sabato 29 febbraio 2020

Black Friars. L'ordine della Chiave (V. De Winter)

Non è il genere che preferisco. Vampiri, redivivi, morti e non morti non mi appassionano affatto. 
Ho letto Black Friars. L'ordine della chiave nell'ambito di una challenge di lettura che chiedeva, tra gli obiettivi, un libro di questo genere. Conoscendo già i personaggi avendo letto l'avventura precedente ho pensato bene di cercare qualche cosa che, comunque, mi fosse familiare anzichè cercare qualcosa di completamente nuovo per me.

Così ho ritrovato Axel ed Eloise ed ho anche scoperto che questo libro è, in realtà, il prequel dell'altro - pur essendo stato scritto dopo - e mi ha permesso di mettere a posto alcuni tasselli che nelle vicende lette in precedenza mancavano.

Axel Vandemberg, giovane erede al trono di Aldenor, è il protagonista principale, questa volta. Figura piena di carisma e di spessore, Axel è un umano diciannovenne che sogna di diventare un giorno Duca dell'Ordine della Chiave. Un titolo, questo, attualmente detenuto da Rafael Valance, che vorrà dire, per Axel, prestigio e rispetto. Il giovane è legato da un amore profondo ad Eloise: quindici anni, studentessa degli Scholares della facoltà di medicina situata nello Studium (una specie di ateneo dove sono riuniti gli ordini dedicati all'istruzione), matricola di Aldenor.

Sono lontani - studiano in due diverse località - ma il pensiero di lei lo perseguita raggiungendolo soprattuto nei sogni in modo violento e talmente vivido da sembrare davvero accanto a lui. Si incontrano per momenti intensi ma alquanto spiazzanti. Non è quella l'Eloise che Axel ricorda ma la sua presenza, seppur così diversa, non gli dispiace.

Ma lungo il suo cammino Axel incontra una cortigiana seducente e pronta a tutto pur di conquistarlo: Belladore De Lanchale. Donna bellissima e non abituata a perdere, Belladore, ma abituata a prendersi ciò che vuole, costi quel che costi. E vuole Axel.
Donna che si rivelerà essere la creatura più potente che avesse messo piede nella Vecchia Capitale da quando era scomparso Ashton Blackmore.

Mentre si susseguono uccisioni misteriose e lo stesso Rafael viene accusato della morte della sua fidanzata, le vicende corrono lungo il filo di quelle favole dell'orrore che venivano raccontate ai bambini prima di andare a dormire, proponendo personaggi che popolavano i loro sogni.
Saranno proprio favole di questo tipo, dove le principesse muoiono, dove cadono in sonni eterni, le protagoniste del prequel che spiega molto del bagaglio che Axel ed Eloise porteranno poi sulle loro spalle fino all'epilogo della loro avventura.

Devo ammettere che per me non è stato semplice orientarmi tra i tanti personaggi che compaiono accanto o contro i protagonisti. Un aiutino me l'ha dato l'elenco dei personaggi, presente alla fine del libro, ma me ne sono accorta un po' tardi e credo di essermi persa qualche cosa lungo la strada.

Ciò che mi ha colpito di più - oltre alla gran fantasia dell'autrice e alla sua capacità di mettere in piedi una struttura complessa, nella quale sono tanti i meccanismi che vanno ad incastrarsi per far funzionare il tutto - è la sensazione di gentilezza che viene trasmessa anche nei momenti di maggiore tensione. Alcuni personaggi, in particolare, vengono proposti al lettore con modi tranquilli e rasserenanti anche in momenti cruciali. E poi la bellezza dei personaggi (da come li ho recepiti io sono tutti, o quasi, bellissimi) e l'ambientazione (un tantino terrificante, lasciatemelo dire) ma, prima di tutto, lo stile raffinato ed evocativo.

Un esempio, in un passaggio
Le parole non erano che un altro accordo suonato sulle corde tormentate dei suoi sensi, talmente tese che si spezzarono nell'istante in cui si voltò trovandosela vicina.
Bello, no?

La storia è piuttosto intricata, non posso negarlo, e nella prima parte ho rischiato davvero di perdermi. Da poco più della metà in avanti si arriva ad un'accelerazione e a dei colpi di scenza che portano la tensione a mille.

Continua ad essere un genere che non mi appassiona, che non amo... i vampiri proprio non sono nelle mie corde anche quando sono bellissimi ed eterei.
Comunque non ho fatto fatica ad arrivare alla fine ed ho compreso meglio i due personaggi che poi si ritrovano nell'Ordine della Spada.

Certo è che per sapere come va a finire la storia bisognerà leggere anche il terzo volume, essendo una trilogia. Vedremo...

Ps... senza fare spoiler... povero Axel, in che situazione si è infilato!!!
***
Black Friars. L'ordine della Chiave 
Virginia De Winter
Fazi Editore
454 pagine
Kindle Unlimited - 18.00 euro copertina flessibile

domenica 23 febbraio 2020

Tutto sarà perfetto (L. Marone)

Andrea e suo padre Libero, protagonisti del libro Tutto sarà perfetto,  mi hanno emozionata.
La loro è una storia fatta di distanze eppure sono più vicini di quanto abbiano mai pensato entambi.

