mercoledì 1 settembre 2010

Kitchen (Banana Yoshimoto)

Ho sentito così tanto parlare di Banana Yoshimoto che ho voluto cercare in biblioteca qualche cosa di suo. Ho trovato Kitchen, il suo primo romanzo risalente nel 1988 e arrivato in Italia, in lingua italiana intendo dire, nel 1991.

Onestamente sono rimasta un po' spiazzata da questa lettura. Lo stile è molto gradevole, fresco e diretto ma la storia mi ha proprio lasciata perplessa.

L'edizione che ho trovato io è l'ottava nella collana Universale Economica Feltrinelli con indicato il prezzo di 10.000 lire! Un librettino di 148 pagine in cui sono compresi il romanzo che dà il nome al libro (romanzo a sua volta suddiviso in due parti, due capitoli, Kitchen e Plenilunio - Kitchen 2), il racconto Moonlight Shadow che l'autrice presentò come tesi di laurea e che gli permise di vincere un importante premio all'Università che frequentava, un Post Scriptum con i ringraziamenti dell'autrice, una postfazione piuttosto lunga di Giorgio Amitrano (che io ho saltato a piè pari) ed anche un piccolo glossario in coda, per tradurre alcuni termini riportati in lingua originale.
Complessivamente è l'intero libro che mi ha lasciata un po' perplessa. Ed ho molto apprezzato, nel Post Scriptum, ciò che dice di se l'autrice quando definisce il suo primo lavoro un lavoro immaturo: probabilmente è proprio questo il problema. Uno stile di scrittura fresco e giovanile, molto gradevole da leggere ma senza una storia da raccontare in modo "ordinato" probabilmente ha proprio quel difetto: l'immaturità letteraria che poi, da quanto ho capito cercando informazioni sull'autrice, è andata via via scomparendo.

Probabilmente ho scelto il libro sbagliato per il mio primo approccio con questa autrice. Un libro sbagliato la cui lettura non mi ha per niente soddisfatta (anche se non sono mancati spunti di riflessione) ma che non mi ha demoralizzata visto che intendo cercare qualcosa di migliore, scritto dalla sua penna.
O non sono stata in grado io di intuire il "genio" artistico... Non so. Fatto sta che mi aspettavo qualche cosa di diverso e più coinvolgente.

* Kitchen. Cucina. Il romanzo trasmette la passione della protagonista per la cucina intesa non solo come "l'arte di cucinare" ma anche come luogo fisico, luogo di emozioni, luogo di vita. La protagonista è Mikage, una giovane piuttosto sfortunata, orfana di padre e di madre, cresciuta con i nonni. Improvvisamente, dopo la morte del nonno e dopo essere stata cresciuta per anni dal solo amore della nonna, anche lei viene a mancare e la nostra protagonista si trova sola al mondo, ad affrontare una vita che sembra riservarle solo morte tutto intorno.
Incontra in questo frangente un suo compagno di università che la invita a vivere a casa sua, assieme alla sua particolarissima madre: Yuichi è un ragazzo che fino a quel momento non aveva nemmeno notato e che improvvisamente si interessa a lei in modo fraterno. La vita nella nuova casa comporta anche la vita in una nuova famiglia visto che il giovane vive con sua madre Eriko che in realtà è suo padre diventato donna dopo la morte di sua moglie.

* La prima parte del libro racconta il periodo di sofferenza e solitudine di Mikage con la permanenza nella nuova casa e l'instaurarsi di nuovi rapporti con la sua nuova, speciale famiglia.

* La seconda parte ha avvio con un'altra tragedia: la morte di Eriko con conseguente contraccolpo subito da suo figlio Yuichi. Il racconto procede con una altalenarsi di vicende tutte piuttosto piatte e che mi sono sembrate anche molto fantasiose, come fantasioso è il fatto che una ragazza venga ospitata - da un giorno all'altro - da uno sconosciuto in casa sua senza troppi problemi e che si instauri un tranquillo e disinteressato rapporto di convivenza alquanto strano, piatto. Certo, si stringono rapporti di amicizia, di affetto... Si ha un'altra grande sofferenza con la morte di un'altra persona cara (ho pensato che questa ragazza sia davvero sfortunata... o che sia lei a portare sfortuna alle persone che ha attorno? Chissà!) e quanto viene raccontato mi ha trasmesso un senso di tristezza, di smarrimento... Non si capisce bene che tipo di rapporto ci sia tra i due giovani e a dire il vero non ho ben capito se quella svolta amorosa che aleggia tra le righe quando il racconto va avanti nelle pagine si avrà oppure no.

Quando, al termine della seconda parte, ho iniziato a leggere Moonlight Shadow (che onestamente credevo fosse un terzo capitolo... ma che si trattasse sempre della stessa storia) non ho trovato nessuna continuità con i due capitoli precedenti. La protagonista parla di una madre vivente, non si chiama più Mikage ma Satsuki e ancora una volta ha a che fare con una perdita prematura: la morte di suo fidanzato che è avvenuta assieme alla morte della fidanzata del fratello di lui, per via di un incidente stradale. Ancora un personaggio che porta sfortuna... Ammetto di averlo pensato. Stavolta c'è un'alea di mistero nei meandri della storia, un risvolto decisamente fantasy. Stavolta però ho trovato una storia di fondo, un messaggio che rimane nell'aria al termine della lettura. Non è bastato, però per farmi dire che questo libro mi sia piaciuto.

