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lunedì 4 settembre 2023

È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia (C. Chinnici)

 

Un uomo prima che un uomo di giustizia.

Un marito, un padre, un amico prima che una persona che ha dato la vita per la lotta contro la mafia. 

Questo è ciò che ha voluto trasmettere Caterina Chinnici, figlia di Rocco, ucciso dalla mafia il 29 luglio 1983. 

Una donna che a 30 anni di distanza decide di aprire le porte del suo cuore e della sua memoria raccontando la parte più intima della vita di suo padre (e di riflesso anche la sua e della loro famiglia), quella che non è mai arrivata alla cronaca, sotto i riflettori.

Impegnata anche lei nella lotta contro la mafia, Caterina ha voluto raccontare l’uomo senza dimenticare che il suo impegno ha – volenti o nolenti – influenzato anche la vita personale di suo padre. Perché, che lo si voglia o no, quando ci si mette in prima linea contro la mafia, è soprattutto sul piano personale che si viene colpiti. E la fine di tanti magistrati, uccisi senza pietà per strada, davanti alle loro case, al ristorante, ne è la prova.

Ciò che maggiormente mi ha colpita è stato il peso, inteso come responsabilità, che arriva dal portare quel cognome. Perché è indubbio che l’essere “figlia di…” comporti una responsabilità maggiore dell’essere semplicemente Caterina. Eppure l’autrice fa di questa responsabilità un impegno: non solo e non tanto un impegno in nome del padre ma la voglia di fare con convinzione ciò che lei ritiene giusto e necessario: essere strumento di amministrazione della giustizia.

Ciò che più mi ha fatto riflettere è stata la consapevolezza di Rocco di essere un bersaglio vivente e il suo impegno a fare in modo che questo non si estendesse a chi gli era accanto: non si pensa mai a questo aspetto, davanti a persone impegnate contro la mafia. Non si pensa mai alla paura (perché credo che non si possa negare che, comunque, seppur con coraggio, queste persone affrontano quotidianamente la paura di morire in modo violento) che pure c’è. 

Mi ha molto rattristata la sua storia, che pure conoscevo anche se in modo molto superficiale. Ma mi ha ancor più rattristata il fatto che della morte di Rocco Chinnici – così racconta sua figlia – ci si sia dimenticati in fretta in una città che è ben presto tornata all’indifferenza di sempre. A ben pensare è vero: la cronaca si focalizza su certi fatti in modo quasi morboso nelle immediatezze ma poi, piano piano, tutto sfuma e anche la morte di un uomo che ha lottato contro la mafia non per se’ stesso ma per la comunità vien posta nel dimenticatoio. Dalla cronaca, forse. 

Dal sentire comune che tende ad identificarla come una morte per mafia come tante (purtroppo). Ma non certo nel cuore e nella mente di chi quell’uomo lo ha “vissuto” e perduto. No, nei familiari no. Restano il dolore e la rabbia ma anche la forza di perdonare. 

L’unica capace di permettere di guardare avanti. L'unica che ha permesso a Caterina e alla sua famiglia di guardare avanti.
***
È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia
Caterina Chinnici
Mondadori editore
144 pagine
11.00 euro copertina flessibile, 6.99 Kindle

sabato 22 aprile 2023

Solo è il coraggio. Giovanni Falcone, il romanzo (R. Saviano)

 

Un romanzo che non è un romanzo. Purtroppo.

Un romanzo che è una storia vera seppur romanzata soprattutto per ciò che concerne gli aspetti più personali, intimi dei protagonisti. Una storia che conoscevo solo dalle notizie che, nel tempo, mi sono arrivate dalla televisione ma che stavolta ho vissuto in modo intenso e doloroso.

Prima ti infangano,
poi ti isolano,
poi ti ammazzano.

Nell'ultima di copertina è riassunta la storia non di un suolo uomo - che pure è il protagonista del libro, ma di tanti uomini sotto il fuoco nemico della mafia.