Andrea ha 40 anni, fa il fotografo di mestiere ed è allergico ai parenti. Ha sempre cercato di stare loro il più lontano possibile. Libero compreso.
Ed ora che lui è malato e che sua sorella Marina deve assentarsi da casa per un po', e non può badare a lui, è proprio ad Andrea che tocca il compito di sostituirla. Una volta tanto.

Marina non si fida di suo fratello e non lo nasconde affatto.
Gli scrive una serie di regole da rispettare alla lettera, a partire da cosa fargli mangiare fino all'orario in cui farlo addormentare, senza dimenticare le medicine. 
Inizia così la vera storia di Andrea e Libero.

Andrea non ha mai sentito vicino suo padre: il capitano, come tutti lo chiamano, era spesso lontano da casa e, quando c'era, era comunque lontano. Lontano da Andrea, da sua sorella e dalla loro madre, quella donna fragile che ha cresciuto da sola i suoi figli e che è stata schiacciata dal peso di una vita vuota, diversa da quella che aveva immaginato.

Libero sa di avere i giorni contati ma non si rassegna. Ha un sogno da realizzare e cerca la complicità di quel figlio che mai, fino ad allora, ha sentito così vicino. Ora che ha bisogno di lui per raggiungere il luogo in cui è rimasto ancorato il suo passato. Il suo e quello della sua famiglia.

Andrea è un incosciente. Lo sa perfettamente e ne ha conferma quando si lascia coinvolgere da un piano che sua sorella Marina considererebbe una pazzia. Eppure leggere negli occhi di suo padre la gioia nell'aver ritrovato i posti del passato gli fa dimenticare che la realtà è diversa... nella realtà non ci sono bicchieri di vino, sigarette, uscite alla luce del sole e tutto ciò che l'isola di Procida riserva loro, con la complicità di tutti coloro che hanno fatto parte del loro passato e che Libero ed Andrea non hanno mai dimenticato.

E' una storia emozionante. Una storia che mi ha fatto pensare a quanto sia semplice convincersi di fare il massimo per il bene delle persone che si amano, togliendo loro però il libero arbitrio.
Marina è convinta di accudire al meglio suo padre ma non si rende conto di ciò che davvero vuole. Eppure lo ha sempre fatto con il massimo impegno e la massima preoccupazione eppure... ciò che vuole Libero è lontano dal rigore di quella figlia così attenta. 
Quello che vuole Libero è ciò che Andrea gli può dare, anche senza rendersene conto.

Sono due personalità forti che si incontrano e si scontrano, quelle di Andrea e Libero, in un turbinio di ricordi che emozionano loro per primi. Si scoprono dopo tanto tempo, dopo tante cose non dette, dopo tante emozioni soffocate e mai lasciate trasparire.
E poi c'è il mare... c'è un'isola... 
Il mare è un coprotagonista capace di coinvolgere, accarezzare il lettore contribuendo a rendere al meglio la storia.

Una bella storia, non priva di sofferenza e di distanze. 
Ma anche di sentimenti, riavvicinamenti e nuove (o vecchie) scoperte.

Lo consiglio.
***
Tutto sarà perfetto
Lorenzo Marone
Feltrinelli Editore
298 pagine
16.50 copertinta flessibile

giovedì 20 febbraio 2020

Tokyo Express (M. Seichō)

Non vado forte con gli autori giapponesi e non riesco a sentirmi in sintonia con una cultura a me lontana e che - lo ammetto - conosco poco. 
Non che abbia dei pregiudizi, ci mancherebbe, ma non è la prima volta che mi imbatto in una lettura di autori giapponesi e mi rendo conto di non riuscire a stare dietro alla narrazione.

Questa volta mi sono persa tra nomi di persone che ho fatto fatica a memorizzare, luoghi (si parla di treni, partenze ed arrivi), orari (sempre in riferimento a treni o altri mezzi di trasporto) e località di partenza e di arrivo che proprio mi hanno mandato in confusione. Alla fine del libro è presente un glossario ma mi ha aiutata poco, soprattutto perchè non mi sono sentita nemmeno stimolata ad andare a sbirciare il significato di alcuni termini.

In sostanza la storia è molto semplice: il cadavere di un uomo e una donna vengono rinvenuti in una spiaggia. Tutto fa pensare ad un doppio suicidio, probabilmente un suicidio di due amanti. Il caso viene archiviato con estrema rapidità ma restano delle perplessità soprattutto in un anziano investigatore ed in un suo collega più giovane che non sono convinti di ciò che le apparenze sembrano chiarire con troppa facilità.