Peccato. Mi aspettavo qualche cosa di meglio. Niente da dire sullo stile di scrittura e - come poi i successivi romanzi credo confermeranno - si capisce che si tratta di un'autrice dalle buone potenzialità. Però in termini pratici il romanzo non mi permette di assegnare più di tra stelline (stiracchiate a dire il vero) e proprio non mi sento di consigliare questa lettura. Credo che Banana abbia scritto di meglio. Consiglio di cercare un'opera più "matura", magari risalente ad anni più recenti. Altrimenti si rischia di rimanere delusi come è capitato a me.
Eppure a partire da questo primo libro si è avuta un'ascesa della scrittrice che l'ha portata ad un successo di grosse proporzioni. Da questo stesso romanzo è stato tratto anche un film (che io però non ho visto e della cui esistenza sono venuta a sapere nel momento in cui - dopo aver letto il libro - ho voluto raccogliere qualche informazione in più sull'autrice) e non è certo cosa da tutti i giorni che da un romanzo di un'autrice alle prime armi si arrivi ad una trasposizione cinematografica.

In Giappone, terra natale dell'autrice, Kitchen si affermò immediatamente conquistanto uno strpitoso successo tanto da arrivare a 60 ristampe solo in quel Paese, senza pensare a tutte quelle che ne arrivarono dal resto del mondo. Non uno, ma due film sono stati girati sul romanzo e proposti l'uno per la televisione giapponese e l'altro, prodotto a Hong Kong nel 1997. Film e non solo. Perchè per Kitchen sono arrivati anche dei premi: il 6th Kaien Newcomer Writers Prize nel novembre del 1987, l'Umitsubame First Novel Prize ed infine il 16° Izumi Kyoka Literary Prize nel gennaio del 1988.
Un'autrice dalle idee ben chiare, Banana: in una intervista nella quale le si chiedeva quali fossero i suoi obiettivi, le sue aspettative per il futuro non ci ha pensato due volte ed ha dichiarato di voler vincere il premio Nobel per la letteratura. Il suo è uno stile che mira a far emergere gli stati d'animo e la condizione giovanile in Giappone. Uno stile che si ispira a due tematiche, in particolare, ricorrenti in tutti i suoi lavori - da Kitchen a tutti gli altri che verranno - come (dice lei) lo sfinimento della gioventù nel Giappone contemporaneo e il modo in cui le esperienze terribili influiscano nella vita di una persona.
Io trovo che la sua sia una visione decisamente negativa della vita, almeno è quanto ho potuto capire da questo romanzo e da quanto mi è parso di capire leggendo le trame di alcune altre sue opere. Un pessimismo che, però, pur rischiando di sfociare nella disperazione ( penso ai tanti momenti di sconforto delle due protagoniste dei racconti di Kitchen ) non chiude le porte alla speranza, alla fiducia in un futuro che comunque riserva delle sorprese.
La presenza, già a partire da Kitchen, di aneddoti divertenti, ironici, accanto alla descrizione della disperazione e del vuoto che le disgrazie lasciano nei protagonisti rendono la lettura non eccessivamente impegnativa ma comunque legata all'ideologia tradizionale giapponese. Le storie portano a riflettere sulla vita, sull'amicizia, sull'amore, sui sentimenti e sulle paure. Tematiche ricorrenti nelle opere dell'artista e trattate con leggiadria e profondità al tempo stesso.

Probabilmente mi sono avvicinata a questa lettura con delle aspettative troppo alte, come a volte mi capita quando cerco libri di autori o autrici di cui sento parlare con entusiasmo da più fronti. Però le sensazioni legate ad una lettura sono soggettive, e ciò che per qualcuno può essere definito un capolavoro non sempre lo è in assoluto. In questo caso a me non è rimasto molto di questa lettura e quando ciò che leggo non mi trasmette nulla, mi scivola addosso per finire presto nel dimenticatoio non ottiene un giudizio molto positivo da parte mia.

A me ha lasciato ben poco!
***
Kitchen
Banana Yoshimoto
Universale Economica Feltrinelli 1994
148 pag.
10.000 lire

4 commenti:

  1. Come sempre mi hai dato delle ottime informazioni, questa autrice mi incuriosiva, ma non avevo mai letto nulla scritto da lei. Felice di averti trovata su questo tuo bel blog.

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  2. ...credo di aver scelto il libro sbagliato per fare la sua conoscenza, però! ;-)

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  3. ciao Stefy, rieccomi qui, anche se saltuariamente, a causa della cronica mancanza di tempo.
    a me la Yoshimoto non ispira granchè, per cui credo proprio che resterà sempre un'autrice che guarderò solamente. Però, questo non vuol dire che non mi possa cimentare in una sua lettura, quando avrò più tempo, giusto per vedere se mi sbaglio.
    Ciao e arrivederci su qualcuno dei nostri canali in comune ^___^

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  4. A me invece m'ispira eccome!! visto ke mi sono comprata tutti i suoi libri presenti in italia!! :))))))

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