venerdì 29 marzo 2019

Una vita da libraio (S. Bythell) - Venerdì del libro

Non può certo dirsi avventurosa la vita di un libraio: sempre la solita routine, libri da sistemare, titoli da controllare, etichette da appiccicare, ordini da evadere. Eppure, nel libro Una vita da libraio, Shaun Bythell intende dimostrare come possa davvero diventare un'avventura pur stando sempre seduto sullo sgabello del suo negozio. 
Perché incontrare gente, ogni giorno, è davvero un'avventura straordinaria.
Si incrociano vite, ci si imbatte in tante storie, emergono fissazioni, paure e sofferenze, entusiasmi e tanto altro con il semplice scambio di poche parole, di un saluto, con una richiesta di informazioni.

Il libro è un vero e proprio diario in cui il libraio - l'autore fa davvero il libraio per mestiere e la libreria di cui parla esiste davvero ed è tuttora aperta - per un intero anno coinvolge il lettore anche nelle vendite quotidiane dando conto degli incassi, delle spese per l'acquisto di scatoloni più o meno interessanti ma anche dei movimenti dovuti agli ordini on line. Principalmente, però, l'autore permette al lettore di incontrare nella sua fantasia quei bizzarri personaggi - alcuni sono davvero particolari - che quotidianamente o di tanto in tanto frequentano il suo negozio.

Tutto qui.
A parte le descrizioni, a volte molto divertenti ma spesso ripetitive, dell'arrivo di questo o quel cliente, delle uscite per acquistare libri da chi intende liberare la propri abitazione e smantellare la libreria di casa, non ho trovato altro. Una elencazione di avvenimenti spesso uguali a quelli dei giorni precedenti anche se con episodi differenti e, in più d'una occasione, davvero divertenti.

Ciò che mi è piaciuto più di tutto in assoluto è stata la copertina. Accattivante nei colori, nell'immagine proposta, capace di stuzzicare la fantasia di chi - come me - è andata a cercare immagini di come fosse realmente quella libreria che vende libri usati.

Lo stile è scorrevole e, come tutti i diari, vengono raccontati episodi che si svolgono durante la giornata ma non arriva mai una svolta, qualche cosa che possa rendere davvero avventuroso il racconto. Non dico che la vita di un libraio sia monotona - stare a contatto con tanta gente diversa, ognuno con le proprie caratteristiche e le proprie esigenze, non è affatto facile - ma devo dire che in alcuni punti mi sono addormentata sul divano davanti a pagine di diario particolarmente soporifere. Eh sì, purtroppo sì!

La scena che più mi è piaciuta è stata quella in cui l'autore-protagonista proprietario della libreria dopo aver acquistato un Kindle su Amazon, lo fa letteralmente saltare in aria e usa ciò che resta come simbolo della concorrenza che gli e-book fanno ai cartacei ma anche la concorrenza delle vendite on line nei confronti della vendita nelle librerie. E' un argomento che emerge spesso e che era già preoccupante all'epoca della pubblicazione del libro, qualche anno fa. Ora lo è senza dubbio ancora di più.

Ma lui resiste. Eh sì! Nell'epilogo racconta come si sono evolute alcune situazioni - che fine abbiano fatto alcuni personaggi, o la sua storia con Anna che compare spesso nelle pagine di diario - ma comunica anche che la libreria è ancora aperta e, secondo me, lo fa con un pizzico di orgoglio come dire di essere riuscito a resistere a tutto e a tutti.

E' una lettura senza grosse pretese, non proprio appassionante e coinvolgente ma un intrattenimento accettabile. Dalla bella copertina mi sarei aspettata qualche cosa di più ma quando ho capito che si trattava di un diario mi sono subito detta che, salvo qualche evento straordinario, non sarebbe stato niente di eccezionale se non una normale routine quotidiana.

Con questa lettura - che suggerisco per questo Venerdì del libro a chi cercasse una lettura senza troppe pretese e che offra anche degli spunti su titoli di libri magari da recuperare - partecipo alla Visual Challenge Upgrade, tappa di marzo che volge verso la fine.
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Una vita da libraio
Shaun Bythell
Einaudi Editore
374 pagine
19.00 euro

giovedì 28 marzo 2019

Nel giardino delle scrittrici nude (P. Pallavicini)

Un'accelerazione dalla metà del libro in avanti con un finale che mi ha dato il batticuore: proprio non me l'aspettavo dal libro Nel giardino delle scrittrici nude!
Lo ammetto: nella prima parte del libro ho fatto fatica a leggere in modo spedito come avrei voluto perchè ho avuto l'impressione che la storia non ingranasse.
Mi sono trovata davanti periodi lunghissimi, che sembravano non finire mai e che, lo ammetto, mi stavano scoraggiando!
Poi, però, l'accelerazione e la decisiva svolta. 
Ora posso dirlo: con la storia di Sara Brivio e degli strampalati personaggi che le gravitano a torno mi sono divertita ma ho anche sofferto, mi sono innervosita ed arrabbiata.
Il libro mi è piaciuto ed ha colpito nel segno con la sua originalità.
Stile particolare, ironico, a tratti irriverente, l'autore è stato capace di catturarmi nel momento in cui stavo per perdere le speranze. 

Sara è una donna non più giovane che si è ritrovata improvvisamente ricca dopo essere stata nominata erede del patrimonio di un padre che chiama, in modo molto emblematico, mio padre escrementizio
Chiaro, no, quale possa essere stato il rapporto con suo padre!!

Eppure, il suo immenso patrimonio - e quando dico immenso intendo immenso - è andato a lei che, da una vita non certo agiata quando faceva fatica a tirare avanti, si è trovata a navigare letteralmente nell'oro e a staccare assegni con molti zeri senza troppa fatica.
Sara è una scrittrice che ha un passato da raccontare ed un presente fatto di tutto ciò di cui ha voglia, quando ne ha voglia, come ne ha voglia. 
E' una donna che si gode la vita ma che, a ben guardare, è profondamente sola.
Vive con due amiche con le quali condivide, oltre al sole integrale preso nel giardino di casa, anche una particolare esperienza: per il secondo anno ha indetto un premio letterario che porta il suo nome - o meglio il suo cognome - e che si svolge in modo alquanto discutibile anche se nessuno lo sa. E' un premio messo in piedi per portare qualcuno alla gloria ma anche per punire qualcun altro in modo del tutto discrezionale.
Il tutto, ovviamente, sotto la parvenza di un premio serio, dove ci sono lettori che votano e scelgono il migliore. 

Questo il filone principale di una storia che, però, riserva delle sorprese.
Perchè Sara non è affatto quella donna poco interessante che sembra essere nella prima parte del libro: all'inizio non mi è sembrata proprio una protagonista empatica, capace di creare un certo feeling con il lettore ma mi sono ricreduta strada facendo.

Ho scoperto una Sara fragile, che si rende conto che con i soldi non può comprare quell'affetto e quel calore che le mancano, una donna che porta sulle spalle il peso di un passato che l'ha profondamente segnata e di un presente che non aveva esattamente immaginato in questo modo. 
Pian piano la protagoniesta si svela e se, da una parte, l'autore racconta come va avanti l'organizzazione del premio, dall'altra mette insieme parecchie tessere di un particolare mosaico che ha proprio Sara per protagonista.

