venerdì 22 settembre 2023

La rilegatrice di storie perdute (C. Caboni)

 

L’idea di fondo non è originalissima ma funziona.

Non è originalissimo il fatto che il libro venga strutturato su due piani temporali con una donna dei tempi moderni che si imbatte in una storia d’altri tempi, narrata in parallelo.

Funziona, però. A catturare – e credo che fosse proprio questo l’intento dell’autrice, visto il titolo – è la storia della rilegatrice che dà il nome al libro che, di fatto, è colei che dal passato torna prepotentemente in un presente nel quale mette qualcuno sulle tracce di ciò che ha lasciato. Il fascino che arriva dal passato, da due secoli fa, dunque, piuttosto che il presente.

Clarice, è questo il nome di quella donna d’altri tempi che coinvolge ed appassiona la stessa Sofia prima che il lettore. 

Sofia Bauer è una bibliotecaria romana che vive un momento difficile con il marito da cui si sta separando. La storia di Clarice le arriva tra le mani per via di un libro molto antico che intende restaurare. Non è un libro qualunque, però, e se ne rende conto in fretta. C’è una storia segreta racchiusa tra le note a margine di quelle antiche pagine e Sofia non può ignorare tutto ciò.
Scopre, ben presto, di avere molto in comune con quella nobildonna d’altri tempi che le parla dal passato: amano entrambe i libri, non hanno accanto l’uomo giusto, hanno la necessità di ricominciare da zero.
Clarice è una bambina che si trova a fare i contri fin da giovanissima con una realtà che non le fa sconti. 

E' coraggiosa, Clarice. Ha le idee chiare ed è pronta a battersi per ciò in cui crede, per le sue aspirazioni. Apprende in segreto l’arte della legatoria e sceglie un modo alquanto singolare per far arrivare la sua storia ai posteri. Un modo efficace, una chiave di lettura che va trovata e che Sofia vorrà decifrare.

Posto che tra le due narrazioni ho preferito quelle che riguarda Clarice, la storia è scorrevole e incuriosisce. C'è un mistero di fondo che ad un certo punto sembra portare ad un nulla di fatto ma che in realtà...

Bhè, è tutto da scoprire.

Accanto alle due donne non mancano figure maschili così come, nelle more del racconto, ci si imbatte in protagonisti molto particolare: i libri e la magia che è scritta tra le righe.

Come precisato dall'autrice nelle note finali si tratta di un'invenzione, di una trovata narrativa che non si avvicina a nulla che possa essere trattato come una storia vera. Sarebbe stata affascinante, però, se fosse stata una storia vera.
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La rilegatrice di storie perdute
Cristina Caboni
Garzanti editore
304 pagine
13.00 euro copertina rigida, 9.99 Kindle

martedì 19 settembre 2023

Il sorriso lento (C. Bonvicini)

Mentre ascoltavo questo libro (perché l'ho ascoltato, non letto) ho pensato che non fosse il momento giusto per affrontare una storia come questa. Una storia dolorosa di cui avrei fatto volentieri a meno. 

Ma non sono riuscita a smettere. 

La scrittura di Caterina Bonvicini è efficace ma delicata, mi è arrivata quasi come una carezza anche quando quanto narrato ha provocato in me un dolore profondo.

Ho pianto leggendo la storia di Lisa e di Clara così come di tutti gli altri che gravitano loro attorno in questo libro. Ho pianto di dolore, un dolore serio, profondo, come se quanto narrato mi riguardasse in prima persona perchè, un po', è stato proprio così.

Lisa e Clara sono amiche da sempre. Con loro una cerchia di amici con cui dividere gioie e dolori. Il plurale, il "noi", è d'obbligo in ogni situazione visto che il gruppo è tale sempre. Lo è anche davanti a circostanze che arrivano improvvisamente a turbare ogni equilibrio: la malattia. 

Non è semplice da gestire, però. Il "noi" è sempre presente ma la verità è che la malattia non parla al plurale perchè nonostante la massima partecipazione, l'affetto profondo, la vicinanza costante, chi si ammala lo fa in prima persona ed in prima persona affronta ciò che la malattia comporta.

Ecco, dunque, che l'autrice - con la voce di Clara - porta il lettore attraverso il tortuoso percorso del prima, del durante e del dopo la malattia di Lisa.

