venerdì 21 ottobre 2022

La stanza delle mele (M. Righetto)

Quello delle Dolomiti bellunesi è un ambiente che non conosco se non per il poco che ho studiato sui libri di geografia, da ragazzina. Nel leggere il libro La stanza delle mele mi sono trovata immersa in descrizioni che mi hanno permesso di riempire la mia lacuna lasciando lavorare l'immaginazione.

Perché le descrizioni degli ambienti, così come delle situazioni, sono a dir poco efficaci anche quando alcuni termini mi sono sembrati lontani da me, alcuni cognomi in particolare con suoni molto strani per le mie orecchie (a partire dal protagonista, quel bambino di 11 anni che risponde al nome di Giacomo Nef e che vive in una piccola frazione di Livinallongo del Col di Lana, località di cui non sapevo nemmeno l'esistenza).  

 

Siamo nell'estate del 1954 e Giacomo vive con i nonni assieme ai due fratelli maggiori dopo aver perso i genitori. La vita è dura, per lui più che per gli altri. Il nonno è convinto che sia il figlio di un amore clandestino di sua nuora: tanto basta per avere un comportamento estremamente rigido con quel bambino che, con i suoi capelli biondi ed i suoi occhi vispi, ispira tenerezza fin dalle primissime pagine. Oramai Giacomo sa che la stanza delle mele è il luogo in cui sistematicamente verrà chiuso in punizione e quell'ambiente diventa, volente o nolente, il suo piccolo regno, il suo laboratorio, il luogo del suo cuore.

A sconvolgere ancora di più la vita del ragazzino sarà il ritrovamento, in una notte in cui infuria il temporale, del cadavere di un uomo appeso al ramo di un albero del Bosch Negher dove il nonno lo aveva mandato a cercare una roncola. Una scena che non lo abbandonerà mai e che, tra varie vicissitudini, lo accompagnerà fino a 40 anni dopo...

Nella seconda parte del libro, quella della maturità, ha inizio una nuova storia che si intreccia con quella di quel ragazzino chiuso spesso nella stanza delle mele ed il mistero di allora scivola tra le dita dell'uomo che Giacomo è diventato.

Rispetto alla prima ho provato emozioni differenti ma sempre intense. Se nella prima parte è stata la tenerezza che mi ha trasmesso Giacomo a farmi venire voglia di entrare nel libro per fermare quel nonno così burbero e duro, per stringere in un abbraccio quel ragazzino, nella seconda le emozioni sono state differenti ma comunque trasmesse da un personaggio reso alla perfezione (non posso dire di più, non sarebbe corretto nei confronti dei lettori... ho detto già troppo). 

La storia mi ha emozionata, credo di non aver letto storie così ben rese dal punto di vista descrittivo sia degli ambienti che della psicologia dei personaggi e devo ammettere di non aver letto altro di un autore che è stata una piacevole scoperta e che cercherò di recuperare prossimamente.

Il personaggio che mi è piaciuto più di tutti in assoluto è quello di quell'anziana solitaria considerata da tutti una strega, la strega di Rovei. Personaggio suggestivo, capace di catalizzare l'attenzione del lettore (per lo meno la mia) fin dalla sua prima apparizione. E poi le leggende, i misteri del bosco, i suoi spettri ma anche la sua magia: trovo che il bosco sia anch'esso un personaggio fondamentale - concedetemelo - di una storia che altrove non avrebbe potuto essere la stessa.
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La stanza delle mele
Matteo Righetto
Feltrinelli editore
240 pagine
18.00 euro copertina flessibile, 11.99 Kindle

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