martedì 9 aprile 2024

Io sono Marie Curie (S. Rattaro)

Non è una biografia. 
 
L’autrice lo precisa senza mezzi termini anche se, a ben guardare, ci sono parecchi riferimenti alla vera storia di Marie Curie. Ho letto la storia di questa donna straordinaria, dunque, con la consapevolezza di avere tra le mani un romanzo.

Tuttavia, di quel poco che sapevo della vera storia di Marie, al secolo Maria Salomea Skłodowska, ho trovato riferimenti ben precisi nel libro che ho avuto tra le mani e sono arrivata ad una mia personalissima interpretazione: l’autrice ha calcato le mani in quella parte meno nota della vita di Marie, quella più personale, perché per il resto mi è sembrato che di inventato ci fosse ben poco.

La scrittura della Rattaro ha reso il personaggio vivo, pulsante. Mi sono sentita molto coinvolta dalla storia di questa donna, dalla sua voglia di studiare a tutti i costi anche quando per le donne vi era un preciso divieto, dal suo orgoglio di scienziata a cui va stretto l’appellativo di “moglie di…” e dalla sua voglia di riscatto nel momento in cui proprio il suo essere donna ha rappresentato l’ostacolo più difficile da superare per vedersi riconosciuti i suoi meriti.

Quanto ai suoi affetti, al suo essere donna, ai suoi desideri al di fuori della sfera scientifica… bhè qui ho trovato la parte più romanzata, quella che dà più spazio al cuore. Una parte che non stona affatto: stiamo pur sempre parlando della vita di una donna, prima che di una scienziata. È una part più romanzata, più rosa, ma mai eccessiva, mai tale da stonare con il contesto del romanzo.

Ho molto apprezzato lo stile utilizzato dall’autrice ed anche se in alcuni punti ho avuto l’impressione che alcuni concetti fossero un po’ troppo ripetuti – come il fatto di essere costretta a restare all’ombra di un uomo, anche se si trattava dal suo uomo – trovo che le parole siano state ben misurate per rendere l’idea della frustrazione dovuta a determinati limiti imposti dal fatto di essere una donna.

Marie emerge come una donna coraggiosa, con le idee ben chiare circa il suo futuro. Marie è una donna che ama la scienza e non ama i compromessi. Che non si lascia spaventare dal giudizio altrui anche quando – e qui arriviamo alla parte più personale – il suo comportamento di donna innamorata può avere (ed in effetti avrà) delle conseguenze piuttosto pesanti su ambiti tutt’altro che personali.

La sua storia è sempre attuale anche se risalente nel tempo:

l’ho letta come un invito rivolto ad ogni donna a lottare per ciò in cui si crede, a puntare dritte verso l’obiettivo che si ha in mente anche quando tutto sembra remare contro.

Marie si è trovata a combattere contro i pregiudizi dettati da un’epoca in cui le donne erano relegate ad un ruolo marginale della società: oggi le cose sono cambiate ma molti di quei pregiudizi restano e allungano le loro ombre in parecchi ambiti.

Ecco perché quella di Marie Curie è una storia prepotentemente attuale. Raccontata – romanzata, come precisa l’autrice – in modo efficace.

Lettura che consiglio se alla mera biografia si intende dare una dimensione più umana, maggiore spazio alla donna prima che alla donna di scienza. Senza che questo pregiudichi né l’uno né l’altro aspetto. Anzi, ciò permette loro di completarsi a vicenda.
***
Io sono Marie Curie
Sara Rattaro
Sperling & Kupfer
208 pagine
17.90 euro copertina rigida

giovedì 4 aprile 2024

Usciti di Senna (M. Bussi)


I libri di Michel Bussi vanno letti con attenzione. Molta. Perché è un autore capace di depistare il lettore, indurlo a guardare nella direzione sbagliata, a farsi una, due, tre idee sbagliate per poi permettergli di rendersi conto che era tutto più semplice di quanto potesse immaginare. Nemmeno questa storia fa eccezione anche se, lo dico subito, ho avuto la sensazione che in alcuni passati volesse condurre troppo lontano il lettore. 

La storia narrata a che fare con i pirati, con tesori misteriosi, maledizioni, patti stretti tra marinai e si snoda piano piano per poi intrecciarsi di nuovo. Quando si ha l'impressione di essere arrivati ad un punto di svolta si torna, invece, punto a capo con un pugno di mosche tra le mani. 

Tanti sono i personaggi che scendono in campo. 

Siamo sulla Senna e sta per andare in scena l'Armada, una delle più belle ed attese manifestazioni che, di cinque anni in cinque anni, torna ad appassionare un popolo intero portando a Rouen i più bei velieri di tutto il mondo pronti poi a scendere lungo il letto della Senna fino a Le Havre. Con tanto di equipaggio, ovviamente. E con un pubblico numeroso ed attento oltre che eccitato all'ennesima potenza.

Maline è una giornalista che si trova sul posto per raccontare l'evento e mai avrebbe immaginato di doversi interessare, invece, di un delitto. Un marinaio messicano, infatti, viene trovato cadavere e sarà proprio lei - a dispetto del commissario Paturel che si occupa del caso - a comprendere alcuni meccanismi che possono dare delle risposte interessanti a diversi interrogativi relativi a quella morte.

Andando a fondo con le ricerche Malini si trova immersa in un mondo che non conoaceva, a fare i conti con patti d'onore e tutto ciò che può gravitare al mondo dei pirati, tesoro misterioso compreso.

