giovedì 30 dicembre 2021

La ricamatrice di Winchester (T. Chevalier)

Una "donna in eccedenza". Questa è la definizione che viene data alle classiche zitelle nell'Inghilterra degli anni '30. Violet è una "donna in eccedenza". Dopo aver perso il suo fidanzato a causa della guerra, dopo aver subito a lungo il suo status Violet decide di dare una scrollata alla sua vita andando anche contro i precetti dell'epoca. 

Non è semplice, sia chiaro, ma a 38 anni suonati, quando oramai per la società dell'epoca si è destinate ad essere in eccedenza per tutta la vita, Violet prova a cambiare il proprio destino e a lasciare un segno. Dopo aver trovato un lavoro come dattilografa a Winchester, la protagonista del libro di Tracy Chevalier cerca la sua strada all'interno di una delle realtà femminili più importanti dell'epoca: l'associazione delle ricamatrici della cattedrale. Ago e filo non hanno mai fatto parte della sua realtà eppure le cose possono cambiare. Così come può cambiare la tradizione che vede che ad interessarsi di un'altra realtà legata alla vita della cattedrale sia di unico appannaggio maschile (o quasi): la tradizione campanaria.

 

La prima parte del libro mi è sembrata decisamente lenta. 

Nella seconda parte ci sono delle evoluzioni che, però, non bastano per rendere la storia più frizzante al punto tale da farmi dimenticare tutta la lentezza precedente se non fosse per lo sprint finale che, a ben guardare, ho gradito.

Non sono riuscita proprio a capire, nella prima parte, che tipo di storia l'autrice volesse narrare. Tutto molto armonico e gradevole dal punto di vista stilistico ma a tratti eccessivamente descrittivo e pronto a perdersi su dettagli che nulla hanno dato, a mio parere, alla storia. 

Vengono toccati argomenti importanti (tanto più se si pensa all'epoca storica in cui la storia si snoda) come l'omosessualità, i pregiudizi nei confronti di chi è considerato sesso debole, combattere per trovare il proprio spazio in una società che di spazio ne intende concedere davvero poco... Vengono presentati personaggi dalla forte personalità: penso a Violet ma anche a Gilda che probabilmente eguaglia (se non supera) la stessa figura della protagonista. Ed anche la madre di Violet, a suo modo, è una donna forte.

I personaggi maschili onestamente mi sono sembrati piuttosto fumosi. Lo è Arthur, un uomo che non sono ben riuscita a decifrare ma che mi avrebbe fatto piacere conoscere più a fondo anche in funzione del ruolo che assume negli sviluppi della storia. Un personaggio dalle grandi potenzialità, secondo il mio parere, ma non adeguatamente approfondito.

E poi Jack: mi è sembrata una figura buttata nel mezzo della storia senza un perché... ma non dico altro per non spoilerare. 

Il finale? Moderno. E per quanto mi riguarda soddisfacente. Un finale diverso avrebbe sminuito l'intento dell'autrice. Parere personale, ovviamente.

Tirando le somme, un libro che consegna al lettore la storia di una donna che si fa largo nel mondo a modo suo, e questo mi piace. Poteva avere più slancio, però, soprattutto dando più spessore ad alcuni personaggi ed evitando alcuni dettagli inutili. Violet è una donna che mi piace anche se, tra una pagina e l'altra, commette delle ingenuità. A ben guardare, però, quale persona nell'arco della sua vita non lo fa?
 
Ps. bella copertina!
***
La ricamatrice di Winchester
Tracy Chevalier
Neri Pozza Editore
287 pagine
18.00 euro copertina flessibile

mercoledì 29 dicembre 2021

Caraval (S. Garber)

Pronti per un viaggio in un mondo magico?

Iniziamo col dire che Caraval è un bel volume, voluminoso, importante e piacevole da tenere tra le mania ma... scomodo da portare in giro in borsa come sono abituata a fare io. Il vantaggio di avere un libro voluminoso con copertina rigida tra le mani nel mio caso viene bilanciato dalla difficoltà di portarmelo in giro. Ma... in questo periodo non è stato un gran problema visto che durante la pausa natalizia sono stata quasi sempre a casa per cui...

Posta tale premessa devo dire che il libro di Stephanie Garber mi incuriosiva molto per averne sentito parecchio parlare in giro. Io non sono una grossa estimatrice di fantasy ma l'ho letto comunque con piacere perchè avevo bisogno di qualche cosa che mi permettesse di andarmene sulle ali della fantasia.

