martedì 29 maggio 2018

Il delta di Venere (A. Nin)

Pornografia per un dollaro a pagina. Questo è quanto un misterioso committente, collezionista di libri, offrì ad Henry Miller nel 1940 per scrivere su commissione racconti erotici. Lui accettò finendo, però, nel coinvolgere Anaïs Nin nello scrivere una certa dose di pornografia. Così l'autrice stessa racconta nel prologo de Il delta di Venere dove racconta anche di aver coinvolto un gruppo di poeti attorno a se per offrire al collezionista ciò che cercava.

Scrivere su commissione ma anche con dei paletti ben precisi: lasciar stare la poesia e le descrizioni di tutto ciò che non fosse sesso per concentrarsi solo su quest'ultimo. Questa la richiesta circostanziata di un committente che non ne vuol sapere di romanticherie di alcun tipo. Ed è questo che ci si ritrova tra le mani.

L'autrice, assieme agli altri poeti, arriva ad odiare il committente per le sue richieste e glielo fa sapere.
Lei non sa cosa si perde con il suo esame al microscopio dell'attività sessuale, con l'esclusione degli aspetti che sono il carburante che la infiamma. Componenti intellettuali, fantasiose, romantiche, emotive. Questo è quel che conferisce al sesso la sua struttura sorprendente, le sue trasformazioni sottili, i suoi elementi afrodisiaci. Lei sta rimpicciolendo il mondo delle sue sensazioni. Lo sta facendo appassire, morir di fame, ne sta prosciugando il sangue.
Eppure, nonostante ciò, la Nin scrive assieme agli altri senza sosta, permettendo la pubblicazione di quel Diario che - così sostiene in prefazione - letto dopo diversi anni da quando venne scritto, mira a lasciar trasparire il tocco femminile, il punto di vista femminile in un mondo, quello dell'erotismo, che fino a quel momento era stato di solo dominio maschile. I suoi personaggi non vogliono essere soltanto delle macchine da sesso come il collezionista vorrebbe ma sono capaci di amare con intensità, di soffrire, di godere dell'atto sessuale senza limiti. I paletti imposti dal committente valgono fino ad un certo punto.

In quindici racconti viene dipinto un quadro dal quale le donne, a dire il vero, escono come ninfomani e, in più di un caso, pronte a darsi a chiunque.
I personaggi che compaiono sono a dir poco eccentrici, particolari, ognuno con le proprie fissazioni, manie e particolarità. E non tutti positivi, secondo me.

Non vengono risparmiati particolari, su questo c'è da stare tranquilli. Il rapporto intimo è reso con intensità, con dovizia di particolari e, secondo me amplificando un tantino le descrizioni. E' questo che è stato commissionato, d'altronde!
Devo dire che è piuttosto efficace: se si pensa alla lettura dal solo punto di vista fisico l'effetto erotico dei vari racconti non manca. C'è, però, l'aspetto mentale, psicologico delle varie situazioni che, in più d'una, non sono riuscita proprio riuscita ad afferrare.

Già con il primo racconto, L'avventuriero ungherese, non siamo partiti con il piede giusto. Per niente proprio. Il protagonista è un uomo che ama viaggiare, abituato a sposare una donna ricca ogni volta che ha bisogno di denaro per poi lasciarla ed andarsene altrove. Ma non è tanto questo che mi ha negativamente colpita. No. E' il fatto che abbia rapporti sessuali con bambine e addirittura con due sue figlie ad avermi disgustata.

Matilde, nel secondo racconto, è una modista di Parigi che viene sedotta dal Barone appena ventenne. Ma non è certo solo il Barone il suo compagno di giochi. Incontra anche Antonio, tra gli altri, che è uno strano soggetto, abituato a violare le donne niente di meno che con un coltello. Pessimo personaggio anche lui.

Nel racconto Il collegio il lettore è posto davanti ad un abuso collettivo. Magari l'immaginario erotico può essere stuzzicato da un'idea del genere. Il discorso, però, non vale per me. Racconto bocciato.

In un altro racconto protagonista è un anello, usato come strumento di castità. Racconto piuttosto breve e che non mi ha lasciato niente.

In Maiorca si narra di incontri ravvicinati in acqua per passare ad un racconto più complesso con Artisti e modelle. In questo caso si cerca di creare una storia ma la situazione è simile ad altre con una donna che riesce a tenere in piedi due relazioni segrete che, ad un certo punto, diventano difficili per lei ma che le piacciono sia per via del pericolo che rappresentano che per l'intensità dei rapporti che le offrono.