Far scendere in campo una giornalista accanto a chi è incaricato di indagare non è una novità assoluta. Anzi, in diversi libri ho letto di coinvolgimenti di questo tipo. A parte questo, il personaggio di Maline è molto particolare e devo ammettere di non aver provato molta empatia nei suoi confronti pur essendo io stessa una giornalista che, di solito, è molto tollerante nei confronti dei colleghi, anche quelli che vivono tra i libri. Ha un modo di fare, Maline, che non mi piace. Sarà probabilmente il retaggio di un passato che le è rimasto cucito addosso ma non mi è piaciuta affatto. Anche alcune sue deduzioni, devo ammetterlo, mi sembrano un po' forzate ed inverosimili: fatto sta che l'intreccio messo in atto dall'autore funziona. Arrivata alla fine mi sono trovata spiazzata perché, a ben guardare, non era poi così difficile capire chi fosse il colpevole non si una, non di due ma di tre morti. Tre sono, infatti, i marinai che perdono la vita in circostante misteriose durante il racconto.

Il finale, poi, a parte l'identità della mano che ha colpito, mi ha lasciato addosso l'idea di qualche cosa di incompiuto.

Non c'è paragone con Ninfee Nere, diciamolo. Ma non è comunque da buttare via.
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Usciti di Senna
Michel Bussi
E/O Editore
480 pagine
17,00 Euro copertina flessibile, 11,99 Kindle

venerdì 29 marzo 2024

Tutti i particolari in cronaca (A. Manzini)

 

 

I giornalisti nei libri mi incuriosiscono da sempre. Perché, da giornalista, sono mossa da una sana simpatia nei loro confronti ed anche dalla voglia di pensare di trovarmi coinvolta in prima persona nelle avventure narrate. 

Per questo l'ultimo personaggio nato dalla penna di Antonio Manzini è entrato subito nelle mie corde e non ho voluto essere troppo severa nei suoi confronti. Gli ho perdonato qualche ingenuità di troppo e l'ho fatto con piacere. 

Walter Andretti, questo il nome del protagonista, mi ha anche intenerita. Non è facile passare dalla cronaca sportiva alla nera. Lo so molto bene. La cronaca nera è molto particolare da seguire e quel suo essere spaesato davanti a situazioni per lui nuove mi ha intenerita.

Io so cosa vuol dire essere catapultato in un mondo che non ti appartiene e, soprattutto agli inizi, non capire bene le dinamiche di quel mondo.

So cosa vuol dire avere addosso la pressione della redazione che chiede notizie in anteprima per conquistare qualche copia in più in fatto di vendite. So quanto sia difficile avvicinare fonti in certi ambienti. Lo so, per questo ho guardato Walter con occhi comprensivi.

Nel suo primo caso di cronaca nera si trova ad avere a che fare con una morte che lo porterà ad indagare e ad entrare nelle pieghe di quel mistero più di quanto avrebbe voluto. Quando, poi, i cadaveri diventano tre la situazione si complica e le indagini che mette in campo per dare corso al suo compito di cronista iniziano ad andare ben oltre le indagini delle stesse forze dell'ordine. Nelle more delle sue indagini parallele Walter incontra Carlo Cappai, figura chiave nella storia, uomo tranquillo che serba, però, un grande segreto e che cova, da anni oramai, un'inquietudine che lo porterà ad irrompere in maniera piuttosto decisa in quelle indagini che da più parti si stanno portando avanti.

Quello messo su carta da Manzini è un giallo che invita a riflettere sui meccanismi della giustizia italiana e sul concetto di giustizia a più ampio raggio. Molto interessante la figura di Cappai, i conflitti che si porta dietro e l'avversione verso un modo di fare che è stato messo in campo da qualcuno a lui molto vicino. 

Un giallo che non mi è dispiaciuto affatto e che non ho voluto mettere a confronto con precedenti storie (e protagonisti) che Manzini ha messo sul piatto nel tempo. 

L'ho letto in pochi giorni. So di essere un po' di parte ma non mi è dispiaciuto affatto. Non eccessivamente cervellotico, l'ho anche consigliato a mia figlia che non si è mai avvicinata a questo genere e che secondo me, invece, potrebbe apprezzare.
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Tutti i particolari in cronaca
Antonio Manzini
Mondadori editore
304 pagine
17.50 euro copertina flessibile, 10.99 Kindle

domenica 24 marzo 2024

In un mare senza blu (F. P. Oreste)

 

Sono tre ragazzini nati e cresciuti nella Napoli dei vicoli, quella degli emarginati, dei diversi, di quelli con una vita difficile ed un futuro incerto davanti agli occhi. Sono quelli che devono lottare con le unghie e con i denti per sopravvivere, giorno dopo giorno.

Mario. Ciro. Michele.

Per Mario il destino ha in serbo una grande sorpresa. Inaspettata. Dolorosa. Definitiva.

E gli altri due, pure, devono fare i conti con una realtà dura, che non fa sconti, che chiede loro di fare delle scelte troppo grandi per la loro giovane età.

Eppure, Ciro e    le loro scelte le fanno, eccome. Non senza dolore, non senza lasciarsi alle spalle quei ragazzini che sono stati giusto poco tempo fa e che, lo sanno bene, non saranno più. E se Michele sembra fare le sue scelte con maggiore consapevolezza e maggiore distacco dai sentimenti, per Ciro il dolore arriva a bussare alla porta con foga e con colpi sempre più intensi.

La storia dei tre ragazzini di Vico Stella, ribattezzato – a motivo – Vicolo Nero, è una di quelle che si insinuano sottopelle per non andarsene più. Quei ragazzini appaiono con chiarezza davanti agli occhi del lettore - Michele con la sua mezza faccia, Ciro con i suoi riccioli e i suoi bei lineamenti – che resta con un certo retrogusto amaro in bocca una pagina dopo l’altra per arrivare ad un finale che tenta a rimettere in sesto le cose. Per quanto possibile.