Mi sono trovata all'interno di un gioco che, lo ammetto, ho fatto un po' fatica a comprendere. 

Quello che non ho fatto fatica a comprendere, invece, è lo stato d'animo delle due protagoniste, due sorelle orfane di madre e segregate (è proprio di questo che si tratta) da un padre che non si risparmia dall'usare maniere forti per imporre le sue regole. Non che siano chiuse all'interno di una torre, in uno scantinato o in una camera ma, di fatto, è così che si sentono viste le limitazioni che l'uomo impone e le punizioni che infligge se ci si azzarda a fare di testa propria.

Prima, primissima figura che ho odiato fin da subito: il padre! Non ho capito il perché di un atteggiamento tanto violento, come se vivesse una continua sfida con le figlie che dovrebbe amare e proteggere più di sé stesso. Proprio la voglia di allontanarsi da questo padre tiranno è il sogno che lega le due ragazze anche se con modalità differenti: Rossella è più sognatrice, è certa che ci sia una via di fuga a portata di mano; Donatella è la più impulsiva delle due, pronta ad evadere lasciandosi andare alle tentazioni quotidiani e a seguire il suo istinto senza farsi troppe domande. 

Le due ragazze sognano da sempre di vivere nel magico mondo di Caraval: un vero e proprio spettacolo itinerante e senza tempo, carico di mistero e di fascino con personaggi leggendari. Nel momento in cui arriva l'invito al tanto desiderato gioco (arriva molto in fretta, a dire il vero) le due ragazze si troveranno catapultate in un gioco in cui niente è come sembra, dove tutto può essere il contrario di tutto e dove il tempo scivola via tra le dita ad una velocità impressionante. 

Ben presto le due giovani si perdono e Rossella ha 5 giorni di tempo per ritrovare sua sorella facendo attenzione, lungo il cammino che la porterà a lei, a tutto ciò che le capita attorno.

Seconda cosa che ho odiato? Rossella/Donatella - Sella/Tella... Rossana/Rossella... nomignoli, diminutivi, nomi che si somigliano mi hanno fatto impazzire ma probabilmente è un mio limite.

Quello che viene proposto dall'autrice è un mondo fatto di mistero e di magia, di personaggi che interpretano un ruolo ben preciso e che non si riesce a capire fino alla fine se siano veri oppure no. Realtà o finzione? Per quasi tutto il racconto si propende per la finzione, nella certezza che sia tutto un gioco. Ma fino a che punto? Il sangue che scorre, fino a che punto fa parte del gioco? Le privazioni, i contrasti, gli scontri, fino a che punto sono frutto dell'immaginazione?

Rossella e Donatella che da tanto tempo desideravano vivere l'esperienza di Caraval si trovano, in due parole, invischiate in un gioco più grande di loro con personaggi difficili da decifrare e, soprattutto, con una "missione" che ho davvero fatto fatica a capire. Vincere il gioco per vincere un desiderio. Ok. Ma come si vince il gioco? Qual è, sostanzialmente, questo gioco? Cercare indizi per ritrovare Donatella? E, una volta ritrovata, tutto finisce così? E se Donatella non la ritrovasse mai? E se non la ritrovasse in vita? Sarebbe morta davvero? Oppure...

Tanti i cambiamenti di fronte: ho avuto l'impressione di entrare in un tendone delle meraviglie e di trovarmi davanti a tante, tantissime porte magiche che portavano in direzioni differenti ma pur sempre all'interno di quel tendone.

Per gli amanti del genere è una lettura da non perdere, per chi vuole approcciarsi ad un genere che faccia davvero volare con la fantasia è la storia giusta tenendo conto, però, che non è un volume autoconclusivo. 

Per quanto mi riguarda il mio è un sì senza troppo entusiasmo perché mi sono trovata a fare i conti in più punti con delle serie perplessità.

Non so se ho voglia di leggere il seguito, sono sincera... vedremo.
***
Caraval
Stephanie Garber
Rizzoli editore
430 pagine
18.00 euro copertina rigida - 14.00 euro copertina flessibile - 6.99 kindle

lunedì 27 dicembre 2021

L'isola di Arturo (E. Morante)

Ci ho messo un po' a leggere il libro di Elsa Morante L'isola di Arturo. Arrivato in casa nostra come lettura mensile assegnata a mia figlia dall'insegnante di italiano, mi sono lasciata andare al suo richiamo e l'ho letto anche io.

È uno di quei libri che avevo in mente da tempo ma che mi spaventavano un po'.