A questa storia di profonda amicizia si somma anche quella di Ben: uomo di un'età lontana da quella di Clara e che si trova a fare i conti con situazioni che tendono a sfuggirgli di mano: il marito di troppe donne, il padre di troppi figli, l'amico di troppi amici. Tutto "troppo", tanto quasi da schiacciarlo sotto le sue responsabilità. Quando poi la malattia entra nella sua vita e colpisce la sua giovane e promettente ex moglie, qualche cosa si incrina e quel "troppo" sembra quasi annullarsi davanti a quello che è comunque un grande dolore, pur essendo lei una ex.

L'incontro tra Ben e Clara porta entrambi a riflettere, in un modo o nell'altro, sul senso della perdita. Ed anche il lettore è condotto per mano verso tale profonda riflessione.

Devo ammettere di aver pensato, sulle prime, che si trattasse di un'altra raccolta di racconti: quando si è passati dalla storia di Clara a quella di Ben mi sono sembrate storie a camera stagna, distanti, senza alcun punto di contatto. Ed ho anche sbuffato visto che non amo i racconti.

Mi sono, però, ricreduta quando ho capito dove l'autrice volesse portarmi e dove volesse condurre i suoi personaggi.

I discorsi di Ben, soprattutto quelli all'inizio della sua storia mi hanno un po' rattristata ma nel complesso la sua storia si è ben incastrata con quella delle due amiche.

Una lettura che non dimenticherò per un sacco di buoni motivi. 

E che, forse, è arrivata proprio al momento giusto, contrariamente a quanto io abbia pensato all'inizio.

Ps. il titolo mi è piaciuto molto. Nel contesto si tratta di un concetto molto toccante...
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Il sorriso lento
Caterina Bonvicini
Garzanti editore
212 pagine
20.00 euro copertina rigida, Audible

venerdì 8 settembre 2023

La moglie del mercante di stoffe (L. Rochon)

Come al solito i libri di questa casa editrice ingannano. O meglio, il titolo e quanto indicato in copertina ingannano perché se è vero che la moglie del mercante di stoffe è uno dei protagonisti della storia, il libro non è incentrato affatto su di lei. Ed il punto di vista predominante non è quello della Monna Lisa, anche se (è lei la moglie del mercante di stoffe) ha un ruolo di primo piano in tutto il racconto.

Siamo nella Firenze di inizio '500 ed è stato bellissimo immaginare di immergersi in quell'atmosfera, di mettere il naso in quelle botteghe in cui si muovono i personaggi, di passare lungo quelle strade polverose. 

Inutile dire che sia stato altrettanto bello avere a che fare con personaggi illustri, consegnati a noi dalla storia e proposti con descrizioni tali da far immaginare al lettore di essere lì, dietro quelle tele, dietro la porta di quei laboratori, sotto ai portici di quei vicoli...

Che la narrazione proposta sia prettamente femminile è indubbio ma non è il punto di vista di Madonna Lisa il preminente quanto quello di Beatrice: una ragazzina rimasta sola dopo la morte del padre e abbandonata dalla madre. Si rimbocca le maniche e cerca di sopravvivere vendendo olio sopraffino. Non è facile il suo compito così come non è facile muoversi e vivere in un ambiente ostile soprattutto per i più poveri ed indifesi. Lei cerca di andare avanti a testa alta anche se i morsi della fame la piegano ogni giorno di più. Proprio in un momento difficile fa la conoscenza di tal Leonardo: un signore elegante appena rientrato a Firenze e pronto a prendere le sue difese. Non sarà questa la sola conoscenza importante per la ragazza: conoscerà Agnella, una vedova che vive facendo la guaritrice e che è ben introdotta nelle più importanti famiglie fiorentine. Ed ancora una certa Madonna Lisa, colei che si farà ritrarre da Leonardo in quello che diventerà il famosissimo ritratto di Monna Lisa. Ma anche Michelangelo: un giovane scultore con il quale la ragazza entra in sintonia ed al quale rivela di avere la passione per il disegno, un interesse considerato strano per una giovane dell'epoca. Incoraggiata da Michelangelo, Beatrice vedrà intrecciare la sua storia a quella di Lisa e dello stesso Leonardo.

Tante le figure importanti, tante le esistenze narrate con passione e trasporto. 

Ho conosciuto un Leonardo che mette in discussione la sua esistenza, le sue passioni, la sua stessa vita.

Ho conosciuto un Michelangelo alle prese con quella che sarà una delle sue opere più importanti: quel David che alimenta una certa discussione perché troppo bello, troppo maschio, troppo virile, troppo vero. 

Ed ho anche toccato con mano la rivalità tra i due. Sottile ma presente. 

Ho conosciuto una Lisa sofferente, spezzata dal dolore per aver perso sua figlia.