È una storia dura, difficile, la loro, raccontata in modo rude, diretto, efficace. Perché certe storie non possono essere rese se non in questo modo. È una storia dolorosa. In qualunque modo vada a finire. Perché è il percorso che porta alla fine ad essere tale. È una storia dolorosa per tutti ma nella quale non manca quella tenerezza e quell’intensità che sono proprie di una grande amicizia. Un’amicizia che sopravvive agli eventi e si trasforma, cresce, matura e resta comunque qualche cosa di grande. Anche in mezzo a tante brutture, a tanto dolore.

Ci può essere redenzione in una storia così? Si può raggiungere la pace, vivere in pace? Con gli altri e, soprattutto, con sé stessi?

Lo stile dell’autore è scorrevole ma non scontato. In alcuni passaggi sembra di assistere ad un botta e risposta tra pensieri, tra congetture, tra considerazioni e nulla stona, nell’insieme.

Molto efficaci le descrizioni dei meccanismi che regolano la vita del Vicolo.

Efficaci e dolorose anch’esse.

Profondamente, e tristemente, reali.
***
In un mare senza blu
Francesco Paolo Oreste
iDobloni
pag. 224
14.90 copertina flessibile

venerdì 22 marzo 2024

Cuore nero (S. Avallone)

Silvia Avallone è un'autrice che mi piace.

Mi piace lei come persona - ho avuto occasione di conoscerla ad una recente edizione del Festival del Libro che è si è svolta nella mia città - e mi piace il suo stile.
Mi piace la sua scrittura intensa e coinvolgente.
Mi piacciono i personaggi che, fino ad ora, ho avuto modo di conoscere grazie a lei.
Aspettavo l'uscita di questo suo ultimo libro e le aspettative, per quanto mi riguarda, non sono state deluse.
Silvia torna a raccontare storie che arrivano quasi come delle unghie su una lavagna. Storie difficili, dolorose, che impongono un momento di riflessione importante. 
 
La grande protagonista è la fuga. Ma lo è anche la voglia di ricominciare.
Lo è per Emilia: poco più che trentenne, viene da un passato difficile e porta il peso di una colpa troppo grande per quella ragazzina che era 15 anni prima. Sceglie un luogo in cui spera di non essere additata come quella di quindici anni prima.
Ma lo è anche per Bruno anche se la sua è una fuga diversa. Per lui la voglia di ricominciare a vivere, non più a sopravvivere, torna in concomitanza con l'arrivo di lei, con quelle imposte che si spalancano, con quella musica che rimbalza da un muro all'altro, da un vicolo (vuoto) all'altro.
 
Le loro storie sono segnate da grandi tragedie che hanno lasciato dei segni profondi. Lei, in particolare, porta stampata nell'anima un grande colpa: ha pagato, per quella colpa... ma è davvero libera dal retaggio di ciò che inevitabilmente resta?
 
E dove arrivano l'accettazione, il perdono, la comprensione, la classica seconda possibilità?
Ci sono colpe che proprio non possono essere accettate? Il tempo cura tutte le ferite?
Mi sono interrogata attorno a tutto ciò. E, onestamente, non sono riuscita a darmi una risposta. Non sono riuscita a vestire i panni nè di lei nè di lui. Ho preferito restarne fuori, come osservatrice. Ma questo non vuol dire che questa storia non mi abbia toccata nel profondo.
 
Il personaggio di Emilia (così come la sua storia, che resta misteriosa per gran parte del libro) domina su tutto: un personaggio ruvido, una ragazza che si è chiusa dentro una corazza che si è ispessita giorno dopo giorno, in un passato che è lontano ma allunga ancora le sue ombre su di lei.
Quel modo di esprimersi così graffiante, così poco femminile... arriva inevitabilmente dal suo passato. Ma, allo stesso tempo, quella fragilità che traspare in lei, nella sua difficoltà a dormire in un luogo silenzioso, nel suo difendersi da quel passato a tutti i costi... ne fa un personaggio che non si può non amare. O, per lo meno, che non si può non tentare di comprendere. Perchè, come nella vita, anche nel rapporto tra lettore e personaggio di un libro scattano dei meccanismi che possono essere di immediato feeling o, al contrario, di incompatibilità assoluta.
Però, se lo si vuole, si può cercare anche un punto di equilibrio che non sia così estremo, nè in un senso nè in un altro.

Questo è quello che è capitato a me con la lettura di questo libro. Ho cercato l'equilibrio giusto per non essere eccessivamente giudicante o, al contrario, buonista.
 
Si tratta di una storia potente. Si tratta della conferma di quanto la penna di Silvia Avallone non sia banale. Tutt'altro.
Oltre a Bruno, che pure ha una storia importante da raccontare, un suo vissuto, un suo presente, ci sono altri personaggi che vengono resi in modo efficace: Marta, che ha condiviso con Emilia un percorso importante della vita, Basilio che pure ha qualche cosa da raccontare... ed anche altri personaggi minori come il padre di Emilia o la sorella di Bruno. Tutte tessere necessarie per costruire il grande puzzle che è la storia di Emilia e che potrebbe essere quella di tante altre Emilia, in questo mondo.
 
E poi il padre di Emilia: è il personaggio che ho sentito più di tutti gli altri, in assoluto. Più di lei, che è la protagonista della storia. Mi sono sentita molto vicina a quel padre e l'ho ammirato per il suo modo di essere, di fare... di sentire.
Gran bel libro. Lo consiglio.
***
Cuore nero
Silvia Avallone
Rizzoli editore
368 pagine
20.00 euro copertina flessibile, 10.99 Kindle, 2.95 audiolibro

mercoledì 20 marzo 2024

Assenza da giustificare (A. Acciai)

 

Assenza da giustificare è il libro di esordio di un’autrice che mi ha piacevolmente colpita. 