E devo dire che, in effetti, la lettura non è stata propriamente scorrevole per via di uno stile d'altri tempi che ha richiesto un po' prima che entrassi appieno nella storia. Ci ho messo molto tempo a leggerlo e l'ho alternato con altre storie più leggere e scorrevoli, devo ammetterlo. Posso immaginare la difficoltà di un'adolescente come mia figlia che, in effetto, non è per niente attirata dalla storia di Arturo.

Mi sono trovata tra le mani quelli che definirei un libro di formazione che ha per protagonista un bambino, prima, e un adolescente poi assieme ad un'isola. L'isola di Procida è parte imprescindibile del racconto: un mondo che allontana i suoi abitanti da tutto il resto, che sembra bastare loro (e ad Arturo in particolare) per avere tutto ciò di cui si ha bisogno. Eppure è un mondo chiuso, una limitazione geografica che Arturo non ha scelto ma che subisce.

La trama è nota a tutti: la storia di Arturo è quella di un bambino che cresce in una situazione familiare particolare. Orfano di madre e con un padre spesso assente si troverà a vivere sotto lo stesso tetto di una giovanissima matrigna. Una convivenza non semplice e che lo porterà a fare delle scelte importanti

Siamo nell'anno  1938. Arturo Gerace, orfano di madre, morta nel darlo alla luce, vive in una solitudine che gli basta. Questo, almeno, è quello che crede. Non ha amici, ha una famiglia molto particolare con un padre assente ma la cui figura lo illumina ogni volta: Arturo ha un atteggiamento adorante nei confronti di suo padre e questo lo lega indissolubilmente a lui nonostante tutto. Eh già, dico nonostante tutto perché a mio parere quella del padre non è una figura positiva. Pur essendo il suo unico vero legame con le sue radici, quell'uomo mi ha destabilizzata in moltissime occasioni con il suo comportamento di sufficienza nel confronti di un figlio per il quale ogni tanto ha degli slanci d'affetto che sembrano riempire la vita di quel ragazzino ma che, più spesso, ha un atteggiamento di indifferenza assoluta.

Eppure Arturo ama quell'uomo e ne assorbe tutta l'energia tanto da metterlo sempre e comunque al primo posto e considerarlo come esempio.

Il romanzo trasmette moltissime emozioni. Mi è sembrato di avvertire sulla mia pelle quella solitudine che riempie il mondo di Arturo, la gelosia che prova nel crescere e che è il sentimento dominante per tutto il racconto anche quando lui non se ne rende conto, così come il disagio di trovarsi in situazioni che non riesce a controllare.

L'arco di tempo nel quale si consuma la storia è piuttosto breve e resta in sospeso la sorte di quel ragazzo che viene costretto dalle circostanze a fare una scelta che mai avrebbe preso in considerazione visto il suo legame morboso con l'isola. È lui stesso che, da uomo maturo ormai, racconta l'epoca della sua fanciullezza e giovinezza e lascia trasparire, nei suoi commenti, la sua maturità di oggi a fronte delle reazioni istintive di allora. Reazione che, a ben guardare, hanno segnato in maniera indelebile la sua vita in determinati frangenti.

L'unica figura femminile nel periodo della sua infanzia è quella di Immacolatella, una cagnetta con la quale entra subito in sintonia. Poi, nell'adolescenza, la situazione cambia ma l'assenza di una figura femminile, l'assenza di sua madre, inizia a pesare ogni giorno di più.

La sua solitudine è fatta di carenza di affetto, di gesti gentili, di manifestazioni di sentimenti che non vadano oltre lo scodinzolare della cagnolina e questa sua solitudine mi ha molto colpita. Così come mi ha colpita la sua capacità di crescere da solo, di maturare piano piano, strada facendo (anche commettendo degli errori) a fronte dell'assenza di una vera educazione. Non va scuola, non ha nessuno accanto che lo possa aiutare a crescere confrontandosi con qualcuno: mette a frutto gli unici strumenti che ha e che altro non sono se non il suo spirito d'osservazione, la sua personalità, i suoi sogni.

E mi ha colpita profondamente l'atteggiamento manifestato nei confronti delle donne sia da parte di suo padre che da altri personaggi secondari: i comportamenti riservati alle donne, all'unica donna della vita di Arturo e suo padre nelle more del racconto, mi hanno rattristata molto. Vedere, poi, che per Arturo quel modo di fare è stato l'unico esempio di come relazionarsi con l'altro sesso, senza un minimo di rispetto, di attenzione, di dolcezza mi ha rattristata ancora di più.