Sul fronte del premio devo dire che Pallavicini descrive ambienti che ben conosce, non ci pensa due volte a scoprire qualche altarino e descrivere un quadro non troppo esaltante.
A ciò aggiunge la storia personale di Sara che, secondo il mio parere, è narrata con garbo anche quando alcune situazioni avrebbero potuto essere rese in modo molto più forte di quanto non sia effettivamente avvenuto.
Lo stile di Pallavicini è particolare, le descrizioni efficaci. Scrive in modo incisivo e la caratterizzazione dei suoi personaggi mi è piaciuta.

Viene raccontata l'amicizia nella sua accezione più ampia, quella che porta a perdonare, a sostenere, a comprendere anche quando i fatti farebbero propendere per altro.
Viene raccontato un rapporto familiare difficile, un rapporto tra madre e figlia che appare irrecuperabile ma rispetto al quale la porta non è del tutto chiusa.
E si apre un discorso in merito all'organizzazioni dei premi letterari rispetto al quale trovo che l'autore sia stato coraggioso nella scelta di parlare di un mondo di cui fa parte in quanto scrittore. Senza dubbio coraggioso. Perchè se è vero, come dice Sara, che gli scrittori traggono dalla propria vita le esperienze di cui parlano nei propri libri, c'è da pensare che anche l'autore lo abbia fatto... Seguendo la logica di Sara sono portata a pensare ciò.

Il mio personaggio preferito? La Gianna, la cuoca che mi ha subito trasmesso simpatia e che riesce a dimostrare di sapere il fatto suo anche senza padelle o piatti in mano. Somiglia molto a qualcuno che conosco e il suo modo di prendersi cura di Sara e delle due sue amiche - Fanny ed Elena - mi ha anche fatto sorridere proprio pensando a questa somiglianza.
Ma mi è piaciuta anche la figlia di Sara: da un ruolo di secondo piano, quasi una figura a margine, emerge con forza e lascio ai curiosi scoprire perchè.

In conclusione, un libro che mi ha saputa stupire e che è andato oltre ogni mia iniziale aspettativa.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro suggerito ed anche alla Visual Challenge Upgrade, tappa di marzo. 
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Il giardino delle scrittrici nude
Piersandro Pallavicini
Feltrinelli Editore
240 pagine
16.00 euro

mercoledì 27 marzo 2019

Mare nell'anima (M. Conte)

Morena ha poco più di sedici anni ed è una ragazza d'altri tempi. Cresciuta in una famiglia all'antica, è abituata a svolgere i mestieri di casa prima di tutto il resto e prima di pensare a se stessa, al suo essere adolescente.

Eh sì, perché tra i piatti da lavare, i pavimenti da spazzare e il terrazzo da tirare a lucido resta poco tempo da dedicare alle amiche, al mare, alla spiaggia, ai divertimenti dei ragazzi della sua età. E' sempre stato così: si è sempre sentita più indietro rispetto a tutti gli altri, meno emancipata, meno ricca, meno spigliata, più impacciata... e il suo modo di fare un po' goffo lo dimostra. Mentre gli altri, per lo più figli di genitori benestanti, si godono l'estate, lei resta sempre la donnina di casa nei confronti della quale la sua famiglia, sua madre soprattutto, ha delle aspettative ben precise: che si trovi un ragazzo ricco con il quale maritarsi.

Morena, però, si trova in un punto di svolta. Nel luogo turistico che frequenta da sempre con la sua famiglia e con amici che sono molto più liberi e viziati di lei, scatta la molla che la farà crescere come donna, come amica, come figlia anche.
La sua estate inizia in sordina, quasi come una spettatrice. Vede gli altri divertirsi e partecipa impacciata al loro divertimento, ancor più se si trova davanti agli occhi il bel Davide: ricco, intraprendente, bello da morire e, seppur cresciuto con lei, considerato irraggiungibile.
Eppure le cose possono cambiare, i boccioli possono sbocciare, le crisalidi diventare bellissime farfalle.
Nel momento in cui sente in lei qualche cosa di diverso, Morena prende tra le mani il coraggio di affermare reclamare il suo spazio, di vivere la sua vita da teenager. Porta il massimo rispetto alla sua famiglia, sempre, ma non ha più intenzione di sacrificare la sua libertà, la sua spensieratezza sull'altare di una tradizione che vuole le figlie femmine ingabbiate in casa, sotto le strette regole dettate dalla famiglia fino a che non si fidanza e si sposa con il primo ragazzo che dimostra attenzioni per lei, meglio se ricco.
Morena non ci sta ed inizia il suo percorso di crescita personale che la porterà ad apparire diversa anche agli occhi degli altri, non solo ai suoi.

L'autrice affronta, con uno stile semplice e diretto, le problematiche dell'adolescenza, la confusione che vivono i ragazzi a quell'età si respira tra le pagine, le contraddizioni, i mutamenti, le paure.

E' una storia che a me, da madre, ha fatto riflettere circa il rapporto madre-figlia: Morena oltre ad avere una mamma molto all'antica (e su questo si potrebbe aprire un'enorme parentesi) non ha praticamente dialogo con lei tanto che trova più naturale e semplice inventare bugie piuttosto che relazionarsi con lei. Eppure avrebbe tanto bisogno di qualcuno con cui aprirsi in modo sereno e trasparente! Da mamma ammetto di essermi messa un po' in discussione sotto questo punto di vista.

E' anche una storia in cui ragazzi e ragazze di quell'età possono ritrovarsi: lo stile pulito, l'assenza di volgarità, di termini pesanti o simili rende il libro adatto anche ad una lettura da parte di giovani lettori che potranno appassionarsi alla storia di Morena e fare il tifo per lei, per quella piccola Cenerentola moderna che fa sognare!

L'unico appunto che mi sento di fare vuole solo essere un'annotazione scevra da ogni polemica: non ho molto gradito l'uso massiccio del passato remoto durante il racconto. Credo che abbia appesantito un po' la narrazione che, secondo il mio parere, avrebbe potuto essere molto più scorrevole con un tempo narrativo differente. Si parla al passato remoto anche quando si racconta di qualche cosa successa qualche giorno prima e, personalmente - ma io non sono nessuno e non ho nessuna velleità narrativa - è una scelta che non avrei fatto.

A parte qualche errore di battuta (il punto interrogativo al posto dell'apostrofo, alcuni spazi mancanti e poco più) ho comunque seguito le vicende di Morena e di tutti gli altri con interesse: sono madre di un'adolescente e di un pre-adolescente per cui sono piuttosto interessata a temi che li riguardano.

Mare nell'anima (mi sono piaciuti molto sia il titolo che la copertina) è il primo di una serie che vedrà poi proseguire le vicende di Morena e Davide nel libro Bianca come la neve.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto primo libro di una serie.
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Mare nell'anima
Mariarosaria Conte
Old-Canidian-Editor
110 pagine
disponibile su Kindle Unlimited 
8.22 euro (copertina flessibile)

giovedì 21 marzo 2019

I love shopping a New York (S. Kinsella)

Avevo proprio bisogno di una lettura leggera ma non banale. 
Cercavo un protagonista che mi facesse sorridere ma anche riflettere ed una storia simpatica ma non superficiale. 
E l'ho trovato in Becky, la strampalata protagonista dei libri di Sophie Kinsella della serie I love shopping.

