sabato 31 dicembre 2022

Ancora viva (K. A. Marshall)

Ho concluso l'anno con una lettura a dir poco avventurosa, con una ragazzina che tira fuori gli attributi (forse troppo per essere credibile fino in fondo) ed una torbida storia di fanatismo e roba del genere.

Quella narrata nel libro Ancora viva è una storia che di fondo è abbastanza sentita visto che si concentra principalmente su ciò che avviene ad una ragazzina che resta sola in mezzo ad una foresta con l'unica compagnia di un cane. Una ragazzina di 16 anni che deve sopravvivere in un mondo che non le appartiene, in un luogo che non ama e che non la ama, un luogo che conosce poco e che le è particolarmente avverso come lo sarebbe a chiunque nelle sue condizioni.

 

Jess Cooper è il suo nome. 

Nel momento in cui muore sua madre a seguito di un incidente stradale (in cui lei stessa resterà ferita e claudicante per una leggera zoppia) viene affidata al padre che, però, non viveva con loro. Se n'era andato anni prima ed aveva scelto di vivere in solitudine in mezzo ad una foresta dove ha imparato a cibarsi di ciò che caccia, a ripararsi sotto ciò che riesce a costruire... un ambiente tutt'altro che ospitale dove la ragazzina si sente subito fuori posto, tanto più se pensa che è con un padre che l'ha abbandonata. Quando, però, suo padre viene ucciso e lei resta sola, costretta a scappare nella foresta assieme al cane Bo, inizia la vera avventura. Fragile, denutrita, zoppicante, smarrita, con pochi oggetti al suo seguito, con pochi indumenti al suo seguito, con poco cibo con se', Jess ha solo un obiettivo: sopravvivere. Anzi, due: sopravvivere e vendicarsi di coloro che hanno ucciso suo padre.

Arriva qui la parte poco credibile, secondo me. Una ragazzina di città, di 16 anni, che potrebbe essere mia figlia, sola in un luogo così inospitale... supera prove inimmaginabili come l'essere caduta in un lago quasi ghiacciato, il non avere cibo, non avere fuoco... quando poi arriva il momento della vendetta allora diventa tutto ancora meno credibile, secondo me. Perchè se è vero che la forza della disperazione può aiutare a tirare fuori una forza inimmaginabile in ognuno, parliamo pur sempre di quella ragazzina fragile, denutrita, provata dalla vita selvaggia. Questa cosa mi ha un pochino fatto storcere il naso. 

Però devo ammettere che, qualche esagerazione a parte, il libro è ben scritto, è scorrevole e senza dubbio avventuroso, anche ad alta tensione in alcuni punti.

Consigliato a chi non va troppo per il sottile con le esagerazioni ed è disposto a chiudere un occhio su diversi punti ma che ami l'avventura e le ragazzine forti!
***
Ancora viva
K. A. Marshall
Harper Collins editore
336 pagine
18.50 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle

venerdì 30 dicembre 2022

Anya e il suo fantasma (V. Brosgol)

 

Non vado forte con le Graphic Novel.

O meglio… li ho sempre chiamati fumetti e mi sono sempre limitata al mio caro, vecchio Topolino. In tempi più moderni i “fumetti” sono diventate storie autoconclusive con la stessa struttura dei romanzi ma con una rappresentazione grafica ben precisa. Non ne ho letti molti, devo dire la verità.
Anzi, credo che Anya e il suo fantasma sia il primo (o il secondo, forse) che leggo quest’anno.
Si tratta di una storia dai toni cupi che ha per protagonista una ragazzina, un’adolescente che presenta tutte le caratteristiche degli adolescenti “veri”. Ha un rapporto conflittuale con il suo corpo, ha origini diverse da quelle degli altri studenti della scuola che frequenta e fa fatica ad integrarsi, non ha molti amici, ha dovuto correggere il suo modo di parlare per nascondere le sue origini, ha avuto delle negative esperienze (ormai lasciate alle spalle) con i bulli della scuola.

Nel momento in cui inciampa, nel bosco, e finisce all’interno di un buco nel terreno fa un incontro che mai avrebbe immaginato di fare con il fantasma di una sua coetanea morta parecchi anni prima. I toni cupi del racconto, la presenza di un fantasma, una morte (solo una?) misteriosa fanno di questo racconto un noir che può anche spaventare se messo nelle mani di lettori troppo giovani.
Trovo che sia una lettura adatta ad adolescenti che siano disposti a riflettere sulle tematiche trattate e non solo a lasciarsi intrattenere per qualche ora: l’accettazione di sé, l’integrazione, l’autostima, la solitudine, l’amicizia, la capacità di guardare con oggettività a ciò che ci accade accanto… tanti gli spunti di riflessione.
Emily, questo il nome del fantasma, sulle prime si mostra simpatica e ben predisposta a stare accanto ad Anya nella sua vita di tutti i giorni ma la ragazzina scoprirà, ben presto, che dietro alle apparenze ci può essere una storia che non piace. Qualche cosa di terribile emergerà nel momento in cui la ragazzina inizierà a fare delle indagini sulla morte di Emily, parecchi anni prima.

Il volume è molto gradevole al tatto, piacevole da tenere tra le mani anche se un po' pesantuccio da tenere in borsa (per chi fosse abituato ad avere un libro in borsa come me). Le immagini sono chiare e le illustrazioni rendono appieno, complice anche il nero crescente una pagina dopo l’altra, l’atmosfera del momento.

*** 
Anya e il suo fantasma
Vera Brosgol 
Bao Publishing
224 pagine
16.00 euro copertina rigida 

Il Grinch - Dr. Seuss

 

Conoscevo di fama Il Grinch e nei giorni scorsi ho avuto il piacere di fare la sua conoscenza "da vicino".
 
Alla ricerca di letture in biblioteca da proporre ad alta voce ai bambini della scuola primaria è spuntato fuori questo piccoli librettino e mi sono lasciata prendere dalla curiosità. Prima di leggerlo in classe leggiamo sempre noi grandi le letture scelte ed ecco come ho fatto la sua conoscenza.
Non ama il Natale, lui. Per niente.
E cerca di rompere le uova nel paniere a tutti coloro che, invece, stanno vivendo appieno l’aria natalizia.
Le prova di tutte, ma proprio tutte.
Alla fine, però, si rende conto che lo spirito natalizio non sta nei doni, nelle luci, nei dolci bensì nei cuori.
 
In poche pagine si racconta, in modo efficace, come si può cercare di rovinare il Natale agli altri ma anche quanto sia facile comprendere che non sono i doni, l’albero con le lucine o i dolcetti a fare il Natale quanto, piuttosto, la vicinanza di un amico, di una persona cara.
Trovo che sia una storia piuttosto efficace per far comprendere quando basti poco per riscoprire il senso del Natale e alla fine la figura del Grinch, seppur negativa perché vorrebbe annullare la gioia di tutti coloro che sono – invece – presi dal periodo natalizio, diventa un mezzo per eliminare tutto ciò che è superfluo e arrivare al cuore del Natale.

Storia carina, personaggio che è diventato famoso più grazie al piccolo schermo che ai libro ma che non può mancare in nessun Natale che si rispetti.
Stile scorrevole, linguaggio perfetto per arrivare ai più piccoli, personaggio che diventa simpatico anche se si comporta da antipatico!
*** 
Il Grinch
Dr. Seuss
Mondadori editore
pag. 64

martedì 27 dicembre 2022

Il pianeta degli alberi di Natale (G. Rodari)

 

 Sogno, fantascienza, magia, mondi paralleli. In due parole, Gianni Rodari.