Il pensiero che, al netto di alcune aggiunte dovute a necessità narrative, tutto ciò che viene racconto sia realmente accaduto mi ha travolta. Perché spesso quando si sente una notizia la si ascolta con superficialità e nemmeno si ha voglia di approfondire. Quando, però, si ha occasione di farlo, però, non si può assolutamente rimanere indifferenti.

Saviano racconta episodi noti alla cronaca ma offre ai lettori il lato umano delle vicende. Erano uomini con le loro passioni, le loro debolezze, le loro paure quelli che hanno lottato contro la mafia e che, purtroppo, nella maggior parte dei casi hanno perso. Hanno perso la vita.

Famiglie, amori, emozioni, timori, aspirazioni... tutto finito in un attimo. Lo è stato per Falcone ma anche per molti altri.
Sapeva di essere una mina vagante, Giovanni. E non mancava nemmeno di dire apertamente di avere le ore contate. Era consapevole della delicatezza del suo ruolo tanto più alla luce di ciò che gli stava accadendo attorno. Scomodo, troppo scomodo per tanti quel magistrato. E tanti glielo hanno fatto capire in modo diretto, nel corso del tempo, senza troppa diplomazia. 

Nel raccontare la sua storia Roberto Faviano racconta tante altre storie, come quella di Totò Riina che assiste allo sterminio della sua famiglia e diventa, piano piano, il Totò Riina che ci è stato consegnato dalla cronaca nel corso del tempo.

I fatti di cronaca li conosciamo e non intendo dilungarmi su questo.

Due paole, però, le spendo per dare conto a Saviano di aver offerto al lettore un aspetto, quello dell'uomo Giovanni Falcone, che non può lasciare indifferenti. Era un uomo fondamentalmente solo, Giovanni. E lo sapeva perfettamente. Solo non perché non avesse persone accanto, no. Aveva una donna - Francesca - e degli amici cari (uno su tutti Paolo Borsellino) ma era solo con il suo destino. Quello di un uomo attaccato da tutte le parti, infamato e poi isolato... Sapeva bene che sarebbe stato ucciso prima o poi e mi hanno molto colpita le parole, più volte ripetute, che lui stesso diceva: "... non si mettono al mondo ofrani".

Ho comprato questo libro a mia madre che ama i fatti di cronaca ed ha letto tutto di Saviano, o quasi. Poi, come sempre, lo ha consigliato a me e stavolta era arrivato il momento di lasciar stare storie di mero intrattenimento o di pura fantasia. 

E' un libro che non dimenticherò. Avevo venti anni all'epoca e probabilmente quanto accaduto mi ha toccata solo marginalmente. Oggi non è più così. Ho sofferto tra queste pagine e sono profondamente arrabbiata. Una rabbia silenziosa, la mia, che credo mi resterà a lungo addosso.

Una precisazione sullo stile: il romanzo, dopo una prima parentesi riguardante il Riina del 1943, va dagli inizi degli anni Ottanta fino al giorno della morte di Falcone, nel maggio del 1992. La narrazione è ricca, ricchissima di riferimenti a fatti e persone che hanno caratterizzato quell'epoca e - pur essendo un libro tutt'altro che leggero per via dei temi trattati - lo si legge in modo scorrevole. 

Io ammetto di essere andata più volte alla ricerca di approfondimenti su quanto stavo leggendo ma sarebbe bastato pazientare un po' ed arrivare alla parte finale. A storia conclusa si apre una ricca biografia che non è un'asettica elencazione dei documenti da cui Saviano ha tratto le informazioni che poi ha rielaborato ma offre ulteriori approfondimenti su quei fatti che sono stati messi insieme per dare corpo alla storia.

Ringrazio mia madre per avermi offerto l'occasione di crescere. Sì, perché mi sento una persona diversa a storia terminata. Più consapevole, se non altro di ciò che in passato ho trattato con un certo distacco. 