Si tratta della prima indagine (per cui ci si aspetta che ne arriveranno altre da quello che è destinato a diventare un personaggio seriale) di Alina Mari

Cresciuta in un orfanotrofio, Alina vive in un camper senza legami – così come è stata abituata a crescere – al di fuori di quello con Tito, suo compagno di sventura in orfanotrofio ed ora il suo più grande amico.

Alina vive in un camper, fa quotidianamente i conti con un passato che sembra sempre pronto a chiedere il conto e con il ricordo di Adriano, quel poliziotto che – finito in carcere – l’ha presa sotto la sua ala protettrice ma che ora, per causa di forza maggiore, è lontano. È ciò che più si avvicina, per lei, all’idea di quel padre che non ha mai avuto e il suo ricordo è vivo e pulsante, ogni giorno di più.

Alina ha una personalità spigolosa, piuttosto complessa. Non si cura molto di dover mangiare, tanto per iniziare (sarà forse un retaggio della sua vita passata in orfanotrofio?) e non sopporta essere toccata (…che non sia lo stesso?) per cui desidera avere un figlio ma non un rapporto sessuale con un uomo. Nessun rapporto fisico con un uomo, a dire il vero, che sia anche solo un bacio o un abbraccio. Eppure quel figlio lo desidera…

È in questa fase della sua vita che arriva, per lei, la prima indagine importante: una donna è stata trovata morta all’interno di un parco. Il suo cadavere ha un segno particolare: un dito amputato. Ed anche un cane, il suo fedele Dirac, a sorvegliarlo. Elena Cantini, questo era il suo nome, era una donna di 50 anni, insegnante di mestiere, vita tranquilla e nessuna frequentazione strana. In questa esistenza tranquilla Alina si trova ad indagare per cercare di venire a capo del caso.

Un giallo ben costruito e una storia declinata al femminile.  

Un giallo classico, dove a indagare è una ispettrice di polizia, complessata, ma piena di voglia di vivere e di superare tutte le sofferenze. Dotata di un fiuto eccezionale, Alina è il personaggio cardine di un romanzo di genere, a cui si affeziona immediatamente, e riscuote consensi per la sua sensibilità rara nel trattare con le persone e per il suo intuito importante.
Ne consegue una lettura intrigante e divertente, per gli amanti del genere giallo. Non solo: il romanzo poggia i suoi pilastri in un linguaggio preciso e fluido, in una trama ben congegnata, e nella trattazione precisa dei personaggi e delle caratteristiche che li distinguono. 

Buona lettura.
***
Assenza da giustificare
Alessandra Acciai
Piemme editore
384 pagine
19.90 copertina flessibile, 10,99 Kindle

venerdì 15 marzo 2024

La malnata (B. Salvioni)

  

È un romanzo carico di suggestioni quello che ho avuto tra le mani nei giorni scorsi. 

Già catalizzante a partire dalla copertina, la storia raccontata è di quelle che non si dimenticano. Una storia di amicizia, di superstizione, di violenza, di legami, di riscatto. Una storia di donne, così l’ho letta.

Siamo a Monza nel marzo del 1936. Francesca è una ragazzina di 12 anni. Maddalena è, per tutti, la Malnata. Storta, come il suo caschetto nero. Storta ma non fisicamente per chissà quale menomazione. No, è storta perché porta male, dicono. Ha il potere di fare del male, dicono. È bene starle alla larga, dicono. Ha il segno del bacio del diavolo sul volto: una macchia rossa che non solo lei non nasconde ma che mostra con orgoglio. Le due ragazzine si incontrano e si riconoscono. Sono due anime affini anche se nessuno penserebbe mai che possa essere così. La Malnata non ha paura di niente e di nessuno. Francesca, invece, sta sempre al suo posto con quel timore reverenziale che la porta ad abbassare la testa anche quando il suo cuore le dice di fare tutt’altro. Il loro incontro rappresenta una svolta per entrambe.

Francesca guarda da lontano la Malnata e i suoi due compagni d’avventura, due ragazzini con i quali lei, Maddalena, si sente alla pari. Con i quali è complice e dei quali, a ben guardare, se non si può dire che sia il capo si può certo dire che sia il collante che li tiene uniti nella buona e nella cattiva sorte. Nel momento in cui Francesca entra nel gruppetto, per lei qualche cosa cambia. In meglio, secondo il suo punto di vista. In peggio secondo il punto di vista di tutti gli altri, familiari in testa.

Quella delle due ragazzine è un’amicizia profonda, un rapporto che si consolida di giorno in giorno passando anche per delle brusche cadute. 

Siamo nel periodo della guerra in Abissinia e le vicende ad essa collegate hanno un ruolo importante nello sviluppo della storia. Ma ancora di più hanno un ruolo importante i legami, le storture di un rapporto all’inizio immaturo ma via via più consapevole tra le due ragazzine. È una storia dura, che a tratti mi ha fatto innervosire. Avrei voluto poter entrare tra le pagine per cambiare un po’ le cose… ma alla fine la storia funziona così com’è anche se alla fine si arriva ad un punto che lascia senza fiato.
La Malnata è un personaggio che entra nelle pieghe della coscienza e che è destinato a restarci. È uno di quei personaggi di cui vorresti sapere di più, molto di più di quanto è concesso dal romanzo. È uno di quelli che restano cuciti addosso. 

