venerdì 18 febbraio 2022

Il grido della rosa (A. Basso)

Seconda avventura che ha per protagonista Anita Bo, personaggio nato dalla penna di Alice Basso: una giovane e bella donna a cui il ruolo di procreatrice di figli sani e forti va stretto, molto stretto. Nell'epoca in cui vive, siamo nel 1935, è proprio questo che viene chiesto alle donne: dare figli alla patria. 

 

Punto. Fine. 

Impensabile che abbiano l'ambizione di andare a lavorare o di ricoprire un qualsivoglia ruolo nella società che non sia quello di procreare, soprattutto perché come arrivano alle soglie del matrimonio le loro velleità lavorative verranno, sistematicamente, ridotte a zero visto che all'epoca matrimonio=licenziamento.

Eppure Anita trova il modo di ritagliarsi un posto nel mondo che non sia quello che pare scritto a chiare lettere per lei anche se, lo sa bene, a scadenza. Figlia di tabaccai nella Torino dell'epoca, Anita è una ragazza molto intelligente a cui le regole del sistema, le imposizioni di qualsiasi genere, vanno sempre più strette. É molto furba e si rende conto che deve darsi da fare per pensare a sé stessa visto che nessuno lo farà per lei: alle soglie del matrimoniocon un ragazzo bello e buono, buon partito ma un po' tonto, riesce a posticipare il giorno del sì di sei mesi e in questo arco di tempo si mette alla prova  diventando un membro attivo della società, portando a casa uno stipendio e creandosi la sua occasione, senza attendere che qualcuno lo faccia al posto suo. Ottiene un lavoro come dattilografa in una piccola casa editrice. É qui che si sente davvero viva nel momento in cui, grazie alla trascrizione di racconti gialli americani nella rivista Saturnalia, riesce a prendere confidenza con un mondo che l'appassiona ogni giorno di più. Un mondo che ad un certo punto si incrocia e si confonde con la realtà con vittime vere di reati veri, con colpevoli veri. 

Anita è una ragazza molto passionale. Questo è un aspetto che mi piace sottolineare: non intendo passionale dal punto di vista carnale ma mette passione in tutto ciò che fa e quando, lavorando nella casa editrice,  si rende conto che leggere può essere davvero interessante e che le si apre davanti un mondo lo accoglie senza riserve. Da quel momento inizia a notare situazioni, attorno a sé, a cui nessuno sembra interessato. Sono piccole ingiustizie che non arriveranno mai all'attenzione del sistema ma che non passano inosservate ai suoi occhi. Ai suoi e a quelli del suo "complice", Sebastiano (direttore editoriale della casa editrice) con il quale escogiterà un modo - non privo di rischi - per fare in qualche modo giustizia anche se non per le vie ufficiali.

Questo è quanto sappiamo di Anita dal primo volume della serie (e che va detto per inquadrare il personaggio a chi non lo conoscesse) che, secondo il mio parere, va letto assolutamente prima di questo perché pur occupandosi di vicende tra loro scollegate, se si leggesse solo il secondo si rischierebbe di perdere elementi importanti della storia di questa donna che sa il fatto suo.

Questa volta Anita e Sebastiano (ma non solo loro) si trovano alle prese con la morte di una ragazza-madre attorno alla quale si apre un mondo: quello di una realtà che si occupa di ragazze come lei e che ha delle buone intenzioni ma... con un ma! Anita capisce subito che c'è qualche cosa che non va ed inizia a guardarsi attorno. Quell'incidente, per tale viene fatto passare, lo è davvero? Quella ragazza potrà mai avere giustizia?

Il personaggio che ho amato di più non è Anita, sarebbe troppo scontato. É piuttosto Sebastiano, il suo complice: è un giovane che sa stare al suo posto ma che lo fa con una certa inquietudine, una persona intelligente, attenta, sensibile in un periodo storico in cui deve anche fingere, più e più volte, di essere allineato con un sistema che non condivide. Un personaggio che ha coraggio, più di quanto ci si potrebbe aspettare.

Devo ammettere che nella prima parte della storia ho accusato una certa lentezza nella narrazione ed ho temuto il peggio. Dalla metà in avanti, però, la situazione ha iniziato ad essere più chiara, dinamica e sono entrata appieno nei meccanismi. Ciò che più mi è piaciuto dell'intera costruzione narrativa è il ruolo dei personaggi femminili che sono nettamente superiori (sia per numero che per personalità) di quelli maschili alla faccia del sistema dell'epoca!

Credo che Anita abbia tutte le caratteristiche per continuare a fare quello che fa ed ho anche una certa curiosità per via di quel matrimonio che, comunque, è alle porte perché sei mesi prima o poi passano. 

Grazie a @greta.photo_
 

Secondo me Alice Basso (che ho avuto occasione di incontrare e salutare di recente al Nebbiagialla noir festival di Suzzara) ha inanellato un'altra storia capace di arrivare al lettore ed ho molto apprezzato il fatto di farlo riflettere su situazioni che spesso erano destinate ad essere dimenticate nell'indifferenza più totale di chi era attento a tutto tranne che a situazioni che riguardavano i più deboli. In un periodo storico particolare trovare persone sensibili e vicine a chi sembrava essere trasparente agli occhi dei più e, soprattutto, senza troppi diritti, mi è sembrata un'ottima scelta.

Ps. come Anita, anche io sono uscita dalla lettura di questo libro con delle conoscenze in più: ho imparato cosa sia il rasoio di Occam (che Alice scrive Ockham dal nome del filosofo da cui deriva ma che, se non ho capito male, si è più comunemente latinizzato in Occam)... anche per me, cosa che peraltro sostengo da sempre, leggere vuol dire conoscere sempre di più. Per fortuna che anche Anita - che non amava certo la scuola e la lettura da ragazzina - se n'è resa conto!
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Il grido della rosa
Alice Basso
Garzanti editore
304 pagine
16.90 copertina flessibile, 9.90 Kindle

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