In questo periodo natalizio ho sperimentato quanto possa essere divertente cercare libri da leggere ai bambini, a voce alta, nelle scuole. Il pianeta degli alberi di Natale, a dire il vero, non ho potuto prenderlo in prestito perchè era già fuori e sarebbe rientrato dopo un paio di settimane ma quando la bibliotecaria me lo ha citato mi sono incuriosita e l'ho preso in prestito dal circuito Mlol in versione ebook. Per mia curiosità, però, non certo per proporlo come lettura ad alta voce visto che per questo ci vogliono libri da sfogliare, da tenere tra le mani, da mostrare, da far toccare ai piccoli.

In perfetto stile Rodari, la storia che viene narrata è quella di un bambino che si ritrova, all'improvviso, in un mondo lontano. Dopo aver ricevuto un cavallo a dondolo in dono per il suo compleanno - dono poco apprezzato, a dire il vero, perché "da piccoli" - il bambino affronta un fantastico viaggio verso un pianeta in cui gli abitanti non hanno nome, le cose non si comprano, non esistono soldi e, di conseguenza, si può prendere tutto ciò che si vuole senza sborsare nessun denaro.

A ben guardare il pianeta sembra realizzare ogni desiderio che si possa avere: si mangia senza pagare, si dorme nella casa che si desidera, si cammina in vie che non hanno nome e che potrebbero anche avere il proprio, si viene serviti da gentilissimo robot che pensano a fare tutto. Una vita da sogno dove, però, non mancano le minacce... una di queste rappresenterà una prova per il nostro protagonista visto che dovrà trovare una soluzione, un modo per superare il pericolo lavorando d'astuzia e senza la minima violenza.

Una prova importante per un bambino: affrontare un problema, trovare una soluzione mettendo in moto l'ingegno anche in un mondo dove sembra che tutto sia semplice, dove le soluzioni si possono trovare ovunque.

Considerando che è stato pubblicato la prima volta nel 1962 credo di poter dire che il tema proposto, un tema fantastico, è decisamente lontano dai fantasy di oggi ma, comunque, capace di far viaggiare i più piccoli con la fantasia.

Rodari, poi, ha uno stile riconoscibilissimo: diverte, cattura, porta lontano con le parole e non si smentisce inserendo, nelle ultime pagine, anche delle filastrocche che hanno tutte a che fare con il mondo in cui il nostro protagonista viene a trovarsi. Non mancano oggetti che funzionano al contrario, situazioni capovolte e simili.

Storia simpatica da proporre ai bambini come lettura della buona notte, con la certezza che possano poi viaggiare lontano, in un fantastico sogno.
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Il pianeta degli alberi di Natale
Gianni Rodari
Einaudi editore
142 pagine
12.50 euro copertina flessibile, 15.00 euro copertina rigida

lunedì 26 dicembre 2022

Un estraneo al mio fianco (A. Rule)

 

Questo libro non finisce mai. 

Questo è il pensiero più frequente rimbalzatomi nella mente nel lettere Un estraneo al mio fianco, la storia vera di Ted Bundy, il più feroce serial killer americano raccontata da una donna che lo ha conosciuto, lo ha avuto vicino, ha condiviso alti e bassi della sua esistenza. 

Il libro di Anne Rule mi ha dato l'impressione di non finire mai perché, di fatto, la storia di Ted Bundy sembrava non finire mai visto che nel momento in cui avevo pensato di essere sul punto di scrivere "fine" alla storia accadeva qualche cosa che ne procrastinava l'evento clou.

Quella proposta è la storia di un vero criminale, realmente esistito, che più volte ha rapito, ucciso, torturato ma che, nel tempo, in quanto uomo molto colto e carismatico è diventato una vera e propria star tanto da avere anche numerose fans al suo seguito.

Anne Rule, per sua stessa ammissione, aveva in mente un resoconto giornalistico di cronaca nera di diversi omicidi irrisolti che hanno avuto per vittime diverse ragazze. Da giornalista, l'autrice non era affatto nuova a scritti di questo tipo e avrebbe dovuto essere scritto, com'è normale che sia, in modo distaccato ed impersonale come ogni resoconto giornalistico che si rispetti dovrebbe essere. La ricostruzione dei crimini, però, divenne ben presto una questione molto personale visto che l'autrice si rese conto che colui di cui si parlava non gli era per niente estraneo. Era un suo amico, una persona con la quale si sentiva in sintonia, conosciuta nel 1971 e che per 18 anni cambiò, in un modo o nell'altro, la sua vita.

L'idea di parlare della mano che era dietro la scomparsa e l'uccisione di diverse ragazze era nata prima che Anne si rendesse conto di avere a che fare con un amico... e strada facendo quello che avrebbe dovuto essere un resoconto impersonale è diventato altro. 

Il resoconto è piuttosto preciso, le vicende processuali vengono sviscerate in modo molto dettagliato.

Ci sono domande che resteranno senza risposta anche dopo aver letto l'ultima riga dell'ultima pagina. Quello che è certo è che tanti sono stati i dubbi sulla colpevolezza di Ted, tante le difficoltà nel mettere insieme prove che quel ragazzo, prima, uomo poi, era considerato come studente modello, persona intelligente e caparbia, attenta e premurosa, di una bellezza capace di catalizzare le attenzioni di molti... Un uomo che avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi ma che, a quanto pare, ha fatto una scelta di gran lunga diversa. 

Un killer spietato, un uomo senza coscienza, con disturbi della personalità che mai hanno però messo in dubbio la sua capacità di intendere e di volere. Un uomo che ha seviziato e ucciso giovani donne, molte delle quali non sono mai state seppellite perché i loro resti non sono mai stati trovati.

Un mostro.

Eppure... in molti - anche nella stessa Ann - è emersa la necessità di difenderlo, di tentare di salvargli la vita, di dargli comunque un futuro. Quel futuro che lui, però, ha strappo via a quelle ragazze che ha ucciso.

Ecco, dunque, che al di là del caso specifico, dei dettagli delle indagini, delle vittime e delle loro famiglie ci si interroga sulla pena di morte, sull'opportunità di togliere la vita a qualcuno, seppur palesemente colpevole. 

Lo stile dell'autrice è molto dettagliato ed ho apprezzato il fatto che siano state aggiunte delle appendici più recenti per dare conto di come sia andato a finire il tutto e di cosa sia accaduto in tempi più recenti. Ciò che non ho proprio apprezzato - ma non so se sia da attribuire alla traduzione - è stato l'uso di "E però" dopo il punto, ad inizio di una nuova frase. Più volte mi sono imbattuta in questo modo di aprire le frasi e, onestamente, non mi è piaciuto affatto. Mi sembra qualche cosa di desueto e che non suona bene. Una congiunzione avversativa che io avrei reso in altro modo, più scorrevole e moderno dal punto di vista linguistico. Ovviamente si tratta di un'osservazione personale.
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Un estraneo al mio fianco
Ann Rule
Tea Editore
560 pagine
16.00 euro copertina flessibile, 8.99 Kindle

venerdì 23 dicembre 2022

Oltre. Fino all'ultimo respiro vol. 2 (G. Cozza)

 

 

Stavolta il colpo di scena arriva all'inizio, nelle prime pagine del libro.

