschi...

Ed ecco che iniziano ad emergere fatti che hanno interessato comunità semplici, che fanno anche fatica a fare i conti con situazioni inaspettate, violente, gravi. Inizia così un salto all'indietro di oltre cento anni, fino ad arrivare alla fine del 1800 quando le piccole comunità facevano i conti con la fame, tanto più se piccoli centri di montagna come quello di Ardesio, località lombarda dove si svolgono le vicende.

Il nostro uomo, con quel pezzo di giornale in mano, incontra il nipote di uno dei maggiori protagonisti delle vicende dell'epoca. Vuole cercare di ricostruire quei fatti ed emerge - ecco il secondo piano temporale del racconto - un racconto oramai dimenticato dai più.

Innanzitutto va detto che la sua è un'indagine molto particolare. Non è un commissario. Non ha una squadra che lo aiuta e, soprattutto, può indagare solo facendo riferimento a ricordi di giorni lontani.

Inizia così la storia. Una storia in cui si va alla ricerca di un colpevole che con troppa facilità viene riconosciuto come quel lupo che abita i boschi. Un lupo che nulla ha a che fare con quelle morti violente.

Il lupo è altrove. Nell'animo di qualcun altro che continua a colpire a danno di bambine indifese, figlie di famiglie normali, gente di un paese che viene sconvolto da vicende di questo tipo.

L'autore trasmette le sensazioni proprie di un paesino dalle modeste aspirazioni, di persone semplici che si trovano ad avere a che fare con situazioni troppo grandi, troppo gravi per loro.

Reagiscono come possono. Puntano il dito contro un avversario che non potrà mai spiegare le sue ragioni, contro un nemico che è la profonda espressione del male ma che, nella realtà, si cela non si sa dietro a quale volto, dietro a quale mano, dietro a quale nome.

L'ho detto in apertura: questo romanzo ha rappresentato una delle più belle sorprese di questo 2020, tanto più se penso alle emozioni che mi ha trasmesso in un numero ridotto di pagine.

Sono sincera fino alla fine... ad un certo punto si capisce quale possa essere la mano assassina. Ma... c'è un ma!

Ne consiglio la lettura a chi voglia vivere un'avventura tra i boschi alla ricerca di un colpevole che si è macchiato del più atroce dei delitti: rubare il futuro a bambine innocenti che, forse, hanno la sola colpa di essere nate femmine.
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Il lupo
Nazareth Simoncelli
Corponove Editore
144 pagine
14.90 euro

sabato 26 settembre 2020

ll rosso oltre il verde (A. Caccia)

Ne Il rosso oltre il verde, libro che ho letto in collaborazione con Thrillernord, l’autore si ispira a fatti realmente accaduti ed aggiunge dettagli, supposizioni verosimili, immaginati dall’autore e volutamente inseriti ad arricchire una storia che la cronaca ha già consegnato nelle mani del pubblico tanto tempo fa.

Nel raccontare la storia di quelle che furono identificate come le vittime del mostro di Firenze, Caccia accoglie la tesi dell’avvocato e scrittore Nino Filastò mettendoci del suo. E’ lui stesso che lo ammette, nelle note finali, spiegando qual è stato il tracciato su cui ha dipinto la tela del suo libro.

La cosa che mi ha spiazzata maggiormente è stato lo stile scelto dell’autore.

Ho fatto fatica a considerare questo libro un romanzo e non lo dico in senso dispregiativo. Nella mia mente è arrivato come una sorta di inchiesta, con tanto di dettagli che il pubblico conosce già per via della cronaca delle morti nei vari anni – si va dal 1968 al 1985 – ma senza uno stile romanzato e, soprattutto, con parti evidentemente inventate perché non poteva essere altrimenti. Una interpretazione originale di una storia vera di cui, per cause piuttosto evidenti, i dettagli non hanno mai potuto essere svelati.

