giovedì 27 dicembre 2018

La morte mi è vicina (C. Dexter)

Ho trovato La morte mi è vicina disponibile in biblioteca e l'ho scelto perché utile per due challenge a cui sto partecipando, perché mi piace il genere e perché adoro le edizioni Sellerio.
Non ho pensato di verificare se si trattasse, magari, di una serie e se ci fosse un preciso ordine di lettura. Cosa, questa, che ho fatto a lettura ultimata per togliermi una curiosità rendendomi conto di aver iniziato a conoscere l'ispettore Morse da uno dei libri più recenti che l'hanno come protagonista.
Non è la prima volta che mi capita e, sicuramente, mi sarò persa qualche cosa che mi avrebbe aiutato a mettere meglio a fuoco il personaggio. Fatto sta che la storia è autoconclusiva e che Morse si è presentato molto bene anche a chi, come me, non lo conosceva affatto.

L'ambiente in cui l'ispettore si trova ad indagare è quello di Oxford. Siamo alla vigilia della scelta di un nuovo rettore e sono solo due i candidati a tale carica. Entrambi hanno al loro braccio un'affascinante signora che non disdegna di utilizzare anche metodi piuttosto personali per agevolare la scalata al successo del marito. Ovviamente, le due donne si odiano ma non lo faranno mai capire!

In questo scenario Morse si trova ad indagare su alcune morti che sembrano legate da particolari coincidenze. 
Affiancato dal  sergente Robbie Lewis della Thames Valley Police, l'ispettore Morse conduce il lettore verso ragionamenti deduttivi che non sempre vanno verso la giusta direzione ma che, in ogni modo, hanno un loro perché.

Sono parecchi i personaggi che entrano in gioco e che reclamano un ruolo in una storia in cui ad essere importanti sono gli uomini ma dove sono le donne coloro che detengono realmente il potere. Con una buona dose di ironia, l'autore propone un'indagine che sembra portare da nessuna parte ma che analizza una serie di situazioni ben descritte e delineate al punto di rendere il lettore protagonista accanto a Morse di quelle deduzioni, di quei ragionamenti che, tra un capitolo e l'altro, non mancano di certo.

Ciò che più mi è piaciuto del libro è il rapporto che c'è tra Morse e Lewis. L'ispettore viene descritto come un uomo brutale, vulnerabile, arrogante e amabile con il quale Lewis ha lavorato spalla a spalla per tanti anni. Un uomo dai modi bruschi ma non cattivo, un uomo con difetti che non nasconde affatto e con delle fragilità che mi hanno fatto pensare al mio caro Harry Hole anche se siamo su due diverse tipologie di stili narrativi e diversa caratterizzazione dei personaggi.

Anche Morse ha un debole per la bottiglia, come Hole.
Anche Morse ha un carattere un po' burbero, come Hole.
Anche Morse è un uomo sostanzialmente solo, come Hole.
Le similitudini, però, finiscono qui. 
Il loro modo di operare è diverso. 
La loro tecnica investigativa è diversa così come è diverso lo stile narrativo dei rispettivi autori. 

Dicevo, il rapporto con Lewis: il sergente sembra succube del suo superiore ma questo non gli comporta alcuna sofferenza. I due uomini sono complici, si intendono anche senza parlare e ne' Morse si comporta volutamente in modo poco gentile con lui tantomeno Lewis soffre dell'atteggiamento spesso scostante del suo superiore. Si accettano così come sono e probabilmente sta qui la chiave della loro amicizia. Perchè prima che colleghi - questo ho inteso io - i due sono amici. Magari la lettura di altri libri della serie potrà aiutarmi a capire meglio certe dinamiche.

Ho apprezzato la tecnica deduttiva proposta ed anche le spiegazioni finali che arrivano con la deposizione del colpevole. Nulla rimane da chiarire, per il lettore, che scioglie ogni nodo leggendo, parola dopo parola, quanto successo.

Un'ultima nota: il libro che ho preso in prestito io era nuovo. Nuovo di zecca. Si sentiva tenendolo in mano, si vedeva guardando la copertina.... un vero peccato che nessun altro l'abbia chiesto in prestito perchè è una storia che si segue con piacere, ben scritta e - ma questa oramai è una mia fissa - di un bel formato comodo da tenere in borsa anche quando le pagine sono tante, come in questo caso.

Con questa lettura partecipo alla VisualChallenge che per questo ultimo mese di gara chiede una forchetta in copertina e la nuovissima  challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro con più di 400 pagine, 456 per la precisione.

sabato 22 dicembre 2018

Coraline (N. Gaiman)

Cercavo da tempo l'occasione giusta per leggere Coraline. E l'ho trovata grazie a due challenge a cui sto partecipando e che mi hanno spinta in biblioteca per chiedere in prestito il volumetto scritto da Neil Gaiman: sono la VisualChallenge che per questo ultimo mese di gara chiede una candela in copertina e la nuovissima  challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro per ragazzi.