Abbiamo lasciato Vaol a fare i conti con una grande responsabilità ed anche con un grande dolore. La ritroviamo quattro anni dopo la caduta della dittatura dei Primi. L'obiettivo suo e dei suoi fedelissimi era quello di ricostruire il limbo ed è quello che ha fatto. In modo legittimo, stavolta, non da membro (e capo) della resistenza. Il vecchio regime non esiste più ed ora la responsabilità di chi governa è diversa da allora ma altrettanto grande. 

Vaol continua quotidianamente a mantenere la promessa fatta a suo padre: spendersi per una nuova società lontana dalla violenza e dall'ingiustizia. Pur essendo sulla giusta strada, non tutto procede come aveva immaginato e si avverte un malessere strisciante nella comunità. Un malessere che ben presto si paleserà con veri e propri attentati che minacciano la leadership di quella nuova società libera, è vero, ma con tante difficoltà ancora da affrontare.

In un contesto di questo tipo la vita di Vaol viene stravolta da una notizia che mai avrebbe potuto immaginare: qualcuno torna dal suo passato e lo fa quasi in punta di piedi ma, allo stesso tempo, in modo dirompente.

Avevo apprezzato la storia e la scrittura nelle quali mi ero imbattuta con il primo volume e devo ammettere che anche con il secondo il livello non si è abbassato. Certo, il colpo di scena iniziale mi ha presa in contropiede fin da subito... e credo che sia inevitabile per tutti... 

Questa volta emerge in maniera ancora più nitida la personalità della protagonista che è messa a dura, durissima prova. Vaol è combattuta, sa di avere delle responsabilità, vuole a tutti i costi essere coerente ma quando c'è di mezzo il cuore spesso ogni equilibrio viene meno, volenti o nolenti. 

La ragazza dimostra di essere perfettamente all'altezza nel ruolo che in precedenza era stato di suo padre e di avere non solo grandi capacità organizzative ma è anche in grado di fare delle scelte, in maniera ancor più matura di quanto non abbia già fatto nel volume precedente.

Siamo sempre in un luogo immaginario, di passaggio tra la vita e la morte, in quel limbo in cui arriva chi è morto troppo giovane è viene trattenuto da qualcosa. Un mondo che è molto cambiato da quattro anni a questa parte ma che non ha perso le sue caratteristiche di luogo popolato da persone che hanno parso la vita ma hanno una seconda possibilità.

Per chi volesse conoscere Vaol consiglio caldamente di procedere in ordine con la lettura e iniziare da Oltre. Stavola non si può comprendere del tutto ciò che accade sa manca la prima parte.
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Oltre. Fino all'ultimo respiro vol. 2
Giorgia Cozza
La Corte editore
341 pagine
17.90 copertina flessibile, 7.99 Kindle

giovedì 22 dicembre 2022

Lo schiaccianoci. Un racconto di Natale (E.T.A. Hoffmann)

 

Letto da bambina e lasciato in un angolino, nello scegliere le letture da proporre ai bambini a scuola mi sono ritrovata tra le mani Lo schiaccianoci in un piccolo formato dalla copertina blu in un'edizione piuttosto recente, del 2022.

La storia dello schiaccianoci, lo devo ammettere, non mi è mai piaciuta: ho voluto rileggerla con una nuova maturità, dopo tanti anni dalla prima volta e devo dire che la mia opinione non è cambiata di molto.

Si tratta di un libro per bambini  ma non è questo che mi ha disturbata. Assolutamente. Mi capita spesso di leggere libri per giovani lettori e non me ne vergogno pur essendo un tantino fuori quota.

Siamo alla vigilia di Natale: Marie Stahlbaum è una bambina curiosa e piena di meraviglia. Quando riceve in dono dal padrino uno schiaccianoci di legno dalle sembianze umane, se ne innamora subito. Non è bello, tutt'altro. Ha un aspetto molto particolare ma a lei piace. Non sa, Marie, che con lui vivrà un sacco di avventure. Almeno non lo sa nel momento in cui lo ha preso per la prima volta tra le mani.

Realtà o sogno, pura fantasia o vere immagini di vita? Marie vive intensamente le tante avventure che la porteranno a conoscere meglio quello schiaccianoci che si scoprirà essere un principe coraggioso e dai grandi sentimenti. 

Ma quello che sembra essere un semplice giocattolo è in realtà un oggetto magico animato di vita propria: un eroe coraggioso che difenderà Marie dal malvagio Re dei topi, con sette teste e sette corone, e la condurrà al cospetto della Principessa Pirlipat, nel Regno delle Bambole, tra pastorelli e soldatini d'argento, cestini di zucchero e canditi. Pubblicata nel 1816 e diventata un celebre balletto di Caikovskij, la fiaba dello Schiaccianoci continua ancora oggi a far sognare bambini e adulti di tutto il mondo.

 Pubblicata nel 1816 la storia non risparmia scene piuttosto cupe ed anche violente (diciamolo una volta per tutte!!!) che da bambina mi avranno di certo inquietata... 

Ho provato a pensare quale potesse essere la reazione dei bambini se decidessi di leggere loro questa storia... ho pensato alla classica lettura della buona notte, abitudine che avevamo sempre in casa quando i miei figli erano più piccini. Ebbene, non sarebbe per niente una lettura della buona notte secondo il mio parere. Va tenuto conto che è una storia d'altri tempi, scritta parecchi anni fa questo è vero. Ma ciò non toglie nulla al fatto che sia una storia che non mi piace. Non posso farci niente.

É proposta come tradizionale lettura natalizia ma ancora oggi torno a dire che questa storia non mi piace così come non mi piacciono gli Schiaccianoce che si vedono in giro come addobbi natalizi.
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Lo schiaccianoci. Un racconto di Natale
Ernst T. A. Hoffmann
Giunti Editore
112 pagine
4.90 euro copertina flessibile

mercoledì 21 dicembre 2022

L'anno che a Roma fu due volte Natale (R. Venturini)

 

 

Una commedia tragicomica che non mi ha trasmesso niente. 

Mi spiace ma non sono riuscita a trovare sintonia con i personaggi, con la storia, con lo stile. 

Il libro L'anno che a Roma fu due volte Natale (che peraltro di atmosfera natalizia non ha niente se non il titolo e la copertina con la pallina dell'albero) non mi ha catturata, non mi ha emozionata, non mi ha nemmeno divertita se non per qualche fugace momento, subito rientrato però perchè se è vero che alcune situazioni strappano un sorriso è anche vero che arriva, uguale e contraria, tanta tristezza.

Ma andiamo con ordine. La fatica letteraria dell'autore è coraggiosa, questo sì. Ma per quel che mi riguarda non ha raggiunto l'obiettivo sperato: indurmi ad apprezzare la storia narrata.

Siamo a Torvaianica, frazione di Pomezia e località balneare del litorale romano nella quale, negli anni Sessanta, attori e registi andavano a passare le vacanze. Da allora le cose sono cambiate e l'autore ben descrive quanto accaduto: la storia non è ambientata negli anni Sessanta, no, ma in tempi più moderni quando ormai il quartiere è diventata "una torretta della mafia su Roma" (metto tra virgolette perchè non sono io a dirlo). 