Lilith viene presentata come una moglie sessualmente fredda, pur capace di fingere alla perfezione. In questo caso la protagonista mostra la sua fragilità, la sua difficoltà dal punto di vista psicologico prima che fisico ed è forse uno dei pochi casi che si incontrano tra i vari racconti in cui il lettore si sofferma - almeno così è stato per me - sui tratti psicologici del protagonista.  

Marianne è una giovane donna che batte a macchina i racconti scritti dall'autrice per essere poi consegnati al collezionista. Una donna che sembra ancora vergine pur avendo avuto delle esperienze intime che, però, non le hanno lasciato nulla. Marianne incontra Fred che ha dei comportamenti particolari e riesce a stuzzicarla a dovere... 

Arrivati al racconto di Elena la struttura narrativa sembra cambiare: il racconto è più lungo e mi ha dato l'impressione di non finire mai con incontri, tradimenti, allontanamenti e sesso a volontà. Tante pagine senza una storia che possa appassionare il lettore oltre le descrizioni di sesso. Il risultato mi è risultato pesante.

Nel racconto Il Basco e Bijoux il personaggio più curioso è quello di una donna che gestisce una casa di piacere: è curiosa in quanto ha la capacità di comprendere un uomo guardando i cavallo dei suoi pantaloni (diciamo così). Questo racconto mi ha strappato anche qualche sorriso con tanti personaggi che si incontrano e trovano una buona intesa l'uno con l'altro... dico solo che interviene anche un cane... e questo poteva essere evitato!

Nella storia di Pierre tornano a fare capolino dei minorenni... e non mi è piaciuto per niente quello che viene narrato mentre ho provato tenerezza per Manuel che è un esibizionista e finisce per sposare una donna che non ha pretese di nessun tipo nei suoi confronti se non quella di stare a guardare. Con Linda arriviamo ad orge in maschera (scena molto sfruttata nell'immaginario erotico collettivo) per concludere con l'estate meravigliosa di Marcel.

So bene che sono racconti datati, che la Nin è entrata a pieno titolo nell'olimpo della letteratura erotica, ma non è una lettura che ho apprezzato. E' anche vero che preferisco le storie, i romanzi strutturati, non i racconti... un mio limite, probabilmente. 
Che posso dire? L'amante di Lady Chatterley è un'altra cosa. Ho anche rivalutato Histoyre d'O: è uno dei pochi che ho avuto voglia di rileggere e che ho interiorizzato - soprattutto dal punto di vista della storia di fondo - con il tempo.
Questi racconti non mi hanno lasciato molto anzi, alcuni mi hanno disgustata in più passaggi e non sono riuscita ad apprezzare appieno lo sforzo dell'autrice di rendere il punto di vista femminile. Se le donne devono essere rese in questo modo, meglio evitare.
 Elena moriva dalla voglia di essere violentata ogni giorno.
Come posso apprezzare racconti in cui si dice ciò? Sarà un modo di dire, lasciando intendere che amava essere presa con la forza ma io proprio non ho apprezzato.
Mi spiace.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto titolo adatto per lo spicchio verde, libro da cui è stato tratto un film.
Partecipo alla Challenge Tutti a Hogwarts con le 3 ciambelle nell'ambito della macro-categoria Piton in quanto raccolta di racconti.
 
infine partecipo alla Visual Challenge in quanto in copertina compare un'ombra, utile per questo mese di gara.

domenica 27 maggio 2018

Borgo Vecchio (G. Calaciura)

Siamo a Palermo. Una Palermo coriacea, dura, violenta e bellissima. Una Palermo in cui Mimmo e Cristofaro, amici da sempre, hanno condiviso gioie e dolori sullo sfondo di quella città che portano nell'anima, i cui colori ed odori sono impressi nelle loro giovani menti e nei loro cuori.

E poi Carmela e Celeste. Prostituta la prima, sua figlia la seconda.
Ed ancora Totò che fa il rapinatore di mestiere.
Sono questi i personaggi principali di una storia che, seppur romanzata, rende l'idea di una Palermo vera, reale, segnata purtroppo da vicende che ne macchiano i colori e ne oscurano i toni ma che la rendono unica. E' una città piena di contraddizioni così come lo sono le vite di chi ci vive. 