I love shopping a New York ha portato una ventata di allegria e tanta positività, nonostante tutto.

Becky Bloomwood si appresta a vivere un'estate straordinaria visto che ha in programma un viaggio a New York con il suo bellissimo compagno Lucke e che ciò potrebbe trasformarsi in un trasferimento definitivo nella scintillante città americana qualora il progetto di lavoro che lui ha in mente andasse in porto. Per lei, che lavora come consulente finanziaria in una rete televisiva e che ha già incassato un anticipo per scrivere un libro, si prospetta un periodo decisamente positivo, un'estate senz'altro ricca di soddisfazioni su più fronti. Peccato che ogni tanto le arrivi a casa un sollecito da parte della sua banca che segnala che la sua linea di credito è stata inesorabilmente superata. Dettagli, per lei sono solo dettagli. Ha un presente di successo e si prospetta un futuro ancora più roseo davanti ai suoi occhi, che saranno mai tutti questi solleciti!
Ci vorrà un attimo a ripianare ogni debito. 

Becky, presentata ai lettori con I love shopping, non si smentisce: non ce la fa a resistere davanti ad un'offerta speciale, non dice mai no al richiamo di una vetrina anche se non ha bisogno di niente, rientra con cinque o sei pacchetti pur essendo uscita di casa solo per comprare un nonnulla! Ed ora, a New York, chissà che meraviglia in quelle vie zeppe di negozi!!!

Purtroppo, contrariamente alle sua aspettative, la sua vita è destinata ad un cambiamento radicale e dovrà correre ai ripari.

Non svelo altro perchè toglierei il gusto della lettura. Mi limito a qualche considarazione.

La Kinsella diverte con la sua narrazione scorrevole e dettagliata. Becky è il personaggio che domina su tutti con il suo modo di fare: riesce a catturare più di un sorriso con quella sua filosofia di vita che sfida ogni previsione finanziaria ed ogni regola precostituita. Il suo personaggio stavolta emerge in modo ancor più paradossale di quanto non abbia fatto in precedenza: lei che dispensa consigli in tv ad un pubblico che è alla ricerca di formule magiche per far quadrare i conti poi non riesce a tenere i suoi, di conti, a posto! 
Un paradosso che esploderà all'improvviso lasciando dei feriti lungo il campo di battaglia. 

Se, da una parte, ho sorriso per la sregolatezza di Becky e se - in alcuni momenti - sono stata tentata di entrare tra le pagine per darle quattro schiaffi, dall'altra mi ha fatto tanta tenerezza: il suo è un vero disturbo, è incapace di smettere ed anche quando ce la mette tutta non riesce a rinunciare ad uno scontrino in più in tasca e tanti, spesso inutili, sacchetti al braccio.

L'ho ammirata, comunque, per la forza con cui si dimostra capace di prendere in mano la sua vita in un momento in cui nessuno avrebbe scommesso su di lei.
Credo che sia un positivo esempio per tutte quelle donne che credono di aver toccato il fondo. Becky non è una donna perfetta e non minimizza i suoi sbagli ma cerca una seconda occasione e, a ben guardare, se la merita. 
Rialza la testa con orgoglio trovando il modo per valorizzare le proprie capacità. 

Secondo me, malgrado il suo problemino, è un personaggio positivo: l'ho apprezzata per la sua generosità, l'ho compresa nei momenti di sconforto ed ho anche potuto comprendere la sua difficoltà davanti al richiamo di una vetrina scintillante ma, soprattutto, l'ho ammirata quando ha avuto la forza di fare una scelta importante e di riscattarsi prima di tutto al cospetto di se stessa, poi degli altri. Si è tolta anche qualche sassolino dalle scarpe ed ha fatto più che bene!

Un personaggio secondario che mi è particolarmente piaciuto è la mamma di Becky: emerge un rapporto familiare solido, con una donna (il padre resta più in secondo piano ma sono entrambi personaggi positivi) che è accanto a sua figlia anche con poche, efficaci parole. Mi è piaciuta l'idea di una madre che non perde fiducia in quella figlia un po' particolare, pronta a sostenerla per non farla affondare e capace di ascoltarla, di comprenderla e di trasmettere positività. Una donna discreta, non invadente ma presente.

Lettura piacevole che mi ha tenuta compagnia in un giorno in cui sono stata costretta a casa e che è scivolata via senza problemi. 

Con la storia di Becky a New York partecipo alla Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro con una storia che si svolge in estate ed anche alla Challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto la protagonista non è proprio perfetta.
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I love shopping a New York
Sophie Kinsella
Oscar Mondadori Editore 
307 pagine
8.40 euro

martedì 19 marzo 2019

Le straordinarie bilocazioni di Lily Bells (V. Ferri)

L'unico vantaggio che c'è nello stare a casa per un  fastidioso mal di schiena che limita i movimenti, è quello di poter leggere in tranquillità, senza rimorsi di coscienza per altre attività che restano indietro. Niente di grave, per fortuna ma ho mal di schiena, giusto? Non posso muovermi, giusto? Non posso lavorare, pulire, stirare annessi e connessi, giusto? 
Ok... ho un libro tra le mani e me lo godo!
Così, sono riuscita a leggere - nell'arco di poche ore - Le straordinarie bilocazioni di Lily Bells che non è un libro molto lungo, scorre, diverte ed invita a non rinunciare mai alla fantasia. 

Lily è un personaggio molto singolare. E' considerata una donna pazzerella, organizza feste in casa sua con amici immaginari, prepara succulente merende per una schiera di bambini immaginari e, soprattutto, fa innumerevoli viaggi con la fantasia, non necessariamente quando si trova nel mondo dei sogni.
Le sue bilocazioni altro non sono che questi viaggi in luoghi che sembrano veri, in avventure che le lasciano addosso odori e sapori, che le imprimono nella mente emozioni. Eppure lei è sempre lì, nel suo appartamento e si prende cura dei gatti della zona che la aspettano, puntualmente, ogni giorno per la quotidiana razione di acqua e di crocchette. Non mancano mai, nelle ciotoline: acqua fresca e succulente crocchette. Segno che Lily Bells è passata di lì.
La considerano tutti una svitata: ha un modo singolare di vestirsi, adora i suoi baffetti che le adombrano il labbro superiore, fa degli abbinamenti strampalati con gli accessori che ama indossare e, soprattutto, vive una vita tutta sua. Non dà fastidio a nessuno, a dire il vero. Anzi, è nella simpatia di tutti anche se cercano tutti di evitarla. 

Ma Lily è anche una grande osservatrice e quando si accorge di movimenti un po' particolari nelle primissime ore del mattino di una giornata qualunque si trova, suo malgrado, ad essere la protagonista di una sgradevole avventura. Testimone dell'occultamento di un cadavere, Lily si ritroverà imprigionata e lontana da tutti. Anche in questa situazione la sua fantasia le giungerà in aiuto: non si perde d'animo e cerca di rendere quelle giornate di isolamento meno pesanti, in attesa di qualcuno che si accorga della sua assenza.