In questo ambiente vive Alfreda, una signora anziana che rappresenta il declino di quel posto: dopo una vita coniugale felice, rimasta vedova, oggi è un'accumulatrice seriale, diabetica, fortemente sovrappeso. Marco è suo figlio: un ragazzo piuttosto particolare al quale la donna - che dice di vedere Sandra Mondaini nella sua casa e di ascoltare le sue lamentele e richieste - chiede di fare in modo di dare corso ad una richiesta di Sandra, quella di ricongiungerla con Raimondo, ora che sono entrambi passati a miglior vita e che riposta lontano da lei. Una richiesta piuttosto perentoria, la sua, dietro minaccia di uccidersi se suo figlio non farà in modo di accontentarla e dare a Sandra la serenità che le manca.

Con Marco scende in campo una singolare compagnia: Er Donna, un travestito che non ha mai nascosto di aver fatto vita di strada; Carlo, da sempre presente nella vita di Marco ed Alfreda cui è legato da un'antica amicizia.

Questa la storia di fondo, arricchita da ricordi che tornano alla mente a destra e a sinistra, tentativi di offrire scene divertenti ma che a me, onestamente, anche se sulle prime hanno strappato un sorrisino poi hanno subito profondamente rattristata.

Magari saranno piccole o grandi follie quotidiane quelle raccontate e che potrebbero far sorridere ma io non ne ho compreso il senso... faccio proprio fatica a raccontare in modo coerente tutto ciò che accade e riesco solo a limitarmi alla richiesta di Alfreda, ai tre che cercano di accontentarla e poco più.

Un grande "bho!" è poi legato al riferimento al Natale che ho cercato tra le righe, tra i capitoli ma tranne un accenno a qualche cosa di natalizio che ho pure rimosso, non c'è altro.

Probabilmente anche stavolta è un mio limite, sono una lettrice più tradizione... Surreale... particolarissimo e non nelle mie corde.

Per fortuna ho preso questo libro in prestito sul sistema bibliotecario Mlol della mia regione altrimenti averi di sicuro detto che sarebbero stati soldi buttati. Mi spiace ma è così!
***
L'anno che a Roma fu due volte Natale
Roberto Venturini
SEM editore
192 pagine
17.00 euro copertina flessibile, 8.99 Kindle

martedì 20 dicembre 2022

Il magico regno di Landover (T. Brooks)

 

 Avevo proprio bisogno di un pizzico di magia in questi giorni.

E con Il magico regno di Landover l'ho trovata e senza quegli eccessi che, spesso, nei fantasy, rendono tutto sopra le righe.

Il protagonista è Ben Holiday, un avvocato di successo che ha voglia di cambiare vita. Dopo la morte dell'amata moglie (che portava in grembo il suo figlioletto) avverte di non navere più stimoli nella sua vita quotidiana e si lascia attirare da uno strano avviso: c'è un regno magico in vendita a prezzo stracciato... un regno magico che cerca un Re che intenda fare uno straordinario acquisto e diventare il vero Re di quel luogo fatto di maghi e fate, draghi e folletti, con un castello, tanta magia.

Potrebbe essere questa l'occasione per cambiare vita. La somma richiesta per l'acquisto la possiede e non ci riflette più di tanto: cosa potrà mai accadere di male nel diventare Re di un regno magico? 

Prova a chiedere consiglio al suo socio e amico di sempre, Miles Bennet, ma in cuor suo ha già deciso: l'acquisto si farà. Sarà lui il nuovo Re di Landover.

Trascura qualche dettaglio, però, in primis dove possa trovarsi un regno di questo tipo e dove sia l'inganno perché, a ben guardare, qualche cosa che non torna c'è... ma non capisce bene cosa. Ebbene, intende scoprirlo sul campo e porta a termine l'affare. Segue delle precise indicazioni e si ritrova in quel regno... un tantino diverso da quel che si aspettava, però. É un regno è in rovina, con baroni in rivolta e un terribile drago che minaccia e distrugge ogni cosa. Cosa potrà fare l’improvvisato eroe?

Ha dieci giorni di tempo per ripensarci, tornare a casa e perdere solo una parte della somma versata ma la sfida, seppur più grande di quanto non avesse immaginato, non intacca la sua forza di volontà e la sua scelta di andare fino in fondo.

In questo nuovo mondo incontra dei personaggi piuttosto singolari, si rende conto di non avere un patrimonio a disposizione, di non avere un esercito e di non avere sudditi disposti a giurargli fedeltà. La strada è ben più accidentata del previsto ma non si lascia abbattere.

Tanti i pericoli da affrontare: Ben è fermo nella sua idea e non si lascia piegare dalla paura. É pronto a fare di tutto per essere accettato come Re di Landover, anche se questo voglia dire affrontare un pericoloso drago o una figura oscura ancora più minacciosa.

Una bella avventura, quella proposta, adatta a giovani lettori ma non solo. Quel pizzico di magia che non può mancare in una storia del genere non porta mai gli eventi sopra le righe ed anche gli scontri/incontri con le creature magiche che appaiono nel nuovo regno non sono mai eccessivi. Non lo sono gli scontri così come non lo sono gli incontri: in particolare penso all'incontro con una bellissima creatura magica che si dichiarerà, fin da subito, come di sua appartenenza. 

Ben è un personaggio affascinante. Pur nella sua debolezza, pur facendo i conti con la sua vita resa monca da un'assenza così profonda come può essere quella di sua moglie, mostra di essere un personaggio molto intelligente e coraggioso, a modo suo. Affronta le avversità con gli strumenti di cui dispone. I vari personaggi che gli stanno accanto sono molto eterogenei ed anche buffi ma tutti molto fedeli. 

Lettura molto piacevole, primo libro di una serie che cercherò di recuperare in futuro concedendomi una parentesi fantasy che non mi è dispiaciuta affatto.
***
Il magico regno di Landover
Terry Brooks
Mondadori editore
378 pagine
10.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle

domenica 18 dicembre 2022

I pattini d'argento (M.M. Dodge)

Nello scegliere in biblioteca testi da proporre ai bambini delle scuole come letture a voce alta mi sono imbattuta in questo vecchio volume e, pur consapevole che non sarebbe stato adatto per ciò che cercavo, ho voluto togliermi la curiosità di leggerlo visto che è consigliato un po' ovunque come lettura natalizia. E mi mancava... Non ricordo di averlo letto da bambina, da ragazzina, così ho colto al volo l'occasione.

La storia ben si presta per carezzare l'anima,

É una storia d'altri tempi, con termini oramai desueti ma che ben rendono l'idea delle ambientazioni, dei sentimenti provati dai vari personaggi, delle situazioni. 

Siamo in Olanda, nei dintorni di Amsterdam: Hans e Gretel sono due fratelli di umili origini che catturano il cuore del lettore per la loro bontà, umiltà e rettitudine. Aiutano la mamma che assiste il loro papà malato da anni e sanno che ognuno deve fare la propria parte. Amano pattinare ma non possiedono pattini come tutti gli altri ragazzini di famiglie più ricche. Calzano dei pattini di legno ma non se ne preoccupano più di tanto. 

Hanno attorno persone che tendono ad isolarli per via della loro povertà ma non solo. Anzi, sono decisamente in minoranza quelli che tendono a storcere il naso in loro presenza perchè di una classe sociale inferiore. Sono bambini che si fanno amare e quando si prospetta loro la possibilità di gareggiare, pattini ai piedi, per vincere una importante gara di pattinaggio, inizia l'avventura.