Nessuno può dire "...sono cose che non mi riguardano". Nessuno. Perché non è proprio così!
***
Solo è il coraggio. Giovanni Falcone, il romanzo
Roberto Saviano
Bompiani editore
pag. 581
24.00 euro copertina flessible, 14.99 Kindle (e vale ogni singolo euro speso!)

venerdì 17 febbraio 2023

Il giorno della civetta (L. Sciascia)

Non so se mio figlio sia pronto a leggere e comprendere questo libro. Seconda liceo, poco più di 15 anni, lettura assegnata dall'insegnante di italiano. Non so... Non so se è pronto a comprendere il messaggio dell'autore. Se sia pronto a comprendere cosa voglia dire che in un certo periodo della Storia il Governo (siamo nell'estate del 1960 quando questo libro venne scritto) non solo si disinteressava al fenomeno della mafia ma esplicitamente lo negava. Così come lo negava la gente comune.

Non so se riesca a rendersi conto che quanto riportato tra queste pagine è in parte vero. Perché se è vero che si tratta di un romanzo, nella parte finale viene riportata una riposta vera data dal Governo ad una interrogazione sull'ordine pubblico in Sicilia. Non so nemmeno se riuscirà - con il suo senno di quindicenne di oggi un po' svagato e fondamentalmte disinteressato alla cronaca - a rendersi conto che quello che dà il la alla storia è un evento realmente accaduto visto che l'autore prende ispirazione dall'uccisione di Accursio Miraglia, un sindacalista comunista, avvenuto nel gennaio del 1947 per mano di Cosa Nostra.

Sciascia racconta una Sicilia soggiogata dalla mafia, abituata al suo potere ma il messaggio che arriva - ad un lettore adulto, per lo meno - secondo il mio parere è che la parte peggiore dell'Italia, quella che crede che l'illegalità sia un vantaggio per tutti e che l'omertà sia la strada migliore per garantirsi la sopravvivenza abbia purtroppo allargando nel tempo i suoi confini.

Per parlare di questo fenomeno l'autore usa il romanzo giallo. Parte da una morte, quella di Salvatore Colasberna, piccolo imprenditore di un paesino siciliano ucciso a colpi d'arma da fuoco mentre sale su un autobus diretto a Palermo. Il Capitano Bellodi è incaricato di portare avanti le indagini. Testimoni? Molti, si può pensare, visto che l'uomo stava salendo su un mezzo di trasporto pubblico. No, due. Solo due: l'autista e il bigliettaio che negano di conoscere quell'uomo e negano pure di aver assistito ad un omicidio. Da qui hanno inizio indagini difficili, in un mondo omertoso. Il capitano Bellodi, però, non molla: seppur posto davanti ad un muro di gomma riesce a trovare indizi che legano quella morte violenta alle organizzazioni mafiose locali e alle forze politiche al potere. Quella morte riuscirà ad avere giustizia? Verrà dato un nome all'assassino? E al suo mandante? 

Io trovo che l'autore abbia fatto una scelta coraggiosa nel trattare il tema che ha trattato. E mi spiace dire che, seppur con i dovuti distinguo, in alcune zone d'Italia è una storia ancora attuale.

Un passaggio che mi ha colpita è quello relativo al cane di un contadino. Un cane cattivo, dice lui. Ed è un cane che si chiama Bargello, come il capo degli sbirri. Un passaggio breve che non passa però inosservato visto che rende l'idea di quello che era, all'epoca il rapporto tra i siciliani e le istituzioni.

Tanti gli spunti di riflessione sui quali mi auguro che l'insegnante di mio figlio voglia aprire un dibattito piuttosto che assegnare un compito in classe come se si trattasse di un qualsiasi romanzo giallo. 