Borgo Vecchio - libro vincitore del premio Volponi 2017 - è un romanzo breve (conta appena 134 pagine) ma pieno di sentimento, di vivacità, di amore, di dolore, di emozioni. Quelle stesse che Palermo provoca in chi la vive ed anche in chi si trova a visitarla. Emozioni spesso contrastanti ma sempre profonde anche quando legate ad episodi che fanno soffrire. 
Emozioni che sconfinano dalle quattro mura di casa per arrivare oltre, quasi come se ognuno avesse il diritto di viverle e di lasciarsi segnare dai solchi che provocano nell'anima.

Il romanzo si apre con il punto di vista del piccolo Mimmo ma la varietà di personaggi che si dipana di pagina in pagina è davvero ricca e capace di creare un caleidoscopio di colori e di sentimenti.
Sono comunque i bambini a colpire maggiormente. 

C’è Celeste che se ne sta a fare i compiti sul balcone consapevole di avere, poco più in là, una madre impegnata con il cliente di turno. 
C’è Cristofaro,  costretto a subire le violenze di un padre sempre ubriaco e violento, che trova sfogo su quel ragazzino a tutte le pene che si porta addosso come se fosse l’unico modo per scaricarsele dalle spalle. 
Tutti sanno.
Tutti sanno che quella bambina ha una madre che si guadagna da vivere in quel modo ma nessuno la giudica. E' una donna che ha fatto ciò che ha potuto per cresce una bambina dal padre incerto. E a tutti va bene così, senza giudizi, senza condanna.
Tutti sanno che quel Cristofaro è destinato ogni sera - o quasi - a subire in silenzio la violenza di suo padre e, purtroppo, pare che a tutti stia bene così.
Due giovani vite, quelle di questi due ragazzini, che mi hanno colpita. Cristofaro, in particolare, mi è rimasto nel cuore, simbolo di violenze reali che ogni giorno, non solo nelle case delle viuzze di Palermo, si consumano in ambienti domestici.

Su tutti, secondo il mio punto di vista, domina la figura di Totò. Tutti sanno quanto sia abile nel mettere a segno uno scippo dopo l'altro e nel quartiere si è guadagnato il rispetto collettivo. 
Mi ha colpita il segreto desiderio di Cristofaro ed ammetto di aver sperato che riuscisse a realizzarlo: mettere da parte un gruzzoletto sufficiente per assoldare Totò che facesse fuori suoi padre, liberandolo dal giogo della violenza quotidiana. Lo so, non è con la violenza che si combatte la violenza ma durante la lettura ho proprio tifato per quel ragazzino visto che nessun altro spiraglio di aiuto si è aperto nel quartiere e in chi lo conosce.

Calaciura descrive le varie situazioni in modo quasi poetico ed è molto efficace. Altra dimostrazione di come non sia necessario scrivere delle enciclopedie per toccare il cuore del lettore.
Mi è piaciuto e lo consiglio.

Con questa lettura partecipo alla Visual Challenge in quanto in copertina compare una finestra, utile per questo mese di gara.


venerdì 25 maggio 2018

Io prima di te (J. Moyes) - Venerdì del libro

Sono riuscita a reperire in biblioteca una copia piuttosto sgualcita de libro di Jojo Moyes Io prima di te. Segno che è stato letto più e più volte a differenza di tanti altri che, seppur datati, sono arrivati tra le mie mani semi-nuovi.

Ed è proprio di questo libro che vorrei parlare oggi, per questo Venerdì del libro. Non è una novità per questa rubrica, ricordo bene il post di Paola, ma vorrei lasciare comunque il mio contributo d'idee.