All'inizio ho avuto l'impressione che il racconto non avesse ne' capo ne' coda: si alterna una narrazione in terza persone a paragrafi in cui Lily parla in primissima persona... Storie strampalate, personaggi che popolano la fantasia della protagonista senza un perchè... poi, però, la narrazione raggiunge un particolare equilibrio e tutto ha un senso. Anche gli strani personaggi che incontra Lily nelle sue bilocazioni.

Lily non è sola, anche se così sembra. C'è chi si preoccupa per lei e la sua storia mi ha fatto riflettere sul senso dell'amicizia, non sono quella tra umani. Eh no, perchè i suoi amici animali hanno un ruolo importante nella storia ed è un'immagine molto tenera quella che viene dipinta nelle ultime pagine del racconto, quando si attende una svolta per la liberazione della donna. 

Lily è un personaggio eccentrico che intenerisce, un'attenta osservatrice che appare un tantino strampalata ma che sa il fatto suo anche se, a dirla tutta, sembra proprio non rendersene conto. 
Vive in quella che per lei è la normalità: chi può dire cosa sia normale e cosa non lo sia?
Per lei è normale avere in borsa una bussola, spago, un maglione di lana di pecora scozzese, un coltello da cucina, un set di ago e filo, brioches alla marmellata, un quaderno a quadretti, una giacca impermeabile, un piccolo mappamondo di cartapesta, penne, quattro scatole di croccantini per gatti, tre bustine di tè, una scatoletta di dadi vegetali. Normalissimo! Tutto può essere utile nella vita, no?

Ecco dunque che il lettore riflette sul senso della normalità oltre che sul senso dell'amicizia. 

Storia piacevole, un invito ad essere se stessi, a non sacrificare la propria fantasia e a non nascondere il proprio modo di essere.

Con questa lettura partecipo alla Challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro con la copertina prevalentemente bianca.
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Le straordinarie bilocazioni di Lily Bells
Casa editrice L'iguana
121 pagine
14.00 euro

lunedì 18 marzo 2019

Braccialetti rossi. Il mondo giallo. Se credi nei sogni, i sogni si creeranno (A. Espinosa)

Innanzitutto togliamo la dicitura Braccialetti rossi dal titolo. Perché chi si trovasse a compare questo libro per leggere la storia dei ragazzini di cui si è parlato nella serie televisiva non la troverebbe. 
Non c'è Leo, non c'è Davide, non c'è Rocco così come non c'è nessun altro di quei ragazzini che sono richiamati dalla foto di copertina.

Nessuno. 

E questo non mi sembra corretto: ricordo di aver comprato questo libro su richiesta di mia nonna - grande lettrice ultranovantenne - che, ne sono certa, si aspettava di trovare le storie di quei bambini... invece... niente. Non me lo ha mai detto (e ora non potrà più farlo) ma credo che sia rimasta profondamente delusa. 

Sarebbe più corretto, dunque, dare al libro il suo reale titolo: Il mondo giallo. Sarebbe più onesto nei confronti dei lettori dare il titolo giusto al libro che, sull'onda della pubblicità legata alla serie televisiva, promette altro rispetto a ciò che realmente è! Poi, dire che questo libro ha ispirato la serie ci può pure stare ma un conto è dire che l'ispirazione arriva dai contenuti ed un conto è spacciarlo con lo stesso titolo della serie lasciando intendere ben altro.

Tolta la premessa acida (chiedo scusa ma il rispetto del lettore impone che si sia sinceri nei suoi confronti e mettere in primo piano il titolo della fiction televisiva, quando poi all'interno non si trova nulla di quello che si è visto in tv, secondo me non è onesto ma mero marketing), nel merito  del libro devo dire che Albert Espinosa racconta la sua esperienza e tira le somme di un'esistenza declinata in senso positivo. Tutto ciò che gli è capitato - il cancro, l'amputazione di una gamba, l'asportazione di un polmone - viene reso in senso positivo: avere una gamba sola ed un solo polmone non sono disgrazie ma caratteristiche che lo rendono unico, il cancro non ha tolto ma ha dato... L'ho ammirato per questo suo modo di essere, per la sua filosofia di vita!
Posto che sia un punto divista difficile da accettare soprattutto da parte di chi ha avuto a che fare con la malattia (credo) resta il fatto che l'autore è un uomo positivo, che trasmette positività, leggerezza, in modo decisamente fuori dagli schemi.

Dopo la delusione iniziale dovuta alla netta differenza tra ciò che mi aspettavo e ciò che ho trovato, devo dire che mi sono imbattutta in un uomo capace di trasmettere ottimismo.
Parla della sua esperienza e di ciò che il cancro gli ha insegnato, per trasmetterlo agli altri con un palese invito a pensare positivo sempre.

L'autore parla direttamente al lettore, gli si rivolge come farebbe con un amico. Non c'è una vera e propria trama ma l'autore, con un deciso spirito positivo, racconta le lezioni che il cancro gli ha insegnato: il potere di una risata, la necessità di fare silenzio attorno a se, l'importanza di guardare ciò che si ama guardare, la preziosità del lasciare traccia di ogni gioia quotidiana, una particolare concezione del dolore...

In particolare, mi ha colpito il suggerimento di tenere una cartella di vita, come una cartella clinica. Se i medici, da una parte, scrivono sulla cartella clinica di ogni paziente tutto ciò che gli accade, il decorso della malattia, le cure, le reazioni dell'organismo, dall'altra Espinosa invita a tenere nota di tutto ciò che di positivo accade con tanto di date, ricordi, piccoli pezzetti di vita. Non un diario ma qualche cosa di più, da andare a sfogliare a distanza di tempo ed anche da lasciare in eredità, perché no! Interessante suggerimento. 

Mi ha fatto riflettere anche il suggerimento di far una ripresa di se stessi nel momento in cui si è arrabbiati con qualcuno o per qualche cosa per poi guardare e riguardare quelle immagini e rendersi conto che... bhè, si è davvero ridicoli con quel viso distorto dalla rabbia, con quel tono di voce che non ci appartiene e non ne vale proprio la pena trasformarsi in quel modo! Interessante anche questo.

Gli insegnamenti che l'autore ha avuto dal cancro sono nella prima parte del libro mentre la seconda è dedicata al concetto di gialli, coloro che motivano il vero titolo del libro, secondo me. 
L'autore cerca di chiarire la sua visione di giallo, inteso non come colore ma come nome da attribuire a qualcuno che ricopre un ruolo speciale nella nostra vita e che si colloca tra gli amici e gli amori. Aiuta a capire chi sono i gialli, che ognuno ne ha nella sua vita, quali caratteristiche vanno cercate in loro. Non sono riuscita a comprendere appieno la sua teoria, a capire se nella mia vita ci sia stato o ci sia tuttora qualche giallo. Mi posso impegnare a cercarlo anche se non sono certa di avere ben capito come si faccia ad identificarlo!