Emerge pian piano un mistero imbastito da una mente diabolica e calcolatrice che ha seminato tanti indizi che vorrebbero portare nella direzione del doppio suicidio ma che lasciano molte perplessità nei due osservatori attenti quali sono Torigai Jutaro (il più anziano) e Mihara Kiichi (il più giovane e colui che sarà più attivo dei due).

Non si vive un'atmosfera di tensione ma vengono proposti tanti ragionamenti che parlano di percorsi, orari, coincidenze più o meno fortuite anche con dei veri e propri schemi o appunti che vengono proposti al lettore anche dal punto di vista grafico...
Io non ce l'ho fatta a seguire i tanti ragionamenti e alla fine non vedevo l'ora di arrivare al colpevole (ammesso che si fosse trattato di omicidio e che non venisse, invece, confermato il duplice omicidio) e non posso dire di aver letto con piacere questo libro. Non credo che mi rimarrà altro, in mente, se non i tanti orari dei treni di cui si parla continuamente per cercare un appiglio, una falla, una mancanza che possa essere d'aiuto a delle indagini che non sembrano nemmeno ufficiali visto che appare tutto come se venisse portato avanti a livello personale dall'investigatore principale. 

Non sono riuscita a stare dietro ai suoi ragionamenti, non sono stata coinvolta dalla sua logica ed anche quando, alla fine del libro, scrive una lettera all'investigatore più anziano nella quale racconta come sono andate realmente le cose e come si è arrivati alla soluzione del caso, non ci ho capito molto.
Mi spiace dirlo ma questo libro non è stato affatto nelle mie corde. Comunque non l'ho mollato perchè sono testarda e cerco sempre di arrivare fino alla fine ma posso dire che l'unica cosa che mi è piaciuta è... la copertina! Un po' poco per poter dire di aver apprezzato un libro.

Ps: prima del glossario è presente anche una cartina che fa capire i tanti spostamenti di cui si parla durante il racconto ma nemmeno questo mi ha aiutata. Limite mio, probabilmente!
***
Tokyo Express
Matsumoto Seichō
Adelphi Editore
175 pagine
18.00 euro

lunedì 17 febbraio 2020

La sala da ballo (A. Hope)

Era da tanto tempo che non mi commuovevo nel leggere un libro.
Con La sala da ballo mi sono commossa.

E' un libro bellissimo, a mio parere, forse il più bello letto fino ad ora. Narra una storia d'altri tempi - siamo nell'Inghilterra del 1911 - e pone al centro un amore sbocciato in un luogo in cui si respira di tutto, tranne che l'amore.

Ella è una giovane donna che lavora in una filanda e che, da un giorno all'altro, si trova confinata tra le quattro mura di un manicomio. Non riesce a capire come mai sia capitata in un posto come quello e spera di uscirne presto. Non sarà così.

John è un uomo taciturno che racchiude un dolore grande nel petto. E' un dolore che lo consuma e che lo porta ad isolarsi da un mondo che gli ha tolto tutto ciò per cui valeva la pena vivere. 

Charles lavora come medico nella struttura in cui sono confinati entrambi: lei nell'ala destinata alle donne, lui nell'ala destinata agli uomi. Ama la musica ed è convinto che essa possa aiutare le persone con le quali condivide i suoi giorni, seppur in ruolo differenti. Per questo, quando viene assunto nel manicomio anche con il ruolo di direttore di una piccola orchestra, sente di avere una missione che va oltre il suo ruolo di dottore.

Ecco dunque che in una sala della struttura, la sala da ballo, ogni venerdì uomini e donne hanno modo di condividere degli spazi altrimenti a loro preclusi e possono farlo a ritmo di musica. Il venerdì diventa il giorno più atteso da parte di tutti, anche da parte di chi, come John, è abituato a starsene in disparte.

Nel momento in cui Ella e John si incontrano (la prima volta, a dire il vero, si scontrano), quando i loro occhi si perdono gli uni negli altri, le giornate iniziano ad avere un senso, i giorni a scorrere veloci nonostante la fatica, nonostante la segregazione, nonostante l'isolamento. Perchè il venerdì sera è il momento in cui i loro corpi si sfiorano durante il ballo e le loro anime si accarezzano.

Quella di Ella e John è una storia commovente, un amore struggente in un ambiente in cui i due sono finiti non si capisce bene perchè. In quel manicomio ci sono persone che si strappano i capelli, che parlano da sole, che hanno atteggiamenti sopra le righe ma non è così per loro due. E' questo, probabilmente, l'aspetto che avrei preferito che si approfondisse maggiormente: il perchè Ella e John sono finiti lì, con qualche dettaglio in più sulla loro vita precedente. Questo, sì, mi è mancato.
Per il resto, però, è stato un crescendo di emozioni con personaggi che si svelano piano piano e mostrano il loro volto contro ogni aspettativa.

E' il caso di Charles, in particolare. Sulle prime ho pensato che potesse essere un personaggio positivo ma che, alla fine, ha dimostrato di essere l'unico che il manicomio se lo meritava davvero, come paziente, però!

