Pazzia, onnipotenza pura.
Tutto ciò è sinonimo di Io sono Dio.
E' lo stesso autore - Giorgio Faletti - che ha avuto occasione di spiegare il senso del titolo del suo ultimo lavoro: un libro di oltre 500 pagine che ho appena finito di leggere.
Mi è finito in mano anche stavolta per caso: mi ero recata in biblioteca per chiedere in prestito un libro decisamente diverso ma mentre il ragazzo della biblioteca controllava la disponibilità nell'archivio telematico, una signora accanto a me aveva il libro che cercavo io in mano. Non mi sono persa d'animo ed ho chiesto il primo titolo che mi è venuto in mente e che avevo notato dare bella mostra di se tra gli scaffali.
Io sono Dio di Giorgio Faletti. Quello stesso Faletti di Drive In ma anche quello stesso Faletti di "Io uccido", "Niente di vero tranne gli occhi" e "Fuori da un evidente destino", i tre suoi libri che ho letto tempo fa.
Tutto ciò è sinonimo di Io sono Dio.
E' lo stesso autore - Giorgio Faletti - che ha avuto occasione di spiegare il senso del titolo del suo ultimo lavoro: un libro di oltre 500 pagine che ho appena finito di leggere.
Mi è finito in mano anche stavolta per caso: mi ero recata in biblioteca per chiedere in prestito un libro decisamente diverso ma mentre il ragazzo della biblioteca controllava la disponibilità nell'archivio telematico, una signora accanto a me aveva il libro che cercavo io in mano. Non mi sono persa d'animo ed ho chiesto il primo titolo che mi è venuto in mente e che avevo notato dare bella mostra di se tra gli scaffali.
Io sono Dio di Giorgio Faletti. Quello stesso Faletti di Drive In ma anche quello stesso Faletti di "Io uccido", "Niente di vero tranne gli occhi" e "Fuori da un evidente destino", i tre suoi libri che ho letto tempo fa.
Il genere oramai è consolidato: un libro che è una via di mezzo tra azione e thriller che stavolta vede come protagonista una detective ed un reporter, alla ricerca di un serial killer che ha in scacco una città come New York facendo esplodere cariche piazzate in luoghi in cui il numero delle vittime non può che essere elevato.
Un uomo misterioso, dall'identità altrettanto misteriosa e dal presente sconosciuto a tutti. Un presente che ha una sola certezza: ha una carica d'odio tale da uccidere con precisione e con una freddezza inaudita.
Un uomo attorno al quale si scatena una caccia all'uomo decisamente fuori dalle righe in quanto coinvolge solo la detective Light e il suo compagno (divenuto tale) Russel.
I primi capitoli del libro mi sono sembrati un po' lenti ma capita spesso quando si hanno diverse storie da raccontare per poi farle confluire in un'unica realtà come se si trattasse di tessere incastrate l'una all'altra ma ognuna con qualche cosa da raccontare. Qualcosa che il lettore deve tenere a mente per trovare, più avanti nella lettura, l'incastro giusto.
Nei primi capitoli Faletti racconta diverse storie, introduce diversi personaggi apparentemente slegati tra loro, ognuno con un proprio vissuto ed una propria realtà. Tutti apparentemente diversi e slegati, tutti destinati ad avere un ruolo importante nel prosieguo del romanzo.
Ho fatto un po' di fatica a mettere a fuoco tutti i personaggi, lo ammetto. Un po' perché ho iniziato a leggere questo libro in modo un po' distratto, un po' perché i nomi americani vanno memorizzati e ad ogni nome va dato un volto nel proprio immaginario. Ma questo va fatto subito, mentre il profilo di ognuno viene dipinto con toni più o meno decisi. Se non lo si fa subito e non si presta la giusta attenzione si rischia di perdere dettagli importanti. Mi sono resa conto strada facendo che in alcuni passaggi avevo riservato ai capitoli che mi erano sfilati sotto gli occhi una lettura troppo superficiale.
Messi a fuoco i personaggi, la storia prende una piega che mi è sembrata più "tranquilla" di quanto non sia stato in precedenza, con i suoi precedenti libri. Poi però mi sono detta che ogni libro è a se stante e non si possono fare confronti soprattutto nelle more della lettura.
In questo caso ho trovato meno suspance di quanta non ne abbia trovata in precedenza ma ammetto che il finale non me l'aspettavo proprio. Anzi, quando mancava proprio alla fine ero convinta di aver capito chi fosse l'uomo a cui Vivien Light e Russel davano la caccia ma sono dopo qualche pagina ho realizzato che avevo sbagliato tutto.
La trama non è facile da raccontare. Intricata al punto giusto da legare vite diverse ad un'unica realtà: la minaccia all'incolumità di migliaia di persone.