Ciò che mi resta di questo libro, oltre alla delusione di cui ampiamente ho detto sopra, è la positività che trasmette l'autore e il modo originale di porsi nei confronti di ciò che la vita gli ha riservato. Se mi capiterà, prima o poi, di individuare un giallo lungo il mio cammino, magari lo appunterò nella mia cartella di vita... chissà!

Con questa lettura partecipo alla Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro con delle mani in copertina ed anche alla Challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro in cui si parla di una malattia. Inoltre, partecipo alla Visual Challenge Upgrade, tappa di marzo. 
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Braccialetti rossi. Il mondo giallo. Se credi nei sogni, i sogni si creeranno
Albert Espinosa
Salani Editore
165 pagine
12.90 euro

domenica 17 marzo 2019

Resto qui (M. Balzano)

Andare o restare. Lasciare tutto accettando a testa bassa la realtà e cercare fortuna altrove o combattere per un presente ed un futuro nel posto in cui si è nati. 
Sono queste le alternative che si pongono davanti agli occhi di Trina e di tanti altri abitanti di Curon.


Un luogo che c'era ma che, così com'era, non c'è più. 
Ora c'è un'altra Curon che non è quella per la quale Trina e i suoi hanno lottato.
E non si tratta di un luogo immaginario ma di un luogo vero.
Che c'è.
Così come c'è il campanile al quale, quando ho visto per la prima volta la copertina del libro Resto qui non sono riuscita a dare un perchè.

Il libro di Marco Balzano mi ha presa in contropiede, lo ammetto. 
Nella prima parte mi è sembrato lento, troppo lento per i miei gusti. 
Ed ho anche iniziato a borbottare perchè mi aspettavo altro...
Poi, pian piano, è stato un crescendo di emozioni che, pur non corrispondendo ad un'accelerazione della narrazione, mi hanno però catturata.
Eh sì, perchè nel momento in cui il lettore capisce in quale direzione la storia sta andando, le emozioni catturano.
Questa, almeno, è stata la mia impressione.

La storia è reale.
Sarà pure romanzata ma la storia di fondo - quella del luogo ormai scomparso - è vera.

Curon si trova nel Sudtirolo: non è ben chiaro quale sia la lingua da parlare, non è ben chiaro cosa si debba fare per sopravvivere in un momento storico particolare, quando Mussolini la fa da padrone e tenta di cancellare l'identità di una comunità che, però, non ci sta.  Così come non è ben chiaro cosa si possa fare per combattere contro una realtà che si concretizza in una guerra che nessuno ha voluto e in decisioni calate dall'alto in nome di una modernità che nessuno vuole. 
Qual è, poi, il prezzo da pagare?
Un prezzo alto, altissimo.
Dopo essere stata messa a dura prova dalla guerra, quella vera, dopo aver perso figli, fratelli, genitori in tale guerra, la comunità si trova a fare i conti con una guerra più sottile di quella che usa le armi per conquistare: Curon è destinata a scomparire, letteralmente ad affogare... Sì, perchè proprio nel posto in cui vivono Trina e tutti gli altri viene costruita una diga che, ben presto, cancellerà quelle case, quelle strade, quei campi nei quali ora si aprono le persiane delle case, pascolano le bestie, corrono i bambini.

La storia di Trina - che arriva anche a macchiare le sue mani di sangue pur di difendere se e i suoi cari - e della sua famiglia è la storia di tutta una collettività che ha un futuro segnato: è destinata a perdere le proprie radici, i luoghi del cuore, i propri averi, la propria storia. 

Ma la storia di Trina se, da una parte, incarna quella della comunità del posto, è anche una storia di sofferenza personale per la perdita di una figlia che, sono sincera, ma ha fatto proprio innervosire. 
Se ne va. Quella ragazzina se ne va a dieci anni con gli zii senza nemmeno salutare la sua famiglia. Se ne va per poter studiare e stare meglio. 

Se ne va dopo aver chiesto ai suoi di scappare tutti insieme ottenendo, in risposta, un no... perchè suo padre e di riflesso suo madre hanno scelto di restare a difendere la terra in cui sono nati.

 Non soffrite per me perchè sto bene e perchè un giorno ritornerò a Curon.

Ho ammirato Trina per il coraggio dimostrato nel voler restare accanto a suo marito, nell'affrontare i rischi legati alla guerra e all'essere disertori, perchè suo marito  tale diventa. E' una donna coraggiosa che non si rassegna ma che continua a fare i conti non solo con la costante paura di morire durante la guerra e con quella di perdere tutto successivamente, ma anche con l'assenza di sua figlia.
Dicevo che mi ha fatto innervosire questa bambina. Eh sì, perchè avrei voluto sapere qualche cosa di più su di lei, sapere se davvero era felice lontano dai suoi, se quella fatta all'età di dieci anni è stata una scelta giusta.. ma l'autore sceglie di renderla un personaggio assente e questo un po' mi è dispiaciuto. Avrei voluto conoscerla di più forse per dare un senso alla sua lontananza da quella madre che ne conserva vivo il ricordo giorno dopo giorno.

Nella seconda parte del libro ho iniziato ad avvertire una crescente angoscia intesa come sofferenza d'animo per ciò che, oramai, appariva inevitabile. L'autore è stato capace di farmi immedesimare con quella gente. In particolare, mi sembra di vedere davanti agli occhi quella vecchina che si è fatta trascinare via con la forza dalla sua casa... credo che anche mia nonna si sarebbe comportata così se fosse toccato a lei. Quella vecchina - che è un personaggio secondario ma che mi ha particolarmente colpita - secondo il mio parere rappresenta tutti coloro che sono costretti a lasciare le loro case, qualunque sia il motivo che lo rende necessario. Incarna una profonda sofferenza che non mi ha lasciata indifferente. 

Ecco perchè questo romanzo mi ha spiazzata perchè credevo che sarei arrivata alla fine con quel senso di noia che mi attanagliava all'inizio ma non è stato affatto così.
E' una storia che mi ha fatto conoscere una realtà che non mi era nota e che mi ha trasmesso emozioni.

Va anche detto che l'autore scrive molto bene, in modo chiaro e coinvolgente. Bravo!
Quel campanile solitario in mezzo all'acqua ora è un'attrazione turistica, ha il suo fascino. Ma solo nel guardarne una foto - non ci sono mai stata di persona da quelle parti - mi sembra di sentire tutta la sofferenza che è rimasta soffocata in quel borgo sommerso. Probabilmente se non avessi conosciuto la storia di quel posto anche io mi sarei limitata avrei riempito i miei occhi di meraviglia davanti ad un'immagine come quella. Se dovessi andare ora, però, credo che il mio cuore si riempirebbe di tristezza prima di fare spazio alla meraviglia degli occhi.
Con questa lettura partecipo alla Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro corrispondente, secondo me, all'ingrediente segreto. Inoltre, partecipo anche alla Challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro in cui ci sono delle morti. Inoltre partecipo alla Visual Challenge Upgrade, tappa di marzo. 
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Resto qui
Marco Balzano
Einaudi Editore 
175 pagine
18.00 €

venerdì 15 marzo 2019

La pazienza del ragno (A. Camilleri) - Venerdì del libro

Ne La pazienza del ragno Salvo Montalbano ha a che fare con uno strano caso. 
Non c'è nessun morto, nessun delitto attorno al quale indagare.
Tutto parte dal venir meno di un motorino.

