Sono tre i punti di vista di cui si avvale l'autore nel raccontare la storia di una scelta, quella che accomuna le tante donne dell'Est che decidono di lasciare la loro famiglia per cercare lavoro altrove.
Quell'altrove fatto, però, di abbandoni, di sensi di colpa ma anche di quell'orgoglio che la porta a tirare avanti a testa bassa nella convinzione di aver fatto una scelta inevitabile per il bene della sua famiglia.
Quale famiglia, però, non se lo chiede più di tanto perché è convinta che ciò che ha lasciato quella mattina in cui ha deciso di andarsene sarebbe stata lì, ad aspettare. Così non è. Perché se è vero come è vero che quella donna ha deciso di lasciare tutto per colmare una mancanza cronica di lavoro nella sua terra, è anche vero che il vuoto lo ha lasciato in quella casa in cui i legami familiari si vanno sfilacciando giorno dopo giorno. Ed è una magra consolazione l'idea che questa scelta possa voler dire un ipotetico benessere futuro.
Quali sarebbero i legami familiari da salvaguardare? Se lo chiede Manuel, figlio minore di Daniela: un adolescente che si trova all'improvviso a fare i conti con il vuoto assoluto. Prima sua madre decide di andarsene senza nemmeno salutare poi, a ruota, anche quel padre che sulle prime si era messo di buona lena ad aggiustare casa per creare le condizioni di una bella vita al ritorno di lei decide di fare un'altra strada, lontano dai suoi figli. Motivi di lavoro anche nel suo caso, con un abbandono - quello della sua donna - che gli brucia sulla pelle.
Manuel cresce con i nonni e una sorella, Angelica, che si sente ancorata a quel ragazzo in virtù di una scelta che non è stata la sua. Altri hanno scelto per lei. Altri hanno deciso che fosse una ragazza forte (ha otto anni più di suo fratello) e che sapesse badare a se' stessa e a quell'adolescente che inizia ad essere privo di punti di riferimento ma pieno di rancore per chi ha deciso, di punto in bianco, che fosse meglio allontanarsi da lui, da loro, per fare fortuna altrove. E quell'amore che lo lega a lui da sempre diventa, giorno dopo giorno, un cappio al collo che si stringe sempre più fino a toglierle il respiro.
Quale fortuna, poi? Quella che si misura con le felpe griffate che arrivano puntuali dall'Italia? O quella di una donna che racimola soldi in modo più o meno regolare e che nasconde ai suoi figli la sofferenza che la attanaglia nel vivere in uno stanzino minuscolo, accudire anziani non autosufficienti o bambini problematici? Qual è la fortuna? Con quale metro si misura e, soprattutto, a quale prezzo?
La storia di Daniela è la storia di tante donne che, come lei, lasciano la loro vita, la loro famiglia, i loro affetti per cercare quella fortuna che sempre più spesso tarda ad arrivare. Una storia fatta di lavori che le donne italiane non vogliono fare, fatta di momenti di smarrimento, di nottate passate al freddo su un materasso della Caritas quando si perde un posto per aver commesso un errore e sono poche le prospettive di trovarne un altro. Una storia fatta di una non-vita per coloro che, pur sapendo di avere un matrimonio finito alle spalle e oltre i confini, fanno fatica ad approcciarsi agli altri con leggerezza perché quella leggerezza l'hanno persa quando hanno scelto di andare via.
Il punto di vista di Daniela si scontra con quello dei suoi figli che vedono altro. Vedono l'abbandono, la solitudine, il rifiuto, l'imposizione di un'assenza, di una scelta non condivisa ma calata dall'alto. Sentono il peso delle cose non dette, vedono stanze vuote ad accoglierli la sera, insoddisfazioni latenti per la mancanza di quel legame familiare che si è oramai spezzato. Non basta la buona volontà di Angelica o l'arte di arrangiarsi di Manuel: la vita mette loro davanti prove difficili che lo diventano ancor di più alla luce della mancanza di coloro che avrebbero dovuto fare loro da giuda.
Sarà un brutto incidente di Manuel a riportare Daniela a casa e a farle compiere un viaggio nei ricordi che la portano a riflettere, a fare valutazioni che magari in precedenza non ha mai fatto e a fare i conti con ciò che è rimasto tra quelle quattro mura e che non si può più chiamare famiglia.
L'autore offre tanti spunti di riflessione ed ognuno dei tre punti di vista rappresenta una fotografia messa bene a fuoco di una situazione immortalata da angolazioni diverse. Sono inviti a riflettere su ciò che vuol dire fare scelte di questo tipo e un invito, così ho voluto leggerlo, a pensare prima di giudicare.
Sul finale ho avuto la sensazione che mancasse qualche cosa. Mi sarebbe piaciuto leggere qualche pagina in più ma a ben pensare è giusto così, con la possibilità di immaginare un futuro per quella che
tempo prima era stata una famiglia.
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Quando tornerò
Marco Balzano
Einaudi Editore
208 pagine
18.50 euro copertina rigida - 9.99 Kindle
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