L’autore racconta non solo le efferatezze compiute da mani misteriose (che appartengono alla stessa persona? Oppur no?) ma narra spezzoni di vita delle vittime, di quelle coppie che hanno visto spezzati i loro sogni dentro ad una macchina appartata, nel tentativo di assaporare un momento di felicità.

Anche nel narrare come si sono conosciuti Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini, Giovanni Fossi e Carmela De Nuccio, Stefano Baldi e Susanna Cambi, Paolo Mainardi e Antonella Migliorini, Hors Wilhelm Meyer e Jean-Uwe Rusch, Claudio Stefanacci e Pia Rontini, Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot, nel raccontare i giorni, le ore precedenti alla loro morte, lo stile non è quello di un romanzo ma più, secondo il mio parere, quello di un resoconto dal taglio quasi giornalistico.

Dico “quasi” perché le parti volutamente inventate non possono – sta qui la parte romanzata,  nell’immaginare la vita delle vittime anche fin in dettagli impensabili, in dialoghi anche sciocchi ed insignificanti a volte (come capita in tutte le coppie) – esser considerate resoconto di quanto accaduto.

Il resoconto è una elencazione perfettamente aderente alla realtà di vicende accadute. Non è questo il caso. Ma, allo stesso tempo, non è un romanzo inteso nella sua accezione più pura. L’autore non si limita a farsi ispirare da fatti realmente accaduti: riporta nomi reali, luoghi reali, vicende vere ma aggiunge tutti quei dettagli che arrivano dalla sua fantasia e che non si potrebbero reperire altrove se non nell’immaginazione.

Le uccisioni vengono raccontate in modo dettagliato – e credo che l’autore si prenda delle libertà anche in questo visto che riporta pensieri, sensazioni di vittime e carnefici che non possono essere che il frutto di un’invenzione – ma sempre molto poco romanzate, con fare più didascalico (scelta, questa, che si capisce anche dall’uso dei termini utilizzati), quasi schematico a tratti.

Non è un libro adatto a chi sia aspetta un thriller, ne’ un romanzo rosa dai risvolti tragici: è una storia vera arricchita da dettagli inventati che, nel complesso, fanno assimilare questo libro ad un romanzo.

Ma romanzo, secondo me, non è il termine più adatto e forse non c’è un termine più preciso per identificare il prodotto che è nato dalla penna di Alessio Caccia.
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Il rosso oltre il verde
Alessio Caccia
Porto Seguro Editore
16.90 euro
263 pagine

venerdì 25 settembre 2020

Il metodo del dottor Fonseca (A. Vitali)

E’ un Vitali diverso quello che ho letto, grazie alla collaborazione con Thrillernord, tra le righe de Il metodo del dottor Fonseca. E’ un Vitali meno ironico del solito ma che ha sempre lo stesso tocco: riesce a proporre, con leggerezza e in modo scorrevole, una storia che ha dei risvolti inaspettati.

Pur non calcando troppo la mano sui personaggi (cosa che fa spesso, secondo il mio parere, dando un tocco divertente a determinate figure) Vitali propone un giallo nel quale l’ispettore di turno sembra essere capitato quasi per caso a svolgere quell’indagine. Non c’è la figura del supereroe invincibile che spesso si incontra in romanzi di questo genere ma c’è un uomo che sa di aver ottenuto quel caso senza che su di lui si avessero aspettative di sorta (anzi, probabilmente lo scopo è quello di ridicolizzarlo) ma che riesce anche a mettere in campo tutta la sua arguzia, il suo spirito d’osservazione, il suo intuito.

L’omicidio di cui è stato incaricato di occuparsi gli viene presentato come un caso già risolto ma è proprio questo che lo mette in allerta e lo pone sulle tracce di dettagli che, pian piano, daranno vita ad un quadro molto diverso da quello che gli si vuole far credere.

Ciò che mi ha maggiormente colpita nella lettura è la narrazione che oserei definire “tranquilla”. L’autore non vuole sconvolgere il lettore in nessun modo, anche quando la situazione lo meriterebbe. E probabilmente anche da ciò si riconosce la sua penna: la sottile ironia che mai lo abbandona si legge anche nelle descrizioni dei personaggi che, seppur non caricati come avviene in altri suoi libri, assumono identità particolari.