Non l'avevamo lasciato in perfetta forma al termine dell'avventura precedente, narrata ne Il giro di boa, e Camilleri dà continuazione a quella situazione proponendo un Montalbano a riposo, convalescente dopo una tappa in ospedale.

Può essere, però, la scomparsa di un motorino a motivare il suo rientrare in servizio durante la convalescenza? Ben presto Montalbano si renderà conto che quello che Catarella - che anche questa volta è il personaggio più divertente di tutti - gli aveva comunicato come scomparsa di un mezzo di locomozione in realtà è la scomparsa di una ragazza. Cosa molto più seria e tale da indurlo a tornare in carreggiata.

Il libro si apre con un Montalbano pensieroso, malinconico. Pensa alla sua vita, alla sua condizione, al suo essere fondamentalmente un uomo solo che inizia a fare i conti con il tempo che passa inesorabile. Quella malinconia non è tanto legata ai problemi che lo hanno condotto in ospedale quanto all'essersi reso conto di stare invecchiando. Eh sì: Montalbano è un personaggio che invecchia, che cambia con il passare del tempo. E' una caratteristica che apprezzo, questa: la scelta di Camilleri di non proporre un protagonista immune al passare del tempo e sempre in perfetta forma all'inizio di una storia anche se nella precedente ha preso un proiettile in un fianco. Avrebbe potuto fare una scelta diversa (ci sono molti autori che lo fanno): trattandosi di storie comunque autoconclusive, seppur parti di una serie, avrebbe potuto scegliere di congelare il personaggio e renderlo immune al passare del tempo. Invece no. Camilleri non fa questa scelta e devo dire di averla apprezzata.

Una considerazione molto umana, quella che fa Salvo. Il suo guardarsi allo specchio come uomo, prima che come uomo della legge, è l'ammissione di una vulnerabilità che, a ben guardare, è sempre emersa nelle sue storie precedenti, anche se in modo meno accentuato di quanto non accada ora.

Di questa storia ho apprezzato la sottile struttura, l'imbastitura della ragnatela - proprio azzeccato il titolo, secondo me  - che viene realizzata con pazienza e con chiarezza. Nessuna mossa sbagliata - o quasi - per una vicenda alquanto anomala per il commissario e per i suoi. Un sottile piano diabolico quello che viene pian piano scoperto.

In questo volume mi è piaciuto molto il ruolo di Livia. Quella donna che resta sempre in secondo piano, che segue Salvo da lontano, quasi sempre al telefono, quasi sempre per un fugace saluto, questa volta gli è accanto fisicamente per via della convalescenza e della necessità di accudire il suo uomo. Livia è la sua donna ma Montalbano spesso la sente distante. Ora è con lui, accanto a lui fisicamente e questo ha delle conseguenze per entrambi. Perchè chi può dire di non tenere alla propria autonomia, alla propria libertà? Salvo se ne rende conto ed anche lei. Entrambi accettano tacitamente la rispettiva necessità di stare da soli pur apprezzando il tempo passato insieme. Sono abituati a stare lontani, la verità è questa, e tali tornano ad essere, ognuno nella sua vita. Perchè la loro storia è così!

Si comporta anche in modo strano, Livia. E devo dire che questo umore altalenante, quel suo modo di relazionarsi con lui a volte poco coerente mi ha colpita: Livia non è quella donna distaccata e fondamentalmente equilibrata a cui Camilleri ha abituato i suoi lettori. Livia è una donna attenta, sensibile ma anche un po' lunatica... è una donna come tante. Mi è piaciuto il ruolo di questa donna nella storia più di quanto non sia avvenuto in precedenza quando, per scelta dell'autore, restava più nell'ombra.

Mi è mancata Adelina. Perchè, si sa, Adelina - la donnina che lo accudisce quando è solo - non va molto d'accordo con Livia: bello anche quel suo modo di mettersi da parte nel rispetto del ruolo di quella donna che non vede l'ora che se ne vada per tornare al suo posto. Si mette da parte ma non del tutto... e tornerà alla carica, sì che tornerà! Ci tiene alla saluto di Salvo, lei!!!

Non ho fatto nessuna fatica a seguire la narrazione, sempre particolare per l'uso del dialetto, di Camilleri. Anzi, Montalbano non sarebbe lo stesso se la narrazione cambiasse.

Segnalo questa lettura per il Venerdì del libro di oggi e partecipo alla Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro di Camilleri ma anche alla Challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro che fa parte di una serie di almeno 5 volumi. Inoltre, con questa lettura partecipo alla Visual Challenge Upgrade, tappa di marzo. 

martedì 12 marzo 2019

Warcross (Marie Lu)

Credo che sia il primo libro, in questi primi mesi del 2019, del quale non vedo l'ora di leggere il prosieguo. Warcross non è un libro autoconclusivo e io, sono sincera, me ne sono accorta una volta arrivata all'ultima pagina. L'ho letto come libro bonus per una challenge a cui sto partecipando e non mi sono informata, prima di iniziare la lettura, sulla trame ne' sul fatto che fosse autoconclusivo oppure no. Mi sono messa in testa di leggerlo punto e basta.
Così ho fatto, arrivando sul filo di lana visto che sono arrivata a scrivere qualche considerazione sulla storia proposta da Marie Lu a meno di un paio d'ore dalla scadenza del termine ultimo per la gara di lettura.

Emika Chen è una cacciatrice di taglie molto particolare visto che svolge la sua attività negli ambienti collegati ad un gioco che, per tipologia e diffusione, sta diventando molto più che una sfida virtuale tra giocatori. Warcross è diventato uno stile di vita, un modo per vivere una vita alternativa, virtuale e capace di produrre, per alcuni, anche del profitto. Sotto a Warcross gravita, infatti, un giro di scommesse illegali a tanti, tantissimi zeri... Ma anche per Emika questo gioco diventa una fonte di guadagno nel momento in cui viene contattata - dopo aver hachkerato la partita inaugurale del Campionato di Warcross - dal suo creatore che ha bisogno del suo aiuto in qualità di cacciatrice di taglie.
Il miliardario giapponese Hideo Tanaka, ideatore del gioco, le propone una cifra esorbitante per svolgere delle indagini all'interno del mondo di Warcross e stanare qualcuno - che verrà chiamato Zero in modo simbolico, visto che non se ne conosce l'identità - che sta tramando alle sue spalle.
Per Emika è la realizzazione di un sogno e ben presto da hacker squattrinata diventa una stella del draft: conosce da vicino un mondo che, fino a quel momento, pur essendole familiare le era lontanissimo; conosce il suo ideatore, un giovane di gran fascino che aveva sempre guardato dalle copertine delle riviste patinate e, soprattutto, riesce a saldare tutti i debiti che le pesavano da quando è morto suo padre e a disporre di una somma che non avrebbe mai potuto immaginare come disponibile sul suo conto.
Emika è brava nel suo lavoro, ci sa fare... e più indaga più entra in un meccanismo che la porterà a scoprire un complotto ben diverso da quello che inizialmente aveva immaginato.
La storia è coinvolgente. E' la prima volta che leggo una storia di questo tipo, ambientata in un mondo virtuale in cui un gioco riesce a coinvolgere il lettore come se fosse lui il giocatore coinvolto in prima persona. Il ritmo è alto e le descrizioni del mondo virtuale che fornisce l'autrice sono davvero accattivanti.
Ciò che mi è piaciuto di più in assoluto è il contrasto che viene a crearsi tra quel mondo virtuale e la vita vera quando Emika e Hideo staccano, per un po', i contatti con il gioco per immergersi nella vita di tutti i giorni. Ho avvertito a chiare note il profondo contrasto tra un mondo scintillante, elettrizzante, coinvolgente con la realtà fatta di sofferenza, di un passato con il quale non si sono fatti del tutto i conti... Questo parallelismo mi è piaciuto molto, rende perfettamente l'idea di come, pur riuscendo ad estraniarsi dalla realtà grazie ad un gioco, per quanto coinvolgente, quella realtà torna a bussare alla porta inesorabilmente. E ciò mi ha fatto pensare anche al mondo di oggi, alla frenesia che le nuove tecnologie hanno portato, ai nostri figli sempre più presi dal virtuale ma anche alle nostre vite quotidiane con le quali, sistematicamente, dobbiamo fare i conti. Nel libro è tutto molto accentuato ma non è poi così lontano dalla realtà l'ambiente che viene descritto.

