mercoledì 8 settembre 2010

L'ultima riga delle favole (Massimo Gramellini)

Questa volta faccio una gran fatica a trovare le parole giuste per esprimere il mio pensiero in merito ad uno degli ultimi libri che ho letto. Forse è perchè il pensiero stesso non si è formato con chiarezza in merito a L'ultima riga delle favole che ho ricevuto come regalo di compleanno. Un regalo inaspettato e, soprattutto, un autore ed un titolo a me sconosciuti.

Il nome di Massimo Gramellini - autore del libro - non mi era affatto familiare. Solo nel leggere la breve biografia stampata sulla bandella del libro ho capito che ha un ruolo di rilievo nell'ambito del quotidiano "La Stampa" di cui è vicedirettore. Si tratta di un mio collega, dunque. Un giornalista, intendo dire, alle prese con il suo primo romanzo ma che non è nuovo nel trattare gli argomenti che poi sono proposti (in modo molto originale, devo dire) nel libro visto che cura da tempo la rubrica "Cuori allo Specchio" del quotidiano in cui scrive. Proprio da lì, dalle lettere che hanno popolato la rubrica nel tempo, sono arrivati degli spunti per il libro ai quali l'autore fa chiaro riferimento in coda al romanzo.

Dare un'idea di questo libro è davvero difficile per me. E' un romanzo che parla d'amore ma non è propriamente un romanzo rosa.
Si tratta di un viaggio introspettivo compiuto dal protagonista della storia attraverso il quale l'autore intende dare delle risposte ad interrogativi quali "...qual è il senso dell'amore?", "esiste davvero l'anima gemella?", "come trovarla e dove?". Si tratta di una specie di favola raccontata in chiave moderna, con un linguaggio semplice ma non per questo scontato, uno stile di scrittura chiaro, non troppo ricercato ma comunque non piatto e noioso. Una favola moderna che ha come protagonista Tomàs, una persona comune, più avvezza a subire le vicende che non ad esserne protagonista. Un uomo che è alle prese con amore agli esordi, con una donna dalla quale - come di consueto - è pronto a scappare trincerandosi dietro una montagna di scuse e di vittimismo.

Il libro inizia così, con una telefonata in cui le gli dice di avere tanta voglia di incontralo ma di avere impegni per cui si deve rimandare ad altro momento. Lui si sente vittima. Proprio come accade a quelle donne che di solito è lui a scaricare proteggendosi dietro ad una banalissima scusa, quella di un, generico, "altro impegno".

Ma mentre cerca di trovare un momento di solitudine viene aggredito da un gruppo di teppisti e finisce in acqua (era sul lungomare). Non affoga. Non torna a galla. Resta sotto. E approda in un mondo di mezzo che gli era sconosciuto, in una specie di limbo dell'anima dove incontra dei singolari personaggi. Si trova alle Terme dell'Anima dove, in varie stanze e con varie "trovate" gli sarà indicata la via per ritrovare la sua anima e tornare a vivere.

Come ben si capisce è un romanzo sui generis, una via di mezzo tra un fantasy ed un romanzo rosa nel quale, però, ad avere la meglio è la fantasia, il racconto intonato con le note della fiaba, che potrebbe tranquillamente iniziare con il classico "...c'era una volta".

Una tipologia di romanzo che non ho mai preso in considerazione: si parla di cure dell'anima, della necessità di guardarsi dentro, di trovare se stessi, di affrontare le proprie paure. Una sorta di manuale da applicare per mezzo di una fiaba.

Ad essere sincera non mi ha entusiasmata più di tanto. L'ho trovato anche artificiosamente intricato in alcuni passaggi. Ma riconosco all'autore il merito di aver inventato ambientazioni e situazioni fantastiche d'effetto, raccontate con dovizia di particolari e, al tempo stesso, con estrema semplicità lessicale. Io in alcuni punti mi sono persa, però. Probabilmente bisogna essere predisposti a recepire l'invito che l'autore fa ad immedesimarsi in quel personaggio facendo volare la fantasia verso ciò che potrebbe tranquillamente essere un sogno fantastico ma che lascia, nel protagonista, dei segni.

Ebbene, Tomàs esce cambiato da questa esperienza ma il suo cambiamento mi sembra un po' troppo repentino. Ok, gli insegnamenti che gli sono stati dati in quelle terme fantastiche sono stati più d'uno però mi è sembrato un po' troppo scontato il cambiamento che mostra di aver subito dopo quell'esperienza.

In uno degli ultimi capitoli ho appreso che i corsi da seguire per arrivare a quel "...e vissero felici e contenti" (l'ultima riga delle favole, appunto) sono sette. E al termine del romanzo ho trovato scritto: fine del primo corso. Ho interpretato il senso di tali parole come una specie di "continua"... in attesa dei prossimi sei corsi che, credo, possano tradursi in sei romanzi consequenziali l'uno all'altro.

Io non sono per niente curiosa di sapere il prosieguo, di sapere come andranno i prossimi sei corsi e non credo proprio che comprerò o leggerò eventuali prossimi libri.
Non me ne voglia l'autore ma non è proprio un genere di lettura che mi prende e mi coinvolge anche se, ammetto, che di spunti di riflessione - seppur tradotti in chiave fantastica - ce ne sono.

Per avere un'idea del tipo di romanzo con cui ho avuto a che fare mi limito a riportare l'elenco dei capitoli, piuttosto eloquente:
* Prologo
* L'accoglienza
* La visita medica
* La palestra
* Il bagno turco
* La tisana della volontà
* La vasca dell'Io
* La vasca del Noi
* La tisana del distacco
* La vasca della Luna
* La vasca del Sole
* La tisana del coraggio
* La vasca del Drago
* La vasca dell'Agape
* Epilogo
Il tutto per 259 pagine in un'edizione Longanesi che porta in copertina una bella immagine di una mano che va a liberare un cuore in gabbia. All'interno, tra i vari capitoli, si trovano anche delle immagini in bianco e nero, dei disegni di Paolo D'Altan.

Non in senso dispregiativo, ma trovo che sia una lettura "da ombrellone". Lo consiglio a chi ama il genere, a chi avesse seguito le rubriche di Gramellini nel quotidiano e a chi avesse la curiosità di fare un giro nelle Terme dell'Anima.

Comunque, al termine della lettura non credo di aver imparato nulla di nuovo, che non sapessi già...

***

L'ultima riga delle favole

Massimo Gramellini

Longanesi Edizioni

259 pag.

4 commenti:

  1. Cerco ancora il vissero tutti felici e contenti.....qui almeno c'è il primo passo!!!

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  2. ciao Stefy, grazie per esserti scritta tra i miei followers.
    Bello questo libro! E anche quello che strai leggendo, anche se io ho letto e recensito in parallelo col film, la seconda versione, "L'Amante della Cina del nord".
    Buona serata. ^_^

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  3. L'autore ha avuto un'idea abbastanza furba mettendo alla fine del libro la frase "fine del primo corso", è come dire leggete anche il secondo, il terzo, il quarto...

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  4. Anche io sono rimasta piuttosto perplessa dopo la lettura di questo libro, tra l'altro consigliatomi vivamente da un mio caro.
    Non sono riuscita a capirlo, non mi ha lasciato niente...un pò troppo new age, per i miei gusti!!
    Gramellini come giornalista lo preferisco!
    ciao loredana

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