Non lo è.
***
Il giorno della civetta
Leonardo Sciascia
Edizione allegata al Corriere della Sera - collana I grandi romanzi
pag. 143

lunedì 8 novembre 2021

La figlia della libertà (L. Di Fulvio)

Credo che sia la prima volta in assoluto in cui ho la sensazione di non essere capace di rendere giustizia al libro che ho appena terminato di leggere.

La figlia della libertà è un libro duro, che colpisce allo stomaco per ciò che racconta e che, purtroppo, non è poi così lontano dalla realtà. 

È un libro che parla del passato - la storia si apre nel 1912 - ma che ha un forte richiamo a tematiche di grande attualità come l'immigrazione, la prostituzione, la povertà, la mafia, la corruzione.

Ma è anche un libro che apre le porte alla speranza, quella che riesce a fare capolino anche in mezzo a tanta  violenza, a tanta ingiustizia, a tanta voluta cecità. 

 Tre sono i protagonisti attorno ai quali gravitano, poi, tanti personaggi secondari ma ognuno, a suo modo, fondamentale. 

Rosetta è una giovane orfana che è pronta a difendere con le unghie e con i denti quel pezzo di terreno che le è rimasto in eredità da coloro che non ci sono più. Vive ad Alcamo, in Sicilia: una terra che non fa sconti, una comunità che ha le sue regole e  dove  una giovane, per di più donna, come lei, fa paura. È una ragazza fiera, dal carattere forte, intelligente e pronta a ribellarsi ad una realtà che non è disposta ad accettare. Una realtà in cui le donne vengono picchiate dagli uomini, in cui non hanno diritti, in cui devono necessariamente piegarsi al volere degli uomini sia dal lato personale che su ogni altro fronte, con le buone o con le cattive. Lotta con coraggio fino a che l'unico modo per fare qualcosa affinché le cose possano cambiare è quella di imbarcarsi su una nave che la porti lontano, verso il Nuovo Mondo.

Rocco è figlio di un mafioso morto da uomo d'onore ed il suo futuro è scritto nel sangue che gli scorre nelle vene. Lui, però, non vuole seguire il suo esempio ed è pronto a ribellarsi al sistema che lo ha protetto, fin da ragazzino, proprio perché figlio di un uomo morto con onore per difendere un capo mafia. Rocco è un ragazzo coraggioso, di belle speranze, convinto di poterla fare franca contro un sistema che molto più forte e radicato di quanto lui stesso non possa immaginare. Le radici della mafia di Mondello (Palermo) sono profonde e difficili da intaccare: se ne renderà conto sulla sua stessa pelle fino a doversene andare da quella terra che gli va stretta. Fa una promessa, però, sulla tomba di suo padre: quella che non sarà mai un uomo d'onore, mai un mafioso come lui. Una promessa difficile da mantenere, però, quando si rende conto, arrivato sul suolo del Nuovo Mondo, che certi meccanismi sono uguali in ogni posto e in ogni suolo.

Raechel vive nell'Impero Russo ed è poco più di una bambina. Un corpo da bambina ma idee grandi, più grandi di lei: è pronta per fare il grande salto, per lasciare la sua terra ed inseguire il sogno di una vita migliore. Suo padre non è d'accordo perché è troppo piccola ma nel momento in cui viene a mancare in modo violento le sue ultime parole sono per lei, la luce dei suoi occhi. "Parti" le dice e lei farà di tutto per poter realizzare quel sogno che stava per esserle strappato dalle mani. 

Ma la realtà è ben più dura di quanto i tre  giovani potessero immaginare. Le ingiustizie che si trovano là fuori sono tante e tali che in più d'una occasione avranno il timore di aver perso ogni possibilità.