La protagonista mi è piaciuta molto: è una giovane di carattere, ben consapevole delle proprie capacità ed abilità, pronta a dare il massimo per il raggiungimento di un obiettivo.

Hideo mi vuole vfuori dalle partite ufficiali e dalla caccia. Zero mi ha avvertita di giare al largo. Ma non sono mai stata brava a seguire le istruzioni. Sono una cacciatrice di taglie. E se la mia preda è ancora a piede liberato, devo terminare il lavoro.
Ho cercato anche di immaginarla dal punto di vista fisico, questa ragazza con i capelli arcobaleno e non ho fatto fatica a vedere il suo volto e il suo fisico scattante davanti agli occhi, con i piedi ben piantati sul suo skate.

Hideo è un personaggio che appare molto particolare fin dall'inizio. Freddo e distaccato, calcolatore, abituato a tenere tutto sotto controllo, getterà ben presto la maschera davanti ad Emika che è, ai suoi occhi, una ragazza prima che una cacciatrice. Le aprirà il suo cuore, le affiderà i ricordi del suo passato e non solo.
Nel momento in cui lei riesce a fare chiarezza sulla situazione, non riuscirà a credere a ciò che le si dipana davanti e la figura di Hideo viene messa in discussione. 

Bel libro, lo consiglio a chi ama l'azione, a chi ama i mondi virtuali, a chi ama le storie fresche, moderne, dalle tinte forti. Lo consiglio anche a lettori giovani e sono certa che sapranno apprezzare un bel po' una storia che è loro, in quanto nativi digitali molto coinvolti nei giochi virtuali, molto familiare. 

La storia mi ha anche permesso di riflettere su un aspetto che non avrei mai pensato potesse emergere in una storia così: fino a che punto ci si può spingere per raggiungere un obiettivo che si considera positivo? Si può intervenire per manipolare il mondo, anche se lo si fa in buona fede? Si può sacrificare la libertà di ognuno, anche la propria libertà di sbagliare, sull'altare della perfezione, di una perfetta vita virtuale? Non credevo che ci fossero spunti di riflessione di questo tipo.

Ammetto di essere rimasta un po' male non trovando un finale. Dovrò aspettare il seguito e, a differenza di altri libri letti di recente e dei quali non ho provato alcuna curiosità per il sequel, stavolta non vedo l'ora di sapere come va a finire.
***
Warcross
Marie Lu
Piemme Editore
368 pagine
18.00 €

lunedì 11 marzo 2019

La lentezza (M. Kundera)

Milan Kundera è un autore che mi incuriosiva da tempo. Quando mi è capitato tra le mani il suo libro La lentezza, non certo un libro di uscita recente ma piuttosto datato, ho deciso di leggerlo nel partecipare alla Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro con una sola parola (articoli esclusi) nel titolo.

La lentezza: mi sono detta che probabilmente sarebbe stato un invito a rimodulare la vita quotidiana su ritmi diversi o sarebbero state esperienze di persone che hanno deciso di cambiare i propri ritmi di vita.
Invece...
Mi sono trovata tra le mani un libro del tutto diverso da quello che mi aspettavo.
Niente di ciò che mi immaginavo se non fosse per le primissime pagine quando l'autore - parla in prima persona - si sta recando in un castello assieme alla sua donna e, per strada, procede a passo piuttosto tranquillo a bordo della sua auto tanto da meritarsi le imprecazioni dell'automobilista che circola dietro di lui. Una situazione piuttosto comune, questa, che mi ha fatto sorridere.

Proseguendo nella lettura Kundera propone due storie di seduzione, separate da più di duecento anni e oscillanti pericolosamente tra il sublime e l'esilarante.
Sono sincera: ho fatto fatica a trovare collegamenti tra le storie narrate che non risidessero nell'ambiente in cui vengono allocate... ma mi è sembrato un po' poco per dare loro un significato.
Il concetto di lentezza opposto a quello di velocità va ricercato nel contrasto che l'autore propone tra la lentezza collegata ai ricordi e la velocità collegata alla necessità di dimenticare.
Quando si intende ricordare un'esperienza si agisce con calma, con lentezza appunto, per assaporare ogni attimo e fissarne il ricordo. Quando si intende dimenticare un'esperienza, si compie ogni gesto in fretta per poter archiviare - e dimenticare - prima possibile l'accaduto. E qui ci siamo.

L'ambientazione è quella di un convegno di entomologia - e già questo mi è sembrato alquanto particolare - e i personaggi che si rincorrono tra le pagine sono altrettanto particolari. 

Il prof. Cecopitschy, docente ceco di entomologia appunto, ha l'occasione di riscattarsi dopo essere caduto in disgrazia: è emozionato all'idea di parlare davanti ad un attento uditorio, cosa che non fa da anni. Ora è la sua occasione di riscatto. Ma è talmente emozionato che dimentica tutto il suo discorso. E' un personaggio che mi ha fatto molta tenerezza e che mi è sembrato molto umano, fragile, sensibile anche quando la situazione avrebbe richiesto maggiore fermezza e decisione. Non si nasconde dietro una maschera ma mostra la sua fragilità, fino a diventare ridicolo. A tratti ingenuo, è un personaggio tenero che sembra del tutto fuori posto dal contesto in cui si trova. Appaludito con calore nel momento in cui mostra la sua emozione, verrà con altrettanta facilità deriso. Mi ha intenerita.