Bisogna tener conto dell'epoca storica in cui siamo, va bene, ma questo aspetto della vicenda - che domina gran parte della seconda sezione del libro - mi ha davvero rattristata. Per la ragazza che si trova alle prese con Arturo e suo padre ma anche per loro stessi che, secondo me, ne sono usciti decisamente impoveriti. 

Su tutto, domina la gelosia. Un sentimento dai colori forti che era inevitabile, secondo il mio parere, in una storia di questo tipo.  

Credo di poter dire che questo libro vada letto con la consapevolezza di avere per le mani un romanzo importante, non semplicissimo e non eccessivamente scorrevole ma capace di emozionare. Non so cosa dirà mia figlia se mai arriverà alla fine... ma per ora so che sta facendo tanta fatica, più di quanto non sia capitato a me soprattutto agli inizi quando la storia mi era sembrata dura a decollare.
***
L'isola di Arturo
Elsa Morante
Einaudi Editore
402 pagine
13.00 euro copertina flessibile, 9.90 copertina rigida, 6.99 Kindle

mercoledì 22 dicembre 2021

Centoventotto (A. Mafessoni)

 

Andrea Mafessoni è un giovane autore coraggioso. 

Dico coraggioso perché propone una storia ed un personaggio che, secondo il mio parere, non sono per tutti ma per lettori che amano il mistero, il giallo ma soprattutto il coraggio. Mi riferisco al coraggio di una scrittura che sembra mordere attimi nella sua fugacità e che offre un personaggio non necessariamente simpatico ed empatico per un lettore tradizionale.

Rick – un giovane informatico milanese - non è un personaggio che si muove per accaparrarsi le simpatia dei lettori: questa è l’impressione che ho avuto nell’assistere alla sua evoluzione, nel tentare di seguire i suoi ragionamenti, le sue deduzioni. Mi è sembrato quasi una macchina, in alcuni passaggi, come se fosse privo di sentimenti e di emozioni. Si trova ad indagare attorno ad un omicidio con un atteggiamento di sufficiente, dando l’idea di una marginale partecipazione. È una sensazione che ho provato solo all’inizio del suo percorso investigativo, però, perché ben presto la situazione cambia.

Non è un personaggio eccessivamente impostato. Anzi, i suoi comportamenti in più punti mi hanno lasciata un po’ interdetta. Probabilmente era proprio questo l’obiettivo dell’autore: colpire il lettore in modo originale e affatto scontato, usando quasi il suo personaggio come arma di “disturbo” se mi viene concesso il termine.

Molti i riferimenti all’ambiente informatico che è quello in cui vive e di cui si nutre il protagonista ma, a ben guardare, anche l’autore che con una terminologia precisa e puntuale dimostra di non aver inserito concetti a caso o per sentito dire.

La storia, in breve, si snoda attorno alla morte violenta di Claudio Moneta, dirigente della Mirror, azienda nella quale il protagonista lavora. Riccardo Senna, Rick per gli amici, si trova invischiato in una storia più grande di lui così come il lettore si trova tra le mani una narrazione particolare che non risparmia soprese e colpi di scena.

La mia non è una mente incline alla matematica, devo ammetterlo, ai sistemi binari, alle cifre, alle combinazioni eppure mi sono divertita nel leggere i tanti riferimenti al mondo informatico. Ho anche sorriso, in alcuni passaggi, mentre in altri mi sono chiesta se quello che trovavo scritto tra quelle righe fosse possibile oppure no.

Consigliato agli amanti del genere che amano sperimentare qualche cosa di atipico.
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Centoventotto
Andrea Mafessoni
0111edizioni
190 pagine
15.30 euro copertina flessibile - 4.99 Kindle  

martedì 21 dicembre 2021

La casa di tolleranza. Tre avventure del commissario Bordelli


 

Non conoscevo il commissario Bordelli se non per sentito dire ed ho iniziato da qui, da tre racconti che l’autore propone tornando alle origini della carriera di quel commissario di cui ha tanto parlato nella serie che lo hanno per protagonista.

Ho incontrato, così, un giovane vice commissario che, nel ’49, all’età di 39 anni, è in Pubblica Sicurezza da due. Porta nella mente e nel cuore ricordi di un recente passato che vorrebbe ma non può cancellare, di quella guerra che gli è rimasta appiccicata addosso e che ogni tanto fanno capolino tra i suoi pensieri. Ho subito visto in lui un uomo sensibile, buono, acuto, pronto a mettersi in gioco per arrivare alla verità anche quando ha per le mani qualche cosa di diverso da un caso ufficiale passato per i fascicoli depositati sui tavoli delle forze dell’ordine.