La storia ruota attorno alla condizione degli immigrati, di coloro che lasciano la loro terra per cercare un modo migliore. In particolare, viene narrata senza sconti la sorte delle donne: nel Nuovo Mondo, in quella Buenos Aires che potrebbe essere un luogo da sogno per chi la guardasse dall'esterno, opera la Sociedad Israelita de Socorros Mutuos Varsovia (e non è affatto un'invenzione ai fini della narrazione quanto una triste, tristissima realtà) con 2.000 bordelli e 30.000 ragazze sfruttate, drogate, picchiate ed anche uccise oltre che vittime della loro stessa mano, per mettere fine a quello strazio. Un'associazione criminale che allunga i suoi tentacoli nella politica, tra la polizia, negli ambienti sociali ed economici tanto da far girare parecchi soldi ma anche armi e violenza a volontà. Una realtà che ha segnato quell'epoca e, come racconta l'autore in una interessante nota finale, rappresenta una macchia sulla coscienza di cui tutt'ora si evita di parlare.

Eppure tutti sapevano. Tutti vedevano. Tutti si voltavano dall'altra parte per indifferenza, per paura, per tornaconto. Tutti, nessuno escluso, da coloro che pagavano per quelle ragazzine da maltrattare fino quasi alla morte fino a chi, pur non volendo sporcarsi le mani con ambienti del genere, faceva finta che non esistessero. 

In un contesto del genere le vite dei tre protagonisti si intrecciano tra loro e con quelle di tanti personaggi secondari che sono fondamentali ai fini della storia. In alcuni punti ho avuto la sensazione che i protagonisti fossero tanti, tantissimi e stavolta non ho avuto la necessità di prendere nota dei tanti nomi che si alternano perché hanno tutti delle personalità ben definite, dei ruoli tali da lasciarsi identificare immediatamente. Tutti restano sottopelle, come l'inchiostro di un tatuaggio che arriva nel profondo creando un'immagine in superficie - che è quella della storia in generale - ma lasciando segni indelebili anche per le loro storie personali. 

Storia costruita con maestria, descrizioni che non intendono fare sconti soprattutto nelle scene più violente che sono, poi, una fotografia di una realtà di cui per troppo tempo si è fatto finta di non vedere. E ci sta, tutto ci sta alla perfezione mettendo nelle mani del lettore una storia intensa, dolorosa, violenta, profonda e carica di speranza con protagonisti forti, oserei dire potenti dal punto di vista narrativo.  

Non dico niente sui dettagli della trama: è un libro che va letto con attenzione pagina dopo pagina. Basti sapere che in alcuni punti mi si è attorcigliato lo stomaco non solo per le scene di violenza in quanto tali ma per l'umiliazione che ho letto sotto quelle scene, soprattutto a danno di ragazzine spesso più giovani di mia figlia che di anni non ne ha ancora 16. Ma non posso negare di aver provato tanta rabbia per l'atteggiamento dei più così come tanta ammirazione per scelte coraggiose compiute dai protagonisti principali e non solo. Mi sono commossa, ho sorriso, mi sono anche fatta un esame di coscienza perché, come ben dice l'autore nelle sue note finali, troppe volte ci si volta dall'altra parte per non vedere. Sono stata fiera di alcuni personaggi in particolare (e non vanno cercati solo tra i protagonisti) per scelte coraggiose, più o meno grandi. Ho trovato anche tanta umanità laddove non avrei mai immaginato di trovarla e tanto marciume dove, invece, non dovrebbe essere.

Non credo di aver mai parlato in toni così entusiasmanti di una lettura e non esagero se dico che, per la prima volta, mi sono imbattuta in un libro che terrò con piacere sul mio comodino pronta a rileggerlo, se ne avrò occasione. E io sono una che raramente lo fa!

Bello. Molto. Il più bello che io abbia mai letto e non esagero. Ancora più bello se penso di averlo preso con uno scambio anche con una certa superficialità, senza fare troppa attenzione alla trama. 