La bibliotecaria, nel porgermelo, mi ha detto che sono stata fortunata a trovarlo disponibile perchè da quando è uscito il film è spesso in prestito. Io il film non l'ho visto e ne sono contenta.
La lettura mi ha toccata profondamente. Mi sono commossa, inutile dirlo, ma ho anche sorriso, mi sono innervosita, avrei voluto infilarmi tra le pagine per poter avere voce in capitolo. E' la storia di Louisa e di Will.
Lei ha 27 anni ed ha perso da poco il lavoro. Non si è mai mossa troppo da casa, non ha viaggiato, non ha fatto altre esperienze di lavoro se non quella di barista in un locale che, ora, ha chiuso i battenti. Si mette alla ricerca visto che la sua famiglia non può certo dirsi che navighi nell'oro e che possa permettersi di mantenerla.
Lui è un giovane di successo, di buona famiglia, con un buon lavoro, tanta vitalità ed una prospettiva rosea all'orizzonte sia dal punto di vista lavorativo che di realizzazione personale in generale.
Lui ha un incidente e resta su una sedia a rotelle.
Lei verrà ingaggiata come badante, verrebbe da dire, ma non è proprio così: viene assunta dalla famiglia di lui per fargli compagnia, senza lasciarlo mai solo. All'aspetto medico pensa un'altra persona, non Louise.

E' una storia di cambiamento reciproco: la reciproca compagnia porterà Luoisa e Will a cambiare non tanto l'uno in funzione dell'altra, ma l'uno grazie all'altra. Si assiste ad una maturazione in particolare del personaggio femminile con una Louise che prende consapevolezza della suo io più profondo, delle sue aspettative, dei suoi desideri che, fino a quel momento, sembravano inesistenti. Anche il personaggio maschile cambia ma si tratta di un cambiamento diverso e rispetto al quale non dico altro per non togliere il gusto della lettura.

Mi limito a dire che non si tratta di una mera storia d'amore, di un romanzetto rosa leggero.
E' una storia parecchio romanzata - alcune situazioni sono poco realistiche secondo il mio parere - ma è una storia importante: il lettore si trova davanti ad una scelta definitiva, quella della morte assistita, presa da un giovane che non accetta di essere ridotto ad un vegetale senza prospettiva alcuna di miglioramento. Non è quella la vita che vuole e rivendica il suo diritto a dire basta.

Si tratta di una scelta consapevole, maturata in modo non affrettato e rispetto alla quale le posizioni delle persone gravitano attorno a Will sono differenti.

Lo stile di scrittura è scorrevole, la storia è narrata a più voci e, se all'inizio ho avuto l'impressione che fossero solo quelle dei due protagonisti principali, pian piano si sono introdotti i punti di vista anche di personaggi secondari e questa cosa mi è piaciuta. E' stato come vedere questi personaggi fare capolino per far conoscere in modo discreto, ma comunque efficace, il loro punto di vista.

Lo consiglio.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto titolo suggerito per lo spicchio verde, libro da cui è stato tratto un film.

lunedì 21 maggio 2018

L'amore mi chiede di te (L. Scali)

Da tempo aspettavo il momento propizio per conoscere Lucrezia Scali leggendo uno dei suoi libri. Quel momento è arrivato anche se sono partita dalla fine, dall'ultimo dei suoi libri: L'amore mi chiede di te.

I protagonisti del suo racconto sono Selva ed Enea
Selva è una ragazza che è arrivata da poco a Roccamonte, paese di cui Enea è il sindaco. Ha deciso di aprirvi una tisaneria spinta da motivi molto personali: è il legame che ha avuto con sua nonna a spingerla in questa direzione. Un legame molto forte che è ancora vivo, nonostante la morte della nonna.   
Enea è un sindaco giovane che mi ha subito ispirato simpatia. Sarà per deformazione professionale - io lavoro con il sindaco della mia città ed è giovane anche lui - ma mi ha davvero divertita saperlo alle prese con i problemi quotidiani di una cittadina dove tutti si conoscono e fanno parte di un'unica grande famiglia. Selva alimenta molta curiosità a Roccamonte e all'inizio sono tutti molto scettici nei suoi confronti tanto più se si pensa che la ragazza ha un dono, ereditato dalla nonna, una sensibilità particolare nei confronti delle altre persone, tanto da comprendere le loro difficoltà ed aiutarle con un rimedio naturale. 

Entrambi i protagonisti si sono lasciati un passato alle spalle, amori finiti male e rapporti di famiglia, in particolare per quanto riguarda Selva, piuttosto complicati soprattutto con la madre. E' quello con la nonna il legame più forte e sarà proprio lei a starle anche dopo la sua morte.
Le strade di Selva ed Enea si incrociano e, nonostante l'iniziale volontà di entrambi di non lasciarsi coinvolgere, ben presto le cose tra loro cambieranno. E' tutto così bello - nonostante le loro diverse personalità - che quasi non sembra vero. 