Questo, per lo meno, è capitato a me.
Gran bel libro. Lo consiglio.
***
La malnata
Barbara Salvioni
Einaudi editore
pag. 248
17.50 copertina flessibile

lunedì 11 marzo 2024

Per questo mi chiamo Giovanni. Da un padre a un figlio il racconto della vita di Giovanni Falcone (L. Garlando)

  

Ecco uno di quei libri che, secondo il mio parere, andrebbero letti da tutti. E con tutti intendo proprio tutti: grandi e piccoli, lettori accaniti e non. Perché è con le parole più semplici che si riesce a far arrivare anche il messaggio più difficile e delicato. Perché chi riesce a farsi comprendere da un bambino ha la capacità di farsi capire da chiunque. 

Luigi Garlando riesce a fare proprio questo: parla di un argomento delicato, di una storia importante con parole semplici e intense. Non banali. Assolutamente. Semplici e dirette, quello sì.

La voce narrante è quella di un uomo, un padre, che si rivolge a suo figlio per trasmettergli un messaggio importante. Gli parla della mafia, dell'omertà, del coraggio. Lo fa raccontandogli la storia di colui al quale suo figlio Giovanni deve il nome: Giovanni Falcone. Il racconto non arriva per caso ma arriva in un momento particolare della vita del ragazzino. Ci sono alcune situazioni a scuola che rendono necessario un confronto di questo tipo. Un confronto delicato ma molto, molto intenso.

Parte così il racconto di un padre che percorre tutte le tappe che hanno caratterizzato la vita e l'impegno di Giovanni Falcone. Il piccolo Giovanni ascolta, è curioso, fa domande e sulle prime non riesce a capire perchè suo padre gli stia raccontando una storia del genere. Poi, però, capisce. E, con lui, anche il lettore capisce bene il perché sia arrivato il momento giusto e come l'insegnamento arrivato dalla vita di Giovanni Falcone sia così importante anche per un ragazzino di dieci anni.

Il dialogo tra padre e figlio caratterizza tutto il libro e, come ogni dialogo che avviene in modo efficace tra un adulto ed un ragazzino di quell'età, vengono usate parole semplici, paragoni, esempi per rendere al meglio tutto ciò che nella realtà è stato molto più difficile e violento.

Ho molto apprezzato questo libro e credo che ne comprerò diverse copie per farne dono a qualche mio nipotino e ne suggerirò la lettura anche ai miei figli. Perchè se è vero che sono più grandi di Giovanni, non lo sono di molto e devono conoscere certe dinamiche così come determinate situazioni. 

Arriva anche una sorpresa sul finale che, onestamente, non mi sarei mai aspettata. Sorpresa che assegna un valore aggiunto alla lettura e alla scelta dell'autore di raccontare in quel modo una storia così.

Si tratta di una lettura consigliata dagli otto anni ma non ci si deve far spaventare dal target di lettori a cui il libro è indirizzato: non si è mai troppo grandi per leggere storie così. 

Libro che consiglio caldamente. A tutti, senza limiti di età.
***
Per questo mi chiamo Giovanni. Da un padre a un figlio il racconto della vita di Giovanni Falcone
Luigi Garlando
Rizzoli editore
160 pag.
11,40 euro, Kindle unlimited

sabato 9 marzo 2024

Misery (S. King)

Non ho letto moltissimo di King e il nostro è stato, fino ad ora, un rapporto altalenante. Ho amato la tensione di cui sono intrisi i suoi romanzi ma non ho amato il suo attingere alla magia, a volte in modo fin troppo esagerato, tanto da rendere una storia più che inverosimile.
Fino a Misery. Ho trovato un'edizione molto vecchia del libro, con caratteri piuttosto piccini e la lettura è andata avanti più lentamente di quanto avessi immaginato ma questo non mi è dispiaciuto. Ho assaporato ogni riga, anche quelle più deliranti, quelle che mi hanno spiazzata e mi hanno mandata in confusione. E non è un difetto, questo, ma un grandissimo pregio vista la situazione narrata.


Paul Sheldon è uno scrittore di successo che, malauguratamente, ha un incidente stradale con la sua auto.
Ancor più malauguratamente viene soccorso da Annie, la sua fan numero uno. Una fan che non lo porta in ospedale malgrado abbia le gambe fratturate. Non chiama un’ambulanza. Non chiede aiuto. Anni lo porta di peso in casa sua dove lo accudisce a modo suo. 

Annie è pazza. E Paul se ne rende conto ogni giorno di più.
Quando Annie realizza conto che Paul ha concluso il suo ultimo romanzo della serie del personaggio Misery con la morte di lei, dimostra in modo alquanto singolare la sua contrarietà verso la scelta dell’autore.
Inizia un vero e proprio calvario per quell’uomo che viene torturato – fisicamente e psicologicamente – da quella donna piuttosto spostata di mente che pretende che Misery torni in vita. Per questo, lo scrittore viene segregato in una stanza (tra un letto e una sedia a rotelle) affinché riscriva la storia di Misery e non solo la faccia tornare in vita ma lo faccia in modo credibile. Altrimenti…

Stephen King riesce a tenere il lettore incollato alle pagine e lo fa creando una tensione crescente, entrando nella mente dei due protagonisti e rendendo alla perfezione le loro emozioni, i loro pensieri, le loro paure.

Sono due, di fatto, i libri che il lettore ha tra le mani: quello che racconta la storia di Paul e quello - seppur in frammenti - che racconta la storia di Misery.  Ed è la storia di quest'ultima a tenere in vita l'uomo che mai avrebbe potuto immaginare di trovarsi in una situazione come quella che si trova a vivere, tanto da arrivare a desiderare la morte pur di sottrarsi dalle grinfie di quella donna.
Pluriomicida, infermiera di mestiere, Annie alterna momenti di euforia ed anche tenerezza nei confronti di quell'uomo a follia allo stato puro, farcita di una freddezza che ritiene del tutto necessaria per compiere gesti che mai una persona sana di mente potrebbe mettere in atto.

