Lenù (Elena Greco figlia
dell'usciere del comune) e Lila (Raffaella Cerullo figlia dello scarparo) sono
le protagoniste del libro che apre la serie di Elena Ferrante, L'amica geniale.
Fino a metà lettura ero convinta
che la "geniale" delle due fosse Lila: carattere forte, capace di
dire la sua senza guardare in faccia a nessuno, intelligente al punto da
prepararsi in latino e greco senza andare a scuola e prendendo libri in
biblioteca, capace di scrivere in modo sublime, coraggiosa fino ad affrontare
con un coltello in mano uno dei ragazzi più temuti della zona e fino al punto
di rifiutare la proposta di matrimonio di uno dei più influenti giovani del
posto.
Invece no.
E' proprio Lila che definisce
Lenù "la mia amica geniale" e sulle prime sono rimasta spiazzata
perché tutto mi aveva portato verso un'altra direzione.
Il libro si apre con la scomparsa
di una Lila oramai anziana che non lascia tracce. Scomparsa, svanita,
cancellata anche dalla foto di famiglia da cui è stata tagliata abilmente la
sua immagine. Come se non fosse mai esistita. Nel momento in cui suo figlio,
disperato (o cercando di apparire tale), contatta Lenù a seguito di tale
scomparsa, l'amica di sempre non si meraviglia più di tanto e inizia un
racconto che parla della crescita di un'amicizia che diventerà intesa,
complicità ma anche dipendenza, conflitto più o meno palese, rivalità più o
meno manifesta. La dominante delle due è sempre stata Lila e Lenù ne è
perfettamente consapevole, anche quando cerca di conquistare una sua dimensione
che la possa, in qualche modo, emancipare nei suoi confronti.
E' la storia di due bambine che
cercano di trovare un loro posto nel mondo in una Napoli in cui la miseria e le
convenzioni d'altri tempi (siamo negli anni '50), impongono scelte obbligate
soprattutto alle ragazze: un buon marito che possa garantire un futuro sereno,
figli, vita di casa. Studiare e pensare ad un futuro diverso è considerata una
sfida bella e buona e non tutte le famiglie sono disposte a fare dei sacrifici
per questo, soprattutto se tra i banchi di scuola c'è una femmina.
Se nel periodo dell'infanzia le
esistenze delle due bambine avanzano in parallelo, le cose cambiano con
l'adolescenza per via di scelte differenti proprio sul fronte scolastico.
Esistenze che, comunque, pur allontanandosi troveranno tanti punti di contatto
anche quando sarà ora di pensare all'abito bianco e a ciò che un buon
matrimonio si porterà dietro.
Questo primo libro della serie mi
è piaciuto.
Mi è piaciuto soprattutto il
racconto di una quotidianità che non stupisce ma cattura.
Lo stile dell’autrice non ha
nulla di mirabolante, è lineare, sobrio, ricco di dettagli ma senza calcare mai
troppo la mano su colpi di scena che – seppur avvengono – entrano a far parte
di una routine che coinvolge ma non sconvolge mai.
Mi ha particolarmente colpita il
rapporto che si è creato, nel tempo, tra le due bambine. Un legame forte tanto
da arrivare, a volte, a togliere il respiro. Un legame che - in particolare per
Lenù - in alcuni momenti è apparso fin troppo stretto tanto da sentirsi spesso
(se non sempre) sul secondo scalino di una ipotetica scala che abbia Lila all’apice.
Ma è davvero un rapporto che le
va stretta?
O per Lenù la figura di Lila è
sempre e comunque una sicurezza, un’ancora di salvataggio, un appiglio? Uno stimolo, anche, perchè no?
Io propendo più per questa
seconda ipotesi.
E’ vero, Lenù si sente in secondo
piano anche quando lei è la ragazza acculturata a fronte di una Lila che lavora
con suo padre scarparo. Si sente in secondo piano quando Lila diventa più
corteggiata di lei, quando passeggia al braccio di un giovanotto capace di non
farle mancare nulla. Credo che, però, nel fondo di quel dispiacere che emerge
dai ragionamenti di Lenù, ci sia sempre l’orgoglio di avere Lila come amica da
sempre. L’orgoglio di avere una come Lila per amica. Ecco, questa è l’impressione
che ho avuto.
Dei pesonaggi maschili mi è
particolarmente piaciuto Rino. Non è un personaggio di punta, il fratello di
Lila, ma non per questo mi è rimasto indifferente. Mi è sembrato di avvertire il suo
tormento nel cercare di essere rispettato come lavoratore, nel tentare di
percorrere una strada sua, nel continuo tentativo di dimostrare a suo padre che
si potesse fare qualche cosa di diverso che non fosse l’accontentarsi di poco.
Tra i personaggi femminili, Lila
secondo il mio parere è la geniale di turno. A lettura conclusa, resto della
mia opinione iniziale. Le sue caratteristiche, il suo modo di fare, il suo modo
di essere mi convincono ancora di più di quanto non lo fossi all’inizio.
Ovviamente si tratta di un'opinione personale!
La conclusione non è una vera e propria conclusione. E' d'obbligo proseguire con il secondo volume che cercherò appena possibile.
Con questo libro partecipo alla Challenge Tutti a Hogwarts con le 3 ciambelle nell'ambito della macro-categoria Tre manici di scopa.
Voglio leggere questa serie da sempre... prima o poi arriverà sicuramente il suo momento.
RispondiEliminaA frenarmi è il costo per recuperare tutti i volumi! ;)
In effetti io l'ho cercato nelle biblioteche della zona e credo che continuerò a fare lo stesso anche con gli altri della serie.
EliminaHo letto tutta la quadrilogia due-tre anni fa, un libro dietro l'altro praticamente. A chi mi ha chiesto ho sempre detto che secondo me crea dipendenza... sul serio.
RispondiEliminaMi è piaciuta, ma mi ha suscitato anche sensazioni contrastati, amarezza, stupore... non ne ho mai scritto sul blog a dire il vero proprio perché mi pareva difficile spiegare ciò che pensavo.
Ora stanno girando la fiction tratta dall'opera intera... sono davvero curiosa di sapere come faranno vivere sullo schermo Lila e Lenù, che sono a seconda dei casi e delle varie epoche l'una l'amica geniale dell'altra.
Buona continuazione di lettura a te, Stefy!