E' tutto così bello che nel momento in cui il passato di Enea torna a bussare alla porta, Selva si trova di nuovo un amore che si sbriciola in fretta tra le sue mani.

Ciò che più mi è piaciuto di questa storia è stato il legame tra Selva e sua nonna. Ammetto di essere molto vulnerabile quando si parla di legami tra nonne e nipoti. Selva si sentiva a casa con sua nonna Olimpia, sapeva di essere amata senza se e senza ma, amata ed apprezzata per quello che era, compreso il suo dono. Non avrebbe potuto essere altrimenti visto che sua nonna era come lei. La mamma no. La mamma l'ha sempre allontanata e tenuta in disparte considerandola come diversa.
Ma con la nonna era tutta un'altra cosa.
La narrazione propone il doppio punto di vista di Enea e di Selva ma si snoda anche su un doppio piano temporale visto che all'oggi vengono anche alternati spezzoni di un passato che ha lasciato segni importanti in ognuno di loro.
E' una storia d'amore che si segue con piacere. All'inizio ho avuto l'impressione che si fossero abbattuti parecchio i tempi (tutto molto veloce, quasi come se si stessero tirando le somme troppo in fretta) ma poi, con l'evolversi dei rapporti tra i due, questa velocità iniziale passa in secondo piano. 
Non è tutta in discesa la loro storia e sopraggiungono degli ostacoli inaspettati. 
Sulle prime il modo scelto da Enea per affrontare l'ostacolo che si frappone tra lui e Selva mi ha fatto innervosire... però l'ho compreso e non mi sono certo sentita di giudicarlo.
Il finale mi è piaciuto e me lo aspettavo (o me lo auguravo, forse è più corretto).

E' una lettura piacevole, bellissima la figura della nonna che mi è rimasta impressa così come la storia a lei collegata che arricchisce ancora di più ciò che accade tra Selva ed Enea.
Storia tracciata con i toni dell'ironia ma non per questo superficiale. Lettura consigliata  a chi ama le belle storie d'amore ed un pizzico di mistero.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto titolo adatto per lo spicchio rosa, obiettivo  1 (autrice italiana).

Partecipo inoltre alla Visual Challenge in quanto titolo bonus per questo mese.

sabato 19 maggio 2018

Sete (J. Nesbø)

Siamo arrivati alla fine, all'ultimo libro (per il momento pubblicato) della serie di Harry Hole.
Ultimo per ora, visto che nelle ultime pagine l'autore apre uno spiraglio che fa pensare che Harry debba tornare ad indagare.
Mi è capitato di leggere, tempo fa, un'intervista all'autore nella quale dichiarava che il suo personaggio di punta è destinato a morire (chi non lo è?) e che non gli sopravvivrà, non intende permettere che altri possano pensare a portare avanti le sue storie. Bhè, io auguro lunga, lunghissima vita ad entrambi, sia all'autore che al suo personaggio!

Ancora una volta Harry tenta di stare lontano dalle indagini sul campo. E' un insegnante a tempo pieno, ha una vita finalmente serena con la donna che ama e con suo figlio, non ha più niente a che fare con alcol e droghe. E' un docente della scuola di polizia di Oslo, quella stessa scuola che frequenta Oleg, suo figlio.

Ma Harry Hole non è nato per fare l'insegnate. Nel momento in cui Oslo viene bagnata dal sangue di due donne trovate morte e di una ferita sulle scale di casa, con terribili segni addosso, Hole torna sul campo anche se, come spesso gli capita ultimamente, non vorrebbe.

Ecco, questa cosa mi è sembrata un pochino ripetitiva. Oramai sappiamo (parlo al plurale riferendomi a chi ha letto tutti i libri della serie e conosce il personaggio) che Harry non riesce a stare lontano dalle indagini e non è la prima volta in cui lo troviamo lontano e tranquillo ma, comunque, legato a doppio filo ad indagini che ogni volta lo toccano da vicino (o per via della sua famiglia, o perchè viene tirato dentro per i capelli da situazioni pregresse). 

Harry è un segugio, è il migliore e il lettore che ha seguito la sua serie lo sa bene.
Tentare di tenerlo fuori, affibbiargli una vita tranquilla non funziona.