Nel primo racconto, quello che poi ha dato il titolo al libro – La casa di tolleranza – Bordelli (simpatico l’abbinamento tra Bordelli e casa di tolleranza) conosce una giovane donna che presta servizio in quel posto. Nella casa di tolleranza deve fare dei controlli ma l’occasione gli apre le porte di un’amicizia profonda con Rosa, che poi apparirà anche nel secondo racconto ambientato sempre a Firenze ma 9 anni dopo. Bordelli si trova ad indagare su un caso che, in partenza, un caso non è ma è il frutto di dubbi legati ad una misteriosa presenza. Curioso ma anche voglioso di fare chiarezza il vice commissario usa tatto, discrezione ma anche grande acume per venire a capo di quel mistero.

Nove anni dopo Rosa è sempre presente ed il mistero arriva da un cimitero: una stranezza che porterà Bordelli a fare un viaggio indietro nel tempo in un periodo sgradevole che ancora gli brucia sulla pelle e che ha segnato in modo definitivo la vita di tante persone. È una storia di amicizia e tradimento, di soldi e di affetti, tanto dolore legato ai campi di concentramento e a tutto ciò che hanno comportato.

Nell’ultimo racconto siamo a Natale del 1966 quando Bordelli ricorda di essersi ritrovato, alla vigilia di Natale del ’43, con due sconosciuti a condividere ricordi: il più giovane, un ufficiale del San Marco di 20 anni, fiorentino come lui ed un certo Curzio Malaparte (inserito come omaggio alla sua persona ma frutto della fantasia dell’autore in questo contesto) che era sulla Linea Gustav come ufficiale di collegamento presso l’Alto Comando Americano. Il primo ad evocare ricordi è proprio Bordelli che rammenta una grande amicizia di quando era un bambino ma che porta ancora nel cuore. Poi toccherà al ventenne raccontare degli aneddoti divertenti per chiudere con Malaparte che è stato testimone di storie terribili e ne racconta una, agghiacciante, che fa stringere il cuore.

Sono momenti di grande intimità tra persone che non si conoscono ma che si trovano a condividere l’esperienza della guerra ed ho apprezzato il modo in cui Vichi ha saputo rendere, con delicatezza, tematiche importanti.

Scritti in modo scorrevole, i tre racconti mi hanno fatto venire voglia di conoscere meglio questo personaggio di cui ho sentito tanto parlare ma con il quale solo ora ho preso confidenza. Sono contenta di aver scelto di iniziare da qui. Ci sono diverse avventure che lo hanno per protagonista e le cercherò, giusto per farmi un'idea di come è diventato quel giovane vice commissario.
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La casa di tolleranza. Tre avventure del commissario Bordelli
Marco Vichi
Guanda editore
pag. 252
16.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

giovedì 16 dicembre 2021

Un Natale indimenticabile (T. Ashley)

 

Classica storia natalizia, tanti buoni sentimenti e scontatissimo finale.

Un Natale indimenticabile è un libro che avevo immaginato di iniziare e finire nell'arco di un paio di giorni ma che si è trascinato, pagina dopo pagina, per più del previso. Non che non fosse scorrevole o scritto male ma... ho avuto l'impressione che la storia non arrivasse mai al dunque, che si "trascinasse", proprio questo è il verbo giusto, di pagina in pagina senza mai arrivare a quella svolta che prima o poi ci sarebbe dovuta essere. E che immaginavo fin dall'inizio. 

La trama è originale almeno nella parte iniziale ed ho subito pensato che promettesse bene poi, però, l'autrice si è persa.

Tabby finisce in carcere per un crimine che non ha commesso ma per il quale viene inchiodata dalla testimonianza di una persona della quale si fidava. Come se non bastasse, il suo ragazzo la lascia e non crede nella sua innocenza ma è fermamente convinto del contrario. 

Giunta all'ultimo periodo di detenzione, quando può continuare a scontare la pena a casa ma con il classico braccialetto di controllo, Tabby trova lungo il suo cammino un angelo che ha l'aspetto di una signora anziana. Mercy, questo, è il suo nome, non è un angelo inteso in senso spirituale (non si tratta di un fantasy in cui ci sono angeli con le ali) ma ha l'animo di un angelo. Sempre pronta a prendersi cura delle persone in difficoltà l'anziana donna tende la sua mano a Tabby tanto da ospitarla ed assumerla come assistente nell'azienda di famiglia che ha bisogno di nuove idee e nuova energia per potersi risollevare dopo un periodo di difficoltà.

