mercoledì 29 marzo 2017

Non è la fine del mondo (A. Gazzola)

Non è mia abitudine leggere libri di nuova uscita soprattutto se molto pubblicizzati. Di solito lascio sempre spegnere i riflettori attorno a libri nuovi - di cui si leggono decine e decine di recensioni in anteprima - per poi dedicarmi alla loro lettura con calma.
Stavolta, arrivata agli sgocciolo della challenge di Chiara del blog La lettrice sulle nuvole e alla ricerca di alcuni dei libri consigliati per la gara che fossero a disposizione in biblioteca mi sono lasciata andare ed ho preso in prestito Non è la fine del mondo di Alessia Gazzola. E sono contenta di averlo fatto perché si tratta di un romanzo ironico al punto giusto, romantico al punto giusto e nel modo in cui piace a me, con personaggi ben caratterizzati ed anche una copertina che mi è piaciuta un bel po'. 
Non è un romanzo sdolcinato, non si vedono personaggi con occhi a cuore e farfalle nello stomaco (quanto odio questo modo di dire....) ma, non per questo, non manca quel pizzico di sentimento che nel contesto della storia ben ci sta.

Emma è un personaggio moderno: una ragazza senza legami, con un lavoro da stagista che non le viene rinnovato (molto moderna come situazione, no?), attualmente vive con sua madre, nel tempo libero fa la baby sitter delle sue nipotine ed attende il colpo grosso che le permetta di fare un balzo in avanti sul lavoro e, perché no, di cambiare vita. 
Un colpo, a dire il vero, arriva... ma non è di quel tenore che lei si aspetta: il suo contratto non viene rinnovato ed ecco che si trova alla ricerca di un lavoro, perennemente single, con week end solitari e serate davanti ai cartoni Disney con le nipotine. Un amante alle spalle, nessun amore in vista. 
Ben presto le cose sonio destinate a cambiare ed una serie di situazioni si incastreranno per dare un senso alla vita di Emma.

E' un romanzo leggero ma non banale. I personaggi che compaiono attorno a lei non sono affatto casuali. Non lo è la signora Vittoria, che è un personaggio quasi aulico, con quei suoi capelli lunghi e candidi che mi hanno fatto tanto pensare alla mia nonna che, come lei, viveva con ago e filo in mano, che creava piccoli abitini per noi bambini o, da cresciuti, per le mie bambole. Abitini che conservo ancora con estremo amore. Ho amato il personaggio di Vittoria probabilmente per questo: mi hanno emozionata quelle mani nodose a cui l'autrice fa riferimento nel descriverla, ho amato la sua saggezza, dispensata senza essere mai invadente ma con convinzione quando necessario.

Un personaggio secondario, che mi ha fatto enormemente sorridere nel modo in cui viene presentato, è l’Orrido Cognato. Chiamato così, non può che strappare un sorriso, no? Fa un po’ meno ridere la sua risaputa scarsa fedeltà ed il suo modo di offendersi seduta stante quando scopre la scappatella della moglie. Lui, uomo di famiglia, lui che porta i pantaloni, può concedersi qualche scappatella. La sua signora invece no. Eh no! Sacrilegio (quello di lei, non quelli di lui!).
Il Produttore è un personaggio che non si scopre più di tanto. Anzi, si lascia scoprire lentamente e questo lo rende ancora più interessante più di quanto non lo sia dalla descrizione che ne fa Emma.
Il finale è un tantino scontato ma, lo ammetto, ma non mi è dispiaciuto. Un piccolo colpo di scena avviene a metà racconto, quando viene a mancare un particolarissimo personaggio che, pure, mi ha particolarmente colpita con il suo modo di fare e di essere.  Uno scrittore sensibile ed anch’esso misterioso che, in un modo particolare, cambierà la vita di Emma.
Insomma, una serie di ingredienti – sommati ad una scrittura scorrevole – che mi hanno reso gradevole la lettura, peraltro divorata in poche ore.

L'unica cosa che mi ha un po' disturbato è stato leggere il titolo dell'ultimo capitolo da cui si capisce chiaramente se c'è un lieto fine oppure no. Avrei preferito scoprirlo leggendo il capitolo, non il suo titolo.

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