Ed è proprio lui a dimostrarlo ogni volta, tornando ad indagare, più in gamba che mai. Se le cicatrici sul suo corpo si moltiplicano ogni volta, se la sua famiglia si trova in un modo o nell'altro minacciata in modo diretto da criminali (o da altri che, pur non essendo criminali, hanno il potere di tenere Harry in scacco) fa tutto parte del gioco. O meglio, fa tutto parte della storia. Non mi va proprio di paragonare ciò che accade ad un gioco. Tutto è meno che un gioco!

Come di consueto  Nesbø crea dei diversivi, introduce storie e personaggi che sulle prime sembrano una divagazione ma che, a ben guardare, non lo sono affatto.

Mi sono ritrovata con carta e penna in mano, durante la lettura, per prendere appunti sulle mie deduzioni, sui vari personaggi, sulle situazioni e devo dire che non mi aspettavo affatto il finale proposto. Tanti gli indizi che vengono disseminati tra le pagine (tante, 636) e come al solito Harry si mette in gioco in prima persona. 

E' un personaggio dalla personalità complessa: è un uomo tormentato, non ha avuto una vita facile ma pare aver raggiunto un suo equilibrio. Questo traspare dalle primissime pagine del libro Sete, numero 11 della serie.
A ben guardare, però, non è proprio così. Le sue debolezze, il suo malessere latente tornano a bussare alla porta con insistenza. Non è un uomo invincibile (anche se in certi momenti il lettore è indotto a pensarlo, visto come si riprende da situazioni che avrebbero di certo ammazzato chiunque altro) e non teme di mostrarlo. E' un uomo: ha le sue paure, i suoi punti di forza, le sue tentazioni, i suoi sentimenti. Tutto ciò, sommato ad una particolare abilità nel compiere indagini ne fanno un personaggio si successo.

Nesbø non ha mai risparmiato i particolari delle efferatezze che vengono compiute ad Oslo nei suoi racconti ma questa volta, secondo il mio parere, ha calcato parecchio la mano. Harry ha a che fare con un vampirista. Non un vampiro, un essere sovrannaturale o uno spirito che arriva dall'oltretomba. No, non è questo il punto. Si tratta di un vampirista, un uomo vivo e vegeto che tiene comportamenti che emulano quelli dei vampiri. Credo che sia chiaro, no?
Conoscendo lo stile di Nesbø e la tipologia di storie che ha imbastito nel proporre la serie Harry Hole non mi meraviglia più niente ma ammetto che in alcuni punti mi sarei risparmiata determinati dettagli. I vampiri non mi sono mai piaciuti. I vampiristi, a dire il vero, nemmeno.
Tutto in perfetto stile  Nesbø, comunque.

Inutile dire che sia rimasta incollata alle pagine (anche questa non è una novità) fino alla fine e che in alcuni passaggi ho temuto di perdermi. E' anche questa una caratteristica di Nesbø: le storie non sono mai troppo lineari ma è come se il lettore camminasse su un corridoio ai due lati del quale si imbatte in innumerevoli porte che si aprono l'una dopo l'altra fornendo molteplici dettagli e molteplici situazioni di cui deve prendere atto per poter arrivare fino alla fine del suo percorso.
Ammetto che non tutti i passaggi sono stati di immediata comprensione, per me, ma ho seguito benissimo la storia grazie anche all'attenzione richiesta dai meccanismi messi in gioco da Nesbø.

Harry mi mancherà, lo so già. Ho appena finito di leggere la sua ultima avventura e già mi manca. Spero che l'autose si sbrighi a partorire una nuova storia.

Una nota, prima di chiudere. Sento spesso chiedere se c'è un ordine per leggere i libri di questa serie. Bhè, come ogni serie è evidente che vada letta in ordine. Io sulle prime ho saltato qualche passaggio e mi sono resa ben presto conto di aver sbagliato per cui se posso dare un consiglio, per apprezzare appieno la storia di Harry Hole, si deve iniziare dal primo della serie. Ciò non toglie che ognuno sia una storia autoconclusiva ma ci sono comunque legami che, per essere compresi per benino, vanno approfonditi con il dovuto ordine:
  1. Il pipistrello
  2. Scarafaggi
  3. Il pettirosso
  4. Nemesi
  5. La stella del diavolo
  6. La ragazza senza volto
  7. L'uomo di neve
  8. Il leopardo
  9. Lo spettro
  10. Polizia
  11. Sete
Con questo libro partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto titolo adatto per lo spicchio giallo, obiettivo  2 (autore straniero).
Partecipo inoltre alla Visual Challenge in quanto in copertina compare un'ombra (dalla mia foto non si vede bene perchè l'uomo è tagliato, ma c'è) per questo mese di gara.


venerdì 18 maggio 2018

Voci nel parco (A. Browne) - Venerdì del libro

Compiere un'azione, in presenza di altre persone, assume un diverso sapore a seconda del punto di vista da cui tale azione viene guardata.