Come nel caso del Maiale, il suo capo. Vitali non lo ridicolizza in altro modo se non dandogli questo appellativo: c’è forse da dire altro?

Trovo che sia un giallo adatto anche per giovani lettori perché scritto in modo scorrevole, senza eccessi, senza calcare la mano su descrizioni macabre o su situazioni violente. Anche se, questo va detto, ciò che accade è tutt’altro che tranquillo ed anche molto grave.

Non può essere altrimenti quando c’è di mezzo un omicidio (uno solo?) questo è vero, ma stavolta dietro all’omicidio (già grave di suo) c’è una spaventosa realtà che, però, Vitali riesce a rendere in maniera meno sconvolgente di quanto non sia nella sua concretezza.

Nel leggere la storia il lettore scorre da una parola all’altra senza troppo sconvolgimento. Poi, però, quando si sofferma a pensare, come si suol dire “col senno del poi”, si rende conto di ciò che realmente accadeva in quel luogo in cui tutto sembra tanto, troppo tranquillo. Ed è sconvolgente!

Ultima osservazione: molto bella ed efficace anche la copertina. Vitali mi aveva abituata ad altro, anche nelle copertine.

Mi ha stupita anche lì.
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Il metodo del dottor Fonseca
Andrea Vitali
Einaudi Editore
192 pagine
16.50 copertina flessibile, 9.99 Kindle

giovedì 24 settembre 2020

Scarlet. Cronache lunari vol. 2 (M. Meyer)

Dove eravamo rimasti? Con Cinder in carcere.

Lei, la ragazza cyborg, pronta a tutto pur di aiutare l'imperatore Kai a sfuggire dalle grinfie della Regina Levana, regina lunare, che mira a conquistare il dominio sulla terra. 

Lei che è stata catturata da Levana e che non ha un gran bel futuro all'orizzonte, costretta com'è dietro le sbarre.

In questo secondo capito della saga Cronache Lunari accanto alla vicende di Cinder il lettore viene catturato da quelle di un altro personaggio femminile che avrà un ruolo importante nella storia. Mentre Cinder è impegnata a scappare dalla prigione in cui è confinata, sulla terra Scarlet è alle prese con la ricerca di sua nonna. Una nonnina che, pur avendo un passato nelle forze militari, Scarlet ricorda da sempre come dedita all'attività nella sua fattoria e ad accudire la sua nipotina.

E se, da una parte, Cinder richiama chiaramente la figura di Cenerentola, questa volta abbiamo a che fare con una nonnina, un certo Wolf... e una giovane eroina (tale diventerà nelle more del racconto) che porta una felpa rossa con cappuccio. Ci dice niente?

Due storie parallele quelle che, ad un certo punto, si incontrano.

Cinder riesce a scappare grazie anche i poteri lunari dai quali tenta sempre di tenersi alla larga. E trova un alleato lungo il suo cammino: un giovane di gran fascino che è tra le sbarre per una serie di reati di poco conto (non è un assassino, tanto per capirci) e che diventerà un suo grande alleato, volente o nolente. Purtroppo la ragazza ha alle costole le forze armate dell'intero regno: è la ricercata numero uno e il rischio, se Kai non riesce a trovarla e a consegnarla a Levana, è lo scoppio di quella guerra che da sempre viene minacciata.

Scarlet, da parte sua, durante la sua ricerca incrocia un giovane molto misterioso, che risponde al nome di Wolf. Sarà pericoloso o, davvero, vorrà aiutarla? 

Come si incrociano, poi, i destini delle due ragazze? Cos'ha Scarlet a che fare con la ragazza cyborg? Riuscirà Kai, l'imperatore Kai, a tenere sotto controllo la situazione e a difendere il suo popolo? A che prezzo?