Paul oramai lo sa ma non si rassegna, seppur nelle sue condizioni, nella sua segregazione e facendo i conti con un dolore lancinante, diventato oramai la sua compagnia quotidiana. 

Lotta, Paul, con tutte le sue forze. Lo fa con gli strumenti di cui dispone. Con il suo libro - si sente una specie di Scherazade del suo tempo - e non solo. King indaga nell'animo umano, presenta le contraddizioni che vive uno scrittore, la necessità (in questo caso tale è) di scrivere per sopravvivere ma anche la dimensione psicologica di chi ha delle evidenti turbe mentali, tali da rendere "la fan n. 1" come una spietata macchina di tortura e di morte.

King dimostra di essere - ma so che non serve che lo dica io - il re dell'alta tensione, del terrore allo stato puro. A livello psicologico oltre che fisico. Questo è il King che mi piace. Questo è il King che è capace di catturarmi.

Trovarmi nella condizione di anelare ad una riga in più pur di capire come si sviluppino le varie situazioni non mi capitava da tanto tempo. Sentire quasi sofferenza fisica per quanto stava accadendo a Paul... non mi capitava da tantissimo tempo. E credere di essere davanti ad una svolta per dover poi dire "...oh no!!!" bhè, anche questo non mi capitava da tempo.

Gran bel libro. Storia terribile ma gran bel libro.
***
Misery
Stephen King
vecchia edizione Euroclub
pag. 344

venerdì 1 marzo 2024

Una serata davvero speciale (J. Quinn)

Non che mi aspettassi un best seller... ma questo secondo volume della serie The Smythe-Smith Quartet parte con una lentezza disarmente, con una superficialità e banalità che, da sole, sarebbero bastate per abbandonare il libro e l'idea di continuare a leggere le avventure delle ragazze Smythe-Smith.

 

Testarda come sono, però, ho voluto andare avanti per capire quanto margine potesse esserci per un miglioramento...  

Protagonisti della storia sono Anne Wynter e Daniel Smythe-Smith. Li abbiamo incontrati entrambi - come tutti gli altri personaggi, a dire il vero - nel volume precedente. Lei fa l'istitutrice di tre fanciulle dell'alta società e lui... bhè, lui... "è" l'alta società nel senso che è conte d i Winstead tornato dopo un periodo di allontanamento forzato da casa. Anne nel volume precedente si è trovata a suonare il pianoforte nel corso di uno dei tanti concerti che le ragazze della famiglia tengono periodicamente e... quella stessa sera i due si sono incontrati senza che lui sapesse niente di lei.

Lei è bellissima e lui ne resta ammaliato... ma... c'è un ma. Anzi, forse più di uno. Lei non è chi dice di essere, ha un passato che torna a bussare alla porta.

Nella prima parte assistiamo ad un rincorrersi di situazioni nelle quali i due si vedono, si piacciono, si incontrano... e vengono raccontate situazioni che a mio parere avrebbero potuto essere evitate.

Nella seconda parte del libro arriva un po' di movimento ma, onestamente, non basta per annullare tutto il resto.

L'ambientazione storica mi piace. Lo stile dell'autrice è scorrevole, semplice, adatto anche a lettori (o meglio, lettrici) che non abbiano troppe pretese e vogliano solamente trascorrere qualche ora spensierata sognando storie d'amore d'altri tempi. Però sulle dinamiche della storia avrei parecchio da dire... tutto molto banale nella prima parte, un pochino meglio nella seconda.

Scontatissimo il lieto fine. Cosa che, mi par di capire, sia una caratteristica di questa serie. 

Se andrò avanti? Mha, non so... mi incuriosisce sapere cosa ne sarà delle altre ragazze della famiglia ma d'altro canto storie troppo scontate e banali, classici romanzetti d'amore nel mio caso vanno assunti a piccole, piccolissime dosi.

Per ora sto bene così ;-)

E poi, sinceramente, resterò con il dubbio in riferimento al titolo. A quale serata davvero speciale ci si riferisce? A quella dell'incontro all'inizio del libro? Oppure??? Bho, mica l'ho capito!
***
Una serata davvero speciale
Julia Quinn
Mondadori Editore
pag. 300
13.30 Euro copertina flessibile, 7.90 Kindle, Audible

domenica 25 febbraio 2024

Un amore perfetto (J. Quinn)

 

Pausa. Avevo bisogno di una pausa. 

Di una storia non troppo impegnativa, che magari mi divertisse pure un po’, rispetto alla quale non essere troppo pignola e da ascoltare in macchina durante le mie trasferte.

Se l’ho trovato?
Direi di sì. Niente di straordinario, una storia d’altri tempi che mi ha catapultata in un mondo affascinante ma rispetto al quale, soprattutto in merito al mondo femminile, avrei molto da dire. Non lo farò, però, perché il mio obiettivo l’ho raggiunto: passare qualche ora spensierata viaggiando con la fantasia e lasciandomi catturare da personaggi d’altri tempi.
Il primo volume della serie The Smythe-Smith Quartet è stata la mia prima lettura in assoluto di questa autrice.
Un romance storico, credo che si chiami così… un libro che mette al centro i sentimenti, la storia d’amore ma lo fa descrivendo anche un periodo storico ben preciso, con le sue regole e i suoi particolari equilibri sociali.
Lady Honoria Smythe-Smith, è una giovane in cerca di marito. Ecco, questa è la caratteristica di fondo della storia: la spasmodica ricerca di un marito, di un rampollo con il quale accasarsi come unica ambizione delle ragazze dell’epoca. In merito a ciò avrei qualche cosa da dire ma erano altri tempi per cui va bene così.
Trattandosi del primo volume di una serie va detto che Honoria suona il violino, con risultati piuttosto discutibili, e fa parte di un quartetto composto dalle ragazze della famiglia Smythe-Smith in cerca di marito. La regola vuole che una volta spostate possano essere esonerate dallo strazio che rappresenta l’esibizione annuale al cospetto di invitato che spesso si muniscono di tappi per le orecchie. Non sono brave, le ragazze della famiglia Smythe-Smith, ed alcune di loro (non tutte) pur essendone consapevoli non si sottraggono all’impegno che, ormai, è diventato un vero e proprio impegno di famiglia.

