L'età straniera non è un libro semplice. Non perché la trama sia difficile o intricata... tutt'altro. La trama di per sé è piuttosto lineare. Forse è lo stile di scrittura a complicare le cose, riflesso di una personalità complessa e in cerca del suo equilibrio che si addice, però, perfettamente al personaggio che l'autrice ha inteso rendere al lettore.
Leo vive con sua madre Margherita ed il nuovo compagno di lei, arrivato dopo la morte di suo padre. Su di loro pesa l'assenza di quel padre che è venuto a mancare, scomparso tra le onde del mare.
Florin è un ragazzino rumeno senza una effettiva famiglia alle spalle e per vivere si prostituisce.
Nel momento in cui la madre di Leo decide di aiutare questo ragazzino ed ospitarlo in casa con loro per Leo gli equilibri fino ad ora raggiunti cambiano.
Quella quiete raggiunta nella sua solitudine viene spazzata via dalla semplice presenza di quella figura silenziosa che, a dirla tutta, non dà alcun fastidio se non fosse per l'aver invaso con la sua persona i suoi spazi, aver cambiato la routine delle sue giornate, aver reclamato in un modo o nell'altro le attenzioni di sua madre.
Sono coetanei, Florin e Leo. Sono entrambi soli. Perché se anche è vero che Leo una famiglia ce l'ha, si sente solo, fiaccato dal peso di sensi di colpa ed inquietudini proprie di quell'età.
L'io narrante è quello di Leo: voce pungente, ironica, acida a tratti, fin troppo distaccata e critica per nascondere, secondo il mio parere, quel subbuglio interiore che si agita nel suo profondo. Perchè che lo voglia ammettere oppure no, quel ragazzino che è piombato in casa sulla scia dello spirito di crocerossina di sua madre non gli è affatto indifferente come vorrebbe. Ed anche se è scontroso nei suoi confronti, antipatico a tratti, ho letto in Leo un cambiamento, dall'inizio del libro alla fine, soprattutto quando si rende conto che non è Florin il male del mondo.
Il male del mondo è altrove e, spesso, è ben celato sotto una parvenza di rispettabilità.
Leo non è un personaggio che posso ricordare come simpatico. No, non lo è affatto. Vive un momento particolare della sua vita, però, questo gli va riconosciuto come attenuante perché ho avuto l'impressione che tirasse fuori le unghie a mo' di difesa preventiva per mostrare poi, sul finale, quella sensibilità che è
rimasta celata, per tutto il tempo, sotto il tentativo di prendere le distanze da Florin, il corpo estraneo.
Stile particolare, dicevo, un po' disturbante ma che, a ben guardare, rende bene la rabbia che può provare un adolescente che si trova a vivere una situazione di questo tipo.
Personalmente è un libro che non rileggerei.
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L'età straniera
Marina Mander
Marsilio Editore
206 pagine
16.00 euro copertina flessibile, 9.90 Kindle
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