E' un libro che si legge tutto d'un fiato. Un fantasy che cattura e che propone un ritmo piuttosto alto: le vicende che riguardano le due ragazze tengono con il fiato sospeso.

Trama ben strutturata, buona dose di fantasia ed attenzione ai dettagli.

Ciò che più mi ha colpita è la personalità dei personaggi femminili.

L'autrice pone particolare attenzione sulle figure femminili, siano esse positive che negative. Dalla Regina Levana a Cinder, da Scarlet a sua nonna: sono tutte donne di carattere pronte a fare di tutto per raggiungere i propri obiettivi e pronte a lottare senza paura. Ed anche quando la paure fa capolino, la loro intraprendenza, particolare in Cinder e Scarlet, danno il massimo.

Sono dei bei personaggi, delle eroine del futuro che nascondono grande forza d'animo e spirito intraprendente sotto una chioma di riccioli rossi o dietro una sguardo affascinante. 

I personaggi maschili vengono proposti come di gran fascino nonostante la loro giovane età: l'imperatore Kai, di cui Cinder è invaghita fin dal primo momento in cui i loro occhi si sono incontrati ma anche Wolf, che è testimone vivente di una profonda lotta interiore e lo stesso Thorne, il galeotto che scappa di prigione con Cinder. Sono descritti come bei ragazzi che hanno per le mani una certa responsabilità e si trovano a fare i conti con una realtà difficile.

Libro letto con piacere, cercherò di sicuro il seguito. Ora la curiosità è altissima: riuscirà Cinder a salvare la terra e Kai dalle grinfie di Levana? Che ruolo avranno in tutto questo i suoi compagni d'avventura?
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Scarlet. Cronache lunari vol. 2
Marissa Meyer
Mondadori
422 pagine
15.00 euro copertina flessibile - 4.99 Kindle

domenica 20 settembre 2020

Squalo esca pericolosa (J. D'Ath)

 

Ho iniziato la lettura del libro per ragazzi Squalo esca pericolosa questa mattina e, complice una domenica trascorsa in casa, l'ho appena terminato. Non sono molte pagine, il ritmo della narrazione è incalzante così come la voglia di capire come possa andare a finire una storia che, sarà pure un'avventura estrema - la serie di cui il libro fa parte è proprio Extreme Adventures - ma arriva a toccare davvero punte di inverosimiglianza. 

L'idea che due ragazzini - che tra l'altro si trovano per caso nello stesso posto, nel momento sbagliato - possano stare ore ed ore in ammollo in mezzo al mare, venire attaccati da squali e non solo, per poi arrivare alle prese con dei cattivi (uomini e non solo) e dare una svolta addirittura ad un traffico clandestino di animali è davvero inverosimile!

Ma se si legge la storia lasciando da parte la razionalità e lasciandosi andare alla fantasia allora si ha voglia di arrivare fino alla fine per seguire l'epilogo di cotante mirabolanti avventure.

La narrazione, come accennavo, è davvero incalzante. Un pericolo dopo l'altro, Sam Fox e quel bambino giapponese (che non parla la sua stessa lingua) che si trova con lui sulla Grande Barriera Corallina, quella che doveva essere una entusiasmante esplorazione lungo la stressa fascia di barriera emersa con la bassa marea diventa un vero e proprio incubo. Se, poi, il protagonista ha anche il gesso ad un piede per un precedente incidente, la situazione si complica ancora di più soprattutto se un'onda anomala spazza via i due ragazzini verso il mare aperto!

Da qui inizia l'avventura.

Ciò che mi è piaciuto più di tutto in assoluto, oltre al ritmo narrativo, sono le tante informazioni che vengono fornite al lettore sul mondo marino (vengono citati pesci dei quali vengono spiegate le caratteristiche) ma anche sul mondo della navigazione (si parla di barche e gommoni con tanto di riferimenti ad elementi nautici che vengono poi spiegati): questo non solo fornisce al lettore degli elementi importanti per meglio comprendere le varie situazioni, ma fornisce delle vere e proprie conoscenze che lo arricchiscono.