Non è lui, però, il protagonista delle storie d'amore e di seduzione che propone l'autore se non come spettatore, in un caso.
La prima storia risale al '700 - l'autore lo ricorda bene - quando un cavaliere viene usato da una contessa per coprire una relazione che ha con un marchese, alle spalle di suo marito. Un imbroglio, una beffa, consumati sulle note della sensualità. 
L'altra è quella - piuttosto fugace e stravagante - tra Vincent e Julie che sono protagonisti di momenti tanto appassionati quanto ridicoli a bordo della piscina interna dell'hotel in cui si volge il convegno. 
La loro storia viene narrata in modo confuso - secondo il mio parere - ed ho anche pensato dove volesse arrivare l'autore... ebbene, non l'ho proprio capito. 
Magari il messaggio che intende lanciare l'autore va cercato nel profondo, probabilmente io non sono capace di arrivarci per cui mi arrendo: non ci ho capito molto, ho letto le storie proposte come se fossero fine a loro stesse e basta.

Onestamente la storia non  mi è piaciuta affatto e... non mi ha lasciato niente se non una gran confusione in testa.
Forse ho letto di fretta per dimenticare, proprio come l'autore lascia intendere che si faccia davanti a ciò che non si vuole fissare nella memoria. Può essere, limite mio.

Resta il fatto che non è un libro che rileggerei o consiglierei. Magari cercherò altro di questo autore per capire se sono partita dal libro sbagliato o se il suo stile è proprio questo.
Se non altro è un libro breve, letto in fretta e che altrettanto in fretta - ne sono certa - sarà rimosso.

Con questa lettura partecipo alla Visual Challenge Upgrade, tappa di marzo. 
***
La lentezza
Milan Kundera
Adelphi edizioni
Lire 24.000 (è un'edizione del 1995
pagine 157

domenica 10 marzo 2019

Maurizio De Giovanni - Vuoto per i Bastardi di Pizzofalcone - Incontri con l'autore

Ci sono incontri che vorresti non finissero mai. 
Quello con Maurizio De Giovanni rientra in questa  categoria. 
Sorridente, disponibile, pronto a guidare i presenti in un viaggio tra le pieghe dei suoi libri e non solo. De Giovanni ha ammaliato tutti coloro che lo hanno incontrato al Teatro Comunale di Porto San Giorgio parlando di Lojacono e non solo. Perchè, è vero, l'occasione era la presentazione di Vuoto per i Bastardi di Pizzofalcone, ma De Giovanni non è solo questo.  

Cos'è un libro per Maurizio De Giovanni?
Un libro è un viaggio. Ti deve portare via in breve tempo. Se così non è lo molli senza problemi. E' un'esperienza immersiva, non può distrarti sia nel leggerlo che nello scriverlo. 

Da dove arriva Vuoto?
Uno dei vantaggi di quando inizi a vendere più di 10/12 copie dei tuoi libri è il poter scegliere la copertina e il titolo. Vuoto nasce dal rimpianto e da alcune considerazioni: quanto conta il vuoto rispetto al pieno? Quanto conta ciò che è normale rispetto a ciò che non lo è? Il vuoto è il peso di un'assenza come nel caso della storia della professoressa che, nel libro, scompare. Nel momento in cui scompare quella donna diventa rilevante. E poi, a ben guardare, il vuoto non è realmente vuoto. E' pieno di pezzi rotti. 

Che rapporto hai con le storie che racconti?
Prendi i personaggi, stabilisci l'ambientazione, il motivo scatenante da cui ha avvio la storia e scrivi: spesso, però,  mentre prosegui nella scrittura, capitano cose che non ti aspettavi all'inizio. Questo è quello che capita spesso a me. Prendiamo, per esempio, i personaggi femminili. Io le donne non le ho mai capite: le racconto e le lascio andare... la loro storia si dipana così ed è per questo che funziona.

Donne. Ce ne sono diverse e molto emblematiche nei tuoi libri...
In Vuoto arriva Elsa. E' un personaggio che ha un segno diverso da Pisanelli (per chi non ha letto il libro, arriva a sostituirlo perchè lui è in ospedale). Volevo un personaggio che fosse il contrario di Pisanelli e l'ho trovato. Questa donna ha una storia da raccontare e lo farà nei prossimi romanzi. 
Poi c'è Ottavia: è un personaggio di rottura. La verità è che odia suo figlio. Avere un figlio autistico è una condanna per una donna. Ottavia incontra un uomo di cui si innamora ma una cosa è pensare di lasciare un marito che non si ama più, una cosa è solo immaginare di lasciare un figlio con tali difficoltà. Provo molta tenerezza per lei. Ha una lacerazione interiore profonda. 

Una figura che emerge in modo particolare, in questo tuo ultimo libro della serie, è Marco Aragona.
Aragona è un ragazzo che è perennemente contro tutti. Però è un figlio che non ha un padre pur avendolo.... e si avvicina sempre più a Pisanelli che è un padre con un figlio lontano. Sono due personaggi molto diversi ma che si avvicinano molto in questa storia. 
Mi intriga molto il pensiero di far perdere ad Aragona il posto in albergo, quello che gli paga il padre, e fargli chiedere ospitalità a casa di Pisanelli. Chissà che non possa capitare prima o poi...

Parliamo della trasposizione televisiva. Come hai vissuto questa cosa?
Onestamente ci tengo molto a che i libri e i film camminino su due filoni narrativi diversi. Ho voluto - e su questo ho pesato parecchio - dare una linea narrativa precisa alla serie Tv. Ci sono situazioni che sui libri mancano e non è un caso quanto, piuttosto, una precisa scelta.

Poi c'è Sara...
Sì, Sara è la protagonista di una nuova serie che tra poco vedrà venire alla luce la seconda puntata. Dopo Sara al tramonto, la mia Sara avrà un'altra avventura. Io Sara l'ho incontrata davvero. L'ho incontrata fisicamente ed è la prova di come, spesso, sono le storie che vengono da te e non il contrario. Stavo rientrando a casa all'una e mezza di notte, un sabato notte, ed ho visto al lato della strada un'auto parcheggiata con una donna al volante. Capelli bianchi ma una bella donna, non anziana... era Sara. La domenica mattina ho dovuto subito chiamare il mio editore perchè avevo in mente la sua storia, una storia che nella mia mente avevo scritto durante la notte.

Chi è questa donna?
Sara non è una poliziotta. E' una giustiziera.
E' un'esperta di linguaggio non verbale, è un'osservatrice, legge il labiale. E' un personaggio strano e particolare. Ho scritto la sua storia senza essere molto convinto che andasse bene: mi sono affacciato per vedere cosa succedeva ed ho visto che è venuto fuori un romanzo di grande potenza. 

E che ci dici di Ricciardi?
Il prossimo libro sarà l'ultimo della serie. Quando un autore scrive la storia di un romanzo non sa quanto durerà. Nella maggior parte dei romanzi i personaggi non cambiano. Ma se si fa una scelta diversa, ed i personaggi li si fa cambiare con il tempo, con le esperienze... bhè, allora ad un certo punto la storia deve finire. Ricciardi è un personaggio molto amato e mi piace l'idea di concludere la sua storia nel momento in cui i lettori lo amano. 
Per il momento ho in mente di chiudere la serie. 
Forse proporrò una raccolta di racconti su Bambinella, questo sì, posso dirlo. 

Nelle tue storie compare una Napoli, la tua città, nei confronti della quale, però, sei impietoso...  
Ho gli occhi per vedere e devo fatalmente raccontare quello che vedo. 
Racconto, per amore, i drammi della mia città.