Vivien Light è la detective che si occuperà del caso e che avrà sulle sue spalle una grossa responsabilità: quella di agire quasi completamente da sola con il rischio di dover pagare in prima persona (oltre che con la pelle di migliaia di persone) ogni minimo errore. La sua è una vita segnata dal dolore e dalla sofferenza: una sorella che combatte con la malattia da un lettino d'ospedale, una nipote in una comunità di recupero per tossicodipendenti, una vita personale praticamente ridotta a zero. Nelle more delle indagini Vivien dovrà affrontare anche importanti prove personali, non del tutto felici. Un personaggio che mostra tutta la sua fragilità in più occasioni ma che, allo stesso tempo, sa mostrare il suo coraggio e la sua determinazione nell'ambiente lavorativo. Quell'ambiente che spesso le permette di scappare dalla sua vita e che le offre un rifugio sicuro anche se temporaneo.
Russel Wade è un reporter che ha commesso qualche errore di troppo nella vita. Ed ha anche pagato a caro prezzo le sue follie. Arriva per lui l'occasione giusta per riscattarsi agli occhi di suo padre, del mondo intero ma prima di tutto per riscattarsi davanti a se stesso.
Si trovano fianco a fianco in un'indagine piuttosto anomala che li vede impegnati quasi sempre l'uno accanto all'altra ma anche separati per "cause di forza maggiore". Tra i due nasce un'intesa che va ben oltre l'incarico ottenuto e si trasforma in una storia che però stenta a decollare. Anzi, si arena troppo presto e resta in sospeso, come un palloncino impigliato tra i rami di un albero.
Accanto ai due protagonisti principali ovviamente gravitano altri personaggi, sia nell'ambiente lavorativo della detective che nella sua vita... Tutti apparentemente lontani l'uno dall'altro ma, a ben guardare, più vicini di quanto si possa pensare.
Lo stile narrativo questa volta è particolare visto che Faletti alterna scene presenti a scene passate. Racconta il presente intervallando la narrazione con parti scritte in grassetto che raccontano cosa è capitato in precedenza, prendendo così per mano il lettore in un salto temporale che non mi è risultato affatto sgradevole.
Nel finale, poi, le ultime pagine sono riservare ad una narrazione in prima persone di tre personaggi - Vivien, Russel, la nipote di Vivien e il padre di Russel - altra particolarità che non mi è dispiaciuta mentre tutto il resto del romanzo è narrato in prima persona.
Nel presentare i personaggi, in particolare nel raccontare la storia di colui che seminerà il panico in città, Faletti narra vicende che in qualche modo possono motivare un comportamento tanto violento. Soprusi subiti, ingiustizie, l'orrore della guerra... Non subiti in modo diretto, però. Non è la personalità dell'assassino ad essere segnata in modo tanto profondo da queste vicende ma quella della mano che arma la sua... Un particolare, questo, che va scoperto leggendo il libro e che non intendo chiarire ulteriormente visto che si toglierebbe il gusto di leggere.
La storia è un po' intricata ed anche assurda a tratti ma si lascia leggere volentieri, almeno da parte di chi ama questo genere di romanzi e da chi non avesse pregiudizi nei confronti di Faletti scrittore. Perchè in entrambi questi casi si potrebbe fare davvero fatica ad andare avanti nella lettura.
Ho trovato alcune esagerazioni, in alcuni passaggi... Faletti ha calcato un bel po' la mano sulla fantasia ma in un romanzo di questo tipo ci può pure stare. Degli episodi, poi, li ho trovati un po' troppo affrettati, dalla soluzione un po' troppo scontata.
Dopo un'iniziale difficoltà ad "entrare" nella storia devo dire che la lettura è proseguita con interesse crescente anche se, devo ammetterlo, "Io uccido" mi ha tenuta sulle spine molto di più di quanto non abbia fatto "Io sono Dio". Con "Io uccido" ho trovato un certo filo comune... Un episodio di sdoppiamento della personalità che alla fine, avendo letto il primo romanzo di Faletti, mi è sembrato un po' ripetitivo e poco originale. Per questo non mi sento di assegnare a questa lettura cinque stelline.
Il finale mi ha lasciata un po' perplessa... Perchè non mi aspettavo che l'identità misteriosa fosse quella che ho scoperto essere. Un po' assurda come situazione ma visto che anche nella realtà la follia a volte non ha limiti in un romanzo di pura fantasia ci può pur stare.
Non è sicuramente un romanzo chissà quanto impegnativo ma comunque si lascia leggere. Scritto bene, con linguaggio scorrevole e chiaro, con un uso corretto della grammatica (non è sempre scontato, e la lettura di altri libri - non di Faletti, però - me n'è testimone) ed una buona padronanza sul fronte descrittivo. Tutto sommato una lettura piacevole per chi ama il genere.
Le guerre finiscono. L'odio dura per sempre.
... l'odio covato per anni aveva portato un uomo a disseminare una città di bombe.
L'odio ne aveva portato un altro a farle esplodere.
L'illusione di tornare a New York in uno stato d'animo diverso era crollata davanti alla realtà.
Sapeva che per tutto il viaggio di ritorno avrebbe pensato alle conseguenze di quel gioco insano che era la guerra e di come avesse il potere, a distanza di anni, di continuare a mietere vittime.
La guerra cui si fa riferimento è la guerra del Vietnam. Lontana ma mai stata tanto vicina.
***
Io sono Dio
Giorgio Faletti
Baldini Castoldi Dalai Editori
520 pagina
Euro 20.00
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