Così, almeno, è stato per me. Non sapevo proprio cosa fosse, ad esempio, un Casuario. Ora lo so.

Così come non conoscevo le caratteristiche di determinate specie marine (quali fossero più aggressive di altre) ed ora lo so.

Quel piccolo libricino che ero tentata di tacciare come storia assurda si è rivelato essere, da una parte, un'avvantuara un tantino gonfiata quando alle varie situazioni proposte ma, dall'altra, un ottimo modo per veicolare conoscenza.

E pensando che è un libro per giovani lettori, catturare la loro attenzione con l'avventura più estrema e infarcire la narrazione con elementi capaci di arricchire le loro conoscenze trovo che sia una mossa azzeccata.

Azzeccato anche il carattere utilizzato e che favorisce la lettura anche da parte di lettori con qualche difficoltà.
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Squalo esca pericolosa
Justin D'Ath
Giunti Junior
144 pagine
5.90 euro

venerdì 18 settembre 2020

Le straordinarie avventure di Alfred Kropp (R. Yancey)

 
Il libro Le straordinarie avventure di Alfred Kropp è arrivato tra le mie mani grazie ad uno scambio. Non l'ho cercato. E' il classico caso in cui posso dire che lui abbia cercato me. 
Ho visto la copertina, mi è piaciuta, non sono andata nemmeno a guardare la trama: la persona che lo scambiava era interessata ad un mio libro, scambio accettato. 
Era un libro per ragazzi e tanto mi bastava. Avevo bisogno di leggere qualcosa che mi portasse lontano con la fantasia visto che ero reduce da alcune letture difficili ed emotivamente coinvolgenti. Molto. Troppo coinvolgenti. 
Alfred mi ha portato via con se' con leggerezza, portandomi in un altro mondo ed ha assunto i tratti del supereroe anche in situazioni davvero assurde... ma ben congegnate.
 
Mi sono trovata tra le mani la storia di un ragazzino un po' goffo, con una mole imponente ed un gran testone che lo fa sembrare più impacciato di quanto non sia realmente. Orfano di madre, non ha mai conosciuto suo padre... da un affido all'altro ha un'esistenza piuttosto precaria soprattutto da quando suo zio ha deciso di prendersi cura di lui...
Nel momento in cui è proprio lo zio a chiedergli di aiutarlo in una certa impresa, minacciando in caso contrario di lasciarlo al suo destino con un'altra famiglia affidataria, Alfred non sa che si sta immischiando in una questione molto più grande di lui (e del suo testone, mi verrebbe da dire simpaticamente).
 
Devo ammettere che la situazione mi ha portato alla mente un certo Percy Jackson anche se qui abbiamo a che fare con Re Artù, Merlino ed Excalibur. 
A parte questo, si tratta di una storia di fantasia che pone quel ragazzino davanti ad imprese davvero importanti che mai e poi mai avrebbe immaginato di affrontare e, soprattutto, che è convinto di non poter mai raccontare a nessuno visto che nessuno mai lo crederebbe possibile!
Merlino e re Artù e spade magiche e profezie: chi crede in questo tipo di cose ai giorni nostri?

Questo è quanto lui stesso si chiede, quasi incredulo davanti a ciò che gli accade, davanti a ciò che si rende conto di essere capace di fare...

Non svelo molto per non togliere il gusto della lettura ma mi si conceda di dire che tutto ha inizio quando suo zio gli chiede di aiutarlo in un'impresa: prelevare un oggetto da un certo posto per restituirlo al suo legittimo proprietario.
L'oggetto è una spada magica che risponde al nome di Excalibur.
Il legittimo proprietario non è propriamente tale.
Lo zio chiede questo a suo nipote con l'illusione di fare soldi e dare una svolta alla loro vita.
Alfred accetta, pur sentendo puzza di bruciato, perchè lo zio è l'unica persona che tiene a lui e la minaccia di un nuovo affido lo terrorizza.