Leggetelo, leggiamolo e apriamo gli occhi per imparare a dire, una volta per tutte, che non è giusto. Faccio mio l'invito che fa l'autore nell'ultima pagina ma io aggiungo che il non è giusto dovremmo iniziare a dirlo in tante circostanze quotidiane, a partire dalle più piccole e che possono sembrare insignificanti ma che sono, pur sempre, ingiustizie.
***
La figlia della libertà
nella foto edizione Mondolibro - edizione originale Rizzoli
640 pagine
13.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle

mercoledì 1 aprile 2020

A mano disarmata (F. Angeli)


Con te c'è tutta l'Italia che rifiuta le mafie e il loro oltraggio, la loro violenza, la loro arroganza. Tutta l'Italia che vuole vivere libera nella dignità e non nella sottomissione.
E' in uno dei messaggi arrivati a Federica Angeli in un momento particolare della sua vita che ho voluto riassumere il senso del suo impegno di giornalista e di donna, contro la mafia.
Nel libro A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scora, la giornalista di Repubblica racconta il percorso che l'ha vista scontarsi con la realtà di Ostia quando ancora nessuno voleva dare un nome a quello che aveva attorno fino ad arrivare a nomi e cognomi ben precisi scritti su mandati di carcerazione, agli atti dei processi, tra l'elenco degli imputati.

Si tratta di un racconto ricco di date, nomi, circostanze, fatti di cronaca ma anche di delusioni, di paura, di sorrisi, di abbracci, di contrasti, di sconfitte e di vittorie che hanno segnato le varie tappe di un percorso che, nel momento in cui è stato stampato il libro, era ancora in corso e che, se non sbaglio, ancora oggi attende qualche sviluppo.

Federica Angeli racconta la sua storia, quella della sua famiglia ma racconta, prima di ogni altra cosa, la storia di un angolo di mondo in cui si è fatta fatica a dare un nome a quanto stava accadendo, si è fatta fatica ad ammettere che certi meccanismi non erano affatto casuali.
Racconta del suo lavoro, della sua tenacia nel voler arrivare fino alla fine in quegli ambienti mafiosi che, all'inizio del suo percorso, nessuno vuole riconoscere - sta proprio qui il punto - come tali. Racconta degli equilibri di una famgilia minacciati da vicino da una situazione che in alcuni momenti è anche sfuggita di mano. Ma racconta anche di tante persone delle quali ha scoperto solo a posteriori di non potersi fidare oltre che dei tanti che si sono stretti a lei fino a creare quel noi che con tanta forza emerge dal racconto.

Non conoscevo Federica.
Non sapevo nulla della sua storia fino a che mia madre non mi ha chiesto di acquistare il suo libro in cui si era imbattuta durante una trasmissione televisiva.
Lei lo ha letto in un batter d'occhio ed ora è finito nelle mie mani.

Tra le quasi 400 pagine del libro Federica Angeli mette nero su bianco il periodo della sua vita che più l'ha fatta soffrire. Un impegno, quello che si è sentita di portare avanti contro la mafia, che le ha cambiato l'esistenza più di quanto lei stessa avrebbe mai potuto immaginare.
Più volte è stata sul punto di crollare ma non ha mai mollato.
Mai. Nemmeno quando erano entrati in gioco meccanismi molto delicati a livello familiare.
Perchè se ha combattuto come ha combattuto, Federica lo ha fatto soprattutto per i suoi figli, per lasciare loro un futuro scevro da giochi di potere, da violenze di ogni tipo, da gente convinta di avere il mondo ai propri piedi.