La fiducia e l'affetto di Mercy non bastano, però, per abbattere del tutto il muro di diffidenza di Randal, nipote della dell'anziana donna, per un'ex galeotta. L'uomo, futuro amministratore dell'azienda di famiglia, è convinto che dietro a quegli occhi scuri ci sia la mente di una criminale pronte a truffare sua zia. La Marwood’s Magical produce decorazioni natalizie e Randal ha delle idee in testa per poter riconvertire la produzione: Mercy, però, è una donna decisa e, su consiglio di Tabby, non intende cambiare rotta semmai migliorare il migliorabile rendendo proprio la sua assistente una figura importante al suo interno.

Randal è sempre più scettico nei confronti di quella ragazza così particolare che non sembra essere affatto nelle sue corde. Eppure... tra un disastro e l'altro, tra una delusione ed una grande soddisfazione, le vite dei due si incrociano in maniera molto più intensa di quanto non potessero inizialmente pensare.

Il periodo natalizio è perfetto per il finale che è stato messo su carta dall'autrice, evoca la magia del Natale, dei fiocchi di neve, dei buoni sentimenti... però mi aspettavo qualcosina di più.

La storia di Tabby è originale, dicevo, ma gli sviluppi della storia un po' meno. L'autrice si dilunga molto sull'azienda, ripete più e più volte i progetti che la proprietaria ha in mente, si dilunga sui lavori da fare, sulle modifiche da apportare, su tanti dettagli che ad un certo punto mi hanno annoiata. Aspettavo una svolta che è arrivata in modo piuttosto banale per poi arrivare allo scontatissimo finale.

Che dire? Per essere una storia di Natale ho apprezzato la figura di Mercy: una donna buona, sempre pronta a vedere il bicchiere mezzo pieno, pronta a dare a tutti un'opportunità, capace di trasmettere serenità e buon umore. Una figura perfetta in una storia natalizia.

Per il resto, al di là dei progetti per l'azienda poco si sa di Mercy: la sua personalità viene resa in modo superficiale ed è un peccato perchè credo che avrebbe potuto emergere maggiormente visto che già qual poco che si sa di lei non è male, così come quella di Randal (che pure mi sembra una figura interessante) non è approfondita come avrebbe meritato.

Onestamente avrei preferito meno dettagli aziendali e più informazioni di carattere personale che avrebbero senza dubbio arricchito l'intera trama. 

Il finale arriva molto velocemente e non mi aspettavo niente di diverso.

Non è un libro che rileggerei e di storie natalizie ammetto di averne lette, in passato, di più appassionanti.
***
Un Natale indimenticabile
Trisha Ashley
Newton Compton Editori
415 pagine
9.50 copertina rigida - 14.90 copertina flessibile - 4.99 Kindle

giovedì 9 dicembre 2021

Delitto di Natale a Palermo (S. Toscano)

 

E chi lo ha detto che a Natale siamo tutti più buoni?

A quanto pare non è così e a darne la prova è Mimmo Fisichella che, nel raccontare all’amico Fabrizio Corsaro – giornalista di mestiere – un delitto consumatosi proprio a Natale tempo prima, conferma che non è proprio vero, o almeno non sempre, che nel periodo natalizio si fanno largo i buoni propositi.

Il racconto breve che l’autore propone è dedicato ad un vecchio caso e Fabrizio Corsaro compare solo nel primo capitolo e come narratore nella prima parte per cedere poi il posto al vero protagonista: l’ex capo della Omicidi di Palermo che, assieme a suo fratello, lo aveva tirato fuori da un bel guaio qualche anno prima. Ora era distaccato dalla Dia e si ritrovano dopo un po’.

Il periodo storico dell’incontro è quello attuale visto che Mimmo è reduce da una brutta esperienza con il Covid mentre i ricordi che si fanno largo tra le pagine del racconto risalgono alla seconda metà degli anni Novanta, quando Fisichella era da poco a Palermo per il suo incarico.