Narrazione scorrevole, gran fantasia in una storia che tocca anche temi come l'onore, il sacrificio, l'onestà. 

Scorre sangue... ma in modo... come dire... discreto. Non viene dato troppo spazio agli aspetti macabri delle varie morti che vengono disseminate lungo il cammino e l'ho apprezzato. 

Lettura piacevole, di evasioni, con la consapevolezza di avere un fantasy per giovani lettori tra le mani.
*** 
Le straordinarie avventure di Alfred Kropp
Rick Yancey
Fabbri Editori
15.00 euro
363 pagine
15.00 euro copertina rigida

sabato 12 settembre 2020

Il giardino dei musi eterni (B. Tognolini)

 

Apro questa mia recensione con un estratto dal libro, non me ne voglia l'autore:

...ma quelle creature eterne sapevano bene che anche ciò che appariva piano e levigato, la duna di un deserto, il pelo della foca, a guardare da vicino era una baraonda forsennata di piani e di fossi. E che la vita stessa era così: uno stupendo invincibile pasticcio.

Ho scelto questo passaggio che mi ha particolarmente colpita perchè racchiude una grande verità: niente è mai come sembra ed anche la situazione più tranqiulla, a ben guardare, tanto tranquilla in genere non è. 

Lo sa bene Ginger e lo sanno bene i suoi amici Animan: animali passati a miglior vita le cui anime vagano indisturbate (o quasi) in un cimitero per animali dove gli amici umani di tanto in tanto vanno loro a fare visita sulle rispettive tombe ma con i quali non hanno nessuna possibilità di comunicazione che non sia attraverso un sogno.

Ginger è l'ultima arrivata: è una gatta d'appartamento, non ha visto molto del mondo ed è anche un po' snob per via della sua discendenza Main Coon. Nel posto in cui si trova ora, però, c'è poco da fare le preziose: tutti gli animali vivono la stessa condizione e stanno sullo stesso livello in un luogo in cui, però, contrariamente a quanto si può pensare (è pur sempre un cimitero per cui un luogo di pace e serenità) non mancano le minacce.

Ben presto Ginger e i suoi amici si renderanno conto che c'è qualche cosa che non va quando alcuni Animan loro amici iniziano a sparire nel nulla. Non dovrebbe essere così visto che le loro anime sono tutte raccolte lì e non c'è una fase successiva di "trapasso".

Che sta succedendo al Giardino? Quel bruto d'un custode con il suo cane nero ed arrogante avrà forse un ruolo in quello che sta accadendo? E cosa cerca quel cane, preso a calci e maltrattato da quel custode che lo costringe ad annusare e cercare tra le lapidi? O quella vecchina tanto dolce che ha il potere di parlare con gli Animan, può avere qualche cosa a che fare con le sparizioni? In questo contesto cosa possono fare loro, spiriti di animali che non hanno una consistenza, per i quali non c'è più tempo ne' spazio, per poter riportare serenità nel Giardino?

Tognolini propone un'avventura che catturerà gli amanti degli animali ma anche quanti  vorranno lasciarsi prendere da un pizzico di magia. Tognolini racconta una storia in cui animali di indole ed istinto differenti convivono pacificamene trasformando i loro istinti primordiali in voglia di correre nel vendo, di unire le forze per risolvere un problema. Racconta storie d'amicizia, legami profondi che non si interrompono con la morte, la voglia di fare qualche cosa di buono ma che, alla fine, tanto buono non è. Racconta, in modo decisamente poetico, di animali che hanno un'anima e questo non può che piacere a chi avesse a cuore amici pelosetti.

E' un libro per ragazzi che viene proposto come giallo arricchito da tanto sentimento. 

Il personaggio che ho amato maggiormente è Bestio: il cane del custode. E' un cane maltrattato che, un cattivo che cattivo non è, reso tale dalla cattiveria umana ma voglioso di una vita differente, fatta di latte caldo, coccole e affetto. Sente delle presenze particolari nel Giardino ma non riesce a vedere gli Animan. Desidera tanto poter stare assieme ai suoi fratelli animali ma è costretto a sopportare le bastonate del custode per un tozzo di pane e fare ciò che lui vuole. Ho letto tanta umanità in quegli occhi che mi è sembrato di vedere fissati nei miei più di quanto non mi sia capitato con gli altri animali che l'autore descrive.