Non scendo nei dettagli della trama: vorrebbe dire raccontare vicende ricche di nomi e di situazioni che vanno lette con ordine e con attenzione per poter tenere le fila di quanto accaduto.
Un pensiero, però, vorrei esprimerlo: Federica è senza dubbio una donna coraggiosa. Testarda, anche. E i fatti alla fine le hanno dato ragione (anche se il capitolo, da quel che mi risulta, non è definitivamente chiuso).
Con uno stile asciutto dovuto alla sua professione, racconta i fatti in modo coinvolgente trasmettendo appieno tutta la sua inquietudine ma anche la forza che l'ha mossa.
La sua è una testimonianza importante che è ottimamente rappresenta dal titolo del libro, che questa volta è azzeccatissimo.
Ha combattuto la mafia a mano disarmata. Lo ha fatto con la forza della sua penna, delle sue parole e con il suo coraggio. E non è stato per niente facile.
Una storia che merita di essere conosciuta, per guardare al futuro con la speranza che il mondo - grazie anche a persone come lei - possa davvero cambiare!
***
A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scorta
Federica Angeli
Baldini&Castoldi
373 pagine
17.00 euro copertina flessibile, 9.90 kindle

mercoledì 7 maggio 2014

La mafia non lascia tempo. Incontri con l'autore: Anna Vinci, Gaspare Mutolo

Mutolo a sinistra, Anna Vinci a destra
Quello che era stato annunciato come un collegamento telefonico si è trasformato in una testimonianza dal vivo: il super pentito di mafia Gaspare Mutolo ha preso parte di persona, di recente, alla presentazione del libro La mafia non lascia tempo di cui è coautore assieme ad Anna Vinci e nel quale si parla della sua storia. Viene narrata la storia di un uomo che, da braccio destro di Totò Riina ha deciso di diventare collaboratore di giustizia e da ventidue anni vive nell’anonimato, sotto la protezione dello stato. Mutolo ha partecipato con il volto coperto da una maschera, per ovvi motivi di sicurezza, e la sua presenza ha dominato la serata. 
Alcune opere di Gaspare Mutolo
Ora la sua vita è funzionale all’arte. L’arte che lo ha fatto rinascere e che lo ha reso libero di esprimersi. 
Nel racconto della Vinci e dello stesso protagonista, sono state ricordate le tappe della vita di un uomo che è stato accusato di tremendi delitti, delitti di mafia. Un uomo che, nel 1992, ha voltato le spalle ai corleonesi e si è messo a disposizione della giustizia portando, con le sue confessioni, ad arresti importanti. A segnare la svolta è stato il colloquio con Giovanni Falcone
Da quel momento ho iniziato a vivere – ha raccontato Mutolo – dopo essermi spogliato di tutto ciò che fino a quel momento avevo fatto”. Oggi è diventato un pittore, e concentra sui pennelli quelle attenzioni che invece, fin da quando era un ragazzino, aveva dedicato al crimine. 

Il libro l’ho comprato a mia madre che ama questo genere. Lo sta leggendo in questo periodo e mi dice che è un racconto molto preciso e circostanziato, nel quale si dice molto di quella realtà. Io non l’ho ancora letto e, onestamente, al momento non mi sento attirata da un libro così… L’incontro con l’autore – perché è anche Mutolo autore assieme alla Vinci – mi ha da una parte incuriosita, questo lo ammetto, ma mi ha anche fatto uno strano effetto perché, comunque, avere davanti agli occhi, a pochi metri, un uomo che ha ammesso di aver commesso tutti i crimini tranne tre (crimini commessi alla prostituzione, alla pedofilia e un altro che non ricordo ma non era l’omicidio… quello si, lo ha commesso) mi ha fatto uno strano effetto. 
Sarà pure un pentito – ho pensato – ma comunque un assassino reo confesso”… l’ho pensato… che ci posso fare? 
E’ stata, in ogni modo, una testimonianza forte ed anche il segno che dalla mafia si può venir fuori anche se si è arrivati ad alti livelli. Non senza rischi, questo è vero… così come è vero che a nessuno, qualunque cosa abbia fatto, è preclusa la possibilità di redimersi senza dover attendere necessariamente la vita dell’aldilà (se si crede che ci sia, ovviamente).
La serata mi è piaciuta. E’ stato un incontro senza dubbio fuori dal normale, diverso da qualunque altro incontro con autori a cui avessi partecipato fino a quel momento.