Dal libro è stato poi tratto un film, proposto con la tecnica dello stop-motion.
Di solito non guardo i film tratti dai libri. Più volte sono rimasta delusa e preferisco che mi restino addosso le emozioni che mi trasmettono le pagine piuttosto che lo schermo.
Questa volta ho fatto il percorso inverso visto che anni fa ho avuto l'occasione di vedere il film senza sapere nulla del libro arrivato, a distanza di tempo, tra le mie mani.
L'aspetto positivo sta nel fatto che del film ricordo poco.

Così, quando mi sono messa alla lettura, la storia per me era quasi nuova se non per concetti molto generali.

Coraline è una bambina che vive con i suoi genitori un pochino distratti. Questa è l'impressione che mi ha dato quella famigliola impegnata in tante occupazioni quotidiane ma i cui membri mi sono sembrati distanti, troppo distanti, l'uno dall'altro. Distanti al punto tale che una carezza fatta da Coraline a suo padre suona strana.

Nella casa in cui vive dopo un trasloco, Coraline si trova alle prese con tante, tantissime porte. Tredici per la precisione - tante per una casa normale - che portano in altrettanti locali. La quattordicesima porta, però, non ha una destinazione. C'è un muro dall'altra parte.... oppure no? 
La curiosità della ragazzina, che si definisce un'esploratrice e che troppo spesso soffre di una pesantissima noia, è tale da portarla più volte ad aprire quella porta proibita fino a scoprire un corridoio buio che la porta in una casa uguale alla sua, con genitori uguali - più o meno - ai suoi. 
L'altra casa è abitata da l'altra-madre e dall'altro padre che sembrano uguali a quelli veri ma sono delle copie deformate con dei bottoni neri cuciti al posto degli occhi. Sguardi inespressivi, freddi, distaccati anche quando tentano di trasmettere amore. Un amore strano, però, diverso... falsato, morboso.

L'autore non risparmia scene un tantino paurose soprattutto per un giovane lettore: se i miei figli leggessero un libro così non dormirebbero... ne sono certa. Solo l'idea del buio - e sono il buio così come la nebbia grandi complici dell'autore nel creare l'ambientazione adatta per una storia di questo tipo - li lascerebbe ad occhi spalancati. Poi l'idea dell'altra-madre o dell'altro-padre con bottoni al posto degli occhi, soprattutto del tentativo dell'altra-madre di cucire bottoni al posto degli occhi di Coraline darebbe il colpo di grazia. Senza pensare allo zampettio dei topi che hanno, pure loro, un ruolo importante nell'intero racconto.
Niente di esagerato, sia chiaro,

Proprio sulla figura dei topi vorrei fare una riflessione: nella prima parte sono dei personaggi negativi, inquietanti, infestanti... cambia, invece, il loro ruolo alla fine del racconto. Un dettaglio che rende l'idea dell'evoluzione del racconto.

Nel complesso ho apprezzato il messaggio che lancia ai lettori e che Coraline riassume con chiarezza: 
Io non voglio tutto ciò che desidero. Nessuno lo vuole. Non veramente. Che divertimento sarebbe, se potessi avere tutto ciò che desidero, senza problemi? Non avrebbe nessun valore.
Coraline arriva a questa conclusione alla luce di ciò che le accade: l'altra-madre è una trasposizione della mamma che lei vorrebbe avere. Anche se non lo dice mai in modo esplicito, è una sorta di realizzazione di un desiderio ciò che trova dall'altra parte della porta. Ben presto, però, comprenderà che è prezioso ciò che si ha e cambia anche il suo atteggiamento nei confronti delle persone che ama.

E' un'avventura horror fantasy pensata per ragazzi ma che trovo adatta anche per lettori più maturi. Sempre tenendo conto che è nata per un pubblico giovane.
Se mi è piaciuta? Ni. Originale, senza dubbio, in alcuni passaggi mi ha però lasciata perplessa e, onestamente, non è un libro che rileggerei.

venerdì 21 dicembre 2018

Tatiana & Alexander (P. Simons) - Venerdì del libro

Ho amato Il Cavaliere d'inverno. Ho sofferto con Tatiana ed Alexander, ho gioito con loro. Li ho tenuti in un angolino del mio cuore fino a che non ho preso in mano il secondo volume della trilogia di Paullina Simons. In quel momento, i due protagonisti sono tornati a vivere tra le pagine ma, purtroppo c'è un ma, onestamente mi aspettavo qualche cosa di diverso.