Non dico altro. Mi limito a dire che questo amore mi ha coinvolta e il finale mi ha commossa come non avrei mai immaginato.
Ben scritto, l'autrice è stata capace di trasmettere emozioni, di offrire descrizioni molto precise e non eccessive anche nei passaggi più crudeli perchè, va detto, in una struttura come quella di crudeltà se ne verificavano e non poche. 

Ho scoperto questo libro in biblioteca e devo dire che stavolta è stata una bellissima sorpresa. Letto con piacere. Anzi, con un piacere crescente dalla metà in avanti quando le vicende hanno avuto sviluppi inattesi.

Devo dire che la parte che meno che mi ha coinvolta è stata quella che riguarda Charles (i capitoli sono strutturati raccontando le vicende intrecciate dei tre personaggi principali, proponendo i loro punti di vista alternati l'un l'altro. E' stata la parte meno interessante, quella che riguarda Charles, ma necessaria per comprendere la sua personalità, i suoi fini, il perchè dei suoi comportamenti.

E' un libro che consiglio caldamente di leggere. E' una storia che emoziona e che fa anche riflettere sulle condizioni di coloro che finivano, all'epoca, nei manicomi. Questo mi ha lasciato un pizzico d'amarezza ma la storia, in quanto tale, è molto bella. 
***
La sala da ballo
Anna Hope
Ponte alle grazie (Salani Editore)
395 pagine
16.80 euro copertina flessibile

domenica 16 febbraio 2020

Le confessioni di Frannie Langton (S. Collins)

Essere nera in una marea di bianchi ti fa desiderare il dono dell’invisibilità.
Quanto dolore può sopportare una donna?
Una donna mulatta in un periodo in cui persone di colore sono comprate, vendute, cedute, donate come oggetti?
Quanto orrore riescono a sopportare gli occhi di una bambina, prima, giovane donna, poi, prima che tutto ciò si trasformi in un fardello troppo pesante per essere sopportato e taciuto?
Per quanto tempo può restare senza voce un amore profondo, per una donna che è di altri e che può costare la vita?
Quanta ipocrisia e quanta menzogna può gravare sulle spalle di una giovane donna che non conosce le sue origini, che non ha diritti, che non ha libertà?

Tutto questo mi sono chiesta dopo aver letto l’ultima riga del libro Le confessioni di Frannie Langton. Un libro letto nell'ambito della collaborazione con Thrillernord che mi ha conquistata e mi ha fatto sentire anche un po’ colpevole… in quanto bianca. Eh sì, perché le sofferenze che tanti  fratelli neri hanno dovuto sopportare, in altre epoche, quando la loro vita valeva più o meno zero, sono state impartite da bianchi che, in nome della loro superiorità, hanno disposto di quelle vite come meglio gli è aggradato, senza alcun rispetto per la dignità altrui, per i diritti altrui, per la stessa vita altrui.
Le confessioni di Frannie Langton è proprio questo, il racconto di una vita. E’ un racconto fatto in prima persona dalla protagonista che apre il suo cuore e mette a nudo la sua anima nel momento in cui è accusata della morte dei suoi padroni, Mr e Mrs Benthon, trovati uccisi nella loro abitazione, seppur in diverse stanze. Lei, la Mulatta Assassina (questo l’appellativo che le è stato dato subito dopo i fatti) giaceva accanto alla sua signora, profondamente addormentata e sporca di sangue. Lei è stata considerata fin da subito colpevole e i suoi vuoti di memoria le hanno reso impossibile difendersi.
Nel momento in cui l’avvocato Pettigrew viene incaricato di difenderla davanti ad una giuria che dovrà decidere della sua vita, è lui stesso a chiederle di avere un motivo per salvarla. Andare alla ricerca di questo motivo vuol dire, per Frannie, ripercorrere una vita fatta di dolore, di privazione ma anche di un amore tanto profondo quanto doloroso.
Frannie scrive le sue memorie parlando in prima persona proprio con il suo difensore e i suoiracconti si alternano con momenti estrapolati dal processo e sue considerazioni personali su quanto sta accadendo.
Comprata da Mr Langton (sarà il suo unico bene a non essere ipotecato) ed entrata nella sua casa senza aver alcuna voce in capitolo (così come senza avere voce in capitolo ne uscirà), sarà testimone di esperimenti da lui compiuti sugli esseri umani. Morti, prima… Poi...
Su neri, per la precisione, con particolare interesse per quelli albini. Esperimenti verso i quali Langton è stato indotto da colui al quale, una volta caduto in disgrazia, cederà la ragazza: quel Mr Benhan che è stato rinvenuto cadavere nella biblioteca di casa.

Solo nelle more del processo la ragazza avrà occasione di raccontare la sua verità. Una verità che in pochi hanno intenzione di ascoltare, per un motivo o per un altro. Una verità che parla di catene – siano esse fisiche che morali – di sofferenza ma anche di un amore sbagliato, quello per la sua padrona. 