Honoria non è da meno. Anche lei cerca marito e anche lei deve suonare.  Il momento del concerto, però, arriva verso la fine della storia perchè per tutto il resto del tempo vediamo alimentarsi il legame tra la ragazza e un vecchio amico di famiglia, Marcus, il più grande amico di suo fratello e più grande di lei di sei anni. Quando erano bambini la differenza era abissale. Ora, un po' meno. Tanto che...

Insomma, la storia non è poi così originale - lui che ha un accordo con il fratello di lei affinchè possa controllare e proteggere la ragazza (visto che Daniel, questo è il nome di suo fratello, è costretto a vivere lontano da casa) e quel rapporto di amicizia, di protezione fatto di senso di responsabilità prima di tutto è destinato a cambiare.

Non spoilero niente, a dire il vero, perchè per arrivare a ciò si susseguono una serie di vicende. 

Mi limito a dire che si verificano delle cose che mi hanno fatto storcere un po' il naso (una ferita infetta ad una gamba della quale il medico non si accorge???) e un continuo richiamo al fatto che le ragazze dell'epoca fossero perennemente in cerca di un marito, unico loro scopo di vita a quanto pare. Ok, all'epoca era davvero così ma ribadirlo continuamente mi ha un po' disturbata.

Comunque, una storia romantica che si lascia leggere e assaporare se non si è troppo pignoli e ci si approccia ad una lettura così per prendersi una pausa spensierata e, perchè no, sognare un po'.

Se sono curiosa di conoscere le altre avventure della serie? Onestamente sì, e spero di poter continuare a sorridere tra le righe.
***
Un amore perfetto
Julia Quinn
300 pagine
Mondadori editore
13.30 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle, Audiolibro

domenica 18 febbraio 2024

Una questione privata (B. Fenoglio)

 

Una questione privata è un libro postumo di Fenoglio, pubblicato dopo la sua morte. È un libro che racconta la Resistenza in modo autentico, diretto, senza filtri pur essendo un romanzo nel quale vicende personali del protagonista irrompono in maniera dirompete sulla storia. Quella vera, quella della Seconda Guerra Mondiale. Siamo nel 1944 e il racconto si snoda in un arco temporale di quattro giorni. Breve. Breve ma intenso.

Milton è un giovane partigiano innamorato che, imbattendosi nella casa di lei, frequentata tempo prima quando erano innamorati, torna a pensare a quella ragazza in modo intenso, tanto da voler andar a fondo ad una notizia che lo sconvolge: Fulvia, questo è il suo nome, ora ama un altro. Un suo amico Giorgio. È questa la questione privata di cui si parla: vuole sapere a tutti i costi la verità e inizia ad indagare.

Ecco qual è la questione privata che muove Milton con, sullo sfondo, la guerra. Non ci sono colpi di scena particolari, lungo il racconto... 

Non è un bel ragazzo, Milton. Dalla descrizione che ne fa l'autore lo si immagina come un ragazzo curvo, alto, dalla pelle pallida, occhi tristi. Fa parte della compagnia di Badoglio, è un partigiano. Ha 19 anni e vive a Caneli, un paesino vicino Alba: la ricerca della verità in merito alla donna che ama non è tanto motivata dalla gelosia, almeno così sostiene. E' proprio per amor di verità che si impegna a fare chiarezza. 

Sembra quasi anacronistica questa sua spasmodica ricerca di un perchè in un momento storico in cui si sta vivendo giorno per giorno, con il rischio di restare uccisi nelle more di una guerra che non guarda in faccia a nessuno. Mi è sembrato assurdo che un partigiano potesse anteporre questioni private a tutto il resto ma ho dato una lettura particolare a questa scelta dell'autore.

Qquesta cosa un po' mi ha spiazzata, lo ammetto: è stato come se, nella ricerca delle verità in merito a Fulvia, Milton volesse in qualche modo cercare una parvenza di normalità fuori dalla guerra. Un tentantivo, questo, che però non lo allontana dalla realtà, dalla cruda realtà. Lo è prova uno dei momenti più toccanti del libro... quando arriva un ordine che va eseguito senza porsi troppe domande. Questa è la guerra. 

Il finale mi ha lasciata un po' interdetta, ma non posso certo dire il perchè. Non amo gli spoiler, tantomeno sul finale.

Non credo che mio figlio - a cui la lettura è stata assegnata dall'insegnante di lettere di terza liceo come lettura mensile - riuscirà ad appassionarsi ad una storia del genere. Lo sta leggendo anche lui ma moooolto lentamente. Posso capirlo, però. Non ha catturata particolarmente nemmeno me, lettrice matura.
***
Una questione privata
Beppe Fenoglio
192 pagine
Einaudi editore
7.90 Euro opertina flessibile, Audible

martedì 6 febbraio 2024

Perfetta per te (L. McGee)

Storia banale, prevedibilissima ma che mi ha fatto divertire. Non per gli strafalcioni grammaticali, non è per questo. Ma ci sono delle scene che mi hanno fatto oggettivamente sorridere pur non trattandosi di un racconto che mirasse a tale obiettivo.