La storia della famiglia Brinker è molto triste, con un padre che da dieci anni, dopo un incidente, è poco più che un fantoccio senza memoria, una madre che lo accudisce ma vive in povertà e i due fratellini che, accanto all'impegno della scuola come tutti gli altri, sanno bene di avere altre responsabilità. Farebbero di tutto per poter cambiare le cose, per fare in modo che il loro papà possa guarire, che la loro mamma possa preparare dei pranzi più sostanziosi e sorridere più spesso. E lo fanno davvero...

Mi sono anche commossa in alcuni punti, devo ammetterlo, e l'uso di un linguaggio di altri tempi ha reso tutto ancora più magico. Un po' difficoltosa la lettura per via di pagine ingiallite e che tendevano a staccarsi ma un vecchio libro porta con se' una magia tutta sua... non siete d'accordo?

É un libro che trasmette buoni sentimenti, in un clima in solidarietà, altruismo e gentilezza diventano gli elementi fondamentali di un periodo natalizio che tutti noi vorremmo vivere. E ci insegna anche a non giudicare dalle apparenze, a non arrivare subito a conclusioni che potrebbero essere del tutto diverse da quanto immaginato.

Per chi ama letture che riscaldano il cuore. Datato ma piacevole.
***
I pattini d'argento
Malipiero editore ediz. del 1981
pag. 121

sabato 17 dicembre 2022

E poi saremo salvi (A. Carati)

Dolorosa. La storia raccontata nel libro “E poi saremo salvi” è una storia dolorosa.

Il dolore di una ragazza, di una famiglia, di una terra martoriata dalla guerra che ha lasciato segni profondi in tutti coloro che sono sopravvissuti. È la guerra dei Balcani che ha riguardato tutte le popolazioni della ex Jugoslavia tra il 1990 e il 1995: storia recente, quella di cui si parla, che sembra aver toccato solo marginalmente le coscienze del resto dell’Europa.

Come se non le riguardasse. Come se fosse storia lontana.

Il popolo bosniaco, in particolare, è stato sterminato da un vero e proprio genocidio.

La storia raccontata da quello che è un potente esordio letterario di Alessandra Carati prende avvio in Bosnia e vede Aida, anni 6, vivere come una bambina come tante. Gioca, cresce, ama ed è amata dalla sua famiglia.

Poi, all’improvviso, la fuga. Tanto inaspettata quanto necessaria, per sopravvivere. Con la mano in quella della sua mamma, appesantita da un pancione da cui presto arriverà il suo fratelli Ibro, la bambina non comprende bene cosa stia accadendo e, soprattutto, perché. L’Italia è la meta di quella fuga, quella terra in cui si sarebbe raggiunta la salvezza e dove il padre di Aida è già, da tempo, per lavoro.

Come è già accaduto in un romanzo che ho letto di recente, però, mi sono interrogata su cosa voglia dire salvezza… se si possano definire salvi quanti restano dopo aver visto l’orrore di figli e fratelli strappati alle loro case, uomini torturati, uccisi, fatti a pezzi, donne violentate… questa è salvezza? Vivere con il ricordo di tanto orrore, è davvero salvezza? Me lo sono chiesta una volta ancora. Ed anche questo interrogativo è doloroso. Molto. Perché il solo fatto di porsi una domanda di questo genere fa male.

Aida cresce ma si sentirà per sempre senza un luogo: non ha più i luoghi della sua infanzia e quei luoghi nuovi in cui vive, in Italia, non li sente suoi.

Ora, in Italia, le si presenta una realtà nuova ma, pur avendo l’amore di chi le sta attorno, Aida sente di non avere radici. Sente che quel posto non è il suo. E crescendo si rende conto di non poter vivere per sempre con quel senso di gratitudine che accompagna chi viene accolto, aiutato, compreso, supportato. Gratitudine che le viene dal cuore, certo, ma che a lungo andare inizia a pesare.

Aida cresce, fa le sue scelte. E sono scelte che la portano ad allontanarsi dalla sua famiglia e da suo fratello che, a questo punto, si vede costretto a crescere da solo proprio in virtù delle scelte di lei. Nessuno gliene fa una colpa ma Aida avverte il peso delle conseguenze delle sue decisioni, ogni giorno di più.

Si apre una grossa parentesi su quell’integrazione che è difficile da attuare anche con le più buone intenzioni, i rapporti familiari che scricchiolano davanti a scelte poco in linea con quello che la tradizione vorrebbe.

Nella seconda parte del libro, quando Aida è oramai una giovane donna indipendente, si apre un capitolo nuovo, altrettanto doloroso: il fratello di Aida inizia ad avere dei problemi, inizia a vivere in un mondo tutto suo e affronta la realtà in modo diverso da sua sorella. Lei, la ragazza forte. Lui il ragazzo fragile, difficile.

L’amore di Aida per quel bambino di allora, giovane di oggi, basterà per aiutarlo? Basterà per accorciare le distanza che si sono create tra i due nel tempo?

Un romanzo importante, che arriva nel profondo di un lettore attento, pronto a fare i conti con una storia che parte da una terribile realtà e che lascia il segno.

Alla fine del libro troviamo Aida ormai donna. Un piccolo appunto in merito alle vicende che si susseguono: in alcuni passaggi ho avuto la sensazione che mancasse qualcosa, qualche riferimento importante… compaiono personaggi e situazioni che vengono date per scontate ma dei cui sviluppi non so fa cenno. Avrei preferito maggiore perizia in questo, almeno nelle vicende più importanti come può essere un matrimonio.

A parte questa piccola parentesi, lettura che consiglio. Dolorosa ma necessaria.
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E poi saremo salvi
Alessandra Carati
Mondadori editore
276 pagine
18.00 euro copertina rigida - 9.99 Kindle

martedì 13 dicembre 2022

Il rito dei corvi (F. Salvaterra)

 

L'esistenza di Franky, un ragazzo come tanti, sta per cambiare. 

Ha 23 anni, un lavoro che non lo soddisfa più di tanto ma che gli è necessario per vivere, una compagnia piuttosto eterogenea di amici fedeli e rapporti familiari sui quali stendere un velo pietoso.  

Un ragazzo come tanti, appunto.

Eppure ben presto scoprirà di non essere poi un ragazzo così comune. Degli strani incubi animano le sue notti e l'arrivo di Agata, una ragazza tanto bella quanto strana, nel locale in cui lavora sconvolgeranno la vita del ragazzo.

Lei sembra compiere degli stani riti con quel sale e quei fondi di caffè che si ostina ad osservare e sembra avere una sensibilità particolare nei confronti delle persone. Nei confronti di Franky.

La ragazza è portatrice di una verità inaccettabile per lui ma sempre più concreta e sempre più vicina. Perché proprio lui, volente o nolente, si scoprirà parte di un legame  che mai avrebbe pensato di avere con lei e non solo con lei.

Tra quotidianità ed occulto, l'autore porta il lettore in un mondo inquietante nel quale il sovrannaturale segna confini solo immaginati nella fantasia di chi, invece, proverà sulla sua pelle esperienza al limite tra la vita e la morte.

Che fine fa l'anima dopo la morte? Se segue un determinato percorso verso l'immortalità ma qualcuno voglia spezzare il corso delle cose, cosa può accadere? Quante  vite devono essere sacrificate per impedire che ciò che dovrebbe essere venga, invece, spezzato?