Al tema della schiavitù si somma quello dell’amore omosessuale – inaccettabile a quell’epoca e impossibile da vivere alla luce del sole – ma anche il tema dell’amicizia, della solitudine.
Il racconto procede in un crescendo, con una particolare accelerazione sul finale quando ogni tassello va al suo posto per raccontare una storia in parte diversa da quella che si vuole far credere. Soprattutto, emergono delle verità fino a quel momento taciute, nascoste, adulterate per salvaguardare il buon nome di qualcuno!
Ed emergono i profili di persone che mostrano il loro lato peggiore, siano esse uomini che donne. E’ una storia che fa riflettere sul valore della vita umana, su quanto sia difficile – in quella particolare epoca – parlare di diritti e su quanto sia difficile essere donna, una donna mulatta.

Brava l’autrice, secondo il mio parere, nel trasmettere le emozioni dei vari personaggi. Resa alla perfezione la protagonista che personalmente mi ha fatto vivere momenti di pura angoscia, di profondo dolore, di inarrestabile rabbia. Brava nel tratteggiare il periodo storico di riferimento. Brava a tenere con il fiato sospeso. Perché, se è vero come è vero che al centro del racconto c’è un delitto e si va a caccia del colpevole puntando il dito contro una sola persona, è anche vero che la protagonista assoluta è la vita della giovane donna chiamata a pagare per un delitto che non si sa bene da chi sia stato compiuto.

Bel libro. Mi ha positivamente stupita e catturata. E mi ha costretta a riflettere su un periodo storico a me lontano, in una zona del mondo a me lontana trasmettendomi, però, un dolore diretto, dritto al cuore.

Non posso che consigliarne la lettura.
***
Le confessioni di Frannie Langton
Sara Collins
Einaudi Editore
432 pagine
22.00 euro copertina flessibile - 10.99 euro Kindle

domenica 9 febbraio 2020

L'interprete (A. Hess)

Un libro contro l'oblio.
Perché non si può dimenticare.
Non si può far finta che non sia successo.

L'interprete è un libro intenso, toccante, che nel ricostruire il processo di Francoforte, noto anche come secondo processo Auschwitz - tenutosi in Germania fra il 1963 ed il 1965 nei confronti di 22 imputati accusati dei crimini commessi nel campo di concentramento di Auschwitz fra il 1940 ed il 1945 - fa emergere la necessità di non dimenticare e quanto sia sottile il confine tra la consapevolezza e la negazione davanti ad eventi storici tanto tragici.

Grazie alle testimonianze di coloro che, con estrema dignità e profondo dolore, salgono sul banco dei testimoni, viene ricostruita una storia che qualcuno tenta con caparbietà di negare ma che, altri, sentono ancora viva sulla loro pelle.

La protagonista del romanzo è Eva: di mestiere fa la traduttrice e viene coinvolta proprio in veste di interprete in quello che, subito non se ne rende conto, sarà uno dei più importanti processi dell'epoca, contro i crimini dell'Olocausto.
Per lei non sarà un semplice lavoro. Abituata a tradurre contratti e cataloghi, deve necessariamente fare i conti con testimonianze che la sconvolgono nel profondo, tanto più quando si rende conto che anche la sua famiglia ha avuto un ruolo in tutto ciò. Lei, del tutto inconsapevole, allora bambina, inizia a realizzare pian piano - grazie a dei ricordi che emergono timidamente da un passato che aveva relegato nel cassetto più lontano della memoria - che quegli orrori di cui lei stessa parla, per via delle traduzioni, hanno allungato la loro ombra nella sua famiglia e che i suoi genitori, perfettamente consapevoli, le hanno sempre taciuto verità che ora bussano prepotentemente alla porta della sua memoria e della sua anima.

Eva è un personaggio forte. E' una donna che rivendica il suo ruolo nel mondo, che non accetta che altri decidano per lei, che vuole andare fino alla fine del percorso che ha intrapreso, anche se doloroso.
Eva è una giovane donna sensibile e che non teme di mostrare la sua debolezza davanti alla quale, però, reagisce con coraggio.
Posta davanti ad una realtà che mai e poi mai avrebbe potuto immaginare, non intende dimenticare, non intende fare finta di niente, cerca anche di chiedere perdono per quello che è stato compiuto a danno di quelle persone che, pur con mani tremanti e voci flebili, ora sono davanti ai giudici per chiedere giustizia. 

Giustizia sarà fatta? Quale giustizia può esserci a fronte delle tante efferatezze compiute da coloro che ora negano, in un'aula di tribunale, di aver avuto un qualunque ruolo in quelle vicende? 
Uomini come tanti, oggi, rispettabili, stimati... ma che celano crimini indescrivibili.

Il libro è ben scritto, efficace anche grazie ai personaggi che si incrociano con la protagonista in vicende personali che, pure, sono importanti per la completezza del racconto.
Mi sono commossa, lo ammetto. Ed ho provato tanta rabbia ed indignazione per vicende passate che, però, non possono essere relegate a meri episodi storici di cui prendere atto.