Tatiana & Alexander è un tomo di 667 pagine, molte delle quali - secondo il mio parere - potevano essere risparmiate. Il peso del volume e la dimensione dei caratteri non hanno agevolato la lettura visto che io leggo spesso di sera, quando capita di essere un tantino stanca dopo il lavoro ed un'intensa giornata e, soprattutto, tenuto conto che porto sempre un libro in borsa per approfittare di ogni attimo di attesa (dal dottore, finchè i ragazzi non escono da palestra e così via). Con questo libro i caratteri piccini mi hanno messa a dura prova ed anche il peso del volume non mi hanno permesso di portarlo con me tutte le volte che avrei voluto. Ecco i motivi principali per cui la lettura è proseguita a rilento.
Poi a dare il colpo di grazia ci si è messa la storia.
La parte che ho apprezzato più di tutte in assoluto è stata quella che riguarda Alexander bambino. Il racconto della sua adolescenza mi ha fatto comprendere meglio il personaggio e mi ha permesso di meglio inquadrare alcuni suoi comportamenti. Il racconto su diversi piani temporali non mi è dispiaciuto anche se devo dire di non aver molto apprezzato la seconda parte del libro quanto la Simons si è dilungata su una sorta di riepilogo di ciò che il lettore del volume precedente sapeva già.

La storia, in un breve accenno, vede i due innamorati lontani l'uno dall'altra. Alexander vuole fare credere alla sua donna di essere morto, per proteggerla. Lei, dopo aver partorito suo figlio, non si perde d'animo e non smette mai di cercarlo anche quando tutto depone a favore della sua presunta morte. Proprio per ricongiungersi al suo amato ad un certo punto Tatiana molla il figlioletto e parte verso non si sa dove visto: inizia una ricerca alla cieca che mi è sembrata un tantino assurda, poco verosimile.

Non voglio dire altro anche se, partecipando al Gruppo di lettura relativo al questo libro, abbiamo spoilerato abbastanza.... dico solo che Tatiana dimostra di essere sempre una donna di carattere e il suo personaggio resta coerente con l'impressione data all'inizio anche se compie delle scelte, questa volta, che non ho affatto gradito anche se in nome dell'amore per il suo uomo. Alexander ad un certo punto diventa, secondo il mio parere, poco credibile per via di alcune vicende in guerra che lo rendono meno umano di quanto non lo fosse nel primo libro.

E poi non dico altro, suvvia! Non voglio togliere il gusto della lettura a chi avesse intenzione di conoscere da vicino questo secondo capitolo della trilogia. Sottolineo che è una trilogia per cui non si tratta di una storia autoconclusiva e bisogna proseguire per capire definitivamente come va a finire...

Propongo la lettura per il Venerdì del libro non tanto come lettura consigliata - credo di aver evidenziato il perchè - quanto per aprire un confronto sui sequel: vi è mai capitato di restare delusi dal seguito di un libro che avete amato alla follia? Se sì, avete poi proseguito per convincervi che, comunque, valesse la pena arrivare fino alla fine della storia?
Io ammetto di non avere, al momento, voglia di avventurarmi nell'ultimo capitolo della trilogia. Mi piace ricordare Alexander e Tatiana così come erano rimasti nel mio cuore.

Con questa lettura partecipo all'ultimo mese di gara della VisualChallenge visto che si tratta di una lettura bonus assegnata dalle organizzatrici.


mercoledì 19 dicembre 2018

La coda del diavolo (M. Maggi)

E' un uomo solo che vive con un grande peso sulle spalle. 
Ha scelto la solitudine e sente il bisogno di espiare una colpa che nessuno conosce, tranne lui.
Una colpa che ha un nome ben preciso, anzi due: quelli di due suoi coetanei, morti diciassette anni prima e la cui tragica scomparsa pesa addosso lui come un macigno, anche dopo tanto tempo.
Lui solo conosce la verità e tanto basta per vivere quotidianamente con un tormento che nessuno riesce a comprendere, nessuno può conoscere.

Sante Moras è il protagonista del libro La coda del diavolo. E' un uomo di legge, lavora come guardia carceraria in un carcere in cui arriva, in un giorno come tanti, il mostro
Ha rapito, nascosto, torturato ed infine ucciso, come se fosse un animale, una ragazzina appena tredicenne. 