Con Voci nel parco,  il lettore si rende conto proprio di questo.
Pubblicato di recente (per la prima volta in Italia) l'albo, scritto ed illustrato da Anthony Browne, offre quattro diversi punti di vista da parte dei persgonaggi che si incontrano, o che si imbattono l'uno nell'altro. Stessa ambientazione per le varie situazioni ma personaggi diversi che vedono dal proprio punto di vista la loro passeggiata nel parco e gli incontri con gli altri.

Il parco è sempre lo stesso così come la passeggiata è quella. Ciò che cambia è l'umore dei personaggi, la loro predisposizione all'incontro con l'altro, i loro pregiudizi e le loro sensiblità.
Il tutto emerge con testi scritti con caratteri diversi - un carattere per ogni personaggio o coppia di personaggi - con un diverso registro linguistico e con illustrazioni ricche di dettagli e di colori.
La prima voce a cui viene dato spazio è quello di una mamma che accompagna al pacro suo figlio ed il loro cane: è una mamma piuttosto schiva, che non sembra affatto contenta di un'uscita al parco. E' piuttosto arrogante a dire il vero, e vede quello splendido ambiente che è il parco come un luogo da evitare, carico di pericoli e foriero di brutti incontri.

La seconda voce è quella di un papà disoccupato: anche lui va al parco con sua figlia ed il suo cane ma il suo atteggiamento è del tutto precedente a quello della signora della prima voce.

La terza voce è quella del figlio della signora di poco fa: a differenza di sua madre, il ragazzino vive positivamente l'esperienza dell'uscita al parco grazie anche ad un incontro, quello stesso che invece sua madre guarda con scetticismo.

La quarta voce è proprio di questa bambina ed il personaggio più allegro e spensierato in assoluto. La sua solarità e positivià permettono di chiudere la lettura con un sorriso sulle labbra.

Due bambini e due adulti che danno un sapore diverso allo stesso evento. 
Un albo che fa riflettere. Un albo da guardare oltre che da leggere.
Bel formato cartonato, grande quanto basta per poter osservare al meglio le immagini e seguire la storia. Adatto anche per letture a voce alta dove i più piccoli vengono invitati a seguire proprio le immagini, a completamento delle parole.

Suggerisco questo albo illustrato per il Venerdì del libro. Edito da Camelozampa nella collana Le piume, consigliato dai 6 anni d'età.

martedì 15 maggio 2018

Ignite me (Tahereh Mafi)


L’avevamo lasciata nel mezzo di una guerra dagli esiti incerti. La ritroviamo sconfitta, senza i suoi amici, senza più una base in cui rifugiarsi – andata completamente distrutta durante lo scontro, per via di un bombardamento – ma con un nuovo compagno di avventure.
Juliette, la diciassettenne che nel tempo ha scoperto di avere dei poteri, un’energia del tutto particolare nel suo corpo, si trova a fare i conti con Warner. Quel diciannovenne che nel primo libro della serie Shatter Me era stato descritto come il più cattivo in assoluto, ora le è accanto, la consola, la cura, la accudisce.
I conti non tornano a Juliette.
Anche se la figura di Warner ha avuto un ruolo del tutto diverso nel secondo libro della serie da quello avuto nel primo, questa volta è irriconoscibile. Non è più lui e all’inizio Juliette fa fatica a crederlo.
E’ proprio la figura di Warner a catalizzare l’attenzione nel terzo ed ultimo libro della serie di Tahereh Mafi.

Ma andiamo con ordine, giusto per fare il punto per chi non avesse letto gli altri due (che però sono obbligatori e vanno letti in ordine trattandosi di una trilogia).

Juliette è una ragazzina che ha vissuto quasi un anno in isolamento convinta di essere un pericolo per l’umanità: il suo tocco è letale e la morte accidentale di un bambino al quale tentava di salvare la vita ne è la prova. Quella Juliette è stata la protagonista del primo libro della serie Shatter me. Aiutata da Adam, un ragazzo da sempre innamorato di lei, ha avuto Warner come nemico. Il giovane, figlio del Comandante della Restaurazione, voleva usarla come alma letale per mettere in ginocchio gli avversari.