L'autrice è stata capace di rendere alla perfezione il delicato equilibrio tra i tormenti personali di chi non ha mai trovato pace dopo certe vicende e il tentativo di rimuovere quanto accaduto in ogni casa tedesca, negli anni successivi al dopoguerra.

Eva è il simbolo di quella gioventù cresciuta nell'inconsapevolezza di quanto accaduto e nel momento in cui si rende conto di tutto ciò la sua vita viene sconvolta.

Molto bello il finale, commovente, toccante.
***
L'interprete
Annette Hess
Neri Pozza Editore
314 pagine
18.00 euro

martedì 4 febbraio 2020

Evil (V.E. Schwab)

Una positiva sorpresa. Un ritmo altissimo. Una storia di fantasia, di gran fantasia, ma capace di catturare. Questo è quanto mi sento di dire dopo aver concluso la lettura di Evil, libro di V.E. Schwab, autrice che mi era del tutto sconosciuta fino a qualche giorno fa.
Eh sì, perchè di qualche giorno di lettura si tratta.
Tanta era la voglia di capire come potesse evolvere la situazione che l'ho letteralmente divorato. 
E mi è anche dispiaciuto arrivare alla fine. E' un controsenso, lo so... ma mi è rimasta addosso una sensazione di dispiacere per aver dovuto lasciare quei personaggi e le loro storie.

Alcune precisazioni.
Il sangue scorre a fiumi. 
Vengono raccontate scene violente.
Si incontrano personaggi cattivi che si credono buoni, buoni che hanno un fondamento di cattiveria.

Il sangue scorre a fiumi ma la cosa sembra preoccupare tutti in modo relativo.
Vengono raccontate scene violente ma non mi hanno creato alcun fastidio, cosa che invece è accaduta in altri libri che - magari meno violenti - ma mi hanno disturbata un bel po' per le situazioni raccontate.
E sui personaggi... bhè... qui va detto qualcosina.

Victor ed Eli sono due compagni di studi, due amici fin dal periodo dell'università quando condividono la voglia di sapere, di sperimentare, di scoprire andando anche oltre i limiti del concesso.
Si dedicano ad una ricerca molto particolare, legata alle esperienze ai confini con la morte. Scoprono qualche cosa di inimmaginabile: in determinate situazioni, sfidando la morte, si possono sviluppare dei poteri fuori dal normale diventando E.O. cioè degli esseri ExtraOrdinari. Cosa vuol dire ciò, concretamente, è diverso per ognuno... chi fa un'esperienza di questo tipo, torna indietro dalla morte portando con se qualche cosa ma dimentica qualcosa di ciò che è stato.

Le strade dei due ragazzi si separano in modo violento, proprio a causa degli effetti delle loro sperimentazioni ma, a dieci anni di distanza, ci sono dei sospesi da regolare.
Victor - evaso dal carcere dove è finito dieci anni prima - si mette sulle tracce del suo vecchio amico.
Eli, da parte sua, ha vissuto dieci anni cercando di eliminare, in modo violento, tutti gli E.O. viventi, considerati dei pericoli per l'umanità.
Anche lui è un E.O. proprio come Victor, ma per Eli si tratta di un dono riflessivo, che non ha effetto sugli altri. E' forse questo che lo fa sentire diverso?
E' questo che lo legittima ad assumere il diritto di assumersi il ruolo di giudice, giuria e boia?

Non posso dire altro sulla trama ma... in merito ai personaggi posso dire che sono tutti ben delineati. Non mancano figure femminili e vanno cercate proprio tra di esse coloro che, secondo il mio parere, detengono i poteri più potenti di tutti.

Il libro mi è piaciuto pur essendo un racconto molto fantasioso.
La voglia di voler superare i propri limiti, di raggiungere i propri obiettivi qualunque cosa accada, il dolore per aver perso per sempre qualcuno che, seppur in vita, non è più lui...
Ma anche l'esagerazione nei comportanti - comunque collegata al contrappasso rappresentato dal potere su cui, poi, ogni E.O. può contare - il continuo riferimento al dolore in alcuni passaggi mi hanno davvero fatto pensare che l'autrice avesse calcato molto la mano (soprattutto pensando a chi, nella realtà, deve fare davvero i conti con il dolore, con la perdita, con la sconfitta, con la morte).

Eppure mi è piaciuto... ma non posso esimermi dal segnalare un neo: gli errori.

Mi sono imbattuta in congiuntivi sbagliati, errori di diverso tipo che, onestamente, mi hanno un po' disturbata. Credo che si debba avere più cura per l'aspetto grammaticale - non so se ciò possa essere attribuito a dei refusi o a problemi con la traduzione, non lo so - che non è affatto secondario.

