martedì 20 marzo 2018

L'amica geniale (E. Ferrante)


Lenù (Elena Greco figlia dell'usciere del comune) e Lila (Raffaella Cerullo figlia dello scarparo) sono le protagoniste del libro che apre la serie di Elena Ferrante, L'amica geniale.

Fino a metà lettura ero convinta che la "geniale" delle due fosse Lila: carattere forte, capace di dire la sua senza guardare in faccia a nessuno, intelligente al punto da prepararsi in latino e greco senza andare a scuola e prendendo libri in biblioteca, capace di scrivere in modo sublime, coraggiosa fino ad affrontare con un coltello in mano uno dei ragazzi più temuti della zona e fino al punto di rifiutare la proposta di matrimonio di uno dei più influenti giovani del posto. 

Invece no.

E' proprio Lila che definisce Lenù "la mia amica geniale" e sulle prime sono rimasta spiazzata perché tutto mi aveva portato verso un'altra direzione.

Il libro si apre con la scomparsa di una Lila oramai anziana che non lascia tracce. Scomparsa, svanita, cancellata anche dalla foto di famiglia da cui è stata tagliata abilmente la sua immagine. Come se non fosse mai esistita. Nel momento in cui suo figlio, disperato (o cercando di apparire tale), contatta Lenù a seguito di tale scomparsa, l'amica di sempre non si meraviglia più di tanto e inizia un racconto che parla della crescita di un'amicizia che diventerà intesa, complicità ma anche dipendenza, conflitto più o meno palese, rivalità più o meno manifesta. La dominante delle due è sempre stata Lila e Lenù ne è perfettamente consapevole, anche quando cerca di conquistare una sua dimensione che la possa, in qualche modo, emancipare nei suoi confronti.

E' la storia di due bambine che cercano di trovare un loro posto nel mondo in una Napoli in cui la miseria e le convenzioni d'altri tempi (siamo negli anni '50), impongono scelte obbligate soprattutto alle ragazze: un buon marito che possa garantire un futuro sereno, figli, vita di casa. Studiare e pensare ad un futuro diverso è considerata una sfida bella e buona e non tutte le famiglie sono disposte a fare dei sacrifici per questo, soprattutto se tra i banchi di scuola c'è una femmina.
Se nel periodo dell'infanzia le esistenze delle due bambine avanzano in parallelo, le cose cambiano con l'adolescenza per via di scelte differenti proprio sul fronte scolastico. Esistenze che, comunque, pur allontanandosi troveranno tanti punti di contatto anche quando sarà ora di pensare all'abito bianco e a ciò che un buon matrimonio si porterà dietro. 

Questo primo libro della serie mi è piaciuto.
Mi è piaciuto soprattutto il racconto di una quotidianità che non stupisce ma cattura.
Lo stile dell’autrice non ha nulla di mirabolante, è lineare, sobrio, ricco di dettagli ma senza calcare mai troppo la mano su colpi di scena che – seppur avvengono – entrano a far parte di una routine che coinvolge ma non sconvolge mai.
Mi ha particolarmente colpita il rapporto che si è creato, nel tempo, tra le due bambine. Un legame forte tanto da arrivare, a volte, a togliere il respiro. Un legame che - in particolare per Lenù - in alcuni momenti è apparso fin troppo stretto tanto da sentirsi spesso (se non sempre) sul secondo scalino di una ipotetica scala che abbia Lila all’apice.
Ma è davvero un rapporto che le va stretta?
O per Lenù la figura di Lila è sempre e comunque una sicurezza, un’ancora di salvataggio, un appiglio? Uno stimolo, anche, perchè no?
Io propendo più per questa seconda ipotesi. 

E’ vero, Lenù si sente in secondo piano anche quando lei è la ragazza acculturata a fronte di una Lila che lavora con suo padre scarparo. Si sente in secondo piano quando Lila diventa più corteggiata di lei, quando passeggia al braccio di un giovanotto capace di non farle mancare nulla. Credo che, però, nel fondo di quel dispiacere che emerge dai ragionamenti di Lenù, ci sia sempre l’orgoglio di avere Lila come amica da sempre. L’orgoglio di avere una come Lila per amica. Ecco, questa è l’impressione che ho avuto. 

Dei pesonaggi maschili mi è particolarmente piaciuto Rino. Non è un personaggio di punta, il fratello di Lila, ma non per questo mi è rimasto indifferente. Mi è sembrato di avvertire il suo tormento nel cercare di essere rispettato come lavoratore, nel tentare di percorrere una strada sua, nel continuo tentativo di dimostrare a suo padre che si potesse fare qualche cosa di diverso che non fosse l’accontentarsi di poco.

Tra i personaggi femminili, Lila secondo il mio parere è la geniale di turno. A lettura conclusa, resto della mia opinione iniziale. Le sue caratteristiche, il suo modo di fare, il suo modo di essere mi convincono ancora di più di quanto non lo fossi all’inizio.
Ovviamente si tratta di un'opinione personale!

La conclusione non è una vera e propria conclusione. E' d'obbligo proseguire con il secondo volume che cercherò appena possibile. 

Con questo libro partecipo  alla Challenge Tutti a Hogwarts con le 3 ciambelle nell'ambito della macro-categoria Tre manici di scopa.

 

3 commenti:

  1. Voglio leggere questa serie da sempre... prima o poi arriverà sicuramente il suo momento.
    A frenarmi è il costo per recuperare tutti i volumi! ;)

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    1. In effetti io l'ho cercato nelle biblioteche della zona e credo che continuerò a fare lo stesso anche con gli altri della serie.

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  2. Ho letto tutta la quadrilogia due-tre anni fa, un libro dietro l'altro praticamente. A chi mi ha chiesto ho sempre detto che secondo me crea dipendenza... sul serio.
    Mi è piaciuta, ma mi ha suscitato anche sensazioni contrastati, amarezza, stupore... non ne ho mai scritto sul blog a dire il vero proprio perché mi pareva difficile spiegare ciò che pensavo.
    Ora stanno girando la fiction tratta dall'opera intera... sono davvero curiosa di sapere come faranno vivere sullo schermo Lila e Lenù, che sono a seconda dei casi e delle varie epoche l'una l'amica geniale dell'altra.
    Buona continuazione di lettura a te, Stefy!

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