Azif, Gustav, Bruce, Jerome: presenze che hanno, o hanno avuto, un ruolo importante, cos'hanno a che fare con Franky? E con Agata? Da dove arriva quella ragazza così misteriosa? 

Il ritmo del racconto è incalzante, le parole risucchiano il lettore in un vortice di tensione, paura, curiosità in una storia originale, legami solidi come quelli con una cerchia di amici (pochi ma buoni) che stupirà il lettore, una storia d'amore che pur essendo importante non offusca tutto il resto, un personaggio - quello di Agata - che non si fa dimenticare ed un finale che non fa sconti. 

Non li fa ai protagonisti ma nemmeno al lettore che, almeno a me è capitato, non può dare nulla per scontato fino all'ultima riga. 

Un unico appunto è legato a delle "ingenuità" dal punto di vista grammaticale che ho lasciato, però, in un angolino, tanta era la voglia di arrivare alla fine.

Ottimo lavoro, comunque. Storia che consiglio a chi amasse gli ambienti cupi, al sovrannaturale, alla tensione... il tutto declinato con un linguaggio incalzante, descrizioni efficaci ed una fantasia che, seppur necessaria in storie di questo tipo, non è mai sopra la righe.

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Il rito dei corvi
Filippo Salvaterra
14.56 euro copertina flessibile
306 pagine

venerdì 9 dicembre 2022

Oltre (G. Cozza)

 

Non mi hanno mai attirata più di tanto storie che parlano della vita oltre la morte. Oltre di Paola Chiozza attendeva da anni (e non esagero) di essere letto - almeno 4 - e nei giorni scorsi ho pensato di dargli una possibilità.
Così ho conosciuto Vaol, una giovane che è convinta di star vivendo un sogno. Eh sì, perché si trova improvvisamente in un ambiente che conosce bene ma che non riconosce del tutto e con persone mai viste prima.
Tra queste Hans, un ragazzo bellissimo, gentile, attento, protettivo dal quale si sente subito attratta, corrisposta.

La verità è che non si trova in un sogno ma nel limbo, un luogo di mezzo dopo la vita ma prima della morte. Qui governano i Primi che hanno attuato un rigido sistema oligarchico che costringe gli Ultimi in una sorta di schiavitù, applicando una legge che li autorizza ad eliminarli, a propria discrezione, a controllarli, a sottometterli psicologicamente e fisicamente. 

Ben presto Vaol si troverà ad avere un ruolo determinante nella Resistenza: un nucleo sempre più massiccio di Ultimi, uomini e donne, che hanno intenzione di lottare per cambiare le cose, a costo della loro stessa vita. Lottano affinché il dominio degli Ultimi crolli, affinché si amministri la giustizia vera, affinché ognuno veda rispettata la propria dignità.
Inizia così un'avventura pericolosa nell'ambito della quale Vaol sa di essere chiamata distinguersi in modo attivo non solo perché crede davvero in quello che fa ma perché a capo della resistenza c'è suo padre, morto tempo prima ed approdato come lei, come tutti, nel limbo.

Si tratta comunque di una zona di passaggio: si può passare oltre, morire definitivamente o perchè uccisi (e non è raro che avvenga per mano degli Ultimi) o per propria scelta.

Devo ammettere di aver trovato la storia fluida e coinvolgente. Non ci avrei scommesso, sono sincera.

Non manca la storia d'amore che fa battere i cuori: Vaol e Hans sono così belli insieme che sembra tutto troppo facile... Una storia troppo bella, troppo equilibrata per non nascondere, in un modo o nell'altro, la fregatura. L'ho pensato, eh sì... l'ho proprio pensato con insistenza aspettandomi che succedesse, da un momento all'altro, qualcosa che avrebbe sicuramente rovinato tutto ciò che appariva troppo bello! 

Devo riconoscere all'autrice il merito di non aver calcato la mano nei momenti di tenerezza ed intimità tra i due. Brava, ottima scelta quella di descrivere momenti così belli in modo tale da rendere, alla perfezione, la loro complicità senza dover scadere nel banale, con descrizioni accurate di scene di sesso. 

Racconto dal ritmo crescente. Vite che vengono sacrificate per la causa. Finale sconvolgente. Leggerò di certo il seguito sperando che ne sia all'altezza.
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Oltre
Giorgia Cozza
La Corte editore
411 pagine
16.90 copertina flessibile, Kindle Unlimited

mercoledì 7 dicembre 2022

Se solo il mio cuore fosse pietra (T. Marrone)

Lettura scelta per via della copertina e del titolo, senza cercare nemmeno un accenno di recensione o una riga di trama.



Scelta "a pelle" azzeccata.

Libro bellissimo, anche se è sempre difficile definire così storie che hanno per protagonisti bambini, in determinate situazioni.

In questo casi i protagonisti soni i bambini sopravvissuti ai campi di concentramento, ospitati in una struttura nella quale un team di persone sensibili, prima che professionali, si prende cura di loro consapevoli dei traumi che li hanno segnati.

Perché sono sopravvissuti, è vero. Ma cosa hanno visto i loro occhi? Cosa hanno ascoltato le loro orecchie? Di quali violenze sono stati testimoni? Quali distacchi traumatici li hanno segnati per sempre? Quali perdite?

Nel leggere questa storia è inevitabile chiedersi quale sia stata la sorte peggiore: quella di chi da Auschwitz non è mai uscito o quella di chi è sopravvissuto ma è rimasto solo? Un interrogativo terribile, lo so, ma secondo me inevitabile.

L'autrice propone una storia vera, sotto forma di romanzo, offrendo al lettore una diversa prospettiva: quella vista dagli occhi dei sopravvissuti. Dei bambini sopravvissuti.

Ospitati nella grande villa di campagna di sir Benjamin Drage (siamo nel 1945), dove a prendersi cura di loro c'è un'equipe straordinaria, coordinata da Anne Freud - figlia del famoso Sigmund - e dalla sua collaboratrice Alice Goldberg, bambine e bambini sono messi in condizione di seguire un percorso terapeutico che mira a riportarli alla vita, a recuperare l'umanità perduta. Incubi, immagini mostruose, suoni e urla strazianti, sguardi vuoti, visi scavati... gli operatori sanno di avere a che fare con bambini fortemente provati e dimostrano una straordinaria sensibilità nel relazionarsi quotidianamente con loro e con e loro paure.

Appare lampante il gran lavoro di ricerca e documentazione che è alla base del romanzo: emerge a chiare note l'importanza del recupero della sfera umana nell'ambito di rapporti con chi ha vissuto esperienze tanto traumatiche. Quell'umanità che può aiutare ad allontanare l'orrore da quei piccoli occhi, la morte e le violenze vite, purtroppo, da testimoni innocenti.
Nella penna dell'autrice ho trovato profondo rispetto per quelle esistenze così duramente segnate. É stata una lettura difficile, perché storia vera. Ma sapere che c'è stato chi si è preso cura di quelle giovani anime con tanta umanità mi ha reso più leggero il peso della storia.

É un libro che consiglio caldamente anche a lettori più giovani. Per conoscere, per non dimenticare. Per apprezzare la vita e il tanto che si ha nel quotidiano. 
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Se solo il mio cuore fosse pietra 
Titti Marrone
Feltrinelli editore
240 pagine
17.50 euro copertina flessibile, 11.99 Kindle

venerdì 2 dicembre 2022

Dracula (B. Stoker)

 Erano anni che avevo in mente di leggere Dracula. Rinviando ogni volta, però.