E' un mostro e, per Sante, può rappresentare un'occasione di redenzione che però, diventerà, ben presto, qualche cosa di diverso.
A lui viene attribuito un omicidio che in molti avrebbero voluto commettere, lui stesso avrebbe voluto farlo. Ma non è stata la sua mano a colpire anche se tutto, attorno a lui, dice il contrario.
E' costretto a scappare e vuole cercare una verità diversa da quella che gli hanno cucito addosso.
Tra debiti da pagare, promesse di ingenti somme di denaro, la prospettiva di una vita fuori da quella prigione in cui lui stesso ha scelto di segregarsi, Sante diventa, ben presto, un fuggitivo. E' abituato ad affrontare il nemico anche grazie ai suoi trascorsi, non ha paura di nessuno, ed ha dalla sua parte quella forza che arriva dalla voglia di trovare un'occasione di riscatto. 

Quella di Sante Moras è una storia narrata con una fredda descrizione di ciò che può accadere quando si ha a che fare con gente senza scrupoli. E' la storia di un uomo che fa i conti con la sua coscienza, con il suo passato oltre che con il suo presente.

Ciò che più mi è piaciuto è il ritmo della narrazione. Sante mi è sembrato un Rambo dei giorni nostri e devo dire che nella mia mente gli ho anche dato una fisionomia molto simile a quella di Stallone!
Anche nei momenti in cui l'autore ha un po' calcato la mano rendendolo quasi invincibile non l'ho trovato .Ci sta, nel suo personaggio! Ci sta anche che possa svignarsela da una barca senza farsi notare anche quando c'è un manipolo di uomini ad un soffio da lui e qualunque altra persona normale si sarebbe fatta beccare all'istante, ci sta che possa colpire con la precisione di un cecchino un uomo armato e pronto a sua volta a sparare, ci sta che se la possa cavare anche in situazioni che sembrano senza via d'uscita. L'autore ha creato un personaggio prima che una storia. Questo è il mio parere.

Ciò che avrei preferito fosse maggiormente approfondita è la figura della giornalista Fabiana Lai che compare fin da subito nel racconto e alla quale avevo immaginato che venisse riservato un ruolo più determinante, con una maggiore definizione del personaggio. 

Mi è piaciuto quel modo di lasciare in giro indizi mettendo il lettore in condizione di capire ma senza giocare troppo a carte scoperte. Mi è piaciuto anche il racconto nel racconto con i flashback di quanto accaduto diciassette anni prima e di cui il lettore prende pienamente coscienza solo alla fine, proprio come avviene per la storia principale. Anche in merito ai due ragazzi morti diciassette anni prima, onestamente, mi sarebbe piaciuto sapere qualche cosa di più così come avrei voluto conoscere meglio Sante adolescente ma se così fosse stato il romanzo sarebbe stato decisamene diverso. A conti fatti, comunque, mi è piaciuto così!

Con questa lettura partecipo per l'ultima volta alla  Challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 ciambelle in quanto titolo suggerito e partecipo anche alla nuova challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro uscito nel 2018.

domenica 16 dicembre 2018

Questa scuola non è un albergo (P. Imperatore)

Questa scuola non è un albergo è un libro scorrevole, leggero che, nella sua leggerezza, tocca temi importanti come la perdita, l'insuccesso, la solitudine, la disperazione. E' un libro scritto senza troppe ricercatezze, proprio come se fosse un diciottenne a mettere su carta le proprie esperienze ed i propri pensieri.

Angelo D'Amore è il protagonista: un diciottenne all'ultimo anno delle scuole superiori, simpatico, intelligente, fa la sua parte in casa ed è un bravo studente. Racconta con ironia le sue giornate alternando la vita di figlio, fratello e nipote a quella di studente. Sogna di diventare chef - frequenta l'istituto alberghiero - e si applica per dare il massimo sia a scuola che nella vita.

Una vita, la sua, che se apparentemente può sembrare spensierata, gli ha riservato prove importanti come la perdita della madre, a seguito di un incidente in mare rispetto al quale non molto si sa.
Era con suo padre quando uscirono in barca e non tornò più. Lui, superstite alla moglie, non parla mai di quello che accadde e nessuno sa, con esattezza, come si svolsero i fatti.
Una triste vicenda, questa, la cui ombra si allunga sempre più sulle esistenze di una famiglia che non ha mai, realmente, superato la tragedia. Soprattutto il padre di Angelo: nonostante gli sforzi, malgrado l'impegno ad essere un buon padre, non ha superato quel tragico evento e ne porta addosso i segni profondi.

L'autore strappa più di un sorriso nel proporre personaggi che si potrebbero incontrare nella vita quotidiana di ognuno, studenti che somigliano tanto ai nostri figli tra i banchi di scuola, insegnanti che somigliano a coloro che si siedono in cattedra ogni giorno.
Tra questi, simpaticissimo il prof. Navarro con il suo modo di parlare  che è un misto di lingue capace di strappare una risata soprattutto quando incontra genitori, come il papà di Angelo, che stanno al gioco e rispondono a tono.