Poi, a ciascuno la libertà di pensare ciò che vuole sull’essere “pentito” di mafia… 

http://www.libri-stefania.blogspot.it/p/il-maggio-dei-libri.html

lunedì 9 maggio 2011

100% Sbirro (I.M.D. con Raffaella Catalano)

La copertina è un po' inquietante a prima vista. Ma poi se pensi che dentro a quel passamontagna ci sono i buoni e non i cattivi allora la prima impressione cambia.
100% Sbirro è un libro che ho preso in prestito da mia madre. Una divoratrice di libri che parlano di mafia annessi e connessi. Ha scoperto la sua voglia di sapere, di conoscere e lo ha fatto negli ultimi tempi. Non è mai stata una grossa lettrice ma in poco tempo ha collezionato un buon numero di volumi a tema.
100% Sbirro è uno di questi. Si tratta di un libro scritto da un poliziotto della Catturandi di Palermo. I.M.D. sono le sue iniziali. Non svela la sua identità per ovvi motivi e si fa aiutare, nello scrivere quello che si presenta come una specie di diario, da Raffaella Catalano.
Nel libro vengono raccontate le avventure vere di un gruppo di poliziotti alle prese, giorno dopo giorno, con latitanti e pezzi più o meno grossi della mafia. In ogni capitolo - i capitoli sono piuttosto brevi - vengono riportati nomi di personaggi poi assicurati alla giustizia, nomi di pentiti e nomi di fantasia (in questo caso di fantasia) per indicare quelle persone che - soprattutto colleghi di I.M.D. - hanno permesso di portare a termine una lunga serie di catture.
Il libro è scritto in modo scorrevole anche se devo ammettere che i tanti nomi di persone che a me non erano per niente note, tantomeno familiari, mi ha un po' confusa in alcuni punti.
Non si tratta di un romanzo ma del racconto di vera attività quotidiana per debellare la mafia decapitando le famiglie più potenti e catturando i latitanti della zona.
Durante la lettura mi sono resa conto che l'autore ha già scritto un altro libro sul tema, dal titolo Catturandi, ma io non ne sapevo nulla. Onestamente non si tratta di un genere di letture che mi ha mai attirato più di tanto ma ho voluto fare una prova, attirata in primis dal formato del libro (comodo da tenere in borsa e da portare con se) ma anche dal fatto che mia madre avesse fatto delle orecchie su diverse pagine per indicare dei punti importanti.
Io a dire il vero non sono riuscita a capire cosa l'abbia indotta a fare quelle orecchie ma probabilmente sono stata un po' troppo superficiale nella lettura, non so. Oppure si è trattato di passaggi che l'hanno ricollegata a vicende lette in altri libri... Non so.
Il fatto che fosse un libro strutturato in capitoli brevi mi ha aiutata nella lettura. A dirla tutta in alcuni punti mi è sembrato anche un po' ripetitivo: cambiavano i nomi ma la sostanza era la stessa. Essendo la narrazione di fatti reali non potevo certo aspettarmi divagazioni romanzesche.
Se suggerisco questa lettura?
Si, se si ama il genere e se si vuole sapere, si vogliono conoscere vicende che in un modo o nell'altro hanno segnato la storia della nostra Italia.
No, se ci si aspetta uno stile romanzesco o comunque una narrazione romanzata. E' un diario, il racconto di vicende realmente esistite che tutto hanno meno che connotati romanzeschi. Il racconto di come opera la Catturandi, dei sacrifici che sono richiesti a coloro che ne fanno parte, di come debbono conciliare - a fatica - lavoro e vita familiare. Il racconto di una realtà mafiosa che grazie ad uomini come quelli che vengono indicati in questo libro ha subito delle forte perdite ma che, purtroppo, ancora non ha abbassato la testa.
***
100% Sbirro
I.M.D. con Raffaella Catalano
Dario Flaccovio Editore
13.00 euro