Ho conosciuto la Firenze di quel periodo: una città vivace, fulcro di arti e mestieri, madre di personaggi che nella storia sono persone come tante ma che noi lettori di oggi sappiamo essere i grandi artisti che hanno lasciato opere d'arte straordinarie. 

Devo ammettere di essermi lasciata andare anche alla curiosità (sono andata a cercare informazioni sui tanti personaggi che compaiono, sulle opere citate, sui vari protagonisti) e mi sono lasciata affascinare da vite straordinarie ma che vengono rese con estrema normalità grazie a sentimenti, paure, convinzioni, aspettative, dubbi che sono comuni in ognuno. 

Posto l'inganno iniziale devo dire che la storia cattura e lo stile non mi è dispiaciuto affatto.

Storie così potrebbero alimentare l'interesse anche di studenti che troppo spesso sorbiscono lezioni di storia dell'arte in modo passivo e tendono a dimenticare che quegli artisti e quelle figure rese in marmo o su tela sono stati, prima di tutto, uomini e donne. Poi artisti e modelli o modelle. Prima, però, uomini e donne con tutto ciò che ne consegue, fragilità e paure comprese.
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La moglie del mercante di stoffe
Lisa Rochon
Newton & Compton editori
384 pagine
9.90 copertina rigida, 5.99 Kindle, 1.95 Audiolibro

lunedì 4 settembre 2023

È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia (C. Chinnici)

 

Un uomo prima che un uomo di giustizia.

Un marito, un padre, un amico prima che una persona che ha dato la vita per la lotta contro la mafia. 

Questo è ciò che ha voluto trasmettere Caterina Chinnici, figlia di Rocco, ucciso dalla mafia il 29 luglio 1983. 

Una donna che a 30 anni di distanza decide di aprire le porte del suo cuore e della sua memoria raccontando la parte più intima della vita di suo padre (e di riflesso anche la sua e della loro famiglia), quella che non è mai arrivata alla cronaca, sotto i riflettori.

Impegnata anche lei nella lotta contro la mafia, Caterina ha voluto raccontare l’uomo senza dimenticare che il suo impegno ha – volenti o nolenti – influenzato anche la vita personale di suo padre. Perché, che lo si voglia o no, quando ci si mette in prima linea contro la mafia, è soprattutto sul piano personale che si viene colpiti. E la fine di tanti magistrati, uccisi senza pietà per strada, davanti alle loro case, al ristorante, ne è la prova.

Ciò che maggiormente mi ha colpita è stato il peso, inteso come responsabilità, che arriva dal portare quel cognome. Perché è indubbio che l’essere “figlia di…” comporti una responsabilità maggiore dell’essere semplicemente Caterina. Eppure l’autrice fa di questa responsabilità un impegno: non solo e non tanto un impegno in nome del padre ma la voglia di fare con convinzione ciò che lei ritiene giusto e necessario: essere strumento di amministrazione della giustizia.

Ciò che più mi ha fatto riflettere è stata la consapevolezza di Rocco di essere un bersaglio vivente e il suo impegno a fare in modo che questo non si estendesse a chi gli era accanto: non si pensa mai a questo aspetto, davanti a persone impegnate contro la mafia. Non si pensa mai alla paura (perché credo che non si possa negare che, comunque, seppur con coraggio, queste persone affrontano quotidianamente la paura di morire in modo violento) che pure c’è. 

Mi ha molto rattristata la sua storia, che pure conoscevo anche se in modo molto superficiale. Ma mi ha ancor più rattristata il fatto che della morte di Rocco Chinnici – così racconta sua figlia – ci si sia dimenticati in fretta in una città che è ben presto tornata all’indifferenza di sempre. A ben pensare è vero: la cronaca si focalizza su certi fatti in modo quasi morboso nelle immediatezze ma poi, piano piano, tutto sfuma e anche la morte di un uomo che ha lottato contro la mafia non per se’ stesso ma per la comunità vien posta nel dimenticatoio. Dalla cronaca, forse. 

Dal sentire comune che tende ad identificarla come una morte per mafia come tante (purtroppo). Ma non certo nel cuore e nella mente di chi quell’uomo lo ha “vissuto” e perduto. No, nei familiari no. Restano il dolore e la rabbia ma anche la forza di perdonare. 

L’unica capace di permettere di guardare avanti. L'unica che ha permesso a Caterina e alla sua famiglia di guardare avanti.
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È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia
Caterina Chinnici
Mondadori editore
144 pagine
11.00 euro copertina flessibile, 6.99 Kindle