Juliette scopre di non essere la sola ad avere un dono: ci sono altre persone che hanno poteri come lei, diversi dai suoi ma altrettanto particolari. Viene accolta nel Punto Omega dove tutti le sono simili, in un modo o nell’altro e l’obiettivo è quello di ribellarsi alla Restaurazione. Juliette accoglie il progetto e diventa una di loro. Adam è sempre accanto a lei ma irrompe la figura di Warner che, si scopre, ha anch’egli un dono. Questo nel secondo libro della serie che si conclude con lo scoppio di un tremenda guerra: il Punto Omega si ribella alla Restaurazione.

Juliette scopre di essere rimasta sola. O, almeno, è quello che crede sulle prime. Warner l’ha portata in salvo e la sta nascondendo. E qui la situazione cambia. L’autrice propone un capovolgimento di fronte che sembra un tantino artefatto, sulle prime: Warner l’assassino si rivela essere un ragazzo oppresso fin dalla tenera età da un padre che lui stesso vuole fare fuori da tempo, oggi più che mai. Warner l’assassino diventa un ragazzo innamorato.
Warner l’assassino diventa un ragazzo pronto a fare la sua parte per fermare la Restaurazione, annullare il potere di suo padre e dare al mondo un nuovo futuro. Ma non lo fa in prima persona. Non è lui l’uomo adatto. Sarà lei, Juliette, a prendere in mano le sorti del mondo. E Warner farà tutto ciò che sarà nel suo potere per aiutarla.Non sarà facile creare equilibrio in una situazione di questo tipo. 
Tantomeno se entrano in gioco i sentimenti.

Questo ultimo libro della serie mi è piaciuto più degli altri in quanto a struttura narrativa e a contenuti. I personaggi crescono, Juliette acquisisce maggiore sicurezza ed è una ragazza del tutto diversa da quella impaurita e sottomessa dell’inizio dell’avventura. Ora è consapevole delle sue capacità, riesce a controllare il suo dono ed anche ad amplificarlo tanto da diventare indistruttibile.
Un aspetto che mi ha colpita fin dalle prime pagine di questo libro è l’impressione che nessuno sia più tanto preoccupato della pericolosità del suo tocco. Si passa dal terrore puro delle primissime pagine del primo libro alla convivenza serena con la consapevolezza di avere un tocco letale. L’ho notato subito. Ma non l’ho considerata un’incongruenza visto che Juliette ha imparato a controllare il suo dono ed è questa una delle caratteristiche più importanti della situazione attuale.
La personalità di Juliette evolve anche dal punto di vista sentimentale, prende consapevolezza di se e fa una scelta importante.
Inutile dire che il personaggio che stupisce maggiormente sia quello di Warner. Crolla un castello di carte sul suo conto, tanto da far temere fino all’ultimo che ci possa essere qualche inganno sotto. Tutto troppo bello, tutto troppo semplice.

Secondo me ciò che penalizza questo terzo romanzo della serie è il finale. Un finale affrettato, che arriva con estrema semplicità. Arrivata al 92% della lettura mi sono detta come avrebbe potuto donarci, l’autrice, un finale degno della serie con solo un 8% di pagine ancora da leggere e, onestamente, trovo che sia il punto debole dell’intera narrazione.

Ciò non toglie, comunque, che il mio giudizio sia comunque positivo: è un libro diverso dai precedenti, meno impostato sullo scontro e sulla violenza, più sulla crescita dei personaggi.

Devo ammettere di aver avuto un profondo moto d’affetto per Adam e devo ammettere che, nonostante l’exploit di Warner, Adam resta il mio preferito. Il buono per eccellenza nonostante i suoi limiti e le sue debolezze.

Finale un po' debole ma gran bel libro, colpi di scena, capovolgimenti di fronte e una protagonista che riscatta i giorni in cui c'è stato chi l'ha fatta sentire una nullità e chi l'ha portata sull'orlo della pazzia.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto titolo adatto per lo spicchio nero, obiettivo 1 (libro di una serie, ma non il primo).
Partecipo inoltre alla Visual Challenge in quanto in copertina compaiono fiori, utili per questo mese di gara.