Non dimentichiamo che da un grande potere derivano sempre grandi responsabilità
Ma forse Eli ha preso davvero troppo sul serio questa cosa!!!
***
Evil
V.E. Schwab
Newton & Compton Editori
408 pagine 
4.99 euro Kindle
12.00 euro copertina flessibile

lunedì 3 febbraio 2020

Il suo nome è Alex (A. Arcoleo)

Appena ho finito di leggere il libro Il suo nome è Alex, arrivato tra le mie mani grazie alla collaborazione in corso con Thrillernord, sono rimasta per qualche minuto in silenzio, sola con i miei pensieri, per cercare la mia chiave di lettura alla storia appena conclusa.
E credo di averla trovata: secondo il mio parere quella di Alex è una storia che si avvicina molto alla favola moderna per via dell’accentuazione di alcune situazioni che, nella normalità, stonerebbero. In una favola no.
E non lo dico in senso dispregiativo.

Ho voluto interpretare la vita di Alex, il suo viaggio dalla nascita alla senilità, come una favola da raccontare per trasmettere concetti importanti come quelli della solitudine, dell’abbandono, dell’amore, della mancanza, della lontananza, della speranza. Concetti molto sfruttati nella letteratura moderna ma proposti, in questo caso, in modo originale se la mia chiave di lettura è quella giusta.

Tutto ha inizio nel Natale del 1996 quando la mamma di Alex muore su un marciapiede, tra l’indifferenza di tutti coloro che sono troppo presi dagli ultimi acquisti e dalla frenesia del momento. Quella donna protegge fino alla fine, con il suo corpo, suo figlio. Un figlio piccolissimo se si considera che più avanti, nel 2026, si dirà che Alex ha trent’anni. Lo sottolineo perché si fa molto leva sui ricordi del piccolo Alex, ricordi della sua mamma: ma se era in fasce come può avere da grande ricordi così nitidi? Questo, almeno, nella vita normale. Secondo la mia chiave di lettura, però, tutto è possibile.

E’ possibile che Alex senta su di se quel senso di abbandono che la sua vicenda personale gli ha appiccicato addosso e riesca a trasformarlo in attenzione per gli altri.
E’ possibile che Alex avverta ancora il calore del corpo di sua madre e riesca a trasformarlo in affetto per le persone con le quali entra in contatto.
E’ possibile che Alex abbia la sensazione di sentire gli odori che lo avvolgevano in quella via, tra le braccia della madre morente e riesca a farne viatico per la propria esistenza.

La storia di Alex è una storia di mancanze ma è anche la storia di chi riesce trasformare tali mancanze in pienezza per gli altri. Riesce a riempire la vita degli altri già da piccolino, all’interno dell’orfanotrofio quando, un Natale dopo l’altro, si sente sempre più legato ai suoi compagni di sventura. A Luca, il pasticcione, ad Emanuele il furbetto del gruppo, a Mattia che è sempre arrabbiato con tutti ma anche a Michele, il ragazzino di colore che non riesce a capire cosa ci sia di diverso in lui rispetto agli altri. Alex è particolarmente legato a Giuseppe: ha l’asma, difende sempre i più deboli pur avendo una gran paura solo nel farsi notare. Ed è legato a Sarah: è una ragazzina con la maturità di piccola donna, uno spirito allegro e gioioso, sempre pronta ad infondere coraggio con il brillio dei suoi occhi.

Il ragazzino riesce a raggiungere il suo equilibrio all’interno di quella struttura che considera, a tutti gli effetti, la sua famiglia. Ma sarà ancora a Natale, nel Natale del 2006, che arriva la notizia che l’orfanotrofio alla fine dell’anno dovrà chiudere i battenti.
Sarà quello il momento del distacco, per quei ragazzini, tanto che Alex si troverà solo ad affrontare una vita nuova. E una nuova mancanza, una nuova assenza: quella di Sarah. Li lega una promessa che, però, non sarà facile mantenere.
Da qui il salto verso Alex trentenne: ha trovato una sua dimensione ma, se dovessi giudicare la sua esistenza pensando a lui come ad una persona in una storia reale dire che non è un giovane realizzato, non ha una vita al di fuori della struttura in cui si trova, non esce da quelle quattro mura proprio come da bambino non era mai uscito dall’orfanotrofio. Non si può vivere così, direi. Come si può pensare di non avere mai bisogno di un dottore, non dover frequentare una scuola, di non uscire mai da quel cancello, di non dover mai fare un documento in un ufficio pubblico, niente di niente? Impensabile!
Ma nella storia fantastica di Alex allora sì che è possibile perché tutto ciò rappresenta ancora il retaggio di ciò che il mondo gli ha tolto. Tutto ciò che è fuori dalle mura della sua comfort zone gli ha tolto sua madre e rappresenta, anche ora che è grande, la sua paura più grande.
Da Alex trentenne si fa ancora un salto in avanti e si scopre ancora qualche cosa di lui e che ha ancora il sapore della favola.

Questa è la mia interpretazione della storia che l’autrice ha proposto sintetizzando in poche pagine un ampio arco di tempo.