In assoluto chi mi è piaciuto più di tutti è stato il pappagallo della famiglia D'Amore: esageratamente intelligente, capace di interloquire e ribattere a battute e discorsi, mi ha fatto sorridere ed ha anche avuto un ruolo importante nella storia. Non credo che i pappagalli siano così intelligenti (oppure sì?) ma nella storia ci sta benissimo. Anche la sorellina di Angelo mi è sembrata un po' troppo matura per la sua giovane età in alcuni dei suoi discorsi ma ci può stare.

Trovo che sia un racconto adatto a giovani lettori che si possano immedesimare in quelle situazioni ed ho trovato anche un messaggio di speranza, dopo il dolore, che non va sottovalutato.
Non è un romanzo indimenticabile, sia chiaro, nemmeno particolarmente ricercato nello stile, ma lo trovo adatto per giovani lettori che, magari, non si vogliano cimentare in letture troppo impegnate.

Devo dire che la figura di Angelo sembra un po' troppo angelica per essere vera. Un diciottenne ligio al suo dovere, senza grilli per la testa, che non combina mai un guaio, che fa i mestieri in casa, aiuta la sorellina e così via discorrendo non sambra proprio vero! Ma si chiama Angelo D'Amore non a caso, no? Fossero tutti così i diciottenni nella realtà si sarebbe a cavallo!

Con questo libro partecipo all'ultimo mese di gara della VisualChallenge visto che in copertina compare una lavagna, utile per questo ultimo periodo di challenge. 
Apro anche la mia partecipazione alla nuova challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro scritto da un autore italiano.

mercoledì 12 dicembre 2018

La rampicante (D. Grittani)

Io ci vivo in quel posto in cui è stato ambientato il romanzo La rampicante di Davide Grittani.
I miei passi rimbombano tra quei vicoli ogni mattina.
Il mio sguardo si perde verso quei panorami.
E il mio cuore, lo ammetto, ha battuto un po' più forte nel leggere la storia di Riccardo perché mi è sembrato di essere dietro a quei portoni, in quelle piazze, davanti a quella casa in cui l'edera si era oramai fatta strada da anni. A Sant'Elpidio a Mare c'ero anche io con lui e, lo ammetto, non mi aspettavo di essere così coinvolta. 

Leggere i dialoghi con un richiamo del nostro dialetto mi è suonato strano ma mi ha strappato un sorriso. Non è come nei romanzi di Camilleri, sia chiaro, quando l'intero libro è scritto in modo da sembrare incomprensibile a chi quel dialetto non lo conosce (al quale però, alla fine, ci sia abitua). 
No, in questo caso il dialetto è usato in modo marginale ma i dialoghi rendono molto bene l'indole del marchigiano doc, quello tenace, che lavora senza scansare i sacrifici, che rialza la testa anche quando le calamità naturali tentano di abbatterlo. E questa cosa dell'uso - anche se in parte e in modo molto delicato - del dialetto mi è piaciuta molto, rendendomi partecipe ancora di più.

Riccardo è un ragazzino che si trova, all'improvviso, a fare i conti con una realtà diversa da come gli è sempre stata raccontata. E' un ragazzino che cresce covando un odio profondo per colui che ha sempre chiamato padre ed è un ragazzino che diventa adulto serbando quel rancore che si alimenta ancora di più quando viene messo al corrente di una verità che, già da allora, gli era parsa chiara. 
Un rancore che arriva da lontano ma che non accenna a scemare. 
Anche quando oramai è adulto, quando ha una moglie accanto, anche quando sembra non pensare più a quell'evento che lo ha tanto sconvolto. 

Riccardo è il personaggio principale: un animo tormentato, un personaggio esposto alla casualità degli eventi che si susseguono e che non si snodano sempre come vorrebbe.  E' un uomo segnato da quanto gli è accaduto nella sua infanzia, volente o nolente.

E poi c'è lei, Edera. E' il personaggio che ho amato più di tutti. Una bambina particolare che arriva sotto la finestra di casa di Riccardo per una di quelle casualità cui lui stesso è esposto. 
Oppure non è così? 
Che non sia stato il caso a portarla, assieme a sua madre, sotto quella finestra? 
Che fosse, invece, un evento già previsto nel destino di quell'uomo a cui manca qualche cosa, che soffre sottopelle ma in modo profondo?