Nel mese di novembre ho deciso di fare una doppia esperienza di lettura: ho ascoltato l'audiolibro Emons in collaborazione con Thrillernord cercando di seguire sull'edizione Giunti che avevo in casa.

L’esperienza di ascolto dell’audiolibro Dracula è stata, per me, straordinaria.

Il merito va alla storia, senza ombra di dubbio, ma anche Paolo Pierobon, che lo legge e che è riuscito a trasmettere ed amplificare sensazioni che altrimenti non sarebbero arrivate – con la sola lettura del libro – con la stessa intensità.

La storia è nota a tutti. Jonathan Harker è ospite di un elegante quanto inquietante Conte nel suo castello in Transilvania: il suo compito è quello di fargli firmare gli atti legati alla compravendita di una casa in Inghilterra. Il Conte Dracula è molto ospitale ma appare fin da subito alquanto strano: pallido, silenzioso nei movimenti, con degli strani denti aguzzi, abitudini di vita molto singolari e… non si riflette sugli specchi. Harker sulle prime non fa caso a quei dettagli ma ben presto si rende conto di avere a che fare con un essere sovrumano e racchiude tutte le sue considerazioni in un diario. Ben presto Jonathan si rende conto di essere prigioniero del Conte ed avverte la necessità di scappare, costi quel che costi!

È proprio in forma epistolare che la storia arriva al lettore dando origine ad un romanzo gotico che cattura per la dovizia dei particolari sia nelle descrizioni degli ambienti (sempre molto cupi) che dei personaggi. Una raccolta di lettere di persone diverse, con Harker in testa, che si trovano tutte coinvolte, in un modo o nell’altro, in vicende molto molto strane che condurranno, ben presto, ad un’unica matrice. Una terribile matrice.

I luoghi del racconto sono la Transilvania, nella prima parte, e Londra, località scelta dal Conte come sua nuova dimora. Qui si alterneranno vicende che, ben presto, si manifesteranno in tutta la loro mostruosità ma che vengono descritte abilmente dall’autore, quasi con delicatezza, senza scadere in descrizioni disgustose o pesanti.

Le lettere che compaiono, oltre a quelle di Harker, sono quelle di Mina Murray (fidanzata e poi moglie di lui), Lucy Westenra, Quincey Morris (suo fidanzato) e del Professor Van Helsing (un dottore olandese, esperto di vampirismo). Scritte tutte in prima persona, le lettere offrono diversi punti di vista che si incastrano e si sovrappongono creando un quadro poliedrico delle ambientazioni, delle situazioni, degli sviluppi delle varie vicende.

Quella che mi ha catturata con maggiore immediatezza è stata la prima parte, quando la splendida voce di Paolo Pierobon sembra dare vita, in particolare, al personaggio di Dracula. Con sussurri al punto giusto, alternati a parole altisonanti, la voce riesce a creare un’atmosfera da brividi allo stato puro per il solo fatto di interpretare, nel modo giusto, il personaggio.

La parte centrale, quella che riporta i tanti appunti del professore soprattutto in merito a situazioni particolarmente strane che hanno per protagonista Lucy, prima, e Mina poi – ma non solo loro - mi sono sembrate più ridondanti, come se non si volesse mai arrivare alla conclusione, così come il racconto del viaggio di Harker e degli altri alla ricerca del Conte a Londra… ma anche in questo caso la voce di Pierobon che si trasforma per dare corpo al personaggio di Van Helsing rende particolarmente efficaci e scorrevoli tutti gli eventi.

Un’ultima considerazione: l’autore (ricordiamo che il romanzo venne pubblicato la prima volta nel maggio del 1897) dimostra come la sensualità possa essere trasmessa in modo efficace senza dover necessariamente scadere nella volgarità o nella descrizione minuziosa di chissà cosa… ci sono momenti ad altissimo tasso di sensualità, secondo il mio parere, capaci di emozionare pur essendo attimi tragici, a ben guardare. E poi… altra considerazione… l’autore dimostra anche che per tenere alta l’attenzione del lettore, per dare l’idea di un ambiente misterioso, tenere tese le corde della paura non servono descrizioni di laghi di sangue o altri atti violenti. Quei rivoli di sangue sul colletto o sulla giacca sono molto più inquietanti di tante altre descrizioni volutamente esagerate che, soprattutto secondo autori più moderni, sono necessarie per dare l’idea di una scena ai limiti del terrore. Chapeaux all’autore.
Chapeaux alla voce.

Ps. l'edizione Giunti offre una traduzione leggermente diversa, con termini più moderni, rispetto all'audiolibro.
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Dracula
Bram Stoker
Giunti editore
615 pagine
9.50 copertina flessibile

martedì 29 novembre 2022

L'equilibrio delle lucciole (V. Tron)

  

Quella narrata da Valeria Tron è una di radici, di legami, di affetti, di ricordi.

Non posso negare, però, che nella prima parte ho fatto fatica ad entrare in sintonia con i personaggi e la lettura è andata avanti piano piano. Mi sono trovata tra le mani una narrazione che - per me - tendeva ad incepparsi per poi diventare, però, più fluida, scorrevole ed emozionante. 

Le emozioni arrivano proprio da quei personaggi che inizialmente consideravo un po' difficili. Tra una frase e l'altra mi sono resa conto che avrei dovuto leggere con cura quella storia, che avrei dovuto comprendere a fondo quei personaggi, soprattutto il loro passato, per poter comprendere appieno il valore di quanto raccontato.

Così è stato: non una lettura frettolosa ma qualche cosa da gustare con cura, lentamente, senza avere fretta di arrivare ad un finale che - a dirla tutta - avrei voluto allontanare il più possibile.

A narrare la storia in prima persona è Adelaide: madre di Gioele, un ragazzo di 18 anni, sta vivendo un momento di crisi con il marito che sente sempre più distante. Per affrontare questo momento di difficoltà  torna alle sue origini, alle origini della sua famiglia, in Val Germanasca dove si parla ancora il patois, il dialetto provenzale parlato in Valle d’Aosta di cui non conoscevo l'esistenza. Questo mi ha un pochino frenata, all'inizio, contribuendo a rendere tutto più difficile. Poi ci ho preso confidenza ed è stato come se si sciogliessero dei nodi che mi hanno permesso di procedere spedita.

Adelaide fa un tuffo nel passato tornando a ripercorrere quei sentieri, a respirare l'aria di quei boschi: lì dove è cresciuta con sua Memè e le sue amiche, le zie Lena, Nanà e Irma. Ora di questa allegra compagnia resta solo Nanà, sorella di Lena, ormai anziana. Una figura dolce, intensa quella di Nanà, che mi ha fatto pensare inevitabilmente a mia nonna. E come avrei potuto non sciogliermi davanti a quell'immagine di mani nodose, davanti a quella schiena curva, a quegli occhiali che dalla punta del naso tendevano a scivolare via? Come avrei potuto non emozionarmi davanti al viaggio indietro nel tempo che fa Adelaide assieme a Nanà e a suo amico Levì ricoverato in una clinica dalla quale sembra destinato a non uscire più. Vivo, almeno, visto che è quasi centenario, si è chiuso in un ostinato mutismo e peggiora di giorno in giorno.