Letta così ha un senso. Se fossi stata più realista allora, probabilmente, il mio giudizio sarebbe stato un altro ma mi va bene così.
Ah, dimenticavo, il titolo mi è piaciuto davvero tanto!
***
Il suo nome è Alex
Mattia Madonia
Augh! Editore
150 pagine
11 euro

domenica 2 febbraio 2020

Vedova per un anno (J. Irving)

La lettura del libro Vedova per un anno è andata avanti a due, anzi a tre velocità.
Spedita, molto spedita, nella prima parte per rallentare drasticamente verso la metà e riprendere poi ritmo verso la fine fino (e spunta la quarta velocità) all'accelerazione finale. 

Una saga familiare, quella proposta da Irving, che mi ha catturata anche nelle parti che mi sono sembrate più lente. E' una storia romantica, erotica (è stata la parte ambientata nei quartieri a luci rosse di Amsterdam che mi ha annoiata un po') ma anche divertente e drammatica.

Ruth Cole ha appena quattro anni quando scopre sua madre Marion a letto con un giovane amante.
"Non piangere tesoro - si sente dire - siamo soltanto Eddie ed io".

Marion e Ted, suo marito, sono divorziati: lui è uno scrittore che ama raccontare storie alla sua piccina. Lei non riesce a superare la sofferenza legata alla perdita dei suoi primi due figli, morti troppo presto in un incidente stradale, e non riesce nemmeno ad amare Ruth come vorrebbe. 
Eddie è un giovane assunto da Ted come assistente nel suo lavoro di scrittore ma si troverà a fare tutt'altro arrivando ad amare perdutamente quella donna matura che gli resterà dentro per sempre. Anche quando se ne andrà, lasciando il suo giovane amante e la sua bambina, schiacciata sotto al peso di una sofferenza che le toglie l'aria e che rischia di riversarsi anche sulle persone che ama.

L'autore racconta le vicende dei protagonisti intrecciando, ad arte, storie, vite e personaggi fino a stupire il lettore. Tutto ciò che sembra superfluo nella narrazione - perchè in diversi passaggi ho avuto questa impressione - è invece importante per gli sviluppi futuri, fino ad arrivare all'epilogo.

La storia si struttura seguendo la crescita di Ruth: la troviamo bambina, poi adulta per arrivare alla sua realizzazione nella professione che ama fino ad arrivare alla sua maturità.

Ruth sente, da sempre, la mancanza di sua madre e vive un rapporto conflittuale con un padre che ha sempre dato più importanza alle tante donne che sono passate per il suo letto che a tutto il resto.

La parte più divertente della storia è quella che riguarda proprio lui, Ted, alle prese con una delle sue tante fiamma che si dimostra un osso più duro del previsto nel momento in cui lui intende lasciarle.
Scene divertenti che nascondono, però, l'ironia di una vita costruita sul niente. 

Il personaggio che ho amato di più è quello di Eddie. In lui ho letto l'amore. Un amore vero, reale, profondo, capace di andare oltre i confini del tempo e dello spazio. Ha sempre privilegiato donne mature, anche quando la loro maturità diventava sinonimo di senilità, ma nel suo cuore c'è stato posto solo per lei, per Marion.
Vive una storia d'amore molto particolare ma con un'intensità che mi ha commossa.

Ruth, invece, pur essendo la protagonista principale, mi è piaciuta meno. Mi è arrivata con minore intensità di quanto non l'abbia fatto Eddie. Non ho condiviso alcune sue scelte ma l'ho ammirata per la grinta che ha messo nel perseguire il suo sogno dal punto di vista professionale. 

I continui riferimenti erotici mi sono sembrati a volte un po' ridondanti ma, a lettura conclusa, mi sono invece resa conto che sono stati dei momenti importanti - in un modo o nell'altro - delle vite dei protagonisti e il libro sarebbe stato decisamente meno efficace senza. A partire dalla scena iniziale. 

Vedova per un anno è un romanzo complesso, ben costruito intrecciando tempi importanti come l'abbandono, l'assenza, l'amore, la passione, il dolore, la perdita.

La vicenda che mi ha maggiormente emozionata è legata al racconto di come sono morti i due giovani fratelli di Ruth. E mi sono detta, ancora più di quanto non l'avessi fatto in altre circostanze, come possa una madre sopravvivere alla morte dei suoi figli!!! Credo che sia un dolore pulsante, perennemente pulsante nel cuore e nell'anima di una donna... e questo mi ha fatto capire le ragioni di Marion (pur non condividendone le scelte)..

Inizialmente mi sono anche interrogata sul perchè di una copertina che non riuscivo proprio a capire. Ma posso dire che mai copertina fu più azzeccata! Non dico altro per non togliere il gusto della lettura.

Giusto finale, giusta conclusione. 
Stile fluido ed efficace. Dettagliato, anche troppo a volte, ma efficace.
Bel libro.
***
Vedova per un anno
John Irving
Rizzoli Editore
538 pagine
17.46 euro (nella mia edizione è scritto anche il prezzo in lire, 34.000)