Perfetta per te è un libro comprato tanto tempo fa ad un mercatino, quando la mania di acquisto compulsivo a poco presso non ti fa realizzare di avere tra le mani qualche cosa di cui non hai bisogno perché non è un genere che ami leggero.

Sono sincera: l'ho appoggiato sulla mensola della finestra del bagno senza darmi particolari scadenze di lettura e senza grosse ambizioni.

"Vediamo chi è questa tipa e per chi si definisce perfetta", mi sono detta.

Ebbene, mi sono trovata tra le mani la storia di una ragazza come tante che improvvisamente - per bisogno di soldi - si trova ad accettare un lavoro molto particolare alle dipendenze di un gran figo che le affida il compito di trovargli la moglie perfetta. Stretta a lui da un preciso contratto, Alexandra (questo è il suo nome) si trova alle prese con un uomo di gran fascino che, però, non le piace. Non le piace il suo modo di contrattare sui sentimenti, non le piace il suo modo di fissare ferree regole, non le piace il suo distacco nei rapporti con le donne, non le piace il fatto che abbia tante partner quante ne vuole ma che non sia capace di trovarsi una moglie. Eppure, accetta quel lavoro. 

Cosa c'è da dire di più per capire come andrà a finire? Niente, direi (e non ho nemmeno detto molto). 

Ecco, dunque, ben spiegato il perché abbia avuto la sensazione di leggere una storia banale e prevedibile, dal finale che è facile immaginare. Stranamente per un libro di questo genere - e questa stranezza non mi è dispiaciuta più di tanto - non ci sono eccessivi dettagli su momenti di incontro intimo tra i vari personaggi citati. Nota di merito. Nota di demerito la banalità! 

A parte questo, alcune scene sono proprio esilaranti e le descrizioni di lui molto accattivanti tanto da farlo immaginare come una sorta di dio greco in giacca e cravatta.

Non è una lettura che rifarei, assolutamente, ma tutto sommato mi ha divertita. Consigliato a chi non ha grosse aspettative, a chi cerca una storia d'amore che va come deve andare e nulla più.
***
Perfetta per te
Laurelin McGee
Corbaccio editore
pag. 342
14.90 euro copertina flessibile (5.85 al mercatino dell'usato), 5.99 Kindle

lunedì 5 febbraio 2024

Io non ho paura (N. Ammaniti)

Piantala con questi mostri, Michele. I mostri non esistono. I fantasmi, i lupi mannari, le streghe sono fesserie inventate per mettere paura ai creduloni come te. Devi aver paura degli uomini, non dei mostri.

 

È proprio nella parole di suo padre che Michele trova una grande verità. Una verità di cui si renderà conto solo al termine della sua storia quando viene letteralmente strappato all'adolescenza per essere catapultato nel mondo dei grandi. Un mondo per lui incomprensibile. Lontano. Eppure così vicino. 

Michele Amitrano ha 9 anni, vive in un piccolo borgo del Sud d'Italia e la sua è la vita di un bambino come tanti: passa il tempo con i suoi coetanei, c'è sempre il bulletto di turno, la ragazzina troppo grassa per non essere presa in giro, una sorella più piccola cui badare. C'è una madre che darebbe la vita per i suoi figli ed un padre spesso assente per lavoro.

La sua routine viene letteralmente mandata gambe all'aria qaundo suo padre torna (e sembra tornato per restare) non tanto per la sua presenza quanto perchè il ragazzino scopre un segreto nascosto in un buco. 

Michele si trova a fare i conti con qualche cosa di troppo grande per lui e il suo modo di affrontare la situazione stringe il cuore. Sono i grandi ad aver dato vita a quel segreto e Michele sa che non può restare indifferente. Sa che i conti non tornano. E quando si rende conto che suo padre ha a che fare con quel segreto per lui crolla ogni certezza tranne una: quella che lo porterà a fare la sua parte, malgrado la sua età.

Il libro è arrivato a casa nostra su richiesta dell'insegnante di lettere di mio figlio, la scorsa estate, come lettura delle vacanze. Spesso mi capita di leggere i libri che poi finiscono in mano ai miei ragazzi e spesso ho dovuto dare loro ragione quando mi dicevano che si trattava di libri pesanti, difficile da digerire. Questa volta devo dire, invece, che il libro è molto bello. La storia tocca il lettore nel profondo, per me almeno così è stato. Le descrizioni di Ammaniti sono efficaci sia per quanto concerene gli ambienti che la personalità di personaggi. Non molti, a dire il vero!

E l'autore è anche abile a far emergere delle palesi contraddizioni come quella che ho letto nella figura della mamma di Michele... una donna pronta a fare tutto per i suoi figli, pure a mettere in pericolo la sua stessa vita, eppure...

Non posso dire molto sulla trama perchè vorrebbe dire togliere il gusto della lettura a chi questo libro non lo conoscesse ancora.

Merita di essere letto e lo consiglio.

Segnalo un unico neo: sarò pure puritana ma non ho gratido l'inserimento di una bestemmia in un dialogo. Ci stava bene, è vero, nel senso che ha dato maggior vigore alla concitazione del momento. Sono dell'idea, però, che un lettore non debba essere costretto a leggere una bestemmia e che vada rispettato in questo. Si poteva dare la stessa enfasi al dialogo anche in altro modo. Questo è il mio punto di vista.

Considerando, poi, che è un libro che viene consigliato a scuola e va in mano a dei ragazzini, questa cosa mi indispettisce ancora di più. Peccato. Senza sarebbe stato perfetto.

Comunque un libro che non dimenticherò, una storia che non dimenticherò. Un bambino che non dimenticherò. Anzi, più di uno.
***
Io non ho paura
Niccolò Ammaniti
Einaudi editore
pag. 230
14.00 euro copertina flessibile, 6.99 Kindle, Audiolibro