La malinconia è la sua compagna di vita e la sua dannazione. Eh già, perché Daniele si fa prendere dalla malinconia molto spesso e sente di dover superare questo stato di cose per tentativi, cercando ogni volta qualche cosa che l'aiuti a venirne fuori. Perché sente che la malinconia non è una buona compagna di vita: a lei si accompagna un dolore che gli scava l'anima e lui cerca ogni modo possibile per venirne fuori.
Nel momento in cui questo suo tentativo sfocia in un eccesso inaccettabile, scatta per lui un TSO, un trattamento sanitario obbligatorio che lo porta dritto in una struttura ospedaliera destinata a malati di mente. La sua non sarà una destinazione definitiva ma solo un breve periodo della sua vita - che saranno mai sette giorni! - ma questa permanenza lo segnerà nel profondo.
Daniele si trova a condividere questa sua esperienza con degli sconosciuti che ben presto non saranno più tali.
Gianluca sente di essere una donna in un corpo di un uomo con due diverse personalità che si alternano.
Madonnina, questo il suo soprannome, è un automa: invoca continuamente la Madonna - da qui il suo nome - probabilmente nel tentativo di chiedere misericordia per chissà quali peccati.
Alessando è in uno stato catatonico: da un giorno all'altro ha perso il soffio vitale che permette ad ognuno di alzarsi la mattina, muoversi, vivere... Un corpo vuoto, questo sembra su quel letto, con uno sguardo fisso in un punto non meglio definito. E nessuno sa perché gli sia capitato ciò che gli è capitato.
Mario faceva il maestro di mestiere e appara come una persona tranquilla, pronta ad ascoltare e a dare consigli. Sembra del tutto fuori posto ma sono anni che entra ed esce in strutture come quella.
Giorgio ha un dolore grande che lo consuma rendendolo docile come un bambino troppo cresciuto ma, a momenti, aggressivo come un gigante pronto a spazzare via tutto ciò che trova lungo il suo cammino.
Sono diversi l'uno dall'altro ma Daniele sente che tutti, un po', gli somigliano. Tutti portano scritto sulla pelle il male di vivere, ognuno a modo suo, ognuno in modi diversi.
Quello che prova sulla sua pelle, in quella struttura, lo segnerà perché si rende conto che ci sono esistenze che vanno comprese, ascoltate ma in quel posto sembra che tutti vogliano dominarle senza nemmeno dare loro troppa attenzione.
Loro non vogliono curare, ma depurare, purgare, invece dovrebbero saper dividere la follia buona, costruttiva, da quella cattiva e distruttiva.
Loro non sono altro che i medici e gli infermieri di quel posto che, loro malgrado, si trovano nello stesso girone infernale dei pazienti seppur in una diversa posizione.
Bastava talmente poco.
Bastava ascoltare, guardare negli occhi, concedere.
Una volta, una sola volta.
Invece non lo hanno fatto.
Perché per loro non eravamo degni di essere ascoltati.
Perché i matti, i malati, vanno curati, mentre le parole, il dialogo, è merce riservata ai sani.
Mencarelli accende i riflettori con delicatezza ed intensità sul mondo delle malattie mentali e tocca l'anima di ogni lettore. Daniele, così come i suoi compagni di stanza, lasciano il segno. Emozionano. Fanno venire voglia di catapultarsi in quella stanza per chiedere e donare loro un abbraccio prima di qualsiasi altra cosa. Quelle anime fragili, perché tali le considero, non vanno forse protette anziché soffocate?
Per Daniele è un'esperienza indimenticabile. Un mondo a parte che diventerà per sempre parte del suo mondo perché i tagli di Giorgio non si dimenticano così come non si dimenticano le invocazioni di Madonnina, i silenzi di Alessandro, le unghie laccate di Gianluca, lo sguardo benevolo di Mario.
Il libro che ho avuto tra le mani è stato doloroso, di un dolore sottile e latente che non esplode con forza per ogni piccolo episodio ma che domina l'intero racconto assumendo toni differenti ma sempre vividi e profondi. Lo stile di Mencarelli è efficace, l'uso del dialetto romano rende i personaggi ancora più umani di quanto non lo siano già.
Credo di non esagerare nel dire che si tratta di una lettura necessaria, se non altro per riflettere su situazioni che troppo spesso, e con troppa leggerezza, siamo portati a licenziare come pazzia.
Chi non lo è, ognuno a modo suo, un po' fuori di testa? Sia chiaro, nessuno viene maltrattato (vorrei precisarlo perché si potrebbe pensare che sia questo il problema), ma... leggetelo. Capirete e non resterete indifferenti.
Ps. l'autore racconta la sua esperienza, vissuta quando aveva vent'anni, nell'estate del 1994.Non chiamatelo solo romanzo.
***
Tutto chiede salvezza
Daniele Mencarelli
Mondadori editore
204 pagine
14.00 euro copertina flessibile, 19.00 euro copertira rigida, 9.99 Kindle
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