Edera è una bambina che ha delle difficoltà mentali ma che si pone, nei confronti degli adulti, con grazia, con delicatezza cercando il suo posto nel mondo senza voler fare troppo rumore ma, allo stesso tempo, con voce forte e chiara. Trovo che sia un personaggio affascinante. Con le sue crisi, con il suo modo di rapportarsi con le voci che sente nella sua testa, con il suo modo di comprendere il mondo anche quando da lei non ci aspetterebbe niente di tutto ciò si fa amare e dona alla storia una leggerezza inaspettata, pur nella tragicità della situazione. Edera fa sorridere, riscalda il cuore e fa venire una improvvisa voglia di cullarla tra le braccia. E' una bambina imperfetta che proprio grazie a tale imperfezione entra in sintonia - perfetta, questa volta - con Riccardo, con l'adulto, cambiandone la vita e, a ben guardare, anche determinando alcuni eventi che altrimenti, probabilmente, non si sarebbero mai verificati.

Quella di Edera è una storia nella storia, un'avventura nell'avventura, proprio come accade nella vita, quando sono molteplici le situazioni che si rincorrono e si completano dando un senso l'una all'altra. Ed è difficile stabilire quale sia la storia principale e quale la secondaria, secondo me. Dipende dai punti di vista.

Altro protagonista della storia è il trapianto di organi connesso, soprattutto, ad un interrogativo ben preciso: chi riceve si merita davvero quel dono? Lo comprende appieno? Gli attribuisce il valore che merita? Interrogativi rispetto ai quali non è semplice porsi, ai quali non è possibile dare una reale e definitiva risposta.
Ebbene, credo che in questo libro l'autore abbia saputo, con un racconto intenso ed appassionato, mettere nelle mani del lettore una storia che non fa sconti. Non li fa ai protagonisti ma non li fa nemmeno al lettore che si trova a riflettere su scelte a volte estreme ma molto umane, giuste o sbagliate che siano. 

Infine, il terremoto. 
Altro aspetto che mi ha colpita, il richiamo a quei tragici eventi che ho vissuto sulla mia stessa pelle nell'agosto del 2016 e dei quali la mia città porta ancora i segni.
Grittani descrive una comunità, quella marchigiana, che non si abbatte, non si limita a leccarsi le ferite ma guarda avanti con fiducia. E, secondo il mio parere, l'autore non lo fa in modo compassionevole ma con estremo rispetto. 
Altro aspetto, questo, che mi ha toccata. 

Bel libro, una storia che merita di essere letta e che ho apprezzato, personaggi che mi hanno emozionata e che vale davvero la pena di conoscere.

Con questa lettura partecipo alla  Challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 ciambelle in quanto libro con la copertina verde.

lunedì 10 dicembre 2018

Il tuo meraviglioso silenzio (K. Millay)

Nastya e Josh sono due diciassettenni ai quali la vita non ha fatto sconti. Portano sulle spalle dei fardelli pesanti, tanto pesanti da farli sentire entrambi sbagliati, come se si trovassero in una realtà a cui non appartengono e si dovessero difendere, giorno dopo giorno, da tutto ciò che li circonda.

Lei non parla da 452 giorni, da quando ha perso l'uso della mano sinistra a seguito di un'aggressione, da quando ha dovuto scrivere fine alla sua carriera di pianista provetta.
Lui è rimasto solo dopo aver perso tragicamente sua madre e sua sorella, prima, suo padre e sua nonna poi. 

Soli.
Sono entrambi soli.
Lei per scelta.
Lui perché la sorte è ciò che gli ha riservato.
Lei non ha nessuna intenzione di intrattenere rapporti di alcun tipo con nessuna delle persone che ha attorno e, soprattutto, non ha intenzione di dare spiegazioni di alcun tipo.
Lui vive dentro a precisi confini che ha eretto attorno alla sua vita e che nessuno ha intenzione di violare.

Nel momento in cui le loro esistenze si incontrano, nonostante la reciproca resistenza, qualche cosa cambia. Si cercano, anche se agli occhi di tutti non è così.
Si trovano, anche se si sforzano per mantenere le distanze e non affezionarsi l'uno all'altra. 
Ognuno ha un motivo ben preciso per evitare che accada ciò che, invece, si sta alimentando sotto la cenere. 
Ognuno riesce a dare all'altra quello che serve per sopravvivere e per tentare di guardare al futuro con occhi nuovi.
Entrambi hanno un pezzetto della propria vita da proteggere, da lasciare nell'ombra, da non svelare. Eppure non è così facile restare nascosti davanti agli occhi di qualcuno che sa leggerti nell'anima, di qualcuno che riesce a sentire i battiti del tuo cuore anche a metri di distanza. 

La storia va letta parola per parola senza fretta per assaporarne appieno ogni sfumatura ma è inevitabile ritrovarsi catturati in un vortice di emozioni che fanno diventare, ben presto, la lettura del prosieguo come una vera e propria esigenza.