Tra le pagine l’autore racconta di una Palermo legata alle sue tradizioni, molto rigida nelle sue posizioni e poco incline alla modernità. Un ambiente che a Fisichella piaceva poco ma che ha dovuto farsi piacere, visto che avrebbe dovuto lavorarci. Proprio qui, a Palermo, si consuma un delitto nella notte di Natale: una morte naturale, così viene subito fatta passare la dipartita di un anziano signore morto in casa mentre i suoi due figli e le loro rispettive compagne se ne stavano al piano di sotto a giocare a carte. Ben presto quella morte naturale viene identificata per quello che è: un omicidio.

Le indagini sono piuttosto concentrate in pochi giorni e ben presto l’evolversi della situazione fa crollare il mito del Natale come periodo in cui si è tutti più buoni: non è proprio così!

Scrittura scorrevole con incursioni in dialetto locale puntualmente tradotto nei passaggi più ostici per agevolare la lettura che scivola via in un’oretta. Un giallo non troppo cruento ma comunque un giallo con un delitto che, in assoluto sempre condannabile, a Natale lascia ancor di più l’amaro in bocca.

L’autore, introducendo il racconto con l’incontro tra Corsaro e Fisichella, si ricollega ad un personaggio già noto nei suoi precedenti romanzi dando comunque continuità al filone già tracciato con i fratelli Corsaro.
***
Delitto di Natale a Palermo
Salvo Toscano
Newton Compton Editori
61 pagine
3.90 copertina flessibile - 0.49 Kindle

mercoledì 8 dicembre 2021

Fa troppo freddo per morire (C. Frascella)

Dopo averne sentito tanto parlare ho fatto anche io la conoscenza di Contrera. Di mestiere fa l'investigatore privato ma il suo ufficio è una lavanderia che gli viene prestata da un amico. Quello stesso amico che gli chiede, un giorno, di indagare in merito ad un delitto del quale è stato accusato un ragazzo che è sotto la sua protezione. Tutto gioca a sfavore di quel ragazzo anche se Contrera non è convinto della direzione che stanno prendendo le sue indagini.

 Contrera è un personaggio molto particolare

Strappa anche qualche sorriso con i suoi atteggiamenti ed il suo modo di fare ma è una persona profondamente sola. Per scelta, a quanto pare. Nella sua vita ha fatto scelte che le sono costate un prezzo altissimo. Si è giocato il lavoro e la sua dignità è finita sotto la suola delle sue scarpe. Se ne rende perfettamente conto e tutt'ora, pur cercando un minimo riscatto, è costantemente tentato di comportarsi in linea con ciò che è stato, non con ciò che vorrebbe (e dovrebbe essere).

Oltre al lavoro tra le forze dell'ordine ha anche un matrimonio fallito alle spalle così come una figlia con la quale non può certo di avere un buon rapporto. O, meglio, un rapporto proprio non ce l'ha. 

La sua famiglia è sua sorella e sono i suoi nipoti: vive in casa loro ma il capo famiglia, suo cognato, non perde l'occasione per dargli un ultimatum dietro l'altro invitandolo caldamente ad andarsene.

Devo ammettere di aver avuto tra le mani un romanzo originale, con un protagonista altrettanto originale rispetto al quale non avevo aspettative, pur avendo letto parecchie recensioni in merito. 

La storia si svolge in inverno e quel freddo che l'autore descrive, con la neve che cade e il ghiaccio che sembra penetrare nelle ossa mi ha dato l'idea del freddo che può provare un'anima inquieta e sola come quella di Contrera. E' un uomo particolare, che ha delle grandi capacità investigative che emergono quasi per caso tra una riga e l'altra, come se fosse qualche cosa di estremamente naturale. 

Contrera, il nostro è stato un incontro pieno di sorprese e devo dire che mi ha fatto piacere conoscerti. Alcuni tuoi comportamenti mi hanno innervosita, sappilo ma nonostante tutto credo che tu sia una persona in gamba e dal grande cuore. 

Ps. Contrera, tornerò a cercarti.
***
Fa troppo freddo per morire. La prima indagine di Contrera
Christian Frascella
Einaudi editore
336 pagine
12.00 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle

lunedì 6 dicembre 2021

Giallo al Collegio dei Santi Innocenti (G. Zucca)

Anche all’Istituto Santi Innocenti è arrivato il Natale e, con lui, un mistero bello e buono per il tenente Rovesi. Gavino Zucca propone, in un racconto breve, un’avventura che ha, questa volta, tinte meno fosche del solito. Probabilmente per rispetto del periodo natalizio questa volta Roversi non ha a che fare con cadaveri ma con un mistero che richiede comunque tutte le sue attenzioni. Il furto di una fede nuziale da una mostra allestita proprio in occasione delle festività natalizie richiede che si indaghi sul possibile colpevole senza sottovalutare nessuna pista.