Questi i punti fermi di una storia che va assaporata come se si gustasse una primizia. Una storia d'amore - perché cos'è quello che lega i personaggi se non un profondo amore? Così quello che lega i personaggi con quella terra? - presente e passata così come forte è l'amore per una terra che culla i suoi figli, i pochi rimasti.

Ho sofferto con Levì per quell'amore così intenso, mai vissuto appieno ma ancora vivo più che mai.

Ho sofferto con Nanà che, sempre pronta a dispensare consigli, sa bene quanto il tempo non faccia sconti a nessuno: fa di tutto per riportare Levì tra le sue montagne, tra le calde mura di casa, lontano da quella clinica che non potrà mai essere accogliente come l'abbraccio di un amico. Una storia strugente, delicata e potente allo stesso tempo.

Sono i personaggi più anziani quelli che mi sono rimasti impressi nel cuore e nella mente. Più della stessa protagonista. Complice il ricordo di mia nonna, lo so bene. Ma merito anche dell'autrice che li ha saputi rendere alla perfezione.

Ringrazio chi, davanti alle mie prime difficoltà, mi ha invitata a non mollare e a guardare con fiducia allo scorrere delle pagine: è la stessa cosa che raccomanderei io, a posteriori, a chi avesse le mie stesse titubanze.

Bello. Emozionante. Intenso. L'esordio di una penna che, me lo auguro, avrà ancora tanto da raccontare e tante emozioni da dispensare.
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L’equilibrio delle lucciole
Valeria Tron
Salani Editore
pag. 400
18.00 euro copertina flessibile, 11.90 Kindle

lunedì 28 novembre 2022

Il giardino dei Finzi-Contini (G. Bassani)

 

Una continua partita di tennis. 

È ciò che mi è rimasto nella mente dopo aver chiuso l’ultima pagina del libro Il giardino dei Finzi-Contini, di Giorgio Bassani. Una partita di tennis non solo materiale, come quelle che sistematicamente venivano disputate nel campo da tennis della famiglia protagonista del romanzo da un certo punto in avanti, ma anche in senso figurato, come ciò che accade nella vita dei protagonisti. Improvvisamente si trovano sballottati a destra e a manca, proprio come una pallina di tennis, a livello fisico ma anche psicologico, da eventi che hanno sempre cercato di tenere lontani ma che inesorabilmente si abbattono – volenti o nolenti – anche su di loro.

Seppur celata sotto un’apparente disinteresse generale, come se a loro non potesse arrivare, la guerra serpeggia tra le pagine con tutto ciò che, in quell’epoca, ha comportato. Una delle pagine più dolorose, quella delle leggi razziali, pur facendo irruzione nella storia sembra comunque restare ai margini.

Il romanzo si apre con un’ io narrante – di cui non sapremo mai il nome - che parla sempre in prima persona, e che avvia fin da subito, un viaggio nei ricordi. Lo fa chiamando alla memoria i tempi passati davanti alla tomba della famiglia Finzi-Contini, famiglia ebraica che all’epoca in cui si apre il romanzo riposta nel cimitero (ebraico) di Ferrara. Si parte dunque da un dato di fatto: la famiglia è interamente scomparsa – padre, madre, nonna e due figli suoi coetanei - prima del protagonista che richiama alla mente i tanti momenti vissuti in quel giardino, tra quelle mura negli anni della gioventù. Nel prologo sappiamo già che fine fanno i Finzi-Contini.

Nella Ferrara a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 la comunità ebraica è particolarmente vivace. Quella stessa di cui fanno parte sia la famiglia del narratore che quella dei Finzi-Contini. I loro rapporti iniziano a stringersi proprio in occasioni legate alla vita in sinagoga.  I Finzi-Contini sono isolati – per loro scelta – dal resto del mondo, quasi come se non volessero dare troppa confidenza al “volgo”. Quella superiorità, quell’atteggiamento aristocratico veleggerà tra le righe per gran parte del romanzo con la sensazione del narratori di essere un privilegiato quando inizia a prendere confidanza con la vulcanica Micòl fino a diventare amico intimo di famiglia.

Nel momento in cui sull’Italia e sulle comunità ebraiche si abbattono le leggi razziale fasciste, a casa Finzi-Contini si crea una sorta di ambiente protetto, alternativo a quello ufficiale e che si concretizza in momenti di puro svago nel campo da tennis privato di famiglia a cui anche l’io narrante è invitato. Alberto e Micòl, i due fratelli Finzi-Contini, con fare aristocratico, organizzano una sorta di circolo alternativo (e rigorosamente privato) a quello ufficiale dove gli iscritti ebrei iniziano ad essere esclusi. Da questo momento la frequentazione del narratore di casa Finzi-Contini diventa assidua, quasi ossessiva: in quel giardino, tra quelle mura si ha l’impressione che la storia non possa arrivare, che le tragiche vicende che stanno interessando gli ebri non siano una reale minaccia.

Alle vicende personali dei protagonisti – in testa la cotta quasi ossessiva del protagonista per una sfuggente Micòl (probabilmente l’unica ad aver realmente immaginato cosa avrebbe potuto accadere quando dichiara di non essere interessata al futuro ma solo ai ricordi” – iniziano a sommarsi con sempre maggiore intensità le vicende storiche dell’epoca: l’ingresso dell’Italia in guerra è imminente e quel giardino non è più quell’oasi di pace che per tanto tempo si è voluto far credere che fosse. Tanti i ragionamenti di carattere politico che vengono fatti tra le pagine ma sempre con la sensazione che sia tutto ancora lontano…

L’epilogo non è dei più felici per la famiglia Finzi-Contini (e le immagini evocate in apertura del romanzo ne sono la prova).

Il racconto – essendo retrospettivo e comunque legato a figure che non ci sono più, e lo si sa già in apertura del romanzo – non è ricco di dialoghi. È un lungo monologo proprio come le memorie di chi è sopravvissuto agli altri, di fatto, possono essere. I ricordi irrompono con intensità in quella sorta di rassegnazione che l’autore esprime già in partenza, visto come sono andati i fatti.

Evocare i ricordi, però, è una tecnica che permette all’io narrante di isolarli dalle influenze storiche dell’epoca: la guerra e tutto ciò che ne consegue restano in sottofondo, quasi come se davvero le loro ombre non dovessero allungarsi su quella famiglia. L’epilogo, però, racconta qualche cosa di diverso… e non avrebbe potuto essere altrimenti, a ben pensare.

Devo ammettere di non essere riuscita a trovare un gran feeling con i personaggi. So bene quale sia la fama di questo romanzo, peraltro arrivato a casa mia su suggerimento dell’insegnante di italiano a mia figlia in quarta liceo come lettura mensile, ma pagina dopo pagina ho cercato di capire quale fosse l’obiettivo ultimo dell’autore. Dare ai ricordi quella dimensione eterea, lontani dalle minacce della storia? O riconoscere proprio che la storia, a dispetto dei tentativi di tenerla fuori dalla porta di casa, allunga comunque le sue grinfie su tutto e su tutti, soprattutto in alcuni periodi particolarmente difficili?

Lo stesso epilogo, nel quale si concretizza, per i Finzi-Contini, un destino di gran lunga diverso a quanto sperato, le emozioni mi sono sfuggite di mano, come se il frettoloso finale non valesse nemmeno la pena di essere letto per lasciare che i ricordi restassero i soli meritevoli di attenzione.

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Il giardino dei Finzi-Contini
Giorgio Bassani
Einaudi editore
pag. 293
10.50 euro copertina flessibile