Ciò che più mi ha toccata è stata la scelta dell'autrice di proporre due protagonisti giovani ma già così segnati dalla vita. Una scelta importante, che avrebbe potuto rendere la storia poco credibile se si fosse calcata troppo la mano. Ma non è affatto così.

Lei è una ragazza tormentata, segnata nel fisico e nell'anima. Anche nella mente, a dire il vero, visto che non si è mai psicologicamente ristabilita del tutto dopo quello che le è accaduto qualche anno priva.
Lui è un ragazzo che ha imparato a convivere con la solitudine ma che è convinto di essere destinato a perdere tutti coloro che lo amano. Ecco da dove arriva la sua tendenza a non lasciarsi coinvolgere da nessuno, al suo voler non amare. Non vuole perdere ancora qualcuno. Ha perso tutti e gli basta così. E' una ragazza difficile da capire. Una ragazza che non ha intenzione di farsi capire.

Devo dire di averli amati entrambi. Sono protagonisti di una storia d'amore fuori dai canoni delle storie d'amore classiche. Il loro è un amore tormentato, un sentimento che segue vie tortuose dall'inizio alla fine e che va verso un epilogo diverso da ciò che si potrebbe sperare.
Li ho amati entrambi. Anzi, a dire il vero, ho amato la loro storia e mi è sembrato di poter toccare con mano la loro sofferenza, il loro tormento, le loro difficoltà.
 
Non mancano colpi di scena e delle sorprese che tengono ancora di più il lettore attaccato alle pagine di un libro che merita davvero di essere letto.

L'unica annotazione che mi sento di fare è legata all'uso del virgolettato. Più volte mi sono imbattuta in dialoghi in cui le virgolette vengono aperte e non chiuse o non aperte per niente dopo un inciso ma quando, chiaramente, il personaggio sta parlando. Peccato. 
Ovviamente si tratta di un problemino che passa in secondo piano ma che è non è sfuggito ad una lettrice precisina come la sottoscritta. Nel complesso non ci ho fatto caso più di tanto per via della bellissima storia, della perfetta caratterizzazione dei personaggi, della capacità dell'autrice di dare intensità a dei ragazzi, appena diciottenni, provati dalla vita più di quando non lo possano essere persone molto più adulte di loro.
Brava, davvero brava. Credo che una storia così abbia richiesto molto lavoro vista la struttura perfetta della storia e vista anche la complessità della situazione proposta. Complessità che non equivale a pesantezza o a lettura difficile. Complessità che si traduce in un romanzo unico, uno dei più belli letti in quest'ultimo periodo dell'anno.

Ringrazio le organizzatrici della Challenge Di che colore sei che mi hanno fatto conoscere queste storie così dolorose, così intense ma anche così cariche di emozioni e tanto capaci di emozionare. Chiudo con questa lettura la partecipazione alla challenge e ne sono contenta: non ho brillato in fatto di quantità di libri letti ma devo dire di averne scoperti di molto belli e mi va più che bene così!

mercoledì 5 dicembre 2018

Emozioni di Natale (Cordelia, P. Pulixi)

Può sembrare un libro con storie natalizie adatte ai più piccoli ma non è così. Eh no! Emozioni di Natale è un libro piccino piccono che raccoglie due racconti molto diversi tra loro ma accomunati da un unico comune denominatore: situazioni di contrasto o, comunque, rapporti oramai sfaldati possono essere recuperati. 
E se tutto ciò accade a Natale, meglio ancora!
Nel primo racconto, di Cordelia, sono rapporti familiari che si sono incrinati nel tempo. Rapporti tra due famiglie che, per orgoglio, sono non solo freddi ma addirittura ostili per una serie di motivi. Eppure, con un po’ di buona volontà e con qualcuno che faccia il primo passo, anche gli scontri più profondi possono essere annullati e sostituiti da buoni rapporti.

Nel secondo, il racconto di Piergiorgio Pulixi, la situazione è molto diversa. I protagonisti sono degli adulti che portano addosso i segni della solitudine e della sofferenza, del rimorso e della colpa. Si arriverà al punto di rottura prima di riuscire a riprendere la retta via e creare le condizioni perché la situazione non degeneri. 

Volutamente non dico altro delle due storie che, essendo piuttosto brevi, verrebbero svelate in un batter d'occhio. 

Posso dire che non si tratta di storie per bambini, come accennavo in apertura. Soprattutto la seconda è una storia forte, che pone in primo piano la solitudine, la disperazione, il rimorso, la vogli di vendetta per una dolorosa perdita.

In entrambi i casi, però, si fa largo la speranza, un raggio di luce che torna a portare serenità. Sono letture di Natale appunto per questo, raccolte in un libro maneggevole e che propone anche una introduzione poetica.