Attenzione, però.

Fondamentale non lasciarsi andare a facili giudizi e a dare risposte frettolose perché la realtà può essere ben diversa da quel che sembra. Mai giudicare dalle apparenze: anche in questo caso vale tale assunto.

In una indagine che si concentra in pochi giorni (oltre che in poche pagine), Roversi e il suo amico Gualandi si trovano a fare luce su una storia che nessuno fino a quel momento aveva mai lontanamente immaginato (o quasi nessuno, a dire il vero) e che, a quanto pare, ha risvolti che portano in direzioni diverse.

La narrazione è scorrevole ed immediata. Come avvenuto nei precedenti volumi della serie che ha per protagonista Roversi sono i ragionamenti a voce alta, i dialoghi tra i personaggi che portano per mano il lettore verso la soluzione del mistero.

Ho apprezzato la scelta dell’autore – credo proprio che sia stata una scelta – di mettere tra le mani dei lettori una storia che non fosse troppo cruenta in questo periodo: abbiamo tutti bisogno di leggerezza e quella di proporre una storia ambientata nel periodo di Natale, anche se la serie è marcatamente legata a delitti o, comunque, a diverse tipologie di reati, credo che sia stata azzeccata.

Inutile dire che, avendo letto tutti i libri precedenti della serie, avrei apprezzato una storia più strutturata, non un racconto breve ma per questo spero che l’autore ci faccia qualche sorpresa da qui in avanti.
***
Giallo al collegio dei Santi Innocenti
Gavino Zucca
Newton Compton Editori
pag. 60
3.90 euro copertina flessibile - 0.49 kindle

giovedì 2 dicembre 2021

Dispassione (M. L. Rosati)

Una protagonista che arriva al lettore fin dalle primissime pagine e che lo porta con sé in un viaggio alla riscoperta del proprio passato e, di riflesso, del proprio presente. Fiamma è una donna dai capelli brizzolati e dalla scarsa sensibilità nei confronti del prossimo. Non le interessano i rapporti interpersonali, evita smancerie di ogni tipi, ha delle fobie che la portano a starsene per conto suo, nel suo appartamento isolata da tutti. Per scelta. Perché Fiamma è cattiva. Fiamma è una donna che non socializza, non ama raccontare i fatti suoi ne' ascoltare i fatti degli altri. Non le interessa di nessuno. Nemmeno di quella bambina così piccina e paffutella che la figlia di un'amica della sua unica amica le affida ogni tanto. 

 Ma come fa a fidarsi a lasciarla ad una donna così insensibile e così distaccata dal resto del mondo? 

Fiamma non è sempre stata così, però. Lei non lo sa, non lo ricorda. Ma c'è stato qualcosa che l'ha portata a comportarsi in quel modo così ostile nei confronti di tutto e di tutti. Quando, pian piano, alcuni sfocati ricordi tendono a riapparire nella sua mente, Fiamma si sente smarrita, ha bisogno di dare una ulteriore svolta alla sua vita per cercare ciò che - lo sente - le manca.

Dispassione: ecco cosa ha cambiato la sua vita. Uno stato di disaffezione a tutto e a tutti che, pure, non è una mancanza di sentimento o di passione ma è l'esatto contrario.

Non è semplice da definire, la dispassione ed è uno status dal quale Fiamma sente di dover uscire. Sa di essere alla ricerca di qualche cosa, di una via d'uscita ma non sa ancora quali saranno le vie da percorrere o il ruolo delle persone che, in un modo o nell'altro, le staranno accanto.

L'autrice caratterizza Fiamma alla perfezione. Trasmette le sue fobie ma anche il suo smarrimento, la sua paura, la sua sofferenza con una intensità tale da permetterle di dominare su tutti gli altri personaggi che, seppur importanti ai fini delle vicende che la riguarderanno, sembrano restare sempre e comunque sullo sfondo.

La storia riserva interessanti sorprese inaspettate, la narrazione è particolare, scorrevole ma mai banale. Molto gradevole il formato, che si infila senza problemi in borsa ed è anche gradevole al tatto.

Un libro che consiglio a chi ama le storie capaci di emozionare e che danno spazio, prima di tutto, alle persone anche se Fiamma è convinta che non sia così.
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Dispassione
Maria Laura Rosati
‎Liberilibri editore
240 pagine
16.00 euro copertina rigida