Un libro per ragazzi che ho letto volentieri e che solo in alcuni passaggi mi è sembrato un po' dispersivo, con delle ripetizioni di cui avrei fatto volentieri a meno. La lettura è stata un po' più lenta del previsto ma non per questo non è stata gradita.

***
Il giardino dei musi eterni
Bruno Tognolini
Salani Editore
272 pagine
13.90 copertina rigida, 9.90 copertina flessibile, 8.99 kindle

giovedì 10 settembre 2020

Aspettando il cielo (E. Ackerman)

Sento addosso a me il dolore di Eden. Sento il suo muto grido d’aiuto che sembra voler uscire dalla mia gola ma che resta intrappolato nei meandri di un corpo che si fa fatica a riconoscere come tale. Sento i bip di quelle macchine che lo tengono in vita. Vedo le antenne di quegli scarafaggi che avanzano silenziosi verso di lui ogni volta che l’infermiera se ne va. Sento una lacrima che si fa spazio tra le palpebre gonfie e che non hanno più ciglia per scendere lentamente su un viso che non appartiene più a quel ragazzo, quell’uomo che Eden è stato.

Tutto questo lo sento appiccicato addosso a me dopo la lettura di questo libro.

Ora Eden pesa 35 chili a fronte dei 110 di quanto si allenava per affrontare con coraggio le missioni militari che richiedevano concentrazione, lucidità e self control oltre che prestanza fisica.

Ora Eden non sembra nemmeno essere più un uomo in quel letto d’ospedale dove, vegliato da sua moglie, lotta con quella vita che non lo vuole lasciare ma che non può essere più chiamata vita.

Un incidente durante una missione: questo lo ha ridotto così. Con lui c’era qualcuno che non ce l’ha fatta ma che gli è accanto giorno e notte. Qualcuno che racconta la vera storia di un uomo intrappolato in quel che resta del suo corpo e che non gli permette di gridare al mondo la sua sofferenza.

Il libro parla di un soldato ma non racconta solo la sua storia in tuta mimetica, le vicende che l’hanno portato a soffrire in quel modo e a restare in bilico tra la vita e la morte. Racconta una vita fatta di belle speranze, di incontri, di passioni, di delusioni e tradimenti. Parla di quanto siano fragili i rapporti umani e di come sia facile spezzare quegli equilibri a cui si arriva a fatica. Parla di vuoti, di silenzi, di desideri…

E parla di sofferenza, è vero. Quella che un uomo incapace di parlare e di muoversi, menomato fisicamente ed anche psicologicamente può provare e che non riesce ad esprimere se non con quelle reazioni che vengono interpretate, dall’esterno, come crisi, come reazioni su un corpo che è sul punto di smettere di funzionare.

Sono svelati molti risvolti personali, anche intimi di Eden marito, compagno di vita, e la voce narrante – che parla con affetto e con quella partecipazione che rende ancora più toccante le situazioni – racconta una storia che nessuno altro potrebbe raccontare.

Molto particolare le figura di Mary, la moglie di Eden. Una personalità complessa, la sua, che la voce narrante rende molto bene.

Ho sofferto molto nel leggere questo libro e non solo per la sofferenza fisica di Eden. C’è altro e non credo che l’autore avesse l’intenzione di impietosire il lettore.

Non è questo il punto. Lo voleva emozionare, appesantire di emozioni anche contrastanti e ci è riuscito, secondo me, alla perfezione. 

Con Aspettando il cielo - libro che ho letto in collaborazione con Thrillernod - ha colpito nel segno.
***
Aspettando il cielo
Elliot Ackerman
Editore Longanesi
300 pag.
16.90 euro copertina rigida - 9.99 Kindle