E' un libro edito da Graphe.it, qui la scheda.

martedì 4 dicembre 2018

Dammi mille baci (T. Cole)

Quella di Poppy e Rune è una storia commovente. E' la storia di un amore profondo ma anche una storia di dolore, di rabbia e di coraggio. 
E' una di quelle storie che fanno piangere ma anche sorridere alla luce del messaggio di speranza e di amore per la vita che viene lanciato.

Poppy e Rune si conoscono da bambini quando lui, trasferitosi da poco in una nuova città, si imbatte in una sua coetanea con un fiocco in testa che gli tende la mano e gli offre la sua amicizia.
Un'amicizia che li legherà per sempre, anche se in quel momento ancora non lo sanno.

Ho iniziato a piangere fin dalle prime pagine quando Poppy perde sua nonna: sono momenti davvero toccanti quelli che precedono il ritorno a casa della cara nonna di Poppy. Un ritorno doloso per la perdita ma anche carico di speranza per l'importante avventura che la nonna le lascia da vivere: riempire un intero barattolo con mille cuoricini di carta su cui dovrà restare traccia di altrettanti baci, di quelli che fanno scoppiare il cuore.
A Poppy piacciono le avventure. E quale compagno migliore di Rune per mantenere la promessa fatta alla nonna? I due bambini prendono sul serio la loro missione e il loro rapporto si consolida ogni giorno di più con promesse di amore eterno. 
Fino a che... Rune non deve lasciare la città per qualche anno.
Qui si interrompono misteriosamente i contatti tra i due e Rune cambia. Abbandonato dalla persona che ama di più al mondo, diventa scontroso, si arrabbia facilmente, segue compagnie poco rispettabili e dà a suo padre la colpa di quanto sta accadendo.

Tornato in Georgia con la sua famiglia, nel posto in cui ha vissuto da bambino e in cui ha conosciuto Poppy, Rune è diverso. Non è più quel ragazzo dolce che tutti ricordavano, non ha più lo sguardo tenero e delicato di un tempo. Ora è un altro ragazzo. 
Il vecchio Rune non c'è più. 
E nel momento in cui cerca di capire cosa possa essere successo, cosa possa averlo realmente allontanato da Poppy scopre che la vita, purtroppo, riserva delle grandi sorprese. 
Sorprese capaci di cambiare non una ma tante vite!

Come dicevo in apertura la storia è commovente. Però non posso negare di aver trovato delle ripetizioni, degli sviluppi un tantino prevedibili e degli errori di cui avrei fatto a meno. Errori nella traduzione? Non so e non sta a me dirlo ma mi sono imbattuta in frasi che mi hanno fatto innervosire... Passi la prevedibilità di alcuni sviluppi, passino alcune ripetizioni che anziché essere rafforzative appesantiscono la narrazione, gli errori tali sono e tali restano.
Mi spiace davvero ma la mia onestà non mi permette di fare finta di niente. In più occasioni mi sono imbattuta in e-book con errori palesi e non ce l'ho mai fatta a far finta di niente. Stavolta la storia mi è piaciuta e ciò ha un pochino mitigato l'effetto negativo che tutto ciò ha provocato in me ma è innegabile che c'è qualche cosa che non va (e i tre esempi che porto sono solo alcuni degli errori in cui mi sono imbattuta), qualcosa che mi auguro sia circoscritto all'edizione e-book e che, magari, scompaia in quella cartacea. Me lo auguro.

Ora, che l'aspetto emotivo possa aiutare a soprassedere è indubbio, resta il fatto che errori ci sono e sono antipatici. 

Posto ciò, seppur con diverse perplessità (sono un po' troppo puntigliosa, lo so, ma che ci posso fare?) non boccio questo libro.
Il personaggio che più mi è piaciuto è quello di Poppy. Una bambina positiva, di quelle che portano il sole in ogni posto in cui vanno, si trasforma in una ragazza coraggiosa e sempre più positiva, amante della vita e pronta a cambiare le esistenze di coloro con i quali entra in contatto. In meglio.
E' una figura chiave della storia e l'ho ammirata per il suo modo di affrontare la vita ed anche per essere riuscita ad influenzare positivamente soprattutto Rune dopo averlo ritrovato diverso da quel Rune che ricordava. Sono due diciassettenni i protagonisti della storia, due ragazzi che vivono con intensità un amore grande ed affrontano anche delle grandi difficoltà ed un profondo dolore. Ma ciò che resta in chi legge, secondo il mio parare, non è tanto il dolore quanto lo smisurato amore per la vita ed il rispetto per ogni singolo attimo che ad ognuno viene concesso di vivere che Poppy trasmette con il suo modo di essere e di affrontare il suo oggi.

Con questa lettura partecipo alle ultimissime fasi della Challenge Di che colore sei.